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al suo maestro Peruzzi, dovevano confluire tutti interna del palazzo e se corrispondesse a un’idea
i suoi studi e le sue esperienze. Il Quarto Libro approssimativa o a un programma preciso. Un
dedicato agli ordini fu pubblicato nel 1537 da disegno di mano di Francesco avrebbe dovuto
Francesco Marcolini, editore di cui sono docu- rassomigliare agli schizzi schematici di altri dilet-
mentati stretti rapporti tanto con gli Zen12, tanti di architettura come Giangiorgio Trissino o
quanto con Ercole II, duca di Ferrara, che finan- Lorenzo de’ Medici17. Trattandosi dell’unica
ziò la pubblicazione13. Perfino il trasferimento di impresa di portata considerevole nella quale
Sebastiano dalla sua prima residenza in contrada interveniva Francesco, un paragone con altre ope-
di Santa Giustina in casa Priuli, parenti degli razioni, che potrebbe rivelare le sue preferenze
Zen, alla fondamenta Santa Caterina e cioè nelle estetiche, è impossibile. Nonostante il suo carat-
immediate vicinanze del palazzo patrizio, si spie- tere tradizionale, il palazzo è impregnato di
ga con la sua familiarità con gli Zen14. Un appas- invenzioni raffinate che riflettono una specie di
sionato di architettura come Francesco doveva compromesso tra il linguaggio vitruviano di Ser-
seguire le ricerche del suo amico Sebastiano con lio e la tradizione locale. Non a caso Serlio si
grande attenzione e trarne profitto per i suoi occuperà, nel suo Settimo Libro, degli “accidenti”
“pensieri architettonici”. e cioè di adeguamenti, di trasformazioni e di
Palazzo Zen costituisce un episodio centrale integrazioni di edifici esistenti come nel caso di
che aiuta a comprendere in che modo l’architet- palazzo Zen (ill. 27). Questi indizi fanno pensare
tura all’antica si sia introdotta nella prassi edili- che la responsabilità di Serlio sia stata più impor-
zia veneziana. Manfredo Tafuri e Ennio Conci- tante di quanto supposto a partire dalle fonti
na15, riconoscendo l’importanza del rapporto tra finora analizzate. Fino a che punto questo palaz-
committente e architetto, hanno sottolineato zo “ordinato sul modello di Francesco Zen”18
come la progettazione del palazzo rappresentas- corrispondeva a un progetto di Serlio sviluppato
se un caso esemplare all’interno di questa storia. sulla base di indicazioni preliminari del commit-
Rimane tuttavia ancora da scoprire il reale coin- tente? Per comprendere il ruolo svolto dall’ar-
volgimento serliano nelle scelte prettamente chitetto bolognese nell’ideazione e nella realizza-
architettoniche. zione della casa degli Zen è dunque indispensa-
L’attribuzione dell’opera al committente è bile analizzare il linguaggio architettonico dell’e-
fondata in primo luogo sul testamento del padre dificio e indagare il rapporto con le regole, le
Pietro Zen del 1538, in cui egli chiede ai figli di forme e le esperienze architettoniche di Serlio.
rispettare il primitivo progetto di Francesco per
la costruzione del palazzo familiare e di seguire i Il blocco edilizio e la sua organizzazione interna
consigli di Serlio per eventuali modifiche dell’in- Palazzo Zen deve la sua forma a una ristruttura-
terno: “le mie case che fabrico ali Crosechieri zione articolata in fasi successive che iniziarono
voglio le siano compide al desengo che feze el probabilmente, come si vedrà più tardi, nella
quondam messer francesco sopra la fazà; dele seconda metà del Quattrocento. L’edificio confi-
parti son dentro et d’ornamenti, faza mie fioli gura un blocco autonomo, con una lunghissima
come li piaze, et mi laudo far la opinion de mes- facciata principale di circa 50 metri rivolta sul
ser Bastianello”16. Esisteva quindi un disegno rio di Santa Caterina (ill. 6, 7). Avvicinandosi da
vero e proprio di mano di Francesco. Il problema sud attraverso il ponte e scendendo i gradini
è capire fino a che livello di dettaglio questo verso il campo dei Gesuiti, il visitatore vede
giungesse e non sappiamo fino a che punto esso apparire di spigolo il suo volume. Tra l’edificio e
determinò la facciata (fazà) e la distribuzione il rio le fondamenta perfettamente dritte e non
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va. Sembra che anche al piano superiore si le quattro sale si distendono alle spalle delle
dovesse aprire una serliana: una colonna a tre triadi di finestre – oggi facilmente riconoscibili
quarti di ordine toscaneggiante o dorico regge dai balconi – ciascuna delle stanze adiacenti è
un tratto di trabeazione che potrebbe aver sor- fornita di due finestre con arco a tutto sesto
retto un arco (ill. 26). Le campate chiuse potreb- separate da un arco cieco cuspidato, che deli-
bero essere state ritmate da nicchie come quella neano un ritmo inverso a quello delle sale30.
ancora conservata all’estremità della parete. Ogni sala comunicava quindi con una camera
Lo scalone della parte occidentale è conser- spaziosa di taglio rettangolare orientata verso le
vato nella sua forma originale. Poiché si tratta fondamenta (ill. 5). Per le abitazioni situate
dell’ultima fase del cantiere, dovrebbe essere all’estremità, queste camere prendevano luce da
stato realizzato verso l’inizio degli anni Cin- due lati: la distanza delle finestre dall’angolo è
quanta da un maestro locale. Non è da esclude- uguale, secondo una disposizione corrisponden-
re che egli si sia appoggiato al progetto di Ser- te in egual misura alla tradizione romana e a
lio, ma le forme grossolane e “licenziose” rivela- quella veneziana (ill. 10).
no le difficoltà di interpretazione del vocabola- L’architetto nasconde virtuosisticamente la
rio classico. Al primo piano il pianerottolo sequenza monotona delle quattro case a schiera in
comunicava direttamente con la sala tramite due un vero crescendo gerarchico (ill. 5, 6, 7, 8). La
arcate, una disposizione che potrebbe risalire al facciata sporge leggermente in corrispondenza
progetto originario29. Lo scalone nella parte delle due sale centrali, formando un avancorpo,
orientale, l’antica casa di Pietro Zen, è stato che, sfruttando la straordinaria luminosità lagu-
modificato, mentre di quelli nel centro non nare e l’orientamento a sud, mette in evidenza il
rimangono vestigia. Negli appartamenti solo sottile gioco di luci e ombre delle modanature (ill.
alcune porte delle stanze dell’antica casa di Pie- 8). Questo risalto, che comprende i due portali al
tro Zen con architrave a due fasce, fregio e cor- piano terra e due triadi di finestre al piano nobile,
nice sembrano autentiche. viene fiancheggiato a ogni lato da due campate
leggermente arretrate. Esse corrispondono alle
Le facciate stanze adiacenti alle sale, tutte e due articolate da
La parete è in mattoni di piccolo taglio origina- triadi con l’arcata centrale cieca. Ai due lati di
riamente rivestiti da uno strato di intonaco chia- questo motivo centrale a doppio risalto, la parete
ro (ill. 7, 9). I membri strutturanti – pilastri, retrocede un’altra volta in tre campate per ciascun
colonnette, archi, incorniciature, architravi, lato, per avanzare poi di nuovo nei due avancorpi
cornici e profili – sono realizzati in pietra d’I- angolari. I balconi, aggiunti in un secondo
stria. Il ritmo delle finestre rivela già la funzio- momento tra l’avancorpo centrale e quelli ango-
ne e la gerarchia degli ambienti interni. Mentre lari, attenuano sensibilmente l’effetto accurata-
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mente calcolato di queste alternate, sottili rien- gnare una fontana per il suo giardino36. Distin-
tranze. Grazie al doppio aggetto, il centro della guendo l’avancorpo di palazzo Zen con due
facciata domina in modo incontrastato, mentre il risalti, Serlio contribuì ancora notevolmente a
ritmo si allenta nelle campate adiacenti e in quel- questa gerarchizzazione delle facciate (ill. 8).
le dei due avancorpi angolari, dove l’arcata cen- Sul fronte nord, un simile avancorpo di quat-
trale è cieca. Il predominio dell’avancorpo centra- tro campate guarda la piazzetta della corte delle
le rispetto agli avancorpi angolari ricorda l’antica Candele, in cui le pareti arretrate ai lati sono
tradizione dei palazzi veneziani con ampie super- scandite da tre finestre (ill. 13). Mentre a destra
fici murarie cieche tra l’asse centrale traforato e le la parete arretra come nel fronte principale, a
finestre laterali31. Le campate dei settori più ester- sinistra il passaggio verso l’attuale campo dei
ni continuano simmetricamente nelle facciate Gesuiti impedisce una rientranza analoga. Tut-
laterali, senza aggetto della parete (ill. 7, 10). tavia l’avancorpo centrale è sfalsato rispetto alla
Attraverso tali leggere variazioni è sottoli- facciata verso le fondamenta. Questo rapporto
neato il centro dell’edificio, il che contraddice diretto tra facciata e piazzetta rivela uno straor-
però la disposizione interna delle quattro case dinario senso scenografico, più realisticamente
individuali – un indizio che all’architetto impor- attribuibile a un maestro a conoscenza delle
tavano più il gesto e il linguaggio architettonico ultime innovazioni dell’architettura rinascimen-
che non la “verità” strutturale32. Durante il suo tale come Sebastiano Serlio, che non a France-
soggiorno a Roma Serlio aveva potuto studiare sco Zen. Allo stesso tempo, il carattere lieve e
facciate simili. Nel palazzo della Cancelleria gli sottile del rilievo, che è intelligibile quasi solo
avancorpi angolari sporgono solo leggermente, all’occhio esperto, rivela un artista di non pro-
sottolineando il loro ruolo di “torri” urbane33, rompente vitalità, come testimoniano anche gli
ma ancora più vicino è il palazzo Adimari, dove altri edifici di Serlio37. D’altro canto già un’inci-
Giulio Romano accentuava non solo le campate sione ottocentesca aveva colto perfettamente il
angolari ma anche il centro, con le finestre della gioco sofisticato delle sporgenze e delle rien-
sala grande34. Questo sistema fu elaborato da tranze, rendendole graficamente più visibili e
Girolamo Genga dopo il 1529 nel cortile di villa leggibili e dislocando palazzo Zen nel Canal
Imperiale a Pesaro dove i rilievi sottilissimi Grande per conferire maggiore rilievo alla fab-
distinguono il centro con la loggia e le estre- brica (ill. 6).
mità della facciata (ill. 28). Serlio elogia con Anche la sequenza verticale della facciata
entusiasmo le opere che Girolamo fece a Pesaro testimonia una grande familiarità con i principî
per Francesco Maria della Rovere35 ed egli dove- del Rinascimento romano: il piano terra è carat-
va conoscere approfonditamente villa Imperiale, terizzato da un seminterrato le cui finestre ret-
in quanto era stato incaricato nel 1531 di dise- tangolari, concluse da una trabeazione tripartita,
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sono legate verticalmente a quelle del piano strutturale: i piedritti sorreggono l’aggetto. Il
nobile (ill. 7). Quest’ultimo è distinto come tale motivo delle semicolonne che fiancheggiano
dalla sua maggiore altezza e da un linguaggio più l’inquadratura della porta sembra ispirato al
ricco e variato. Coronato da una semplice corni- progetto michelangiolesco per la porta della
ce, il piano nobile sembra saldarsi con il mezza- Biblioteca Laurenziana39. Forse Serlio conosce-
nino, dando così luogo a un piano ancora più va anche alcuni sistemi del tardo gotico, come il
predominante. Questa gerarchia si riallaccia a portale della cappella Strozzi in Santa Trìnita a
prototipi romani, come palazzo Branconio del- Firenze, dove Ghiberti aveva incorniciato l’ar-
l’Aquila, dove Raffaello aveva distinto virtuosi- cata con snelle colonnette che reggono un fre-
sticamente un piano terra subordinato e un gio40. Allo stesso tempo le finestre di palazzo
piano che assieme ai due mezzanini sovrastanti Zen ricordano le edicole del Pantheon collega-
formava un imponente piano nobile38. te da una trabeazione continua che Raffaello
Gli spigoli della facciata sono accentuati da aveva ripreso nel palazzo Branconio dell’Aquila
snelle colonnette angolari, con capitelli fito- e che lo stesso Serlio deve aver riprodotto nel
morfici di carattere gotico, incluse nell’angolo, suo Terzo Libro del 154041. Se l’articolazione del
probabilmente spoglie della casa antica, che piano terra è caratterizzata da una logica tetto-
dovevano testimoniare la lunga tradizione della nica e da una grande accuratezza, le colonnette
famiglia (ill. 10, 21) e che diventano una sorta di rappresentano un richiamo al genius loci e
leitmotiv nell’articolazione del pian terreno aggiungono una dimensione poetica.
accentuando in modo discreto e persuasivo le Le finestre del piano nobile si alzano su un
sporgenze e le rientranze. Altri piedritti sono parapetto le cui fasce laterali lisce sono ornate da
leggermente sfaccettati e accompagnano l’anda- rosette (ill. 15, 17). Pilastri reggono gli archi,
mento verticale delle finestre, comprendendo che si innestano su un’imposta con modanatura
l’altezza complessiva del piano terra (ill. 22): l’a- sobria. Per sottolineare la continuità verticale
pertura rettangolare del sotterraneo è legata, del sistema, un profilo sottilissimo collega l’im-
tramite fasce piatte delimitate da due profili posta con la cornice aggettante sopra le arcate,
sporgenti, al parapetto della finestra principale motivo già noto al Medioevo veneziano42. L’arco
(ill. 7, 20). Sopra la finestra la trabeazione spor- cuspidato culmina in un concio di chiave a glifi
ge in avanti, sottolineando lo slancio ascenden- (chiara allusione al dorico), sovrastato da un
te della campata finestrata. Il dettaglio architet- altro risalto aggettante. Solo dopo il 1520 Giu-
tonico è caratterizzato da una nitida chiarezza lio Romano, Peruzzi e Michelangelo avevano
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vo vegetale stilizzato accentua il loro profilo (ill. toretto avevano decorato l’esterno di palazzo
14)52. Anche le mensole che sostengono i davan- Zen56. Pietro Zen aveva deciso di affrescare la
zali delle finestre del piano terra sono disegnate parete con questi episodi della vita di Carlo Zen:
con grande cura: dalla semplice voluta escono “…sopra le mie case […] depenti tutti i fati
foglie astratte sovrapposte a scaglia (ill. 22, 23). notabili del quondam messer Carlo Zen, che
I parapetti di queste finestre erano ornati da fece per la Reppublica”57. Questo ciclo pittorico
bassorilievi; quello a sinistra della porta occi- era destinato a celebrare il prestigio della casa e
dentale del risalto centrale, ad esempio, mostra il suo ruolo politico importante. Tintoretto
due maschere a bocca aperta inserite in due file avrebbe dipinto “in un canto di sommità la figu-
di corone (ill. 23). I numerosi elementi scultorei ra di una donna distesa; e dopo qualche tempo
conferiscono vita e plasticità a questa facciata operò da se verso il campo la conversione di San
scarna e un po’ austera. Paolo, con molte figure, delle quali appena
Il dettaglio della balaustra dei poggioli è appariscono i vestigi”58. Altri affreschi dovevano
perfettamente adeguato all’articolazione della rappresentare Nettuno col tridente sopra un
facciata (ill. 14, 15). I quattro pilastrini sono Delfino, con lunga barba e scomposte chiome, e
rispondenti alle fasce dei parapetti delle finestre il Dio guerriero, e due ben coloriti Tritoni59.
e aggettano leggermente dai balconi. Come Ovviamente queste decorazioni si concentraro-
nelle fabbriche veneziane di Jacopo Sansovino, no sulla facciata orientale, già finita verso il
amico strettissimo di Serlio53, il centro dei 1540 e su quella occidentale, con le loro larghe
balaustri viene sottolineato da un dado creando superfici murarie, mentre la densa sequenza di
così un piacevole contrasto tra linee curve ed finestre della facciata principale, completata
elementi squadrati54. Anche gli ornamenti sotto solo verso il 1555, offriva poco spazio. Bassori-
le cornici e i balconi rivelano grande accuratez- lievi sotto la cornice del pianterreno, dove
za in ogni minimo dettaglio (ill. 18, 19). Rose accanto a torri o porte urbiche stanno carri,
circondate da un cerchio si alternano a cartocci cammelli e palmeti, alludono, con ogni probabi-
di forma talvolta ovale bombata, talvolta rettan- lità, alle missioni degli Zen nel Levante60.
golare oppure delineando i contorni di uno L’analisi delle diverse parti del palazzo per-
stemma. Grazie a Baldassarre Peruzzi, uno dei mette di confrontare la sua struttura con le scel-
primi a utilizzare i cartocci, Serlio ne aveva te prettamente architettoniche in esso realizza-
dimestichezza e li aveva sperimentati nel suo te, per cercare di distinguere con un certo mar-
Quarto Libro55. gine di probabilità le responsabilità dell’archi-
Secondo Ridolfi, Schiavone e il giovane Tin- tetto. In primo luogo la presenza di un piano
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I lavori iniziarono all’estremità orientale nella parte posteriore del terreno verso la corte
della fabbrica, all’angolo tra l’attuale campo dei delle Candele e a ovest verso un altro orto e il
Gesuiti e le fondamenta di Santa Caterina “A” futuro campiello Sant’Antonio (ill. 1, 2). Infatti,
(ill. 5). La veduta prospettica di Jacopo de’ Bar- soltanto dopo il 1537 queste casette d’affitto
bari del 1500 mostra una casa alta e compatta, situate a ridosso dell’edificio occidentale furono
rivolta verso il futuro campo dei Gesuiti (ill. 1). abbattute fino alle fondazioni, per installare sul
Verso le fondamenta e il canale l’edificio si terreno i laboratori dei lapicidi e dei carpentie-
estende in un’area bassa e recintata, forse un ri68. La data “1534” nel secondo portale orienta-
giardino. La parte occidentale del terreno è le (“B”), con l’accenno all’undicesimo anno del
occupata da case di dimensioni diverse e più dogado Gritti – “anno XI D A G” –69, fa però
distanti dal rio Santa Caterina. Dalle misurazio- capire che la parte orientale della fabbrica, a
ni del 1533 risulta che la casa orientale corri- questa data, era arrivata almeno fino a questa
spondeva a una larghezza di 4 passi e cioè di campata (ill. 7, 8, 14, 15). E se Pietro nella sua
circa 6,95 metri: “…et prima mexurando ala denuncia dei beni patrimoniali, dice di abitare a
banda verso Santa Cattarina al canton resta in palazzo Zen, deve aver vissuto sempre nella vec-
pie fo trovada larga dicta fondamenta sopra chia casa: “Casa una de statio dove io habito,
canal passa do, quarte tre de pe men mexo dido; posta in la contrà de Sancto Apostolo sopra le
ittem mexurando da l’altro canton verso el fondamenta de Crosechieri”70.
ponte trovando la mexura stessa lontan dala Abbiamo già rammentato che originaria-
prima pasa 4 fo trovada larga dicta fondamenta mente era prevista una suddivisione interna del
passa do quarte 3 de pe men mezo dedo”65. Dato palazzo in quattro abitazioni destinate al capofa-
che le fondamenta erano perfettamente dritte e miglia e ai suoi figli71 e che la morte di France-
corrispondevano già allora a un po’ meno di due sco, avvenuta il 13 agosto del 1538, pochi gior-
passi e di piede (= 3,70 metri ca)66, già prima del ni dopo la stesura del testamento72, aveva provo-
1533 sembra che Pietro abbia ampliato la sua cato un cambiamento nella ripartizione delle
casa verso il rio. In ogni caso l’allineamento abitazioni previste per i tre eredi rimasti. Altri
della facciata laterale di questa casa vecchia indizi sulla cronologia sono forniti dai balconi,
costituirà un fattore determinante per quello ovviamente aggiunti in un secondo momento,
della facciata del nuovo palazzo. come risulta dall’attacco e dai loro dettagli.
Altre case d’affitto, menzionate da Pietro Mentre il secondo portale a est porta la data
Zen nella sua denuncia dei beni patrimoniali e “1534” (“B”), il pilastrino sinistro del suo balco-
dei redditi del 153767, dovevano essere situate ne reca quella dell’anno “1548”: l’intervallo sor-
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Palazzo Zen e l’opera di Serlio Ma quale può essere stato il ruolo di France-
Sembra quindi che Palazzo Zen sia opera di sco Zen in questa progettazione? Il committente
Sebastiano Serlio. Solo un architetto provvisto deve aver avuto idee chiare sulla ripartizione
di un ampio orizzonte culturale poteva amalga- interna del palazzo e determinato il sistema di
mare tradizioni e forme così diverse, poteva quattro case a schiera. Per quanto riguarda il rifa-
armonizzare e sistematizzare strutture preesi- cimento della facciata, al quale si riferisce il testa-
stenti e trasformarle in un organismo omoge- mento di Pietro, a Francesco risalgono probabil-
neo – un’esperienza che si riflette ancora nel mente soltanto i motivi legati all’identità della
Settimo Libro. Con una sensibilità notevole, ma famiglia e alle sue preferenze estetiche, e cioè l’ar-
anche con grande disinvoltura, egli riuscì a co cuspidato che doveva sottolineare le antiche
unire elementi veneziani con temi e principî origini familiari veneziane e forse anche le espe-
innovativi dei grandi centri artistici. Nell’inter- rienze gloriose nel Levante78. L’architettura seve-
vento confluiscono esperienze romane, forme ra delle facciate e il rifiuto di ogni magnificenza
fiorentine, elementi vitruviani, quali la porta riflettono le idee di Nicolò Zen su un’edilizia
ionica e invenzioni come la strutturazione compatibile con la libertas Reipublicae79. L’amalga-
gerarchica della facciata con la parte centrale ma di tutte queste scelte e la coerenza del sistema
che funge da elemento focale. Anche la tenden- tettonico ed estetico non sono però attribuibili a
za a collegare tutti i membri architettonici con un committente, per quanto colto e preparato.
fasce e cornici in un sistema verticalmente e Un brevissimo intervallo separa Palazzo Zen
orizzontalmente coerente è tipico dell’architet- dalle opere francesi di Serlio. Confrontando gli
tura d’avanguardia dopo il 1520 e risale a proto- edifici, si nota una metamorfosi importante e
tipi come villa Madama e villa Turini-Lante. solo il rilievo sottilissimo della parete o elemen-
Palazzo Zen colpisce quindi meno per la sua ti astratti come i nastri nudi delle facciate latera-
originalità, che non per la capacità di integrare li ricordano la sua opera d’oltralpe80. Dopo la sua
e di omogeneizzare un vocabolario in parte ete- partenza da Venezia questo dinamismo verticale
rogeneo, ma di alta qualità architettonica. sarebbe stato stranamente sostituito da una pre-
L’unico architetto allora attivo a Venezia che valenza delle sottolineature orizzontali – forse
disponesse di un vocabolario così ampio e di una leggibile come esplicita reazione al verticalismo
compentenza tale da declinare all’antica forme francese. Tuttavia anche in Francia Serlio rima-
moderne era Jacopo Sansovino. Tuttavia la sua se fedele a se stesso: e anche lì il suo linguaggio
architettura appare lontana dalle variazioni sotti- stupisce meno per la sua forza inventiva o la sua
lissime che si sono notate nella liscia facciata di espressività monumentale, che non per il gioco
Palazzo Zen. Proprio la rivalità con un tale genio delicatissimo delle luci e delle ombre, per la sua
deve aver acceso tutte le energie creative di Serlio, capacità di fondere insieme tradizioni eteroge-
il quale poco dopo, in Francia avrebbe dovuto nee e per la sua sensibilità nel controllare il siste-
accontentarsi di progetti molto più tradizionali. ma fino al minimo dettaglio.
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