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INTRODUZIONE
NOTA SU FLUSSI COSPIRANTI: si riportano alcuni esempi di circuiti e avvolgimenti con flussi cospiranti.
TRASFORMATORE IDEALE i
E’ un elemento ideale che in una sezione di rete con tensione v e corrente i v trasforma v ed i
i1 i2
lasciando inalterata la potenza p = v*i. Il simbolo è Indicando v ed i ai morsetti, si ha v2
v1
TRASFORMATORE REALE. i1 i2
E’ un oggetto fisico che approssima il comportamento di un trasformatore ideale.
Vediamo come è possibile. Consideriamo un nucleo ferromagnetico reale (quindi v1 v2
con permeabilità del ferro non infinita: µfe ≠ ∞), con avvolte 2 bobine.
Come spiegato precedentemente, per ridurre le perdite nel materiale
ferromagnetico, il nucleo non è massiccio, ma costituito da lamierini (spessore
0.35-0.5 mm), con direzione di laminazione parallela al flusso magnetico.
i1 i2
Dato che µfe ≠ ∞, la riluttanza del ferro non è nulla => il flusso non passa tutto
nel ferro, ma un po’ passa in aria => è come se ci fosse una colonna centrale fatta v1 v2
di aria.
Si analizzano meglio i flussi presenti. Se i1 ≠ 0 ed i2 = 0, c’è un flusso φ1m che va nella bobina 2 ed un flusso φ1d che va
nell’aria. Così, se i1 = 0 ed i2 ≠ 0, c’è un flusso φ2m che va nella bobina 1 ed un flusso φ2d che va nell’aria. Si chiamano m e
d perché sono rispettivamente un flusso mutuo (cioè che si concatena con entrambi gli avvolgimenti) ed un flusso disperso
(nel senso che è concatenato con 1 solo dei 2 avvolgimenti).
i1 i2
φ1m φ2m
v1 φ1d φ2d v2
Se i1 ≠ 0 ed i2 ≠ 0 ci sono tutti i 4 flussi: φ1 = φ1d + φ1m + φ2m = φ1d + φm, φ2 = φ2d + φ2m + φ1m = φ2d + φm.
Si possono allora calcolare i flussi concatenati, le fem indotte, le tensioni ai morsetti:
d d d
=
v1 Ra1i1 + =
ψ1 Ra1i1 + N= 1φ1 Ra1i1 + N1 ( φ1d + φ= m) Ra1i1 + N1e1d + N1em
dt dt dt
d d d
=
v2 Ra 2i2 + = ψ 2 Ra 2i2 + N= 2 φ2 Ra 2i2 + N 2 ( φ2 d + φ=
m) Ra 2i2 + N 2 e2 d + N 2 em
dt dt dt
La riluttanza dell’aria è molto superiore a quella del ferro => il flusso che va in aria è molto inferiore a quello che va nel
ferro => le fem e1d ed e2d sono molto inferiori della fem em. Inoltre, la resistenza delle bobine viene tenuta bassa, per cui
anche la caduta Rai sulle resistenze è piccola. Allora v1 ≈ N1*em v2 ≈ N2*em da cui v1 / v2 ≈ N1 / N2 = K. Si ritrova la
prima legge del trasformatore ideale. D’altra parte, v1 / v2 ≈ K, per cui è una approssimazione.
∫
Si consideri la Legge della Circuitazione N ⋅ i = H ⋅ dl = H ⋅ l .
Nel circuito in esame, si ha N*i = N1*i1 + N2*i2.
H*l = Hfe*lfe = (Bfe / µfe) lfe. Dato che µfe è molto elevata, Hfe è molto piccolo, per cui Hfe*lfe ≈ 0
Allora N1*i1 + N2*i2 ≈ 0 da cui i2 / i1 ≈ - N1 / N2 = - K. Si ritrova la seconda legge del trasformatore ideale.
D’altra parte, i1 / i2 ≈ - K, per cui è una approssimazione.
NOTA BENE: e = dϕ / dt ≠ 0 solo se ϕ varia nel tempo => il trasformatore non funziona in corrente continua.
1
FUNZIONAMENTO FISICO
Si considerano due bobine identiche, destrorse, sulla stessa colonna.
Una bobina è alimentata, l’altra è connessa al carico
iso
vs e1
Funzionamento A Vuoto
La tensione vs fa circolare una corrente iso, che genera un flusso ϕso
ϕso, che induce fem e1 ed e2 nelle due bobine.
NOTA: il flusso a vuoto ϕso è quello che magnetizza il nucleo; per car e2
questo è detto flusso magnetizzante.
NOTA: il flusso magnetizzante ϕso induce la stessa fem in tutte le spire. Si ricava la prima legge di funzionamento del
trasformatore: l’uguaglianza delle fem di spira: E1 / N1 = E2 / N2.
Funzionamento A Carico
Rispetto al funzionamento a vuoto, si ha che la fem e2, essendo chiusa su un carico, fa
is
circolare una corrente ic, che genera un flusso ϕc; sia is la corrente della prima bobina vs e1 ϕs
e ϕs il flusso da essa generato. Ora, il flusso nel nucleo è ϕs + ϕc, ma nel nucleo in
realtà non cambia nulla, perché il valore di ϕs è tale che ϕs + ϕc = ϕso, cioè nel nucleo ic
c’è ancora ϕso come a vuoto. Quindi: al comparire di ic, si ha che is aumenta, ma ϕso car e2 ϕc
non cambia. NOTA: questo è coerente anche col circuito equivalente: V1 applicata a
Zo1 non cambia => Io1 non cambia => il flusso nel nucleo non cambia.
NOTA: dal disegno si vede che la corrente è entrante nel lato 1 ed uscente dal lato 2: questo è coerente con il
funzionamento fisico, perché il lato 1 vede un generatore => si comporta da carico => la corrente entra; al contrario, il lato
2 vede un carico => si comporta da generatore => la corrente esce.
NOTA. Si è visto che nel funzionamento a carico i flussi generati dai due avvolgimenti si combinano in modo che il flusso
risultante sia il flusso a vuoto ϕso, cioè il flusso magnetizzante. D’altra parte, si verifica che il flusso ϕso è molto inferiore
dei flussi ϕs, ϕc, tanto da poter essere trascurato, cioè ϕso = ϕs + ϕc ≈ 0. La relazione tra i flussi si estende anche alle
cause che generano i flussi, cioè le fmm, per cui si può scrivere che Mso = Ms + Mc ≈ 0, ossia Mso = N1*I1 + N2*I2 ≈ 0.
Da qui si ricava la seconda legge di funzionamento del trasformatore: il bilanciamento delle fmm dei due avvolgimenti:
N1*I1 + N2*I2 = 0.
CIRCUITO EQUIVALENTE
CIRCUITO EQUIVALENTE ELETTRICO
Per ricavare il circuito equivalente elettrico, si esprimono i flussi φ1d φ2d φ1m φ2m in funzione delle correnti. Per far questo
occorre studiare il circuito magnetico.
N1i1 θ2 N1
2
θ2 θ1 θ3 θ2
φ1d = N1φ1d = i1 = Ld 1i1
θ1eq θ 2 + θ 3 θ1eq θ 2 + θ 3 φ1d
N1i1 θ3 1 θ3 θ3 Ni φ1* φ1m
φ1m = = N1i1 = N1i1 = 11
θ1eq θ 2 + θ 3 θ 2θ 3 θ 2 + θ3 θ1θ 2 + θ1θ 3 + θ 2θ 3 θ m
θ1 +
θ 2 + θ3 N1i1
N 2i2 θ1 N2
2
θ1 θ1
θ2
φ2 d = N 2φ2 d = i2 = Ld 2i2 θ3
θ 2 eq θ1 + θ 3 θ 2 eq θ1 + θ3 φ2d
N1i2 θ3 1 θ3 θ3 Ni φ2m φ2*
φ2 m = = N1i2 = N1i2 = 12
θ θ
θ 2eq θ1 + θ 3 θ 2 + 1 3 θ1 + θ 3 θ 2θ1 + θ 2θ 3 + θ1θ 3 θ m
θ1 + θ 3 N2i2
2
N1 N2 N 2 N1
2 2
φm = φ1m + φ2 m =
1
(N1i1 + N 2i2 ) N1φm = i1 + i2 = Lµ1iµ1 N 2φm = i1 + i2 = Lµ 2iµ 2
θm θm N1 θm N2
Allora
d d d d
v1 = Ra1i1 + N1φ1d + N1φm = Ra1i1 + Ld 1 i1 + Lµ1 iµ1
dt dt dt dt
d d d d
v2 = Ra 2i2 + N 2 φ2 d + N 2 φm = Ra 2i2 + Ld 2 i2 + Lµ 2 iµ 2
dt dt dt dt
d d
D’altra parte, N1φm =N1em e N 2 φm =N 2 em , per cui ai capi dell’induttanza Lμ1 c’è la fem N1em, e ai capi
dt dt
dell’induttanza Lμ2 c’è la fem N2em. Queste equazioni si interpretano con i seguenti circuiti equivalenti:
2
Ra1 Ld1 Ra2 Ld2
i1 i1 i2 N2/ N1 i1 N1/ N2 i2 i2
iµ1 iµ2
1s 2s
1 2
Ora, l’oggetto fisico è unico, per cui si vuole un unico circuito equivalente. Come si uniscono le due parti? Si osserva che i
sottocircuiti 1s e 2 possono essere uniti da un trasformatore ideale di rapporto K = N1/N2; lo stesso per i sottocircuiti 1 e
2s. Allora, il circuito equivalente unico può essere di due tipi:
1s
2
2s
1
Ma che legame c’è fra i due? Si osserva che Lμ1 = N12 / θm e Lμ2 = N22 / θm , da cui Lμ1 = K2 Lμ2.
Inoltre Rfe1 = E12 / Pfe = (N1em)2 / Pfe e Rfe2 = E22 / Pfe = (N2em)2 / Pfe , da cui Rfe1 = K2 Rfe2.
Quindi i 2 circuiti sono la stessa cosa, perché si passa da uno all’altro semplicemente moltiplicando o dividendo per K2.
3
RIPORTO DEI PARAMETRI E CIRCUITO RIDOTTO
Nel primo circuito equivalente, i parametri Ld2 ed Ra2 possono essere riportati sul lato 1 in base ad una equivalenza
2
I
energetica. Infatti: R a 2 I 2 2 = R a 2 2 I12 = R a 2 K 2 I12 = (R a 2 )1 I12 . Quindi, energeticamente, avere R a 2 sul lato 2 (cioè
I1
percorsa dalla corrente I2) è come avere (R a 2 )1 sul lato 1 (cioè percorsa dalla corrente I1), perché R a 2 I 2 2 = (R a 2 )1 I12 .
Allora, anziché mettere sul lato 2 una resistenza R a 2 , metto sul lato 1 una resistenza (R a 2 )1 = K 2 R a 2 .
Allo stesso modo, anziché mettere sul lato 2 una induttanza L d 2 , metto sul lato 1 una induttanza (L d 2 )1 = K 2 L d 2 .
In modo analogo, nel secondo circuito equivalente, i parametri Ld1 ed Ra1 possono essere riportati sul lato 2 dividendo per
K2, ottenendo ( Ra1 ) 2 = Ra1 / K , ( Ld 1 )2 = Ld 1 / K 2 .
2
Si giunge così ad altri 2 circuiti equivalenti, con i parametri tutti sullo stesso lato.
2
Ra1 Ld1 (Ra2)1= K2 Ra2 (Ld2)1= K2 Ld2 (Ra1)2= Ra1 /K2 (Ld1)2= Ld1 /K Ra2 Ld2
CIRCUITO SEMPLIFICATO
Si verifica che la cdt su Ra1 e Ld1 (o su (Ra1)2 e (Ld1)2 ) è molto piccola, per cui si compie un errore trascurabile se si
spostano Ra1 e Ld1 a valle di Rfe1 e Lμ1 (oppure, se si spostano (Ra1)2 e (Ld1)2 a valle di Rfe2 e Lμ2 ); d’altra parte, questa
approssimazione è molto conveniente, perché consente di ridurre il numero dei parametri. Infatti, con questa
approssimazione, Ra1 e Ld1 sono in serie a (Ra2)1 e (Ld2)1 (oppure, (Ra1)2 e (Ld1)2 sono in serie a Ra2 e Ld2 ), per cui le due
resistenze si possono riunire in un’unica resistenza serie, e le due induttanze in un’unica induttanza serie:
Ra1 + (Ra2)1 = Ra1 + K2 Ra2 = Rs1 Ld1 + (Ld2)1 = Ld1 + K2 Ld2 = Ls1
2
(Ra1)2 + Ra2 = Ra1/ K + Ra2 = Rs2 (Ld1)2 + Ld2 = Ld1/ K2 + Ld2 = Ls2 ;
2 2
si può verificare che Rs1 = K Rs2 e Ls1 = K Ls2 .
Si ottengono così 2 circuiti equivalenti, detti SEMPLIFICATI, che sono quelli più frequentemente utilizzati.
Rs1 Ls1 Rs2 Ls2
È molto usato anche il circuito equivalente con Rfe1 e Lµ1 sul lato 1 TI Rs2 Ls2
e Rs2 e Ls2 sul lato 2
NOTA: a proposito di tale circuito in particolare, si osservi che il
trasformatore ideale è solo un modello, ma non esiste fisicamente:
nella realtà esiste un avvolgimento, che si modellizza con un
trasformatore ideale con in serie Rs2 e Ls2, ma il punto TI Rfe1 Lμ1
intermedio fra il trasformatore ideale e Rs2 Ls2 non esiste.
4
PROVE E CALCOLO PARAMETRI IN REGIME SINUSOIDALE
In regime sinusoidale, le induttanze L diventano reattanze X. Reattanze e resistenze del circuito equivalente si ricavano da
prove. Infatti: il circuito equivalente rende ragione dei fenomeni energetici, ma i valori dei parametri non sono noti. Come
si calcolano? Da prove. In particolare, Rfe e Xµ si ricavano da prova a vuoto, Rs ed Xs da prova in corto circuito.
Grandezze Nominali
Sono le grandezze per cui la macchina è progettata: frequenza fn, tensioni V1n V2n (dipendono dal livello di isolamento e
dalla sezione del circuito magnetico), correnti I1n I2n (dipendono dal sistema di raffreddamento), potenza apparente An =
V1n*I1n = V2n*I2n (ovviamente uguale per i due lati). Il rapporto fra le tensioni (o le correnti) nominali è il rapporto di
trasformazione K: K = V1n / V2n = I2n / I1n.
NOTA: una volta che la macchina è costruita, le Norme stabiliscono che V2n = V2o, cioè la tensione nominale secondaria
è quella che si ottiene a secondario dalla prova a vuoto (ovviamente, alimentando il primario a tensione nominale V1n).
Prova A Vuoto.
Significa alimentare un avvolgimento, e lasciare aperto l’altro. In tali condizioni, i parametri serie Rs Xs sono praticamente
passivi. Infatti, supponiamo per es. di alimentare il lato1 e di lasciare aperto il lato2 => I2 = 0; il trasformatore ideale
impone I1 = 0 => è come se ramo Rs Xs fosse aperto => non c’è => sono coinvolti solo i parametri derivati Rfe Xµ. Ecco
perché da questa prova si possono ricavare tali parametri. Infatti, se si misurano la tensione applicata Vo (con un
voltmetro), la corrente assorbita Io (con un amperometro), la potenza attiva assorbita Po (con un wattmetro), si può
calcolare la potenza reattiva Qo = √(Ao2 – Po2), con Ao = Vo*Io . Ma, come detto prima, Po e Qo sono associate solo a Rfe
e Xµ => dalle potenze si ricavano tali parametri: Rfe = Vo2 / Po Xµ = Vo2 / Qo.
La prova è solitamente effettuata a tensione nominale, cioè con Vo = Vn; allora la corrente e la potenza assumono dei
valori particolari (Io = Ion, Po = Pon, Ao = Aon), e sono espresse in valore percentuale: si parla di corrente a vuoto
percentuale io% = 100* Ion / In e di perdite a vuoto percentuali po% = 100* Pon / An. Si osservi che Ion/ In = Vo*Ion /
Vn*In = Aon / An, per cui sia io% sia po% sono associate al valore percentuale di una potenza; dato che la potenza non
cambia passando da un lato all’altro del trasformatore, i valori di io% e po% sono indipendenti dal lato in cui viene
effettuata la prova a vuoto.
Solitamente Pon << Qon, per cui Aon ≈ Qon, cioè la corrente a vuoto è quasi tutta corrente magnetizzante.
Valori tipici di io% sono da 1 a 5%, calante al crescere della potenza della macchina.
In funzione della tensione, la corrente a vuoto ha un andamento polinomiale, con esponente 4-5 (l’andamento Vo(Io)
assomiglia a quello di una caratteristica di magnetizzazione), mentre le perdite hanno andamento quadratico (Po ∝ Vo2,
dato che si è visto che le perdite nel ferro sono circa proporzionali a B2 e quindi a V2).
Si definisce poi il fattore di potenza a vuoto cosϕo = Pon /Aon; dato che Po << Ao, cosϕo risulta molto basso (come del
resto è intuitivo, dato che a vuoto il trasformatore è un induttore).
Sulla targa del trasformatore compaiono sempre 2 fra i 3 dati io%, po%, cosϕo, perché 2 di questi dati servono per ricavare
Pon e Qon, e quindi Rfe e Xµ.
Si osservi che Rfe e Xµ sono in parallelo fra loro, dunque è errato scrivere Zo = Rfe + j Xµ o Zo = √ [ Rfe2 + Xµ2 ], ma
le relazioni corrette sonoZo = (Rfe * j Xµ ) / (Rfe + j Xµ ) e Zo = (Rfe * Xµ ) / √ [ Rfe2 + Xµ2 ], oppure, in termini di
ammettenze, 1/Zo = 1 / Rfe + 1/ j Xµ = 1 / Rfe – j / Xµ.
5
Sulla targa del trasformatore compaiono sempre 2 fra i 3 dati vk%, pk%, cosϕk, perché 2 di questi dati servono per ricavare
Pkn e Qkn, e quindi Rs e Xs.
Considerando che nel funzionamento in ctocto intervengono solo i parametri serie, si può scrivere Vkn = Zs*In = Rs* In +
j Xs*In; le due componenti Rs*In ed Xs*In vengono definite rispettivamente componente ohmica Vkr e componente
reattiva Vkx della tensione di ctocto; possono essere definite in valore %: vkr% = 100* Vkr/Vn, vkx% = 100* Vkx/Vn.
Dato che Vkr = Rs*In, Vkx = Xs*In, Vn = Zn*In, si ha vkr% = 100* Rs/Zn = rs%, vkx% = 100* Xs/Zn = xs%.
Se invece si moltiplicano numeratore e denominatore per In, si ha vkr% = 100* Vkr*In/Vn*In = 100*Pkn/An = pk% ,
vkx% = 100* Vkx*In/Vn*In = 100*Qk/An = qk%.
Si conclude cioè che la componente resistiva della tensione di corto circuito percentuale coincide con le perdite percentuali
in ctocto e con la resistenza serie %, mentre la componente reattiva della tensione di corto circuito percentuale coincide con
la potenza reattiva percentuali in ctocto e con la reattanza serie %.
Da ultimo, come Vkr e Vkx sono due fasori ortogonali, e la loro somma quadratica è Vk, lo stesso vale per i rispettivi
valori percentuali, per cui vk % = √(vkr%2 + vkx%2).
Dalle relazioni precedenti, si deduce che sono simili i triangoli delle impedenze, assolute o relative (Rs, Xs, Zs, rs, xs, zs),
delle tensioni di corto circuito, assolute o relative (Vkr, Vkx, Vk, vkr, vkx, vk) e delle potenze nella prova di corto circuito,
assolute o relative (Pkn, Qkn, Akn, pk, qk, ak); l’angolo fra cateto e ipotenusa è sempre cosϕk, che non è altro che l’angolo
caratteristico dell’impedenza serie Zs = Rs + j Xs.
Usando il circuito equivalente ridotto, si calcolano le grandezze di funzionamento e si tracciano i diagrammi fasoriali.
Si valutano poi alcune prestazioni del trasformatore.
Funzionamento a vuoto
I1o E1 V1
Zs2
E2 V2o I2 ≡ 0
Zo1 E1
V1 E2 V2o I1o I1 ≡ I1o = V1 / Zo1
I1o ψ V2o ≡ E2 = V1 / K
Funzionamento a carico
I2/k I2 I2/k I2 V1 E1
I1 I1
Zs2
jXs2 I2
V2
V1 Zo1 E1 E2 V2 Zc ≡ V1 Zo1 E1 E2 Zceq Rs2 I2
I2
I1o I1o E2
I1
I2/K
I1o ψ
2
E1 = V1 E2 = E1 / K = V1 / K I2 = E2 / Zceq = V1 / K*Zceq I2/ K = V1 / K *Zceq
NOTA: Allo stesso risultato si perviene trasportando Zceq sul lato 1, col fattor K2, ed eliminando il trasformatore ideale,
perché risulta in ctocto.
I1 I2/k I2 I1 I2/k I2 I1 I2/k
K2*Zceq K2*Zceq
Legame fra grandezze di funzionamento (V2 I2) e grandezze nominali (V2n I2n). I2/k I2
I2 = V2 / Zc => I2 dipende dal carico => in generale I2 ≠ I2n . Infatti I2n è la I1
Zs2
corrente di PROGETTO, mentre I2 è quella di FUNZIONAMENTO effettivo.
V Zc V Zc V1 Zo1 V2 Zc
Applicando un partitore di tensione si ha V2 = 1 = 2 n V1 . V1/k
K Z c + Z s 2 V1n Zc + Zs2 I1o
V = V1n ⇒ V2 < V2 n
Solitamente si ha Z c + Z s 2 > Z c => 1 .
V2 = V2 n ⇒ V1 > V1n
6
Misura del rapporto di trasformazione K.
Si è visto che nel funzionamento a carico non si possono mai avere V1n e V2n contemporaneamente.
Invece, V1n e V2n possono esistere contemporaneamente nel funzionamento a vuoto. Infatti, nel funzionamento a vuoto, si
ha I2o = 0 => Zs2*I2o = 0 => V2o = V1o / K. Allora, se V1o = V1n si ha V2o = V2n.
Da quanto detto, segue che il rapporto di trasformazione K non è misurabile nel funzionamento a carico (perché non si ha
mai V1n e V2n contemporaneamente; si ricorda inoltre che il punto intermedio fra il trasformatore ideale e Zs2 non esiste
nella realtà). Invece, K è misurabile solo nel funzionamento a vuoto, colme rapporto V1o /V2o.
Perogata Perog 1 1
=η = = =
Passorbita Perog + Ppersa P P +P
1 + persa 1 + fe cu
Perog Perog
2
=
Pcu R= Rs (α=
I n 2 ) α 2 R= α 2 Pcun V 2 V Vn 2
= = β 2 Pon
2 2
s Is s In =
P fe
R fe Vn R fe
V ⋅ I ⋅ cos ϕ ITR ≈ Vn ⋅ α ⋅ I n ⋅ cos ϕ ITR
Perog = α ⋅ An ⋅ cos ϕ ITR
= (V ≠ Vn perché c’è cdtZs2 )
Quindi η ≈ 1 1
= ηconv
β Pon + α Pcun
2 2
p
β 2 o% + α 2 k %
p
1+
α ⋅ An ⋅ cos ϕ ITR 1 + 100 100
α ⋅ cos ϕ ITR
7
PARALLELO DEI TRASFORMATORI
A volte è necessario mettere in parallelo due trasformatori. Es.: se si ha uno sviluppo della rete a valle del trasformatore,
con un conseguente incremento del carico elettrico, la potenza richiesta dal carico a valle può superare quella nominale del
trasformatore; allora, o si sostituisce il trasformatore con uno di taglia superiore, o, più normalmente, si aggiunge un
secondo trasformatore in parallelo. Ci sono alcune condizioni da rispettare per ottenere un corretto funzionamento dei due
trasformatori in parallelo, o un funzionamento ottimale.
1) Il rapporto di trasformazione dei due trasformatori deve essere identico, altrimenti si ha una circolazione di corrente
anche se i trasformatori non sono connessi al carico, e ciò comporta inutili perdite di potenza.
Infatti, due trasformatori connessi in parallelo sullo stesso carico, possono essere visti
come due generatori reali di tensione connessi in parallelo fra loro, ed in parallelo al
carico. Ogni generatore reale è costituiti da un generatore ideale di tensione di valore Zs2A Zs2B
V2 con in serie l’impedenza serie del trasformatore (riportata al lato2) Zs2. Siano
V2A, V2B, Zs2A, Zs2B le tensioni e le impedenze dei due trasformatori A e B. È V2B Zca
V2A
chiaro che, anche se il carico è sconnesso, c’è una maglia chiusa, in cui può circolare
una corrente Icirc = (V2A – V2B) / (Zs2A + Zs2B). Inoltre, è evidente che tale
corrente è nulla se V2A = V2B, e questo si verifica se KA = KB (KA = V1 / V2A;
KB = V1 / V2B; V1 è la stessa perché il lato 1 è lo stesso ).
Se KA ≠ KB si ha (in qualsiasi condizione di funzionamento) la circolazione della corrente Icirc; si noti che, essendo
l’impedenza serie del trasformatore molto bassa, è sufficiente una piccola differenza nei rapporti di trasformazione per
causare una Icirc elevata. Es: se ZsA = ZsB = 0.05 p.u. e V2A – V2B = 0.04 p.u, risulta Icirc = 0.04 / (2*0.05)= 0.4 p.u.
2) Le tensioni di corto circuito dei due trasformatori devono essere uguali (in I2A I2B
modulo), per garantire una corretta ripartizione del carico, cioè per garantire che Vcar
i due trasformatori abbiano lo stesso fattore di carico. Il fattore di carico α è il Zs2A Zs2B
rapporto fra la corrente effettivamente erogata e la corrente nominale: α = I / In;
se αA ≠ αB, significa che uno dei due trasformatori lavora più dell’altro; se V2B Zcar
V2A
succede che permanentemente αA > 1 e αB < 1, il trasformatore A è
permanentemente sovraccaricato, e può danneggiarsi. Per evitarlo, occorre che
vccA = vccB. Infatti:
vccA VccA VnB VccA ZsA ⋅ InA VnA − Vcar IB InA IB InA IB InA αB
= =1 = = =1 = =
vccB VnA VccB VccB ZsB ⋅ InB IA VnB − Vcar InB IA InB InB IA αA
Se poi il trasformatore è trifase, si aggiunge un’ulteriore condizione, cioè che appartengano alla stessa famiglia, altrimenti
le due tensioni secondarie V2A e V2B sono diverse, e si ricade in una situazione analoga a quella di 1) (nel caso di
trasformatore trifase, se il rapporto di trasformazione è uguale, ma l’indice orario è diverso, le tensioni secondarie sono
uguali in modulo, ma sfasate fra loro => la loro differenza vettoriale non è nulla).
Se vccA ≠ vccB, i trasformatori funzionano con fattori di carico diversi, ed in particolare, da vccA / vccB = αB /αA si
ricava che il trasformatore con vcc più bassa ha fattore di carico α più elevato.
3) A parità di potenza assorbita dai singoli trasformatori, per avere il massimo trasferimento di potenza al carico, le potenze
vettoriali dei due trasformatori devono essere in fase, e ciò comporta che siano in fase le correnti dei due trasformatori:
AA //AB => V2A I2A //V2B I2B; essendo V2A =V2B, deve essere I2A // I2B .
I2A =V2A /Zs2A e I2B =V2B /Zs2B , per cui (essendo V2A =V2B) si richiede che le impedenze siano in fase, cioè
abbiano lo stesso angolo caratteristico: arg(Zs2A) = arg(Zs2B)
Deve quindi valere Xs2A / Rs2A = Xs2B / Rs2B . Passando ai valori relativi, si ha vccxA / vccrA = vccxB / vccrB , cioè le
componenti delle tensioni di corto circuito dei due trasformatori devono stare in similitudine.
Dato che arg(Zs) = cos(ϕZ) = cos(ϕCC), la condizione arg(Zs2A) = arg(Zs2B) è spesso espressa cos(ϕCCA) = cos(ϕCCB)
4) Se si vuole contemporaneamente corretta ripartizione del carico e massimo trasferimento di potenza, occorre soddisfare
contemporaneamente alle condizioni 2) e 3), e ciò richiede che le componenti delle tensioni di corto circuito dei due
trasformatori siano identiche: vccxA = vccxB e vccrA = vccrB .
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TRASFORMATORE TRIFASE
COSA E’: è un trasformatore per un sistema trifase: c’è un primario ed un secondario per ogni fase.
STRUTTURA: 3 colonne con 2 avvolgimenti ciascuna; gli avvolgimenti sono tutti avvolti nello stesso modo.
La richiusura può avvenire o solo con gioghi (trasf a 3 colonne) o anche con colonne laterali (trasf a 5 colonne).
CALCOLO DEI PARAMETRI DEL CIRCUITO EQUIVALENTE DI UN TRASFORMATORE TRIFASE
Ipotesi: 1) indipendentemente dal tipo di collegamento, si immagina che il trasformatore sia Yy
2) si assume costruzione simmetrica => le 3 fasi sono identiche => si considera solo 1 fase (come si fa nei sistemi
trifase, quando si considera il monofase equivalente).
A questo punto è come avere un trasformatore monofase => valgono le relazioni del trasf monofase:
Rfe = Vo.fase^2 / Po.fase Qµ = Vo.fase^2 / Qo.fase Rs = Pk.fase / Ik^2 Xs = Qk.fase / Ik^2
Bisogna solo fare attenzione al fatto che le grandezze da inserire nelle formule sono quelle di fase, menre le grandezze
misurate nelle prove sono relative all’intera macchina, per cui P.fase = Pmis / 3 e V.fase = Vmis / 3.
Solitamente, le grandezze misurate nelle prove si indicano con Po Qo Pk Qk (potenze dell’intera macchina), Vo Vk
(tensioni concatenate), Io Ik (correnti di linea). Le relazioni diventano allora:
Rfe = (Vo/3)^2 / Po/3 = Vo^2 / Po Qµ = (Vo/3)^2 / Qo/3 = Vo^2 / Qo
Rs = Pk/3 / Ik^2 = Pk / (3*Ik^2) Xs = Qk/3 / Ik^2 = Qk / (3*Ik^2)
Questi sono i parametri del circuito equivalente di 1 fase del trasformatore, pensato Yy, riportati ad un lato. Per
riportarli all’altro lato si usa il rapporto di trasformazione K (non il rapporto spire Ks) al quadrato.
CALCOLO di R ed X di AVVOLGIMENTI FISICI
E’ possibile dare una stima di Ravv ed Xavv degli avvolgimenti fisici nel seguente modo: 1) si divide a metà Rs ed Xs del
circuito equivalente Yy 2) si riporta una metà all’altro lato 3) se l’avvolgimento è a stella, ciò che si è ottenuto è già
ravv Xavv, se invece l’avvolgimento è a triangolo, si fa passaggio yd (in pratica, si moltiplica x 3, dato che Zd = 3*Zy).
La Ravv può essere ricavata da una misura ai morsetti. Se l’avvolgimento è a stella, Rmis = 2*Ravv => Ravv = Rmis/2.
Se l’avvolgimento è a triangolo, Rmis = Ravv // 2*Ravv = Ravv*2/3 => Ravv = Rmis * 3/2
SCELTA FRA 3 o 5 COLONNE
La scelta fra 3 o 5 colonne dipende da : 1) altezza 2) impedenza omopolare voluta.
Altezza: in trasf a 3 colonne, il giogo deve essere largo quanto la colonna (perché il flusso nel giogo è lo stesso della
colonna), mentre in trasf a 5 colonne il giogo può essere più stretto (il flusso nel giogo è inferiore alla colonna). Nel
caso di trasformatori di potenza elevata, la larghezza della colonna può raggiungere dimensioni notevoli (800‐1000
mm), per cui si ha un notevole risparmio in altezza, il che è essenziale nel caso di trasporto in presenza di gallerie.
Impedenza omopolare: l’impedenza omopolare è quella vista dalla sequenza omopolare, cioè nel caso di 3
tensioni/correnti/flussi uguali nelle fasi. Se nelle 3 colonne circolano 3 flussi sfasati di 120°, tali flussi sono a somma
nulla. Se invece i 3 flussi sono uguali (flussi omopolari), la somma non è nulla, ed il flusso risultante deve chiudersi in
un percorso esterno alle 3 colonne. Se esistono le 2 colonne laterali, il flusso può richiudersi attraverso di esse =>
percorso ad alta permeanza => alta reattanza => alta impedenza omopolare. Invece, se le colonne laterali non
esistono, il flusso omopolare deve richiudersi in aria => percorso a bassa permeanza => bassa reattanza => bassa
impedenza omopolare. La scelta del valore di impedenza omopolare dipende dalle esigenze dell’impianto.
11
IMPEDENZA DI SEQUENZA OMOPOLARE, IN RELAZIONE AL TIPO DI COLLEGAMENTO DEL TRASF. TRIFASE
Colleg Y‐Y (centri stella non collegati a terra):
Io1 Io2 la corrente omopolare non può circolare in
Io
Io1 Io2 nessun lato => Io1 = Io2 = 0 => il circuito di
sequenza omopolare è un circuito aperto =>
Io1 Io2 l’impedenza omopolare è infinita Zo =
Colleg Yt‐Yt (centri stella collegati a terra con impedenza Zt): la
Io1 Io2 corrente omopolare può circolare in entrambi i lati, e vede
Io1 Io2 l’impedenza serie del trasformatore Zs e le impedenze di messa a
terra del neutro => il circuito di sequenza omopolare è la serie di Zs e
Io1 Io2 delle due Zt (moltiplicate x3, perché va riferita ad 1 fase)
Zt1 Zt2 Io Zs 3*Zt1 3*Zt2
Zo = Zs + 3*Zt1 + 3*Zt2
Io1 Colleg Yt‐Y (solo uno dei centri stella collegato a terra con impedenza
Io2 Zt): la corrente omopolare NON può circolare nel lato 2, e può
Io1 Io2 circolare poco nel lato 1, perché è dovuta solo ai flussi omopolari
NON compensati che si richiudono in aria (se 3 colonne) o in ferro (se
Io1 Io2 5 colonne). Indicando con Zomo la corrispondente impedenza, il
Zt1 circuito di sequenza omopolare è il seguente
Io Zs 3*Zt1
Zomo
Indichiamo con Zv l’impedenza della prova a vuoto (Rfe//X) e con Zn lì impedenza nominale (Zn = Vn_fase/In )
Il valore di Zomo dipende dalla struttura del trasformatore:
5 colonne => Zomo Zv 3 colonne => Zomo 0.05‐0.1 Zv Assumiamo Zomo = 0.05 Zv
Dato che, esprimendo le grandezze in p.u., l’impedenza della prova a vuoto è il reciproco della corrente a vuoto, si ha
Zv = Zn*100/io% Se io% = 2% => Zv = 50*Zn
L’impedenza della prova in cto cto (cioè l’impedenza serie) in valore percentuale coincide con la tensione ci ctocto =>
Zs = Zn*vcc%/100 Se vcc% = 10% => Zs = 0.1*Zn => Zn = 10*Zs
Allora 5 colonne => Zomo Zv = 50*Zn = 500*Zs 3 colonne => Zomo 0.05 Zv = 2.5*Zn = 25*Zs
Si vede che Zomo risulta molto maggiore di Zs => la corrente
Io Zs 3*Zt1
omopolare Io che circolerebbe nel circuito di sequenza omopolare è
piccola => si trascura, il che equivale a dire che Zomo è infinita, e il
circuito di sequenza omopolare si considera aperto. Zo = Zomo
Io1 Colleg Yt‐ (centro stella collegato a terra con impedenza Zt): la
corrente omopolare può circolare in entrambi i lati, e vede
Io2
Io1 l’impedenza serie del trasformatore Zs e le impedenze di messa a
terra del neutro; la corrente non può però andare in rete.
Io1 Io2
Io Zs 3*Zt1
Zt1
Zo = Zs + 3*Zt1
12
TIPO DI COLLEGAMENTO: GRUPPO E INDICE ORARIO. Come si collegano i vari avvolgimenti?
Innanzitutto, i 3 primari (ed i 3 secondari) possono essere collegati a stella o a triangolo => ci sono 4 possibilità, che
(usando maiuscolo per AT e minuscolo per bt) sono Yy Dd Yd Dy.
Inoltre, primario e secondario di una stessa fase possono essere avvolti su colonne diverse: questo consente di sfasare
fra loro le tensioni primarie e secondarie di un angolo multiplo di 30°. Per indicare ciò, si parla di INDICE ORARIO i: è
un numero che indica (in multipli di 30°) quanto la tensione stellate bt ritarda rispetto alla tensione stellata AT: il
ritardo è i*30°. Col termine “tensione stellata” si indica la tensione fra gli apici delle tensioni concatenate ed il loro
baricentro. Si rimarca che lo sfasamento va indicato come ritardo della bt rispetto alla AT (Es: se bt anticipa AT di 30°,
il ritardo è 330° => i = 11). Si chiama “indice orario” perché corrisponde all’ora che il fasore della tensione bt segna sul
quadrante di un orologio in cui il fasore della tensione AT è posto sulle 12.
Due trasf che hanno lo stesso indice orario si dice che appartengono allo stesso GRUPPO.
NOTA SU PARALLELO DI TRASF TRIFASE. Due trasf trifase possono essere collegati in parallelo solo se hanno lo stesso
indice orario (cioè se appartengono allo stesso gruppo). In caso contrario, le tensioni secondarie sarebbero sfasate, ed
originerebbero una corrente di circolazione (anche se avessero lo stesso modulo).
LEGAME RAPPORTO DI TRASFORMAZIONE K ↔ RAPPORTO SPIRE Ks
Per definizione, K = V1n / V2n = V1conc / V2conc, Ks = N1 / N2 = V1avv / V2avv.
Il legame K ↔ Ks dipende dal legame Vconc ↔ Vavv, che a sua volta dipende dal gruppo, dato che nel caso di
collegamento a stella si ha Vconc = 3*Vavv, mentre nel collegamento a triangolo si ha Vconc = Vavv :
Yy: K = V1conc / V2conc = 3*Vavv1 / 3*Vavv2 = Ks
Dd: K = V1conc / V2conc = Vavv1 / Vavv2 = Ks
Yd: K = V1conc / V2conc = 3*Vavv1 / Vavv2 = 3*Ks
Dy: K = V1conc / V2conc = Vavv1 / 3*Vavv2 = Ks / 3
DEFINIZIONE DELL’INDICE ORARIO DI UN TRASFORMATORE TRIFASE, DATO IL COLLEGAMENTO
Innanzitutto, occorre definire un riferimento per i fasori fem di spira delle 3 fasi,
considerando una terna diretta (es: se si pone eA verticale, si ha il diagramma in figura). eA,
Poi, occorre conoscere precisamente: 1) il verso delle fem di spira negli avvolgimenti 2) i ea
collegamenti fra gli avvolgimenti 3) gli abbinamenti morsetti‐‐fasi.
A questo punto, per definire l’indice orario basta ricavare le tensioni ai morsetti in eC, ec eB, eb
funzione delle fem di spira, e osservare quanto Vbt ritarda rispetto VAT.
Esempio1: determinare l’indice orario di questo collegamento. r a
R A
I punti 1), 2), 3) sono noti, quindi si può procedere, cercando le
VRS Vrs
tensioni stellate lato AT e lato bt.
r B s b
S
Sul lato bt è immediato, perché ea = Vr Vst
il collegamento è a stella => le VST
ec = Vt t c
tensioni stellate coincidono con eb = Vs T C
le tensioni sulle colonne t s
Sul lato AT, le leggi R
Quindi si pone T
alle maglie danno VST
VRS // eA R
VRS = eA
VST // eB VRS
VST = eB VTR
VTR // eC T
VTR = eC S S
Si ricorda che VRS punta da S verso R, e così via
13
R
VTR Si riconosce allora che la tensione VTR R
Perché il triangolo delle tensioni
stellata VR (spiccata da baricentro
concatenate si chiuda, i fasori T VRS T VR VRS
a punto R) è inclinata di 30°
devono essere messi come in figura:
VST rispetto alla verticale VST
S S
Si riconosce che la tensione stellata di bt ritarda di 330° rispetto alla tensione stellata di AT => Vr VR
l’indice orario è 11: = 330° => i = 11
A r a r Sul lato AT, le leggi R
R
Vrs ea = Vr alle maglie danno VRS
VRS
VRS = ‐eB VTR
B s b ec = Vt eb = Vs VR S
S VST = ‐eC
t s VTR = ‐eA V ST
t c T
T C
VR Vr = 30° => i = 1
t a Sul lato AT, le leggi R
R A t VTR
VRS ea = Vt alle maglie danno
VRS = eA T VR VRS
B r b
S ec = Vs eb = Vr VST = eB
Vrs VST
s r VTR = eC S
T C s c
VR
= 90° => i = 3
Vr
a t ‐ec = Vs R
R A ‐eb = Vr Sul lato AT, le leggi VTR
r s alle maglie danno
VRS
b r VRS = eA T VR VRS
S B ‐ea = Vt VST = eB VST
Vrs
VTR = eC S
c s t
T C
Vr VR
= 270° => i = 9
NOTA: i collegamenti più usati sono Dy11 e Dy1, nelle reti di distribuzione, come trasformatori MT‐bt
14
Esercizi su trasformatore monofase
3 3
ES1 An := 40⋅ 10 V1n := 12⋅ 10 fn := 50 La prova di corto è effettuata a corrente nominale pk% := 1.8 vk% := 4
La prova a vuoto è effettuata a tensione nominale po% := 0.4 cosφo := 0.2 V2o := 260 Determinare i parametri
pk% vk% An 2 2
Pkn := ⋅ An V1kn := ⋅ V1n I1n := Akn := V1kn⋅ I1n Qkn := Akn − Pkn
100 100 V1n
3 3
Pkn = 720 V1kn = 480 I1n = 3.333 Akn = 1.6 × 10 Qkn = 1.429 × 10
Pkn Qkn
Rs1 := Rs1 = 64.8 Xs1 := Xs1 = 128.596
2 2
I1n I1n
po% Pon 2 2
Per i parametri derivati si usa la prova a vuoto Pon := ⋅ An Aon := Qon := Aon − Pon
100 cosφo
2 2
V1n 5 V1n 5
Rfe1 := Rfe1 = 9 × 10 Xμ1 := Xμ1 = 1.837 × 10
Pon Qon
Per riportare i parametri sul lato 2, si usa il K 2 , con K = V1n / V2n, osservando che V2n = V2o, perché la prova a vuoto è fatta
a tensione nominale.
V1n Rs1 Xs1 Rfe1 Xμ1
V2n := V2o K := Rs2 := Xs2 := Rfe2 := Xμ2 :=
V2n 2 2 2 2
K K K K
K = 46.154 Rs2⋅ 1000 = 30.42 Xs2⋅ 1000 = 60.369 Rfe2 = 422.5 Xμ2 = 86.242
ES2 K := 4 fn := 50
Funzionamento a carico V1c = V1n V2c := 380 I2c := 40 cosφ2c := 0.707
Prova a vuoto V1o = V1n I1on := 0.3 cosφo := 0.15
Prova in corto I2n := 50 V2kn := 19 cosφk := 0.45
Determinare le condizioni di carico del primario V1c, I1c, cos φ1c. Determinare vk% e pk%
Si procede con Boucherot, aggiungendo alla potenza del I1c a Rs2 Ls2 I2c
carico le varie potenza associate ai parametri del
trasformatore; ovviamente, occorre determinare tali
Rfe1
parametri. Dato che la prova a vuoto è effettuata sul lato 1
V1c Lμ1
e la prova di corto sul lato 2, metto i parametri derivati sul V2c Zc
lato 1 e i parametri serie sul lato 2. E1 E2
a
Per i parametri serie si utilizza la prova di corto circuito
2 2 Pkn Qkn
Akn := V2kn⋅ I2n Pkn := Akn ⋅ cosφk Qkn := Akn − Pkn Rs2 := Xs2 :=
2 2
I2n I2n
Akn = 950 Pkn = 427.5 Qkn = 848.377 Rs2 = 0.171 Xs2 = 0.339
15
La potenza alla sezione aa è la somma di quella del carico e di quella assorbita dai parametri serie
2 4 4 2
Paa := V2c⋅ I2c⋅ cosφ2c + Rs2⋅ I2c Paa = 1.102 × 10 V2c⋅ I2c⋅ cosφ2c = 1.075 × 10 Rs2⋅ I2c = 273.6
2 2 4 2 4 2
Qaa := V2c⋅ I2c⋅ 1 − cosφ2c + Xs2⋅ I2c Qaa = 1.129 × 10 V2c⋅ I2c⋅ 1 − cosφ2c = 1.075 × 10 Xs2⋅ I2c = 542.961
2 2 4 Aaa 3
Aaa := Paa + Qaa Aaa = 1.578 × 10 E2 := E2 = 394.464 E1 := K⋅ E2 E1 = 1.578 × 10
I2c
Queste sono le tensioni nominali, perché il testo dice che la tensione di alimentazione è quella nominale V1n := E1 V2n := E2
A questo punto è nota la tensione nominale, quindi si possono ricavare i paramteri derivati dall aprova a vuoto
2 2
2 V1n V1n
Pon := V1n ⋅ I1on⋅ cosφo Qon := V1n ⋅ I1on⋅ 1 − cosφo Rfe1 := Xμ1 :=
Pon Qon
4 3
Pon = 71.004 Qon = 468.002 Rfe1 = 3.506 × 10 Xμ1 = 5.32 × 10
La potenza alla sezione di ingresso è la somma della potenza alla sezione aa e di quella assorbita dai parametri derivati
2 2
V1c 4 V1c 4
V1c := V1n P1c := Paa + P1c = 1.109 × 10 Q1c := Qaa + Q1c = 1.176 × 10
Rfe1 Xμ1
2 2 4 A1c P1c
A1c := P1c + Q1c A1c = 1.617 × 10 I1c := I1c = 10.245 cosφ1c := cosφ1c = 0.686
V1c A1c
Per calcolare pk% occorre la potenza nominale. Essendo note V2n ed I2n, calcoliamo An dal prodotto
4 Pkn V2kn
An := V2n ⋅ I2n An = 1.972 × 10 pk% := ⋅ 100 pk% = 2.167 vk% := ⋅ 100 vk% = 4.817
An V2n
An
i = 11 I1n := I1n = 11.103
3 ⋅ V1n
⎯V1 D
Pkn := 3 ⋅ V1kn⋅ I1n⋅ cosφk Pkn = 192.308
⎯V2
2 Qkn = 848.377
Qkn := 3 ⋅ V1kn⋅ I1n⋅ 1 − cosφk
330° y
Pkn Qkn
Rs1 := Rs1 = 0.52 Xs1 := Xs1 = 0.901
2 2
3 ⋅ I1n 3 ⋅ I1n
16
3 3
ES2 An := 50⋅ 10 f := 50 V1n := 20⋅ 10 V2n := 380 po% := 0.5 io% := 2 pcc% := 2 vcc% := 5 Zc := 1.5 + i ⋅ 3
Determinare 1) parametri del circuito equivalente 2) correnti e tensioni primarie e secondarie se V1 = V1n o V2 = V2n
atan⎛⎜
Rapporto di V1n Angolo caratteristico Im( Zc) ⎞ 180
k := k = 52.632 ⎟⋅ = 63.435
trasformazione V2n del carico ⎝ Re( Zc) ⎠ π
Potenze po% 2 2
Po := An⋅ Po = 250 Ao := 3 ⋅ V1n ⋅ Io1 Ao = 1000 Qo := Ao − Po Qo = 968
nella prova a vuoto 100
2 2
Parametri derivati V1n 6 V1n 5
Ro1 := Ro1 = 1.6 × 10 Xo1 := Xo1 = 4.131 × 10
riferiti al primario Po Qo
Potenze pcc% 2 2
Pcc := An⋅ Pcc = 1000 Acc := 3 ⋅ Vcc1 ⋅ I1n Acc = 2500 Qcc := Acc − Pcc Qcc = 2291
nella prova in c.to 100
Pcc Qcc
Parametri serie riferiti al primario Rs1 := Rs1 = 160 Xs1 := Xs1 = 366.606
(come sempre, si trascurano i parametri derivati) 2 2
3 ⋅ I1n 3 ⋅ I1n
NOTA: Ro Xo >> Rs Xs
Rs1 Xs1
Parametri serie riferiti al secondario Rs2 := Rs2 = 0.058 Xs2 := Xs2 = 0.132
2 2
k k
Rs2 Xs2
E1 E2
Ro Xo
2
Impedenza di carico riferita a primario Zc1 := Zc⋅ k Zc1 = 4155 + 8310i
17
V1n 4 E1
Calcolo delle grandezze nell'ipotesi V1 = V1n E1 := E1 = 1.155 × 10 E2 := E2 = 219.393
3 k
⎯⎯⎯⎯ →
V1n ⎯→ 180
Corrente assorbita I1 := I1 = 0.538 − 1.095i I1 = 1.22 arg( I1) ⋅ = −63.839
dal primario 3 ⋅ Zeq1 π
⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯→
E2 ⎯→ 180
Corrente secondaria I2 := I2 = 27.926 − 56.153i I2 = 62.714 arg( I2) ⋅ = −63.558
Rs2 + i⋅ Xs2 + Zc π
V2n
Calcolo delle grandezze nell'ipotesi V2 = V2n V2c :=
3
MODO1: con vettori
Io1 := E1 ⋅ ⎛⎜ ⎞
V2c I2 1 1
I2 := E2 := V2c + ( Rs2 + i⋅ Xs2) ⋅ I2 E1 := E2 ⋅ k I21 := + ⎟
Zc k ⎝ Ro1 i⋅ Xo1 ⎠
4 −3
I2 = 29.252 − 58.505i E2 = 228.826 + 0.492i E1 = 1.204 × 10 + 25.903i I21 = 0.556 − 1.112i Io1 = 7.59 × 10 − 0.029i
180 E1
I1 := I21 + Io1 I1 = 0.563 − 1.141i I1 = 1.272 arg( I1) ⋅ = −63.716 = 0.563 − 1.141i
π Zeq1
180
I2 = 65.41 arg( I2) ⋅ = −63.435 NOTA: in generale I2 diversa da I2n
π
4 4 180
V1 := 3 ⋅ E1 V1 = 2.086 × 10 + 44.866i V1 = 2.086 × 10 arg( V1) ⋅ = 0.123 NOTA:se V2 = V2n => V1 diversa V1n
π
180 180
Sfasamento V1 I1 ( arg ( E1 ) − arg ( I1) ) ⋅ = 63.839 Sfasamento V2c I2 ( arg ( V2c) − arg( I2) ) ⋅ = 63.435
π π
Ab
Ps := 3 ⋅ Rs1⋅ ( I21 )2 Qs := 3 ⋅ Xs1⋅ ( I21 )2 2 2
Pb := Ps + Pcar Qb := Qs + Qcar Ab := Pb + Qb Vb :=
3 ⋅ I21
3 4 4 4 4
Ps = 741.382 Qs = 1.699 × 10 Pb = 1.999 × 10 Qb = 4.021 × 10 Ab = 4.49 × 10 Vb = 2.086 × 10
2 2
Vb Vb 2 2 Aa
Po := Qo := Pa := Po + Pb Qa := Qo + Qb Aa := Pa + Qa Ia :=
Ro1 Xo1 3 ⋅ Vb
3 4 4 4
Po = 271.96 Qo = 1.053 × 10 Pa = 2.027 × 10 Qa = 4.126 × 10 Aa = 4.597 × 10 Ia = 1.272267
18
Studio del funzionamento di un trasformatore trifase
19
es trasf tifase.mcd TRIFASE
CARATTERISTICHE E FUNZIONAMENTO DI UN TRASFORMATORE 1
3 3 Avvolgimenti in rame
An := 200 ⋅ 10 V1n := 10⋅ 10 V2n := 400 f := 50
Collegamento Dy 11
Prova in c.to c.to (alimentazione lato AT, Vcc := 400 Icc := 11.5 Pcc := 3150
temperatura di prova pari a 18°C)
−3
Misura delle resistenze, eseguita in c.c. fra i morsetti RATm := 8 Rbtm := 11⋅ 10
(temperatura di prova pari a 18°C)
Qcc
REATTANZA SERIE (riferita lato AT) Qcc := ( 3 ⋅ Vcc⋅ Icc )2 − Pcc2 Qcc = 7.318 × 10
3
Xs1 :=
2
Xs1 = 18.446
3 ⋅ Icc
Pcc 75 + 234.5
Rs118 := Rs118 = 7.94 Rs1 := Rs118⋅ Rs1 = 9.732
RESISTENZA SERIE 2 18 + 234.5
3 ⋅ Icc
PARAMETRI SERIE Riferiti lato AT Rs1 = 9.732 Xs1 = 18.446 Zs1 := Rs1 + i⋅ Xs1 Zs1 = 9.732 + 18.446i
Ro2⋅ i⋅ Xo2
PARAMETRI DERIVATI Riferiti lato bt Ro2 = 258.065 Xo2 = 35.317 Zo2 := Zo2 = 4.744 + 34.668i
Ro2 + i⋅ Xo2
2 2
Ro2⋅ Ko Xo2⋅ Ko Ro2 Xo2
Riferiti lato AT = 161.29 = 22.073 Valori relativi = 322.581 = 44.146
1000 1000 Z2n Z2n
2 2 2
Ro1 := Ro2⋅ Ko Xo1 := Xo2⋅ Ko Zo1 := Zo2⋅ Ko Zo2 = 34.991
1
20
es trasf tifase.mcd 2
2. TENSIONE DI CORTO CIRCUITO E PERDITE
2 3 2
Pp( α ) := α ⋅ PCu.n + Po
3
PERDITE A CARICO PCu.n := 3 ⋅ Rs1⋅ I1n PCu.n = 3.893 × 10 Pp( 1 ) = 4.513 × 10
2
3 ⋅ Rs1⋅ I1n PCu.n Pcc ⎛ I1n ⎞ Rs1
v ccΩ := v ccΩ = 0.019464 = 0.019464 ⋅⎜ ⎟ = 0.015879 = 0.019464
V1n An An ⎝ Icc ⎠ Z1n
2
3 ⋅ Xs1⋅ I1n Qcc⎛ I1n ⎞ Qcc Xs1
v ccx := v ccx = 0.036891 ⋅⎜⎟ = 0.036891 = 0.036591 = 0.036891
V1n An ⎝ Icc ⎠ An Z1n
3 ⋅ Zs1 ⋅ I1n 2 2
v cc := v cc = 0.019 + 0.037i
v ccΩ + v ccx = 0.042
V1n
V2n
iop := Po Z2n
3 ⋅ Ro2⋅ I2n iop = 0.003 = 0.003 = 0.003
An Ro2
V2n
ioμ := Qo Z2n
3 ⋅ Xo2⋅ I2n ioμ = 0.023 = 0.023 = 0.023 FATTORE DI POTENZA A VUOTO
An Xo2
Po
Io 2 2 cosφo := cosφo = 0.136
io := io = 0.023 iop + ioμ = 0.023 3 ⋅ Io⋅ Vo
I2n
6 1
2 0.5 1 1.5
0 0.5 1 1.5
α
α
2
21
es trasf tifase.mcd 3
Rs Ld Rs2 Ld2
Rcar Rcar
Ro Lo Lcar Ro Lo Lcar
3
3. Determinazione della tensione sul carico. Pcar220 := 150 ⋅ 10 cosφcar := 0.8 Vcar220 := 220
φcar := acos( cosφcar) tan( φcar) = 0.75 Qcar220 := Pcar220 ⋅ tan( φcar)
5
φcar = 0.644 Qcar220 = 1.125 × 10
2 2 5 Acar220
Acar220 := Pcar220 + Qcar220 Acar220 = 1.875 × 10 Icar220 := Icar220 = 284.091
3Vcar220
Pcar220 Qcar220 V1n
Rcar := Rcar = 0.62 Xcar := Xcar = 0.465 Zcar := Rcar + i⋅ Xcar k :=
2 2 V2n
3 ⋅ Icar220 3 ⋅ Icar220
Vcar2 180
Icar2 := Icar2 = 226.505 − 176.239i Icar2 = 286.992 arg ( Icar2) ⋅ = −37.886
Zcar π
Icar2
Icar1 := Icar1 = 9.06 − 7.05i Icar1 = 11.48
k
V1n 180
Ion1 := Ion1 = 0.036 − 0.262i Ion1 = 0.264 arg ( Ion1) ⋅ = −82.207
3 ⋅ Zo1 π
V1n V1n
Iop1 := Iop1 = 0.036 Ioμ1 := Ioμ1 = 0.262
3 ⋅ Ro1 3 ⋅ Xo1
180
I1 := Ion1 + Icar1 I1 = 9.096 − 7.311i I1 = 11.67 arg ( I1) ⋅ = −38.791
π
ΔV
5. Variazione di tensione percentuale ΔV := V2n − 3 ⋅ Vcar2 ΔV = 15.057 Δv% := ⋅ 100 Δv% = 3.764
V2n
Icar2
(
Δvapp( α , φ) := α ⋅ v ccΩ⋅ cos( φ) + v ccx⋅ sin( φ) ) αcar2 :=
I2n
αcar2 = 0.994 100 ⋅ Δvapp( αcar2 , acos( cosφcar) ) = 3.749
3
22
es trasf tifase.mcd 4
Io1 + Icar1 = I1
7. Potenze e rendimento
5 5
Ptot := Po + Pser + Pcar Ptot = 1.575 × 10 Qtot := Qo + Qser + Qcar Qtot = 1.266 × 10
2 2 Asez
Psez := Ps + Pcar220 Qsez := Qs + Qcar220 Asez := Psez + Qsez Vsez :=
3 ⋅ Icar1
5 5 5 3
Psez = 1.538 × 10 Qsez = 1.196 × 10 Asez = 1.948 × 10 3 ⋅ Vsez = 9.899 × 10
2 2
Vsez Vsez 2 2 Ain
Po := 3 ⋅ Qo := 3 ⋅ Pin := Po + Psez Qin := Qo + Qsez Ain := Pin + Qin Iin :=
Ro1 Xo1 3 ⋅ Vsez
3 5 5 5
Po = 607.527 Qo = 4.439 × 10 Pin = 1.544 × 10 Qin = 1.241 × 10 Ain = 1.981 × 10 Iin = 11.552
4
23
24
25
Determinazione convenzionale di perdite, rendimento, variazione di tensione
di un autotrasformatore trifase in olio.
Determinare i parametri del circuito equivalente di fase, riferiti alla temperatura di riferimento di 75°C.
Determinare, in modo convenzionale, le perdite relative, il rendimento, la variazione di tensione del trasformatore.
Effettuare i calcoli per un fattore di carico pari a 0.25, 0.5, 0.75, 1, 1.25 con cosφ = 1 e cosφ = 0.8 rit.
Determinare i parametri del circuito equivalente di fase, riferiti alla temperatura di riferimento di 75°C.
Determinare, in modo convenzionale, le perdite relative, il rendimento, la variazione di tensione dell’autotrasformatore.
Effettuare i calcoli per un fattore di carico pari a 0.25, 0.5, 0.75, 1, 1.25 con cosφ = 1 e cosφ = 0.8 rit.
Confrontare i risultati con quelli ottenuti precedentemente per il trasformatore corrispondente.
I1n Is
S
Vs
V1n I2n
Ic
Vc C V2n
26
DETERMINAZIONE DEI PARAMETRI DI UN TRASFORMATORE TRIFASE
An.TC
An.TC := 9.1⋅ ⎛⎜ 1 −
11 ⎞ 6 3 3 Avvolgimenti in rame
Dati nominali ⎟ ⋅ 10 = 2.427 V1n.TC := 4 ⋅ 10 V2n.TC := 11⋅ 10 f := 50
⎝ 15 ⎠ 6
10
Collegamento Y
1
RENDIMENTO η TC( α , cosφ) := ⎛ 2⎞
Δv TC( α , cosφ) := α ⋅ ⎝ v ccr.TC⋅ cosφ + v ccx.TC⋅ 1 − cosφ ⎠
VARIAZIONE
2 DI TENSIONE
poTC + α ⋅ pccTC
1+
α ⋅ cosφ
⎛ 0.25 ⎞ ⎛ 0.9908 ⎞ ⎛ 0.9926 ⎞ ⎛ 32.29 ⎞ ⎛ 2.425 ⎞
⎜ 0.5 ⎟ ⎜ 0.9909 ⎟ ⎜ 0.9927 ⎟ ⎜ 64.58 ⎟ ⎜ 4.849 ⎟
⎜ ⎟ ⎯⎯⎯⎯⎯⎯ → ⎜ ⎟ ⎯⎯⎯⎯⎯→ ⎜ ⎟ ⎯⎯⎯⎯⎯⎯→ ⎜ ⎟⎯⎯⎯⎯⎯⎯ → ⎜ ⎟
α pro := ⎜ 0.75 ⎟ η TC( α pro , 0.8) = ⎜ 0.9889 ⎟ η TC( α pro , 1 ) = ⎜ 0.9911 ⎟ Δv TC( α pro , 0.8) ⋅ 1000 = ⎜ 96.87 ⎟Δv TC( α pro , 1 ) ⋅ 1000 = ⎜ 7.274 ⎟
⎜ 1 ⎟ ⎜ 0.9865 ⎟ ⎜ 0.9892 ⎟ ⎜ 129.17 ⎟ ⎜ 9.698 ⎟
⎜ ⎟ ⎜ ⎟ ⎜ ⎟ ⎜ ⎟ ⎜ ⎟
⎝ 1.25 ⎠ ⎝ 0.9839 ⎠ ⎝ 0.987 ⎠ ⎝ 161.46 ⎠ ⎝ 12.123 ⎠
27
PERDITE, RENDIMENTO, VARIAZIONE DI TENSIONE DI UN AUTOTRASFORMATORE TRIFASE
6 3 3 Avvolgimenti in rame
Dati nominali An := 9.1⋅ 10 V1n := 15⋅ 10 V2n := 11⋅ 10 f := 50
Collegamento Y
1
RENDIMENTO η ( α , cosφ) := ⎛ 2⎞
Δv ( α , cosφ) := α ⋅ ⎝ v ccr⋅ cosφ + v ccx⋅ 1 − cosφ
VARIAZIONE
2
po + α ⋅ pcc DI TENSIONE ⎠
1+
α ⋅ cosφ
⎛ 0.25 ⎞ ⎛ 0.9975 ⎛ 0.998 ⎞
⎞ ⎛ 8.61 ⎞ ⎛ 0.647 ⎞
⎜ 0.5 ⎟ ⎜ 0.9976 ⎟ ⎜ 0.998 ⎟ ⎜ 17.22 ⎟ ⎜ 1.293 ⎟
⎜ ⎟ ⎯⎯⎯⎯⎯ → ⎜ ⎟ ⎯⎯⎯⎯ → ⎜ ⎟ ⎯⎯⎯⎯⎯→ ⎜ ⎟ ⎯⎯⎯⎯→ ⎜ ⎟
α pro := ⎜ 0.75 ⎟ η ( α pro , 0.8) = ⎜ 0.997 ⎟ η ( α pro , 1 ) = ⎜ 0.9976 ⎟ Δv ( α pro , 0.8) ⋅ 1000 = ⎜ 25.83 ⎟ Δv ( α pro , 1 ) ⋅ 1000 = ⎜ 1.94 ⎟
⎜ 1 ⎟ ⎜ 0.9964 ⎟ ⎜ 0.9971 ⎟ ⎜ 34.44 ⎟ ⎜ 2.586 ⎟
⎜ ⎟ ⎜ ⎟ ⎜ ⎟ ⎜ ⎟ ⎜ ⎟
⎝ 1.25 ⎠ ⎝ 0.9956 ⎠ ⎝ 0.9965 ⎠ ⎝ 43.06 ⎠ ⎝ 3.233 ⎠
2
Ro1⋅ c c⋅ poTC c⋅ pccTC c⋅ io.TC ⎛1⎞ ⎛1⎞
Ro1TC
=1
po
=1
pcc
=1
io
=1 ⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯→ ⎜ 1 ⎟ ⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯ → ⎜1⎟
c⋅ Δv TC( α pro , 0.8) ⎜ ⎟ c⋅ Δv TC( α pro , 1 ) ⎜ ⎟
= ⎜1⎟ = ⎜1⎟
Xo1 ⋅ c
2 c⋅ v ccr.TC c⋅ v ccx.TC c⋅ v cc.TC Δv ( α pro , 0.8) ⎜1⎟ Δv ( α pro , 1 ) ⎜1⎟
=1 =1 =1 =1
Xo1 TC v ccr v ccx v cc ⎜ ⎟ ⎜ ⎟
⎝1⎠ ⎝1⎠
28
TRASFORMATORE A 3 AVVOLGIMENTI
Il trasformatore a 3 avvolgimenti è un trasformatore in cui ogni colonna ha 3 e non 2 avvolgimenti.
Circuito equivalente.
Si può ricavare col procedimento di dualità. Come sempre, per applicare tale procedimento, occorre assumere che gli
avvolgimenti abbiamo lo stesso numero spire, e aggiungere poi dei trasformatori ideali per tener conto del diverso
numero spire.
Si fanno poi alcune ipotesi semplificative: si trascurano i concatenamenti parziali (fig b), ed i flussi di dispersione che
coinvolgono 2 avvolgimenti (fig a): si considera solo la dispersione di ogni singolo avvolgimento, ed il flusso mutuo
concatenato con tutti gli avvolgimenti (fig. c). La rete magnetica corrispondente è quella di fig. d.
a b c d
Applicando la corrispondenza reti magnetiche – reti elettriche, si ha la rete elettrica delle fig. g o h; aggiungendo i
parametri resistivi, si ha il circuito equivalente di fig i, cui vanno aggiunti i trasformatori ideali.
e f g
h i
Se si immagina che gli avvolgimenti abbiano tutti 1 spira, si considerano 3 trasf ideali di rapporti N1:1, 1:N2, 1:N3; se
invece si immagina che tutti gli avvolgimenti hanno, per es, N1 spire, si considerano solo 2 trasf ideali N1:N2, N1:N3.
1 : N2 N1 : N2
Zm a Zm a
N1 : 1 mt mt
Za Za
Zb a Zb a
AT Zo_a AT Zo_a
bt bt
1 : N3 N1 : N3
Il circuito equivalente cui si perviene è la cosiddetta “stella equivalente”; se la macchina è trifase, si deve immaginare
che tutti gli avvolgimenti sono collegati fra loro a stella, indipendentemente dal collegamento fisico.
29
NOTA su ALTRO MODO per RICAVARE il CIRCUITO EQUIVALENTE
Il circuito equivalente si può ottenere anche scrivendo le equazioni magnetiche
30
OSSERVAZIONI su RELAZIONI FONDAMENTALI e GRANDEZZE CARATTERISTICHE
Le relazioni su cui si basa il funzionamento di un trasformatore a 3 avvolgimenti sono le stesse su cui si basa qualsiasi
accoppiamento magnetico: per ciascuna colonna vale l’uguaglianza delle fem di spira es e il bilanciamento delle fmm:
es = d/dt = e1 / N1 = e2 / N2 = e3 / N3 H dl = N i => 0 = N1 i1 + N2 i2 + N3 i3 = 0 (correnti entranti)
Queste relazioni valgono nel tempo, quindi in regime sinusoidale valgono con i fasori:
Es =E1 / N1 =E2 / N2 =E3 / N3 N1I1 + N2I2 + N3I3 = 0 (correnti assunte entranti)
Si noti che la relazione fra le fmm è una relazione vettoriale, non scalare; in un trasf a 2 avvolgimenti la relazione è
scalare solo perché le correnti sono in fase o in opposizione di fase (a seconda che i2 si assuma uscente o entrante).
La relazioneEs =E1 / N1 =E2 / N2 =E3 / N3 mostra che le tensioni stanno nel rapporto spire, cioè
E1 / E2 = N1 / N2 (e simili)
La relazione N1I1 + N2I2 + N3I3 = 0 mostra che le correnti NON stanno nel rapporto spire, cioè
I2 / I1 N1 / N2 (e simili)
Le relazioni E1 / E2 = N1 / N2 e I2 / I1 N1 / N2 sono congruenti col fatto che A1 A2
Quando si utilizza il criterio energetico per riportare le impedenze da un lato all’altro del trasf ideale, si utilizzano le
correnti dei trasf ideali (non le correnti reali, o le correnti nominali ) => per riportare le impedenze si usa il rapporto
spire (al quadrato), non il rapporto fra le correnti reali (o quelle nominali).
Come sempre, le grandezze nominali sono quelle di progetto: Vn, In, An = VnIn (monofase) o 3VnIn (trifase).
Si constata che ci sono 3 correnti che non vanno confuse: la effettiva, la nominale, la corrente nei trasf ideali.
Dall’uguaglianza fra le fem di spira si ricava che il rapporto fra le tensioni nominali è pari al rapporto spire:
V1n / V2n = N1 / N2 = Ks12 V1n / V3n = N1 / N3 = Ks13 V3n / V2n = N3 / N2 = Ks32
(NOTA: in realtà, le tensioni sono legata dal rapporto di trasformazione, ma siccome si fa l’ipotesi che tutti gli
avvolgimenti siano collegati a stella, il rapporto di trasformazione coincide col rapporto spire)
Dalla disuguaglianza fra le An si ricava che il rapporto fra le correnti nominali non è pari al rapporto spire:
I2n / I1n = (A2n / V2n) / (A1n / V1n) = (A2n / A1n) (V1n / V2n) = (A2n / A1n) Ks12
Dato che An è una grandezza scalare, e l’unica relazione fra A1 A2 A3 è vettoriale, non c’è relazione fra A1n A2n A3n.
In particolare, non c’è alcuna ragione per cui A1n = A2n = A3n, così come non c’è ragione per cui A1n = A2n + A3n.
Si può però osservare quanto segue. Se AVV1 è collegato a sorgente e AVV2 e AVV3 sono collegati a carichi, deve
sicuramente valere A1 =A2 +A3 => sarà sicuramente A1n A2n + A3n. Infatti: se i carichi 2 e 3 hanno uguale
cos,A2 edA3 sono in fase fra loro, e quindi ancheA1 risulta in fase conA2 edA3 => la relazione vettorialeA1
=A2 +A3 diventa scalare A1= A2 + A3. Invece, se i carichi 2 e 3 hanno cos diversi,A2 edA3 non sono in fase =>
|A1 | = |A2 +A3 | < |A2 | + |A3 | => può essere A1n < A2n + A3n.
31
DETERMINAZIONE DEI PARAMETRI DELLA STELLA EQUIVALENTE
Per determinare i parametri del circuito equivalente occorre effettuare delle prove a vuoto ed in c.to c.to.
La prova a vuoto è identica a quella del trasf a 2 avvolgimenti. Per le prove di c.to c.to, occorre effettuare delle prove
cosiddette di “c.to c.to binario”, in cui un avvolgimento è alimentato, uno è in corto, il terzo è aperto.
Le combinazioni possibili sono molte (12), ma si dimostra che le prove indipendenti sono solo 3.
1) Scelto in quale dei 2 avvolgimenti far circolare corrente nominale, non cambia nulla se si alimenta uno e si
cortocircuita l’altro o viceversa (come succede in un normale trasf a 2 avvolgimenti).
2) Però, dato che il rapporto tra le correnti nominali è diverso dal rapporto spire, le vcc e pcc sono diverse a seconda di
quale corrente si è assunta come nominale.
avv. alimentato avv. in c.to avv. con In
1 2 1 _
uguale vcc e pcc
2 1 1 _
diversi fra loro
1 2 2 _
uguale vcc e pcc
2 1 2
I2* = I1n N1/N2 = I1n V1n/ V2n =A1n / V2n
V2k* V1kn
V2k* / V2n = V1kn / V1n = vk12_1n
Acc12_1n = V1kn I1n = V2k* I2*
I1* = I2n N2/N1 = I2n V2n/ V1n =A2n / V1n
V2kn V1k*
V2kn / V2n = V1k* / V1n = vk12_2n
Acc12_2n = V2kn I2n = V1k* I1*
3) Un modo alterativo di procedere, consiste nell’effettuare le prove di c.to c.to binario in modo tale che ciascun
avvolgimento veda, nelle 2 prove in cui è coinvolto, la medesima corrente. Es:
prova avv1-avv2: si fa circolare I1n in avv1 e la corrente conseguente I2* in avv2 (I2* = I1nV1n/V2n);
prova avv1-avv3: si fa circolare I1n in avv1 e la corrente conseguente I3* in avv3 (I3* = I1nV1n/V3n);
prova avv2-avv3: si fa circolare I2* in avv2 e la corrente conseguente in avv3; si verifica che tale corrente è proprio I3*
(I2* V2n/V3n = I1n V1n/V2n V2n/V3n = I3*) (il testo del Prof. Crepaz procede in questo modo).
Questo modo di procedere ha il vantaggio che tutte le prove sono state effettuate in condizioni direttamente
confrontabili; allora, se si assumono come valori di riferimento quelli dell’avvolgimento in cui si è fatta circolare
corrente nominale (nell’esempio, avv1), le grandezze caratteristiche in valore percentuali (po, pcc, io, vcc) valutate in
una singola prova di corto binaria sono pari alla somma delle grandezze dei corrispondenti lati; considerando ad
esempio vcc, si può cioè scrivere: vcc12 = vcc1 + vcc2, vcc13 = vcc1 + vcc3, vcc23 = vcc2 + vcc3.
A questo punto, è immediato ricavare le grandezze caratteristiche dei singoli lati:
vcc1 = 0.5*(vcc12 + vcc13 – vcc23) vcc2 = 0.5*(vcc12 + vcc23 – vcc12) vcc3 = 0.5*(vcc13 + vcc23 – vcc12).
Quanto fatto per vcc vale anche per le altre grandezze (io, pcc, po).
Da queste si passa poi ai valori assoluti moltiplicando per le grandezze di riferimento. Ovviamente, in questo modo le
grandezze sono riferite al lato assunto come riferimento (cioè quello in cui si è fatta circolare la corrente nominale), e
per riferirle ad altri lati occorre riportarle con il rapporto di trasformazione.
Si osserva che questo procedimento (e quindi le formuline riportate) è valido solo se è rispettata la condizione iniziale,
cioè che le prove di c.to c.to binario sono effettuate in modo tale che ciascun avvolgimento veda, nelle 2 prove in cui è
coinvolto, la medesima corrente.
4) Nel trasf a 2 avvolgimenti si può definire una impedenza serie unica (Zs = Z1 + Ks2 Z2) comprensiva di entrambi gli
avvolgimenti. Qui, questa operazione non è corretta. Il motivo è semplicemente che qui ho una stella di impedenze, e
non si può ripartire l’impedenza di un ramo della stella negli altri due rami.
32
Studio di un trasformatore trifase a tre avvolgimenti
AT MT BT
Potenza [MVA] 53 30 36
Tensione [kV] 138 55 8
Collegamento Y Y D
Risultati prove c.to c.to binario (la corrente è nominale nell’avvolgimento di potenza inferiore fra i due coinvolti):
Prova Corrente nominale Pcc [kW] vcc%
AT-MT MT 166.7 12.61
AT-BT BT 115.0 13.99
MT-BT MT 116.7 29.47
zmpu
Zm_a mt
mt zapu
Za
zbpu
Zb_a
AT zopu
AT Zo_a
bt bt
Circuito equivalente con parametri effettivi Circuito equivalente con parametri in p.u.
33
TRASFORMATORE TRIFASE A TRE AVVOLGIMENTI
(per indicare che una grandezza è calcolata in alta, media, bassa tensione, si usano i pedici a, m, b
per indicare che una grandezza è riferita a alta, media, bassa tensione, si usano i pedici _a, _m, _b
per indicare le grandezze in per unità, si usa il pedice pu)
6 6 6 perchè la relazione
Potenze nominali Ana := 53⋅ 10 Anm := 30⋅ 10 Anb := 36⋅ 10 ⎯ ⎯⎯
Aa = Am + Ab
3 3 3
Tensioni nominali Vna := 138 ⋅ 10 Vnm := 55⋅ 10 Vnb := 8 ⋅ 10 vale con i vettori,
non con i moduli
Collegamenti Y Y D
3
Perdita a vuoto Po := 32.76 ⋅ 10 Corrente a vuoto, lato bt, tensione nominale Io := 14.3
Perdite [kW] e tensioni di corto circuito % a 75°C (la corrente è nominale nell'avvolgimento di potenza inferiore fra i due)
3
Prova at-mt (In in mt) Pccam_m := 166.7 ⋅ 10 vcc%am_m := 12.61
3
Prova at-bt (In in bt) Pccab_b := 115.0 ⋅ 10 vcc%ab_b := 13.99
3
Prova mt-bt (In in mt) Pccmb_m := 116.7 ⋅ 10 vcc%mb_m := 29.47
6
Potenza di riferimento Ar := 30⋅ 10
Condizioni di carico Vca := Vna Icm := Inm Icb := 0.75⋅ Inb φcm := acos( 0.8) φcb := −acos( 0.6)
GRANDEZZE UTILI
Ana Anm Anb 3
Ina := Ina = 221.736 Inm := Inm = 314.918 Inb := Inb = 2.598 × 10
3 ⋅ Vna 3 ⋅ Vnm 3 ⋅ Vnb
Condizioni di carico Vca := Vna Icm := Inm Icb := 0.75⋅ Inb φcm := acos( 0.8) φcb := −acos( 0.6)
2 2 2
Impedenze Vna Vnm Vnb
nominali Zn a := Zn a = 359.321 Zn m := Zn m = 100.833 Zn b := Zn b = 1.778
Ana Anm Anb
2 2 2
Impedenze Vna Vnm Vnb
di riferimento Zra := Zra = 634.8 Zrm := Zrm = 100.833 Zrb := Zrb = 2.133
Ar Ar Ar
Correnti Ar Ar Ar 3
Ira := Ira = 125.511 Irm := Irm = 314.918 Irb := Irb = 2.165 × 10
di riferimento 3 ⋅ Vna 3 ⋅ Vnm 3 ⋅ Vnb
Icm Icb
impu := impu = 1 ibpu := ibpu = 0.9
Irm Irb
( )
2 2 5
Potenza reattiva a vuoto Qo := 3 ⋅ Vnb ⋅ Io − Po Qo = 1.954 × 10
1 34
CALCOLO DEI PARAMETRI DERIVATI
2 2
Vna Vna
Ro_a := 5 Xo_a := 4
Po Ro_a = 5.813 × 10 Qo Xo_a = 9.745 × 10
Ro_a Xo_a
= 915.751 = 153.516
Zra Zra
2
Vnb 3 Ro_b
Ro_b := Ro_b = 1.954 × 10 = 915.751
Po Zrb
2 2
Zo _b ⎛ Vna ⎞ Ar Ar ⎛ Vna ⎞ Ar Zo _a
NOTA zopu = = Zo _b⋅ = Zo _b⋅ ⎜ ⎟ ⋅ = Zo _b⋅ ⎜ ⎟ ⋅ =
Zrb
Vnb
2
⎝ Vna ⎠ Vnb2 ⎝ Vnb ⎠ Vna2 Zra
2
1 1 Zr Vn 1 An Zn An 1 An 1 Zcc Ar An Zcc Ar Ar
≠ = = ⋅ ⋅
= ⋅ = ⋅ = zcc ≠ zccpu = = Zcc ⋅ ⋅ = ⋅ = zcc ⋅
zo zopu Zo Ar Zo An Zo Ar zo Ar Ar Zr 2 An Zn An An
zo ⋅ Vn
An
2 35
CALCOLO RESISTENZE SERIE
2 −1
⎛ Inm ⎞ ⎡ ⎛ Inm ⎞ ⎤⎥
2 2
Pccam_m = Rm⋅ 3 ⋅ Inm + Ra⋅ 3 ⋅ ⎜ ⎟ ⎢ 2
⎝ kam ⎠ ⎢ 0 3 ⋅ Inm 3 ⋅ ⎜ ⎟ ⎥
⎛ Rb ⎞ ⎢ ⎝ kam ⎠ ⎥ ⎛ Pccam_m ⎞
2 ⎜ ⎟ ⎢ ⎜ ⎟
2 ⎛ Inb ⎞ 2⎥
Pccab_b = Rb ⋅ 3 ⋅ Inb + Ra⋅ 3 ⋅ ⎜ ⎟ ⎜ Rm ⎟ := ⎢ 2 ⎛ Inb ⎞ ⎥ ⋅ ⎜ Pccab_b ⎟
k
⎝ ab ⎠ ⎜ R ⎟ ⎢ 3 ⋅ Inb 0 3⋅ ⎜ ⎟ ⎜ Pcc ⎟
⎝ a⎠ k ab ⎥ ⎝ mb_m ⎠
⎝ ⎠ ⎥
2 2 ⎢
Pccmb_m = Rm⋅ 3 ⋅ Inm + Rb ⋅ 3 ⋅ Inm⋅ k mb ( ) ⎢3 ⋅ ( In ⋅ k ) 2 3 ⋅ In 2 0 ⎥
⎣ m mb m ⎦
⎛ Rb ⎞ ⎛ 1.062 × 10− 3 ⎞ 2
⎜ ⎟ ⎜ ⎟ Rm_a := Rm⋅ k am Rm_a = 2.153
⎜ Rm ⎟ = ⎜ 0.342 ⎟
⎜ R ⎟ ⎜ 1.374 ⎟ Rb_a := Rb ⋅ k ab
2
Rb_a = 0.316
⎝ a⎠ ⎝ ⎠
Ra −3
Rm −3
Rb −4
rapu := rapu = 2.164 × 10 rmpu := rmpu = 3.392 × 10 rbpu := rbpu = 4.977 × 10
Zra Zrm Zrb
Rm_a −3 Rb_a −4
= 3.392 × 10 = 4.977 × 10
Zra Zra
2
⎛ vcc%am_m ⎞ 2 6
Potenza reattiva in corto circuito Qccam_m := ⎜ ⋅ Anm⎟ − Pccam_m Qccam_m = 3.779 × 10
⎝ 100 ⎠
2
⎛ vcc%ab_b ⎞ 2 6
Qccab_b := ⎜ ⋅ Anb⎟ − Pccab_b Qccab_b = 5.035 × 10
⎝ 100 ⎠
2
⎛ vcc%mb_m ⎞ 2 6
Qccmb_m := ⎜ ⋅ Anm⎟ − Pccmb_m Qccmb_m = 8.84 × 10
⎝ 100 ⎠
2 −1
⎛ Inm ⎞ ⎡ ⎛ Inm ⎞ ⎤⎥
2 2
Qccam_m = Xm⋅ 3 ⋅ Inm + Xa⋅ 3 ⋅ ⎜ ⎟ ⎢ 2
⎝ k am ⎠ ⎢ 0 3 ⋅ Inm 3 ⋅ ⎜ ⎟ ⎥
⎛ Xb ⎞ ⎢ ⎝ kam ⎠ ⎥ ⎛ Qccam_m ⎞
2 ⎜ ⎟ ⎢ ⎜ ⎟
2 ⎛ Inb ⎞ 2⎥
Qccab_b = Xb ⋅ 3 ⋅ Inb + Xa⋅ 3 ⋅ ⎜ ⎟ ⎜ Xm ⎟ := ⎢ 2 ⎛ Inb ⎞ ⎥ ⋅ ⎜ Qccab_b ⎟
k
⎝ ab ⎠ ⎜ X ⎟ ⎢ 3 ⋅ Inb 0 3⋅ ⎜ ⎟ ⎜ Qcc ⎟
⎝ a⎠ k ab ⎥ ⎝ mb_m ⎠
⎝ ⎠ ⎥
2 2 ⎢
(
Qccmb_m = Xm⋅ 3 ⋅ Inm + Xb ⋅ 3 ⋅ Inm⋅ k mb ) ⎢3 ⋅ ( In ⋅ k ) 2 3 ⋅ In 2 0 ⎥
⎣ m mb m ⎦
⎛ Xb ⎞ ⎛ 0.304 ⎞ 2 NOTA: Xa < 0 non ha senso: un
⎜ ⎟ ⎜ Xm_a := Xm⋅ k am Xm_a = 96.521
⎜ Xm ⎟ = ⎜ 15.332 ⎟⎟
trasformatore è fatto solo di induttori
(non possono esserci condensatori).
⎜ X ⎟ ⎝ −16.55 ⎠ Xb_a := Xb ⋅ k ab
2
Xb_a = 90.538 Xa < 0 si spiega col fatto che è un
⎝ a⎠ circuito equivalente
Xa Xm Xb
xapu := xapu = −0.026 xmpu := xmpu = 0.152 xbpu := xbpu = 0.143
Zra Zrm Zrb
Xm_a Xb_a
= 0.152 = 0.143
Zra Zra
3 36
DETERMINAZIONE DELLE CONDIZIONI DI CARICO DEL PRIMARIO
(si trascurano le potenze assorbite dall'impedenza del primario e si trascurano le cdt serie => tutti gli avvolg hanno Vn)
⎛ Pca ⎞
Aca :=
2
Pca + Qca
2
Aca = 4.061 × 10
7
φca := acos⎜ ⎟ ( )
cos φca = 0.994 ( )
sin φca = 0.114
⎝ Aca ⎠
Aca Ica Ica
Ica := Ica = 169.902 = 0.766 iapu := iapu = 1.354
PERDITE E RENDIMENTO 3 ⋅ Vna Ina Ira
2 2 2 5
Pp := 3 ⋅ Ra⋅ Ica + 3 ⋅ Rm⋅ Icm + 3 ⋅ Rb ⋅ Icb + Po Pp = 2.656 × 10
1
Presa := 3 ⋅ Vnm⋅ Icm⋅ cos φcm + ( ) ( )
3 ⋅ Vnb ⋅ Icb ⋅ cos φcb Presa = 4.02 × 10
7
η :=
Pp
η = 0.993
1+
Presa
CADUTE DI TENSIONE SULLE IMPEDENZE SERIE
( )
ASSOLUTE ΔVa := Ra⋅ Ica⋅ cos φca + Xa⋅ Ica⋅ sin φca ( ) ΔVa = −88.168
Δva risulta < 0 perché Xa < 0 Inoltre, Δva risulta molto piccola ( 88 V su 138 kV ) perché
1) R I cosφ è piccola, perché R è piccola 2) X I sin φ è piccola, perché Q è piccola, e quindi anche sin φ è piccolo.
( )
ΔVm := Rm⋅ Icm⋅ cos φcm + Xm⋅ Icm⋅ sin φcm ( ) ΔVm = 2.983 × 10
3
ΔVb := Rb ⋅ Icb ⋅ cos( φcb ) + Xb ⋅ Icb ⋅ sin( φcb ) ΔVb = −473.063 Δvb risulta < 0 perché sin(φc b ) < 0
1 3 1
ΔVamm := ΔVa⋅ + ΔVm ΔVamm = 2.948 × 10 ΔVabb := ΔVa⋅ + ΔVb ΔVabb = −478.174
k am k ab
NOTA: quindi, sul carico mt ci sono 55 kV / radq(3) - 2948 V, e sul carico bt ci sono 8 kV / radq(3) + 478 V
ΔVamm ΔVabb
PERCENTUALI 3⋅ ⋅ 100 = 9.284 3⋅ ⋅ 100 = −10.353 OPPURE
Vnm Vnb
Ra Ica Xa Ica
Δv a := ⋅
Zn a Ina
( )
⋅ cos φca + ⋅
Zn a Ina
⋅ sin φca ( ) Δv a = −1.107 × 10
−3
Rm Icm Xm Icm
Δv m := ⋅
Zn m Inm
( )
⋅ cos φcm + ⋅
Zn m Inm
⋅ sin φcm ( ) Δv m = 0.094
Rb Icb Xb Icb
Δv b := ⋅
Zn b Inb
( )
⋅ cos φcb + ⋅
Zn b Inb
⋅ sin φcb ( ) Δv b = −0.102
P.U. ( ) ( )
Δvapu := rapu⋅ iapu⋅ cos φca + xapu⋅ iapu⋅ sin φca Δvapu = −1.107 × 10
−3
Δvmpu := rmpu⋅ impu⋅ cos( φcm) + xmpu⋅ impu⋅ sin( φcm) Δvmpu = 0.094
Δvbpu := rbpu⋅ ibpu⋅ cos( φcb ) + xbpu⋅ ibpu⋅ sin( φcb ) Δvbpu = −0.102
NOTA: è giusto che le cadute di tensione percentuale coincidono con le cadute di tensione in p.u.:
2
Z I Z I 1 1 Vn An Ar 3 ⋅ Vn
Δv = z⋅ i = ⋅ = ⋅ ⋅ Zr⋅ ⋅ Ir⋅ = zpu⋅ ipu⋅ ⋅ ⋅ ⋅ = zpu⋅ ipu
Zn In Zr Ir Zn In Ar 2 3 ⋅ Vn An
Vn
NOTA: come mai vale questa uguaglianza ( Δv = Δvpu) , se per le correnti e le impedenze non vale (i <> i pu, z <> zpu)?
Perché Δv è una tensione, e per le tensioni si ha v = v pu (perché Vn = Vr).
4 37
38
39
40
41
ITA L IA N O
Trasformatori TTR
Trasformatori a secco con avvolgimenti di MT inglobati in resina
42
LA TECNOLOGIA
Nucleo magnetico realizzato con film poliestere.
Il nucleo è costituito da lamierini magnetici a grani orientati, La bobina completa viene armata con reti in fibra di vetro,
ad alta permeabilità e a basse perdite specifiche separati fra essiccata in profondità e successivamente inglobata
di loro con isolante inorganico (carlite). sottovuoto con resina epossidica in classe F opportunamente
Il particolare taglio e montaggio del nucleo realizzano giunzioni miscelata con quarzo e allumina triidrata.
denominate “STEP-LAP”, per ridurre il rumore nonché le
perdite e la corrente a vuoto. Il pacco magnetico è pressato In tal modo si ottiene una eccellente robustezza meccanica e
da profilati in lamiera zincata. Gli isolamenti e la verniciatura la rispondenza alle classi C1 e C2 delle norme IEC.
del nucleo sono in classe di temperatura F. I nostri 30 anni di esperienza e l’utilizzo di apparecchiature
automatiche (che controllano e registrano tutti i parametri
critici del processo) ci permettono di garantire un livello
Avvolgimenti di Bassa Tensione di scariche parziali estremamente basso, requisito
L’avvolgimento secondario è costituito da conduttore in indispensabile per poter realizzare delle bobine di qualità,
foglio d’alluminio elettrolitico interavvolto con film isolante affidabilità e durata.
in classe “F” pre-preg, sottoposto quindi al trattamento
d’essiccazione in forno. Le prese di regolazione (normalmente ±2x2,5%) sono ricavate
I terminali d’uscita sono costituiti da piatti d’alluminio saldati direttamente al centro della bobina ed il collegamento si
in atmosfera inerte e bloccati saldamente all’armatura con ottiene tramite opportune barrette in ottone bullonate.
isolatori distanziatori.
Assemblaggio finale
Questa costruzione garantisce: L’assemblaggio finale viene eseguito con cura e precisione.
• elevata resistenza all’umidità e alle atmosfere La precisione al montaggio è necessaria per poter garantire
aggressive industriali un ottimo comportamento del trasformatore nei confronti
• grande robustezza dielettrica degli sforzi elettrodinamici dovuti ad eventuali cortocircuiti.
• eccellente comportamento meccanico nei confronti L’avvolgimento di Bassa Tensione è calettato sul nucleo e
degli sforzi di cortocircuito tenuto in posizione da opportuni listelli in fibra di vetro.
Se richiesta dal cliente è possibile realizzare avvolgimenti in Le sbarre di collegamento BT sono fissate tra di loro ed ai
rame o con caratteristiche su specifica. profilati del nucleo tramite spaziatori in fibra di vetro.
L’avvolgimento di Media Tensione è bloccato da distanziatori
Avvolgimenti di Media Tensione in materiale isolante, che lasciano comunque libere le
L’avvolgimento di alta tensione è realizzato da macchine piccole dilatazioni assiali della bobina quando l’avvolgimento
automatiche ed è costituito da una serie di bobine in nastro è percorso dalla corrente di carico.
Trasformatori TTR
43
IL Collaudo
Tutti i trasformatori sono collaudati presso la nostra sala prove inferiore allo 0,1% dei gas emessi durante la combustione.
con prove di routine secondo IEC60076-11, ovvero:
Prove di comportamento al fuoco presso CESI di Milano
• misura resistenza avvolgimenti.
Prova eseguita su un campione costituito da una colonna (nucleo,
• misura del rapporto di trasformazione e controllo del
avvolgimento di BT, avvolgimento di AT) di un trasformatore SEA
gruppo di collegamento.
da 1600 kVA (certificato BC-96/025387).
• misura delle perdite e della tensione di cortocircuito.
• misura delle perdite e della corrente a vuoto. Prove varie sui materiali isolanti
• verifica dell’isolamento con tensione applicata. Campioni di resina uguale a quella utilizzata per la prova di
• verifica dell’isolamento con tensione indotta. autoestinguenza sono stati analizzati dall’IMQ (certificato n°
• misura delle scariche parziali. 0150436 del 03/08/93).
Prove ambientali e climatiche
Su esplicita richiesta del cliente è possibile eseguire tutte le
I trasformatori SEA della serie TTR risultano conformi alle
prove di tipo e speciali previste dalle norme:
classi ambientali E0, E1 ed E2 che attestano l’idoneità del
• riscaldamento con metodo del carico simulato.
trasformatore a sopportare particolari condizioni di esercizio
• riscaldamento con metodo di opposizione.
e/o di umidità.
• tenuta ad impulso con onda piena e con onda tronca.
Presso CESI (certificato AT- 96/014963) è stata effettuata e
• misura del livello di rumorosità.
superata la prova che attesta la rispondenza alla classe E1.
• misura del contenuto di armoniche della corrente a vuoto.
Presso CESI (certificato AT 97/011469) è stata effettuata e
• misura della impedenza omopolare.
superata la prova che attesta la rispondenza alla classe E2.
• misura della capacità avvolgimenti.
Presso CESI (certificato AT- 96/014963) è stata effettuata e
• prova di tenuta al cortocircuito dinamico (da effettuarsi
superata la prova che attesta la rispondenza alla classe C1.
presso laboratorio esterno accreditato).
Presso CESI (certificato AT- 97/006808) è stata effettuata e
• prova di resistenza al fuoco e verifica di rispondenza alle
superata la prova che attesta la rispondenza alla classe C2.
classi climatiche (da effettuarsi presso laboratorio
esterno accreditato). Prove a bassa temperatura
• altre prove speciali da convenirsi di volta in volta con il Presso CESI (certificato MP-10925) è stata effettuata la prova
cliente (emissioni elettromagnetiche, shock termici...). dei cicli termici (4 cicli da -20 °C a +20
°C in 24 ore).
Archivio delle prove tipo Presso laboratorio MAGRINI (certificato
SEA dispone di un voluminoso archivio di prove di tipo e speciali RP LS 05/205) è stata effettuata e
eseguite su moltissimi trasformatori in resina consegnati a superata la prova di shock termico a
clienti di tutto il mondo. L’archivio è sempre disponibile per -50 °C.
consultazione da parte dei nostri clienti.
Prove di tenuta
Ecco alcuni esempi: al cortocircuito dinamico
Disponiamo di diversi certificati di
Prove di tossicità presso l’ISTITUTO RICERCHE BREDA prova cortocircuito dinamico, effettuate
Seguendo le modalità di prova previste dalla norma CEI 20-37 presso il CESI su trasformatori di varie
su un campione di resina, è stato rilevato un indice di tossicità potenze e tensioni.
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Tabella 1 L’INSTALLAZIONE
Classe di Isolamento Distanza da parete Distanza da parete
piena e liscia grigliata o spigolosa Temperatura ambiente e condizioni di carico
I trasformatori in resina della serie TTR, sono progettati
7,2 90 300
per poter erogare la potenza nominale in una normale
12 120 300 rete di distribuzione le cui condizioni sono definite nelle
17,5 160 300 norme IEC 60076-11.
24 220 300 Altitudini maggiori di 1000 metri, temperature ambientali
36 320 400 superiori a 40 °C oppure particolari condizioni della rete
o del carico (presenza di sovratensioni, di armoniche,
di sovraccarichi...) sottopongono il trasformatore ad
Tabella 2 uno stress dielettrico, meccanico o termico che deve
essere considerato in fase di progettazione, per non
compromettere l’affidabilità e la durata di vita.
Armadio di protezione
Normalmente il trasformatore è fornito in IP00.
A richiesta è possibile fornire il trasformatore completo
Trasformatori TTR
di armadio per installazione all’interno con grado di
protezione secondo indicazioni del cliente.
In questo caso è l’armadio stesso a proteggere il
trasformatore dai contatti accidentali.
Il locale di installazione dovrà comunque avere dimen-
sioni e distanze tali da assicurare un adeguato ricambio
d’aria (orientativamente devono restare almeno 500 mm
tra parete armadio e parete del locale, sia per consentire
una adeguata circolazione d’aria che per la normale is-
pezione/manutenzione del trasformatore.
I collegamenti
I trasformatori SEA tipo TTR in esecuzione standard
prevedono la barratura di BT predisposta per collega-
menti dall’alto e il collegamento linea MT in basso.
Le regole da seguire per il collegamento sono di normale
e consolidata prassi per gli impiantisti.
45
LE CARATTERISTICHE GENERALI
I Trasformatori TTR sono del tipo a secco con avvolgimenti di Economia d’esercizio
MT inglobato in resina, e costituiscono una valida alternativa Perché è finalizzato a minimizzare gli interventi di manutenzione
alle tradizionali macchine in olio. ed allungare la vita utile
SEA dal 1975 progetta e produce questo tipo di trasformatori
Versatilità e Prestazioni
e si posiziona tra le aziende leader del settore, grazie alle
Perché sopporta sovraccarichi e perturbazioni presenti
soluzioni costruttive adottate, all’unificazione dei particolari
inevitabilmente in ogni impianto
e ad impianti moderni e tecnologicamente avanzati.
Massima affidabilità
I Trasformatori SEA della serie TTR sono studiati per Perché viene assicurato il controllo e la qualità di ogni fase
soddisfare tutte le esigenze dei nostri Clienti, dal piccolo del processo progettuale e costruttivo
utilizzatore ai grandi gruppi industriali, assicurando:
L’assenza di liquido infiammabile facilita il compito
Tutela della salute e massima sicurezza
dell’impiantista, che può realizzare il progetto con molta più
Perché i materiali utilizzati sono autoestinguenti ed in caso di
libertà. Questo vantaggio è particolarmente apprezzato negli
incendio non rilasciano gas tossici
impianti dove la sicurezza di esercizio è un imperativo fon-
Economia d’installazione damentale, ad esempio ospedali, locali pubblici, aeroporti,
Perché non richiedono la costruzione della vasca per il metropolitane, miniere, piattaforme petrolifere, centrali nu-
raccoglimento d’olio cleari, navi etc...
Trasformatori TTR