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Corso di Laurea in Ingegneria Civile e ambientale – Indirizzo Civile A.A.

2017-2018
Geologia Applicata – Docente: M.D. Fidelibus
Parte IV B - Proprietà tecniche delle rocce - Dispensa redatta dal Dr. Geol. Giovanni Bruno

LE CARATTERISTICHE TECNICHE DELLE ROCCE

1. Forma e dimensioni del volume di sottosuolo da investigare e caratterizzare dal punto di


vista fisico-meccanico

La forma e le dimensioni del volume di sottosuolo da investigare “volume significativo dell’opera”


in occasione di opera progettuale o di una verifica di un’opera esistente sono funzione del tipo di
opera da realizzare e della giacitura delle discontinuità in relazione alle tensioni indotte nel
sottosuolo da parte dell’opera in progetto (nel caso di ammassi rocciosi). Si riporta di seguito uno
schema indicativo che consente di definire in prima approssimazione il volume significativo di
un’opera che interessa un sottosuolo con caratteristiche omogenee-isotrope (fig. 1).

Figura 1 - forma ed estensione del volume significativo di un’opera nel caso di sottosuolo
omogeneo-isotropo

Orientativamente la profondità del volume significativo “D” corrisponde a quella profondità dal
piano campagna alla quale le sovrappressioni indotte dall’opera si riducono a (0.1·σl) della tensione
in situ prima della costruzione dell’opera stessa.

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Nel caso l’opera insista su un ammasso roccioso che presenta una famiglia di discontinuità
prevalenti allora bisogna tener conto dell’orientazione delle sollecitazioni trasmesse nel sottosuolo
dall’opera in relazione alla giacitura delle discontinuità. A tal proposito, nella pratica e nelle
simulazioni numeriche, si è visto che in presenza di una o più famiglie di discontinuità le
sovrappressioni indotte in profondità tendono a canalizzarsi lungo le superfici di discontinuità
sollecitando e deformando profondità ben maggiori di quelle misurate nei mezzi omogenei-isotropi.
Ciò comporta la necessità di investigare/caratterizzare volumi significativi fino a profondità
maggiori (fig. 2).

Figura 2 - forma ed estensione del volume di ammasso interessato dalle deformazioni in direzione
Y (volume significativo) nel caso di sottosuolo anisotropo

2. Parametri fisici del materiale roccia intatta (substrato omogeneo-isotropo) o dei volumi di
roccia intatta delimitati da discontinuità nel caso di ammassi rocciosi (substrato
anisotropo)

La determinazione dei parametri fisici e meccanici (di resistenza e deformabilità) è necessaria sia
che si abbia a che fare con un substrato costituito da roccia massiva intatta sia che si tratti di un
ammasso roccioso. In quest’ultimo caso oltre a caratterizzare la roccia intatta è necessario
caratterizzare anche le discontinuità.

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Di seguito si riportano i principali parametri fisici delle rocce con le relative unità di misura e,
eventualmente, la metodica utilizzata per determinarli.

Peso specifico dei granuli solidi (t/m3)


rapporto tra il peso ed il volume della parte solida di un materiale. Il peso specifico delle rocce
oscilla tra 2.7 e 3.0 g/cm3 (t/m3).

Peso specifico apparente o peso di volume (t/m3)


le rocce contengono anche dei vuoti; pertanto si calcola anche un peso specifico apparente (peso di
volume), dato dal rapporto fra il peso di un campione e il suo volume, compresi i vuoti.
Grado di compattezza (%)
rapporto fra il peso specifico apparente e quello della parte solida dà il grado di compattezza (se la
roccia è compatta i due valori convergono).

Porosità totale (%)


rapporto percentuale fra il volume dei vuoti e il volume totale; comprende sia i pori isolati che
quelli comunicanti con l'esterno.

Porosità efficace (%)


La porosità efficace si determina saturando il campione con acqua distillata. Si esprime come il
rapporto tra il volume di acqua assorbita ed il volume del campione. Questo parametro si riferisce
solo al volume dei pori interconnessi e comunicanti con l’esterno.

Permeabilità (cm/s)
Attitudine di una roccia a lasciarsi attraversare dai fluidi. Nelle rocce incoerenti o coesive si misura,
in laboratorio, con i permeametri. La permeabilità di una roccia massiva è in genere dovuta alla
presenza congenita di pori all’interno della roccia ed è quindi direttamente proporzionale alla
porosità efficace della stessa.

Coefficiente di imbibizione riferito al peso (%)


aumento percentuale di peso che la roccia presenta a seguito di prolungata immersione in acqua fino
a peso costante.

Coefficiente di imbibizione riferito al volume (%)


percentuale di volume della roccia che viene riempita d’acqua a seguito di prolungata immersione;
questo coefficiente è dato dal rapporto percentuale tra il volume di acqua assorbito ed il volume
totale di roccia (compresi i vuoti).

Grado di saturazione (%)


è il rapporto tra il coefficiente di imbibizione riferito al volume e la porosità totale ed esprime la
percentuale di vuoti presenti nella roccia che vengono riempiti dall’acqua di imbibizione.

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Durezza
si definisce durezza la proprietà delle rocce di presentare resistenza a quel complesso di azioni
meccaniche dovute allo sfregamento ed all’attrito. Essa dipende non tanto dalle durezze dei singoli
minerali, quanto dal loro stato di aggregazione e cementazione. Per stabilire una scala di durezza
occorre far riferimento a diverse caratteristiche:

a) Segabilità
 Rocce tenere: sega a denti - calcareniti o tufo vulcanico
 Rocce semidure: sega liscia o a smeriglio - marmi
 Rocce dure: sega liscia e polvere di diamante - graniti

b) Logorabilità
è la proprietà che hanno le rocce di consumarsi più o meno rapidamente a causa di una
azione meccanica che produce sfregamento essa può essere definita mediante le seguenti
prove di laboratorio:
• Prova di usura per attrito radente – si misura lo spessore di strato abraso da un
provino parallepipedo premuto con una definita pressione e per un tempo definito
contro un disco metallico rotante ad una determinata velocità
• Prova di usura per rotolamento – un determinato quantitativo di pietrisco di
definita granulometria viene posto in un cilindro rotante ad una certa velocità intorno
ad un asse obliquo. Si determina la perdita in peso dopo un certo numero di giri dopo
setacciatura, lavaggio ed essiccamento.
• Prova di usura al getto di sabbia – si esegue sulla faccia spianata di un provino
che viene esposta per un certo tempo al getto in aria compressa ad una definita
pressione di sabbia abrasiva a granulometria definita

c) Resistenza alla perforazione


si determina registrando la velocità di penetrazione nella roccia di una punta speciale rotante ad una
data velocità e caricata da un peso prefissato.

Durevolezza
resistenza opposta dalle rocce alle azioni atmosferiche che tendono ad alterarle o a disgregarle. È
condizionata dal clima: un clima umido è più sfavorevole di un clima secco e costante.

Gelività
capacità di una roccia di resistere all'azione del gelo e disgelo. Infatti, l'acqua che riempie le fratture
di una roccia, quando si trasforma in ghiaccio, aumenta di volume e amplia le dimensioni delle
fratture. Si valuta attraverso prove standardizzate che consistono nel determinare la resistenza a
compressione di un certo numero di provini impregnati d’acqua a saturazione e poi sottoposti a cicli
di congelamento e scongelamento.

Potere legante
attitudine dei frammenti di alcune rocce a legarsi con altre particelle per formare un corpo unico e
compatto (è richiesta per i sottofondi stradali, il pietrisco deve polverizzarsi per attrito e poi

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trasformarsi in materiale compatto per assorbimento d’acqua). Rocce con alto potere legante sono
quelle che contengono carbonato di calcio come i calcari, le dolomie, i calcari marnosi ecc.

Proprietà termiche
caratterizzano il comportamento della roccia sotto l'azione del calore. Si esprimono mediantei
seguenti parametri:
 conducibilità termica (W/(m·°K): capacità di una roccia di propagare il calore;
 capacità termica (J/°K): capacità di immagazzinare il calore. Esprime la quantità di calore in
joule che un sistema può immagazzinare aumentando la sua temperatura di un grado kelvin.

Analisi granulometriche mediante setacciatura


Nel caso il volume significativo dell’opera sia interessato dalla presenza di rocce allo stato sciolto
cioè rocce incoerenti (sabbie, ghiaie, brecce) è utile sia ai fini geotecnici sia per scopi idrogeologici
caratterizzare da un punto di vista granulometrico il sedimento sciolto. Ciò è possibile mediante
l’esecuzione in laboratorio di una prova di setacciatura o granulometrica (fig. 3) che consente di
ricavare la curva granulometrica del sedimento e, conseguentemente, classificarlo secondo i criteri
in uso nelle norme tecniche vigenti nei diversi paesi del mondo.

La setacciatura
• Si usa per costruire la curva granulometrica, cioè la distribuzione in peso delle diverse classi
di diametro delle particelle di un materiale incoerente.
• Si utilizzano 6-8 setacci impilati che sono sottoposti ad agitazione.
• I granuli passano attraverso le maglie dei setacci a seconda della loro dimensione. Le
aperture delle maglie sono via via inferiori nei setacci inferiori.

Figura 3 - setacciatore da laboratorio

I setacci che si utilizzano per la prova hanno maglie con diversa apertura e nel caso si utilizzino
quelli codificati dall’ASTM le aperture sono le seguenti

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Alla fine della setacciatura, noto il peso iniziale del campione analizzato, il materiale raccolto in
ogni setaccio di maglia nota viene pesato e si calcolano le percentuali in peso, trattenute in ogni
classe granulometrica (maglia del setaccio), e la curva percentuale cumulativa. Secondo lo schema
riportato nelle immagini seguenti (fig. 4).

Figura 4 - Tabella riassuntiva delle pesate e del calcolo delle percentuali parziali e cumulate

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Figura 5 - Curva granulometrica del sedimento

Dopo la setacciatura si costruisce la curva granulometrica riportando i valori delle % cumulative di


trattenuto rispetto al diametro delle maglie dei setacci su un grafico semilogaritmico /fig. 5).
Il nome da assegnare al sedimento secondo la classificazione proposta dall’ASTM dipende dal peso
percentuale della classe granulometrica più rappresentativa secondo lo schema seguente:

Nomenclatura dei sedimenti in base alla loro granulometria (classificazione ASTM):


Ghiaia 20 ¸ 60 mm Grossa
6.0 ¸ 20 mm Media
2.0 ¸ 6.0 mm Fine
Sabbia 0.6 ¸ 2.0 mm Grossa
0.2 ¸ 0.6 mm Media
0.06¸0.2 mm Fine
Limo 0.02 ¸ 0.06 mm Grosso
0.006¸0.02 mm Medio
0.002¸0.006 mm Fine
Argilla d < 0.002 mm

3. Le sollecitazioni semplici che possono agire su una roccia e le prove in situ e di laboratorio
per determinarne le relative proprietà meccaniche e deformative

Le sollecitazioni semplici che possono agire su un campione di roccia intatta sono quelle
sintetizzate in figura 6.

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Figura 6 - Tipi di sollecitazioni che possono agire su un volume di roccia intatta

I fattori che influenzano le caratteristiche meccaniche della roccia intatta sono:


 Proprietà meccaniche degli elementi costitutivi la roccia: i minerali e/o i frammenti di roccia;
 Proprietà meccaniche del materiale di cementazione tra elementi costitutivi la roccia, se
presente;
 Tipo di interazione fra gli elementi costitutivi e tra loro e il materiale cementante;
 Proprietà meccaniche delle microfratture e delle altre discontinuità presenti nel campione a
scala microscopica.

Resistenza a trazione indiretta o Prova Brasiliana (MPa)


La prova di resistenza a trazione indiretta di una roccia si esegue mediante la metodica messa a
punto nella cosiddetta prova Brasiliana e lo schema di carico della carota di roccia è quello riportato
in figura 7.

Figura 7 - Schema di prova di trazione indiretta – Brasiliana (da: Bruno G., 2012 –
Caratterizzazione geomeccanica per la progettazione ingegneristica, Flaccovio Ed.)

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La resistenza a trazione si ottiene dalla seguente espressione:

dove:
F = Forza applicata al momento della rottura;
d = Diametro del provino;
h = Altezza del provino.

Resistenza a compressione monoassiale in situ mediante Point load test (MPa)


La prova può essere eseguita in situ e anche in laboratorio sia su spezzoni informi sia su spezzoni di
carote di roccia. Lo schema di carico (fig. 8) e le relazioni da usare per ricavare la resistenza a
compressione della roccia sono indicate di seguito.

a) Test su carote cilindriche caricate lungo il diametro (Fig. 2.5 a);


b) Test su carote cilindriche caricate lungo l’asse (Fig. 2.5 b);
c) Test su frammenti di forma irregolare (Fig. 2.5 c).

Figura 8 - Tipologie di prove Point Load: a) Prova diametrale su carota; b) Prova assiale su carota; c)
Prova su frammento informe (da: Bruno G., 2012 – Caratterizzazione geomeccanica per la progettazione
ingegneristica, Flaccovio Ed.)

La relazione generalmente utilizzata per il calcolo della resistenza a compressione semplice di


provini cilindrici è la seguente:

dove:
(MN/m2) indice di resistenza Point Load di una carota con diametro di 50mm;

( ) fattore di correzione da utilizzare per carote con d ≠ 50mm;


F = Forza applicata al momento della rottura (MN);
d = Diametro delle carote (m);
k = Fattore di conversione (generalmente pari a 24).

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Resistenza a compressione monoassiale in situ mediante Martello di Schmidt (MPa)


Lo strumento utilizzato per eseguire questa prova è il martello di Schmidt (fig. 9); una sua versione
utilizzata in ambito ingegneristico, per eseguire prove non distruttive sui calcestruzzi, è nota con il
termine sclerometro.

Figura 9 – Martello di Schmidt in posizione di prova (da: Bruno G., 2012 – Caratterizzazione geomeccanica
per la progettazione ingegneristica, Flaccovio Ed.)

La prova, quando effettuata in laboratorio, viene eseguita su carote o provini cubici disposti e
bloccati su appositi supporti aventi forma normalizzata. Molto frequente è l’utilizzo dello strumento
anche nei rilievi in situ per la determinazione del parametro JCS che esprime la resistenza a
compressione delle superfici di discontinuità di ammassi rocciosi.
La procedura di prova è stata recentemente aggiornata prevedendo la possibilità di utilizzare
martelli di tipo “L” ed “N” che, com’è noto, sono caratterizzati da energie di impatto,
rispettivamente, di 0.735 Nm e 2.207 Nm. Essa consiste nel misurare l’indice di rimbalzo del
martello (r) un certo numero di volte, secondo quanto previsto dagli standard normativi di
riferimento (per approfondimenti vedi Bruno G., 2012 – Caratterizzazione geomeccanica per la
progettazione ingegneristica, Flaccovio Ed.), calcolandone poi con metodi statistici il loro valore
caratteristico (Rcar).
Per ottenere il valore della resistenza a compressione della roccia σci si utilizzano delle correlazioni
statistiche (fig. 10).

Autore Equazione Litologia rp


Deere e Miller (1966) Varia 0.94
Shorey et Al. (1984) Varia 0.94
O’Rourke (1989) Rocce sedimentarie 0.77
Sachpazis (1990) Rocce carbonatiche 0.96
Xu et Al. (1990) Micascisti 0.95
Gokceoglu (1996) Marne 0.84
Yaşar e Erdoğan (2004) Varia 0.89
Aydin e Basu (2005) Graniti 0.92
Yagiz (2009) Varia 0.92
Figura 10 - Correlazioni per il calcolo di σci a partire dal valore di Rcar

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Resistenza a compressione monoassiale su provino cilindrico mediante pressa in laboratorio


(MPa)
Il comportamento reologico delle diverse rocce e di uno stesso litotipo al variare delle condizioni al
contorno non è univoco. Esso può essere schematicamente inquadrato in tre distinte tipologie sulla
base della forma assunta dal diagramma tensioni-deformazioni ottenuto da una prova di
compressione (Fig. 11). Dalla figura si evince che nelle rocce a comportamento fragile, tipico delle
rocce dure con elevata resistenza quali ad esempio le rocce magmatiche effusive, raggiunta la
resistenza di picco a rottura σci si ha una rapida e brusca diminuzione di resistenza lungo un piano di
rottura di neoformazione accompagnata da un aumento delle deformazioni ε fino al raggiungimento
della resistenza residua σr.

Figura 11 - Tipi di comportamento reologico desunti da curve tensioni-deformazioni ottenute da prove di


compressione con diversi valori della tensione di confinamento σ3 (da: Bruno G., 2012 – Caratterizzazione
geomeccanica per la progettazione ingegneristica, Flaccovio Ed.)

Nel caso di rocce a comportamento fragile-duttile, quali ad esempio argille e marne


sovraconsolidate e metamorfiti come le filladi, raggiunta la resistenza di picco σci si ha un contenuto
calo di resistenza cui corrisponde una resistenza residua σr che, generalmente, si attesta su valori più
elevati rispetto a quelli delle rocce a comportamento fragile. Il terzo tipo è quello delle rocce a
comportamento duttile, quali le rocce saline e alcune rocce calcarenitiche tenere; queste rocce
mostrano un comportamento cosiddetto “incrudente” che al raggiungimento della resistenza di
picco σci, sostanzialmente coincidente con la resistenza residua σr, è caratterizzato da un aumento
delle deformazioni accompagnato da un sia pur debole incremento della resistenza.
Descritti i tre tipi di comportamento reologico che le rocce possono assumere, è necessario valutare
quali sono e in che modo agiscono i fattori che influenzano la resistenza alla compressione semplice
di un provino di roccia intatta σci durante una prova ottenuta in laboratorio da prove uniassiali e/o
triassiali. Come è noto fra i fattori che notoriamente influenzano i risultati di una prova di
compressione si ricordano:

- Composizione mineralogica (le rocce costituite da minerali nei quali la forza di coesione
è prevalentemente dovuta a legami chimici di tipo covalente sono più resistenti di quelle
nelle quali la coesione è dovuta a legami di tipo ionico);
- Granulometria (le rocce a grana fine hanno in genere una resistenza maggiore di quelle a
grana medio-grossa);

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- Densità e Porosità (la densità della roccia presenta una correlazione diretta con la
resistenza a compressione al contrario della sua porosità che invece ha una correlazione
inversa);
- Anisotropia del provino (la presenza di caratteri di anisotropia nel provino quali ad
esempio inclusioni fossili, granuli eterometrici e/o poligenici, scistosità, foliazioni, etc.
determinano una marcata variabilità dei risultati di prova al variare della direzione di
carico; il valore del coefficiente di variazione CV nelle rocce anisotrope può raggiungere
anche il 50% e, comunque, tende ad essere inferiore per le rocce che presentano valori
medi di resistenza più elevati);
- Forma e dimensioni del provino (i provini di forma cilindrica rispetto a quelli cubici,
hanno una resistenza generalmente maggiore quando il rapporto fra l’altezza e il diametro
h/d è circa 1/1, minore per rapporti h/d pari a 1.5/1, mentre è sostanzialmente la stessa per
rapporti h/d dell’ordine di circa 3/1; per quanto riguarda le dimensioni del provino gli studi
condotti evidenziano una correlazione inversa con la resistenza a compressione);
- Grado di saturazione e pressione dei pori (la presenza di acqua e ancor più di una
pressione interstiziale nelle prove non drenate di rocce dotate di porosità efficace,
determina una diminuzione di resistenza della roccia);
- Grado di alterazione (l’alterazione determina una diminuzione di resistenza che è meno
marcata nelle rocce sedimentarie rispetto a quelle metamorfiche e magmatiche; in
quest’ultime la diminuzione può raggiungere anche valori dell’80%);
- Tipo di apparecchiatura di prova;
- Velocità di applicazione del carico (una elevata velocità di applicazione del carico
determina una rottura violenta del provino e, nel contempo, una sovrastima della resistenza
a compressione della roccia);
- Condizioni di carico;
- Tensione di confinamento (la presenza di una tensione di confinamento, come accade
nelle prove triassiali, determina un aumento di resistenza e quando essa è superiore a circa
1/3 della tensione assiale applicata si verifica una transizione da un comportamento fragile
ad un comportamento duttile della roccia; questa transizione avviene nelle rocce ignee e
metamorfiche per tensioni di confinamento più elevate rispetto a quelle necessarie per le
rocce carbonatiche ed evaporitiche);
- Condizioni di temperatura (l’incremento della temperatura durante la prova ha l’effetto
di aumentare la duttilità della roccia e nel contempo di ridurre la sua resistenza);
- Tempo.

La prova di compressione semplice o monoassiale o ad espansione laterale libera


Le prove di schiacciamento per la determinazione della resistenza a compressione semplice si
eseguono secondo gli standard e le raccomandazioni delle Norme ASTM, ISRM ed UNI EN,
usualmente su provini di forma cilindrica ricavati con una carotatrice da blocchi di roccia o su
spezzoni di carote di sondaggio opportunamente regolarizzate. In particolare le Norme ISRM
prescrivono le seguenti raccomandazioni:

 Uso di provini cilindrici le cui facce contrapposte debbono essere piane, parallele e
ortogonali all’asse del provino e, quindi, all’asse di carico. L’uso di provini cubici è
sconsigliato per via delle difficoltà connesse al confezionamento degli stessi principalmente
per quanto riguarda il perfetto parallelismo delle facce di carico;
 Il diametro d dei provini non deve essere inferiore a 5.4 cm e, comunque, pari ad almeno 10
volte il diametro del granulo di maggiori dimensioni presenti nel provino testato. Esso si
ottiene dalla media di sei misure eseguite, con una precisione di 0.01 cm, in corrispondenza

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di due direzioni ortogonali fra loro e a tre diverse altezze (alla base, al centro e alla
sommità);
 Il rapporto fra l’altezza e il diametro del provino deve essere pari a 2.0 ÷ 2.5 in modo tale
da ottenere una distribuzione simmetrica delle tensioni nella porzione centrale dello stesso,
dove normalmente avviene la rottura, senza l’interferenza delle tensioni di taglio che si
generano all’interfaccia fra piastra di carico e provino;
 La velocità di crescita del carico deve essere, in genere, dell’ordine di 0.5 ÷ 1 MPa/s cui
corrisponde mediamente un tempo di prova di circa 5 ÷ 10 minuti per il raggiungimento
della resistenza di picco dei più comuni litotipi. In alternativa si può scegliere di aumentare
progressivamente il carico di intervalli costanti fino a raggiungere la rottura;
 Il numero minimo di provini da testare per ricavare il valore caratteristico della resistenza a
compressione deve essere di almeno 5.

La prova viene eseguita disponendo il provino fra due piastre di carico piane e parallele delle quali,
usualmente, quella inferiore è fissa e fa da contrasto a quella superiore che è libera di muoversi
lungo un asse verticale (fig. 12).

Figura 12 - Prova di compressione semplice su un campione di roccia calcarea e relative curve σ - ε ed εt – ε


(da: Bruno G., 2012 – Caratterizzazione geomeccanica per la progettazione ingegneristica, Flaccovio Ed.)

Avviata la prova si registrano in continuo la forza impressa alle piastre e le deformazioni verticali e
orizzontali subite dal campione; ciò al fine di poter interpretare la prova in termini di tensioni-
deformazioni σ-ε e ricavare, quindi, oltre al valore di resistenza a compressione σci anche altri
parametri meccanici quali il modulo di elasticità o di Young E e il modulo di Poisson ν.
Osservando una teorica curva tensioni-deformazioni, ottenuta da una prova di compressione
eseguita su un litotipo fragile-duttile, è quasi sempre possibile individuare i seguenti diversi tratti a
comportamento omogeneo (fig. 13):

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Figura 13 - Suddivisione della curva tensioni-deformazioni, di una teorica prova di compressione semplice
su un campione di roccia fragile-duttile, in tratti a comportamento omogeneo (da: Bruno G., 2012 –
Caratterizzazione geomeccanica per la progettazione ingegneristica, Flaccovio Ed.)

Tratto O-A
Il tratto che dall’origine “O” arriva al punto “A”, denominato nella letteratura anglosassone tratto di
“locking”, è caratterizzato da una leggera concavità ed ha estensione e grado di curvatura variabili
in funzione del litotipo testato. Esso è accompagnato da una leggera diminuzione di volume ed è
dovuto alla chiusura delle microfratture preesistenti nel provino ed ad un migliore adattamento delle
piastre di carico alle facce dello stesso.

Tratto A-B
È il tratto in cui la relazione tensioni-deformazione è di tipo lineare in accordo con la legge di
Hooke. Le deformazioni del provino all’interno di questo tratto sono reversibili cioè vengono
recuperate una volta tolto il carico.

Tratto B-C
Raggiunta una tensione di soglia (punto B), che è pari a circa il 40% della tensione di rottura σci
nelle rocce a tessitura grossolana e al 50 ÷ 60% in quelle a granulometria fine, nel provino iniziano
a formarsi delle microtratture. Tali fratture hanno, generalmente, un decorso verticale e possono
essere definite stabili in quanto se lo stato tensionale indotto nel provino non cresce esse tendono a
non svilupparsi.

Tratto C-D
In seguito all’aumento del carico applicato si verifica un sensibile aumento delle microfratture del
provino e si instaura una fessurazione detta instabile poiché le fratture tendono a propagarsi anche
se lo stato tensionale viene mantenuto costante. Raggiunto questo stadio si osserva un repentino
aumento della deformazione volumetrica del provino fino ad arrivare alla rottura dello stesso. La
rottura si manifesta o con la formazione di un piano di frattura nella porzione mediana del provino
(più raramente due piani coniugati) oppure mediante più piani di frattura a decorso sub verticale.
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Il valore massimo della tensione verticale che la roccia è in grado di sopportare, corrispondente al
punto D (fig. 11), rappresenta la tensione di rottura per compressione semplice σci ed è calcolata
mediante la relazione:

dove:
F = Forza applicata al momento della rottura;
Ap = Area del provino ottenuta dal diametro iniziale d, calcolato come detto in precedenza.

Tratto D-E
Superata la massima resistenza della roccia, la curva tensioni-deformazioni presenta un tratto
discendente durante il quale si ha un incipiente sviluppo di fratture macroscopiche per coalescenza
di fratture adiacenti in seguito al tranciamento dei ponti di roccia presenti fra esse. L’andamento di
questo tratto sta ad indicare l’incapacità della roccia di esprimere una capacità portante.

Tratto E-F
Questo tratto rappresenta lo stadio finale della prova durante il quale lo stato di fratturazione del
provino aumenta considerevolmente fino alla completa frantumazione dello stesso.

La caduta di resistenza che si misura dopo il punto D (Fig. 2.3), può assumere forme diverse a
seconda del tipo di roccia testata; solitamente la resistenza decresce bruscamente nel caso di rocce a
comportamento fragile (arenarie quarzose, basalti, etc.), mentre si osserva una diminuzione più
graduale in rocce a comportamento di tipo duttile (gessi, rocce saline, etc.).
La resistenza a compressione semplice delle rocce varia in relazione al litotipo considerato e può
variare da valori di pochi MPa per le rocce cosiddette “tenere” (tufi, calcareniti, argilliti, etc.) fino a
qualche centinaio di MPa per le rocce molto resistenti (basalti, anfiboliti, arenarie quarzose, etc.).

Il modulo d’Elasticità o di Young (MPa)


Dalla curva tensioni-deformazioni, ottenuta durante una prova di compressione semplice di un
campione di roccia, è possibile ricavare il modulo d’elasticità o di Young (E).
Il modulo di elasticità che si può ottenere da una prova di compressione semplice non è univoco. È
possibile, infatti, ricavarne diversi tipi (fig. 14): il modulo tangente iniziale Eti, il modulo tangente
in un qualsivoglia punto della curva Et, il modulo medio del tratto lineare della curva ̅ , il modulo
secante in un punto della curva Es.

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Corso di Laurea in Ingegneria Civile e ambientale – Indirizzo Civile A.A. 2017-2018
Geologia Applicata – Docente: M.D. Fidelibus
Parte IV B - Proprietà tecniche delle rocce - Dispensa redatta dal Dr. Geol. Giovanni Bruno

Figura 14 - Curva tensioni-deformazioni e tipi di moduli elastici: a) Modulo tangente ad un dato valore di
tensione Eti, Et50%; b) Modulo medio della parte lineare della curva ̅ ; c) Modulo secante calcolato sulla
retta che congiunge l’origine della curva con la resistenza di picco Es (da: Bruno G., 2012 –
Caratterizzazione geomeccanica per la progettazione ingegneristica, Flaccovio Ed.)

I valori numerici assunti dai diversi moduli d’elasticità sono, ovviamente, variabili in funzione della
tipologia di modulo considerata; tuttavia, qualora la curva σ-ε non presenti il tratto di “locking”, il
modulo tangente al tratto iniziale Eti fornisce i valori più elevati.
In genere, un buon indicatore della deformabilità della roccia può essere considerato il modulo
d’elasticità tangente Et50%, calcolato in un punto compreso fra 1/2 ÷ 2/3 della resistenza a
compressione semplice σci.

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