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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI SALERNO

FACOLTA’ DI INGEGNERIA
Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Civile

Tesi in
Tecnica delle Costruzioni

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE
NUMERICA DI UN EDIFICIO PILOTA CON
TECNOLOGIA FREEDAM

RELATORI CANDIDATO
Prof. Ing. Gianvittorio RIZZANO Gianmaria MARESCA
Prof. Ing. Vincenzo PILUSO Matr.: 0622101176
Prof. Ing. Massimo LATOUR

CORRELATORI
Ing. Sabatino DI BENEDETTO
Ing. Elena ELETTORE

ANNO ACCADEMICO 2022-2023


PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO
PILOTA CON TECNLOGIA FREEDAM
ABSTRACT

Il seguente elaborato di tesi riguarda la progettazione strutturale


preliminare di un edificio in acciaio equipaggiato con una particolare
tipologia di connessioni trave-colonna denominata FREEDAM. La
struttura sarà ubicata nel campus universitario UNISA e permetterà di
ampliare ulteriormente i servizi offerti alla comunità accademica tramite
nuovi uffici, sale riunione e conferenza, e dotando il Campus di Fisciano
di un laboratorio medico. La particolarità di tale costruzione consiste
nell’adozione di connessioni trave-colonna (FREE from DAMage) dotate
di dissipatori ad attrito; tale soluzione risulta promettente ed efficacemente
in grado di dissipare l'energia sismica in ingresso, garantendo al contempo
la minimizzazione dei danni del sistema.
La progettazione della struttura è stata eseguita in accordo alle Norme
Tecniche per le Costruzioni 2018, secondo l’Eurocodice 8 nonché
secondo la Teoria del controllo del Meccanismo Plastico. È stata effettuata
una modellazione numerica della struttura attraverso SAP2000 e
OpenSees, allo scopo di valutare sia il comportamento sismico globale
dell'edificio che la risposta locale dei collegamenti ad attrito. Da tale analisi
numerica ne è risultato che l’edificio sotto sisma presenta degli
spostamenti residui di piano,di entità limitata, ma migliorabile con
l’adozione di appositi dettagli. In tale ottica si è deciso di analizzare la
performance sismica della struttura introducendo in corrispondenza dei
nodi di base dei sistemi ricentranti, ovvero dispositivi attritivi e dotati di
barre post-tese in grado di far ricentrare la struttura al termine del sisma.
Considerata la novità del nodo di base ricentrante e le limitate
informazioni sul suo comportamento sperimentale, si è deciso di eseguire
presso il laboratorio STRENGTH dell’Università degli Studi di Salerno
delle prove pseudo-dinamiche su un telaio in scala reale equipaggiato sia di
dispositivi FREEDAM che di nodi di base ricentranti.
L’elaborato di tesi si articola in sette capitoli.

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


PILOTA CON TECNLOGIA FREEDAM
Il Capitolo 1 introduce le principali caratteristiche dei dispositivi
FREEDAM e descrive l’edificio oggetto di progettazione, specificandone
l’ubicazione, la destinazione d’uso e la geometria.
Il capitolo 2 tratta la progettazione del solaio composto acciaio-
calcestruzzo tipo Cofradal260, una soluzione proposta e commercializzata
da Arcelor Mittal. Considerata l’originalità della soluzione adottata, la
classica progettazione del solaio è stata accompagnata anche da specifiche
verifiche nei confronti dei fenomeni di vibrazione.
Nel capitolo 3 si è sviluppata la progettazione delle travi secondarie, anche
in questo caso ricorrendo ad una soluzione composta acciaio-calcestruzzo
proposta dall’azienda Arcelor Mittal e commercializzate secondo il nome
COSFB (Composite Slim Floor Beam).
Il Capitolo 4 è incentrato sulla progettazione dei telai sismo-resistenti in
accordo a due strategie: la Teoria del controllo del Meccanismo Plastico
(TPMC) e l’Eurocodice 8.
A differenza dei precedenti capitoli incentrati sulla valutazione del
comportamento globale della struttura, il Capitolo 5 riguarda la
progettazione e verifica degli elementi di dettaglio, quali le connessioni
trave-colonna a squadretta, i nodi FREEDAM e i giunti di base.
Il Capitolo 6 tratta i risultati delle simulazioni numeriche eseguite in
SAP2000, Advance Design e OpenSees. In particolar modo le più
dettagliate analisi dinamiche incrementali condotte in OpenSees, hanno
evidenziato la presenza di spostamenti residui di piano al termine di
eventi sismici rari.
Per questo motivo il Capitolo 7 è dedicato allo studio della performance
sismica dell’edificio equipaggiato con nodi di base dissipativi e ricentranti.
Come atteso, dal confronto dei risultati delle analisi dinamiche
incrementali dell’edificio provvisto di nodi di base ricentranti e senza, si
evince una notevole riduzione degli spostamenti residui. Il tutto validato
sperimentalmente attraverso prove pseudodinamiche su un telaio in scala
reale.
Infine, nel Capitolo 8, vengono riportate le principali conclusioni.

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


PILOTA CON TECNLOGIA FREEDAM
INDICE

1. INTRODUZIONE .................................................................................... 8
2. PROGETTO DEL SOLAIO COMPOSTO ....................................... 20
2.1. Fase di getto ............................................................................................... 22
2.1.1. Verifiche Flessione, Taglio e Deformabilità (M. positivo) .......... 26
2.1.2. Verifiche Flessione, Taglio e Deformabilità (M. negativo) ......... 31
2.2. Fase di esercizio ......................................................................................... 36
2.2.1. Verifiche allo SLU – Momento, Taglio e Punzonamento .......... 37
2.2.2. Verifica allo SLU – Metodo a parziale interazione ...................... 41
2.2.3. Verifica allo SLE – Limitazione delle tensioni ............................. 43
2.2.4. Verifica allo SLE – Deformabilità .................................................. 46
2.2.5. Verifica della frequenza di vibrazione ............................................ 46
2.2.6. Verifica della frequenza di vibrazione in termini di accelerazione
63
3. PROGETTO DELLE TRAVI SECONDARIE COSFB ................. 69
3.1. Trave CosFB HEB300-cutoff ................................................................. 70
3.1.1. Verifica di resistenza allo SLU ........................................................ 74
3.1.2. Verifica di deformabilità allo SLE .................................................. 76
3.2. Trave CosFB HEB240-cutoff (1) .......................................................... 79
3.2.1. Verifiche di resistenza allo SLU ...................................................... 82
3.2.2. Verifiche di deformabilità allo SLE ................................................ 84
3.3. Trave CosFB HEB240-cutoff (2) .......................................................... 86
3.3.1. Verifiche di resistenza allo SLU ...................................................... 90
3.3.2. Verifiche di deformabilità allo SLE ................................................ 92
3.4. Verifiche tramite software CoSFB .......................................................... 94
4. PROGETTO DEI TELAI SISMO-RESISTENTI ............................ 99
4.1. PROGETTO DEI MRFs SECONDO LA TPMC........................... 100
4.1.1. Calcolo delle forze sismiche di progetto ad ogni livello ............ 101
4.1.2. Procedura di progetto..................................................................... 105

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4.2. PROGETTO DEI MRFs SECONDO EC8 .................................... 111
4.2.1. Criteri di predimensionamento ..................................................... 113
4.2.2. Verifiche ........................................................................................... 119
4.2.3. Soluzione finale ............................................................................... 122
5. VERIFICA DELLE CONNESSIONI ............................................... 129
5.1. Connessioni FREEDAM ....................................................................... 129
5.1.1. Verfica tramite IDEAStatica ......................................................... 148
5.2. Connessioni a squadretta........................................................................ 152
5.2.1. Verfica tramite IDEAStatica ......................................................... 157
5.3. Giunto di base.......................................................................................... 161
6. ANALISI NUMERICA DELL’ EDIFICIO ...................................... 173
6.1. Modellazione con SAP2000 ................................................................... 173
6.2. Modellazione con AdvanceDesign ....................................................... 200
6.3. Modellazione con OpenSees ................................................................. 211
7. STUDIO DELLA PERFORMANCE SISMICA IN TERMINI DI
RICENTRAGGIO ......................................................................................... 225
7.1. Procedura di progetto del collegamento .............................................. 227
7.2. Modellazione numerica in OpenSees ................................................... 240
7.3. Analisi Dinamiche Incrementali (IDAs) .............................................. 242
7.4. Prove sperimentali pseudo-dinamiche ................................................. 249
7.4.1. Struttura testata ............................................................................... 253
7.4.2. Set-up sperimentale, strumentazione e procedura ..................... 257
7.4.3. Risultati sperimentali ...................................................................... 262
8. CONCLUSIONI .................................................................................... 269
APPENDICE .................................................................................................. 270
Travi CoSFB ..................................................................................................... 270
Connessioni FREEDAM – Freedam+ ........................................................ 301
Connessioni FREEDAM – IDEAStatica .................................................... 323
Connessioni a squadretta - IDEAStatica...................................................... 323
Verifica giunto di base IDEAStatica ............................................................. 361
Bibliografia........................................................................................................ 372

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PILOTA CON TECNLOGIA FREEDAM
PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO
PILOTA CON TECNLOGIA FREEDAM
Capitolo 1
8

1. INTRODUZIONE

L’obiettivo principale del progettista strutturale è assicurare il corretto


comportamento e la sicurezza delle strutture per tutto il ciclo vitale.
Nelle ultime decadi, progetti di ricerca si sono concentrati su un moderno
metodo progettuale che mira allo sviluppo di migliorare il comportamento
strutturale sotto azioni sismiche.
Per tale motivo è sempre più in aumento l’utilizzo in ambito progettuale
dei Moment Resisting Frames (MRFs), ovvero di telai sismo resistenti
aventi una duttilità tale da resistere alle azioni orizzontali e a dissipare
l’energia sismica in ingresso. In particolare vi è la necessità di fornire alla
struttura una sufficiente resistenza laterale e rigidezza per rimanere in
campo elastico sotto eventi sismici frequenti e occasionali. Un’adeguata
rigidezza laterale è indispensabile per soddisfare i requisiti di riduzione del
danneggiamento degli elementi non struttutrali negli stati limite di
esercizio.

Figura 1 – Esempio struttura in acciaio con MRFs

Nel caso di terremoti distruttivi invece, i telai sismo-resistenti devono


essere progettati in modo tale da concentrare la dissipazione dell’energia

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Capitolo 1
9

sismica in ingresso alle estremità delle travi dove deve avvenire la


plasticizzazione a flessione.
A tal fine si raccomanda che le connessioni trave-colonna siano
progettaate con una certa sovra-resistenza rispetto alle travi collegate.
Inoltre, al fine di promuovere l’impegno plastico del maggior numero di
zone dissipative, i moderni codici sismici, richiedono l’applicazione di
criteri di gerarchia per promuovere lo snervamento delle estremità delle
travi, piuttosto che delle estremità delle colonne. La filosofia basata sulla
gerarchia trave debole e colonna forte è stata ampiamente applicata nella
progettazione sismica in quanto fornisce vantaggi come lo sviluppo di cicli
di isteresi delle zone dissipative e la prevenzione dei meccanismi di piano
soffice.

Figura 2 – Filosofia dei criteri di gerarchia

Progettare strutture in acciaio a discapito del cemento armato


rappresenta certamente un passo avanti; l’acciaio per via della sua elevata
duttilità infatti può raggiungere livelli di dissipazione delle energia sismica
che sono preclusi agli altri materiali strutturali; ne è prova la larga
diffusione in aree geografiche dove i terremoti risultano particolarmente
intensi come Stati Uniti e Giappone.
Tuttavia anche gli edifici in acciaio, progettati con i criteri di gerarchia, non
sono esenti dal danno strutturale che un evento sismico distruttivo
comporta, infatti anche quando la struttura riesce a sopportare l’evento
sismico, al termine del sisma riporta elevati danni strutturali, con
conseguenti costi di riparazione e tempi di inattività.

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Capitolo 1
10

Questi fattori conducono a diverse strategie innovative in grado di evitare


danni strutturali. Tra queste ultime, una strategia utilizzata nell’ambito
delle strutture in acciaio è la codisddetta stategia di dissipazione energetica
supplementare o del controllo passivo, dove l’energia sismica viene
dissipata mediante smorzamento viscoso o isteretico, tramite
l’introduzione di smorzatori di energia situati tra coppie di punti della
struttura dove si prevedono elevati spostamenti relativi. Tra le diverse
strategie dei sistemi di controllo passivo, anche l’uso dei dissipatori ad
attrito è stato proposto al fine di ridurre sia gli spostamenti laterali
(requisito stato limite di esercizio) che ridurre i danni strutturali (requisito
stato limite ultimo).
Generalmente uno smorzatore ad attrito è composto da piatti in acciaio
che scorrono in direzioni opposte, e l’energia sismica viene dissipata
attraverso l’attrito generato tra le due superfici a contatto. Essendo facili
da installare e presentando un alto potenziale a basso costo, sono stati
largamente utilizzati negli edifici in tutto il mondo. Il sistema più diffuso è
composto da un sistema di controventamento integrato con dissipatori ad
attrito.
Lo sviluppo di una nuova strategia progettuale finalizza alla progettazione
di collegamenti in grado di sopportare, senza alcun danno, le richieste di
rotazione dovute ad eventi sismici distruttivi era l’obiettivo del progetto di
ricerca FREEDAM, acronimo di “FREE from DAMage steel
connections”. Tali collegamenti trave-colonna innovativi sono concepiti
per presentare cicli di isteresi ampi e stabili, senza alcun danneggiamento
degli elementi che costituiscono il collegamento. Questi collegamenti si
basano sull’uso dei dissipatori ad attrito in una nuova prospettiva.
Infatti mentre le strategie di controllo passivo sono state basate
sull’integrazione della capacità di dissipazione dell’energia della struttura
primaria utilizzando una dissipazione supplementare proveniente dai
dissipatori, al contrario la strategia progettuale dei dispositivi FREEDAM
si basa sulla sostituzione delle tradizionali zone dissipative dei telai sismo-
resistenti, ovvero le estremità delle travi.

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Capitolo 1
11

In particolare il progetto FREEDAM è stato sviluppato da:

- Università degli studi di Salerno


- Università degli studi di Napoli Federico II
- Università di Coimbra (Portogallo)
- FIP Industriale s.p.a.
- Feliz Metalomecanica S.A. (Portogallo)

Questo tipo di connessione è stato sviluppato mediante l’uso di un kit


completamente realizzato in officina e poi bullonato agli elementi
strutturali direttamente in sito. Il vantaggio di avere un kit industrializzato
è il controllo della qualità del piatto rivestito con il materiale ad attrito e
della procedura di serraggio. Questi due aspetti sono fondamentali per il
funzionamento ottimale del dispositivo ad attrito.
Il dispositivo è stato progettato in modo da facilitare il disassemblaggio,
precisamente è composto da:

- Ringrosso asolato bulloanto alla flangia inferiore della trave


- Angolari bullonati al ringrosso
- T-stub bullonato alla flangia superiore della trave
- Piatto rivestito con materiale ad attrito tramite bulloni ad alta
resistenza adatti al pre-serraggio

Precisamente sono state sviluppate due configurazioni, che si distinguono


per la direzione del ringrosso:

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Capitolo 1
12

- Configurazione HFC , dove il ringrosso è parallelo alla flangia della


trave

Figura 3 – FREEDAM in configurazione HFC

- Configurazione VFC, dove il ringrosso è ortogonale alla flangia


della trave

Figura 4 – FREEDAM in configurazione VFC

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Capitolo 1
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Quando sollecitato a flessione, il nodo è forzato a ruotare intorno ad


punto situato alla base dell’anima del T-stub (centro di rotazione), la
capacità di dissipare energia è fornita dallo scorrimento del ringrosso
lungo il piatto rivestito con materiale ad attrito.
Essendo la resistenza a flessione del collegamento data dal prodotto tra la
resistenza d’attrito e il braccio di leva, il vantaggio del ringrosso è quello di
aumentare tale distanza, diminuendo di conseguenza la forza necessaria da
trasmettere ai dissipatori ad attrito per soddisfare gli stati limite di
esercizio.
Con tale funzionamento il dispositivo permette la dissipazione dell’energia
sismica evitando il danneggiamento della struttura.
Sperimentalmente si è visto come tali connessioni mostrano cicli di isteresi
ampi e stabili senza alcun danno ai collegamenti in acciaio.

A seguito del secondo progetto FREEDAM-PLUS “Valorizzazione della


conoscenza dei collegamenti in acciaio FREE from DAMage” è in corso il
terzo progetto europeo DREAMERS ( Design REsearch, implementation
And Monitoring of Emerging technologies for a new generation of
Resilient Steel Buildings) che ha lo scopo di applicare la strategia dei nodi
FREEDAM ad una struttura in scala reale in modo da dimostrare
l’effettiva possibilità di costruire un edificio esente da danni, senza
trascurare tutte le problematiche legate ad architettura, sostenibilità ed
interazione con gli elementi non strutturali.
La necessità di costruire società resilienti richiede l’adozione di tecnologie
in grado di evitare l’impatto di eventi avversi sulle persone, come quelli
che si verificano in caso di terremoti intensi. La tecnologia FREE from
DAMage sviluppata durante il progetto di ricerca FREEDAM si adatta
esattamente a questo obiettivo e, durante il progetto DREAMERS, sarà
implementata in un edificio dimostrativo fornendo un esempio in scala
reale in un contesto operativo rilevante.

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Capitolo 1
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Il presente elaborato di tesi è volto alla descrizione del progetto


preliminare dell’edificio C3 da realizzare in Fisciano (SA) presso via della
Tecnica del Campus dell’Università degli Studi di Salerno.

Le motivazioni che hanno condotto al progetto di tale struttura si basano


sull’intenzione di UNISA di ampliare ulteriormente i servizi offerti alla
comunità accademica tramite nuovi uffici, sale riunione e conferenza, e
dotando il Campus di Fisciano di un laboratorio medico. L’investimento in
tale soluzione ha fornito l’opportunità di rendere la costruzione in esame il
prototipo per l’applicazione di innovative connessioni trave-colonna in
acciaio, denominate FREEDAM, studiate presso la stessa Università
nell’ambito di un omonimo progetto di ricerca europeo.

In tale ottica la possibilità di rendere l’edificio C3 il fabbricato pilota


nell’utilizzo di connessioni FREEDAM permette di pervenire a molteplici
obiettivi:
- rendere la struttura in esame rilevante non solo sotto il profilo
funzionale, ma anche scientifico;
- realizzare una struttura sismicamente resiliente costituita da due piani
(per una superficie complessiva di circa 750 m2) e provvista di
connessioni ad attrito che garantiscano notevoli miglioramenti
prestazionali rispetto alle altre tecnologie disponibili nell’ambito delle
costruzioni in acciaio.

Il lotto su cui verrà edificato, dalla forma pressochè rettangolare misura


45m x 140m pari a circa 5800 mq

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Capitolo 1
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Figura 5 – Sito di ubicazione dell’edificio (immagine da TiarStudio)

Si sviluppa su più livelli, precisamente su:

- un piano terra, adibito in parte ad area esterna coperta per posti


auto e in parte a locali di ricerca,
- Un primo piano destinato a laboratori di analisi e ricerca
- Un secondo piano adibito ad uffici
- Copertura

L’edificio ha una altezza complessiva fuori terra pari a 11.75 m; le quote


degli impalcati al rustico sono:
- spiccato delle fondazioni: -1,70 m;
- 1° impalcato: 0,00 m;
- 2° impalcato: +3,35 m;
- 3° impalcato: +7,55 m.
- Copertura: + 11,75 m.

Il piano terra ha una forma rettangolare di dimensioni circa 14,40m x


25,50m pari ad una superficie di 367,20 m2 di cui circa 164 m2 adibiti a
posti auto esterni coperti.

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Figura 6 – Planimetria del piano terra (Immagine da TiarStudio)

Il primo piano, la cui superficie utile presenta forma rettangolare di 376


m2, è adibito a laboratorio di analisi. Nel dettaglio esso ospita un locale per
preparazione dei campioni, uno per analisi dei dati, laboratorio di analisi,
sala pesatura e servizi igienici.
Il secondo piano, anch’esso 376 m2 di superficie, è adibito per la maggior
parte ad uffici, sala riunioni e servizi igienici.

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Capitolo 1
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Figura 7 – Planimetria del primo livello (immagine da TiarStudio)

Figura 8 – Render fotorealistico dell’edificio (immagine da TiarStudio)

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La struttura orizzontale dell’edificio è composta da dei solai composti


prefabbricati acciaio-calcestruzzo tipo Cofradal 260 proposto dall’azienda
Arcelor Mittal, questo sistema composto è pronto all’installazione e al
getto del calcestruzzo, caratterizzato da basso peso, ottime performance
acustiche e termiche nonchè un’ottima resistenza al fuoco.
Invece, la struttura portante verticale dell’edificio è composta da:

-Telai sismo-resistenti con travi e colonne in acciaio ai cui nodi sono


posizionati dei dissipatori ad attrito “Freedam”

-Telai “pendolari” su cui scaricano i solai con travi e colonne in acciaio


collegati tramite giunti a squadretta

Di seguito vengono mostrati le dimensioni e l’orditura dei solai:

Figura 9 – Pianta piano tipo con indicazione dell’orditura dei solai

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Capitolo 1
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Figura 10 – Pianta copertura con indicazione dell’orditura dei solai

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Capitolo 2
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2. PROGETTO DEL SOLAIO COMPOSTO


I solai con soletta composta sono molto sfruttati nei casi di strutture in
acciaio poichè consentono una costruzione veloce, leggera ed economica.
Sono realizzati con profili di lamiera in acciaio e calcestruzzo gettato in
situ, una rete in acciaio ed eventualmente delle barre d’armatura
appoggiate sulle travi in acciaio.
Il ruolo della lamiera in acciaio è duplice: inizialmente nella fase di getto
permette al calcestruzzo di essere gettato diretttamente in situ (senza o in
presenza di puntelli) ed in pratica funge da casseforma. Successivamente,
dopo che il calcestruzzo è completamente indurito (convenzionalmente
dopo 28 giorni), calcestruzzo e acciaio formano una sezione monolitica,
dove la connessione tra i due è garantita tra l’adesione o attrito.
In questa seconda fase, la lamiera in acciaio trasmette un’azione resistente
per quanto riguarda il momento flettente inferiore. L’acciaio aggiuntivo è
necessario normalmente per prevenire ritiro, limitare le fessure, o per gli
effetti termici, e nel caso di solaio continuo è necessario per resistere al
momento flettente superiore.
In riferimento all’edificio DREAMERS, il solaio composto è progettato
per una luce di 6.80 m assumendolo non connesso alle travi sottostanti.

Figura 11 – Solaio e campata di riferimento

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Il solaio è stato progettato scegliendo la soluzione Cofradal 260 proposta


dall’azienda Arcelor Mittal. Si tratta di un solaio composto prefabbricato
simile ai solai in calcestruzzo prefabbricati tradizionali.
Questo sistema composto è pronto all’installazione e al getto del
calcestruzzo, caratterizzato da basso peso, ottime performance acustiche e
termiche nonchè un’ottima resistenza al fuoco.

Figura 12 – Sezione solaio Cofradal 260

Nel caso dei solai composti, bisogna, come prescritto dalle Norme
Europee (EC) teenr conto delle diverse fasi costruttive:

Fase di getto, dove la lamiera è usata come coasseforma e il getto del


calcestruzzo è ancora fresco.
Per questa fase bisogna distinguere inoltre il caso di lamiera puntellata e
non puntellata. Questa distinzione è necessaria in quanto nella fase di
getto sono necessari eventualmente dei puntelli al fine di modificare lo
schema statico e ridurre così le sollecitazioni flessionali e taglianti indotte
dai carichi agenti.

Fase di esercizio, dove il calcestruzzo è indurito e collabora con la lamiera


in acicaio che lavora come rinforzo al solaio composto.

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2.1. Fase di getto

In questa fase la lamiera costituisce il cassero ed è soggetta ad azioni che


possono essere applicate contemporaneamente, generalmente sono:

1) Peso proprio della lamiera in acciaio


2) Peso proprio calcestruzzo fresco
3) Carichi di costruzione quali personale al lavoro e attrezzature

Questi ultimi sono regolati dall’ Eurocodice 1 paragrafo 4.11.2 e


considerati come live loads. I valori caratteristici delle azioni dovute ai
carichi di costruzione durante l’indurimento del calcestruzzo dipendono
dallo schema strutturale e dalla luce. Essenzialmente variano da 0.75
kN/m2 a 1.5 kN/m2 applicati su un’area di lavoro di 3m x 3m, mentre
sulla parte esterna dell’area 3x3 si considera equivalentemente 0.75
kN/m2.

Tabella 1- Tabella 4.2 Eurocodice 1

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In riferimento al generico profilo della lamiera riportato in figura, i


parametri geometrici utilizzati sono riportati di seguito:

Figura 13 – Sezione lamiera di riferimento

Solaio tipo: Cofradal260


b1 (mm) = 30,00 Lunghezza del piatto superiore
b2 (mm) = 600,00 Lunghezza del piatto inferiore
i = bwave (mm) = 600,00 Interasse
hw (mm) = 140,00 Altezza
tol. (%) = 0,00 Tolleranza
ts (mm) = 1,00 Spessore
n. bays = 3 Numero di puntelli
Lspan (mm) = 2266,67 Luce
tc (mm) = 120,00 Altezza soletta in cls
a (rad) = 1,57 Angolo tra anima e orizzontale
a (°) = 89,95 Angolo tra anima e orizzontale
sw (mm) = 140,00 Lunghezza anima

Tabella 2- Caratteristiche geometriche della lamiera

Sono quindi stati considerati, in accordo alla Tabella 4.2 dell’ EC1, e
considerando la fascia di un metro:
q1 = 0,75 kN/m (personale al lavoro)
q2 = 1,50 kN/m (attrezzature utili al getto)

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q3 = 3,25 kN/m (peso proprio calcestruzzo fresco + lamiera)

Dunque, i carichi di progetto per la combinazione fondamentale e quella


caratteristica sono:

SLU – Combinazione fondamentale:


𝑘𝑁
𝑄𝑑,𝑈𝐿𝑆 = 1.3(𝐺𝑘,𝑓𝑐𝑜𝑛𝑐 + 𝐺𝑘,𝑠 ) + 1.5 ∙ 𝑄𝑘,𝑚 = 6.48 𝑚

SLE – Combinazione caratteristica:


𝑘𝑁
𝑄𝑑,𝑆𝐿𝑆 = 𝐺𝑘,𝑓𝑐𝑜𝑛𝑐 + 𝐺𝑘,𝑠 + 𝑄𝑘,𝑚 = 4.75 𝑚

A questo punto, nota la luce L= 6800 mm del solaio, per appurare la


necessità o meno di una puntellatura è stata eseguita una verifica di
deformabilità della lamiera, valutando principalmente l’inflessione che si
avrebbe a seguito dei carichi applicati e valutando se la freccia superi oil
valore limite di L/180.
Dalla verifica si è dedotto che sono necessari due puntelli intermedi in fase
di getto, per tale motivo la campata è stata progettata considerando uno
schema semplificato avente luce pari a 2,266 m.

Le proprietà meccaniche della lamiera sono state ricavate come di seguito:


𝑏1 𝑡𝑠 ℎ𝑤 + 𝑡𝑠 𝑠𝑤 ℎ𝑤
𝑦𝐺 =
𝑡𝑠 (𝑏1 + 𝑏2 + 2𝑠𝑤 )
𝐴𝑔 = 𝑡𝑠 (𝑏1 + 𝑏2 + 2𝑠𝑤 )

ℎ𝑤 2 ℎ𝑤 2 3
𝑡𝑠 𝑠𝑤 𝑡𝑠3 𝑠𝑤
𝐼𝑔 = 𝑏1 𝑡𝑠 ( ) +𝑏2 𝑡𝑠 ( ) + 2 sin2 𝛼 + 2 cos 2 𝛼
2 2 12 12
2𝐼𝑔
𝑊𝑒𝑙,𝑔 =
ℎ𝑤

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25

AG (mm2) = 910,00 Area


yG (mm) = 26,15 Distanza baricentro dal piatto inferiore
4
IG (mm ) = 1794924,00 Momento d'inerzia
Wel,G (mm3) = 40936,86 Modulo elastico

Tabella 3- Proprietà meccaniche della lamiera

Essendo la lamiera un elemento metallico dallo spessore molto sottile può


presentare parti che si instabilizzano prima ancora di esplicare la tensione
massima. Tale problema emerge in questa fase in quanto il calcestruzzo
essendo ancora fresco non è collaborante. Si è proceduto quindi alla
classificazione della sezione

Considerando ciò, in questo caso, tutti gli elementi che compongono la


sezione sono interni, come da Tabella 5.2 dell’ EC 3 part 1.1 possono
essere classificati nel modo seguente:

Flangia superiore: 𝑏1 ⁄𝑡𝜀 = 35.01 - Classe 4


Flangia inferiore: 𝑏2 ⁄𝑡𝜀 = 700.15 - Classe 4
Anima: 𝑠𝑤 ⁄𝑡𝜀 = 163.37 – Classe 4

e= 0,857
Flangia sup. Anima Flangia inf.
c/(te) = 35,01 163,37 700,15
Parte soggetta a: compressione flessione compressione
Classe: - 4 4
Classe 4
OK

Tabella 4- Classificazione degli elementi della lamiera

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26

Ne risulta che la sezione trasversale è di classe 4, e quindi sono state


determinate le effettive dimensioni e proprietà della sezione tramite il
metodo della larghezza efficace.

Per cui il primo passo è quello di determinare la snellezza dei piatti. Le


flange sono soggette a compressione uniforme (=1), mentre lo stato
tensionale a cui è soggetta l’anima viene determinato in base alle proprietà
della sezione considerando l’effettiva area delle flange e la superficie lorda
dell’anima.

2.1.1. Verifiche Flessione, Taglio e Deformabilità (M. positivo)

Momento flettente positivo:


Flangia superiore:
𝑏1 /𝑡
̅ =
28.4 ∙ 𝜀 ∙ √𝑘𝜎
̅ − 0.055(3 + )
𝜌 = 𝑚𝑖𝑛 { 2 ; 1}
̅
𝑏𝑒𝑓𝑓,1 = 𝜌𝑏1

La distribuzione delle tensioni sull’anima può essere definita inialmente


dalla conoscenza del baricentro della sezione considerando solo l’area
effettiva della flangia superiore:
𝑏𝑒𝑓𝑓,1 𝑡𝑠 ℎ𝑤 + 𝑡𝑠 𝑠𝑤 ℎ𝑤
𝑦𝐺 ′ =
𝑓 𝑡𝑠 (𝑏1 + 𝑏2 + 2𝑠𝑤 )
𝑦𝐺′
= −
𝑓

(ℎ𝑤 −𝑦𝐺′ )
𝑓

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Di conseguenza, l’effettiva area dell’anima può essere calcolata come:


Anima:
𝑠𝑤 /𝑡
̅ =
28.4 ∙ 𝜀 ∙ √𝑘𝜎
̅ − 0.055(3 + )
𝜌 = 𝑚𝑖𝑛 { 2 ; 1}
̅
𝑠𝑒𝑓𝑓,𝑤 = 𝜌𝑠𝑤

Flangia sup. Anima Flangia inf.


 1,00 -0,230 1,00
ks 4,00 9,77 4,00
 adim. 0,616 1,840 12,327
r 1,000 0,50 0,080
beff or seff (mm) 30,00 69,78 600,00
Caso: Sagging OK

Tabella 5- Dimensione efficace (caso momento positivo)

In conclusione, l’effettiva sezione trasversale è caratterizzata dalle seguenti


proprietà:
𝑏𝑒𝑓𝑓,1 𝑡𝑠 ℎ𝑤 + 𝑡𝑠 𝑠𝑤 ℎ𝑤
𝑦𝐺 ′ = = 26.15 𝑚𝑚 → 𝑦𝐺𝑠𝑢𝑝
′ = ℎ𝑤 − 𝑦𝐺 ′
𝑖𝑛𝑓 𝑡𝑠 (𝑏1 + 𝑏2 + 2𝑠𝑤 ) 𝑖𝑛𝑓

𝐴𝑒𝑓𝑓 = 𝑡𝑠 (𝑏𝑒𝑓𝑓1 + 𝑏2 + 2𝑠𝑤 )


3 2
2 2
𝑡𝑠 𝑠𝑤 2
ℎ𝑤
𝐼𝑒𝑓𝑓,𝐺 ′ = 𝑏𝑒𝑓𝑓1 𝑡𝑠 𝑦𝐺𝑠𝑢𝑝
′ +𝑏2 𝑡𝑠 𝑦𝐺 ′ + 2 sin 𝛼 + 2𝑡𝑠 𝑠𝑤 ( − 𝑦𝐺 ′ )
𝑖𝑛𝑓 12 2 𝑖𝑛𝑓

𝐼𝑒𝑓𝑓,𝐺′
𝑊𝑒𝑙,𝑖𝑛𝑓,𝑒𝑓𝑓 =
𝑦𝐺 ′
𝑖𝑛𝑓

𝐼𝑒𝑓𝑓,𝐺′
𝑊𝑒𝑙,𝑠𝑢𝑝,𝑒𝑓𝑓 =
𝑦𝐺𝑠𝑢𝑝

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28

𝑊𝑒𝑙,𝑒𝑓𝑓 = min{𝑊𝑒𝑙,𝑖𝑛𝑓 ; 𝑊𝑒𝑙,𝑠𝑢𝑝 }


I rapporti tra le proprietà del profilo efficace e lordo sono:
𝐴𝑒𝑓𝑓
𝐴𝑔
𝐼𝑒𝑓𝑓,𝐺 ′
𝐼𝑔
𝑊𝑒𝑙,𝑒𝑓𝑓
𝑊𝑒𝑙 , 𝑔

yG',fl (mm) = 26,15


yG',inf (mm) = 26,15
yG',sup (mm) = 113,85
2
Aeff (mm ) = 910,00
4
Ieff,G' (mm ) = 1794924,00
3
Wel,eff,inf (mm ) = 68629,45
3
Wel,eff,sup (mm ) = 15766,22
3
Wel,eff (mm ) = 15766,22

Aeff/AG = 1,000
Ieff,G'/IG = 1,000
Well,eff/Wel,G = 0,385
DyG (mm) = 0,00

Tabella 6- Proprietà della sezione efficace

La verifica della lamiera a flessione può essere determinata calcolando il


modulo di resistenza elastico riferito ad una larghezza di 1m:

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1000
𝑊𝑒𝑙,𝑒𝑓𝑓,1𝑚 = 𝑊𝑒𝑙,𝑒𝑓𝑓
𝑖
𝑓𝑦𝑘
𝑀𝑅𝑑 = 𝑊𝑒𝑙,𝑒𝑓𝑓,1𝑚 ≥ |𝑀𝑚𝑎𝑥,𝑈𝐿𝑆 |
𝛾𝑀0

Verifica a flessione SLU


Mmax,ULS (kNm) = 3,33
MRd (kNm) = 8,41
Verifica: OK
Mmax,ULS /MRd = 0,396

Tabella 7- Verifica a flessione SLU

L’ulteriore verifica da soddisfare è quella a taglio:

𝑓𝑦𝑘
̅ w = 0.346 ∙ 𝑠𝑤 /𝑡√
𝐸

La sollecitazione di progetto è pertanto definita in accordo alla Tabella 6.1


dell’ EC3 parte 1.3. In tal caso, data la snellezza dell’anima, il taglio
sollecitante viene corretto pari 0.58fyk (Equivalente di fyk/√3). Mentre il
taglio resistente della lamiera è pari a:
55
2 (sin 𝛼 𝑡𝑠 𝑓𝑏𝑣 ) 1000
𝑉𝑤,𝑅𝑑 = ≥ 𝑉𝑚𝑎𝑥,𝑈𝐿𝑆
𝛾𝑀0 𝑖

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Verifica a taglio SLU


nw = 2
 adim,w = 1,891

fbv (MPa) = 59,96


g M0 = 1,00
Vw,Rd (kN) = 27,98
Vmax,ULS (kN) = 9,17
Verifica: OK
Vmax,ULS /Vw,Rd = 0,328

Tabella 8- Verifica a taglio SLU

La deformabilità della lamiera può essere verificata riferendosi alle


proprietà efficaci della sezione e controllando che la freccia non superi
1/10 dello spessore del solaio , o eventualmente L/180.
Lo schema statico considerando come carico il cls fresco su una campata e
le altre scariche è il più severo. Considerando tale schema il massimo
abbassamento è:

1000
𝐼𝑒𝑓𝑓,𝐺 ′ ,1𝑚 = 𝐼𝑒𝑓𝑓,𝐺 ′
𝑖
1 𝑄𝑑,𝑆𝐿𝑆 (𝑙)4
𝑑= ≤ 𝑑𝑚𝑎𝑥,𝑆𝐿𝑆
110 𝐸𝐼𝑒𝑓𝑓,𝐺 ′

Verifica deformabilità
dmax,SLS (mm) = 1,81
dlimit,SLS (mm) = 12,59
Verifica: OK
dmax,SLS /dlimit,SLS = 0,144

Tabella 9- Verifica di deformabilità

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2.1.2. Verifiche Flessione, Taglio e Deformabilità (M. negativo)

Momento flettente negativo:

Flangia inferiore:
𝑏2 /𝑡
̅ =
28.4 ∙ 𝜀 ∙ √𝑘𝜎
̅ − 0.055(3 + )
𝜌 = 𝑚𝑖𝑛 { 2 ; 1}
̅
𝑏𝑒𝑓𝑓,1 = 𝜌𝑏1

La distribuzione delle tensioni sull’anima può essere definita inialmente


dalla conoscenza del baricentro della sezione considerando solo l’area
effettiva della flangia superiore:
𝑏𝑒𝑓𝑓,1 𝑡𝑠 ℎ𝑤 + 𝑡𝑠 𝑠𝑤 ℎ𝑤
𝑦𝐺 ′ =
𝑓 𝑡𝑠 (𝑏1 + 𝑏2 + 2𝑠𝑤 )
𝑦𝐺′
= −
𝑓

(ℎ𝑤 −𝑦𝐺′ )
𝑓

Di conseguenza, l’effettiva area dell’anima può essere calcolata come:


Anima:

𝑠𝑤 /𝑡
̅ =
28.4 ∙ 𝜀 ∙ √𝑘𝜎
̅ − 0.055(3 + )
𝜌 = 𝑚𝑖𝑛 { 2 ; 1}
̅
𝑠𝑒𝑓𝑓,𝑤 = 𝜌𝑠𝑤

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Flangia sup. Anima Flangia inf.


 1,00 -0,905 1,00
ks 4,00 21,52 4,00
 adim. 0,616 1,240 12,327
r 1,000 0,73 0,080
beff or seff (mm) 30,00 102,40 47,81
Caso: Hogging OK

Tabella 10- Dimensione efficace (caso momento negativo)

In conclusione, l’effettiva sezione trasversale è caratterizzata dalle seguenti


proprietà:

𝑏𝑒𝑓𝑓,1 𝑡𝑠 ℎ𝑤 + 𝑡𝑠 𝑠𝑤 ℎ𝑤
𝑦𝐺 ′ = =→ 𝑦𝐺𝑠𝑢𝑝
′ = ℎ𝑤 − 𝑦𝐺 ′
𝑖𝑛𝑓 𝑡𝑠 (𝑏1 + 𝑏2 + 2𝑠𝑤 ) 𝑖𝑛𝑓

𝐴𝑒𝑓𝑓 = 𝑡𝑠 (𝑏𝑒𝑓𝑓1 + 𝑏2 + 2𝑠𝑤 )


3 2
2 2
𝑡𝑠 𝑠𝑤 ℎ𝑤
𝐼𝑒𝑓𝑓,𝐺 ′ = 𝑏𝑒𝑓𝑓1 𝑡𝑠 𝑦𝐺𝑠𝑢𝑝
′ +𝑏2 𝑡𝑠 𝑦𝐺 ′ +2 sin2 𝛼 + 2𝑡𝑠 𝑠𝑤 ( − 𝑦𝐺 ′ )
𝑖𝑛𝑓 12 2 𝑖𝑛𝑓

𝐼𝑒𝑓𝑓,𝐺′
𝑊𝑒𝑙,𝑖𝑛𝑓,𝑒𝑓𝑓 =
𝑦𝐺 ′
𝑖𝑛𝑓

𝐼𝑒𝑓𝑓,𝐺′
𝑊𝑒𝑙,𝑠𝑢𝑝,𝑒𝑓𝑓 =
𝑦𝐺𝑠𝑢𝑝

𝑊𝑒𝑙,𝑒𝑓𝑓 = min{𝑊𝑒𝑙,𝑖𝑛𝑓 ; 𝑊𝑒𝑙,𝑠𝑢𝑝 }

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yG',fl (mm) = 66,52


yG',inf (mm) = 66,52
yG',sup (mm) = 73,48
Aeff (mm2) = 357,81
4
Ieff,G' (mm ) = 834248,85
3
Wel,eff,inf (mm ) = 12542,00
3
Wel,eff,sup (mm ) = 11352,86
3
Wel,eff (mm ) = 11352,86

Tabella 11- Proprietà della sezione efficace

I rapporti tra le proprietà della sezione efficace e lorda sono:

𝐴𝑒𝑓𝑓
𝐴𝑔
𝐼𝑒𝑓𝑓,𝐺′
𝐼𝑔
𝑊𝑒𝑙,𝑒𝑓𝑓
𝑊𝑒𝑙 , 𝑔

L’abbassamento del baricentro equivale a:


∆𝑦𝐺 = 𝑦𝐺 − 𝑦𝐺𝑖𝑛𝑓′

Aeff/AG = 0,393
Ieff,G'/IG = 0,465
Well,eff/Wel,G = 0,277
DyG (mm) = -40,36

Tabella 12- Rapporti tra proprietà serzione intera e efficace

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34

La verifica della lamiera a flessione può essere determinata calcolando il


modulo di resistenza elastico riferito ad una larghezza di 1m:

1000
𝑊𝑒𝑙,𝑒𝑓𝑓,1𝑚 = 𝑊𝑒𝑙,𝑒𝑓𝑓
𝑖
𝑓𝑦𝑘
𝑀𝑅𝑑 = 𝑊𝑒𝑙,𝑒𝑓𝑓,1𝑚 ≥ |𝑀𝑚𝑎𝑥,𝑈𝐿𝑆 |
𝛾𝑀0

Verifica a flessione SLU


Mmax,ULS (kNm) = 4,16
MRd (kNm) = 6,05
Verifica: OK
Mmax,ULS /MRd = 0,687

Tabella 13- Verifica a flessione SLU

Per quanto riguarda la verifica a taglio:

𝑓𝑦𝑘
̅ w = 0.346 ∙ 𝑠𝑤 /𝑡√
𝐸

La sollecitazione di progetto è pertanto definita in accordo alla Tabella 6.1


dell’ EC3 parte 1.3. In tal caso, data la snellezza dell’anima, il taglio
sollecitante viene corretto pari 0.58fyk (Equivalente di fyk/√3). Mentre il
taglio resistente della lamiera è pari a:
55
2( 𝑡𝑓 )
𝑉𝑤,𝑅𝑑 = sin 𝛼 𝑠 𝑏𝑣 1000 ≥ 𝑉
𝑚𝑎𝑥,𝑈𝐿𝑆
𝛾𝑀0 𝑖

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Verifica a taglio SLU


nw = 2
 adim,w = 1,891

fbv (MPa) = 59,96


g M0 = 1,00
Vw,Rd (kN) = 27,98
Vmax,ULS (kN) = 9,17
Verifica: OK
Vmax,ULS /Vw,Rd = 0,328

Tabella 14- Verifica a taglio SLU

La deformabilità della lamiera può essere verificata riferendosi alle


proprietà efficaci della sezione e controllando che la freccia non superi
1/10 dello spessore del solaio , o eventualmente L/180.
Considerando tale schema il massimo abbassamento è:
1000
𝐼𝑒𝑓𝑓,𝐺 ′ ,1𝑚 = 𝐼𝑒𝑓𝑓,𝐺 ′
𝑖
1 𝑄𝑑,𝑆𝐿𝑆 (𝑙)4
𝑑= ≤ 𝑑𝑚𝑎𝑥,𝑆𝐿𝑆
110 𝐸𝐼𝑒𝑓𝑓,𝐺 ′

Verifica deformabilità
dmax,SLS (mm) = 3,90
dlimit,SLS (mm) = 12,59
Verifica: OK
dmax,SLS /dlimit,SLS = 0,310

Tabella 15- Verifica di deformabilità

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36

2.2. Fase di esercizio

Avvenuta la maturazione del calcestruzzo, dopo circa 28 giorni, il solaio


diviene un elemento strutturale il cui comportamento dipende
dall’interazione che ne deriva tra il calcestruzzo e l’acciaio.
In questa seconda fase, il fenomeno dell’instabilità locale può essere
considerato nullo (o fortemente limitato) dalla presenza del calcestruzzo.

Supponendo quindi che non ci siano spostamenti relativi o sollevamento


dell’interfaccia, la lamiera lavora come armatura di rinforzo per i momenti
flettenti negativi.
Al contrario, se si assume la parziale connessione tra il calcestruzzo e
l’acciaio esistente, è necessario tenere adeguatamente conto la possibilità di
uno slittamento tra la soletta in cls e la lamiera in acciaio.

Il comportamento del solaio composto deve essere verificato sia agli stati
limiti ultimi che in esercizio, definendo una metodologia di calcolo basata
su una distribuzione plastica o elastica dellle sollecitazioni.

In genere, considerando le azioni taglianti e flettenti, devono essere


eseguite le seguenti verifiche:

4) Verifica dei momenti flettenti allo SLU


5) Verifica per taglio longitudinale allo SLU
6) Verifica per taglio trasversale allo SLU
7) Verifica a punzonamento
8) Verifica della deformabilità allo SLE
9) Verifica limitazione delle tensioni allo SLE
10) Verifica di fessurazione allo SLE

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37

I carichi di progetto considerati in seguito sono:


Solaio composto (calcestruzzo e lamiera in acciaio): Gk,fcss = 3.25 kN/m
Controsoffitti: Gk,fc=0.1 kN/m
Isolante termico: Gk,ti=0.05 kN/m
Massetto: Gk,s=0.50 kN/m
Piastrelle: Gk,t=0.40 kN/m
Tramezzi: Gk,pw=0.80 kN/m
Carichi variabili Qk,l=3.00 kN/m

SLU – Combinazione fondamentale


Qd,SLU=1.3(Gk,fconc+Gk,s+Gk,fc+Gk,ti+Gk,s+Gk,t)+1.5∙(Qk,l+Gk,pw)=
=11.14 kN/m

SLE – Combinazione caratteristica


Qd,SLE=Gk,fconc+Gk,s+Gk,fc+ Gk,ti+Gk,s+Gk,t+Gk,pw+Qk,l=
=8.10 kN/m

2.2.1. Verifiche allo SLU – Momento, Taglio e Punzonamento

Quando il calcestruzzo è completamente indurito, il fenomeno


dell’instabilità locale della lamiera è limitato. I calcoli sono eseguiti
considerando la singola greca del solaio composto e successivamente le
proprietà saranno convertite ad una larghezza convenzionale pari ad 1 m.
In prima battuta, viene assunta una completa interazione del solaio
composto, successivamente questa ipotesi viene rimossa per calcolare la
resistenza del solaio composto in accordo al metodo della parziale
interazione.

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38

Per valutare dove è posizionato l’asse neutro, vengono confrontate la


resistenza della lamiera con la resistenza della soletta in calcestruzzo; se la
resistenza plastica del calcestruzzo è maggiore di quella della lamiera, allora
l’asse neutro si trova all’interno della soletta in calcestruzzo, al contrario si
troverà al di sotto:

𝑁𝑐,𝑓,𝑚𝑎𝑥 = 𝑏ℎ𝑐 𝑓𝑐𝑑 = 1224.00 𝑘𝑁 ≥ 𝑁𝑝 = 𝐴𝑝 𝑓𝑦𝑝,𝑑 = 291.20 𝑘𝑁
Quindi,l’asse neutro si trova nella soletta in cls. La posizione dell’asse
neutro può essere calcolata considerando un semplice equilibrio alla
traslazione come di seguito:
𝐴𝑝 𝑓𝑦𝑝,𝑑
𝑥𝑝𝑙 = ′ = 28.55 𝑚𝑚
𝑏𝑓𝑐𝑑

Il momento resistente del solaio composto è pari a:


𝑥𝑝𝑙 1000
𝑀𝑅𝑑 = 𝐴𝑝 𝑓𝑦𝑝,𝑑 (𝑑𝑝 − )𝑏 = 106.57 𝑘𝑁𝑚
2 𝑤𝑎𝑣𝑒

𝑀𝑅𝑑 = 106.57 𝑘𝑁𝑚 ≥ 𝑀𝑚𝑎𝑥,𝑈𝐿𝑆 = 64.36 𝑘𝑁𝑚

La verifica a taglio può essere valutata in accordo all’equazione suggerita


dall’ EC2. L’area dell’armatura tesa è convenzionalmente fissata pari
all’area della lamiera al di sotto dell’asse principale d’inerzia.
La larghezza dell’anima di calcestruzzo invece è assunta a vantaggio di
sicurezza pari al minimo:
200
𝑘 = 1 + √ 𝑑 = 1.92 ≤ 2
𝑝

𝐴𝑝
𝜌𝑙 = = 0.0043 ≤ 0.02
𝑏𝑤 𝑑

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39

(100𝜌𝑙 𝑓𝑐𝑘 )0.33 𝑏𝑤


𝑉𝑅𝑑 = 𝑚𝑖𝑛 {[0.18𝑘 ] ; 0.035𝑘 1.5 𝑓𝑐𝑘 0.5 } 𝑑 = 49.88 𝑘𝑁
𝛾𝑐 𝑖
La verifica a taglio è quindi soddisfatta:
𝑉𝑅𝑑 = 49.88 𝑘𝑁 > 𝑉𝑚𝑎𝑥,𝑆𝐿𝑈 = 37.86 𝑘𝑁.

La verifica a punzonamento può essere effettuata come suggerito dall’


EC2. L’area dell’armatura tesa è convenzionalmente fissata pari all’area
della lamiera al di sotto dell’asse principale d’inerzia.
Al contrario, l’area dell’armatura trasversale è fissata pari allo 0.2%
dell’area di calcestruzzo al di sopra della lamiera. Considerando che
quest’ultima è pari a 120000 mm2, si assume l’armatura trasversale
composta da una rete 8 /200 mm.
Sotto queste assunzioni trascurando l'effetto benefico della diffusione
all'interno della nervatura del solaio composto, è possibile calcolare la
resistenza al punzonamento pari a:
200
𝑘 = 1 + √ 𝑑 = 1.92 ≤ 2
𝑝

𝐴𝑝
𝜌𝑙𝑙 = = 0.0043
𝑏𝑤 𝑑𝑝
𝐴𝑠
𝜌𝑙𝑡 = = 0.0084
1000 ∙ 𝑑𝑠
𝜌𝑙 = √𝜌𝑙𝑙 ∙ 𝜌𝑙𝑡 = 0.0060 < 0.02
𝐶𝑝 = 2(𝑎𝑝 + 𝑏𝑝 + 4ℎ𝑓 ) + 2𝜋ℎ𝑐 = 1913.98 𝑚𝑚
(100𝜌𝑙 𝑓𝑐𝑘 )0.33
𝑉𝑅𝑑 = [0.18𝑘 ] 𝐶𝑝 ℎ𝑐 = 117.58 𝑘𝑁
𝛾𝑐

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40

La verifica a punzonamento è soddisfatta:


𝑉𝑅𝑑 = 117.58 𝑘𝑁 > 𝑃𝑆𝐿𝑈 = 1.5 ∙ 2 = 3 𝑘𝑁.

Verifica del solaio composto a momento negativo


In questo caso si assume trascurabile la resistenza della lamiera.
In particolare analizzando un singolo modulo del Cofradal 260 e
considerando barre 216 e 616, rispettivamente armatura compressa e
tesa, la resistenza della sezione trasversale è pari a 57.71 kNm.

Figura 14 – Posizione dell’asse neutro nel caso di momento negativo

Il momento resistente valutato su una larghezza convenzionale di 1m. :


1000
𝑀𝑅𝑑,1𝑚 = 𝑀𝑅𝑑 ∙ = 96.18 𝑘𝑁𝑚 > 𝑀𝑚𝑎𝑥,𝑈𝐿𝑆− = 𝑄𝑑,𝑢𝑙𝑠 𝑙 2⁄8 = 64.36 𝑘𝑁𝑚
𝑏𝑤𝑎𝑣𝑒

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41

2.2.2. Verifica allo SLU – Metodo a parziale interazione

Con il metodo a parziale interazione si effettua contemporaneamente la


verifica a taglio longitudinale e la verifica a flessione.
Viene assunto che l’azione che si trasferisce dal calcestruzzo alla lamiera
attraverso la connessione sia limitata da un’azione legante u

Figura 15 – Azione legante u tra cls e lamiera

Considerando un valore suggerito di u uguale a 0.088 MPa.


L’Eurocodice suggerisce di dividere questo valore per il tramite di un
coefficiente correttivo pari a 1.25, per cui 𝜏𝑢 = 0.088⁄1.25 = 0.07 𝑀𝑃𝑎.
La minima distanza per avere la completa interazione è valutata come:
Lsf=𝑁𝑐,𝑓 /ub = 6890 mm

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42

Essendo Lsf > L/2 la lamiera si trova in condizioni di parziale interazione.


Il momento resistente allora può essere definito tramite equilibrio alla
rotazione:
𝑀𝑅𝑑 = 𝑁𝑐,𝑓 (𝑑𝑝 − 𝑥𝑝𝑙 /2) + 𝑀𝑝𝑙,𝑝𝑑 (1 − 2 )
Dove:  = ubLx/𝑁𝑐,𝑓
Si è considerato il modulo plastico della lamiera pari a 55337.5 mm3
La verifica della sezione trasversale è stata effettuata per ogni sezione,
confrontando i momenti flettenti sollecitanti con il relativo momento
resistente. Questo confronto è visibile nella seguente figura, dove si nota
come la verifica è soddisfatta per ogni sezione:

Figura 16 – Andamento momento resistente - sollecitante

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43

2.2.3. Verifica allo SLE – Limitazione delle tensioni

Le tensioni in esercizio sono distribuite rispettivamente in base alla


sequenza di costruzione

Tensioni sulla lamiera durante la fase di indurimento


Valutate considerando il valore del modulo elastico efficace calcolato nella
fase precedente; in questa fase ovviamente le sollecitazioni sul calcestruzzo
sono nulle:
𝑀𝑚𝑎𝑥,1,𝑆𝐿𝑆,𝑏𝑎𝑦
𝜎𝑎,𝑠𝑢𝑝,1,𝑏𝑎𝑦 =
𝑊𝑒𝑙,𝑒𝑓𝑓,𝑠𝑢𝑝,1𝑚
𝑀𝑚𝑎𝑥,1,𝑆𝐿𝑆,𝑏𝑎𝑦
𝜎𝑎,𝑖𝑛𝑓,1,𝑏𝑎𝑦 =
𝑊𝑒𝑙,𝑒𝑓𝑓,𝑖𝑛𝑓,1𝑚
𝑀𝑚𝑎𝑥,1,𝑆𝐿𝑆,𝑠𝑢𝑝𝑝𝑜𝑟𝑡
𝜎𝑎,𝑠𝑢𝑝,1,𝑝𝑟𝑜𝑝 =
𝑊𝑒𝑙,𝑒𝑓𝑓,𝑠𝑢𝑝,1𝑚
𝑀𝑚𝑎𝑥,1,𝑆𝐿𝑆,𝑠𝑢𝑝𝑝𝑜𝑟𝑡
𝜎𝑎,𝑖𝑛𝑓,1,𝑝𝑟𝑜𝑝 =
𝑊𝑒𝑙,𝑒𝑓𝑓,𝑖𝑛𝑓,1𝑚
Sforzi sulla lamiera durante la fase di indurimento
Campata Appoggio
s a,sup,1 (MPa) = 70,60 -88,25 Fibra superiore
s a,inf,1 (MPa) = 63,90 -79,88 Fibra inferiore

Tabella 16 – Sforzi sulla lamiera durante l’indurimento

Le tensioni sono state calcolate in mezzeria dove è massimo il momento


flettente positivo e sugli appoggi dove invece è massimo quello negativo.

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Capitolo 2
44

Tensioni massime al tempo t=0 – fase di esercizio


L’asse neutro viene ricavato tramite un equilibrio alla traslazione;
Si ipotizza in prima battuta che si trovi nella soletta di calcestruzzo:
𝑆𝑛 = 0 → 𝑥
𝑏𝑥 2
− 𝐴𝑝 (𝑑𝑝 − 𝑥) = 0
2𝑛0
𝑏𝑥 2
+ 𝐴𝑝 𝑥 − 𝑑𝑝 𝐴𝑝 = 0
2𝑛0
𝑥 = 58.35 𝑚𝑚
Si nota che risulta verificata l’ipotesi iniziale.
Le tensioni nella soletta di calcestruzzzo e nella lamiera valgono:
𝑏𝑥 3
𝐼𝑛 = + 𝐴𝑝 (𝑑𝑝 − 𝑥)2 + 𝐼𝑔
3𝑛0
𝑀𝑚𝑎𝑥,2,𝑆𝐿𝑆
𝜎𝑐,𝑚𝑎𝑥 = 𝑥
𝑛0 𝐼𝑛
𝜎𝑎,𝑠𝑢𝑝,2,𝑝𝑟𝑜𝑝
𝜎𝑎,𝑖𝑛𝑓,2,𝑝𝑟𝑜𝑝
𝑀𝑚𝑎𝑥,2,𝑆𝐿𝑆
𝜎𝑎,𝑠𝑢𝑝,2,𝑚𝑖𝑑𝑠𝑝𝑎𝑛 = (ℎ𝑐 − 𝑥)
𝐼𝑛
𝑀𝑚𝑎𝑥,2,𝑆𝐿𝑆
𝜎𝑎,𝑖𝑛𝑓,2,𝑚𝑖𝑑𝑠𝑝𝑎𝑛 = (ℎ𝑠 + ℎ𝑐 − 𝑥)
𝐼𝑛
Anche in questo caso si precisa che le tensioni vengono valutate sia nella
sezione in mezzeria che sugli appoggi.

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45

n0 = 6,40
x (mm) = 58,35
Sn (mm3) = 0,00 OK
4
In (mm ) = 36034775,48 Momento d'inerzia

s c,max (MPa) = 7,11 Tensione max del cls


s c,lim (MPa) = 18,00 Tensione limite del cls
Verifica: OK
Campata Appoggio
s a,sup,2 (MPa) = 11,36 48,06 Fibra superiore
s a,inf,2 (MPa) = 37,15 157,20 Fibra inferiore

s a,sup (MPa) = 11,36 48,06 Fibra superiore


s a,inf (MPa) = 37,15 157,20 Fibra inferiore
s a,lim (MPa) = 288,00 288,00 Tensione lim. dell'acciaio
Verifica: OK OK

Tabella 17 – Tensioni nella fase di esercizio t=0

𝜎𝑐,𝑚𝑎𝑥 = 7.11 𝑀𝑃𝑎 ≤ 0.6𝑓𝑐𝑘 = 18 𝑀𝑃𝑎


𝜎𝑎,𝑠𝑢𝑝 = |𝜎𝑎,𝑠𝑢𝑝,2,𝑚𝑖𝑑𝑠𝑝𝑎𝑛 | + |𝜎𝑎,𝑠𝑢𝑝,1,𝑏𝑎𝑦 | = 37.15 𝑀𝑃𝑎 ≤ 0.8𝑓𝑦𝑘 =
288 𝑀𝑃𝑎
𝜎𝑎,𝑖𝑛𝑓 = 𝜎𝑎,𝑠𝑢𝑝,2,𝑚𝑖𝑑𝑠𝑝𝑎𝑛 + 𝜎𝑎,𝑖𝑛𝑓,1,𝑏𝑎𝑦 = 157.20 𝑀𝑃𝑎 ≤ 0.8𝑓𝑦𝑘 = 288 𝑀𝑃𝑎
Si fa notare che la verifica è soddisfatta al tempo t=0 nella combinazione
di carico caratteristica anche se si sommano le tensioni massime
appartenenti a sezioni diverse (mezzeria + puntelli)

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46

2.2.4. Verifica allo SLE – Deformabilità

L’abbassamento della lamiera durante la fase di indurimento è pari a:


𝑄1,𝑆𝐿𝑆 (𝑙/3)4
𝑑1 = 0.0054 ≅ 0 𝑚𝑚
𝐸𝐼𝑒𝑓𝑓,𝐺 ′
L’abbassamento della lamiera durante la fase di esercizio:
𝑏𝑥 2
+ 𝐴𝑝 𝑥 − 𝑑𝑝 𝐴𝑝 = 0
2𝑛0
𝑥 = 77.81 𝑚𝑚
Per semplicità e a vantaggio di sicurezza, si è considerato un momento di
inerzia della sezione interamente fessuarata calcolato con un valor medio
di n suggerito dall’EC4 (n=16.80).
L’inerzia è calcolata come segue:
𝑏𝑥 3
𝐼𝑛 = + 𝐴𝑝 (𝑑𝑝 − 𝑥)2 + 𝐼𝑔 = 31317170,40𝑚𝑚4
3𝑛0
5 𝑄2,𝑆𝐿𝑆 𝑙 4 ∙ 𝑖
𝑑2 = = 20.57 𝑚𝑚
384 𝐸𝐼𝑛 ∙ 𝑏
Per cui si verifica che l’abbassamento totale è minore di L/250 = 27.20
mm

2.2.5. Verifica della frequenza di vibrazione

La normativa italiana richiede che la frequenza del solaio sia maggiore di 5


Hz considerando la combinazione di carico 𝐺𝑘 + 0.15𝑄𝑘 .
Tuttavia non sono fornite formulazioni per valutare tale frequenza.
Per cui si è fatto riferimento a documenti di comprovata validità sviluppati
nell’ambito di progetti di ricerca, quale “Human induced Vibrations of
Steel Structures” (RFS2-CT-2007-00033), in cui compare anche l’azienda
produttrice del solaio in esame Arcelor Mittal.

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47

La procedura fornita in questa linea guida fornisce un metodo semplificato


per determinare e verificare i progetti dei solai per le vibrazioni dovute al
passaggio di persone. La linea guida si concentra su metodi semplici,
strumenti di progettazione e raccomandazioni per l'accettazione delle
vibrazioni degli impalcati causate dalle persone durante il normale utilizzo.
I metodi di progettazione e valutazione forniti per le vibrazioni del
pavimento sono correlati alle vibrazioni indotte dall'uomo, principalmente
causate dal camminare in condizioni normali. Le vibrazioni indotte dalla
macchina o le vibrazioni dovute al traffico ecc. non sono coperte da
questa linea guida.
La procedura di progettazione descritta nella linea guida in esame
corrisponde a una procedura semplificata con la quale è possibile verificare
la progettazione di un solaio per le vibrazioni dovute persone che
camminano. Il primo step della procedura consiste nel determinare le
caratteristiche o i parametri di base dell’impalcato (damping, massa
modale, frequenza). Utilizzando questi parametri e un insieme di grafici, si
ottiene una quantità denominata valore percentile al 90% dell’OS-RMS
(OS-RMS90), che caratterizza la risposta del solaio dovuta al passaggio delle
persone. Questo valore viene quindi confrontato con i valori consigliati
per destinazioni di piano differenti. Questi tre passaggi sono mostrati in
figura:

Figura 17 – Procedura di verifica

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OS-RMS90 è il percentile al 90% del valore dell'accelerazione di persone


che camminano normalmente:

1 𝑇 𝑎𝑝𝑒𝑎𝑘
𝑎𝑅𝑀𝑆 = √ ∫ 𝑎(𝑡)2 ∙ 𝑑𝑡 ≈
𝑇 0 √2

La percezione delle vibrazioni da parte delle persone e il relativo fastidio


dipende da diversi aspetti. I più importanti sono:
• la direzione della vibrazione (in tal caso sono considerate solo le
vibrazioni verticali);
• la postura delle persone (in piedi, sdraiate o sedute);
• l'attività corrente di un occupante è rilevante per la sua percezione delle
vibrazioni; ad esempio, le persone che lavorano nella produzione di una
fabbrica percepiranno le vibrazioni in modo diverso da quelle che
lavorano in un ufficio.
• inoltre, l'età e la salute delle persone colpite possono svolgere un ruolo
nel determinare il livello di fastidio percepito.

Pertanto, la percezione delle vibrazioni varia da individuo a individuo e


può essere giudicata solo in un modo che soddisfi le aspettative di comfort
per la maggior parte delle persone.
Va considerato che i livelli di vibrazioni considerati in questa linea guida
sono rilevanti solo per il comfort degli occupanti. Non sono rilevanti per
l'integrità strutturale.
Mirando a una procedura di valutazione universale per le vibrazioni
indotte dall'uomo, si raccomanda di adottare il cosiddetto valore OS-
RMS90 come misura per la valutazione delle vibrazioni del pavimento.
Poiché l'effetto dinamico delle persone che camminano su un impalcato
dipende da diversi fattori, come il peso e la velocità delle persone che
camminano, il solaio, ecc., il valore OS-RMS90 è raccomandato come
valore di valutazione. Questo valore è definito come il 90 percentile di tutti

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49

i valori OS-RMS ottenuti per un insieme di carichi che rappresentano tutte


le possibili combinazioni di peso delle persone e velocità di
deambulazione.

La seguente tabella classifica le vibrazioni del solaio in sei classi (da A a F)


e fornisce anche raccomandazioni per l'assegnazione delle classi rispetto
alla funzione dell’impalcato considerato.

Tabella 18 – Classi di vibrazione

Il metodo di calcolo manuale presuppone che la risposta dinamica di un


solaio possa essere rappresentata da un sistema ad un solo grado di libertà.
Lo smorzamento ha una grande influenza sulla frequenza di vibrazione di
un impalcato. Indipendentemente dal modo di determinare la frequenza
naturale e la massa modale, i valori di smorzamento per i sistemi vibranti
possono essere determinati utilizzando la Tabella 6 per diversi materiali

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50

strutturali, destinazioni e finiture. Lo smorzamento del sistema D si


ottiene sommando i valori appropriati da D1 a D3.

Tabella 19 – Smorzamenti in funzione del tipo di materiale e destinazione d’uso

Con riferimento all’edificio DREAMERS in esame, risulta uno


smorzamento del 4%, ricorrendo ai contributi evidenziati.
Dopo aver definito lo smorzamento, occorre valutare frequenza di
vibrazione e massa modale.
Tali parametri possono essere ricavati ricorrendo a delle formulazioni
analitiche più o meno affidabili in relazione alle approssimazioni assunte.
Prima di calcolare tali parametri, si riportano brevemente i dati per ricavare
le principali informazioni relative al comportamento meccanico
dell’impalcato che ha un comportamento ortotropo.

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51

Figura 18 – Sezione cofradal 260 considerata

Ecm (MPa) = 37484.86 Modulo di Young del calcestruzzo C35/45


n0 = 5.60 Coefficiente di omogeneizzazione
B (mm) = 600.00 Larghezza modulo
H (mm) = 260.00 Altezza Cofradal 260
S (mm) = 75.00 Altezza soletta in calcestruzzo
H2 (mm) = 60.00 Altezza elemento rettangolare lana di roccia
H1 (mm) = 75.00 Altezza elemento trapezio lana di roccia
B0 (mm) = 300.00 Larghezza ridotta del calcestruzzo
LR (mm) = 30.00 Larghezza piatti superiori lamiera
HL (mm) = 140.00 Altezza lamiera
BL (mm) = 600.00 Larghezza lamiera
SL (mm) = 1.00 Spessore lamiera

Tabella 20 – Geometria della sezione

𝐸𝑐𝑚 è il modulo di Young del calcestruzzo C35/45, mentre 𝑛0 è il


coefficiente di omogeneizzazione a breve termine.
Area di calcestruzzo:
𝐻1
𝐴𝑐𝑙𝑠 = 𝐵 ∙ 𝑆 + 𝐵0 ∙ 𝐻2 + 𝐵0 ∙ = 74250 𝑚𝑚2
2
Momento statico del calcestruzzo rispetto al lembo superiore
omogeneizzato rispetto all’acciaio:

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𝑆2 𝐻 𝐻 𝐻 𝐻
𝐵 ∙ 2 + 𝐵0 ∙ 𝐻2 ∙ (𝑆 + 22 ) + 𝐵0 ∙ 21 ∙ (𝑆 + 22 + 31 )
𝑆𝑐𝑙𝑠,𝑠𝑢𝑝 =
𝑛0
3
= 959880.19 𝑚𝑚
Area della lamiera:
𝐴𝐿 = (𝐵𝐿 ∙ 𝑆 + 2 ∙ 𝐻𝐿 + 2 ∙ 𝐿𝑅 ) ∙ 𝑆𝐿 = 940 𝑚𝑚2
Momento statico della lamiera rispetto al lembo superiore del calcestruzzo:
𝑆𝐿 𝐻𝐿
𝑆𝑙𝑎𝑚,𝑠𝑢𝑝 = 𝐵𝐿 ∙ 𝑆𝐿 ∙ (𝐻 − ) + 2 ∙ 𝐻𝐿 ∙ 𝑆𝐿 ∙ (𝐻 − ) + 2 ∙ 𝐿𝑅 ∙ 𝑆𝐿
2 2
∙ (𝐻 − 𝐻𝐿 ) = 216100 𝑚𝑚3
Momento statico complessivo della sezione rispetto al bordo superiore del
calcestruzzo:
𝑆𝑠𝑒𝑧,𝑠𝑢𝑝 = 𝑆𝑐𝑙𝑠,𝑠𝑢𝑝 + 𝑆𝑙𝑎𝑚,𝑠𝑢𝑝 = 1175980.19 𝑚𝑚3
Area complessiva omogeneizzata rispetto all’acciaio:
𝐴𝑐𝑙𝑠
𝐴𝑐𝑜𝑚𝑝𝑙. = + 𝐴𝐿 = 14193.58 𝑚𝑚2
𝑛0
Distanza del baricentro della sezione rispetto al bordo superiore del
calcestruzzo:
𝑆𝑠𝑒𝑧,𝑠𝑢𝑝
𝑦𝐺,𝑠𝑢𝑝 = = 82.85 𝑚𝑚
𝐴𝑐𝑜𝑚𝑝𝑙.
Inerzia del calcestruzzo rispetto al suo bordo superiore:
𝑆3 𝐻23 𝐻2 2 𝐻13 𝐻1
𝐼𝑐𝑙𝑠,𝑠𝑢𝑝 = 𝐵 ∙ + 𝐵0 ∙ + 𝐵0 ∙ 𝐻2 ∙ (𝑆 + ) + 𝐵0 ∙ + 𝐵0 ∙
3 12 2 36 2
𝐻2 𝐻1 2
∙ (𝑆 + + ) = 579740625 𝑚𝑚4
2 3
Inerzia della lamiera rispetto al lembo superiore del calcestruzzo:
𝑆𝐿3 𝑆𝐿 2
𝐼𝑙𝑎𝑚,𝑠𝑢𝑝 = 𝐵𝐿 ∙ + 𝐵𝐿 ∙ 𝑆𝐿 ∙ (𝐻 − ) +
12 2
𝐻𝐿3 𝐻𝐿 2
2 ∙ [𝑆𝐿 ∙ + 𝐻𝐿 ∙ 𝑆𝐿 ∙ (𝐻 − ) ] +
12 2
3
𝑆𝐿
2 ∙ [𝐿𝑅 ∙ + 𝐿𝑅 ∙ 𝑆𝐿 ∙ (𝐻 − 𝐻𝐿 )2 ] = 51833538.33 𝑚𝑚4
12
Inerzia complessiva della sezione rispetto al bordo superiore del
calcestruzzo:

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𝐼𝑐𝑙𝑠,𝑠𝑢𝑝
𝐼𝑠𝑒𝑧,𝑠𝑢𝑝 = + 𝐼𝑙𝑎𝑚,𝑠𝑢𝑝 = 155316855.66 𝑚𝑚4
𝑛0
Inerzia complessiva della sezione rispetto al baricentro:
2
𝐼𝑠𝑒𝑧,𝐺 = 𝐼𝑠𝑒𝑧,𝑠𝑢𝑝 − 𝐴𝑐𝑜𝑚𝑝𝑙. ∙ 𝑦𝐺,𝑠𝑢𝑝 = 57883381.65 𝑚𝑚4
A questo punto è possibile ricavare frequenza di vibrazione e massa
modale in accordo a diversi approcci. Come prescritto dalla normativa, la
frequenza può essere valutata per un carico agente del tipo 𝐺𝑘 + 0.15 ∙
𝑄𝑘 , che nel caso in esame corrisponde a 5.55 𝑘𝑁/𝑚2 .
In una prima fase si può ipotizzare di studiare un singolo campo di solaio
visto come semplicemente appoggiato in corrispondenza delle travi su cui
scarica le azioni:

Figura 19 – Campo di solaio considerato (appoggiato-appoggiato)

2 3𝐸𝐼
𝑓𝑎𝑝𝑝−𝑎𝑝𝑝 = √ = 6.51 𝐻𝑧
𝜋 0.49𝜇𝑙 4

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In particolare, il modulo di elasticità dell’acciaio è:


𝐸 = 210000 ∙ 106 𝑁/𝑚2,
La lunghezza della trave nello schema di riferimento è 𝑙 = 6.80 𝑚,
L’inerzia di un modulo del Cofradal risulta 𝐼 = 57883381.65 ∙
10−12 𝑚4 , Mentre il carico distribuito su un modulo di Cofradal è 𝜇 =
333 𝑘𝑔/𝑚.
Invece la massa modale si valuta come:
𝑀𝑚𝑜𝑑,𝑎𝑝𝑝−𝑎𝑝𝑝 = 0.5𝜇𝑙 = 1132 𝑘𝑔

Tuttavia, siccome il solaio in esame in realtà appartiene ad uno schema


continuo di trave su tre appoggi, è possibile considerare anche il caso in
cui il modello di riferimento dell’impalcato sia quello di trave incastrata-
appoggiata:

Figura 20 – Campo di solaio considerato (incastrato)

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Si valutano frequenza di vibrazione e massa modale come:


2 3𝐸𝐼
𝑓𝑖𝑛𝑐−𝑎𝑝𝑝 = √ = 10.19 𝐻𝑧
𝜋 0.2𝜇𝑙 4
𝑀𝑚𝑜𝑑,𝑖𝑛𝑐−𝑎𝑝𝑝 = 0.45𝜇𝑙 = 1019 𝑘𝑔
I precedenti risultati rappresentano delle condizioni limite ottenute
dall’assunzione che il solaio possa essere analizzato con uno schema affine
a quello delle travi. Tuttavia, in letteratura sono riportate anche
formulazioni riferite a schemi di piastre ortotrope:

Figura 21 – Campo di solaio considerato (piastra ortotropa)

In tal caso, occorre valutare le inerzie della soletta in direzione trasversale


e longitudinale con riferimento alla fascia di 1 metro:
1000
𝐼𝑦 = 𝐼𝑠𝑒𝑧,𝐺 = 96472302.76 𝑚𝑚4
600
𝑆3
𝐼𝑥 = 1000 = 36621093.75 𝑚𝑚4
12(1 − 𝜐 2 )

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𝜋 𝐸𝐼𝑦 𝑏 2 𝑏 4 𝐸𝐼𝑥
𝑓𝑝.𝑜𝑟𝑡. = √ 4 √1 + [2 ( ) + ( ) ] = 8.79 𝐻𝑧
2 𝜇𝑙 𝑙 𝑙 𝐸𝐼𝑦
𝑀𝑚𝑜𝑑,𝑝.𝑜𝑟𝑡. = 0.25𝜇𝑙 = 5706 𝑘𝑔

Tra gli approcci semplificati è presente anche il metodo di Dunkerley che


permette di valutare la frequenza dell’implacato tenendo conto sia della
deformabilità del solaio che delle travi su cui esso trasferisce le azioni:

Figura 22 – Deformabilità dei vari tipi di solaio

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Figura 23 – Solaio e trave di riferimento

Bisogna valutare l’abbassamento complessivo del solaio (evidenziato in


giallo) e della trave (evidenziata in rosso). Il comportamento specifico della
trave sarà valutato nel prossimo capitolo; tuttavia, è ora necessario almeno
introdurne la geometria, in modo che siano a disposizione le informazioni
per ricavare l’inerzia della sezione lorda di tale elemento, utile per la
valutazione della freccia.

Figura 24 – Dimensioni sezione lorda considerata

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58

𝐸𝑎𝑐𝑐
In particolare, indicando con 𝑛0 = 𝐸 = 5.60 è stato possibile
𝑐𝑚,𝑑𝑦𝑛
definire le grandezze riportate di seguito.
Momento statico omogeneizzato calcolato rispetto al bordo superiore di
calcestruzzo:
19 262
𝑆𝑛 = 200 ∙ 19 ∙ (40 + ) + 11 ∙ 262 ∙ (40 + 19 + ) + 300 ∙ 19
2 2
19 19 1
∙ (40 + 19 + 262 + ) − 200 ∙ 19 ∙ (40 + ) ∙ − 11
2 2 𝑛0
2
262 1 130
∙ 262 ∙ (40 + 19 + ) ∙ + 1700 ∙ + 210 ∙ 191
2 𝑛0 2𝑛0
191 1
∙ (130 + )∙ = 6674572.5 𝑚𝑚3
2 𝑛0
Area omogeneizzata:
1 1
𝐴𝑛 = 200 ∙ 19 + 11 ∙ 262 + 300 ∙ 19 − 200 ∙ 19 ∙ − 11 ∙ 262 ∙
𝑛0 𝑛0
1700 ∙ 130 210 ∙ 191
+ + = 57797.23 𝑚𝑚2
𝑛0 𝑛0
Baricentro rispetto al bordo superiore del calcestruzzo:
𝑆𝑛
𝑦𝐺 = = 115.48 𝑚𝑚
𝐴𝑛
200 ∙ 193 19 2 1
𝐼𝐺,𝑡𝑟𝑎𝑣𝑒 =[ + 200 ∙ 19 ∙ (𝑦𝐺 − 40 − ) ] (1 − )
12 2 𝑛0
3
11 ∙ (𝑦𝐺 − 40 − 19) 1
+ (1 − )
3 𝑛0
11 ∙ (40 + 19 + 262 − 𝑦𝐺 )3 1 300 ∙ 193
+ (1 − ) + + 300
3 𝑛0 12
𝑦𝐺 3 (130 − 𝑦𝐺 )3
∙ 19 ∙ (40 + 300 − 𝑦𝐺 )2 + 1700 ∙ + 1700 ∙
3𝑛0 3𝑛0
191 3
210 ∙ 191 191 2
+ 210 ∙ + (40 + 19 + 262 − 𝑦𝐺 − )
12𝑛0 𝑛0 2
= 59238708.8 𝑚𝑚4

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59

Nell’ipotesi che i solai si comportino come schemi incastrati-incastrati,


mentre la trave come elemento appoggiato-appoggiato, è stato possibile
ricavare l’abbassamento dell’impalcato.

Il carico agente per unità di superficie è 𝑄 = 5.55 𝑘𝑁/𝑚2 . Tale carico


corrisponde alle seguenti azioni su trave e solaio:
𝑞𝑠𝑜𝑙𝑎𝑖𝑜 = 5.55 𝑘𝑁/𝑚;
𝑘𝑁
𝑞𝑡𝑟𝑎𝑣𝑒 = 𝑄 ∙ 𝐿𝑖𝑛𝑓𝑢𝑒𝑛𝑧𝑎 = 5.55 ∙ 6.8𝑚 = 37.74 𝑘𝑁/𝑚.
𝑚2
Pertanto, risulta:
1 𝑞𝑠𝑜𝑙𝑎𝑖𝑜 𝐿4𝑠𝑜𝑙𝑎𝑖𝑜
𝛿𝑠𝑜𝑙𝑎𝑖𝑜 = = 1.53 𝑚𝑚
384 𝐸𝐼𝑦,𝑠𝑜𝑙𝑎𝑖𝑜
5 𝑞𝑡𝑟𝑎𝑣𝑒 𝐿4𝑡𝑟𝑎𝑣𝑒
𝛿𝑡𝑟𝑎𝑣𝑒 = = 5.28 𝑚𝑚
384 𝐸𝐼𝐺,𝑡𝑟𝑎𝑣𝑒

L’abbassamento complessivo 𝛿𝑐𝑜𝑚𝑝 = 𝛿𝑠𝑜𝑙𝑎𝑖𝑜 + 𝛿𝑡𝑟𝑎𝑣𝑒 è di 6.81 mm. In


accordo alla formula di Dunkerley, la frequenza si valuta come:
18
𝑓𝐷𝑢𝑛𝑘𝑒𝑟𝑙𝑒𝑦 = = 6.90 𝐻𝑧
√𝛿𝑐𝑜𝑚𝑝
𝑀𝑚𝑜𝑑. = 𝑀𝑐𝑜𝑚𝑝𝑙𝑒𝑠𝑠𝑖𝑣𝑎 /2 = 11412 𝑘𝑔

Per validare i precedenti calcoli, sono state modellate le campate e le travi


nel software SAP2000, in particolare deformata per Analisi modale:

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Capitolo 2
60

Figura 25 – Deformata del solaio – analisi modale

E deformata per carichi gravitazionali:

Figura 26 – Deformata solaio – carichi gravitazionali

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Capitolo 2
61

I risultati ottenuti sono coerenti con le valutazioni analitiche riportate in


questa sezione della relazione. In particolare si osserva che la frequenza
dell’analisi modale risulta 6.20 Hz (10% inferiore rispetto alla formula di
Dukerley) ed anche gli abbassamenti sono, di conseguenza simili (6.81 mm
dalla formulazione analitica e 7 mm dal software).
Il modello SAP2000 tiene conto con maggior accuratezza, rispetto alle
semplificazioni delle formulazioni analitiche, delle deformabilità degli
elementi strutturali. È per tale ragione che la frequenza fornita dal
software è di poco inferiore rispetto a quella definita dall’applicazione del
metodo di Dunkerley.

In conclusione, è stato possibile definire che per il solaio in esame:

- lo smorzamento può essere assunto uguale al 4%;


- la frequenza varia tra 6.51 Hz e 10.19 Hz;
- la massa modale attivata nel caso più realistico di schema di due
campate è prossima ai 10000 kg.

Le precedenti informazioni sono utili per classificare l’impalcato perché


rappresentano i dati di input con cui interrogare opportuni diagrammi.
Con riferimento al caso in esame,si riporta il diagramma riferito al 4% di
smorzamento che viene consultato con una frequenza di 6.2 Hz (risultato
del SAP) ed una massa modale di circa 10000 kg (modello di Dunkerley).

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62

Figura 27 – Classificazione della frequenza in base a smorzamento del 4%

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Capitolo 2
63

Ne risulta che il solaio in esame ricade in classe D, che, con riferimento


alla destinazione d’uso per uffici, risulta essere un requisito prestazionale
raccomandato dalla ricerca a cui si è fatto riferimento.

2.2.6. Verifica della frequenza di vibrazione in termini di


accelerazione

Altra modalità per valutare la funzionalità di un solaio per effetto delle


vibrazioni consiste nel confrontare un’accelerazione generata per effetto
delle vibrazioni indotte dagli occupanti rispetto ad un’accelerazione limite
correlata ad una frequenza tale da indurre situazioni di disagio per gli
utenti. L'accelerazione percepibile dipende dalla direzione di incidenza
rispetto al corpo umano, e per questo motivo è necessario riferirsi al
sistema di coordinate baricentriche mostrato in figura (l'asse z corrisponde
alla direzione della spina dorsale umana).

Figura 28 – Sistema di coordinate baricentriche

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64

La procedura da seguire è mostrato nel seguente diagramma di flusso:

Figura 29 – Procedura di verifica della frequenza in termini di accelerazione

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Capitolo 2
65

Per eseguire la verifica occorre conoscere oltre alle caratteristiche


geometriche e meccaniche dell’impalcato, anche la sua frequenza di
vibrazione. In tal caso si fa riferimento allo schema:

Figura 30 – Schema di riferimento considerato

Si considerano 2 campate e si fa riferimento alla frequenza più


conservativa fornita dal SAP2000, pari a 6.20 Hz. A questo punto occorre
valutare la massa modale attiva:
𝑀𝑚𝑜𝑑 = 𝑚 ∙ 𝑆𝑒𝑓𝑓 ∙ 𝐿𝑒𝑓𝑓
Si consideri:
𝐿𝑥 = 6.8 𝑚,
𝑓0 = 6.20 𝐻𝑧, 𝑚 = 555 𝑘𝑔/𝑚2 ,
𝐸 = 210000 ∙ 106 𝑁/𝑚2,
𝐼𝑡𝑟𝑎𝑣𝑒 = 59238708.8 ∙ 10−12 𝑚4,
𝐼𝑠𝑜𝑙𝑎𝑖𝑜 = 96472302.76 ∙ 10−12 𝑚4

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66

1/4
𝐸𝐼𝑡𝑟𝑎𝑣𝑒
𝐿𝑒𝑓𝑓 = 1.09 ( ) = 3.32 𝑚 < 6.0475 𝑚 = 𝐿𝑦
𝑚𝐿𝑥 𝑓02
1/4
𝐸𝐼𝑠𝑜𝑙𝑎𝑖𝑜
𝑆𝑒𝑓𝑓 = 2.25 ( ) = 12.49 𝑚 < 13.60 𝑚 = 2𝐿𝑥
𝑚𝑓02
𝑀𝑚𝑜𝑑 = 𝑚 ∙ 𝑆𝑒𝑓𝑓 ∙ 𝐿𝑒𝑓𝑓 = 22993.14 𝑘𝑔

Tale massa modale corrisponde a circa il 50% della massa applicata sulle
due campate.
Sapendo che la frequenza è compresa tra 3 Hz e 10 Hz, l’accelerazione
quadratica media si calcola come:
0.1𝑄
𝑎𝑤,𝑟𝑚𝑠 = 𝜇𝑒 𝜇𝑟 𝑊𝜌 = 0.0287 𝑚/𝑠 2
2√2𝑀𝜁

- 𝜇𝑒 e 𝜇𝑟 sono coefficienti normalizzati legati all’eccitazione ed alla


risposta del solaio; in tal caso sono entrambi uguali ad 1,
- 𝜁 = 0.04 è lo smorzamento,
- 𝑄 = 746 𝑁 rappresenta il peso di una persona,
- 𝑀 = 𝑀𝑚𝑜𝑑 = 22993.14 𝑘𝑔 è la massa modale,
−2𝜋𝜁𝐿𝑝 𝑓𝑝
( )
- 𝜌=1−𝑒 𝑣 = 0.999 è legato alla risonanza del sistema,
- 𝐿𝑝 = 25 𝑚 è la lunghezza della distanza che una persona può
percorrere in pianta,
- 𝑓𝑝 = 2 𝐻𝑧 è la frequenza indotta dall’andatura di una persona,
- 𝑣 = 1.67𝑓𝑝2 − 4.83𝑓𝑝 + 4.5 = 1.52 𝑚/𝑠 è la velocità di una
persona,
- 𝑊 è un fattore uguale ad 1 per frequenze comprese tra 5 Hz e 16 Hz.

A questo punto si calcola il fattore di risposta:


𝑎𝑤,𝑟𝑚𝑠
𝑅= = 5.73
0.005

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Capitolo 2
67

R rappresenta il limite al valore di calcolo dei fattori di risposta. Il valore


ottenuto va confrontato con dei valori limite, in accordo alla normativa
BS6472, che dipendono dalle funzioni svolte in quella struttura:

Tabella 21 – Valori limite del fattore di risposta R

Con riferimento al caso in esame risulta:


𝑅 = 5.73 > 4.00 = 𝑅𝑙𝑖𝑚
Il procedimento applicato fino ad ora fa riferimento al caso di vibrazioni
continue sull’impalcato, condizione rara e quindi scenario peggiore per la
valutazione della funzionalità di un impalcato. Pertanto, tale approccio
fornisce una strategia progettuale conservativa, utile nella rapida stima
della risposta del solaio. Se la verifica non risulta soddisfatta, occorre
procedere alla verifica in termini di vibrazioni intermittenti (VDV). In
questo caso con riferimento ad un utilizzo della struttura per 16 ore al
giorno ed assumendo una ridotta probabilità di occorrenza di situazioni
che possano creare disagi agli utenti, si assume un limite di VDV uguale a
0.3, in accordo alla seguente tabella:

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Capitolo 2
68

Tabella 22 – Valori limite delle vibrazioni intermittenti

Si calcola il tempo impiegato da una persona per percorrere la distanza Lp


ad una velocità v:

𝐿𝑝
𝑇𝑎 = = 16.45 𝑠
𝑣
A questo punto è possibile ricavare il numero di volte che una persona
deve coprire il percorso di lunghezza Lp alla velocità v nell’arco delle 16
ore:

4
1 𝑉𝐷𝑉
𝑛𝑎 = [ ] = 3405
𝑇𝑎 0.68𝑎𝑤,𝑟𝑚𝑠

Ciò corrisponde a 213 passaggi all’ora, una quantità eccessiva per le poche
persone che nell’arco di un’ora lavorano in un ufficio.

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Capitolo 4
69

3. PROGETTO DELLE TRAVI SECONDARIE


COSFB

I solai Cofradal 260 progettati nel capitolo precedente trasferiscono i


carichi a travi secondarie anch’esse concepite in accordo ad una soluzione
composta acciaio-calcestruzzo.
Anche tali elementi rappresentano una soluzione proposta e brevettata da
Arcelor Mittal e sono commercializzate come travi di tipo CoSFB
(Composite Slim Floor Beams). La peculiarità delle travi CoSFB è che esse
consistono in travi composte acciaio-calcestruzzo con il profilo in acciaio
annegato nello spessore del solaio; inoltre, la sezione in acciaio a doppio T
ha la particolarità di avere la flangia superiore dotata di una minore
larghezza rispetto alla flangia inferiore (per tale motivo si ricorre al termine
cut-off; tale dettaglio è riportato in figura).
Quando necessario, ovvero in quelle occasioni in cui il profilo in acciaio
ecceda l’altezza del solaio, è possibile ricorrere ad opportuni profili
tubolari installati in corrispondenza della flangia inferiore del CoSFB in
modo che fungano da appoggi per il Cofradal260.

Figura 31 – Sezione trave CosFB

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Capitolo 4
70

Tali travi sono progettate per appartenere a telai non sismo-resistenti e,


per tale ragione, sono schematizzate tramite travi semplicemente
appoggiate in corrispondenza delle loro estremità. Tale comportamento è
ricreato tramite l’utilizzo di connessioni a squadretta per collegare tali travi
con altri elementi strutturali, che siano colonne o altre travi.
Con riferimento al progetto in esame, si è deciso di far ricorso a due
tipologie di travi CoSFB caratterizzate da profili in acciaio di tipo
HEB300cut-off e HEB240cut-off.
Nel seguito si riportano le principali verifiche relative al comportamento
statico di tali membrature. La validazione di tali risultati è effettuata
ricorrendo al software CoSFB sviluppato da Arcelor Mittal. Per maggiori
informazioni riguardo i risultati ottenuti con il software CoSFB si rimanda
in appendice.

3.1. Trave CosFB HEB300-cutoff

Per la verifica di tale trave, si fa riferimento a quella più sollecitata nello


schema tipo di progetto:

Figura 32 – Trave HEB300 cut-off di riferimento

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Capitolo 4
71

In particolare, siccome su tale trave vengono trasferiti i carichi dei solai


adiacenti, in accordo a quanto definito dalle NTC2018, la larghezza della
sezione efficace di tale schema composto deve essere valutata come:

𝐿𝑠𝑝𝑎𝑛 𝐿𝑠𝑝𝑎𝑛 6800 6800


8
+ 8
=(8
+ 8 ) 𝑚𝑚 = 1700 𝑚𝑚.

Le caratteristiche geometriche della trave in esame sono riportate di


seguito:

Figura 33 – Sezioen trave HEB300 cut-off di riferimento

Le verifiche da soddisfare anche in questo caso sono in SLU e SLE.


Dal momento che lo schema statico di riferimento è quello di una trave
appoggiata-appoggiata, le verifiche di resistenza in condizioni ultime
consistono nel controllare che la trave sia in grado di sopportare il
massimo momento flettente ed il massimo taglio.

Si riportano di seguito la geometria e le proprietà della sezione considerata


nonché i carichi agenti su di essa:

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Capitolo 4
72

Tabella 23 – Geometria, materiali e carichi – sezione HEB300c

Si precisa che i carichi riportati nella precedente tabella fanno riferimento


solo ad azioni per unità di superficie agenti in corrispondenza degli
impalcati. Tuttavia, come prescritto da Arcelor Mittal, in corrispondenza
delle travi CoSFB è necessario incrementare l’altezza della soletta in
calcestruzzo dei solai che scaricano sulla trave in esame per una larghezza
almeno pari alla larghezza efficace della sezione resistente della trave.
Pertanto, nella valutazione dei carichi per unità di lunghezza agenti sulla
trave, occorrerà tener conto:

- di un incremento del 25% della sollecitazione dal momento che la


trave in esame risulta essere l’appoggio intermedio di uno schema
di trave continua su tre appoggi;
- del peso proprio della trave in acciaio;

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Capitolo 4
73

- del peso aggiuntivo del calcestruzzo all’interno del quale la trave


risulta essere inglobata.

Pertanto, il carico per unità di lunghezza agente sulla trave può essere
valutato come:
𝑞𝑚𝑎𝑥,𝑈𝐿𝑆 = 1.25 ∙ 𝑄𝑈𝐿𝑆 ∙ 𝐵𝑒𝑓𝑓𝑒𝑐𝑡𝑖𝑣𝑒 + 1.3 ∙ 𝐿𝑐𝑙𝑠1 ∙ ℎ𝑐𝑙𝑠1 ∙ 𝛾𝑐𝑙𝑠 + 1.3 ∙ 𝐿𝑐𝑙𝑠2 ℎ𝑐𝑙𝑠3
∙ 𝛾𝑐𝑙𝑠 + 1.3 ∙ 𝐴𝑎𝑐𝑐 ∙ 𝛾𝑎𝑐𝑐 + 1.3 ∙ 𝑃𝑡𝑢𝑏𝑜𝑙𝑎𝑟𝑖

𝑞𝑚𝑎𝑥,𝑈𝐿𝑆 = 88.59 𝑘𝑁/𝑚


Dove:

- 𝑄𝑈𝐿𝑆 è il carico per unità d superficie in condizioni ultime


dell’impalcato del piano tipo,
- 𝐵𝑒𝑓𝑓𝑒𝑐𝑡𝑖𝑣𝑒 è la larghezza della fascia di solai che trasferisce i carichi
alla trave in esame,
- 𝛾𝑐𝑙𝑠 è il peso per unità di volume del calcestruzzo,
- 𝛾𝑎𝑐𝑐 è il peso per unità di volume dell’acciaio,
- 𝐴𝑎𝑐𝑐 è l’area del profilo in acciaio,
- 𝑃𝑡𝑢𝑏𝑜𝑙𝑎𝑟𝑖 è il peso dei tubolari.

Analogamente, la freccia deve essere calcolata considerando ai carichi per


unità di superficie 𝑄𝑆𝐿𝑆 :

𝑞𝑚𝑎𝑥,𝑓𝑟𝑒𝑐𝑐𝑖𝑎 = 1.25 ∙ 𝑄𝑆𝐿𝑆 ∙ 𝐵𝑒𝑓𝑓𝑒𝑐𝑡𝑖𝑣𝑒 + 𝐿𝑐𝑙𝑠1 ∙ ℎ𝑐𝑙𝑠1 ∙ 𝛾𝑐𝑙𝑠 + 𝐿𝑐𝑙𝑠2 ℎ𝑐𝑙𝑠3 ∙ 𝛾𝑐𝑙𝑠
+ 𝐴𝑎𝑐𝑐 ∙ 𝛾𝑎𝑐𝑐 + 𝑃𝑡𝑢𝑏𝑜𝑙𝑎𝑟𝑖
𝑞𝑚𝑎𝑥,𝑓𝑟𝑒𝑐𝑐𝑖𝑎 = 64.64 𝑘𝑁/𝑚

La norma richiede anche di valutare la freccia dovuta all’effetto


dell’applicazione del solo sovraccarico accidentale 𝑄𝑎𝑐𝑐 :
𝑞𝑣𝑎𝑟,𝑓𝑟𝑒𝑐𝑐𝑖𝑎 = 1.25 ∙ 𝑄𝑎𝑐𝑐 ∙ 𝐵𝑒𝑓𝑓𝑒𝑐𝑡𝑖𝑣𝑒
𝑞𝑣𝑎𝑟,𝑓𝑟𝑒𝑐𝑐𝑖𝑎 = 22.68 𝑘𝑁/𝑚

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Capitolo 4
74

3.1.1. Verifica di resistenza allo SLU

Si ipotizza che:

- La sezione sia caratterizzata da calcestruzzo fessurato in zona tesa,


- Vi sia completa iterazione tra cls-acciaio,
- L’asse neutro ricada all’interno della flangia superiore (distanza
compresa tra 40 e 59mm dal bordo superiore indicato in rosso in
figura)

Figura 34 – Ipotesi asse neutro

Indicando con x la distanza dell’asse neutro ipotizzato dal bordo superiore


è possibile valutarlo tramite un equilibrio alla traslazione:
𝐴𝑐𝑙𝑠 𝑓′𝑐𝑑 + 𝐴𝑎𝑐𝑐,𝑐𝑜𝑚𝑝𝑟 𝑓𝑎𝑑 − 𝐴𝑎𝑐𝑐,𝑡𝑒𝑠𝑜 𝑓𝑎𝑑 = 0
Dove:
𝐴𝑐𝑙𝑠 è l’area del calcestruzzo compresso (al di sopra dell’asse neutro),
𝑓′𝑐𝑑 è la resistenza di progetto del calcestruzzo compresso,
𝑓𝑎𝑑 è la tensione di progetto dell’acciaio,
𝐴𝑎𝑐𝑐,𝑐𝑜𝑚𝑝𝑟 rappresenta l’area compressa del profilo a doppio T,
𝐴𝑎𝑐𝑐,𝑡𝑒𝑠𝑜 rappresenta l’area tesa del profilo a doppio T.

Si ricava:
𝑥 = 56.87 𝑚𝑚

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Capitolo 4
75

𝐴𝑐𝑙𝑠 = 𝐿𝑐𝑙𝑠1 𝑥 − 𝑏𝑓𝑠𝑢𝑝 (𝑥 − ℎ𝑟𝑖𝑐𝑜𝑝𝑟 ) = 93310.79 𝑚𝑚2


𝐴𝑎𝑐𝑐,𝑐𝑜𝑚𝑝𝑟 = 𝑏𝑓𝑠𝑢𝑝 (𝑥 − ℎ𝑟𝑖𝑐𝑜𝑝𝑟 ) = 3374.77 𝑚𝑚2
𝐴𝑎𝑐𝑐,𝑡𝑒𝑠𝑜 = 𝐴𝑎𝑐𝑐 − 𝐴𝑎𝑐𝑐,𝑐𝑜𝑚𝑝𝑟 = 9007.23 𝑚𝑚2
Essendo rispettate le ipotesi prefissate è possibile calcolare il momento
resistente:

2
𝐿𝑐𝑙𝑠1 𝑥 2 𝑏𝑓𝑠𝑢𝑝 (𝑥 − ℎ𝑟𝑖𝑐𝑜𝑝𝑟 )
𝑀𝑅𝑑 =[ − ] 𝑓 ′ 𝑐𝑑
2 2
𝑏𝑓𝑠𝑢𝑝 (𝑥 − ℎ𝑟𝑖𝑐𝑜𝑝𝑟 )2 𝑏𝑓𝑠𝑢𝑝 (ℎ𝑟𝑖𝑐𝑜𝑝𝑟 + 𝑡𝑓 − 𝑥)2
+[ +
2 2
ℎ𝑤𝑒𝑏
+ 𝑡𝑤 ℎ𝑤𝑒𝑏 (ℎ𝑎𝑐𝑐 + ℎ𝑟𝑖𝑐𝑜𝑝𝑟 − 𝑥 − 𝑡𝑓 − )
2
𝑡𝑓
+ 𝑏𝑓𝑖𝑛𝑓 𝑡𝑓 (ℎ𝑎𝑐𝑐 + ℎ𝑟𝑖𝑐𝑜𝑝𝑟 − 𝑥 − )] 𝑓𝑎𝑑 = 702.00 𝑘𝑁𝑚
2
Essendo il momento sollecitante pari a:
𝐿2𝑡𝑟𝑎𝑣𝑒
𝑀𝐸𝑑 = 𝑞𝑚𝑎𝑥,𝑈𝐿𝑆 = 512.07 𝑘𝑁𝑚
8
La verifica in termini di momento flettente allo SLU è soddisfatta.
Per quanto riguarda il taglio resistente del solo profilo in acciaio vale:
[𝐴𝑎𝑐𝑐 − (𝑏𝑓𝑠𝑢𝑝 + 𝑏𝑓𝑖𝑛𝑓 )𝑡𝑓 + (2𝑟 + 𝑡𝑤 )𝑡𝑓 ]𝑓𝑦𝑘
𝑉𝑅𝑑 = = 843.82 𝑘𝑁
√3𝛾𝑀0
Ed essendo il taglio sollecitante pari a :
𝑞𝑚𝑎𝑥,𝑈𝐿𝑆 𝐿𝑡𝑟𝑎𝑣𝑒
𝑉𝐸𝑑 = = 301.20 𝑘𝑁
2
Anche in questo caso risulta soddisfatta la verifica (in termini di taglio allo
SLU).

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Capitolo 4
76

3.1.2. Verifica di deformabilità allo SLE

In condizioni di esercizio ed a tempo infinito si verifica che l’inflessione


della trave rispetti i limiti di normativa. In particolare, occorre verificare
che la freccia massima sia inferiore a 𝐿𝑡𝑟𝑎𝑣𝑒 /250; inoltre la norma richiede
che l’inflessione dovuta ai carichi variabili sia inferiore a 𝐿𝑡𝑟𝑎𝑣𝑒 /300.

Tabella 24 – Limiti deformabilità degli impalcati

A tempo infinito, si assume un coefficiente di omogeneizzazione calcolato


come:
𝐸𝑎𝑐𝑐𝑖𝑎𝑖𝑜
𝑛 = 2.5 = 2.5 ∙ 𝑛0 = 2.5 ∙ 6.16 = 15.41
𝐸𝑐𝑙𝑠
Anche in tal caso occorre definire l’inerzia della sezione composta,
nell’ipotesi che il calcestruzzo in zona tesa sia non reagente a trazione e
che l’asse neutro ( 𝑥 ) disti più di 130 mm dal bordo compresso di
calcestruzzo (indicato in figura in verde):

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77

Figura 35 – Ipotesi asse neutro elastico

La profondità dell’asse neutro viene calcolata imponendo che il momento


statico della sezione rispetto ad esso sia nullo:
𝑆𝑐𝑙𝑠
𝑆𝑛 = + 𝑆𝑎𝑐𝑐 = 0
𝑛

Si ricava:
𝑥 = 133.75 𝑚𝑚

𝐿𝑐𝑙𝑠1 𝑥 2 (𝐿𝑐𝑙𝑠1 − 𝐿𝑐𝑙𝑠2 )(𝑥 − ℎ𝑐𝑙𝑠1 − ℎ𝑐𝑙𝑠2 )2


𝑆𝑐𝑙𝑠 = −
2 2
2
𝑡𝑓 (𝑥 − ℎ𝑟𝑖𝑐𝑜𝑝𝑟 − 𝑡𝑓 )
− 𝑏𝑓𝑠𝑢𝑝 𝑡𝑓 (𝑥 − ℎ𝑟𝑖𝑐𝑜𝑝𝑟 − ) − 𝑡𝑤
2 2
= 14843591.56 𝑚𝑚3
2
𝑡𝑓 (𝑥 − ℎ𝑟𝑖𝑐𝑜𝑝𝑟 − 𝑡𝑓 )
𝑆𝑎𝑐𝑐 = 𝑏𝑓𝑠𝑢𝑝 𝑡𝑓 (𝑥 − ℎ𝑟𝑖𝑐𝑜𝑝𝑟 − ) + 𝑡𝑤
2 2
2
(ℎ𝑎𝑐𝑐 + ℎ𝑟𝑖𝑐𝑜𝑝𝑟 − 𝑥 − 𝑡𝑓 )
− 𝑡𝑤
2
𝑡𝑓
− 𝑏𝑓𝑖𝑛𝑓 𝑡𝑓 (ℎ𝑎𝑐𝑐 + ℎ𝑟𝑖𝑐𝑜𝑝𝑟 − 𝑥 − ) = −963480.46 𝑚𝑚3
2

Per cui, il momento d’inerzia rispetto l’asse neutro vale:

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78

𝐿𝑐𝑙𝑠1 𝑥 3 (𝐿𝑐𝑙𝑠1 − 𝐿𝑐𝑙𝑠2 )(𝑥 − ℎ𝑐𝑙𝑠1 − ℎ𝑐𝑙𝑠2 )3 𝑡𝑓3


𝐼𝑛,𝑐𝑙𝑠 = − − 𝑏𝑓𝑠𝑢𝑝
3 3 12
2 3
𝑡𝑓 (𝑥 − ℎ𝑟𝑖𝑐𝑜𝑝𝑟 − 𝑡𝑓 )
− 𝑏𝑓𝑠𝑢𝑝 𝑡𝑓 (𝑥 − ℎ𝑟𝑖𝑐𝑜𝑝𝑟 − ) − 𝑡𝑤
2 3
4
= 1327094262.64 𝑚𝑚

3
𝑡𝑓3 𝑡𝑓 2 (𝑥 − ℎ𝑟𝑖𝑐𝑜𝑝𝑟 − 𝑡𝑓 )
𝐼𝑛,𝑎𝑐𝑐 = 𝑏𝑓𝑠𝑢𝑝 + 𝑏𝑓𝑠𝑢𝑝 𝑡𝑓 (𝑥 − ℎ𝑟𝑖𝑐𝑜𝑝𝑟 − ) + 𝑡𝑤
12 2 3
3 3
(ℎ𝑎𝑐𝑐 + ℎ𝑟𝑖𝑐𝑜𝑝𝑟 − 𝑥 − 𝑡𝑓 ) 𝑡𝑓
+ 𝑡𝑤 + 𝑏𝑓𝑖𝑛𝑓
3 12
𝑡𝑓 2
+ 𝑏𝑓𝑖𝑛𝑓 𝑡𝑓 (ℎ𝑎𝑐𝑐 + ℎ𝑟𝑖𝑐𝑜𝑝𝑟 − 𝑥 − )
2
= 273520149.24 𝑚𝑚4

Ovvero:

𝐼𝑐𝑙𝑠
𝐼𝑛 = + 𝐼𝑎𝑐𝑐 = 359660311.54 𝑚𝑚4
𝑛

Nota l’inerzia, è possibile ricavare la freccia della trave in condizioni di


servizio e verificare che non ecceda il limite di norma.

5 𝐿4𝑡𝑟𝑎𝑣𝑒 𝐿𝑡𝑟𝑎𝑣𝑒
𝑑𝑆𝐿𝑆,𝑚𝑎𝑥 = 𝑞𝑚𝑎𝑥,𝑓𝑟𝑒𝑐𝑐𝑖𝑎 = 23.83 𝑚𝑚 < 27.20 𝑚𝑚 =
384 𝐸𝑎𝑐𝑐 𝐼𝑛 250
= 𝑑𝑙𝑖𝑚𝑖𝑡𝑒,𝑚𝑎𝑥

La normativa richiede anche di verificare il soddisfacimento della seguente


relazione:

5 𝐿4𝑡𝑟𝑎𝑣𝑒 𝐿𝑡𝑟𝑎𝑣𝑒
𝑑𝑆𝐿𝑆,𝑣𝑎𝑟 = 𝑞𝑣𝑎𝑟,𝑓𝑟𝑒𝑐𝑐𝑖𝑎 = 8.36 𝑚𝑚 < 22.67 𝑚𝑚 =
384 𝐸𝑎𝑐𝑐 𝐼𝑛 300
= 𝑑𝑙𝑖𝑚𝑖𝑡𝑒,2

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Capitolo 4
79

3.2. Trave CosFB HEB240-cutoff (1)

Figura 36 – Trave HEB240c (1) di riferimento

In particolare, siccome su tale trave vengono trasferiti i carichi di un solaio


e di uno sbalzo, in accordo a quanto definito dalle NTC2018, la larghezza
della sezione efficace di tale schema composto deve essere valutata come
𝐿𝑠𝑝𝑎𝑛 6800
8
+ 𝐿𝑠𝑏𝑎𝑙𝑧𝑜 = ( 8
+ 600) 𝑚𝑚 = 1450 𝑚𝑚.
Le caratteristiche geometriche della trave in esame sono riportate in figura:

Figura 37 – Geometria della trave HEB240c (1) di riferimento

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Capitolo 4
80

Anche in questo caso occorre verificare che tale elemento strutturale


soddisfi le verifiche in condizioni ultime ed in esercizio.
Dal momento che lo schema statico di riferimento è quello di una trave
appoggiata-appoggiata, le verifiche di resistenza in condizioni ultime
consistono nel controllare che la trave sia in grado di sostenere il massimo
momento flettente ed il massimo taglio.
Di seguito si riportano informazioni circa le proprietà geometriche, dei
materiali e dei carichi agenti.

Tabella 25 – Geometria, Materiali e Carichi della trave HEB240c (1)

Si precisa che i carichi riportati in tabella fanno riferimento ad azioni per


unità di superficie agenti in corrispondenza degli impalcati. Tuttavia, come

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Capitolo 4
81

prescritto da Arcelor Mittal, in corrispondenza delle travi CoSFB è


necessario incrementare l’altezza della soletta in calcestruzzo dei solai che
scaricano sulla trave in esame per una larghezza almeno pari alla larghezza
efficace della sezione resistente della trave. Pertanto, nella valutazione dei
carichi per unità di lunghezza agenti sulla trave, occorrerà tener conto:
del peso proprio della trave in acciaio;
del peso aggiuntivo del calcestruzzo all’interno del quale la trave risulta
essere inglobata.
Pertanto, il carico per unità di lunghezza agente sulla trave può essere
valutato come:
𝑞𝑚𝑎𝑥,𝑈𝐿𝑆 = 𝑄𝑈𝐿𝑆 ∙ 𝐵𝑒𝑓𝑓𝑒𝑐𝑡𝑖𝑣𝑒 + 1.3 ∙ 𝐿𝑐𝑙𝑠1 ∙ ℎ𝑐𝑙𝑠1 ∙ 𝛾𝑐𝑙𝑠 + 1.3 ∙ 𝐿𝑐𝑙𝑠2 ℎ𝑐𝑙𝑠3 ∙ 𝛾𝑐𝑙𝑠 + 1.3 ∙ 𝐴𝑎𝑐𝑐 ∙ 𝛾𝑎𝑐𝑐
+ 𝑃𝑓𝑎𝑐𝑐𝑖𝑎𝑡𝑎
𝑞𝑚𝑎𝑥,𝑈𝐿𝑆 = 53.67 𝑘𝑁/𝑚

Dove:
𝑄𝑈𝐿𝑆 è il carico per unità d superficie in condizioni ultime dell’impalcato
del piano tipo,
𝐵𝑒𝑓𝑓𝑒𝑐𝑡𝑖𝑣𝑒 è la larghezza della fascia di solai che trasferisce i carichi alla
trave in esame,
𝛾𝑐𝑙𝑠 è il peso per unità di volume del calcestruzzo,
𝛾𝑎𝑐𝑐 è il peso per unità di volume dell’acciaio,
𝐴𝑎𝑐𝑐 è l’area del profilo in acciaio,
𝑃𝑓𝑎𝑐𝑐𝑖𝑎𝑡𝑎 è il peso degli elementi della facciata.

In maniera analoga, la freccia deve essere valutata con riferimento ai


carichi per unità di superficie 𝑄𝑆𝐿𝑆 :

𝑞𝑚𝑎𝑥,𝑓𝑟𝑒𝑐𝑐𝑖𝑎 = 𝑄𝑆𝐿𝑆 ∙ 𝐵𝑒𝑓𝑓𝑒𝑐𝑡𝑖𝑣𝑒 + 𝐿𝑐𝑙𝑠1 ∙ ℎ𝑐𝑙𝑠1 ∙ 𝛾𝑐𝑙𝑠 + 𝐿𝑐𝑙𝑠2 ℎ𝑐𝑙𝑠3 ∙ 𝛾𝑐𝑙𝑠


+ 𝐴𝑎𝑐𝑐 ∙ 𝛾𝑎𝑐𝑐 + 𝑃𝑓𝑎𝑐𝑐𝑖𝑎𝑡𝑎
𝑞𝑚𝑎𝑥,𝑓𝑟𝑒𝑐𝑐𝑖𝑎 = 39.41 𝑘𝑁/𝑚

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Capitolo 4
82

La norma richiede anche di valutare la freccia dovuta all’effetto


dell’applicazione del solo sovraccarico accidentale 𝑄𝑎𝑐𝑐 :

𝑞𝑣𝑎𝑟,𝑓𝑟𝑒𝑐𝑐𝑖𝑎 = 𝑄𝑎𝑐𝑐 ∙ 𝐵𝑒𝑓𝑓𝑒𝑐𝑡𝑖𝑣𝑒


𝑞𝑣𝑎𝑟,𝑓𝑟𝑒𝑐𝑐𝑖𝑎 = 32.40 𝑘𝑁/𝑚

Definiti i carichi in condizioni ultime e di esercizio, è ora possibile valutare


le corrispondenti sollecitazioni e le resistenze della sezione.

3.2.1. Verifiche di resistenza allo SLU

Si ipotizza che:
la sezione sia caratterizzata da calcestruzzo fessurato in zona tesa;
vi sia completa interazione tra calcestruzzo ed acciaio;
l’asse neutro ricada all’interno della flangia superiore (distanza compresa
tra 40 e 57 mm dal bordo superiore della soletta in calcestruzzo come
mostrato in figura:

Figura 38 – Geometria della trave HEB240c (1) di riferimento

Si indica con il parametro 𝑥 la distanza tra l’asse neutro ed il bordo


superiore della soletta in calcestruzzo. In particolare, tale grandezza viene
definita uguagliando a zero l’equazione di equilibrio alla traslazione:

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


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Capitolo 4
83

𝐴𝑐𝑙𝑠 𝑓′𝑐𝑑 + 𝐴𝑎𝑐𝑐,𝑐𝑜𝑚𝑝𝑟 𝑓𝑎𝑑 − 𝐴𝑎𝑐𝑐,𝑡𝑒𝑠𝑜 𝑓𝑎𝑑 = 0

𝐴𝑐𝑙𝑠 è l’area del calcestruzzo compresso,


𝑓′𝑐𝑑 è la resistenza di progetto del calcestruzzo compresso,
𝑓𝑎𝑑 è la tensione di progetto dell’acciaio,
𝐴𝑎𝑐𝑐,𝑐𝑜𝑚𝑝𝑟 rappresenta l’area compressa del profilo a doppio T,
𝐴𝑎𝑐𝑐,𝑡𝑒𝑠𝑜 rappresenta l’area tesa del profilo a doppio T.
Si ricava:
𝑥 = 53.03 𝑚𝑚
𝐴𝑐𝑙𝑠 = 𝐿𝑐𝑙𝑠1 𝑥 − 𝑏𝑓𝑠𝑢𝑝 (𝑥 − ℎ𝑟𝑖𝑐𝑜𝑝𝑟 ) = 74575.16 𝑚𝑚2
𝐴𝑎𝑐𝑐,𝑐𝑜𝑚𝑝𝑟 = 𝑏𝑓𝑠𝑢𝑝 (𝑥 − ℎ𝑟𝑖𝑐𝑜𝑝𝑟 ) = 2349.24 𝑚𝑚2
𝐴𝑎𝑐𝑐,𝑡𝑒𝑠𝑜 = 𝐴𝑎𝑐𝑐 − 𝐴𝑎𝑐𝑐,𝑐𝑜𝑚𝑝𝑟 = 6850.76 𝑚𝑚2
Per cui essendo verificate le ipotesi è possibile calcolare il momento
resistente della trave composta:
2
𝐿𝑐𝑙𝑠1 𝑥 2 𝑏𝑓𝑠𝑢𝑝 (𝑥 − ℎ𝑟𝑖𝑐𝑜𝑝𝑟 )
𝑀𝑅𝑑 =[ − ] 𝑓 ′ 𝑐𝑑
2 2
𝑏𝑓𝑠𝑢𝑝 (𝑥 − ℎ𝑟𝑖𝑐𝑜𝑝𝑟 )2 𝑏𝑓𝑠𝑢𝑝 (ℎ𝑟𝑖𝑐𝑜𝑝𝑟 + 𝑡𝑓 − 𝑥)2
+[ +
2 2
ℎ𝑤𝑒𝑏
+ 𝑡𝑤 ℎ𝑤𝑒𝑏 (ℎ𝑎𝑐𝑐 + ℎ𝑟𝑖𝑐𝑜𝑝𝑟 − 𝑥 − 𝑡𝑓 − )
2
𝑡𝑓
+ 𝑏𝑓𝑖𝑛𝑓 𝑡𝑓 (ℎ𝑎𝑐𝑐 + ℎ𝑟𝑖𝑐𝑜𝑝𝑟 − 𝑥 − )] 𝑓𝑎𝑑 = 410.90 𝑘𝑁𝑚
2

Il momento sollecitante è pari a:


𝐿2𝑡𝑟𝑎𝑣𝑒
𝑀𝐸𝑑 = 𝑞𝑚𝑎𝑥,𝑈𝐿𝑆 = 245.36 𝑘𝑁𝑚
8

Per cui la verifica in termini di momento flettente allo SLU è soddisfatta.


Il taglio resistente del solo profilo in acciaio a doppio T vale:
[𝐴𝑎𝑐𝑐 − (𝑏𝑓𝑠𝑢𝑝 + 𝑏𝑓𝑖𝑛𝑓 )𝑡𝑓 + (2𝑟 + 𝑡𝑤 )𝑡𝑓 ]𝑓𝑦𝑘
𝑉𝑅𝑑 = = 645.21 𝑘𝑁
√3𝛾𝑀0

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Capitolo 4
84

Ed essendo il taglio sollecitante pari a:


𝑞𝑚𝑎𝑥,𝑈𝐿𝑆 𝐿𝑡𝑟𝑎𝑣𝑒
𝑉𝐸𝑑 = = 162.29 𝑘𝑁
2
Anche in questo caso la verifica risulta essere soddisfatta.

3.2.2. Verifiche di deformabilità allo SLE

In esercizio ed a tempo infinito si verifica che l’inflessione della trave


rispetti i limiti di normativa. In particolare, occorre verificare che la freccia
massima sia inferiore a 𝐿𝑡𝑟𝑎𝑣𝑒 /250 ; inoltre la norma richiede che
l’inflessione dovuta ai carichi variabili sia inferiore a 𝐿𝑡𝑟𝑎𝑣𝑒 /300.
A tempo infinito, si assume un coefficiente di omogeneizzazione calcolato
come:
𝐸𝑎𝑐𝑐𝑖𝑎𝑖𝑜
𝑛 = 2.5 = 2.5 ∙ 𝑛0 = 2.5 ∙ 6.16 = 15.41
𝐸𝑐𝑙𝑠
Anche in tal caso occorre definire l’inerzia della sezione composta,
nell’ipotesi che il calcestruzzo in zona tesa sia non reagente a trazione e
che l’asse neutro ( 𝑥 ) disti meno di 130 mm dal bordo compresso di
calcestruzzo.

Figura 39 – Ipotesi asse neutro elastico della trave HEB240c (1) di riferimento

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Capitolo 4
85

La profondità dell’asse neutro viene calcolata imponendo che il momento


statico della sezione rispetto ad esso sia zero:
𝑆𝑐𝑙𝑠
𝑆𝑛 = + 𝑆𝑎𝑐𝑐 = 0
𝑛
Anche in tal caso si è fatto ricorso ad un procedimento automatico di
azzeramento della precedente equazione facendo variare 𝑥. Alla fine di tale
procedura è stato possibile definire:

𝑥 = 110.90 𝑚𝑚
2
𝐿𝑐𝑙𝑠1 𝑥 2 𝑡𝑓 (𝑥 − ℎ𝑟𝑖𝑐𝑜𝑝𝑟 − 𝑡𝑓 )
𝑆𝑐𝑙𝑠 = − 𝑏𝑓𝑠𝑢𝑝 𝑡𝑓 (𝑥 − ℎ𝑟𝑖𝑐𝑜𝑝𝑟 − ) − 𝑡𝑤
2 2 2
= 8711314.29 𝑚𝑚3
2
𝑡𝑓 (𝑥 − ℎ𝑟𝑖𝑐𝑜𝑝𝑟 − 𝑡𝑓 )
𝑆𝑎𝑐𝑐 = 𝑏𝑓𝑠𝑢𝑝 𝑡𝑓 (𝑥 − ℎ𝑟𝑖𝑐𝑜𝑝𝑟 − ) + 𝑡𝑤
2 2
2
(ℎ𝑎𝑐𝑐 + ℎ𝑟𝑖𝑐𝑜𝑝𝑟 − 𝑥 − 𝑡𝑓 )
− 𝑡𝑤
2
𝑡𝑓
− 𝑏𝑓𝑖𝑛𝑓 𝑡𝑓 (ℎ𝑎𝑐𝑐 + ℎ𝑟𝑖𝑐𝑜𝑝𝑟 − 𝑥 − ) = −565441.39 𝑚𝑚3
2

Mentre il momento d’inerzia rispetto l’asse neutro precedentemente


calcolato vale:

𝐿𝑐𝑙𝑠1 𝑥 3 𝑡𝑓3 𝑡𝑓 2
𝐼𝑛,𝑐𝑙𝑠 = − 𝑏𝑓𝑠𝑢𝑝 − 𝑏𝑓𝑠𝑢𝑝 𝑡𝑓 (𝑥 − ℎ𝑟𝑖𝑐𝑜𝑝𝑟 − )
3 12 2
3
(𝑥 − ℎ𝑟𝑖𝑐𝑜𝑝𝑟 − 𝑡𝑓 )
− 𝑡𝑤 = 646742445.62 𝑚𝑚4
3

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


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Capitolo 4
86

3
𝑡𝑓3 𝑡𝑓 2 (𝑥 − ℎ𝑟𝑖𝑐𝑜𝑝𝑟 − 𝑡𝑓 )
𝐼𝑛,𝑎𝑐𝑐 = 𝑏𝑓𝑠𝑢𝑝 + 𝑏𝑓𝑠𝑢𝑝 𝑡𝑓 (𝑥 − ℎ𝑟𝑖𝑐𝑜𝑝𝑟 − ) + 𝑡𝑤
12 2 3
3 3
(ℎ𝑎𝑐𝑐 + ℎ𝑟𝑖𝑐𝑜𝑝𝑟 − 𝑥 − 𝑡𝑓 ) 𝑡𝑓
+ 𝑡𝑤 + 𝑏𝑓𝑖𝑛𝑓
3 12
𝑡𝑓 2
+ 𝑏𝑓𝑖𝑛𝑓 𝑡𝑓 (ℎ𝑎𝑐𝑐 + ℎ𝑟𝑖𝑐𝑜𝑝𝑟 − 𝑥 − )
2
4
= 129569746.53 𝑚𝑚

Ovvero:

𝐼𝑐𝑙𝑠
𝐼𝑛 = + 𝐼𝑎𝑐𝑐 = 171549054.86 𝑚𝑚4
𝑛

Nota l’inerzia, è possibile ricavare la freccia della trave in condizioni di


servizio e verificare che non ecceda il limite di norma.
5 𝐿4𝑡𝑟𝑎𝑣𝑒 𝐿𝑡𝑟𝑎𝑣𝑒
𝑑𝑆𝐿𝑆,𝑚𝑎𝑥 = 𝑞𝑚𝑎𝑥,𝑓𝑟𝑒𝑐𝑐𝑖𝑎 = 19.05 𝑚𝑚 < 24.19 𝑚𝑚 =
384 𝐸𝑎𝑐𝑐 𝐼𝑛 250
= 𝑑𝑙𝑖𝑚𝑖𝑡𝑒,𝑚𝑎𝑥

La normativa richiede anche di verificare il soddisfacimento della seguente


relazione:
5 𝐿4𝑡𝑟𝑎𝑣𝑒 𝐿𝑡𝑟𝑎𝑣𝑒
𝑑𝑆𝐿𝑆,𝑣𝑎𝑟 = 𝑞𝑣𝑎𝑟,𝑓𝑟𝑒𝑐𝑐𝑖𝑎 = 15.66 𝑚𝑚 < 20.16 𝑚𝑚 =
384 𝐸𝑎𝑐𝑐 𝐼𝑛 300
= 𝑑𝑙𝑖𝑚𝑖𝑡𝑒,2
Entrambe le verifiche allo SLE risultano soddisfatte.

3.3. Trave CosFB HEB240-cutoff (2)

Per la verifica del comportamento statico di tale tipologia di trave, si fa


riferimento alla trave più sollecitata nello schema adottato in fase
progettuale:

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87

Figura 40 – Trave HEB240c (2) di riferimento

In particolare, siccome su tale trave vengono trasferiti i carichi di un solo


solaio, in accordo a quanto definito dalle NTC2018, la larghezza della
sezione efficace di tale schema composto deve essere valutata come:
𝐿𝑠𝑝𝑎𝑛
+ 𝑖𝑛𝑔𝑜𝑚𝑏𝑟𝑜 𝑡𝑟𝑎𝑣𝑒 = 970 𝑚𝑚.
8
Le caratteristiche geometriche della trave in esame sono riportate di
seguito:

Figura 41 – Geometria della trave HEB240c (2) di riferimento

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


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Capitolo 4
88

Anche in questo caso occorre verificare che tale elemento strutturale


soddisfi le verifiche in condizioni ultime ed in esercizio.
Dal momento che lo schema statico di riferimento è quello di una trave
appoggiata-appoggiata, le verifiche di resistenza in condizioni ultime
consistono nel controllare che la trave sia in grado di sostenere il massimo
momento flettente ed il massimo taglio.
Di seguito si riportano informazioni circa le proprietà geometriche, dei
materiali edei carichi agenti.

Tabella 26 – Geometria, Materiali e Carichi trave HEB240c (2)

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Capitolo 4
89

Si precisa che i carichi riportati in tabella fanno riferimento ad azioni per


unità di superficie agenti in corrispondenza degli impalcati. Tuttavia, come
prescritto da Arcelor Mittal, in corrispondenza delle travi CoSFB è
necessario incrementare l’altezza della soletta in calcestruzzo dei solai che
scaricano sulla trave in esame per una larghezza almeno pari alla larghezza
efficace della sezione resistente della trave. Pertanto, nella valutazione dei
carichi per unità di lunghezza agenti sulla trave, occorrerà tener conto:
del peso proprio della trave in acciaio;
del peso aggiuntivo del calcestruzzo all’interno del quale la trave risulta
essere inglobata.
Pertanto, il carico per unità di lunghezza agente sulla trave può essere
valutato come:
𝑞𝑚𝑎𝑥,𝑈𝐿𝑆 = 𝑄𝑈𝐿𝑆 ∙ 𝐵𝑒𝑓𝑓𝑒𝑐𝑡𝑖𝑣𝑒 + 1.3 ∙ 𝐿𝑐𝑙𝑠1 ∙ ℎ𝑐𝑙𝑠1 ∙ 𝛾𝑐𝑙𝑠 + 1.3 ∙ 𝐿𝑐𝑙𝑠2 ℎ𝑐𝑙𝑠3 ∙ 𝛾𝑐𝑙𝑠
+ 1.3 ∙ 𝐴𝑎𝑐𝑐 ∙ 𝛾𝑎𝑐𝑐
𝑞𝑚𝑎𝑥,𝑈𝐿𝑆 = 30.40 𝑘𝑁/𝑚
Dove:
𝑄𝑈𝐿𝑆 è il carico per unità d superficie in condizioni ultime dell’impalcato
del piano tipo,
𝐵𝑒𝑓𝑓𝑒𝑐𝑡𝑖𝑣𝑒 è la larghezza della fascia di solai che trasferisce i carichi alla
trave in esame,
𝛾𝑐𝑙𝑠 è il peso per unità di volume del calcestruzzo,
𝛾𝑎𝑐𝑐 è il peso per unità di volume dell’acciaio,
𝐴𝑎𝑐𝑐 è l’area del profilo in acciaio.

In maniera analoga, la freccia deve essere valutata con riferimento ai


carichi per unità di superficie 𝑄𝑆𝐿𝑆 :
𝑞𝑚𝑎𝑥,𝑓𝑟𝑒𝑐𝑐𝑖𝑎 = 𝑄𝑆𝐿𝑆 ∙ 𝐵𝑒𝑓𝑓𝑒𝑐𝑡𝑖𝑣𝑒 + 𝐿𝑐𝑙𝑠1 ∙ ℎ𝑐𝑙𝑠1 ∙ 𝛾𝑐𝑙𝑠 + 𝐿𝑐𝑙𝑠2 ℎ𝑐𝑙𝑠3 ∙ 𝛾𝑐𝑙𝑠 + 𝐴𝑎𝑐𝑐
∙ 𝛾𝑎𝑐𝑐
𝑞𝑚𝑎𝑥,𝑓𝑟𝑒𝑐𝑐𝑖𝑎 = 29.74 𝑘𝑁/𝑚
La norma richiede anche di valutare la freccia dovuta all’effetto
dell’applicazione del solo sovraccarico accidentale 𝑄𝑎𝑐𝑐 :
𝑞𝑣𝑎𝑟,𝑓𝑟𝑒𝑐𝑐𝑖𝑎 = 𝑄𝑎𝑐𝑐 ∙ 𝐵𝑒𝑓𝑓𝑒𝑐𝑡𝑖𝑣𝑒

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90

𝑞𝑣𝑎𝑟,𝑓𝑟𝑒𝑐𝑐𝑖𝑎 = 27.54 𝑘𝑁/𝑚


Definiti i carichi in condizioni ultime e di esercizio, è ora possibile valutare
le corrispondenti sollecitazioni e le resistenze della sezione.

3.3.1. Verifiche di resistenza allo SLU

Si ipotizza che:

- la sezione sia caratterizzata da calcestruzzo fessurato in zona tesa;


- vi sia completa interazione tra calcestruzzo ed acciaio;
- l’asse neutro ricada all’interno della flangia superiore (distanza
compresa tra 40 e 57 mm dal bordo superiore della soletta in
calcestruzzo come mostrato in figura).

Figura 42 – Ipotesi asse neutro trave HEB240c (2)

Si indica con il parametro 𝑥 la distanza tra l’asse neutro ed il bordo


superiore della soletta in calcestruzzo. In particolare, tale grandezza viene
definita uguagliando a zero l’equazione di equilibrio alla traslazione:

𝐴𝑐𝑙𝑠 𝑓′𝑐𝑑 + 𝐴𝑎𝑐𝑐,𝑐𝑜𝑚𝑝𝑟 𝑓𝑎𝑑 − 𝐴𝑎𝑐𝑐,𝑡𝑒𝑠𝑜 𝑓𝑎𝑑 = 0

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91

Dove:
𝐴𝑐𝑙𝑠 è l’area del calcestruzzo compresso,
𝑓′𝑐𝑑 è la resistenza di progetto del calcestruzzo compresso,
𝑓𝑎𝑑 è la tensione di progetto dell’acciaio,
𝐴𝑎𝑐𝑐,𝑐𝑜𝑚𝑝𝑟 rappresenta l’area compressa del profilo a doppio T,
𝐴𝑎𝑐𝑐,𝑡𝑒𝑠𝑜 rappresenta l’area tesa del profilo a doppio T.

Da cui si ricava:

𝑥 = 56.82 𝑚𝑚
𝐴𝑐𝑙𝑠 = 𝐿𝑐𝑙𝑠1 𝑥 − 𝑏𝑓𝑠𝑢𝑝 (𝑥 − ℎ𝑟𝑖𝑐𝑜𝑝𝑟 ) = 52089.08 𝑚𝑚2
𝐴𝑎𝑐𝑐,𝑐𝑜𝑚𝑝𝑟 = 𝑏𝑓𝑠𝑢𝑝 (𝑥 − ℎ𝑟𝑖𝑐𝑜𝑝𝑟 ) = 3027.89 𝑚𝑚2
𝐴𝑎𝑐𝑐,𝑡𝑒𝑠𝑜 = 𝐴𝑎𝑐𝑐 − 𝐴𝑎𝑐𝑐,𝑐𝑜𝑚𝑝𝑟 = 6172.11 𝑚𝑚2

Con riferimento ai risultati ottenuti, le ipotesi sono rispettate e pertanto è


possibile calcolare il momento resistente della trave composta in esame:
2
𝐿𝑐𝑙𝑠1 𝑥 2 𝑏𝑓𝑠𝑢𝑝 (𝑥 − ℎ𝑟𝑖𝑐𝑜𝑝𝑟 )
𝑀𝑅𝑑 =[ − ] 𝑓 ′ 𝑐𝑑
2 2
𝑏𝑓𝑠𝑢𝑝 (𝑥 − ℎ𝑟𝑖𝑐𝑜𝑝𝑟 )2 𝑏𝑓𝑠𝑢𝑝 (ℎ𝑟𝑖𝑐𝑜𝑝𝑟 + 𝑡𝑓 − 𝑥)2
+[ +
2 2
ℎ𝑤𝑒𝑏
+ 𝑡𝑤 ℎ𝑤𝑒𝑏 (ℎ𝑎𝑐𝑐 + ℎ𝑟𝑖𝑐𝑜𝑝𝑟 − 𝑥 − 𝑡𝑓 − )
2
𝑡𝑓
+ 𝑏𝑓𝑖𝑛𝑓 𝑡𝑓 (ℎ𝑎𝑐𝑐 + ℎ𝑟𝑖𝑐𝑜𝑝𝑟 − 𝑥 − )] 𝑓𝑎𝑑 = 396.55 𝑘𝑁𝑚
2

Il momento sollecitante vale:


𝐿2𝑡𝑟𝑎𝑣𝑒
𝑀𝐸𝑑 = 𝑞𝑚𝑎𝑥,𝑈𝐿𝑆 = 186.21 𝑘𝑁𝑚
8
Il taglio resistente del solo profilo a doppio T in acciaio è pari a:
[𝐴𝑎𝑐𝑐 − (𝑏𝑓𝑠𝑢𝑝 + 𝑏𝑓𝑖𝑛𝑓 )𝑡𝑓 + (2𝑟 + 𝑡𝑤 )𝑡𝑓 ]𝑓𝑦𝑘
𝑉𝑅𝑑 = = 645.21 𝑘𝑁
√3𝛾𝑀0

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Ed essendo il taglio sollecitante:


𝑞𝑚𝑎𝑥,𝑈𝐿𝑆 𝐿𝑡𝑟𝑎𝑣𝑒
𝑉𝐸𝑑 = = 123.17 𝑘𝑁
2
Anche la verifica in termini di taglio è soddisfatta.

3.3.2. Verifiche di deformabilità allo SLE

In esercizio ed a tempo infinito si verifica che l’inflessione della trave


rispetti i limiti di normativa. In particolare, occorre verificare che la freccia
massima sia inferiore a 𝐿𝑡𝑟𝑎𝑣𝑒 /250 ; inoltre la norma richiede che
l’inflessione dovuta ai carichi variabili sia inferiore a 𝐿𝑡𝑟𝑎𝑣𝑒 /300.
A tempo infinito, si assume un coefficiente di omogeneizzazione calcolato
come:
𝐸𝑎𝑐𝑐𝑖𝑎𝑖𝑜
𝑛 = 2.5 = 2.5 ∙ 𝑛0 = 2.5 ∙ 6.16 = 15.41
𝐸𝑐𝑙𝑠
Anche in tal caso occorre definire l’inerzia della sezione composta,
nell’ipotesi che il calcestruzzo in zona tesa sia non reagente a trazione e
che l’asse neutro ( 𝑥 ) disti meno di 130 mm dal bordo compresso di
calcestruzzo.

Figura 43 – Ipotesi asse neutro elastico trave HEB240c (2)

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La profondità dell’asse neutro viene calcolata imponendo che il momento


statico della sezione rispetto ad esso sia zero:
𝑆𝑐𝑙𝑠
𝑆𝑛 = + 𝑆𝑎𝑐𝑐 = 0
𝑛

Anche in tal caso si è fatto ricorso ad un procedimento automatico di


azzeramento della precedente equazione facendo variare 𝑥. Alla fine di tale
procedura è stato possibile definire:

𝑥 = 122.64 𝑚𝑚
2 2
𝐿𝑐𝑙𝑠1 𝑥 𝑡𝑓 (𝑥 − ℎ𝑟𝑖𝑐𝑜𝑝𝑟 − 𝑡𝑓 )
𝑆𝑐𝑙𝑠 = − 𝑏𝑓𝑠𝑢𝑝 𝑡𝑓 (𝑥 − ℎ𝑟𝑖𝑐𝑜𝑝𝑟 − ) − 𝑡𝑤
2 2 2
3
= 7046797.19 𝑚𝑚
2
𝑡𝑓 (𝑥 − ℎ𝑟𝑖𝑐𝑜𝑝𝑟 − 𝑡𝑓 )
𝑆𝑎𝑐𝑐 = 𝑏𝑓𝑠𝑢𝑝 𝑡𝑓 (𝑥 − ℎ𝑟𝑖𝑐𝑜𝑝𝑟 − ) + 𝑡𝑤
2 2
2
(ℎ𝑎𝑐𝑐 + ℎ𝑟𝑖𝑐𝑜𝑝𝑟 − 𝑥 − 𝑡𝑓 )
− 𝑡𝑤
2
𝑡𝑓
− 𝑏𝑓𝑖𝑛𝑓 𝑡𝑓 (ℎ𝑎𝑐𝑐 + ℎ𝑟𝑖𝑐𝑜𝑝𝑟 − 𝑥 − ) = −457399.50 𝑚𝑚3
2
A questo punto è possibile calcolare il momento di inerzia rispetto all’asse
neutro:

𝐿𝑐𝑙𝑠1 𝑥 3 𝑡𝑓3 𝑡𝑓 2
𝐼𝑛,𝑐𝑙𝑠 = − 𝑏𝑓𝑠𝑢𝑝 − 𝑏𝑓𝑠𝑢𝑝 𝑡𝑓 (𝑥 − ℎ𝑟𝑖𝑐𝑜𝑝𝑟 − )
3 12 2
3
(𝑥 − ℎ𝑟𝑖𝑐𝑜𝑝𝑟 − 𝑡𝑓 )
− 𝑡𝑤 = 578641391.22 𝑚𝑚4
3
3
𝑡𝑓3 𝑡𝑓 2 (𝑥 − ℎ𝑟𝑖𝑐𝑜𝑝𝑟 − 𝑡𝑓 )
𝐼𝑛,𝑎𝑐𝑐 = 𝑏𝑓𝑠𝑢𝑝 + 𝑏𝑓𝑠𝑢𝑝 𝑡𝑓 (𝑥 − ℎ𝑟𝑖𝑐𝑜𝑝𝑟 − ) + 𝑡𝑤
12 2 3
3 3
(ℎ𝑎𝑐𝑐 + ℎ𝑟𝑖𝑐𝑜𝑝𝑟 − 𝑥 − 𝑡𝑓 ) 𝑡𝑓
+ 𝑡𝑤 + 𝑏𝑓𝑖𝑛𝑓
3 12
𝑡𝑓 2
+ 𝑏𝑓𝑖𝑛𝑓 𝑡𝑓 (ℎ𝑎𝑐𝑐 + ℎ𝑟𝑖𝑐𝑜𝑝𝑟 − 𝑥 − )
2
= 117557826.50 𝑚𝑚4

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Ovvero:

𝐼𝑐𝑙𝑠
𝐼𝑛 = + 𝐼𝑎𝑐𝑐 = 155116773.71 𝑚𝑚4
𝑛

Nota l’inerzia, è possibile ricavare la freccia della trave in condizioni di


servizio e verificare che non ecceda il limite di norma.
5 𝐿4𝑡𝑟𝑎𝑣𝑒 𝐿𝑡𝑟𝑎𝑣𝑒
𝑑𝑆𝐿𝑆,𝑚𝑎𝑥 = 𝑞𝑚𝑎𝑥,𝑓𝑟𝑒𝑐𝑐𝑖𝑎 = 15.90 𝑚𝑚 < 24.19 𝑚𝑚 =
384 𝐸𝑎𝑐𝑐 𝐼𝑛 250
= 𝑑𝑙𝑖𝑚𝑖𝑡𝑒,𝑚𝑎𝑥
La normativa richiede anche di verificare il soddisfacimento della seguente
relazione:
5 𝐿4𝑡𝑟𝑎𝑣𝑒 𝐿𝑡𝑟𝑎𝑣𝑒
𝑑𝑆𝐿𝑆,𝑣𝑎𝑟 = 𝑞𝑣𝑎𝑟,𝑓𝑟𝑒𝑐𝑐𝑖𝑎 = 14.72 𝑚𝑚 < 20.16 𝑚𝑚 =
384 𝐸𝑎𝑐𝑐 𝐼𝑛 300
= 𝑑𝑙𝑖𝑚𝑖𝑡𝑒,2
Anche in questo caso risultano soddisfatte tutte le verifiche.

3.4. Verifiche tramite software CoSFB

Per le verifiche è stato adottato il software CosFB proposto dall’azienda


produttrice stessa Arcelor Mittal:
Il software esegue verifiche di resistenza agli Stati Limite Ultimi (Verifica
plastica) delle sezioni composte di classe 1 o 2, in accordo ai requisiti dell’
Eurocodice 3 e 4 (EN 1993-1-1 e EN1994-1-1) e verifiche agli Stati Limite
d’Esercizio.

Si riportano di seguito le verifiche ottenute dal software in sintesi:


Nel caso in cui si volessero approfondire i calcoli, in Appendice sono
presenti i reports completi estrapolati dal software CoSFB.

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Trave HEB300 – Verifiche allo SLU

Figura 44 – Verifiche allo SLU con CoSFB trave HEB300

Dal momento che il software definisce in maniera automatica i pesi propri


strutturali dei solai che scaricano sulla trave e non tiene conto
dell’incremento del 25% della delle azioni risultanti dal fatto che la trave in
esame è l’appoggio intermedio di uno schema di trave continua su tre
appoggi, è possibile osservare delle minime differenze (massimo del 10%)
tra azioni sollecitanti valutate analiticamente e calcolate con il software.
Stesso scarto si osserva con riferimento alle caratteristiche della
sollecitazione resistenti. Tali minime differenze permettono di validare le
formulazioni analitiche applicate in tale capitolo.

Trave HEB300 – Verifiche allo SLE


Anche in tal caso occorre confrontare la massima inflessione computata
analiticamente con il medesimo valore fornito dal software. È possibile
osservare che lo scarto è nell’ordine del 2%, quantità accettabile per
dimostrare la validità della procedura proposta.

Figura 45 – Verifiche allo SLE con CoSFB trave HEB300

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Trave HEB240 (1) – Verifiche allo SLU

Figura 46 – Verifiche allo SLU con CoSFB trave HEB240 (1)

Dal momento che il software definisce in maniera automatica i pesi propri


strutturali dei solai che scaricano sulla trave, è possibile osservare delle
minime differenze (massimo del 15%) tra azioni sollecitanti valutate
analiticamente e calcolate con il software. Invece, con riferimento alle
caratteristiche della sollecitazione resistenti si osserva uno scarto inferiore,
nell’ordine del 5%. Tali minime differenze permettono di validare le
formulazioni analitiche applicate in tale capitolo.

Trave HEB240 (1) – Verifiche allo SLE


Anche in tal caso occorre confrontare la massima inflessione computata
analiticamente con il medesimo valore fornito dal software CoSFB. È
possibile osservare che lo scarto è nell’ordine del 5%, quantità accettabile
per dimostrare la validità della procedura proposta.

Figura 47 – Verifiche allo SLE con CoSFB trave HEB240 (1)

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


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97

Trave HEB240 (2) – Verifiche allo SLU

Figura 48 – Verifiche allo SLU con CoSFB trave HEB240 (2)

Dal momento che il software definisce in maniera automatica i pesi propri


strutturali dei solai che scaricano sulla trave, è possibile osservare delle
minime differenze (massimo del 2%) tra azioni sollecitanti valutate
analiticamente e calcolate con il software. Invece, con riferimento alle
caratteristiche della sollecitazione resistenti si osserva uno scarto inferiore,
nell’ordine del 7%. Tali minime differenze permettono di validare le
formulazioni analitiche applicate in tale capitolo.

Trave HEB240 (2) – Verifiche allo SLE


Anche in tal caso occorre confrontare la massima inflessione computata
analiticamente con il medesimo valore fornito dal software CoSFB. È
possibile osservare che lo scarto è nell’ordine del 15%, quantità accettabile
per dimostrare la validità della procedura proposta.

Figura 49 – Verifiche allo SLE con CoSFB trave HEB240 (1)

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99

4. PROGETTO DEI TELAI SISMO-RESISTENTI


Per telai sismo-resistenti (Moment Resisting Frames) si fa riferimento ai
telai in grado di assorbire le azioni sismiche.

Secondo la filosofia progettuale sismica convenzionale, suggerita dalla


maggior parte dei codici e delle linee guida attuali (es. Eurocodice 8, 2005),
le strutture sono concepite per concentrare il danno sismico in specifiche
zone dissipative in grado di fornire elevata duttilità e capacità di
dissipazione di energia in caso di eventi sismici “rari” (ad alta intensità).
All'interno dei Moment Resisting Frames (MRFs) in acciaio, questa
strategia consiste nell'adottare colonne sovra-rinforzate e connessioni a
piena resistenza, concentrando il danno alle estremità delle travi. Tuttavia,
un tale approccio implica ingenti danni difficili da riparare, spesso
distribuiti su molti elementi strutturali non sostituibili, che portano quindi
a grandi perdite dirette (vittime, costi di riparazione) e indirette (tempi di
fermo) che non sono accettabili sia dal punto di vista economico che
sociale.
Per ovviare a questi inconvenienti, negli ultimi decenni, molti lavori di
ricerca, si sono concentrati sullo sviluppo di sistemi strutturali ‘sismo-
resilienti’, in cui gli elementi danneggiati dal sisma possono essere
facilmente sostituiti o riparati. In quest’ottica, nei MRFs in esame, le
tradizionali connessioni trave-colonna a completo ripristino di resistenza
vengono sostituite da collegamenti dotati di dissipatori ad attrito
(FREEDAM).

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100

4.1. PROGETTO DEI MRFs SECONDO LA TPMC

La Teoria del Controllo del Meccanismo Plastico (TPMC) venne


originariamente sviluppata per la progettazione sismica di telai sismo-
resistenti dotati delle tradizionali connessioni. L’efficacia della
progettazione sismica basata sulla TPMC è dovuta al robusto background
teorico, essendo esso basato sul teorema cinematico del collasso plastico e
sul concetto di curva di equilibrio del meccanismo.
La curva di equilibrio di un qualsiasi possibile meccanismo di collasso è
ottenuta tramite un’analisi rigido-plastica del secondo ordine in cui il
lavoro esterno è calcolato includendo il lavoro degli effetti del secondo
ordine indotto dai carichi gravitazionali applicati alla struttura.
Il teorema cinematico del collasso plastico esteso al concetto di curva di
equilibrio del meccanismo assicura che, in un range di spostamenti
compatibili con la capacità rotazionale degli elementi strutturali, il
meccanismo di collasso sviluppato sia quello la cui curva di equilibrio è
disposta sotto quelle di tutti gli altri possibili meccanismi. Pertanto,
imponendo come requisito di progetto che la curva di equilibrio del
meccanismo corrispondente al desiderato meccanismo globale sia al di
sotto delle curve di equilibrio di tutti i meccanismi indesiderati, è possibile
progettare le sezioni delle colonne ad ogni livello. Gli effetti del secondo
ordine sono esplicitamente e rigorosamente considerati tramite la curva di
equilibrio del meccanismo di collasso.
Nel caso di telai sismo-resistenti provvisti di connessioni FREEDAM, la
TPMC può essere facilmente applicata a condizione che il lavoro interno
delle zone dissipative sia valutato in maniera opportuna. A tale scopo, il
momento plastico della trave è sostituito dal momento resistente di
scorrimento della connessione. Il comportamento delle connessioni trave-
colonna dotate di dissipatori ad attrito dovrebbe essere valutato nel
processo progettuale tramite un legame rigido perfettamente plastico delle
zone dissipative. Inoltre, in accordo al secondo principio del capacity
design, occorre considerare anche la sovraresistenza associata alla
variabilità del coefficiente di attrito.

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101

4.1.1. Calcolo delle forze sismiche di progetto ad ogni livello

La TPMC si basa su un approccio statico, per cui il tagliante sismico alla


base può essere valutato tramite:
𝑆𝑒 (𝑇1 ) ⋅ 𝑚 ⋅ 𝜆 ⋅ 𝛿
𝐹𝑏 =
𝑞
Dove:
𝑆𝑒 (𝑇1 ) è l’ordinata dello spettro elastico valutata al periodo T= T1
m è la massa totale dell’edificio incrementata di 1,10
𝜆 è un fattore correttivo pari a 0,85 se l’edificio ha più di 2 piani, altrimenti
è pari a 1
𝑥
𝛿 = 1 + 0,6 = 1.3, per tener conto dell’eccentricità accidentale tra
𝐿𝑒

baricentro delle masse e rigidezze.

Lo spettro di risposta elastico nel caso in esame, considerando che


l’edificio è sito in Fisciano (SA), una vita nominale di 50 anni, categoria di
suolo B e categoria topografica T1 è:

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102

Considerando lo stato limite SLV, il fattore di comportamento assume


valori tra:

𝛼𝑢 𝑆𝑒,𝑆𝐿𝑉
1,5 < 𝑞𝑆𝐿𝑉 ≤ 𝑚𝑖𝑛 (5 ; 𝑞 )
𝛼1 𝑆𝑒,𝑆𝐿𝐷 𝑆𝐿𝐷
Dove 𝑆𝑒 rappresenta la pseudo-accelerazione elastica spettrale per lo stato
limite considerato.
I parametri 𝛼𝑢 e 𝛼1 sono definiti come segue:

▪ 𝛼1 è il valore per il quale si moltiplica l’azione sismica orizzontale


di progetto, allo scopo di raggiungere prima la resistenza plastica in
alcune membrature nella struttura, mentre tutte le altre azioni di
progetto rimangono costanti;
▪ 𝛼𝑢 è il valore per il quale si moltiplica l’azione sismica orizzontale
di progetto, allo scopo di formare le cerniere plastiche in un
numero sufficiente di sezioni per lo sviluppo di un meccanismo
strutturale di instabilità globale, mentre tutte le altre azioni di
progetto rimangono costanti.

Progettando in classe di duttilità alta, in riferimento all’Eurocodice 8, il


rapporto 𝛼𝑢 /𝛼1 per strutture regolari assume dei valori approssimati,
come mostrato in figura:

Figura 50 – Valori di au/a1 in funzione della struttura

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103

Quindi:

𝛼𝑢 𝛼𝑢
= 1,30 𝑞=5 = 5 ∙ 1,30 = 6,50
𝛼1 𝛼1

𝑆𝑒,𝑆𝐿𝑉
Mentre il prodotto 𝑞𝑆𝐿𝐷 , nel caso in esame è pari a 3.92, va inoltre
𝑆𝑒,𝑆𝐿𝐷
moltiplicato per il rapporto tra coefficiente d’attrito statico (pari a 0,69) e
coefficiente d’attrito dinamico (pari a 0,53):

𝜇𝑆 0.69
= = 1.3 𝑞 = 3.92 ∙ 1,30 = 5,10
𝜇𝐷 0.53

Quindi risulta:
1,5 < 𝑞𝑆𝐿𝑉 ≤ 𝑚𝑖𝑛 (6.50 ; 5.10)
Si assume il coefficiente di comportamento q pari a 5.10, con uno
smorzamento del 5%, esso trasforma lo spettro di risposta elastico in uno
spettro di progetto:

Figura 51 – Spettro di progetto scalato di q=5,1

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104

Direzione X Direzione Y
T= 1,0800 s T= 1,1200 s
Fh = 222,395316 kN Fh = 214,726512 kN
Sed (T1) = 2,27592 Sed (T1) = 2,19744
W= 451000 kg W= 451000 kg
λ= 0,85 λ= 0,85
q= 5,1 q= 5,1
δ= 1,3 δ= 1,3

Tabella 27 – Periodo di ritorno, Forza orizzontale e Massa sismica del telaio in direzione x e y

Le masse sismiche che competono a metà struttura sono riportate in


Tabella e sono ì calcolate in accordo a:
𝐺𝑘 + 𝜓𝐸.𝑖𝑄𝑘

dove 𝜓𝐸.𝑖=0.30

Livello zi [m] Wi [kg]


1 3,35 167750,00
2 7,55 167750,00
3 11,75 115500,00

Tabella 28 – Masse sismiche in funzione dell’altezza

Il tagliante alla base è distribuito tra tutti i piani in accordo a:

Livello hi [m] FkX [kN] Livello hi [m] Fky [kN]


1 3,35 39,23 1 3,35 37,88
2 4,20 88,42 2 4,20 85,37
3 4,20 94,74 3 4,20 91,48

Tabella 29 – Forze sismiche di progetto al k-esimo livello in direzione x e y

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105

4.1.2. Procedura di progetto

Il primo step riguarda la scelta del massimo spostamento di progetto per il


quale sia assicurato lo sviluppo del meccanismo di collasso globale. È
fondamentale scegliere uno spostamento ultimo di progetto, 𝛿𝑢, riferito
alla duttilità locale della struttura, con riferimento alla corsa massima del
dissipatore FREEDAM. Si assume che la rotazione “pseudo- plastica”
dovuta allo scorrimento sia uguale a 0.04.
In particolare, lo spostamento ultimo di progetto 𝛿𝑢 è valutato come:

𝛿𝑢 = 𝜃𝑢 ℎ𝑛𝑠 = 0.04 × 11.75 = 0.47 𝑚

Vengono valutate le pendenze delle curve di equilibrio , 𝛾𝑖 (𝑡) :


Meccanismo tipo 1:
im ns
(1) 1 ∑k=1 Vk hk + him ∑k=im +1 Fk
γim =
him ∑im Fk hk + him ∑ns Fk
k=1 k=im +1

Meccanismo tipo 2:
𝟏 ∑𝐧𝐤=𝐢
𝐬
𝐕 (𝐡𝐤 − 𝐡𝐢𝐦−𝟏 )
(𝟐) 𝐦 𝐤
𝛄𝐢𝐦 =
𝐡𝐧𝐬 − 𝐡𝐢𝐦−𝟏 ∑𝐧𝐤=𝐢
𝐬
𝐅𝐤 (𝐡𝐤 − 𝐡𝐢𝐦−𝟏 )
𝐦

Meccanismo tipo 3:
𝐧𝐬
𝟏 ∑𝐤=𝐢 𝐕
(𝟑) 𝐦 𝐤
𝛄𝐢𝐦 =
𝐡𝐢𝐦 − 𝐡𝐢𝐦−𝟏 ∑𝐧𝐤=𝐢
𝐬
𝐅𝐤
𝐦

La pendenza della curva di equilibrio del meccanismo attinge il suo valore


minimo quando il meccanismo di collasso che si sviluppa è quello globale.
In accordo con il teorema cinematico del collasso plastico esteso al
concetto di curva di equilibrio del meccanismo, la condizione di progetto
che deve essere soddisfatta per evitare i meccanismi di collasso indesiderati
richiede che la curva di equilibrio corrispondente al meccanismo globale

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Capitolo 4
106

sia collocata al di sotto di quelle corrispondenti ai meccanismi indesiderati,


fino ad uno spostamento massimo di sommità 𝛿𝑢 compatibile con le
risorse di duttilità locale della struttura.

In riferimento ai telai in direzione Y

(1) -1 (2) -1 (3) -1


Livello zi [m] Vi [kN] Fi [kN] Vi hi Fi hi γim [m ] γim [m ] γim [m ]
1 3,35 1027,80 37,88 3443,13 126,90 3,80 0,89 3,80
2 7,55 984,40 85,37 7432,22 644,54 1,48 1,08 2,30
3 11,75 723,60 91,48 8502,30 1074,86 0,89 1,88 1,88

Tabella 30 – Pendenze delle curve di equilibrio del telaio in direzione y

Il valore della pendenza della curva di equilibrio del meccanismo globale,


𝛾(𝑔), è il minimo tra tutti i valori delle 𝛾𝑖 (𝑡) = 0.89 m-1
Valutabile anche come:
𝐧𝐬
(𝐠)
𝟏 ∑𝐤=𝟏 𝐕𝐤 𝐡𝐤
𝛄 = 𝐧𝐬
𝐡𝐧𝐬 ∑𝐤=𝟏 𝐅𝐤 𝐡𝐤

Si ricava la somma dei momenti plastici delle colonne richiesti al primo


piano (e ridotti a causa della contemporanea azione dello sforzo assiale)
per scongiurare i meccanismi di collasso indesiderati, con la seguente
formula:

𝐧 𝐧
𝐬 ∑ 𝐛 𝐌 (𝟑) 𝐧
𝟐 ∑𝐤=𝟏 (𝐠) ∑ 𝐬
𝐣=𝟏 𝐛,𝐣𝐤 +(𝛄𝟏 −𝛄 )𝛅𝐮 𝐤=𝟏 𝐅𝐤 𝐡𝐤
∑𝐧𝐢=𝟏
𝐜
𝐌𝐜,𝐢𝟏 ≥ ∑
𝐧𝐬
𝐅𝐤 𝐡𝐤
= 889.33 kNm
𝟐 𝐤=𝟏
𝐧 −𝟏
𝐡 ∑ 𝐬 𝐅
𝟏 𝐤=𝟏 𝐤

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107

I carichi assiali agenti sulle colonne, derivano dalla distribuzione dei carichi
verticali e dalle azioni taglianti dovute alle azioni flessionali che le
connessioni FREEDAM sono in grado di trasmettere.

Nelle Tabelle seguenti vengono mostrati i contributi dei carichi distribuiti


(𝑁𝑞), delle forze concentrate (𝑁𝐹) e delle azioni taglianti indotte dalle zone
dissipative,
Nei calcoli sono stati considerati i momenti di scorrimento delle
connessioni FREEDAM pari a 242 per i primi due livelli e pari a 139 per il
terzo livello
Livello 1
Colonna Nq Nf Nd N tot
1 0,78 393,05 79,95 315,46
2 0,78 617,94 0,00 620,30
3 0,78 392,80 79,95 475,11

Livello 2
Colonna Nq Nf Nd N tot
1 0,78 243,00 79,95 165,41
2 0,78 384,66 0,00 387,02
3 0,78 242,80 79,95 325,11

Livello 3
Colonna Nq Nf Nd N tot
1 0,67 91,29 45,92 47,73
2 0,67 150,82 0,00 153,18
3 0,67 91,20 45,92 139,48

Tabella 31 – Contributi dei carichi distribuiti, forze concentrate e azioni taglianti dei 3 livelli

La somma dei momenti plastici richiesti al primo livello è distribuita tra le


colonne ottenendo Mreqc,i (kNm)

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Si sceglie quindi una sezione HEB400 avente un Mpl maggiore di quello


richiesto per tutte le colonne:
Mreq,ci Sezione Mpl,obt
296,44 HE400B 1147
296,44 HE400B 1147
296,44 HE400B 1147

Tabella 32 – Momenti plastici richiesti dalle colonne del primo livello

Per controllare l’accuratezza dell’approccio sviluppato coerentemente con


la TPMC, si è fatto ricorso ad un’analisi statica non lineare tramite il
software SAP 2000 considerando un modello a plasticità concentrata.
L’analisi è stata eseguita in controllo di spostamenti considerando sia le
non linearità geometriche che meccaniche in una condizione di carico
corrispondente alle forze orizzontali. Le cerniere plastiche sono modellate
con un legame rigido perfettamente plastico.
L’equazione della curva di collasso del meccanismo è data da:

dove 𝛼0(𝑔) è il moltiplicatore cinematicamente ammissibile delle forze


sismiche orizzontali corrispondenti al meccanismo globale, valutabile
come:

(𝐠)
∑𝐧𝐢=𝟏
𝐜 𝐧𝐬
𝐌𝐜,𝐢𝟏 + 𝟐 ∑𝐤=𝟏 ∑𝐧𝐣=𝟏
𝐛
𝐌𝐛,𝐣𝐤
𝛂𝟎 =
∑𝐧𝐤=𝟏
𝐬
𝐅𝐤 𝐡𝐤
Oppure come il minimo dei moltiplicatori cinematicamente ammissibili
corrispondenti ai meccanismi di tipo 1,2,3:

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Meccanismo di tipo 1:

(𝟏)
∑𝐧𝐢=𝟏
𝐜 𝐢𝐦 −𝟏 𝐧𝐛
𝐌𝐜,𝐢𝟏 + 𝟐 ∑𝐤=𝟏 ∑𝐣=𝟏 𝐌𝐛,𝐣𝐤 + ∑𝐧𝐢=𝟏
𝐜
𝐌𝐜,𝐢,𝐢𝐦
𝛂𝐢𝐦 =
∑𝐢𝐤=𝟏
𝐦 𝐧𝐬
𝐅𝐤 𝐡𝐤 + 𝐡𝐢𝐦 ∑𝐤=𝐢 𝐅𝐤
𝐦 +𝟏

Meccanismo di tipo 2:

(𝟐)
∑𝐧𝐢=𝟏
𝐜 𝐧𝐬
𝐌𝐜,𝐢,𝐢𝐦 + 𝟐 ∑𝐤=𝐢 ∑𝐧𝐣=𝟏
𝐛
𝐌𝐛,𝐣𝐤
𝐦
𝛂𝐢𝐦 =
∑𝐧𝐤=𝐢
𝐬
𝐅 (𝐡𝐤 − 𝐡𝐢𝐦−𝟏 )
𝐦 𝐤

Meccanismo di tipo 3:
𝐜 𝐧
(𝟑) 𝟐 ∑𝐢=𝟏 𝐌𝐜,𝐢𝟏
𝛂𝟏 = 𝐧𝐬 𝐩𝐞𝐫 𝐢 = 𝟏
𝐡𝟏 ∑𝐤=𝟏 𝐅𝐤

Livello zi [m] Vi [kN] Fi [kN] Vi hi Fi hi α0,im (1) α0,im (2) α0,im (3)
1 3,35 1027,80 37,88 3443,13 126,90 9,57 3,21 9,57
2 7,55 984,40 85,37 7432,22 644,54 5,37 6,68 9,27
3 11,75 723,60 91,48 8502,30 1074,86 3,73 10,40 17,91

Tabella 33 – Valutazione dei moltiplicatori per i tre meccanismi

α (g) = 3,21
γ (g) = 0,89

Si può osservare che la curva di equilibrio del meccanismo di collasso è


parallela al ramo softening della curva pushover

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Figura 52 – Curva push-over e TPMC

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4.2. PROGETTO DEI MRFs SECONDO EC8


In questo capitolo viene esposta la procedura di progetto/verifica dei telai
sismo-resistenti (MRFs) TPMC in accordo all’ Eurocodice 8.

L’EC8 prevede differenti tipologie strutturali secondo il comportamento


della loro struttura resistente primaria in presenza di azioni:

a) telai resistenti a flessione, sono quelli in cui le forze orizzontali


sono sopportate principalmente da membrature che sviluppano un
comportamento essenzialmente flessionale;
b) telai con elementi di controvento concentrici, sono quelli in cui
le forze orizzontali sono sopportate principalmente da
membrature soggette a forze assiali;
c) telai con elementi di controvento eccentrici, sono quelli in cui
le forze orizzontali sono sopportate principalmente da
membrature caricate assialmente, ma dove la disposizione
eccentrica è tale per cui l’energia può essere dissipata nei
collegamenti sismici (seismic link) per mezzo di deformazioni
flessionali o taglianti cicliche;
d) strutture a pendolo capovolto, e sono strutture in cui le zone
dissipative sono localizzate alla base delle colonne;
e) strutture con nuclei di calcestruzzo o pareti di calcestruzzo,
sono quelle in cui le forze orizzontali sono sopportate
principalmente da questi nuclei o pareti;
f) telai resistenti a flessione combinati con elementi di
controvento concentrici;
g) telai resistenti a flessione combinati con tamponamenti.

Nel caso in esame trattasi di telai resistenti a flessione, per essi si


raccomanda che le zone dissipative siano localizzate principalmente nelle
cerniere plastiche nelle travi o nei nodi trave-colonna in modo tale che

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l’energia sia dissipata per mezzo di una flessione ciclica. Le zone


dissipative possono essere localizzate anche nelle colonne:
- alla base del telaio;
- all’estremità superiore delle colonne all’ultimo piano di edifici multipiano;
- all’estremità superiore e alla base delle colonne in edifici monopiano in
cui NEd nelle colonne soddisfa la disuguaglianza: NEd/Npl,Rd < 0,3

Per valutare il tagliante sismico alla base e considerando che l’edificio


presenta una distribuzione regolare delle masse e delle rigidezze, anche in
questo caso quindi viene adottata un’analisi statica lineare.

Tutte le caratteristiche sismiche di progetto, utilizzate già nel capitolo


precedente, sono riassunte nella seguente tabella:

T [s] Sed (T1) Suolo q ξ Duttilità δ λ Massa [kg] Fb [kN]


1,0800 2,28 B 5,1 0,05 DCH 1,3 0,85 451000 222,39532

Tabella 34 – Caratteristiche sismiche di progetto

Il tagliante alla base può essere distribuito in elevazione su tutti i livelli


applicando delle forze orizzontali Fi in accordo al primo modo di vibrare
della struttura (gli spostamenti orizzontali si incrementano linearmente
lungo l’altezza)

𝑧𝑖 𝑚𝑖
𝐹𝑖 = 𝐹𝑏
∑ 𝑧𝑗 𝑚𝑗

In particolare zi e zj sono le altezze delle masse mi e mj al di sopra del


livello dove è applicata l’azione sismica

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zi [m] mi [kg] Fi [kN]


1 3,35 167750 39,23
2 7,55 167750 88,42
3 11,75 115500 94,74

Tabella 35 – Ripartizione forze orizzontali per ogni livello

4.2.1. Criteri di predimensionamento

Si definiscono due criteri, uno per le colonne e uno per le travi. Le


colonne però possono essere dimensionate solo successivamente alle travi.
Gli elementi strutturali ottenuti tramite questo approccio devono
soddisfare le verifiche in termini di resistenza e deformabilità, nel caso una
di esse non sia soddisfatta è necessario modificare gli elementi strutturali e
ripetere la procedura.

Carichi
𝑔1,𝑘 = 3,25 𝑘𝑁/𝑚2
𝑔2,𝑘 = 1,85 𝑘𝑁/𝑚2
𝑞𝑘 = 3,00 𝑘𝑁/𝑚2
𝑞𝑑,𝑓𝑙𝑜𝑜𝑟 = 1.3𝑔1,𝑘,𝑓𝑙𝑜𝑜𝑟 + 1.5𝑔2,𝑘,𝑓𝑙𝑜𝑜𝑟 + 1.5 𝑞𝑘,𝑓𝑙𝑜𝑜𝑟 = 11.50 𝑘𝑁/𝑚2

Travi
Per quanto riguarda le travi sono proposti 3 criteri:
Il primo è relativo al massimo momento flettente valutato su uno schema
appoggiato-appoggiato con carico distribuito

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Il momento massimo delle travi è pari a:

𝑞𝑑 𝐿2
𝑀𝑚𝑎𝑥.1 = = 66.47 𝑘𝑁𝑚
8

Nel secondo criterio si considera il massimo momento flettente valutato


come somma della metà del momento flettente massimo di una trave
semplicemente appoggiata con carico distribuito, e il momento flettente
derivato da due schemi limite: pilastri incastrati alla base e pilastri
all'interno di uno telaio shear type.

Tabella 36 – Schemi limite considerati

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𝑞𝑑 𝐿2 𝑇1 ℎ1 𝑇2 ℎ2 𝑇3 ℎ3
𝑀𝑚𝑎𝑥.2 = +( + + ) = 258.41 𝑘𝑁𝑚
16 4 4 4

Dove Ti rappresenta il taglio valutato all’i-esimo livello

L’ultimo criterio è relativo alla verifica di deformabilità della trave


considerandola sempre semplicemente appoggiata con carico distribuito.

5 𝑞𝑑 𝐿4 𝐿
𝑓𝑚𝑎𝑥 = ≤
384 𝐸𝐼𝑏𝑒𝑎𝑚 250

𝑀𝑚𝑎𝑥 = 𝑚𝑎𝑥(𝑀𝑚𝑎𝑥.1 ; 𝑀𝑚𝑎𝑥.2 ) = 258.41 𝑘𝑁𝑚

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Profilo I [mm4] Mpl,y [kNm] fmax [mm] L/250 [mm] Verifica


IPE200 19431662 74,6 78,46 27,2 No
IPE220 27718365 96,49 55,00 27,2 No
IPE240 38916215 123,96 39,18 27,2 No
IPE270 57897773 163,64 26,33 27,2 Ok
IPE300 83561027 212,44 18,25 27,2 Ok
IPE360 162656174 344,57 9,37 27,2 Ok
IPE400 231283700 441,94 6,59 27,2 Ok
IPE450 337429400 575,37 4,52 27,2 Ok
IPE500 481985300 741,82 3,16 27,2 Ok
IPE550 671165200 942,27 2,27 27,2 Ok

Tabella 37 – Valutazione dei profili di trave utilizzabili

Si osserva che per quanto riguarda la verifica sui momenti il primo profilo
utilizzabile è IPE 360, mentre per la verifica della freccia è IPE270.
Di conseguenza si sceglie IPE360

Colonne
Il predimensionamento è basato su 2 criteri scelti con l’obiettivo di trovare
la dimensione più appropriata della sezione della colonna in modo da
ottimizzare le successive fasi di verifica.
Il primo criterio deriva da due schemi limite come nel caso precedente.
I valori di progetto di sforzo normale e momento flettente sono ottenuti
da:
𝐿𝑦
𝑁𝐸𝑑 = 𝑞𝑑 ∙ 𝐿𝑥 ∙ = 236.46 𝑘𝑁
2
0,75ℎ𝐹𝑏
𝑀𝐸𝑠𝑡 = = 217.76 𝑘𝑁𝑚
𝑛𝑐

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Fb rappresenta il taglio alla base mentre nc è il numero di colonne nel


telaio considerato.
In particolare il valore ottenuto del momento flettente viene incrementato
da:

▪ 1,10 rappresenta un fattore di sicurezza


▪ 𝛾𝑜𝑣 pari a 1,25 e rappresenta un fattore di sovraresistenza
▪ Ω pari al minimo valore dei Ω𝑖 = 𝑀𝑝𝑙,𝑅𝑑,𝑖 /𝑀𝐸𝑑,𝑖 di tutte le travi in
cui sono localizzate le zone dissipative; 𝑀𝐸𝑑,𝑖 sono i valori di
progetto dei momenti flettenti delle travi i-esime e 𝑀𝑝𝑙,𝑅𝑑,𝑖 è il
corrispondente valore del momento plastico.

𝑀𝑑,𝐸𝑠𝑡 = 1,1 ∙ 𝛾𝑜𝑣 ∙ Ω𝑚𝑖𝑛 ∙ 𝑀𝐸𝑠𝑡 = 408.30 𝑘𝑁𝑚

Si può osservare quindi che da questo criterio la prima sezione utilizzabile


è HE280B

Il secondo criterio è basato sul criterio di gerarchia e sui requisiti del


Capacity Design, si assicura la formazione delle cerniere plastiche prima
nelle travi e successivamente nelle colonne, evitando un meccanismo di
collasso inaspettato di “piano soffice”.

∑ 𝑀𝑅𝑑,𝑐𝑜𝑙𝑢𝑚𝑛𝑠 ≥ 1,30 ∑ 𝑀𝑅𝑑,𝑏𝑒𝑎𝑚𝑠

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Per eseguire questo criterio, bisogna conoscere la sezione della trave,


infatti ad ognuna di esse corrisponderà la prima sezione disponibile per le
colonne:
Avendo scelto in precedenza una trave IPE360 se ne ricava che la colonna
corrispondente per tale criterio è HE280B

Trave MRd,b [kNm] Σ1,3MRd,b ΣMRd,c Colonna


IPE200 74,6 96,98 125,66 HE160B
IPE220 96,49 125,437 170,91 HE180B
IPE240 123,96 161,148 170,91 HE180B
IPE270 163,64 212,732 228,10 HE200B
IPE300 212,44 276,172 293,60 HE220B
IPE360 344,57 447,941 544,72 HE280B
IPE400 441,94 574,522 631,78 HE300B
IPE450 575,37 747,981 814,13 HE340B
IPE500 741,82 964,366 1092,64 HE400B
IPE550 942,27 1224,951 1346,42 HE450B

Tabella 38 – Valutazione dei profili di colonna utilizzabili secondo il capacity desig

Il profilo di colonna scelto è quello che rispetta entrambi i criteri:


Trave Criterio 1 Criterio 2 Colonna
IPE200 HE280B HE160B HE280B
IPE220 HE280B HE180B HE280B
IPE240 HE280B HE180B HE280B
IPE270 HE280B HE200B HE280B
IPE300 HE280B HE220B HE280B
IPE360 HE280B HE280B HE280B
IPE400 HE280B HE300B HE300B
IPE450 HE280B HE340B HE340B
IPE500 HE280B HE400B HE400B
Tabella 39 – Valutazione dei profili di trave utilizzabili secondo i tre criteri
IPE550 HE280B HE450B HE450B

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Ovvero avendo scelto in precedenza una trave IPE360, si sceglie una


colonna HE280B

4.2.2. Verifiche

In accordo all’ EC8 le prescrizioni relative alle classi di sezioni trasversali


degli elementi in acciaio dissipativi sono funzione della classe di duttilità e
del coefficiente di comportamento q utilizzato in fase di progettazione, in
quanto si deve garantire sufficiente duttilità locale:

Tabella 40 – Valori del coefficiente di comportamento in funzione della classe di duttilità

Per quanto riguarda le cerniere plastiche nelle travi, si raccomanda di


verificare che il momento plastico resistente e la capacità di rotazione non
siano ridotti dalle sollecitazioni di compressione o taglio. A tal fine, per le
sezioni appartenenti alle classi di sezione trasversale 1 e 2, si raccomanda
di verificare le seguenti disuguaglianze nelle zone in cui ci si aspetta la
formazione delle cerniere plastiche:

𝑀𝐸𝑑
≤ 1,0
𝑀𝑝𝑙,𝑅𝑑

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𝑁𝐸𝑑
≤ 0,15
𝑁𝑝𝑙,𝑅𝑑
𝑉𝐸𝑑
≤ 0,5
𝑉𝑝𝑙,𝑅𝑑
Dove:
𝑉𝐸𝑑 = 𝑉𝐸𝑑,𝐺 + 𝑉𝐸𝑑,𝑀
𝑁𝐸𝑑 , 𝑀𝐸𝑑 and 𝑉𝐸𝑑 sono rispettivamente lo sforzo normale di progetto,
momento flettente di progetto e taglio di progetto.
𝑉𝐸𝑑,𝐺 è il valore di progetto della forza di taglio dovuto ad azioni di tipo
non-sismico;
𝑉𝐸𝑑,𝑀 è il valore di progetto della forza di taglio dovuto all’applicazione
dei momenti plastici Mpl,Rd,A e Mpl,Rd,B con segni opposti alle sezioni di
estremità A e B della trave.
Modellando un singolo MRFs in SAP2000, eseguento un’analisi lineare
statica sono state ottenute tutte le sollecitazioni necessarie alle verifiche.

Le colonne invece, devono essere verificate a compressione considerando


la più sfavorevole combinazione di sforzo normale e momenti flettenti.
Nelle verifiche, NEd, MEd, VEd sono calcolati come:

𝑁𝐸𝑑 = 𝑁𝐸𝑑,𝐺 + 1,1𝛾𝑜𝑣 Ω𝑁𝐸𝑑,𝐸


𝑀𝐸𝑑 = 𝑀𝐸𝑑,𝐺 + 1,1𝛾𝑜𝑣 Ω𝑀𝐸𝑑,𝐸
𝑉𝐸𝑑 = 𝑉𝐸𝑑,𝐺 + 1,1𝛾𝑜𝑣 Ω𝑉𝐸𝑑,𝐸

𝑁𝐸𝑑,𝐺 (𝑀𝐸𝑑,𝐺 ; 𝑉𝐸𝑑,𝐺 ) sono la forza di compressione (rispettivamente il


momento flettente e la forza di taglio) nella colonna dovute alle azioni di

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121

tipo non-sismico incluse nella combinazione di azioni per la situazione


sismica di progetto;
𝑁𝐸𝑑,𝐸 (𝑀𝐸𝑑,𝐸 ; 𝑉𝐸𝑑,𝐸 ) sono la forza di compressione (rispettivamente il
momento flettente e la forza di taglio) nella colonna dovute all’azione
sismica di progetto;
𝛾𝑜𝑣 è il coefficiente di sovraresistenza pari a 1,25 nel caso in esame.
Ω è il valore minimo di Ω𝑖 = 𝑀𝑝𝑙,𝑅𝑑,𝑖 /𝑀𝐸𝑑,𝑖 di tutte le travi in cui le zone
dissipative sono localizzate; 𝑀𝐸𝑑,𝑖 è il valore di progetto del momento
flettente nella trave i nella situazione sismica di progetto e 𝑀𝑝𝑙,𝑅𝑑,𝑖 è il
corrispondente momento plastico, nel caso in esame essendoci agli estremi
delle travi i dissipatori ad attrito freedam esso corrisponderà al momento
di scorrimento dei freedam pari a 242,181 o 139 a seconda del
dispositovo scelto (vedi cap 5.1),
Le verifiche di resistenza per le colonne vengono eseguite grazie al
soddisfacimento delle seguenti disuguaglianze:

𝑁𝐸𝑑 𝑀𝑦,𝐸𝑑 + ∆𝑀𝑦,𝐸𝑑 𝑀𝑧,𝐸𝑑 + ∆𝑀𝑧,𝐸𝑑


+ 𝑘𝑦𝑦 + 𝑘𝑦𝑧 ≤1
𝜒𝑦 𝑁𝑅𝑘 𝑀𝑦,𝑅𝑘 𝑀𝑧,𝑅𝑘
𝜒𝐿𝑇 𝛾 𝛾𝑀1
𝛾𝑀1 𝑀1

𝑁𝐸𝑑 𝑀𝑦,𝐸𝑑 + ∆𝑀𝑦,𝐸𝑑 𝑀𝑧,𝐸𝑑 + ∆𝑀𝑧,𝐸𝑑


+ 𝑘𝑧𝑦 + 𝑘𝑧𝑧 ≤1
𝜒𝑧 𝑁𝑅𝑘 𝑀𝑦,𝑅𝑘 𝑀𝑧,𝑅𝑘
𝛾𝑀1 𝜒𝐿𝑇 𝛾 𝛾𝑀1
𝑀1

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Per tenere conto anche del rispetto delle condizioni di esercizio, il drift di
piano è limitato all'1% dell'altezza del piano:

𝑑𝑟 ∙ 𝜈 ≤ 0,010 ∙ ℎ
𝑑𝑟 è il drift di piano amplificato di q;
ℎ è l’altezza di piano;
𝜈 è il fattore di riduzione che tiene conto del minor periodo di ritorno
dell’azione sismica associato allo stato limite di limitazione del danno.

4.2.3. Soluzione finale

Non essendo soddisfatte alcune delle verifiche precedenti sono stati


cambiati i profili di travi e colonne in via iterativa al fine di soddisfare le
stesse.
In particolare sono stati adottati profili IPE450 per le travi e HEB400 per
le colonne, di seguito vengono riassunte le sollecitazioni a cui sono
sottoposti, i valori di Ω𝑖 :

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TELAI IN DIREZIONE Y

Telaio Livello Trave Estremo Med [kNm] Mfreedam Ω


2004 2 -87,88 242 2,75
2004 14 43,91 242 5,51
1
2003 14 -82 242 2,95
2003 16 45,93 242 5,27
18 43 -88,76 242 2,73
18 46 45,23 242 5,35
1 2
17 46 -78,25 242 3,09
17 47 41,62 242 5,81
85 52 -52,7 139 2,64
85 49 16,01 139 8,68
3
84 49 -46,29 139 3,00
84 48 13,84 139 10,04
178 20 3,15 242 76,83
177 18 -102,87 242 2,35
1
2002 18 -86,47 242 2,80
2002 10 41,68 242 5,81
174 44 0,3 242 806,67
173 45 -100,46 242 2,41
2 2
16 45 -87,61 242 2,76
16 42 42,49 242 5,70
179 51 -49,25 139 2,82
179 50 15,76 139 8,82
3
83 50 -52,17 139 2,66
83 53 15,46 139 8,99

Tabella 41 – Momenti sollecitanti e valori di  delle travi corrispondenti ai telai in direzione y

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124

TELAI IN DIREZIONE X

Telaio Livello Trave Estremo Med [kNm] Mfreedam Ω


2007 8 -85,22 181 2,12
2007 6 58,62 181 3,09
1
2008 6 -88,64 181 2,04
2008 4 52,52 181 3,45
21 35 -82,9 181 2,18
21 38 55,65 181 3,25
1 2
22 38 88,65 181 2,04
22 41 52,76 181 3,43
88 60 -49,38 139 2,81
88 57 25,16 139 5,52
3
89 57 -51,74 139 2,69
89 54 21,76 139 6,39
2005 24 -84,52 181 2,14
2005 28 57,69 181 3,14
1
2006 28 -86,46 181 2,09
2006 32 50,54 181 3,58
19 34 -81,53 181 2,22
19 37 54,06 181 3,35
2 2
20 37 -85,31 181 2,12
20 40 49,18 181 3,68
86 61 -48,61 139 2,86
86 58 24,22 139 5,74
3
87 58 -49,58 139 2,80
87 55 19,67 139 7,07

Tabella 42 – Momenti sollecitanti e valori di  delle travi corrispondenti ai telai in direzione x

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125

Ωy = 2,35
Ωx = 2,04

Tabella 43 –valori di  in direzione x e y di progetto

TELAI IN DIREZIONE Y

Telaio Livello Colonna Ned [kN] Med,base [kNm] Med,testa [kNm]


1 -850,57 -520,35 112,07
1 6 -1044,7 -558,91 209,74
7 -372,95 -513,83 95,59
6001 -544,91 -248,96 251,36
1 2 6006 -684,05 -363,7 361,75
6007 -251,68 -229,12 231,64
8005 -220,54 -111,76 196,35
3 8006 -306,93 -212,31 288,33
8007 -123,18 -87,14 165,17

Tabella 44 – Sollecitazioni delle colonne corrispondenti ai telai in direzione y

TELAI IN DIREZIONE X

Telaio Livello Colonna Ned [kN] Med,base [kNm] Med,testa [kNm]


105 -652,05 -445,1 108,58
1 3 -1027,96 -484,91 209,42
2 -1101,87 -450,83 123,12
107 -435,46 -172,54 179,49
1 2 6003 -667,7 -290,65 292,65
6002 -709,85 -189,33 195,24
8003 -213,53 -88,53 141,43
3 8002 -305,69 -199,99 253,8
8001 -301,63 -107,79 166,35

Tabella 45 – Sollecitazioni delle colonne corrispondenti ai telai in direzione x

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VERIFICA SPOSTAMENTI DI PIANO

d [m] d [mm] d*q ν * ds hinterpiano 0,01 * h Verifica


0,0035 3,50 13,72 6,86 3350 33,50 Ok
0,0101 10,10 39,59 19,80 4200 42,00 Ok
0,0156 15,60 61,15 30,58 4200 42,00 Ok

Tabella 46 – Verifica spostamenti di piano

Di seguito vengono riassunte le verifiche di alcune colonne più sollecitate:

Caratteristiche della sollecitazione


Momento sull'asta sezione di base o sinistra (Asse Forte) Mys = -558,9 kNm
Momento sull'asta sezione di testa odestra (Asse Forte) Myd = 209,7 kNm
Carico distribuito qy = 0,0 kN/m
Momento sull'asta sezione di base o sinistra (Asse Debole) Mxs = 0,0 kNm
Momento sull'asta sezione di testa o destra (Asse Debole) Mxd = 0,0 kNm
Carico distribuito qx = 0,0 kN/m
Compressione/Trazione (Trazione +) NSd = -1044,7 kN
Flessione asse forte My,Sd = 558,91 kNm
Flessione parassita asse forte DMy,Sd = 0,00 kNm
Flessione asse debole Mx,Sd = 0,00 kNm
Flessione parassita asse debole DMx,Sd = 0,00 kNm
Taglio asse forte Vy,Sd = 229,45 kN
Taglio asse debole Vx,Sd = 0,00 kN

Verifiche di resistenza
Tenso-presso-flessione (Dominio approssimato) IR-PTF = 0,636
Tenso-presso-flessione (Dominio accurato) IR-PTF = 0,487
Taglio asse forte IR-Vy = 0,161
Taglio asse debole IR-Vx = 0,000

Verifiche di stabilità
Indice di stabilità a compressione (flessionale o flessionale-torsionale) IR-C = 0,177
Indice di stabilità latero-torsionale (per flessione nell'asse forte) IR-LT = 0,487
Indice di stabilità combinato (compressione + flessione deviata) IR-COMB = 0,517

Tabella 47 – Verifiche di resistenza e stabilità colonna 6 appartenente al telaio in direzione y

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Caratteristiche della sollecitazione


Momento sull'asta sezione di base o sinistra (Asse Forte) Mys = -484,9 kNm
Momento sull'asta sezione di testa odestra (Asse Forte) Myd = 209,4 kNm
Carico distribuito qy = 0,0 kN/m
Momento sull'asta sezione di base o sinistra (Asse Debole) Mxs = 0,0 kNm
Momento sull'asta sezione di testa o destra (Asse Debole) Mxd = 0,0 kNm
Carico distribuito qx = 0,0 kN/m
Compressione/Trazione (Trazione +) NSd = -1028,0 kN
Flessione asse forte My,Sd = 484,91 kNm
Flessione parassita asse forte DMy,Sd = 0,00 kNm
Flessione asse debole Mx,Sd = 0,00 kNm
Flessione parassita asse debole DMx,Sd = 0,00 kNm
Taglio asse forte Vy,Sd = 208,82 kN
Taglio asse debole Vx,Sd = 0,00 kN

Verifiche di resistenza
Tenso-presso-flessione (Dominio approssimato) IR-PTF = 0,569
Tenso-presso-flessione (Dominio accurato) IR-PTF = 0,423
Taglio asse forte IR-Vy = 0,146
Taglio asse debole IR-Vx = 0,000

Verifiche di stabilità
Indice di stabilità a compressione (flessionale o flessionale-torsionale) IR-C = 0,174
Indice di stabilità latero-torsionale (per flessione nell'asse forte) IR-LT = 0,423
Indice di stabilità combinato (compressione + flessione deviata) IR-COMB = 0,457

Tabella 48 – Verifiche di resistenza e stabilità colonna 3 appartenente al telaio in direzione x

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5. VERIFICA DELLE CONNESSIONI


Le connessioni della struttura in esame sono di diversa tipologia in base al
tipo di telaio considerato.
Per quanto riguarda i telai sismo-resistenti come già anticipato in
precedenza sono connessi tramite dei dispostivi ad attrito FREEDAM.
Mentre i telai “porta-solaio” ovvero quelli su cui gravano principalmente i
carichi verticali sono provvisti di connessioni a squadretta al fine di
garantire lo schema statico di travi incernierate agli estremi (pendolari).
Infine tutte le colonne alla base sono connesse alla fondazione tramite
giunti di base in acciaio con irrigidimenti atti a garantire un incastro alla
base così come schematizzato staticamente nelle analisi effettuate.
All’interno dei paragrafi successivi quindi verranno esplicitate le verifiche
delle summenzionate connessioni.

5.1. Connessioni FREEDAM

Per il progetto delle connessioni trave-colonna provviste di dispositivi


FreeDam ci si basa sul rispetto dei principi del capacity design:

- Le zone dissipative devono essere progettate sulla base delle


diverse combinazioni di carico di progetto previste dalla normativa
- Le zone non dissipative devono essere progettate sulla base delle
massime caratteristiche della sollecitazione interna che le zone
dissipative, plasticizzate ed incrudite fino al limite della loro
resistenza ultima riescono a trasmettere.

Secondo questa filosofia si va a progettare prima il dissipatore ad attrito


(componente debole o dissipativa) considerando le azioni derivanti
dall’analisi strutturale in combinazioni sismiche e non, successivamente le
componenti non dissipative considerando le massime azioni che il
dissipatore trasmette ad esse, e quindi in modo da rimanere

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130

completamente in campo elastico fino al raggiungimento della rotazione


ultima del dissipatore.
La resistenza allo scorrimento del dissipatore ad attrito dipende
principalmente da:

- coefficiente ad attrito legato al rivestimento dei piatti d’attrito


- dalla forza di preserraggio dei bulloni

Mentre la capacità rotazionale dipende dalla lunghezza dei fori asolati.

Nel caso in esame viene scelto un collegamento FREEDAM in


configurazione VFC con materiale d’attrito M4 (si è visto
sperimentalmente come questo tipo di materiale sia in grado di non
sviluppare fenomeni di “stick e slip” i quali inducono vibrazioni), di
seguito si riporta la procedura di progetto step by step.
Si fa presente che, come descritto di seguito, essendo i dispositivi ad attrito
standardizzati si esegue semplicemente una scelta tabellare da cataloghi;
ragion per cui non si riportano i valori ottenuti dalla procedura di
progettazione.

Step 1: Progetto bulloni del dissipatore ad attrito


Il rapporto tra il momento flettente di progetto ed il braccio di leva
fornisce la forza di progetto agente nell’asse del dissipatore.
Il braccio di leva indicato con z in figura è definito come la distanza tra
l’asse del dissipatore ed il centro di rotazione (situato nella mezzeria del T-
stub)

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131

Figura 53 – Indicazione del braccio di leva sul dispostivo FREEDAM

Dove:

- MEd,1 : è il massimo momento flettente agente sulla flangia della


colonna che si ha nella più severa combinazione di carico tra
combinazione per carichi verticali allo SLU; combinazioni da
vento e combinazioni per carichi sismici allo SLD
- MEd,2 : è il massimo momento flettente agente sulla flangia della
colonna in combinazioni sismiche allo SLU
- dyn : è un fattore del materiale per tener conto della differenza tra
coefficiente d’attrito statico e dinamico, pari ad 1 per dispositivi
con materiale ad attrito M4

Il braccio di leva z va inizialmente fissato per determinare le caratteristiche


dei bulloni, dalla seguente tabella è possibile scegliere un valore di z in
funzione della sezione della trave e dal livello di capacità m dato dal
rapporto tra momento flettente di progetto e valore nominale della
resistenza flessionale (MEd / Mb,Rd )

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132

Tabella 49 – Braccio di leva in funzione della sezione della trave e del livello di capacità

Adottando il braccio di leva dalla tabella, è possibile definire, in fase di


progettazione, la forza sollecitante di progetto come:

La resistenza allo scorrimento vale:

Dove:

- s,lower è il frattile al 5% del coefficiente d’attrito statico (pari a 0.69


per materiale M4)
- nb è il numero di bulloni
- ns è il numero di superfici a contatto (in questo caso 2)
- Fplt è il valore del precarico a lungo termine
- gMf è il fattore parziale di sicurezza (pari a 1.16)

La forza di precarico a lungo termine Fplt :

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133

Dove:

-  è un fattore di riduzione <1 per tener conto dell’usura delle


superfici a contatto e/o prevenire fenomeni di stick e slip (ma
comunque >0,4 indipendentemente dal materiale d’attrito)
- glt è un fattore che tiene conto delle perdite di precarico attese
durante il ciclo di vita della struttura (pari a 1,15)

Uguaglianzo l’azione sollecitante di progetto FEd con la resistenza allo


scorrimento Fsplid,RD , il numero di bulloni minimo vale:

Arrotondato per eccesso in modo da ottenere il numero reale di bulloni


nb,act
Con il reale numero di bulloni ovviamente va poi ricalcolato per formula
inversa il fattore di riduzione  e di conseguenza la forza di precarico Fp,lt

Step 2: Azioni di progetto per le componenti non dissipative


La massima azione trasmessa dal dissipatore ad attrito alle componenti
non dissipative vale:

Dove Cd è un fattore di sovraresistenza che tiene conto della variabilità


del coefficiente d’attrito (nel caso in esame vale 1.56)

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134

Figura 54 – Azioni trasmesse dal dissipatore alle componenti non dissipative

L’azione tagliante nella connessione è valutata come:

Dove si è trascurato il contributo del dissipatore nella trasmissione


dell’azione tagliante.

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135

Step 3: Progetto della flangia del ringrosso


Per semplificare la verifica a rifollament olo spessore della flangia del
ringrosso thf è posto pari allo spessore della flangia della trave.
Nel progetto dei bulloni va considerata l’eccentricità tra l’asse del
dissipatore e la flangia inferiore:

Figura 55 – Azioni trasmesse sui bulloni del ringrosso

Il diametro e il numero dei bulloni vanno fissati inizialmente, la loro


posizione invece va fissata in base a requisiti tecnlogici quali la distanza
minima tra di essi. Il bullone più sollecitato come si evince dalla figura
risulta quello posizionato sul bordo del ringrosso (a dmax da C).
Per cui la forza assiale su di esso risulta:

Dove:

- db è l’altezzza della trave


- di è la distanza dall’i-esimo bullone al centro di compressione

Mentre quella tagliante:

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136

Queste ultime due formule si basano sull’assunzione di avere i bulloni del


dissipatore disposti lungo 2 righe orizzontali, situazione molto comune per
questa tipologia di dissipatori.

Step 4: Progetto dell’ anima del ringrosso


La forma e dimensione del ringrosso dipendono da:

- d0 diametro foro del bullone


- nb,act numero bulloni
- dimensione piatti ad attrito
- Lslot,h lunghezza dei fori asolati

Per quanto riguarda la dimensione dei piatti ad attrito si introducono:

- Interasse orizzontale tra i bulloni: wh = kwh d0


- Distanza orizzontale dell’asola dal bordo: eh = keh d0
- Interasse verticale tra i bulloni: wv = kwv d0
- Distanza verticale dell’asola dal bordo: ev = kev d0

Mostrati in figura:

Figura 56 – Geometria dei piatti d’attrito

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137

Per questi 4 parametri introdotti si suggeriscono i seguenti valori:

La lunghezza delle asole Lslot,h invece dipende dalla capcità rotazionale


richiesta al collegamento, ed è pari a:

Figura 57 – Rotazione di progetto della trave

Dove  è la rotazione di progetto che può essere fissata pari a 40 mrad in


acccordo alla norma AISC358, a cui va sommato 10 mrad per tener conto
di eventuali difetti esecutivi e dell’incertezza della domanda sismica.

Per quanto riguarda la distanza tra l’angolo dell’anima del ringrosso ed il


bordo del piatto ad attrito può essere valutato come:

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138

Una volta nota l’altezza dell’anima del ringrosso, si può determinare il suo
spessore tramite un equilibrio tra resistenza della sezione netta e la forza di
progetto Fslip.max.Cd :

Dove:
- db è l’altezza della trave
- thf è lo spessore dalla flangia del ringrosso
- thw è lo spessore dell’anima del ringrosso
- fyh è la tensione di snervamento dell’acciaio del piatto d’anima del
ringrosso

Step 5: Progetto della flangia del T-stub

Per questo step è stato utilizzato il modello di T-stub adottato dall’EC3; in


tale modello la resistenza di progetto può essere valutata come la minima
tra quelle corrispondenti ai tre meccanismi di rottura:

- Meccanismo di Tipo 1: caratterizzato dalla formazione di 4


cerniere plastiche, due in asse ai bulloni e due in corrispondenza
della sezione d’innesto tra flangia e anima del T-stub.
- Meccanismo di Tipo 2: caratterizzato dalla formazione di due
cerniere plastiche nella sezione d’innesto tra flangia e anima del T-
stub con rottura dei bulloni

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139

- Meccanismo di Tipo 3: caratterizzato dalla sola rottura dei bulloni

E’ chiaro che il meccanismo di tipo 3 risulta un meccanismo fragile in


quanto non coinvolge la plasticizzazione della flangia e per tale motivo va
assolutamente evitato. In figura si riportano i 3 meccanismi:

Figura 58 – Meccanismi di rottura del T-stub

La flangia del T-stub è soggetta a taglio (Vnd,d = Vslip.max.Cd) e trazione (Fnd,d


= Fslip.max.Cd). Per cui al fine di evitare il meccanismo fragile di tipo 3 è
necessario verificare i bulloni per azioni combinate taglio – trazione

Figura 59 – Azioni agenti sul T-stub

Lo spessore della flangia tTf può essere progettato considerando l’azioine


di progetto Fslip.max.Cd e la possibile rottura con meccanismo di tipo 1 o 2

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


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Capitolo 5
140

Al fine di ridurre lo spessore della flangia, la distanza tra la linea d’asse dei
bulloni dall’anima del T-stub (mT) va minimizzata.
Invece la larghezza della flangia (bT) viene definita rispettando i minimi di
norma relativi all’interasse tra i bulloni (wTf) e le distanze dai bordi (eTf)

Figura 60 – Parametri geometrici del T-stub

Step 6: Progetto dell’anima del T-stub


Sotto azioni sismiche, una volta che il dissipatore inizia a scorrere, si forma
una cerniera plastica alla base dell’anima del T-stub. Per cui in questa
sezione nascono fenomeni di interazione (taglio, momento flettente e
sforzo normale) come si evince in figura:

Figura 61 – Azioni agenti sull’anima del T-stub

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Capitolo 5
141

Lo spessore dell’anima del T-stub viene quindi progettato per evitare


fenomeni di interazione taglio-flessione, per cui secondo l’EC3 va
progettato in modo da resistere ad un’azione tagliante pari ad almeno 2
Vslip.max.Cd . Per semplificare le verifihe a rifollamento inoltre viene posto lo
spessore dell’anima (tTw) pari ad almeno quello della flangia della trave.
I bulloni vengono progettati per resistere all’azione tagliante tramite
verifiche a taglio e rifollamento.
Infine va definita la distanza del gap tra trave e colonna (gap1)

Figura 62 – Gap di progetto tra colonna e trave

Valutata in modo da consentire la rotazione nodale richiesta .


Sperimentalmente si è visto che deve essere pari ad almeno gap1 = tTf +
2tTw

Step 7: Progetto degli angolari


Lo spessore degli angolari viene progetttato in modo analogo a quello
della flangia del T-stub.
Essi sono soggetti ad un’azione di trazione pari a Fslip.max.Cd.

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Capitolo 5
142

Figura 63 – Parametri geometrici degli angolari

Inoltre, in prima battuta la dimensione mL deve essere fissaa in modo da


progettare tL e successivamente (in modo iterativo) va corretto mL e
aggiornato tL.
La dimensione delle asole verticali deve essere determinata in modo da
consentire la rotazione di progetto, deve quindi soddisfare:

A questo punto è necessario verificare che il bordo superiore degli angolari


non vada in contatto con la flangia del ringrosso nel momento in cui si
verifica la rotazione di progetto. In particolare deve risultare che:

 (lLw+tL)< gap2 = (hhw - hL)

Nel caso in cui non fosse verificata bisogna aumentare il braccio di leva z
definito inizialmente e ripetere tutti i passaggi dallo step1. Si precisa che
scegliendo il braccio di leva z come suggerito dalla tabella dei valori
standard la verifica risulta automaticamente soddisfatta.

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Capitolo 5
143

Step 8: Verifica della trave e progetto degli irrigidimenti d’anima


della trave
Essendo la trave una componente non dissipativa è necessario verificare
che il momento flettente nella sezione in cui potenzialmente si può
formare la cerniera plastica, sia minore o uguale alla resistenza di progetto
della trave:

Dove:

- MbRd è la resistenza plastica della trave


- Le = Mslip.max.Cd/Vslip.max.Cd è la lunghezza di taglio
- b è la distanza tra la plausibile posizione della cerniera plastica e la
flangia della colonna (suggerito pari a 0,5db )

Se non è verificata la disequazione va aumentata la dimensione della trave.

Figura 64 – Plausibile posizione della cerniera plastica sulla trave

Inoltre per evitare l’instabilità locale dell’anima della trave, dovuta dalle
azioni di compressioni causate dall’eccentricità tra asse del dissipatore e

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Capitolo 5
144

collegamento bullonato, è opportuno aggiungere due irrigidimenti alle


estremità del dissipatore:

Figura 65 – Irrigidimenti sulla trave e sulla colonna

Step 9: Verifica della colonna e progetto degli irrigidimenti d’anima


della colonna

La verifica del pannello d’anima della colonna deve essere eseguita


considerando un’azione tagliante pari a:

- Fslip.max.Cd nel caso di nodi esterni


- 2 Fslip.max.Cd nel caso di nodi interni

Infatti è l’azione trasmessa dalla connessione quando soggetta a momento


flettente positivo o negativo.
Per irrigidire il pannello d’anima è possibile inserire piatti di irrigidimento.
Inoltre la flangia della colonna in flessione deve essere verificata mediante
la modellazione del T-stub equivalente. Se richiesto è possibile irrigidire le
flange della colonna con l’inserimento di piatti di continuità o
contropiaste, queste ultime utili sono nel caso in cui la resistenza è
determinata dal meccanismo di collasso di tipo 1.

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Capitolo 5
145

Nel caso di meccanismo di tipo 2 invece è necessario aumentare il


diametro del bullone e la procedura va ripetuta dallo step2 aggiornato il T-
Stub e gli angolari.
Per introdurre le connessioni FREEDAM nel mercato sono stati
standardizzati gli elementi dei nodi dissipativi. I dispositivi sono concepiti
tutti con materiale ad attrito M4 e son ocaratterizzati dalla distanzatra la
flangia inferiore della trave e l’asse del dissipatore, diametro e numero dei
bulloni:

Tabella 50 – Elenco dispositivi FREEDAM standardizzati

Nel caso in esame sono stati scelti i seguenti dispositivi:

- D1 – Trave IPE450 – m=0,3 per le travi dei primi due livelli dei
MRFs in direzione x
- D2A – Trave IPE450 – m=0,4 per le travi dei primi due livelli dei
MRFs in direzione y
- D1 – Trave IPE400 – m=0,3 per tutte le travi in copertura dei
MRFs

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Capitolo 5
146

Figura 66 – Dispositivi standardizzati scelti D1 e D2-A

Figura 67 – Informazioni geometriche e meccaniche FREEDAM IPE450-0,3

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


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Capitolo 5
147

Figura 68 – Informazioni geometriche e meccaniche FREEDAM IPE450-0,4

Figura 69 – Informazioni geometriche e meccaniche FREEDAM IPE400-0,3

Si rimanda in Appendice per i reports completi della geometria e


caratteristiche dei dispositivi.

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


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Capitolo 5
148

5.1.1. Verfica tramite IDEAStatica

I dispositivi FREEDAM scelti in precedenza sono stati verificati


all’interno del nodo trave-colonna con il software IDEAStatica, soggetti
ad un momento sollecitante pari al momento di scorrimento del freedam,
al fine di verificare se la colonna si deformasse plasticamente o meno.

Nodo esterno con FREEDAM

Figura 70 – Nodo trave-colonna esterno con FREEDAM

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


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Capitolo 5
149

Come si può osservare nella figura sottostante, nessuna zona si plasticizza:

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


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Capitolo 5
150

Figura 71 – Sforzi equivalenti sul nodo trave-colonna esterno con FREEDAM

Nodo interno con FREEDAM

Figura 72 – Nodo trave-colonna interno con FREEDAM

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


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Capitolo 5
151

Come si può osservare nella figura sottostante, nessuna zona si plasticizza:

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


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Capitolo 5
152

Figura 73 – Sforzi equivalenti sul nodo trave-colonna interno con FREEDAM

5.2. Connessioni a squadretta

Le connessioni di questi telai sono classificate secondo la rigidezza in


accordo all’EC sono definiti come collegamenti a cerniera:
“Un collegamento a cerniera deve essere progettato in modo tale che non
possa sviluppare momenti apprezzabili che potrebbero avere un effetto
negativo sui componenti della struttura.”
Esse sono caratterizzate da dimensioni e numero di bulloni differenti, a
seconda degli elemnti che connettono, in particolare:

- Angolari L200x100x15 che collegano trave HEB240 e colonna


HEB400, con 1 fila di 2 bulloni 20 sulla colonna e 2 file da 2
bulloni 20 sulla trave;

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


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Capitolo 5
153

- Angolari L200x100x15 che collegano trave HEB300 e colonna


HEB400 con 1 fila di 2 bulloni 20 sulla colonna e 2 file da 2
bulloni 20 sulla trave;
- Angolari L200x150x20 che collegano trave HEB300 e colonna
HEB400, con 2 fila di 3 bulloni 22 sulla colonna e 2 file da 3
bulloni 22 sulla trave;

Di seguito vengono riportati i calcoli manuali effettuati per il caso


specifico a), ovviamente cambiando la geometria e le azioni sollecitanti è
possibile in modo analogo verificare gli altri casi.

Geometria

Angolare Bulloni
L1 (mm) = 100,00 d (mm) = 20,00
L2 (mm) = 200,00 d0 (mm) = 22,00 tw,colonna (mm) =
L3 (mm) = 160,00 fyb (MPa) = 900,00
tang (mm) = 15,00 fub (MPa) = 1000,00
fyk (MPa) = 355,00 Anetta (mm2) = 314,16
2
fuk (MPa) = 510,00 Ares (mm ) = 245,00

Tabella 51 – Geometria degli angolari e dei bulloni

Data la scarsa rigidezza della connessione, il vincolo che si considera


nell’analisi strutturale è la cerniera, per cui il collegamento sarà soggetto
solo allo sforzo di taglio T, equivalente alla reazione verticale R della trave:

𝑞𝑑 = 43.45 𝑘𝑁/𝑚

𝐿 = 6.0475 𝑚

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


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Capitolo 5
154

𝑞𝑑 ∙ 𝐿
𝑅= = 131.40 𝑘𝑁
2

Figura 74 – Sezioni considerate per la verifica dei bulloni con indicazione del loro baricentro

Nella sezione 1-1 (bulloni sull’anima della trave) si hanno le seguenti


sollecitazioni:

𝑇1 = 𝑅
𝑀1 = 𝑅 ∙ 𝑧

Danno luogo nei bulloni alle seguenti forze:


Bullone 1 e Bullone 3
𝑅 ∙ 𝑧 ∙ 𝑝𝑣 /2
𝐹ℎ = −
(𝑝𝑣 2 + 𝑝ℎ 2 )

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


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155

𝑅 𝑅 ∙ 𝑧 ∙ 𝑝ℎ /2
𝐹𝑣 = +
4 (𝑝𝑣 2 + 𝑝ℎ 2 )

𝐹1 = √𝐹𝑣 2 + 𝐹ℎ 2

Bullone 2 e Bullone 4
𝑅 ∙ 𝑧 ∙ 𝑝𝑣 /2
𝐹ℎ = −
(𝑝𝑣 2 + 𝑝ℎ 2 )

𝑅 𝑅 ∙ 𝑧 ∙ 𝑝ℎ /2
𝐹𝑣 = −
4 (𝑝𝑣 2 + 𝑝ℎ 2 )

𝐹2 = √𝐹𝑣 2 + 𝐹ℎ 2

Quindi la forza di progetto dei bulloni presenti sulla trave sarà:

𝐹𝐸𝑑 = 𝑚𝑎𝑥 (𝐹1 , 𝐹2 , 𝐹3 , 𝐹4 )

Le verifiche da soddisfare sono:

Verifica a taglio
0.5 ∙ 𝑛𝑠 ∙ 𝐴𝑅𝑒𝑠 ∙ 𝑓𝑢𝑏
𝐹𝑉,𝑅𝑑 = = 98.00 𝑘𝑁
1.25

Verifica a rifollamento

𝛼 ∙ 𝑘 ∙ 𝑑 ∙ 𝑓𝑢𝑘
𝐹𝐵,𝑅𝑑 = = 123.64 𝑘𝑁
1.25 ∙ 𝑚𝑖𝑛 ( 2𝑡𝑎𝑛𝑔. ; 𝑡𝑤,𝑡𝑟𝑎𝑣𝑒)

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156

Dove:

𝑒2
𝑘 = 𝑚𝑖𝑛 (2.8 − 1.7 ; 2.5)
𝑑0
𝑒1 𝑓𝑢𝑏
𝛼 = 𝑚𝑖𝑛 ( ; ; 1)
3 𝑑0 𝑓𝑢𝑘

Verfica del piatto a flessione


𝑧
𝑀𝐸𝑑 = 𝑅 ∙ = 7.55 𝑘𝑁𝑚
2
𝐿3 2
𝑀𝑅𝑑 = 𝑓𝑦𝑘 ∙ 𝑡𝑎𝑛𝑔. ∙ = 34.10 𝑘𝑁𝑚
4

Mentre nella sezione 2-2 (bulloni sulla colonna) si hanno le seguenti


sollecitazioni:
𝑇1 = 𝑅/2
𝑅 ∙ 𝑧
𝑀1 =
2

In quanto si considera solo uno dei due angolari, danno luogo nei bulloni
alle seguenti forze:

Bullone 1

𝑅 𝑧
𝐹ℎ = ∙
2 𝑝𝑣

𝑅 1
𝐹𝑣 = ∙
2 2

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Capitolo 5
157

𝐹1 = √𝐹𝑣 2 + 𝐹ℎ 2

Bullone 2

𝑅 𝑧
𝐹ℎ = − ∙
2 𝑝𝑣
𝑅 1
𝐹𝑣 = ∙
2 2
𝐹2 = √𝐹𝑣 2 + 𝐹ℎ 2

Quindi la forza di progetto dei bulloni presenti sulla colonna sarà:

𝐹𝐸𝑑 = 𝑚𝑎𝑥 (𝐹1 , 𝐹2 )

Anche in questo caso si eseguono le medesime verifiche descritte in


precedenza.

5.2.1. Verfica tramite IDEAStatica

Le verifiche delle connessioni a squadretta sono state effettuate anche


attraverso il software IDEA Statica – Connection che si avvale del metodo
CBFEM (Component Based Finite Element Model), esso è basato sul
metodo delle componenti (risolve i giunti come un sistema di elementi
interconnessi tra loro, ovvero le componenti) e sul metood FEM (Finite
Element Method) che sostituisce il precedente nell’ analizzare le tensioni
delle singole componenti.

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158

Figura 75 – Connessione a squadretta HEB240C

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Capitolo 5
159

Figura 76 – Sforzi equivalenti su connessione a squadretta HEB240C

Al fine di validare i calcoli ottenuti dal software di seguito vengono


confrontati lo sforzo agente sul bullone più sollecitato con i valori ottenuti
dai calcoli manuali:

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160

Confronto
Sforzo di taglio Rifollamento
Valore software: 51,3 kN 102,5 kN
Calcolo manuale: 47,97 kN 95,93 kN
Errore 6,50 % 6,41 %

Tabella 52 – Confronto tra i valori del sofware IDEAStatica e calcoli manuali

Ne risulta un errore medio circa del 6.45%


Si precisa che i calcoli manuali sono comunque figli di formulazioni
presenti varie ipotesi e quindi approssimati mentre i valori ottenuti dal
software risultano in ogni caso più precisi e a vantaggio di sicurezza.
Per tale motivo le successive connessioni a squadretta sono state verificate
con il software IDEAStatica, risultando analogamente tutte verificate:

Nodo a squadretta (bulloni 3x2)

Figura 77 – Connessione a squadretta HEB300c

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


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Capitolo 5
161

Per i reports completi vedi APPENDICE.

5.3. Giunto di base

Il giunto in oggetto connette le colonne HEB400 alle piastre di base che


successivamente sono collegate alla fondazione.
Per le azioni sollecitanti si fa riferimento al par.7.5.3.1 delle NTC 2018:
“I collegamenti in zone dissipative devono consentire la plasticizzazione
delle parti dissipative collegate, garantendo il soddisfacimento del seguente
requisito:

𝑅𝑗,𝑑 ≥ 1.1 𝛾𝑜𝑣 𝑅𝑝𝑙,𝑅𝑑


Dove

𝑅𝑗,𝑑 è la capacità di progetto del collegamento,


𝑅𝑝𝑙,𝑅𝑑 è la capacità al limite plastico della membratura dissipativa collegata

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Capitolo 5
162

𝛾𝑜𝑣 è il fattore di sovraresistenza del materiale, assunto pari a 1,25 per


acciai di tipo S235, S275,S355 (par. 7.5.1 NTC 2018)

Nel caso in esame la membratura dissipativa collegata al giunto è una


colonna HEB400 a cui corrisponde un momento plastico di:

𝑅𝑝𝑙,𝑅𝑑 = 𝑀𝑝𝑙,𝑅𝑑 = 𝑊𝑝𝑙 𝑓𝑦𝑑 = 3232 ∙ 103 𝑁𝑚𝑚3 ∙ 355 𝑁/𝑚𝑚2


= 1147.36 ∙ 106 𝑁𝑚𝑚 = 1147.36 𝑘𝑁𝑚

Per cui
𝑅𝑗,𝑑 = 𝑀𝐸𝑑,𝑏𝑎𝑠𝑒 = 1.1 ∙ 1.25 ∙ 1147.36 = 1577.62 𝑘𝑁𝑚

Inoltre, il momento in testa alla colonna può essere valutato tramite


triangoli equivalenti, considerando alla base della colonna il
momento sollecitante precedentemente calcolate e una luce di taglio
di 2,33m:

Figura 78 – Valutazione luce di taglio

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163

(3.35 − 2.33) 1.02


𝑀𝐸𝑑,𝑡𝑒𝑠𝑡𝑎 = 𝑀𝐸𝑑,𝑏𝑎𝑠𝑒 ∙ = 1577.62 ∙
2.33 2.33
= 690.63 𝑘𝑁𝑚
(𝑀𝐸𝑑,𝑏𝑎𝑠𝑒 + 𝑀𝐸𝑑,𝑡𝑒𝑠𝑡𝑎 ) 1577.62 + 690.63
𝑉𝐸𝑑 = = = 1134.12 𝑘𝑁
2 2

Infine per lo sforzo normale sollecitante è stato considerando il massimo


degli sforzi delle colonne:

𝑁𝐸𝑑 = 1493.62 𝑘𝑁

Materiali e Geometria

fak= 355 MPa b1= 0,70


ftk= 430 MPa b2= 0,85
gM2= 1,25

HE400B
h= 400 mm b= 300 mm
tf= 24 mm tw = 13,5 mm
l 1= 700 mm l 2= 800 mm
l 1'= 316,25 mm r= 27 mm

Tabella 53 – Materiali e geometria nodo di base

Progetto saldature
Si realizza il collegamento tra piastra di base e colonna tramite saldature a
cordoni d’angolo.
In questa prima fase progettuale si ipotizza che:

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Capitolo 5
164

- Le saldature delle flange del profilo reagiscono alle aliquote di


sforzo normale e momento flettente provenienti dalla
colonna,
- Le saldature d’anima reagiscono al taglio sollecitante

Saldature Ala (1):


𝑁𝐸𝑑 /2 + 𝑀𝑦,𝐸𝑑 /ℎ
𝑛𝑜𝑟𝑡. = ≤ 𝑚𝑖𝑛 (𝛽1 ; 𝛽2 ) 𝑓𝑦𝑘
𝑎1 (𝑙1 + 2 𝑙1 ′)

Si ricava:

𝑁𝐸𝑑 /2 + 𝑀𝑦,𝐸𝑑 / ℎ𝑐𝑜𝑙


𝑎1 =
𝑚𝑖𝑛 (𝛽1 ; 𝛽2 ) (𝑙1 + 2 𝑙1 ′)𝑓𝑦𝑘

Saldature Anima (2):

𝑉𝑧,𝐸𝑑
𝜏𝑝𝑎𝑟𝑎𝑙. = ≤ 𝛽1 𝑓𝑦𝑘
2 𝑎2 𝑙 2

𝑉𝑧,𝐸𝑑
𝑎2 =
𝛽1 𝑙2 𝑓𝑦𝑘

Chiaramente è possibile collegare a1 e a2 con lo spessore effettivo


della saldatura s tramite:

𝑠 = √2 𝑎

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Capitolo 5
165

a1,min= 14,11 mm s1,min= 19,95 mm


a2,min= 2,85 mm s2,min= 4,03 mm

s1= 20 mm a1= 14,14 mm


s2= 25 mm a2= 17,68 mm

Tabella 54 – Dimensioni cordoni di saldatura nodo di base

Verifica saldature

Saldature Ala (1):

𝑁𝐸𝑑 𝑀𝑦,𝐸𝑑 ℎ𝑐𝑜𝑙 + 𝑎1


𝑛𝑜𝑟𝑡. = + ≤ 𝑚𝑖𝑛(𝛽1 , 𝛽2 ) 𝑓𝑦𝑘
𝐴𝑤 𝐼𝑦,𝑤 2

Aw e Iy,w sono l’area e il momento d’inerzia baricentro della sezione


resistente della saldatura.

Saldature Anima (2):

𝑁𝐸𝑑 𝑀𝑦,𝐸𝑑 𝑙2
𝑛𝑜𝑟𝑡. = +
𝐴𝑤 𝐼𝑦,𝑤 2
𝑉𝑦,𝐸𝑑
𝜏𝑝𝑎𝑟𝑎𝑙𝑙. =
2 𝑎2 𝑙 2

√𝑛𝑜𝑟𝑡. 2 + 𝑡𝑜𝑟𝑡. 2 + 𝜏𝑝𝑎𝑟𝑎𝑙𝑙. 2 ≤ 𝛽1 𝑓𝑦𝑘

|𝑛𝑜𝑟𝑡. | + |𝑡𝑜𝑟𝑡. | ≤ 𝛽2 𝑓𝑦𝑘

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166

Aw = 65973 mm2 Iw,y= 2867964994,279 mm4


1 n_|_= 136,00 MPa sid,lim= 248,5 MPa OK
n_|_= 241,61 MPa //= 40,10 MPa
2
sid= 244,92 MPa sid,lim= 248,5 MPa OK

Tabella 55 – Verfica cordoni di saldatura nodo di base

Progetto tirafondi
La sezione di contatto tra piastra di base e fondazione in calcestruzzo,
nell’ipotesi che la piastra sia sufficientemente rigida, si comporta come una
sezione in cemento armato in cui l’armatura è costituita dai tirafondi.
Si procede al predimensionamento di questi ultimi, in particolare noto il
momento sollecitante è possibile calcolare l’area minima dei suddetti:

𝑀𝐸𝑑
𝐴𝑠,𝑚𝑖𝑛 =
0.85 ℎ𝑝 𝑓𝑎𝑑

𝑓𝑎𝑘
𝑓𝑎𝑑 =
𝛾𝑀2

Con 𝛾𝑀2 = 1,25 ; ℎ𝑝 = lunghezza piastra di base, e avendo scelto una


classe di reistenza dei tirafondi 10.9

Fissando il diametro dei tirafondi pari a 36, il numero minimo degli stessi
è pari a:

𝐴𝑠,𝑚𝑖𝑛
𝑛. 𝑡𝑖𝑟𝑎𝑓𝑜𝑛𝑑𝑖 =
𝐴𝑟𝑒𝑠

Dove Ares corrisponde all’area resistente del singolo tirafondo.

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


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Capitolo 5
167

Proprietà meccaniche
fak= 275 MPa fbk= 900 MPa fck= 25 MPa
ftk= 430 MPa ftb= 1000 MPa fcd= 14,17 MPa
gM2= 1,25

Tabella 56 – Proprietà meccaniche dei tirafondi del nodo di base

Proprietà geometriche
h= 400 mm b= 300 mm
hp= 800 mm bp= 700 mm
2
e 1= 50 mm Ares= 763,41 mm
db= 36 mm

Progetto dei tirafondi


2
As,min= 3207 mm nt= 4
2
nt,min= 4,20 As= 3054 mm

Tabella 57 – Progetto dei tirafondi

Si nota come dalla formula di progetto si ricava un numero di


tirafondi di 4,20 (ovvero 5), tuttavia se ne sceglie di utilizzare 4 da
verificare poi successivamente in quanto la formula di
predimensionamento semplificata porta in conto solo i tirafondi di
estremità e non quelli di anima che comunque contribuiscono alla
resistenza.

Verifica tirafondi
Per la verifica si procede al calcolo dell’asse neutro tramite equilibrio alla
traslazione verticale:
0.8 𝑦𝑐 𝑏𝑝 𝑓𝑐𝑑 − 𝐴𝑎 𝑓𝑎𝑑 = 𝑁𝐸𝑑

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


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Capitolo 5
168

𝑁𝐸𝑑 + 𝐴𝑎 𝑓𝑎𝑑
𝑦𝑐 =
0.8 𝑏𝑝 𝑓𝑐𝑑

Il Momento resistente si ottiene tramite un equlibrio alla rotazione:

ℎ𝑝 ℎ𝑝
𝑀𝑅𝑑 = 0.8 𝑦𝑐 𝑏𝑝 𝑓𝑐𝑑 ( − 0.4 𝑦𝑐 ) + 𝐴𝑎 𝑓𝑎𝑑 ( − 𝑑′)
2 2
ℎ𝑝 − 2 𝑑′
+ 2 𝐴𝑎 𝑓𝑎𝑑 ( )
𝑛𝑡𝑖𝑟𝑎𝑓𝑜𝑛𝑑𝑖 − 1
(Nella formula è presente l’ultimo termine che porta in conto i tirafondi
d’anima trascurati nella fase di progetto precedente)

NEd MEd yc MRd


check:
[N] [Nmm] [mm] [Nmm]
1493620 1,57E+09 465,41 1,95E+09 OK

Tabella 58 – Verifica dei tirafondi

Progetto costole di irrigidimento


Affinché sia valida l’ipotesi per la quale si possa considerare l’interfaccia
tra la piastra e il plinto di fondazione come una sezione rigida, si
progettano delle costole di irrigidimento per la piastra stessa:

Figura 79 – Geometria costole di irrigidimento nodo di base

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


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Capitolo 5
169

𝑡𝑝 2 ℎ
𝑏𝑝 ∗ 2 + 2ℎ𝑟 ∗ 𝑡𝑝𝑟 (𝑡𝑝 + 2𝑟 )
𝑦𝐺 =
𝑏𝑝 ∗ 𝑡𝑝 + 2 ∗ ℎ𝑟 ∗ 𝑡𝑝𝑟

𝑏𝑝 ∗ 𝑡𝑝 3 𝑡𝑝 2
𝐼𝐺,𝑦 = + 𝑏𝑝 ∗ 𝑡𝑝 (𝑦𝐺 + )
12 2
𝑏𝑟𝑡𝑝𝑟 3 ℎ𝑟 2
+ 2[ + 𝑡𝑝𝑟 ∗ ℎ𝑟 (𝑡𝑝 + ℎ𝑟 − 𝑦𝐺 − ) ]
12 2

𝐼𝐺, 𝑦,
𝑊𝑒𝑙 = min(𝑊𝑠𝑢𝑝 , 𝑊𝑖𝑛𝑓 ) =
max(𝑦𝑐 ; 𝑡𝑝 + ℎ𝑟 − 𝑦𝐺 )

𝑁𝑐𝑑 = 𝑦𝑐′ ∗ 𝑐𝑝 ∗ 𝑓𝑐𝑑


h
m

Figura 80 – Azioni agenti sulla piastra del nodo di base

A questo punto si possono distinguere due casi:

Caso 1:
𝑦′𝑐 < ℎ𝑚
𝑦 ′𝑐
𝑀𝑟𝑑 = 𝑁𝑐𝑑 ( ℎ𝑚 − )
2
𝑉𝑟𝑑 = 𝑁𝑐𝑑

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


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Capitolo 5
170

𝑀𝑟,𝑒𝑑
𝜎𝑟,𝑒𝑑,𝑒𝑙 =
𝑏𝑝 ∗ 𝑡𝑝 2 /6
𝑀𝑟,𝑒𝑑
𝜎𝑟,𝑒𝑑,𝑝𝑙 =
𝑏𝑝 ∗ 𝑡𝑝 2 /4

Caso 2:

𝑦′𝑐 > ℎ𝑚

𝑀𝑟,𝑒𝑑
≤ 𝑓𝑎𝑑
𝑊𝑒𝑙

𝑏𝑝 ∗ ℎ𝑚 2
𝑀𝑟,𝑒𝑑 = 𝑓𝑐𝑑
2

yc= 465,41 mm hm= 200,00 mm


Vr,Ed= 1983333 Nmm Mr,Ed= 198333333 Nmm

tp= 40 mm
tr= 18 mm
hr= 250 mm
yG,inf= 55,27 mm
4
Ir,G= 217243130,6 mm
Wr,el= 925503 mm3
s= 214,30 MPa
fad= 220 MPa
check: OK

Tabella 59 – Verifica piastra nodo di base

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Capitolo 5
171

Verifica giunto di base tramite IDEAStatica

Anche in questo caso è verificato il giunto anche con il software


IDEAStatica Connection. Le verifiche in modo sintetico vengono
riportate di seguito:

Figura 81 – Modello giunto di base su IDEAStatica

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


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Capitolo 5
172

Tabella 60 – Verifica su IDEAStatica giundo di base

Il report completo delle verifiche in modo esteso è riportato in


APPENDICE

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


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Capitolo 6
173

6. ANALISI NUMERICA DELL’ EDIFICIO

E’ stato modellato numericamente l’edificio attraverso i seguenti software:

- SAP2000
- Advance Design
- OpenSees

Con i primi due software è stato modellato l’edificio globalmente, e


precisamente con Advance Design sono state effettuate le verifiche globali
dell’edificio.
Invece con OpenSees sono stati modellati solo i telai sismo-resistenti e
quindi si è proceduto ad una modellazione bidimensionale.

6.1. Modellazione con SAP2000

SAP2000 è un programma di calcolo agli elementi finiti. Avendo


caratteristiche molto versatili, rientra nella categoria dei programmi
cosiddetti “General purpose”, capaci cioè di analizzare strutture con
caratteristiche molto diverse tra loro.
L’edificio è stato modellato tramite elementi “Frame” monodimensionali
per le aste e “Joint” per i nodi, ad esse successivamente sono stati
assegnati materiale e sezione.

La distribuzione spaziale è la seguente:

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


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Capitolo 6
174

Pianta piano tipo

Pianta copertura

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


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Capitolo 6
175

Figura 82 – Modellazione geometria della struttura su SAP2000

Come materiale è stato definito “Acciaio” per tutte le sezioni dell’edificio,


avente le seguenti proprietà:

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


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Capitolo 6
176

Per quanto riguarda le sezioni invece, come da progetto, sono state


definite le seguenti:

HEB400 per tutte le colonne


IPE450 per le travi appartenenti ai telai sismo-resistente del 1 e 2 livello
IPE400 per le travi appartenenti ai telai sismo-resistente della copertura
HEB240C per le travi appartenenti ai telai porta-solaio
HEB300C per le travi appartenenti ai telai porta-solaio
UPN240 per le travi estremali che compongono gli sbalzi
Rappresentati tramite differenti colori nella figura seguente:

Figura 83 – Modellazione geometria della struttura su SAP2000 con indicazione delle sezioni

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


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Capitolo 6
177

Si precisa che le travi appartenenti ai telai porta-solaio, ovvero le


HEB240C e HEB300C essendo delle travi composte acciaio-calcestruzzo,
come già dettagliatamente descritte nei capitoli precedenti, sono state
modellate come profili con flangia superiore tagliata:

Figura 84 – Definizione sezione e materiale

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


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Capitolo 6
178

A cui è stato assegnato, come in figura, il materiale Acciaio (lo stesso


utilizzato per gli altri profili).
Per tener conto che si tratta di un profilo composto acciaio-calcestruzzo è
stato assegnato un “Property modifiers”, ovvero un coefficiente
moltiplicativo per il Momento d’Inerzia lungo l’asse 3 (z) , in particolare è
stato valutato come:

𝐼𝑛𝑒𝑟𝑧𝑖𝑎 𝑠𝑒𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑐𝑜𝑚𝑝𝑜𝑠𝑡𝑎 𝐼𝑧,𝐿


=
𝐼𝑛𝑒𝑟𝑧𝑖𝑎 𝑠𝑒𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑎𝑐𝑐𝑖𝑎𝑖𝑜 𝐼𝑧,𝐿

Precisamente, per la sezione HEB240C vale:

𝐼𝑛𝑒𝑟𝑧𝑖𝑎 𝑠𝑒𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑐𝑜𝑚𝑝𝑜𝑠𝑡𝑎 𝐼𝑧,𝐿 15433 𝑐𝑚4


= = = 1,56
𝐼𝑛𝑒𝑟𝑧𝑖𝑎 𝑠𝑒𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑎𝑐𝑐𝑖𝑎𝑖𝑜 𝐼𝑧,𝐿 9853 𝑐𝑚4

Mentre per la sezione HEB300C vale:

𝐼𝑛𝑒𝑟𝑧𝑖𝑎 𝑠𝑒𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑐𝑜𝑚𝑝𝑜𝑠𝑡𝑎 𝐼𝑧,𝐿 32957 𝑐𝑚4


= = = 1,58
𝐼𝑛𝑒𝑟𝑧𝑖𝑎 𝑠𝑒𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑎𝑐𝑐𝑖𝑎𝑖𝑜 𝐼𝑧,𝐿 20860 𝑐𝑚4

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


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Capitolo 6
179

I momenti d’inerzia utilizzati delle sezioni composte sono quelli valutati


nei capitoli precedenti tramite il software CosFB.

Per modellare il comportamento strutturale quanto più reale possibile


sono state definite anche le eccentricità costruttive tra i vari elementi,
infatti non tutti gli elementi risultano connessi ad altri tramite il loro
baricentro ma invece sono eccentrici.
Per tale motivo sono stati assegnati gli “Insertion points” per ogni frame.

Ad esempio nel caso delle travi IPE450 che risultavano a filo superiore
rispetto le adiacenti travi HEB240C è stato assegnato l’insertion point 8
(Top Center) mentre alle travi adiacenti è stato assegnato un I.P. 2
(Bottom center), per ottenere una distribuzione come in figura:

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


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Capitolo 6
180

Figura 85 – Assegnazione eccentricità delle aste

Di seguito si riportano alcune immagini della struttura a seguito


dell’assegnazione degli insertion points:

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


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Capitolo 6
181

Figura 86 – Modellazione struttura con eccentricitià su SAP2000

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


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Capitolo 6
182

Inoltre, in accordo alle NTC2018, il solaio può essere considerato come


diaframma rigido essendo un solaio composto acciaio-cls con almeno 5cm
di soletta e collegato tramite opportune connessioni a taglio. A tal
proposito per ogni impalcato è stato definito un diaframma rigido di piano
(DIAPH1, DIAPH2 e DIAPH3 rispettivamente per 1° impalcato, 2°
impalcato, copertura). In figura si riporta l’esempio per il diaframma 1:

Figura 87 – Definizione diaframma di piano su SAP2000

Per modellare le connessioni a squadretta dei telai pendolari sono stati


assegnati dei rilasci rotazionali agli estremi delle travi secondarie

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


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Capitolo 6
183

Infine sono stati modellati i dispositivi FreeDam attraverso delle “Non-


linear hinges” . Precisamente sono stati definite 3 tipologie tante quanto
sono i tipi di Freedam utilizzati:

- D1-IPE450-0.3 utilizzato nel 1° e 2° impalcato dei MRFs lungo x


- D2A-IPE450-0.4 utilizzato nel 1° e 2° impalcato dei MRFs lungo y
- D1-IPE400-0.3 utilizzato sull’impalcato di copertura

Evidenziati in figura:

Figura 88 – Assegnazione dispositivi FREEDAM su SAP2000

Sono state quindi definite attraverso una curva Momento-Rotazione

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


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Capitolo 6
184

Dispositivo D1-IPE450-0,3

Dispositivo D2A-IPE450-0,4

Dispositivo D1-IPE400-0,3

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Capitolo 6
185

I 3 dispositivi sono stati modellati in modo analogo, cambiando il


momento di scorrimento. Si è modellata anche l’asimmetria dei dispositivi
definendo i momenti di scorrimento positivi e negativi.

Una volta definita la geometria e le proprietà dei materiali utilizzati,


bisogna definire i carichi agenti sulla struttura.

Innanzitutto si definiscono i Load Patterns:

Dove Gk1 e Gk2 sono i carichi permanenti strutturali e non, Qk i carichi


accidentali, Gcladding il carico del rivestimento esterno, Qsnow i carichi da
neve, Edx Edy ecc. sono le azioni sismiche nelle direzioni X e Y
considerando l’eccentricità accidentale e non ed infine Qwind che
corrisponde al carico da vento sempre in entrambe le direzioni.

Per quanto riguarda i carichi permanenti, strutturali e non, accidentali


vengono assegnati alle travi della struttura in modo manuale, ripartendoli
in funzione dell’orditura dei solai come mostrato in figura:

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188

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Capitolo 6
189

Esempio carichi Gk1 assegnati al modello:

Figura 89 – Assegnazione carichi sulla struttura

Nel caso dei Load Pattern sismici (indicati con Type: Quake) vanno
definiti i parametri necessari alla valutazione dello Spettro di norma;
ovvero direzione del sisma per quel pattern, Latitudine e longitudine del
sito, classe d’uso, vita nominale della struttura, tipo di suolo, topografia e
fattore di comportamento (valutato nei capitoli precedenti):

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


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Capitolo 6
190

Figura 90 – Definizione parametri sismici sulla struttura

In questo modo il software in automatico ripartisce le azioni sismiche nei


nodi della struttura.

Esempio carichi sismici assegnati al modello (comb. Edx_ecc +X):

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Capitolo 6
191

Analogamente per i pattern indicanti le azioni da vento Qwind (type: Wind)


vanno indicati i coefficienti di esposizione sottovento e sopravento,
velocità, fattore di forma ecc. :

Figura 91 – Definizione parametri da vento sulla struttura

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Capitolo 6
192

Esempio carichi da vento (QwindX):

Successivamente si definiscono i Load Cases, ovvero le varie combinazioni


delle azioni precedentemente indicate. Quali le combinazioni fondamentali
e caratteristiche allo SLU e SLE, le 32 combinazioni sismiche
considerando le varie eccentricità accidentali nelle due direzioini come da
norma, MASS per l’analisi non lineare (push-over) descritta
successivamente, MODAL per l’analisi modale.

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Capitolo 6
193

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


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Capitolo 6
194

Si riportano quindi di seguito alcune combinazioni viste nel dettaglio:

Load case: ULS_Gravity

Load case: 1_+Edx_ecc+X_+0.3EdY_ecc+Y

Load case: MODAL_+X

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Capitolo 6
195

Load case: ULS_Qwind+X

Alcuni dei risultati ottenuti una volta fatte partire le varie analisi sono i
seguenti:

SLU Carichi verticali – Moment 3-3

Figura 92 – Diagramma dei momenti – combinazione SLU carichi verticali

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Capitolo 6
196

SLU Wind+X – Moment 3-3

Figura 93 – Diagramma dei momenti – combinazione SLU da vento

1_+Edx-ecc+X +0.3Edy-ecc + Y – Moment 3-3

Figura 94 – Diagramma dei momenti – combinazione sismica

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Capitolo 6
197

Figura 95 – Deformata della struttura – combinazione sismica

Per concludere è stata eseguita un’analisi statica non lineare (push-over), in


quanto pur risultando di semplice interpretazione come le analisi statiche
lineari consente di ottenere valutazioni della risposta strutturale anche in
campo non lineare.
Consente quindi di ottenere un legame forza-spostamento descrittivo del
comportamento strutturale chiamato anche Curva di capacità.
In pratica l’analisi push-over ci consente di “spingere” la struttura fino a
che questa collassa o un parametro di controllo di deformazione non
raggiunge un valore limite prefissato, “la spinta” è data da un profilo di
forze orizzontali in corrispondenza di ogni piano in modo incrementale.
In un sistema MDOF come nel caso in esame, si è soliti scegliere come
parametri il taglio alla base e lo spostamento in sommità della struttura.
Il risultato di tale analisi è la definizione della curva di pushover (o curva di
capacità) ossia la curva forza-spostamento che rappresenta come dice il
nome stesso, la capacità del sistema a fronteggiare una forzante esterna.
La curva ottenuta nel Case: MASS-X è la seguente:

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Capitolo 6
198

Figura 96 – Curva push-over ottenuta da SAP2000

Linearizzando la curva come bilineare o trilineare è possibile identificare la


resistenza di snervamento Fy, la rigidezza elastica ke e la rigidezza post-
elastica kp

Si nota che la curva presenta un tratto finale incrudente, ciò è dovuto ad


una limitazione del software SAP2000 in quanto nella modellazione della
struttura non considera le sezioni a fibre.

A seguito dell’analisi push-over è possibile visualizzare la curva Momento-


rotazione delle cerniere plastiche rappresentative dei nodi FREEDAM.
A titolo di esempio si riporta la curva di un dispositivo FREEDAM D2A:

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Capitolo 6
199

Figura 97 – Curva momento rotazione dispositivo freedam su SAP2000

In corrispondenza dello SLV si osserva una rotazione pari a 25 mrad.

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Capitolo 6
200

6.2. Modellazione con AdvanceDesign

Advance Design è stato sviluppato per progettare e analizzare strutture in


calcestruzzo, acciaio e legno in accordo alle recenti versioni degli
Eurocodici (EC0, EC1, EC2, EC3, EC5 and EC8), e in accordo alla
normativa italiana NTC2018.
Inoltre il software è integrato in un processo BIM per la progettazione
strutturale. Infatti supporta la sincronizzazione con Autodesk Revit e
Advance Steel.
In riferimento all’analisi degli edifici, i maggiori vantaggi dell’utilizzo di tale
software sono:
- implementazione di verifiche in accordo agli Eurocodice e alla
Normativa Italiana;
- Generazione automatica delle azioni da vento.

L’edificio in esame è stato modellato in modo analogo a quanto fatto nel


paragrafo precedente con il software SAP2000

Figura 98 – Modellazione edficicio in Advance Design

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Capitolo 6
201

Per la corretta generazione delle azioni da vento sono stati modellate le


superfici di chiusura dell’edificio, come si evince dalla figura precedente.
Si riportano di seguito alcuni risultati ottenuti effettuando l’analisi, avendo
definito le combinazioni in modo analogo a quanto fatto in SAP2000.

Figura 99 – Momenti sollecitanti, combinazione SLU grativazionale in Advance Design

Figura 100 – Momenti sollecitanti, combinazione Vento+X in Advance Design

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Capitolo 6
202

Dato che le azioni sismiche vengono generate e ripartite in automatico sia


dal software SAP2000 che Advance Design, al fine di confrontare i
risultati ottenuti si riportano i risultati ottenuti dalle sole azioni sismiche in
direzione x (Ex) e in direzione y (Ey) senza combinarle con gli ulteriori
carichi:

Figura 101 – Momenti sollecitanti, azioni Ex in Advance Design

Figura 102 – Momenti sollecitanti, azioni Ey in Advance Design

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Capitolo 6
203

Per quanto riguarda gli spostamenti:

Figura 103 – Spostamenti, azioni Ex in Advance Design

Figura 104 – Spostamenti, azioni Ey in Advance Design

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Capitolo 6
204

Dall’analisi modale effettuata si riportano i primi due modi di vibrare:

Figura 105 – Analisi modale, Modo 1 in Advance Design

Figura 106 – Analisi modale, Modo 2 in Advance Design

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Capitolo 6
205

Infine sono state effettuate le verifiche di stabilità e deformabilità, si


riportano i tabulati di calcolo estrapolati dal software, dove si evincono i
tassi di lavoro in %:

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Capitolo 6
206

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


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Capitolo 6
207

Si precisa che sono stati estrapolati i tassi di lavoro di tutti gli elementi ad
esclusione delle travi CosFB, già dettagliatamente analizzate nei precedenti
capitoli.
Inoltre confrontando i valori ottenuti dalle analisi in SAP2000 e quelle in
Advance Design si riscontra un errore del max 2%. Per cui si può ritenere
precisa la modellazione in tale software.

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Capitolo 6
208

Si riportano nel dettaglio le verifiche della trave e colonna con maggiore


tasso di lavoro:

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Capitolo 6
209

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Capitolo 6
210

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Capitolo 6
211

6.3. Modellazione con OpenSees

OpenSees (the Open System for Earthquake Engineering Simulation) è un


framework software per lo sviluppo di applicazioni per simulare le
prestazioni di sistemi strutturali e geotecnici soggetti a terremoti.
I telai sismo-resistenti dell’edificio, indicati in figura, sono stati modellati
attraverso OpenSees.

Figura 107 – Telai sismo-resistenti di riferimento modellati in OpenSees

Precisamente sono stati sviluppati mediante modelli bidimensionali al fine


di descrivere la risposta non lineare del sistema.

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Capitolo 6
212

Figura 108 – Geometria telaio sismo-resistente di riferimento

Per le colonne e per le travi è stato assegnato il materiale ‘Steel01’ di


OpenSees con una resistenza allo snervamento rispettivamente di 355
MPa e 275 MPa e rapporto di incrudimento pari allo 0,2%.

Figura 109 – Modellazione travi e colonne in OpenSees

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


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Capitolo 6
213

Le travi sono state modellate con un modello a plasticità concentrata in cui


la parte interna è modellata con elementi elastici, mentre le cerniere
plastiche sono rappresentate da molle rotazionali associate a elementi
‘zero-length’.
Il comportamento di tali molle segue un modello isteretico bilineare
basato sul modello modificato di Ibarra-Krawinkler implementato da
Lignos e Krawinkler (2011).

Figura 110 – Modello a plasticità concentrata per le travi in OpenSees

Diversamente, al fine di catturare l’interazione tra momento flettente e


sforzo assiale, le colonne sono modellate mediante un approccio a
plasticità distribuita, con elementi ‘non-linear beam-column’ con 4 punti di
integrazione e ciascuna sezione è discretizzata in 8 fibre lungo l’altezza
della sezione e 4 lungo la flangia.

Figura 111 – Modello a plasticità distribuita per le colonne in OpenSees

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Capitolo 6
214

Riguardo le connessioni trave-colonna, il dispostivo FreeDam viene


modellato attraverso una molla rotazionale (zero lenght element) con
comportamento Isteretico uniassiale:

Figura 112 – Modello isteretico uniassiale per i FREEDAM in OpenSees

Inoltre, al fine di considerare gli effetti P-Δ relativi agli spostamenti e alle
forze assiali nelle colonne del telaio pendolare, è stata aggiunta una
‘leaning column’. Quest’ultima risulta incernierata alla base e continua
lungo l’altezza ed è connessa al telaio mediante pendoli rigidi.

La rigidezza flessionale ed assiale della ‘leaning column’ è posta uguale alla


somma delle rigidezze flessionali ed assiali delle singole colonne del telaio
pendolare che essa rappresenta.
Il diaframma è modellato assegnando un valore elevato alla rigidezza
assiale delle travi. I carichi gravitazionali sono applicati direttamente sulle
travi considerando la combinazione sismica in accordo all’ EC8, mentre le
masse sono concentrate a livello delle connessioni trave-colonna.

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Capitolo 6
215

Lo smorzamento del sistema, tralasciando la dissipazione di energia


isterica è modellato tramite la matrice di smorzamento Rayleigh, in cui i
valori dei coefficienti di smorzamento relativi alla massa e alla rigidezza
sono considerati per un fattore di smorzamento del 2% per i primi due
modi di vibrare.

Sono state eseguite delle Analisi Dinamiche Incrementali, ovvero una serie
di analisi dinamiche non lineari, eseguite con accelerogrammi scalati
secondo accelerazioni di picco via via crescenti.
Attraverso questo semplice metodo di analisi, si possono raggiungere
obiettivi diversi:
- Migliorare la comprensione dell’andamento del rapporto
risposta/domanda sismica ai vari livelli di sollecitazione;
- Interpretazione più accurata delle implicazioni strutturali di terremoti di
grande intensità,
- Valutazione dei cambiamenti di comportamento degli edifici in termini
di deformabilità, indotti dal degrado di resistenza e rigidezza della
struttura.
- Determinazione della sollecitazione sismica che induce il
raggiungimento dei diversi livelli prestazionali della struttura.

L’efficacia dell’I.D.A. è confermata anche dalla F.E.M.A. (Federal


Emergency Management Agency) , che la indica come strumento
principale per determinare la capacità globale di collasso di una struttura.

Secondo le indicazioni presenti nello studio si hanno le seguenti


definizioni, utili per la comprensione dei paragrafi successivi:
- Accelerogramma base (a): è una singola storia temporale in termini
di accelerazione caratterizzata da un suo valore massimo ben preciso. Si
tratta in pratica di un vettore i cui elementi sono a(ti) dove t appartiene {0,
t1,…,tn-1}.

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


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Capitolo 6
216

- Fattore di scala (): è uno scalare non negativo che, moltiplicato


per tutti i termini dell’accelerogramma base, consente di ottenere un
accelerogramma scalato (a ) con un nuovo valore massimo di
accelerazione di picco. a  =  x a.

- Misura di intensità (IM): è una funzione non negativa che dipende


da a  ed è monotonicamente crescente con ; le grandezze più utilizzabili
per caratterizzare l’intensità di un sisma sono l’accelerazione di picco del
terreno (PGA), la velocità di picco del terreno, l’accelerazione spettrale
corrispondente al primo modo di vibrare della struttura (ottenuta ad un
rapporto di smorzamento  = 5%).

- Misura di danno (DM): è un numero non negativo legato alla


risposta della struttura ad una data sollecitazione sismica; alcuni esempi di
DM sono il Taglio alla base della struttura, il massimo spostamento del
tetto, i vari indici di danno, i massimi spostamenti di interpiano ai diversi
livelli, la massima deformazione plastica. Nel caso particolare di strutture
intelaiate, lo spostamento di interpiano rappresenta comunque una misura
di insieme completa ed accurata dello stato di danno poiché è strettamente
collegato al collasso locale e globale e alle rotazione elastiche e plastiche
dei nodi.

- Curva I.D.A.: è un grafico in cui si rappresenta una misura di


danno rispetto ad una o più misure di intensità e consente di dedurre
importanti proprietà della struttura in esame.

Le analisi sono eseguite mediante un set di 7 accelerogrammi selezionati


dal Spectra IT database (per esempio sisma nel Friuli, Irpinia e L’Aquila),
scalati secondo valori crescenti di intensità fino al collasso.

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Capitolo 6
217

L’accelerazione spettrale corrispondente al primo periodo di vibrazione


Sa(T1) è usata come misura di intensità sismica (IM) nel presente studio,
dove T1 = 1.08 sec è il periodo fondamentale di vibrazione di entrambe
le strutture.

Figura 113 – Set di accelerogrammi IT Database

La risposta sismica del sistema viene valutata attraverso lo spostamento


massimo e residuo di piano.
Di seguito si riportano i grafici Spostamenti max – Sa(T1) delle IDA’s
effettuate:

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Capitolo 6
218

1° piano

Figura 114 – Curve IDA Spostamenti-Sa(T1) relative al primo piano

2° piano

Figura 115 – Curve IDA Spostamenti-Sa(T1) relative al secondo piano

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Capitolo 6
219

Copertura

Figura 116 – Curve IDA Spostamenti-Sa(T1) relative alla copertura

Per quanto riguarda gli spostamenti residui di piano:


1° piano

Figura 117 – Curve IDA Spostamenti residui -Sa(T1) relative al primo piano

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Capitolo 6
220

2° piano

Figura 118 – Curve IDA Spostamenti residui -Sa(T1) relative al secondo piano

Copertura

Figura 119 – Curve IDA Spostamenti residui -Sa(T1) relative alla copertura

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Capitolo 6
221

Inoltre in riferimento ai dispositivi FREEDAM:


Il momento massimo raggiunto al variare dell’accelerazione spettrale:

Figura 120 – Curve Momento – Rotazione dispositivi FREEDAM

Le rotazioni massime raggiunte al variare dell’accelerazione spettrale:

Figura 121 – Curve Rotazioni max – Sa (T1) dispositivi FREEDAM

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PILOTA CON TECNLOGIA FREEDAM
Capitolo 6
222

Come si può osservare dai grafici raffiguranti la storia di spostamenti dei 3


livelli come ci siano degli spostamenti residui di piano al termine del sisma:
1° livello

Figura 122 – Storia di spostamenti primo livello

2° livello

Figura 123 – Storia di spostamenti secondo livello

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PILOTA CON TECNLOGIA FREEDAM
Capitolo 6
223

Copertura

Figura 124 – Storia di spostamenti copertura

Inoltre dai grafici Momento-Curvatura delle colonne di base si evince


come le stesse si plasticizzano per un sisma d’intensità SLC:

Figura 125 – Grafici Momento – Curvatura colonne di base per intensità SLC

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Capitolo 6
224

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Capitolo 7
225

7. STUDIO DELLA PERFORMANCE SISMICA IN


TERMINI DI RICENTRAGGIO

Nell’edificio in esame, come anzidetto, sono state sostituite le tradizionali


connessioni trave-colonna a completo ripristino di resistenza con dei
collegamenti dotati di dissipatori sismici ad attrito (FREEDAM).
Tuttavia, è stato visto nel capitolo precedente che, sebbene l’uso di
connessioni trave-colonna dotate di dispositivi ad attrito sia una soluzione
efficiente, non consente, però, di controllare gli spostamenti residui, la cui
occorrenza potrebbe compromettere in modo rilevante la riparabilità degli
edifici in seguito ad eventi sismici severi.

Inoltre nel caso di eventi sismici ad alta intensità (Stato Limite di Collasso)
si è visto che le colonne si plasticizzano, caso che si vuole evitare e che va
in contrasto con la filosofia dell’edificio DREAMERS stesso in quanto si
vuole ottenere un comportamento strutturale elastico al fine di avere un
edificio totalmente sismo-resiliente.
Essendo i nodi di base difficilmente sostituibili o riparabili risulta
fondamentale assicurarne il basso danneggiamento per raggiungere un
comportamento globale sismo-resiliente.
Tale problema è stato affrontato in diversi studi negli ultimi anni
introducendo nei nodi di base forze elastiche di richiamo sotto forma di
cavi o barre post-tese in grado di conferire la capacità ricentrante alla
struttura,
generalmente combinate con elementi di dissipazione dell’energia (e.g., di
tipo isteretico, viscoso o ad attrito).

Tra le varie proposte studiate sperimentalmente, la più recente, in Latour


et al. (2019) è una connessione di base di tipo ‘rocking’ innovativa, in cui il
comportamento sismico è controllato da una combinazione di dispositivi

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


PILOTA CON TECNLOGIA FREEDAM
Capitolo 7
226

ad attrito per la dissipazione dell’energia e barre filettate post-tese con


‘disk springs’, che introducono forze elastiche di ripristino.
Rispetto le precedenti proposte, questa connessione è caratterizzata da
diversi vantaggi, quali:

- il sistema di ricentraggio è rappresentato da barre post-tese e ‘disk


springs’, che hanno una dimensione limitata rispetto alla
dimensione globale della colonna;
- il comportamento isteretico momento-rotazione è di facile
calibrazione;
- tutti gli elementi della connessione sono disposti al di sopra della
fondazione, in modo da evitare l’interazione con gli elementi in
calcestruzzo.

Di conseguenza, il design del giunto è indipendente da quello della


connessione della piastra di base; pertanto, possono essere adottate tutte le
configurazioni standard (ad esempio nodi di base inglobati nel
calcestruzzo).

In questo capitolo è stata valutata e confrontata la risposta sismica di uno


dei telai sismo-resistenti progettati nei precedenti capitoli con connessioni
di base a completo ripristino di resistenza e una struttura equivalente
dotata del collegamento di base proposto e studiato sperimentalmente in
Latour et al. (2019).

L’obiettivo principale è quello di valutare le capacità di ricentraggio del


nodo di base della colonna e l’effetto benefico nel ridurre gli spostamenti
residui della struttura, dopo eventi sismici di elevata intensità.
Di seguito viene definita la procedura progettuale del nodo, la
modellazione numerica in OpenSees e le Analisi Dinamiche Incrementali
(IDA) condotte con un set di 30 accelerogrammi per tenere in conto della
variabilità dell’input sismico, il tutto confrontato e validato
successivamente attraverso prove sperimentali.

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


PILOTA CON TECNLOGIA FREEDAM
Capitolo 7
227

7.1. Procedura di progetto del collegamento


Il nodo di base testato da Latour et al. (2019) consiste in una connessione
dotata di dispositivi ad attrito ed un sistema di barre post-tese e ‘disk
springs’.
Tali elementi sono localizzati su un tradizionale nodo di base a completo
ripristino di resistenza e la connessione è caratterizzata da un’assenza di
iterazione con la fondazione,.

Figura 126 – Esploso 3d del nodo di base ricentrante proposto

I collegamenti ad attrito simmetrici (Friction Devices – FDs) vengono


realizzati rinforzando la parte superiore della colonna, sopra la giunzione,
con piastre e bulloni ad alta resistenza precaricati, sia sull’anima che sulle
flange, garantendo la dissipazione dell’energia grazie allo scorrimento
relativo delle superfici a contatto.
Il comportamento ciclico di questi dispositivi è caratterizzato da un
modello isteretico rigido-plastico, che dipende dalla forza di serraggio e dal
coefficiente di attrito μ.

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


PILOTA CON TECNLOGIA FREEDAM
Capitolo 7
228

Inoltre, un sistema costituito da barre e disk springs poste


simmetricamente alla colonna, è inserito per garantire il comportamento
ricentrante e per aumentare la tendenza della struttura a ritornare verso la
posizione iniziale, al termine dell’evento sismico.
L’utilizzo combinato di queste due componenti è necessario al fine di
creare un macro-elemento a molla, tale da garantire una deformabilità
sufficiente e una combinazione rigidezza-resistenza adeguata alla
connessione. La forza ricentrante viene trasmessa alla colonna tramite due
piatti di ancoraggio, saldati nella parte interna, superiore e inferiore della
colonna. Inoltre, il collegamento bullonato con coprigiunti sull’anima e
sulle flange della colonna sono realizzati con fori asolati d’anima e di
flangia, tali da consentire la rotazione di progetto durante il ‘gap’.

Le formulazioni analitiche per il comportamento dei FDs sono basate sulle


seguenti ipotesi semplificative:

- Coefficiente d’attrito costante


- Forza di serraggio dei bulloni costante
- Rigidezza flessionale delle flange dei FDs trascurabile

Sulla base di queste ipotesi i FDs presentano un comportamento rigido-


plastico che dipende dalla forza di serraggio e dal coefficiente d’attrito
delle superfici a contatto.
Vale la pena sottolineare che il FD utilizzato all'interno di questa
connessione è stato ampiamente studiato da precedenti lavori sperimentali,
che hanno affrontato aspetti significativi, come la risposta dei FD sotto
storie di carico cicliche, sotto diverse velocità di carico e il comportamento
dei bulloni precaricati all'installazione e nel corso della loro vita utile.

Le forze agenti sui FDs d’anima (Fw) e sulle flange (Ff), analoghe a quelle
già viste in precedenza nei dispositivi trave-colonna FREEDAM, sono
definite come:

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


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Capitolo 7
229

Dove:

-  è il valore di progetto del coefficiente d’attrito


- ns è il numero di superfici d’attrito (pari a 2 nel caso in esame)
- nbw e nbf sono rispettivamente il numero di buloni sull’anima e sulle
flange,
- Fpw e Fpf sono rispettivamente la forza di precarico di ogni bullone
sull’anima e sulla flangia.

Inoltre Fc è la forza di compressione agente sul Centro di Rotazione


(COR).

Una o più barre post-tese con disk springs sono posizionate


simmetricamente al fine di controllare il comportamento auto-centrante
del nodo. La forza agente nel sistema auto-centrante Fpt è definita come:

𝐹𝑃𝑇 = 𝐹𝑃𝑇,0 + Δ𝐹𝑃𝑇


Con:
𝐹𝑃𝑇,0 = 𝑛𝑃𝑇 ∙ 𝐹𝑝,𝑃𝑇
Δ𝐹𝑃𝑇,0 = 𝐾𝑒𝑞 ∙ Δ𝑙𝑎𝑣𝑔,𝑃𝑇

Dove:

- 𝐹𝑃𝑇,0 è il precarico iniziale delle barre


- Δ𝐹𝑃𝑇 è l’extra forza necessaria al sistema durante la fase di apertura
del gap
- 𝑛𝑃𝑇 è il numero totale delle barre post-tese impiegate nella
connessione
- 𝐹𝑝,𝑃𝑇 è il precarico iniziale sulla singola barra post-tesa

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


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Capitolo 7
230

- 𝐾𝑒𝑞 è la rigidezza del sistema auto-centrante


- Δ𝑙𝑎𝑣𝑔,𝑃𝑇 è l’allungamento medio delle barre post-tese,
corrispondente alla rotazione di progetto (t) del nodo e
considerando che sono posizionate simmetricamente rispetto il
centro della sezione

Figura 127 – Forze agenti sul nodo ricentrante

La rigidezza equivalente del sistema auto-centrante è funzione della


rigidezza delle singole componenti (quali barre post-tese e disk spings)
definita come:

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


PILOTA CON TECNLOGIA FREEDAM
Capitolo 7
231

Dove:

- 𝐾𝑃𝑇,1 è la rigidezza di una singola barra post-tesa,


- 𝐾𝐷𝑆 è la rigidezza di un set di disk springs combinate in serie e
parallelo,
- 𝐸𝑃𝑇 è il modulo elastico delle barre post-tese,
- 𝐴𝑠,𝑟𝑒𝑠,𝑃𝑇 è l’area resistente di una singola barra post-tesa,
- 𝑙𝑃𝑇 è la lunghezza della barra post-tesa, incluso lo spessore delle
disk springs combinate,
- 𝑛𝑑𝑠,𝑝𝑎𝑟 e 𝑛𝑑𝑠,𝑠𝑒𝑟 sono rispettivamente il numero di disk springs
combinate in parallelo e serie

L’allungamento Δ𝑙𝑎𝑣𝑔,𝑃𝑇 è valutato considerando la rotazione di progetto


t fissato pari a 40mrad in accordo a quanto stabilito da AISC 341-16 per
MRFs speciali, formulato come:
Δ𝑙𝑎𝑣𝑔,𝑃𝑇 = θ𝑡 ∙ (𝑧/2)

Dove z corrisponde al braccio di leva interno pari a z = hc – tfc , dove hc e


tfc sono rispettivamente l’altezza e lo spessore della flangia della sezione
trasversale della colonna.

La connessione auto-centrante è caratterizzata da un comportamento


momento-rotazione del tipo ‘a bandiera’ in cui si evidenziano due fasi:

Nella fase chiusa, si presume che le forze nei FDs siano completamente
sviluppate e quindi si presume che i loro contributi rimangano costanti
durante la fase di apertura del gap.
Inoltre, il contributo della forza di precarico iniziale delle barre post-tese è
assunto costante, mentre il contributo dovuto alle forze extra nel sistema
autocentrante, che si verificano nella fase di apertura del gap, è assunto
linearmente proporzionale alla rotazione del giunto.

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


PILOTA CON TECNLOGIA FREEDAM
Capitolo 7
232

I contributi dei momenti sono funzione delle forze sviluppate da ciascun


componente durante la fase di apertura del gap e possono essere calcolati,
rispetto al COR, come segue:

Dove:

- MD è il momento di decompressione
- MN è il contributo del momento dovuto ai carichi gravitazionali
direttamente applicati alla struttura
- MPT,0 è il momento prodotto dalle barre post-tese nel momento in
cui la rotazione è nulla
- MFD il momento flettente dovuto al contributo dei dispositivi ad
attrito
- DMPT è il momento che si sviluppa dalle forze aggiuntive del
sistema ricentrante

Si sottolinea che si presume che NED rimanga nella posizione iniziale del
centro della colonna. I quattro momenti fondamentali che definiscono
l'intero comportamento momento-rotazione (cioè M1, M2, M3 e M4) sono
riportati in figura:

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


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Capitolo 7
233

Figura 128 – Curva Momento-Rotazione del nodo ricentrante

Dove:

- M1 è il momento che si sviluppa nell’istante di apertura del ‘gap’,


- M2 è il momento raggiunto alla massima rotazione di progetto θt
- Da M2 a M3 c’è una riduzione di momento pari a 2MFD per un
valore di , causato dal comportamento rigido dei FDs e del
cambiamento del senso di rotazione del collegamento di base.

Il primo ramo della curva momento-rotazione (K1) è caratterizzato da una


rigidezza infinita della connessione, per cui la rigidezza dell’intero sistema
è pari a quella flessionale della colonna incastrata.
Il secondo ramo (K2) invece, è controllato da una rigidezza equivalente del
sistema auto-centrante pari a Keq.
Si precisa che la resistenza flessionale del giunto e dei patti d’attrito è
trascurabile, per cui viene trascurato il loro contributo nel comportamento
momento-rotazione.

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


PILOTA CON TECNLOGIA FREEDAM
Capitolo 7
234

Definite le precedenti relazioni così come il comportamento del sistema, è


possibile passare alla vera e propria fase progettuale dello stesso.

L’obiettivo della procedura di progetto è soddisfare contemporaneamente


tre condizioni:

- La colonna deve rimanere in campo elastico,


- Comportamento auto-ricentrante,
- Momento flettente corrispondente all’apertura del gap, maggiore di
quello definito in accordo all’Eurocodice 8 in combinazione
sismica agli SLU.

Queste 3 condizioni possono essere riassunte nel seguente sistema di


equazioni:

𝑀2 < 𝑀𝑦,𝑐
{ 𝑀𝐷 ≥ 𝑀𝐹𝐷
𝑀2 > 𝑀𝐸𝑑

Dove 𝑀𝑦,𝑐 corrisponde al Momento plastico della colonna.

Per quanto riguarda lo sforzo normale di progetto (NEd), vale la pena


sottolineare che l'uso di uno sforzo normale costante non rappresenta la
condizione di carico reale di tutte le colonne di un MRF, a causa delle
grandi variazioni di N che si verificano durante il sisma.

Infatti, soprattutto le colonne esterne di solito subiscono significative


richieste di carico assiale transitorio a causa degli effetti di ribaltamento
dinamico del sisma. Al contrario, le colonne interne subiscono
tipicamente variazioni di N inferiori durante l'evento sismico.

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


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Capitolo 7
235

Pertanto, al fine di tenere adeguatamente conto della variabilità della forza


assiale all'interno della procedura di progettazione, vengono considerate la
forza massima di compressione (NEd,max) e minime di compressione (o
massima trazione) (NEd,min). In fase di predimensionamento, si considera il
massimo sforzo normale di compressione in quanto rappresenta la
condizione più sfavorevole per rispettare il requisito della non
plasticizzazione della colonna.

Il precarico necessario per ogni bullone d’anima (Fp,w) è facilmente


determinabile imponendo che la forza di scorrimento del FD d’anima sia
pari al valore del taglio di progetto (VEd) :

E’ importante precisare che la procedura originale proposta da Latour et


al. assume che i FDs d’anima si facciano carico dell’azione tagliante di
progetto, e la stessa assunzione è stata consiederata nella validazione del
modello agli elementi finiti. Tuttavia, nell’analisi parametrica, sono state
considerate diversi valori dell’azione tagliante. In particolare si considera
una percentuale di VEd (ad esempio 100%, 75%, 50%) per valutare come
quest’ultima influisce sul comportamento globale e locale dei nodi auto-
centranti.

La forza di post-tensione delle barre (FPT,0) è definita imponendo il sistema


di equazioni precedentemente definito e l’equilibrio tra momento flettente
interno ed esterno del sistema auto-centrante:

𝐹𝑃𝑇,0 ≥ 2𝐹𝑓 + 𝐹𝑤 − 𝑁𝐸𝑑


{
𝐹𝑃𝑇,0 ∙ (𝑧/2) + 𝐹𝑓 ∙ (𝑧) = 𝑀𝐸𝑑 − (𝐹𝑤 + 𝑁𝐸𝑑 ) (𝑧/2)

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


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Capitolo 7
236

Da cui:
𝑀𝐸𝑑
𝐹𝑃𝑇,0 ≥ − 𝑁𝐸𝑑
𝑧

Inoltre, il precarico minimo necessario per ogni bullone di flangia (Fp,f) è


fornito tramite la somma del contributo delle barre post-tese e dai FDs
d’anima.
La forza di scorrimento dei FDs delle flange (Ff) può essere ottenuta dalla
seguente formulazione:

Il sistema dei disk springs è progettato in modo da essere sovra-resistente


rispetto le barre post-tese, calcolando il numero di disk springs in parallelo
(nds,par) come segue:

𝐴𝑠,𝑟𝑒𝑠,𝑃𝑇 ∙ 𝑓𝑦
𝐹𝑦,𝐷𝑆 ≥ 𝐹𝑦,𝑃𝑇 → 𝑛𝑑𝑠,𝑝𝑎𝑟 =
𝐹𝑦,𝐷𝑆,1

Dove:

- As,res,PT è l’area netta della singola barra post-tesa,


- fy è la tensione di snervamento della barra post-tesa,
- Fy,DS,1 è la forza di snervamento del singolo disk spring.

Invece il numero dei disk springs in serie (nds,ser) caratterizzano la rigidezza


del sistema auto-centrante (Keq) fornendo adeguata deformabilità al
sistema, calcolato come:

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


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Capitolo 7
237

𝑓𝑦 ∙ 𝐴𝑠,𝑟𝑒𝑠,𝑃𝑇 − 𝐹𝑝,𝑃𝑇
( ) = 𝐾𝑒𝑞,1 ≥ 𝐾𝑒𝑞 → 𝑛𝑑𝑠,𝑠𝑒𝑟
𝛿𝑃𝑇
𝐾𝑃𝑇 − 𝐾𝑒𝑞,1
≥ 𝑛𝑑𝑠,𝑝𝑎𝑟 𝐾𝑑𝑠,1 ( )
𝐾𝑒𝑞,1 ∙ 𝐾𝑃𝑇

Dove:

- PT = PT dPT è il massimo allungamento della barra più lontana


dal COR
- dPT è la distanza della barra post-tesa rispetto al COR

I piatti d’ancoraggio per le barre post-tese sono posizionati in modo


simmetrico lungo lo spessore della colonna e saldati ad essa come in figura
(a). Le dimensioni di tali piatti sono note (bp e lp) ad eccezione dello
spessore (tp) che può essere progettato in modo tale da resistere la forza
totale delle barre post-tese (FPT).
Per quanto riguarda i piatti di copertura dei FDs sono progettati e
verificati in modo tale da resistere alla forza di trazione determinata dalle
azioni di progetto (quali MEd, NEd, Fw e FPT)
Si precisa che viene trascuratao il contributo dei piatti d’attrito nella
resistenza a trazione dei FDs, così come nella resistenza a flessione dei
piatti di copertura, come detto in precedenza. Inoltre gli spessori dei piatti
di flangia sono verificati al fine di evitare l’instabilità locale.

I fori sovradimensionati e le asole sono progettati in modo tale da


consentire la rotazione di progetto (θt) durante la fase di apertura del gap.
Le posizioni dei fori sono progettate per rispettare le distanze dai bordi e
la spaziatura dei bulloni in accordo all'Eurocodice 3 Parte 1-8.

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


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Capitolo 7
238

Figura 129 – Geometria fori e asole del nodo ricentrante

Si riportano di seguito la geometria, caratteristiche e tutte le informazioni


riguardanti il nodo di base ricentrante proposto per l’edificio in esame:

Tabella 61 – Dimensioni braccio di leva e giunto del nodo proposto

Tabella 62 – Dimensioni di progetto giunto del nodo proposto

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


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Capitolo 7
239

Tabella 63 – Proprietà dei bulloni di flangia, d’anima, barre post-tese e disk springs

Tabella 64 – Sintesi dimensioni di progetto

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Capitolo 7
240

7.2. Modellazione numerica in OpenSees


Per quanto riguarda gli elementi rigidi dell’interfaccia ‘rocking’ del nodo di
base sono modellati come ‘elastic beam-column’ con elevata rigidezza
flessionale e vengono utilizzati per collegare la parte inferiore e superiore
della colonna attraverso molle non lineari. Queste ultime sono
rappresentate da quattro elementi bilineari ‘zero-length’ in parallelo con
elementi ‘gap’ per simulare la risposta isteretica bilineare dei dispositivi ad
attrito e il comportamento a contatto dell’interfaccia della colonna.

Figura 130 – Modello in Opensees del nodo di base ricentrante

I dissipatori di flangia ed anima sono modellati con il materiale ‘Steel01’ di


OpenSees, considerando una rigidezza iniziale molto alta e una rigidezza
post-elastica molto bassa per modellare il comportamento rigido-platico.
Gli elementi ‘gap’ sono rappresentati dal materiale ‘Elastic-No Tension’
(ENT) di OpenSees, che esibisce un comportamento forza-spostamento
resistente a compressione e non a trazione.

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


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Capitolo 7
241

Inoltre, per modellare la forza fornita dalle barre post-tese con disk
springs è utilizzata una molla traslazionale centrale ‘zerolength’, avente un
comportamento bilineare elastico-plastico.
Le barre, essendo posizionate simmetricamente, sono modellate da
un’unica molla centrale avente rigidezza pari alla quella dell’intero sistema.
La post-tensione iniziale è modellata imponendo una sollecitazione iniziale
𝐹𝑃𝑇
pari a utilizzando il materiale elastoplastico ‘Steel01’, combinato
𝐸𝑃𝑇 𝐴𝑃𝑇
mediante ‘Initial Strain Material’ di OpenSees.

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Capitolo 7
242

7.3. Analisi Dinamiche Incrementali (IDAs)


Sono state eseguite le Analisi dinamiche incrementali ‘IDAs’ per
confrontare la risposta sismica (variando l’input sismico) del telaio con
nodi di base convenzionali (MRF - Dreamers) e con nodi di base
ricentranti (MRF-CB – Dreamers + SCCBs).
Le analisi, in modo analogo a quanto fatto nel capitolo precedente, sono
eseguite mediante un set di 7 accelerogrammi selezionati dal Spectra IT
database, scalati secondo valori crescenti di intensità fino al collasso.
L’accelerazione spettrale corrispondente al primo periodo di vibrazione
Sa(T1) è usata come misura di intensità sismica (IM) nel presente studio,
dove T1 = 1.08 sec è il periodo fondamentale di vibrazione di entrambe
le strutture.

Figura 131 – Accelerogrammi IT Database

Si precisa che la risposta sismica dei due sistemi viene valutata attraverso
lo spostamento massimo e residuo di interpiano.
Di seguito si riportano i grafici comparativi Spostamenti max - Time
history delle IDA’s effettuate sulle due strutture:

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


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Capitolo 7
243

INTENSITA’ SLU:

Figura 132 – Confronto storie di spostamenti tra DREAMERS e DREAMERS con nodi
ricentranti, primo piano intensità SLU

Figura 133 – Confronto storie di spostamenti tra DREAMERS e DREAMERS con nodi
ricentranti, secondo piano, intensità SLU

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Capitolo 7
244

Figura 134 – Confronto storie di spostamenti tra DREAMERS e DREAMERS con nodi
ricentranti, copertura, intensità SLU

INTENSITA’ SLC:

Figura 135 – Confronto storie di spostamenti tra DREAMERS e DREAMERS con nodi
ricentranti, primo piano intensità SLC

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Capitolo 7
245

Figura 136 – Confronto storie di spostamenti tra DREAMERS e DREAMERS con nodi
ricentranti, secondo piano intensità SLC

Figura 137 – Confronto storie di spostamenti tra DREAMERS e DREAMERS con nodi
ricentranti, copertura intensità SLC

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Capitolo 7
246

Inoltre viene mostrato il confronto dei risultati ottenuti dalle IDAs in


termini di spostamenti di interpiano residui θs-res :

Figura 138 – Confronto spostamenti residui tra DREAMERS e DREAMERS con nodi ricentranti,
primo piano

Figura 139 – Confronto spostamenti residui tra DREAMERS e DREAMERS con nodi ricentranti,
secondo piano

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Capitolo 7
247

Figura 140 – Confronto spostamenti residui tra DREAMERS e DREAMERS con nodi ricentranti,
copertura

La curva in blu rappresenta la curva media delle varie IDAs della struttura
Dreamers, mentre quella in arancione rappresenta la curva media delle
varie IDAs della struttura con l’aggiunta dei nodi di base SCCB
Nonostante sia possibile osservare un’ampia variabilità da record a record,
i risultati evidenziano che l’inclusione del nodo di base proposto è sempre
vantaggiosa.
Infatti, si nota che l’introduzione dei collegamenti di base proposti
garantisce una riduzione significativa dello spostamento di interpiano
residuo per entrambe le intensità sismiche di interesse, corrispondenti al
terremoto di progetto e massimo credibile (Stato limite Ultimo e Stato
Limite di Collasso).

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Capitolo 7
248

In particolare, la struttura dotata dei nodi di base ricentranti mostra valori


di spostamenti residui, per tutti gli impalcati, inferiori al:

- limite θs-res-max = 0,5%, considerata la soglia oltre la quale la


riparazione dell’edificio potrebbe non essere economicamente
sostenibile, come suggerito da McCormick et al. (2008) per lo SLC,

- limite θs-res-max = 0,2%, considerata la soglia oltre la quale


l’edificio risulta non più ri-allineabile, per lo SLU;

Si fa notare che il limite dello 0,2% viene superato per la struttura con
nodi di base tradizionali.
Inoltre, dalla distribuzione spostamenti residui di interpiano lungo l’altezza
delle due strutture, non riportata per brevità, l’efficacia del nodo di base
nel ridurre gli spostamenti residui risulta massima al primo piano e
decrescente lungo l’altezza.
Riguardo gli spostamenti di interpiano massimi θs-max, si nota la scarsa
influenza dei nodi di base nei parametri di risposta massima delle strutture,
che presentano valori simili. Inoltre, dall’analisi locale delle sezioni inferiori
delle colonne al primo piano, si evince che la struttura con nodi di base
convenzionali subisce deformazioni e danni plastici significativi, portando
così alla necessità di essere riparata dopo forti terremoti. Diversamente, il
telaio con i nodi ricentranti protegge le colonne dal danneggiamento.

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Capitolo 7
249

7.4. Prove sperimentali pseudo-dinamiche


Al fine di validare il modello numerico 2D in OpenSees è stato effettuato
un confronto tra risultati numerici e sperimentali, realizzati su un modello
a scala reale del nodo di base proposto, condotti in una campagna
sperimentale, eseguita al Laboratorio STRENGHT dell’Università degli
Studi di Salerno.
Ci si affida a delle prove pseudo-dinamiche in quanto consentono di
analizzare il comportamento di una struttura sottoposta ad azioni
dinamiche ricorrendo però alle attrezzature di un test quasi statico. Si
utilizzano pertanto:

- Telai di contrasto che fungono da vincolo ed ai quali sono


connessi gli attuatori,
- Attuatori oleodinamici che permettono di caricare la struttura,
- Trasduttori per le misure degli spostamenti.

Tali prove riproducono gli effetti sismici combinando tecniche


sperimentali quasi-statiche con simulazioni numeriche. Durante una prova
si ricorre ad un software che implementa una analisi dinamica non lineare
per determinare le storie di carico da imporre al campione.
Il metodo pseudodinamico può essere applicato per:
- la verifica di modelli analitici sviluppati per rappresentare il
comportamento non lineare di materiali ed elementi strutturali,
confrontando le diverse tipologie di connessioni e di dettagli costruttivi;
- la valutazione discreta della risposta sismica di strutture complesse;
- la verifica e la calibrazione delle disposizioni normative.

Tale metodo richiede di interfacciarsi sia con dati e parametri frutto di


un’analisi di previsione, propriamente numerica, che con dati sperimentali;
cioè le fasi di analisi numerica e valutazione dei dati sperimentali non sono
distinte, ma si assiste ad una correlazione ciclica tra le due. Per tale motivo
questo test è di tipo numerico-sperimentale.

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Capitolo 7
250

La struttura viene schematizzata come un sistema ad n gradi di libertà in


corrispondenza dei quali vengono assegnate le masse e vengono imposti
gli spostamenti valutati con la routine di calcolo: tale tipologia di prova è
efficace se le masse sono discretizzate, non distribuite in maniera uniforme
e pertanto con tale prova non possono essere studiate strutture quali
tralicci, monumenti o torri.
L’obiettivo delle prove pseudodinamiche è ottenere in maniera quasi-
statica la storia di spostamento della struttura soggetta ad azione dinamica
ed inoltre si ha la possibilità di ispezionare ad ogni istante la struttura,
fermando la prova.
La prova è effettuata ricorrendo ad un codice che permette di valutare ad
ogni passo i valori degli spostamenti che vengono applicati alla struttura
tramite gli attuatori idraulici.
Le forze di inerzia e quelle viscose vengono simulate numericamente per
mezzo di una modellazione discreta con il metodo di analisi agli elementi
finiti, mentre le forze interne e lo smorzamento isteretico vengono
misurate direttamente sulla struttura.
Per effetto dell’applicazione dei precedenti spostamenti da parte degli
attuatori, insorgono delle forze di reazione che, invece di essere valutate
per mezzo di una routine di calcolo, vengono misurate sperimentalmente
tramite le celle di carico disposte negli steli degli attuatori.
Tali forze diventano dati di input per il calcolo degli spostamenti al passo
successivo, i quali sono ottenuti tramite un metodo numerico di
integrazione al passo delle equazioni del moto.

Lo spostamento alla base e le caratteristiche di inerzia e smorzamento


della struttura sono specificate numericamente come nelle analisi
dinamiche convenzionali, ma invece di usare un modello matematico per
determinare le caratteristiche delle forze di reazione, queste vengono
misurate direttamente sul campione.

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


PILOTA CON TECNLOGIA FREEDAM
Capitolo 7
251

Il test di laboratorio richiede inevitabilmente di realizzare un modello del


campione di prova ed anche dei carichi e delle condizioni al contorno;
pertanto si assume:

- che la struttura sia discretizzata nello spazio in un numero finito di


gradi di libertà;
- che le masse siano concentrate in posizioni confinate;
- solo poche componenti dell’eccitazione di base sono necessarie.

Gli effetti dinamici sono tenuti in conto tramite le equazioni del moto,
mentre gli spostamenti calcolati vengono imposti al campione tramite gli
attuatori.
Il metodo può essere generalizzato per considerare la risposta
tridimensionale per sistemi a più gradi di libertà:
[𝑀]{𝑎𝑖 } + [𝐶]{𝑣𝑖 } + {𝑅𝑖 } + [𝐾𝑔 ]{𝑑𝑖 } = −[𝑀][𝐵]{𝑎𝑔𝑖 }
Si specifica che:
[𝑀] e [𝐶] sono rispettivamente le matrici di masse e smorzamento;
{𝑅𝑖 } è il vettore che comprende le forze di reazione;
[𝐾𝑔 ] è la matrice della rigidezza geometrica utilizzata per compensare i
carichi non realmente presenti sulla struttura durante la prova;
{𝑎𝑖 }, {𝑣𝑖 } 𝑒 {𝑑𝑖 } sono rispettivamente i vettori delle accelerazioni, delle
velocità e degli spostamenti dei gradi di libertà della struttura al tempo 𝑖;
{𝑎𝑔𝑖 } è il vettore delle accelerazioni al suolo al tempo 𝑖 in ogni direzione
considerata;
[𝐵] è la matrice di trasformazione dell’accelerazione al suolo; la
componente 𝐵𝑖𝑗 corrisponde all’accelerazione in corrispondenza del grado
di libertà 𝑖 quando la struttura agisce come un corpo rigido per effetto di
un’accelerazione unitaria al suolo di componente 𝑗 (nel caso di un test
piano con una singola componente di spostamento al suolo orizzontale
[𝐵] è un vettore unitario).
Le equazioni del moto sono integrate numericamente ad ogni passo per
determinare lo spostamento 𝑑𝑖+1 alla fine di ogni step.

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


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Capitolo 7
252

Questo calcolo si basa sulle accelerazioni, le velocità e gli spostamenti


calcolati all’inizio di ogni passo e tramite le matrici ed i vettori specificati
dall’utente: [𝑀], [𝐶], [𝐾𝑔 ], [𝐵], {𝑎𝑔 }.
Vengono utilizzate anche le forze {𝑅𝑖 } agenti sulla struttura.
Una volta che gli spostamenti richiesti siano stati valutati sulla base
dell’equazione del moto, essi vengono imposti alla struttura tramite gli
attuatori e vengono misurate le forze di reazione; tale processo è ripetuto
in maniera ricorsiva fino a valutare la completa risposta sismica.
Si ricorre a procedure di integrazione numerica esplicite, che hanno il
vantaggio rispetto alle implicite di non dover valutare la rigidezza tangente
del campione secondo una procedura numerica, ma a partire direttamente
dalla forza di reazione misurata.
Affinché tali metodi siano stabili, è richiesto un tempo di integrazione
inferiore ad 1/𝜋 volte il maggiore periodo di vibrazione della struttura.

Le prove pseudo-dinamiche condotte sono state effettuate considerando


PGA amplificate come in figura:

Figura 141 – Accelerogrammi considerati nelle prove pseudo-dinamiche

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


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Capitolo 7
253

7.4.1. Struttura testata

La struttura in acciaio oggetto di prove sperimentali ad una campata e due


piani è composta da due MRFs progettati per resistere alle azioni sismiche
e due controventi trasversali per prevenire indesiderati effetti torsionali.
Essa è una rappresentazione su larga scala di una struttura prototipo di
riferimento. E’ caratterizzata da un’altezza interpiano di 2,40 m mentre le
campate hanno una lunghezza di 4m e 2m.

Figura 142 – Struttura testata

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


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Capitolo 7
254

I MRFs sono composti da travi IPE270 tipo S275JR e colonne HEB240


tipo S355JR. Le masse considerate sono state valutate considerando che
l’area di influenza su ogni telaio corrisponde ad un quarto della massa
totale di piano.
Per le azioni sismiche è stato considerato uno spettro di risposta elastico
con accelerazione di picco al suolo PGA= 0,35g, con suolo di tipo B.
Il fattore di comportamento è pari a q=6 valutato in accordo all’
Eurocodice 8 per telai sismo-resistenti in classe di duttilità alta.

Figura 143 – MRFs della struttura testata

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


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Capitolo 7
255

Il collegamento trave-colonna FREEDAM è un dispositivo D1-IPE270


m=0,6

Figura 144 – Foto freedam disposti sulla struttura testata

Per quanto riguarda la connessione alla base è composta da due parti di


colonna connesse da piatti di rinforzo di classe d’acciaio S275 collegati da
bulloni d’anima e di flangia ad alta resistenza precaricati di tipo M20 HV,
classe10.9.
Il sistema ricentrante è composto da due barre post-tese in acciaio M20
con un sistema di 3 disk springs in parallelo e 7 in serie.

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


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Capitolo 7
256

Figura 145 – Foto nodi ricentranti disposti sulla struttura testata

Le piastre e i bulloni ad alta resistenza precaricati sia sull’anima che sulle


flange della colonna garantiscono una dissipazione dell’energia grazie allo
scorrimento relativo delle superfici a contatto.
Mentre le barre post-tese e i disk springs garantiscono il comportamento
ricentrante della struttura attraverso forze di ripristino nel giunto.
I carichi nei test di tipo ciclico sono stati applicati con due attuatori
idraulici.

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


PILOTA CON TECNLOGIA FREEDAM
Capitolo 7
257

7.4.2. Set-up sperimentale, strumentazione e procedura

La campagna sperimentale è stata condotta presso il laboratorio


STRENGTH dell’Università degli Studi di Salerno.
La strumentazione impiegata è composta da:

- 4 Trasduttori a filo, per la misurazione di spostamenti orizzontali,


traslazioni dei solai in entrambe le direzioni, verificando inoltre
eventuali rotazioni di piano.

Figura 146 – Disposizione sensori a filo sulla struttura testata, primo livello

Figura 147 – Disposizione sensori a filo sulla struttura testata, secondo livello

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


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Capitolo 7
258

- 53 Estensimetri applicati alla sezione superiore ed inferiore della


colonna, per valutare i momenti flettenti alle estremità della stessa
e applicati sulle barre post-tese del nodo di base ri-centrante:

Figura 148 – Disposizione estensimetri sulla struttura testata, telaio 1

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


PILOTA CON TECNLOGIA FREEDAM
Capitolo 7
259

Figura 149 – Disposizione estensimetri sulla struttura testata, telaio 2

- Trasduttori potenziometrici per monitorare la risposta locale delle


connessioni di base, precisamente per misurare gli spostamenti
verticali su entrambi i lati della colonna e per monitorare la
risposta locale dei giunti trave-colonna precisamente per misurare
le rotazioni

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


PILOTA CON TECNLOGIA FREEDAM
Capitolo 7
260

Figura 150 – Disposizione trasduttori potenziometrici sulla struttura testata, telaio 1

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


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261

Figura 151 – Disposizione trasduttori potenziometrici sulla struttura testata, telaio 2

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


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Capitolo 7
262

- Celle di carico, per monitorare le forze nel sistema ricentrante,


precisamente nelle barre post-tese.

Figura 152 – Disposizione celle di carico sulla struttura testata, nodo di base

7.4.3. Risultati sperimentali

Vengono mostrati i risultati globali di alcuni dei test condottti (Imperial


Valley e Spitak) in termini di spostamenti di piano (massimi e residui).

Prendendo come riferimento il 1° test ovvero Imperial Valley gli


spostamenti al primo e al secondo piano raggiungono valori di picco
rispettivamente pari a 79.38 e 153.70 mm, e il tagliante alla base massimo è
pari a 572.47 kN.
Inoltre, gli spostamenti residui di interpiano osservati sono rispettivamente
7.28 e 20.94 mm per il primo ed il secondo piano. Infatti, per entrambi i
piani, la struttura presenta valori di spostamenti residui inferiori al limite
dello 0.5%, considerata la soglia oltre la quale la riparazione dell'edificio
potrebbe non essere economicamente sostenibile

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


PILOTA CON TECNLOGIA FREEDAM
Capitolo 7
263

Figura 153 – Storia di spostamenti dei due piani in riferimento all’accelerogramma Imperial Valley

Figura 154 – Spostamenti residui dei due piani in riferimento all’accelerogramma Imperial Valley

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


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Capitolo 7
264

Figura 155 – Storia di spostamenti dei due piani in riferimento all’accelerogramma Spitak

Figura 156 – Spostamenti residui dei due piani in riferimento all’accelerogramma Spitak

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


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Capitolo 7
265

In riferimento al 2° test ovvero Spitak gli spostamenti al primo e al


secondo piano raggiungono valori di picco rispettivamente pari a 72.47 e
138.58 mm, e il tagliante alla base massimo è pari a 572.67 kN.
Invece, gli spostamenti residui di interpiano osservati sono rispettivamente
1.52 (0,06%) e 5.73 mm (0,18%) per il primo ed il secondo piano.Per
entrambi i piani, la struttura presenta valori di spostamenti residui inferiori
al limite dello 0.5%.

E’ interessante notare che, nonostante il sistema ricentrante sia presente


solo al primo piano, esso consente una riduzione degli spostamenti residui
sull'intera struttura.

Inoltre, per gli stessi test (Imperial Valley e Spitak) sono mostrate le
risposte locali dei giunti FREEDAM e dei nodi di base ricentranti, in
termini di legame momento-rotazione.
E’ possibile osservare che, come atteso, le curve isteretiche assumono
comportamenti stabili e ampiamente dissipativi. Infine, per quanto
concerne il comportamento momento-rotazione della connessione di base,
esso mostra il legame a bandiera, come atteso, con una soglia di
scorrimento pari a circa 100 kNm.

Imperial Valley

Figura 157 – Momento-Rotazione nodi freedam e nodi di base, Imperial Valley

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


PILOTA CON TECNLOGIA FREEDAM
Capitolo 7
266

Spitak

Figura 158 – Momento-Rotazione nodi freedam e nodi di base, Spitak

Si riportano infine dei confronti tra i risultati ottenuti dalla campagna


sperimentale in esame della struttura con FREEDAM + SCCBs e della
precedente campagna sperimentale con struttura avente soli dispositivi
FREEDAM:

Imperial Valley

Figura 159 – Confronto storia di spostamenti tra struttura con nodi ricentranti e senza, Imperial Valley

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


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Capitolo 7
267

Gli spostamenti residui di piano nel caso della struttura con


FREEDAM+SCCBs osservati sono dello 0,3% e 0,5% rispettivamente per
il primo e secondo piano Al contrario, nella struttura dotata dei soli nodi
FREEDAM, i drift di interpiano residui avevano assunto valori pari a
0.63% e 0.58% al primo e secondo piano.

Spitak

Figura 160 – Confronto storia di spostamenti tra struttura con nodi ricentranti e senza, Spitak

Gli spostamenti residui di piano nel caso della struttura con


FREEDAM+SCCBs osservati sono dello 0,06% e 0,18% rispettivamente
per il primo e secondo piano Al contrario, nella struttura dotata dei soli
nodi FREEDAM, i drift di interpiano residui avevano assunto valori pari a
0.96% e 0.57% al primo e secondo piano.

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


PILOTA CON TECNLOGIA FREEDAM
Capitolo 7
268

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


PILOTA CON TECNLOGIA FREEDAM
Appendice
269

8. CONCLUSIONI
Le attività della presente tesi si collocano nell’ambito di un progetto di
ricerca europeo, donominato DREAMERS, volto alla progettazione di un
edificio in acciaio equipaggiato con innovative connessioni trave-colonna
dotate di dissipatori ad attrito. Tali dispositivi sono denominati
FREEDAM e sono stati approfonditamente studiati nell’ambito di un
omonimo progetto di ricerca europeo. Tale costruzioni risulterà il primo
edificio provvisto di tale tecnologia free-from-damage.
In tale ottica, il lavoro di tesi presentato focalizza l’attenzione sulla
progettazione strutturale preliminare dell’edificio in esame.
Dalle analisi numeriche condotte attraverso i software SAP2000 e
OpenSEEs si evidenzia che, come atteso, la struttura non esibisce danni.
Per cui si possono trarre le seguenti conclusioni:

- La struttura dell’edificio non esibisce danni ad eccezione delle colonne


del primo livello che si plasticizzano per eventi sismici allo SLC;
- L’energia sismica viene dissipata attraverso l’usura dei piatti d’attrito
delle connessioni trave-colonna FREEDAM (precisamente iniziano a
scorrere dallo SLD) e la loro massima rotazione è intorno ai 25 mrad;
- I nodi di base ricentranti proposti migliorano significativamente la
capacità ricentrante, limitando gli spostamenti residui della struttura,
sotto le diverse condizioni limite considerate;
- Gli stessi proteggono completamente la colonna del primo piano
dall’entrata in campo plastico, evitando così danni non riparabili, anche
in caso di eventi sismici di elevata intensità;

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


PILOTA CON TECNLOGIA FREEDAM
Appendice
270

APPENDICE
Travi CoSFB

Di seguito vengono riportati i reports completi estrapolati dal software


CoSFB v1.8, con la quale sono state verificate le travi composte porta-
solaio:

TRAVE HEB240 ESTERNA

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


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Appendice
271

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281

TRAVE HEB240 ESTERNA

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290

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291

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292

TRAVE HEB300 INTERNA

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293

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294

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295

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297

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300

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Appendice
301

Connessioni FREEDAM – Freedam+

Di seguito vengono riportati i reports completi estrapolati dal applicazione


Freedam+ Calculate, utilizzata per la scelta dei dispositivi:

PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


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Appendice
302

Dispositivo D1- IPE 450_0,3

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Appendice
303

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304

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305

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307

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308

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309

Dispositivo D2A- IPE 450_0,4

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314

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315

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316

Dispositivo D1- IPE 400_0,3

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323

Connessioni FREEDAM – IDEAStatica

Di seguito vengono riportati i reports completi estrapolati dal software


IdeaStatica connection, con la quale sono state verificate le connessioni
trave-colonna con dispositivi FREEDAM

Connessioni a squadretta - IDEAStatica

Di seguito vengono riportati i reports completi estrapolati dal software


IdeaStatica connection, con la quale sono state verificate le connessioni a
squadretta:

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324

NODO 2

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331

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332

NODO 4

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PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


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NODO 14

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NODO 30

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Verifica giunto di base IDEAStatica

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PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


PILOTA CON TECNLOGIA FREEDAM
Appendice
375

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PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE NUMERICA DI UN EDIFICIO


PILOTA CON TECNLOGIA FREEDAM

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