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Le indagini conoscitive su edifici esistenti sono necessarie per poter raggiungere un livello di
conoscenza adeguato al fine di valutare la sicurezza del costruito. Ovviamente, gli edifici esistenti
sono quelli la cui struttura sia completamente realizzata alla data della redazione della valutazione
di sicurezza e/o del progetto di intervento.
In Italia, il problema della sicurezza degli edifici esistenti è di fondamentale importanza, sia per
l’elevata vulnerabilità, soprattutto rispetto alle azioni sismiche, sia per il valore storico,
architettonico, artistico e ambientale di gran parte del patrimonio edilizio esistente. Per giungere
alla definizione dei livelli di conoscenza e dei conseguenti fattori di confidenza, delle azioni e della
relativa analisi strutturale, è necessario fare riferimento alle metodologie di indagine riportate dal
Cap. 8 delle NTC 2008 e dalla relativa Circolare Esplicativa:
Le difficoltà del rilievo geometrico sono legate all’accessibilità di alcuni spazi; tuttavia, sono
disponibili strumenti che consentono un rapido rilievo e una restituzione accurata anche per
elementi complessi e tecniche di indagine diretta (endoscopia) o indiretta (termografia,
georadar) per gli spazi difficilmente accessibili o inaccessibili
Oltre alle suddette indagini conoscitive su edifici esistenti, ricopre un ruolo di fondamentale
importanza anche l’attività di monitoraggio, la quale nasce dall’esigenza di valutare e controllare
nel tempo movimenti e deformazioni che possono subire le strutture, per prevedere e prevenire
fenomeni di collasso strutturale. Gli obiettivi di questa attività sono: valutare la progressione del
dissesto; valutare le varie opportunità e scegliere l’intervento di consolidamento più idoneo,
nonché le diverse modalità con cui deve essere effettuato.
Ad esempio, per la misura del quadro fessurativo, è necessario esaminare lo sviluppo temporale
delle lesioni e la loro geometria per definirne le cause, attraverso trasduttori di spostamento.
Inoltre, con tali strumenti è possibile anche registrare scorrimenti di taglio, spostamenti verticali e
orizzontali; spostamenti fuori piano; fuori piombo mediante telecordinometro; allontanamento
delle imposte; rotazione dei maschi murari e di elementi strutturali in c.a.. Tali misurazioni
permettono di diagnosticare le cause del dissesto: lesioni da sisma, cedimenti in fondazione,
schiacciamento delle murature, imbarcamento dei solai, distacco dei pannelli murari.
Infine, è necessario controllare l’apertura di fessura prima, durante e dopo l’intervento di
recupero, per verificare la corretta rimozione delle cause del dissesto; si verifica cioè se la lesione è
in evoluzione (progressione accelerata o ritardata), oppure è stabile, cioè presentava una
progressione uniforme prima dell’intervento, mentre in seguito a questo si è stabilizzata.
In caso di rotazione di elementi strutturali ricollegabile a fenomeni di cedimenti fondali, per
misurarla e per determinarne l’evoluzione si utilizzano inclinometri da parete, mentre i cedimenti
differenziali si misurano tramite assestimetri idraulici, così da valutare lo stato di consolidamento e
di assestamento verticale di un edificio.
Per quanto riguarda gli EDIFICI ESISTENTI IN MURATURA, la conoscenza della geometria strutturale
deriva: dal rilievo, piano per piano, di tutti gli elementi costitutivi, incluse nicchie, cavità, canne
fumarie; dal rilievo delle volte (spessore e profilo), dei solai, delle scale (tipologia strutturale) e
della copertura (tipologia e orditura); dall’individuazione dei carichi gravanti su ogni elemento di
parete e della tipologia delle fondazioni.
Per le murature storiche, si effettua l’analisi visiva dei paramenti murari e la lettura dei quadri
fessurativi, finalizzata al ripristino delle strutture e alla valutazione delle cause del dissesto. I
dettagli costruttivi da esaminare sono:
Tipologia della muratura (a un paramento, a due o più paramenti, con o senza riempimento a
sacco, con o senza diatoni di collegamento, con o senza listatura) e caratteristiche costruttive
(laterizio pieno o semipieno, blocchi o ciottoli di pietra, malta di calce o di cemento, a filari
regolari o irregolari, a pietre squadrate o a ciottoli di fiume)
Qualità del collegamento tra pareti verticali, e tra orizzontamenti e pareti verticali, con
presenza o meno di cordoli di piano o di altri dispositivi di collegamento
Esistenza di architravi al di sopra delle aperture, o comunque di elementi strutturalmente
efficienti, atti a eliminare le spinte presenti
Presenza di elementi, anche non strutturali, ad elevata vulnerabilità.
L’esame della qualità muraria e la valutazione sperimentale delle caratteristiche meccaniche della
malta (tipo di legante e di aggregato utilizzati, rapporto legante/aggregato, livello di
carbonatazione) e delle pietre e/o mattoni mediante prove sperimentali hanno l’obiettivo di
stabilire se la muratura è in grado di sostenere le azioni statiche e dinamiche prevedibili per
l’edificio in esame.
LIMITATE: sono basate su esami visivi della superficie muraria, condotti generalmente dopo la
rimozione di una porzione di intonaco di almeno 1m x 1m, per individuare forma e dimensione
dei blocchi. Si valuta anche la compattezza della malta in maniera approssimativa (malta di
buona qualità = si polverizza; malta di qualità scadente = si stacca a pezzi). Per poter valutare
lo stato di conservazione dei materiali ed eventuali fenomeni di degrado si posso impiegare
anche le tecnologie della termografia ad infrarossi e della endoscopia
ESTESE: sono basate su saggi superficiali e interni per ogni tipologia di muratura presente.
Prevedono metodi di prova non distruttivi (o indiretti), come prove soniche nella muratura e
prove sclerometriche/penetrometriche nella malta, a completamento dei metodi di prova
distruttivi (o diretti), come prove con martinetto piatto doppio (per determinare le proprietà
elastiche della muratura; si esegue una prova di compressione in situ tramite un ciclo di carico-
scarico, durante il quale si effettuano le misurazioni, con un estensimetro meccanico a lettura
digitale, su 3 coppie di riscontri verticali e su 1 orizzontale, a distanza di circa 30 cm), prove di
caratterizzazione della malta e delle pietre e/o mattoni e prove di compressione differenti
(generalmente limitate a prove in situ)
ESAUSTIVE: sono basate su prove che, per numero e qualità, sono tali da consentire una
valutazione delle caratteristiche meccaniche della muratura, in aggiunta agli esami visivi, ai
saggi interni e alle varie prove citate nei casi precedenti. Oltre alle prove precedenti, estese a
tutta la struttura, prevedono sia prove in situ (prove di compressione diagonale su pannelli o
prove combinate di compressione verticale e taglio) sia prove in laboratorio (prove di
resistenza a taglio dei corsi di malta, che prevedono lo schiacciamento fino a rottura di una
carota con l’asse trasversale ruotato di 45° rispetto alla direzione verticale di applicazione del
carico; prove di trazione per flessione “alla brasiliana” e prove di compressione di elementi in
laterizio).
Carichi verticali eccessivi: schiacciamento per peso proprio o per sovraccarichi localizzati, dati
ad esempio da una trave o un travetto di copertura che si innesta nella muratura;
pressoflessione, con fessure variabili a seconda che la muratura sia vincolata o meno in
sommità; instabilità; rottura per sollecitazioni taglianti a 45°; concentrazione degli sforzi sul
rivestimento esterno
Cedimenti in fondazione: traslazione verticale, causata anche dall’influenza di costruzioni
limitrofe e da sopraelevazioni, che può essere o intermedia, cioè si verifica in mezzeria e in
questo caso la porzione restante di muratura ha un comportamento ad arco con lesioni a 45°,
o terminale, cioè si verifica all’angolo o all’appoggio e in questo caso si ha un comportamento
a mensola tozza; traslazione orizzontale, che può essere di trascinamento oppure trasversale,
in seguito a movimenti franosi e tellurici; rotazione, che può essere causata anche da un
evento sismico, in cui l’inclinazione delle fessure e il movimento di ribaltamento dipendono
dall’ammorsamento dei blocchi delle pareti ortogonali
Carico termico: formazione di giunti naturali verticali a tutta altezza su pareti lunghe continue,
in seguito all’allungamento e all’accorciamento determinato da variazioni cicliche di
temperatura
Carichi orizzontali: spinta di archi e volte, che provoca una deformazione molto pronunciata a
livello dei solai; coperture spingenti, che causano il ribaltamento dell’intera muratura o lo
“scucchiaiamento” della muratura in testa, a seconda che il solaio vincoli o meno il
ribaltamento; spinta di terrapieni, che determina un’inflessione e un cedimento della muratura
verso l’esterno perché non c’è confinamento laterale e i muri di sostegno vecchi sono privi di
armatura idonea.
Per quanto riguarda gli EDIFICI ESISTENTI IN CALCESTRUZZO, le fonti da considerare per
l’acquisizione dei dati necessari ad effettuare le diverse indagini conoscitive sono:
In mancanza dei disegni costruttivi originali, si provvede a redigere il Progetto Simulato (in accordo
alla normativa dell’epoca), per definire la quantità e la disposizione dell’armatura in tutti gli
elementi strutturali o le caratteristiche dei diversi collegamenti.
Rilievo visivo: serve a controllare, tramite il rilievo a campione della geometria di alcuni
elementi, la corrispondenza tra l’effettiva geometria della struttura e i disegni originali di
carpenteria disponibili
Rilievo completo: serve a produrre ex novo disegni completi di carpenteria, nel caso in cui
quelli originali siano mancanti o vi sia una non corrispondenza tra questi e l’effettiva geometria
della struttura, derivante anche da modifiche non documentate.
LIMITATE: a cui consegue un livello di conoscenza limitata (LC1). La geometria della struttura è
nota o in base a un rilievo completo o in base ai disegni originali. I dettagli costruttivi non sono
disponibili dai disegni originali e devono essere ricavati sulla base del Progetto Simulato. Non
sono disponibili informazioni sulle caratteristiche meccaniche dei materiali, né da disegni
costruttivi né da certificati di prova; si adottano valori usuali della pratica costruttiva
dell’epoca, convalidati da limitate prove in situ. Per ogni tipo di elemento primario (trave,
pilastro, ecc.):
La quantità e disposizione dell’armatura è verificata per almeno il 15% degli elementi (1
provino di cls x 300 m2 di piano dell’edificio; 1 campione di armatura x piano dell’edificio)
Le caratteristiche dei collegamenti sono verificate per almeno il 15% degli elementi (1 provino
di acciaio x piano dell’edificio; 1 campione di bullone o chiodo x piano dell’edificio)
ESTESE: a cui consegue un livello di conoscenza adeguata (LC2). La geometria della struttura è
nota o in base a un rilievo completo o dai disegni originali; in questo caso si dovrà effettuare un
rilievo visivo a campione per verificare l’effettiva corrispondenza del costruito ai disegni. I
dettagli costruttivi sono parzialmente noti dai disegni originali incompleti, oppure convalidati
da estese verifiche in situ. Le informazioni sulle caratteristiche meccaniche dei materiali sono
disponibili sulla base dei disegni costruttivi o dei certificati originali di prova, oppure da estese
prove in situ. Per ogni tipo di elemento primario (trave, pilastro, ecc.):
La quantità e disposizione dell’armatura è verificata per almeno il 35% degli elementi (2 provini
di cls x 300 m2 di piano dell’edificio; 2 campioni di armatura x piano dell’edificio)
Le caratteristiche dei collegamenti sono verificate per almeno il 35% degli elementi (2 provini
di acciaio x piano dell’edificio; 2 campioni di bullone o chiodo x piano dell’edificio)
ESAUSTIVE: a cui consegue un livello di conoscenza accurata (LC3). La geometria della struttura
è nota in base agli stessi documenti utilizzati nelle indagini estese, mentre i dettagli costruttivi
sono noti dai disegni originali completi, oppure convalidati da esaustive verifiche in situ. Le
informazioni sulle caratteristiche meccaniche dei materiali sono disponibili sulla base dei
disegni costruttivi o dei certificati originali di prova, oppure da esaustive prove in situ (servono
per ottenere informazioni in mancanza sia dei disegni che dei certificati originali, oppure
quando i valori ottenuti dalle prove limitate risultano inferiori a quelli riportati nei disegni e nei
certificati originali, e si desidera un livello di conoscenza accurata).
È importante utilizzare metodi di prova che limitino l’influenza della carbonatazione degli strati
superficiali sui valori di resistenza meccanica.
Le prove da eseguire sul calcestruzzo variano in base all’informazione che si intende acquisire:
Comportamento statico e resistenza degli elementi strutturali inflessi (solai e travi): prove di
carico con misura delle deformazioni e degli spostamenti; prove di identificazione dinamica
(ovvero tutte quelle tecniche, sia analitiche che sperimentali, che consentono di individuare la
risposta dinamica della struttura stessa, ovvero le frequenze proprie e i relativi modi di vibrare,
e i coefficienti di smorzamento)
Resistenza del calcestruzzo: prove distruttive, come carotaggi e micro-carotaggi con prove di
rottura a compressione delle carote di calcestruzzo; prove non distruttive, come prove
sclerometriche/ultrasoniche e prove combinate (metodo combinato Son-Reb), la tomografia
sonica (o assiale), la termografia a infrarossi; prove parzialmente distruttive, come il metodo
del pull-out e la sonda Windsor (ormai caduta in disuso)
Degrado del calcestruzzo: prove in laboratorio come la diffrazione a raggi X, che permette di
individuare i composti di cui un calcestruzzo è costituito (tranne i materiali amorfi, o vetrosi);
l’indagine di fluorescenza, analisi chimica che consente di individuare gli elementi primari
(ioni), solitamente abbinata alla diffrazione per valutare la natura e lo stato del calcestruzzo;
prova di sezione sottile con microscopio ottico, che permette di vedere porosità, punti di
ripresa di getto, natura dell’aggregato ed eventuale reazione in atto all’interfaccia pasta-
aggregato
Posizione e diametro delle barre: prove non distruttive, come metodi magnetici
(magnetometro o pacometro); prove parzialmente distruttive, come il sondaggio delle barre in
seguito a distruzione del copriferro
Resistenza delle barre: prove di trazione (in laboratorio) con determinazione diretta della
resistenza a snervamento e a rottura e dell’allungamento a rottura
Degrado delle barre: prova alla fenoftaleina per valutare la profondità della carbonatazione e
stimare così il tempo di innesco della corrosione; analisi chimica per valutare il contenuto di
cloruri, sia in laboratorio (valutazione quantitativa) sia in situ (valutazione qualitativa, tramite
spruzzi di nitrato d’argento e fluoresceina); misura del potenziale con tecniche
elettrochimiche, per valutare il rischio di innesco della corrosione.
DISSESTI NELLE STRUTTURE IN C.A.: cedimenti di fondazione; crollo delle pignatte nei solai in
latero-cemento; ribaltamento dei tamponamenti per degrado dei giunti di malta; dissesti da
sisma nelle strutture portanti e accessorie in elevazione, come il meccanismo di piano debole o
soft-floor; rottura a taglio di pilastri tozzi
EVENTUALE QUADRO FESSURATIVO: fessurazioni di elementi strutturali e accessori. In questo
caso si procede a valutare la pericolosità delle fessure, calcolando il tasso di sforzo a cui è
soggetto l’acciaio nella soluzione di continuità (a favore di sicurezza, si ritiene che tutto il carico
sia preso dall’acciaio, perché il calcestruzzo è fessurato; in questo modo si sovrastima il tasso di
lavoro nell’acciaio). Dopo avere calcolato il tasso di sforzo, si eseguono le seguenti
disequazioni:
σ (calcolato) ≤ σ (ammissibile); la struttura è in campo elastico e la fessura non è pericolosa
σ (ammissibile) ≤ σ (calcolato) ≤ σ (snervamento); si possono avere criticità, pertanto si
deve valutare il metodo d’indagine impiegato, considerare anche le barre di diametro
superiore e ridurre l’ampiezza della lesione (che era stata calcolata in superficie, quindi non
a contatto con l’armatura, per essere a favore di sicurezza)
σ (calcolato) ≥ σ (snervamento); la struttura si trova in campo plastico e il rischio di collasso
è molto elevato.
DIFETTI E DEGRADO DEL CALCESTRUZZO E DELLE ARMATURE: di uniformità e alterazioni
superficiali; macro-difetti costruttivi (come calcestruzzo poroso, vespai, nidi di ghiaia, riprese di
getto, che possono provocare ad esempio l’infiltrazione di acqua); posizionamento e densità
dei ferri; sfarinamento e incoerenza nei calcestruzzi malfatti o collocati in ambienti aggressivi;
quadri fessurativi dovuti al ritiro; variazioni cromatiche e depositi superficiali; carbonatazione,
efflorescenze saline, macchie di umidità e zone di ristagno di acqua; disgregazione,
fessurazione, distacco ed espulsione del copriferro (con conseguente perdita di materiale);
corrosione dell’armatura non più protetta dal copriferro, con aumento di volume dovuto alla
formazione di ruggine e conseguenti crepe e spaccature ulteriori nel calcestruzzo.
ONDE ULTRASONICHE: II metodo basato sulla misura della velocita di propagazione di ultrasuoni
consiste nello studio della propagazione di Onde elastiche longitudinali all’interno del calcestruzzo.
La resistenza a compressione è stimata in base alla velocità di trasmissione degli ultrasuoni,
ipotizzando la validità di una relazione di proporzionalità tra resistenza a compressione e modulo
elastico, utilizzando correlazioni sperimentali (carotaggi). La generazione del fascio di ultrasuoni si
ottiene per mezzo di trasduttori, dispositivi capaci di trasformare energia elettrica in energia
meccanica (e viceversa) sfruttando effetti piezoelettrici. L’apparecchiatura è generalmente
costituita da: trasduttore eccitante, trasduttore ricevente, timer (capace di misurare il tempo che
intercorre tra emissione dell'onda e ricezione della stessa. In pratica, quindi, si misura il tempo t;
conoscendo, inoltre, la distanza tra le sonde è possibile conoscere la velocità di propagazione delle
onde ultrasonore nel calcestruzzo. Grazia a questa proprietà le onda ultrasoniche vengono
impiagate nella diagnostica dalla costruzioni in calcestruzzo par rilavare: disomogeneità dal
conglomerato determinato da difetti in fase di esecuzione (messa in opera, compattazione) che
determinano vuoti, nidi di ghiaia o semplicemente differenti qualità del getto, riprese di getto mal
eseguite; fenomeni fessurativi, delaminazioni del calcestruzzo.
METODO COMBINATO SONREB: è possibile fornire una previsione della resistenza meccanica a
compressione del calcestruzzo, utilizzando i risultati ottenuti dalle prove sclerometriche e da
quelle ad ultrasuoni tramite una formula di correlazione, secondo il metodo combinato SONREB.
In sostanza di combinano i due metodi per raggiungere un grado di precisione superiore (resta
comunque necessaria la calibrazione tramite adeguate prove a compressione).
SONDA WINDSOR: ormai in disuso prevede l’infissione di un tassello di forma standardizzata nel cls
con un determinato valore di pressione; si misura la profondità di infissione della sonda. Minore è
la profondità maggiore è la resistenza dell’elemento.