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Geologia Applicata - Ingegneria Civile e Ambientale – Ing.

Civile 2017-2018
Parte III B - M. D. Fidelibus, Politecnico di Bari,

IDROGEOLOGIA
DEFINIZIONI

Tipi di acqua nel sottosuolo

• Acqua igroscopica -- acqua che è trattenuta fortemente dalle particelle del mezzo
(neanche le piante sono in grado di rimuoverla)

• Acqua gravifica --acqua che si può muovere sotto la forza di gravità

• Acqua capillare -- acqua che è mantenuta dalla tensione superficiale come un un film
attorno alle particelle del mezzo

La superficie freatica (Water Table) è la quota a cui l'acqua sotterranea è a pressione relativa
zero (a pressione atmosferica). Sotto la superficie freatica, l'acqua si trova ad una pressione
più alta dell’atmosferica.
Sopra la superficie freatica, l'acqua è ritenuta per tensione superficiale. Il mezzo poroso è
saturo sopra la superficie freatica solo per un piccolo spessore. Questa zona è denominata
zona capillare o frangia capillare.

ACQUIFERI, ACQUITARDI, ACQUICLUDI

Acquifero (..dipende dal punto di vista)


…...Dal punto di vista del Geologo
Complesso roccioso nel quale sono presenti e circolano con continuità acque sotterranee.
…..Dal punto di vista dell’Ingegnere
Una unità geologica che può immagazzinare e trasmettere acqua con portate sufficienti per lo
sfruttamento.

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Definizioni (geologo/ingegnere):
– Acquitardo: formazione con bassa conduttività idraulica che trasmette acqua con
estrema lentezza; un’unità geologica che può immagazzinare acqua ma non è in grado
di trasmetterla con portate utilizzabili per l’approvvigionamento
– Acquicludo: un’unità geologica che non può immagazzinare o trasmettere acqua; limite
di un sistema di flusso di acque sotterranee; una unità geologica utilizzabile per
confinamento di fluidi o materiali inquinanti

Superficie topografica

acquifera
Formazione
Linea piezometrica

Acquifero freatico

Acquitardo/Acquicludo

Un acquifero freatico è un acquifero limitato inferiormente da un acquitardo (o da un


acquicludo); il limite inferiore può essere una superficie non fissa, quale per es. un altro fluido
a diversa densità; il limite superiore è costituito dalla superficie freatica, che si trova all’interno
della formazione acquifera.

Un Acquifero Confinato è un acquifero che risulta limitato tra due acquitardi/acquicludi

• Il livello dell’acqua in un pozzo che si attesta in un acquifero confinato risale


sempre al di sopra del tetto dell’acquifero (condizioni artesiane) a meno di forte
depressurizzazioni (da sfruttamento).

• Se il livello risale al di sopra della superficie topografica l’acquifero è detto


esistere sotto condizioni (artesiane) fluenti (flowing artesian conditions)

Superficie topografica

Linea piezometrica

Acquitardo/Acquicludo
tetto

Acquifero confinato
letto
Acquitardo/Acquicludo

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Un acquifero confinato ha sempre una sua parte in condizioni non-confinate.
Tale parte rappresenta l’area di ricarica, la cui quota condiziona i carichi delle acque
sotterranee nella parte confinata dell’acquifero.
La ricarica forza l’acqua a fluire verso il basso dove rimane intrappolata sotto un
acquitardo/acquicludo.
L’acqua è così in pressione a causa del peso dell’acqua a monte e per il confinamento tra strati
impermeabili.
Gli acquicludi sono molto rari, per cui normalmente si parla di acquiferi ed acquitardi.
La definizione di acquitardo (formazione con bassa conduttività idraulica che trasmette acqua
con estrema lentezza) migliora se si include nel contesto l’acquifero sovrastante/sottostante:
Un acquitardo è un'unità con una K almeno 100 volte più bassa dello strato acquifero
sovrastante/sottostante.
Una formazione è quindi definita acquitardo quando limita il deflusso dell’acqua verso una
formazione acquifera superiore o inferiore. Spesso la formazione che costituisce l’acquitardo
non ha continuità laterale; l’acquitardo é quindi definito leaky (perdente).

L’aggettivo artesiano deriva dalla


regione di Artois (Francia) dove per
la prima volta (1126 D.C.) si
osservò fluire liberamente l’acqua
da uno scavo

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Sopra la frangia capillare, i pori sono


occupati da aria.
La zona sopra la frangia capillare è detta
zona insatura (vadosa).
Essa può avere spessori nulli o di centinaia di
metri.
L'acqua d’infiltrazione a volte incontra nello
spessore insaturo del materiale a grana fine
e “si accumula,” creando una zona satura al
di sopra della superficie freatica.
Questa zona, che ha al di sotto ancora una
zona vadosa, è denominata acquifero
sospeso.

Un acquifero sospeso è quindi generalmente


costituito da una lente satura limitata
superiormente da una superficie freatica;
condizioni insature si ritrovano al di sopra ed
al di sotto della lente

LEGGE DI DARCY - CONDUTTIVITA’ IDRAULICA

Esperimento di Darcy - (Dijon-1896)


Studio dell’efficacia filtrante di letti di sabbia per la rimozione di particolato dalle acque
destinate all’approvvigionamento di Marsiglia

Esperimento:

Lunghezza totale del cilindro = 3,5 m Composizione granulometrica della sabbia:

Diametro interno = 0,35 m 58% in peso in grani di 0,77 mm


13% “ “ “ “ di 1,1 mm
Spessore della sabbia = L 12% “ “ “ “ di 2 mm
17% “ “ “ “ di ghiaia
Carico idraulico = h Porosità totale 38%

Darcy condusse gli esperimenti con sabbie a diversa granulometria e con differenti valori di L
(spessore del mezzo filtrante [L]), misurando la portata per diversi valori di h (differenza di
carico idraulico h2- h1, [L])
Gli esperimenti di Darcy provarono che la portata Q (V/t [L3 /T]), mantenendo costante L
era proporzionale a h, mentre mantenendo costante h era inversamente proporzionale a L:

Q  h
Q  1/L
Q = K * ( h / L) A = K i A

Dove A = area della sezione filtrante [L2]


i = gradiente = h/L (adimensionale)

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L
h2

h1

Q=K iA

K = “coefficiente of permeabilità o conduttività idraulica [L T-1]

q [L T-1] = Q [L3 T-1] / A [L2] = K [L T-1] i = flusso specifico = velocità di Darcy

Essendo i adimensionale, anche K come q ha le dimensioni di una velocità [L T-1].


K per Darcy rappresentava una proprietà della sabbia che si trovava nel cilindro:
mantenendo costante il gradiente i, il flusso specifico q variava, infatti, in rapporto alle
caratteristiche granulometriche del mezzo poroso.

La velocità di Darcy q è un concetto macroscopico.


L’approccio Darcyano comporta:

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➢ un approccio macroscopico, attraverso il quale si rappresenta un mezzo poroso come
un CONTINUO
➢ che si possano definire parametri MACROSCOPICI come la CONDUTTIVITÀ IDRAULICA
➢ utilizzare leggi macroscopiche per ottenere descrizioni medie del COMPORTAMENTO
MICROSCOPICO

La velocità di Darcy q (LT-1) non deve essere confusa con la velocità reale v del fluido (LT-1).
Tali parametri hanno le stesse dimensioni, ma la velocità reale è la velocità con cui le molecole
d’acqua si muovono attraverso il mezzo poroso, mentre la velocità di Darcy è un volume
d’acqua che passa attraverso una determinata sezione nell’unità di tempo.
Solo in un mezzo poroso con porosità 100% la velocità di Darcy è uguale alla velocità reale.
La legge di Darcy assume che le molecole d’acqua fluiscano secondo un percorso rettilineo, ma
l’area filtrante è composta di solido e di vuoti e solo l’area occupata dai vuoti (interconnessi) è
efficace ai fini del flusso.

Possiamo valutare la velocità media lineare del fluido dividendo la portata (Q) per l’area della
sola sezione filtrante occupata dal fluido (inferiore a quella totale).

dove
= porosità areale, definibile per ogni sezione di un volume unitario,
Aw = area occupata dal fluido, frazione dell’area totale A della sezione del volume unitario.
Diverse sezioni di uno stesso volume unitario possono portare a diverse porosità areali.

La velocità media lineare del fluido attraverso i pori ) risulta:

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Q Q q 1 dh
    K
AWater A   dl

Dato che  è sempre < 1, la velocità media lineare é sempre > della velocità di Darcy.
La velocità media lineare del fluido calcolata tenendo conto della sezione filtrante efficace non
é ancora tuttavia la velocità REALE delle molecole.
La velocità reale delle molecole d’acqua é ancora maggiore della velocità media lineare perché
le molecole devono percorrere vie irregolari più lunghe di quelle linearizzate rappresentate
dalla velocità media lineare.
La costante di proporzionalità K nella legge di Darcy (Coefficiente di permeabilità o conduttività
idraulica) è funzione sia del mezzo che del fluido.
Nell’esperimento di Darcy, usando lo stesso tipo di fluido e mantenendo costanti gli altri
parametri, il flusso specifico q varia se si cambiano le caratteristiche granulometriche del
mezzo poroso; il flusso specifico varia anche se, mantenendo costanti carichi, sezioni,
lunghezze e materiale, varia il tipo di fluido.

Esiste un parametro che descrive le proprietà di un mezzo poroso indipendentemente dal fluido
che vi circola?
Usando un mezzo poroso ideale costituito da grani di vetro di diametro d, mantenendo
costante il gradiente idraulico e conducendo l’esperimento con fluidi a diversa densità (Kg m-
3
) e diversa viscosità dinamica  (Pa . s, Kg-m-1 s-1, proprietà che descrive la resistenza al
flusso) il flusso specifico (o velocità di Darcy) è dato da:

Cd 2 g dh Cd 2  g
q da cui K  
 dl 
Termine che riguarda il mezzo poroso
Termine che riguarda il fluido
Termine che riguarda fattori
esterni

Cd 2 g kg
K  
 
Dove:
K= conduttività idraulica [L T-1]
k = Cd2 = permeabilità intrinseca [L2]

La costante C per materiali acquiferi reali include l’effetto di una serie di proprietà del mezzo
che influenzano la filtrazione, quali:
• la distribuzione granulometrica
• la sfericità e l’arrotondamento dei grani
• il tipo di organizzazione spaziale

La costante C é quindi in relazione con la porosità del mezzo

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Per ogni formazione geologica
▪ la porosità descrive lo spazio nel quale è possibile trovare il fluido
▪ la permeabilità intrinseca (k, m2) descrive la capacità di un materiale di trasmettere un
fluido in presenza di un gradiente di energia potenziale

Porosità e permeabilità intrinseca non sono strettamente correlate. Le argille, per es., hanno
una porosità media (0.3 - 0.8) più alta di quella delle sabbie (0.3-0.4), ma hanno permeabilità
intrinseche molto più basse

Permeabilità - Dimensioni & Unità


• La permeabilità intrinseca ha le dimensioni di un’area
• L’unità di permeabilità è il Darcy [d]

kg dh q dl
q k 
 dl g dh

1 Darcy = la permeabilità intrinseca che origina un flusso specifico di 1 cm/s per un fluido con
viscosità di 1 cpoise sotto un gradiente idraulico che rende il termine
g dh/dl uguale ad 1 atm/cm.

K = 1 Darcy = 9.87 x 10-9 cm2  10-12 m2


1 Darcy corrisponde ad una conduttività idraulica pari a K= 9.66 x 10-6 m/s

La conduttività idraulica ha un intervallo naturale di variazione tra 1 x 10-14 m/s < K < 1 x 10-1
m/s: il parametro copre quindi 13 ordini di grandezza.
Valori tipici della conduttività idraulica:
K = 10-1 - 102 cm/s = ghiaie
K = 10-4 - 1 cm/s = sabbie
K = 10-6 - 10-4 cm/s = calcari, arenarie

La conduttività idraulica di una ghiaia ben classata è 10-2 m/s; 1 x 10-9 m s-1  rocce
essenzialmente impermeabili, non fratturate (argille, rocce ignee, metamorfiche). Le fratture
possono aumentare il valore di K di 2 o 3 ordini di grandezza.

Stima della conduttività idraulica


In idrogeologia il problema principale sta nella stima dei parametri idrogeologici caratterizzanti
un acquifero. Parliamo di stima e non di misura: la conduttività idraulica, infatti, come anche
altri parametri che verranno definiti più avanti, non può essere misurata direttamente, ma solo
stimata da dati di laboratorio e/o di campo.
La stima della conduttività idraulica è, di fatto, problematica, tenendo conto che il parametro
può variare di ordini di grandezza attraverso tutto lo spettro dei sedimenti e delle rocce che
permettono l’instaurarsi di un processo di filtrazione.
La conduttività idraulica ha generalmente relazione con le proprietà fondamentali del mezzo in
cui l’acqua circola: nel caso, per es. di un mezzo poroso, la conduttività idraulica ha relazione
con la distribuzione granulometrica e di conseguenza con la porosità. S’intende per
distribuzione granulometrica (o composizione o assortimento granulometrico o semplicemente
granulometria) di un terreno una rappresentazione semplice della distribuzione delle
dimensioni delle particelle che lo costituiscono.
La conduttività idraulica può inoltre essere variabile nello spazio anche quando le
caratteristiche intrinseche delle rocce e dei sedimenti non variano apprezzabilmente a causa
della presenza di discontinuità, quali per es. fratture e fessure.

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Il valore della conduttività idraulica dipende inoltre dalla scala spaziale, ragion per cui stime
condotte alla scala di un campione non possono essere direttamente estrapolate alla scala
dell’acquifero.
La conduttività idraulica è anche dipendente dalla direzione.

Per la stima del parametro si possono utilizzare differenti approcci, tra i quali:
1. analisi granulometriche, che portano all’individuazione dei parametri necessari
all’applicazione di formule empiriche che collegano la conduttività idraulica ai parametri
granulometrici del terreno;
2. prove d’infiltrazione, dove gli infiltrometri (conosciuti anche come permeametri) sono
usati per misurare la quantità di acqua che si infiltra nel tempo attraverso un profilo di
sedimento/suolo; tale quantità è funzione della conduttività idraulica verticale. Due metodi
principali possono essere impiegati, quello a carico costante e quelli a carico variabile. Le prove
possono essere effettuate in campo o su campioni di terreno in laboratorio (nel seguito si
illustreranno solo le prove di laboratorio).
3. prove in pozzo (Pump Tests) che coinvolgono l’estrazione d’acqua da pozzi, con la
misura delle portate estratte dal pozzo e delle depressioni causate nell’intorno del pozzo in
opportuni piezometri di controllo. Tali prove sono finalizzate a valutare la risposta dell’acquifero
ai prelievi.

Questi approcci rispondono evidentemente a differenti scale d’indagine, a loro volta


determinate dal problema da risolvere.

4.2 Eterogeneità ed anisotropia

La K usualmente varia sia spazialmente che con la direzione della misura nell’ambito di una
formazione geologica.
La prima proprietà è detta ETEROGENEITA’, la seconda ANISOTROPIA

Se K è indipendente dalla posizione


la formazione è  OMOGENEA
Se K dipende dalla posizione
la formazione è  ETEROGENEA

Se K è indipendente dalla direzione della misura in un punto della formazione geologica la


formazione è  ISOTROPA
Se K varia con la direzione
la formazione è  ANISOTROPA

Se il materiale che costituisce l’acquifero è differente da un luogo all’altro (posizione) esso è


definito ETEROGENEO, indipendentemente dal fatto che sia o no anisotropo
Probabilmente vi sono tanti tipi di configurazioni eterogenee quanti sono gli ambienti geologici.

Esemplificazione di un materiale eterogeneo e di un materiale omogeneo

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MISURE DI LIVELLO STATICO

Piezometri e pozzi
Ricordiamo che il carico idraulico h è la somma di un potenziale di posizione e di un potenziale
di pressione:
 P 
h   z  
 g 
dove h [L] é il carico idraulico, z [L] é la quota del punto di misura rispetto ad un datum, P
[M/LT2] è la pressione nel punto di misura, ρ [M/L3] è la densità dellꞌacqua, e g [L/T2] è
lꞌaccelerazione di gravità.

Il carico idraulico si misura determinando lꞌaltezza a cui lꞌacqua si stabilizza in un pozzo in


comunicazione con lꞌacquifero e riportando questo valore in termini di quota sul livello medio
mare. Quando un pozzo ha una lunghezza significativa in comunicazione con lꞌacquifero (ossia
ha un intervallo finestrato), il livello statico che si misura nel pozzo rappresenta la media del
carico idraulico per lꞌintero intervallo.

Se il pozzo ha un intervallo finestrato molto ridotto (approssimabile ad un punto) il pozzo é


noto come piezometro ed il livello dell’acqua che vi si misura rappresenta un carico idraulico
puntuale. I pozzi sono in comunicazione con lꞌacquifero solo nelle parti finestrate, laddove il
fondo si assume sigillato; questo nella pratica non è sempre vero, particolarmente nelle rocce
lapidee.
Il piezometro ha normalmente un diametro più piccolo del pozzo.
In ogni caso, se esso misura il carico idraulico puntuale è detto Piezometro perfetto: se
invece il tratto finestrato ha una certa lunghezza il piezometro è detto imperfetto. I pozzi
sono quindi piezometri imperfetti.
Le misure in un piezometro perfetto ed in un pozzo coincidono solo se il carico idraulico è
costante lungo la verticale, cioè se le tubazioni attraversano zone della falda caratterizzate da
equipotenziali verticali e quindi flusso orizzontale.

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Boccapozzo

Superficie
topografica

Superficie
freatica

Pozzo
Il livello statico intervalli Piezometro
rappresenta finestrati Misura il carico
una media del solo nel punto
carico idraulico indicato
per l'intero
intervallo finestrato.

Pozzi e piezometri

Pozzo finestrato. Nel pozzo finestrato (monitoring well) il livello statico coincide con quello della
superficie freatica.

Piezometro puntuale. Nel piezometro perfetto il livello statico rispecchia il valore


dellꞌequipotenziale passante nel punto di misura.

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Gradienti idraulici

Dalle misure di carico idraulico in pozzi finestrati si può ottenere il gradiente idraulico
orizzontale, mentre da misure effettuate con piezometri puntuali si hanno informazioni sul
gradiente idraulico verticale.

L Gradiente idraulico
orizzontale
h1 ih = (h1- h2)/L
(h1- h2)
h2

h
Gradiente idraulico verticale
L
iv=h/L

Gradenti idraulici orizzontali e verticali

1m

A BC A BC A BC

Misure di livello statico in gruppi di piezometri puntuali - La direzione del flusso verticale in un
gruppo di piezometri puntuali va identificata ricordando che il dato di livello si riferisce al punto
Le frecce indicano il verso del flusso a partire
di apertura del piezometro.
ovviamente dal punto in cui i piezometri sono aperti
Si preferisce in generale ottenere
(punto i dati di carico idraulico da piezometri piuttosto che da pozzi.
di misura)
Se vi è una componente verticale del flusso questo significa che vi è una differenza di carico
idraulico lungo la verticale dell’acquifero: questa eventualità può essere evidenziata solo
disponendo di due o più piezometri lungo la stessa verticale, aperti a differenti profondità.
Se invece si dispone solo di valori del carico idraulico in pozzi si potrà dare un’indicazione sulla
direzione orizzontale del flusso, ma non si potrà dire nulla sul flusso in verticale.

Ad esempio, sulla base delle misure di carico idraulico condotte nei pozzi 1 e 4 si potrà dire che
lꞌacqua sotterranea fluisce da P1 a P4, poiché il carico in P1 é maggiore che in P4. In ogni
modo, solo se si hanno misure nei piezometri 2 e 3 ci si accorge che nellꞌacquifero in realtà vi è
un flusso verticale: ciò suggerisce, in pratica, che per conoscere completamente lꞌandamento
del flusso il carico idraulico deve ricostruito nella sua tridimensionalità.

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Superficie Pozzo 1 Piezometro Piezometro Pozzo 4
topografica 2 3

Livello
Livello statico
Superficie statico
freatica

il carico misurato
si riferisce
a questo punto

il carico misurato
si riferisce
a questo punto

Schema di misure con pozzi e piezometri

Piezometri puntuali attestati a profondità diverse possono intercettare equipotenziali di


differente valore: il livello statico nei piezometri risulta evidentemente diverso

Superficie freatica
Direzione del flusso

Potenziale
Falda + basso

Linee di egual Potenziale


carico idraulico + alto

Sezione verticale di un sistema di flusso e (b) particolare di unꞌarea di emergenza della falda
identificabile solo attraverso misure con piezometri.

La misura dei gradienti verticali diventa molto importante quando si lavora su un sistema
costituito da più acquiferi sovrapposti. In tal caso è opportuno sapere qual è la direzione della
filtrazione attraverso gli acquitardi. Eꞌ molto importante, in tale contesto, dove pozzi e
piezometri possono essere attestati in differenti acquiferi, conoscere la posizione e lꞌentità delle
finestrature per poter interpretare correttamente i dati di misura.

650

610
600 590
570
550

500

m s.l.m.
400 m

Molto spesso tuttavia occorre condurre le misure su pozzi per i quali non sono disponibili dati
tecnici. I valori decrescenti del carico idraulico misurato e l’esistenza di un gradiente

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rappresentano solo una condizione necessaria ma non sufficiente per decidere la direzione del
flusso.
In assenza di informazioni sulla stratigrafia del sottosuolo nel luogo di interesse, che
evidentemente è in grado di chiarire se si é in presenza di più acquiferi, e di informazioni sulle
caratteristiche tecniche dei pozzi stessi, é opportuno in generale misurare qualche
caratteristica qualitativa delle acque intercettate dai diversi pozzi. Differenze in temperatura,
salinità o composizione chimica delle acque possono guidare nella selezione dei dati da
correlare.

SUPERFICI PIEZOMETRICHE - RETI DI FLUSSO

Ricostruzione dell'andamento delle superfici/linee piezometriche

Le misure di carico idraulico sono di base per la ricostruzione delle superfici piezometriche.
La superficie piezometrica (meglio definita come superficie potenziometrica) è la superficie che
definisce nello spazio la distribuzione del carico idraulico di una falda: nel caso di falda libera la
superficie potenziometrica coincide con la superficie freatica; nel caso di falda confinata essa si
situa al di sopra del tetto dellꞌacquifero ed è concretizzata dall'insieme dei livelli (detti livelli
piezometrici) a cui risale l'acqua nei pozzi attestati nell'acquifero confinato.

Le linee isofreatiche rappresentano il luogo dei punti d'uguale quota assoluta della superficie
freatica; le linee isopiezometriche rappresentano il luogo dei punti d'uguale quota assoluta
della superficie piezometrica. Le linee rappresentano quindi l'intersezione della superficie
freatica/piezometrica con le singole superfici equipotenziali.
Per ricostruire l'andamento delle superfici equipotenziali (andamento 3D) occorre un numero
sufficiente di misure di carico idraulico condotte presso una rete di piezometri che deve
interessare la falda a diverse profondità.
Nella pratica solo a scala locale si dispone di reti piezometriche adeguate; in generale la
ricostruzione dell'andamento dei livelli statici è condotta mediante l'utilizzo di pozzi
(monitoring wells). Quelli che si utilizzano per la ricostruzione della superficie freatica
(water table) devono essere opportunamente finestrati per intercettare le oscillazioni minime
e massime dei livelli della falda.

I punti di misura (piezometri o pozzi) devono comunque essere distribuiti omogeneamente sul
territorio in studio.
Le misure, ovviamente, devono risultare ″significative″ anche dal punto di vista temporale.
Il potenziale idraulico, infatti, cambia nello spazio e nel tempo. Si hanno quindi:
▪ Sistemi stazionari (steady-state): la configurazione della superficie
freatica/piezometrica e la distribuzione nello spazio del carico idraulico sono costanti nel
tempo; h (x,y,z)
▪ Sistemi non-stazionari (unsteady-state): la superficie freatica/piezometrica e la
distribuzione spaziale dei carichi variano con il tempo; h (x,y,z,t)

La quarta dimensione può essere rimossa solo se tutte le misure sono ragionevolmente
contemporanee e si possono considerare riferite ad uno stesso tempo, per cui si riporta il
sistema ad un sistema stazionario con h(x,y,z). Con "significative", quindi, si intende sia che le
misure devono essere riferite ad un solo acquifero di cui siano note le condizioni al contorno,
sia che esse devono essere condotte entro un definito intervallo di tempo che renda le misure
correlabili; tale intervallo può essere stabilito correttamente se si conoscono gli andamenti nel
tempo dei carichi idraulici per la falda in esame e, di conseguenza, le variazioni indotte sugli
stessi carichi dai fattori naturali (e antropici). Normalmente, per un territorio, si dispone di
serie storiche relative al monitoraggio nel tempo dei carichi idraulici su un numero limitato di
pozzi. Questi dati di monitoraggio consentono di definire, per es., l'escursione stagionale, vale
a dire la differenza (media, se osservabile per più anni) che si riscontra tra il valore minimo del
carico idraulico (condizioni di magra della falda) e massimo (condizioni di piena). Come si
vedrà più avanti, le superfici piezometriche subiscono generalmente variazioni periodiche
anche importanti, riguardo, appunto, alla stagionalità dell’alimentazione.
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L'intervallo di tempo entro il quale compiere le misure viene quindi definito in ragione
dellꞌescursione suddetta. In generale si fa quindi riferimento alla stagione: per una
ricostruzione esaustiva della piezometria occorrono quindi almeno 4 campagne a cadenza
trimestrale e le relative misure andrebbero condotte nell’arco di pochi giorni o settimane, o
comunque in un intervallo di molto inferiore al trimestre. La valutazione degli andamenti
climatici dell’ultimo cinquantennio indica, in ogni caso, che esistono anni particolarmente
secchi ed anni particolarmente umidi: ciò significa che una ricostruzione trimestrale per un
anno idrologico X che può ricadere in un periodo di siccità, non è di principio valida per l'anno Y
in cui le precipitazioni sono particolarmente abbondanti.
Le cadenze di misura e gli intervalli di tempo entro i quali eseguire l'insieme delle misure tese
a ricostruire l'andamento della superficie potenziometrica possono variare anche con la scala
del problema in studio: se, per es., si deve verificare la piezometria in un'area costiera alla
scala locale di un'opera, occorrerà ricordare che i carichi idraulici variano durante il giorno in
rapporto alle variazioni periodiche del livello mare, per cui due misure su due piezometri/pozzi
distinti potrebbero non essere confrontabili perché condotte in orari diversi tali da
corrispondere ai valori estremi dell’escursione di marea.
In ogni caso ricostruzioni storiche della piezometria devono essere considerate solamente
indicative per l'attualità, in quanto strettamente valide solo per l'orizzonte temporale a cui
sono riferite. Questo è particolarmente vero sia in aree urbanizzate, laddove opere civili
successive possono aver indotto, per impermeabilizzazione del sottosuolo e/o a causa della
realizzazione d’opere in sotterraneo, variazioni significative delle caratteristiche del saturo e
dell'insaturo, sia in aree extra-urbane, laddove le attività irrigue e gli emungimenti possono
produrre variazioni importanti nella distribuzione dei carichi idraulici.
Se quindi si eseguono corrette misure del carico idraulico in un numero adeguato di pozzi di
monitoraggio distribuiti omogeneamente in un'area e se tali misure sono tutte riferite allo
stesso datum (livello medio mare), i dati ottenuti si possono interpolare per ricostruire
l'andamento delle linee isofreatiche/piezometriche. Oltre a scopi pratici, quale, per es., quello
di stimare la profondità che deve essere raggiunta da un pozzo di sfruttamento, l'andamento
delle linee suddette fornisce un'indicazione approssimata della direzione del flusso dell'acqua
sotterranea in ogni punto della superficie freatica/piezometrica. Tale direzione è fornita dalle
linee perpendicolari alle linee isofreatiche/piezometriche: esse sono dette linee di flusso
(flowlines o streamlines).

Ricostruzione di linee isofreatiche e di direzioni di flusso per interpolazione di dati di campo

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Le linee di flusso sono perpendicolari alle linee isofreatiche/isopiezometriche (ed alle superfici
equipotenziali) solo in mezzi omogenei ed isotropi. Il verso è individuato nella direzione di
diminuzione dei carichi. L'insieme delle linee equipotenziali e delle linee di flusso costituisce
una rete di flusso

Regole per la costruzione di reti di flusso


Una rete di flusso è costituita dall'insieme delle linee equipotenziali (linee ad egual carico
idraulico) e delle linee di flusso. Una rete di flusso rappresenta la soluzione grafica delle
equazioni del flusso in condizioni stazionarie.
In una rappresentazione grafica bidimensionale di una determinata area (sia orizzontale –
carta piezometrica, sia in verticale - sezione), la rete di flusso permette di delineare il flusso
delle acque sotterranee.
Sulla base delle seguenti ipotesi:
➢ acquifero saturo, omogeneo ed isotropo
➢ flusso stazionario e laminare
➢ validità della legge di Darcy
➢ incompressibilità del terreno e dell’acqua,
definiamo i passi successivi e le regole generali da seguire per costruire graficamente una rete
di flusso:
1. disegnare i contorni della regione per la quale si vuole ricostruire la rete di flusso;
2. abbozzare le linee equipotenziali: le linee equipotenziali devono rispettare le condizioni
al contorno e le perdite di carico tra le linee equipotenziali devono essere costanti;
3. abbozzare quindi le linee di flusso considerando che esse devono intersecare
perpendicolarmente le linee equipotenziali e che esse non devono invece intersecarsi
reciprocamente;
4. adattare le posizioni delle linee di flusso e delle equipotenziali per rispondere al punto
3; si tratta di operare secondo un processo di correzioni successive;
5. i poligoni creati dalle linee di flusso e dalle linee equipotenziali devono avvicinarsi a
quadrati curvilinei; eccetto, infatti, che in casi di semplice geometria, i poligoni
delimitati non saranno dei quadrati, ma quadrati curvilinei;
6. come controllo finale dell'esattezza della rete di flusso, disegnare le diagonali dei
quadrati: esse devono intersecarsi perpendicolarmente; deve essere possibile inscrivere
un cerchio all’interno del quadrato curvilineo, tangente ai quattro lati del quadrato.

Consideriamo quindi l'area mostrata nella figura seguente, dove i valori rappresentano le quote
della superficie freatica ottenute sia da pozzi di monitoraggio, sia da misure della quota del
pelo libero del torrente (linea blu). Possiamo connettere i punti ad eguale carico idraulico come
mostrato e quindi costruire le linee di flusso perpendicolari alle equipotenziali.
La figura fornisce qualche informazione in merito alla direzione del deflusso delle acque
sotterranee: il deflusso è diretto verso il torrente e contribuisce ad alimentare il flusso di base.

La rete di flusso bidimensionale per la sezione SW-NE di (c), é riportata in (d).

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Le linee color arancione, situate in corrispondenza di spartiacque sotterranei (fianchi del bacino
e torrente) rappresentano limiti per il flusso (no-flow boundaries). L'acqua sotterranea non
attraversa questi limiti, almeno per quanto riguarda la sua parte più superficiale riportata in
(d).

(a)

(b) e (c)

Sezione SW-NE della carta piezometrica di (c). Equipotenziali (rosso), linee di flusso (linee
tratteggiate). La superficie freatica é indicata in blu.

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In questo caso si osserva che:


➢ la superficie freatica è un limite superiore: nella rappresentazione bidimensionale essa
non è né una linea equipotenziale, né una linea di flusso: è una linea dove è nota la
distribuzione dei carichi; il flusso è normalmente ad angolo obliquo a tale limite;
➢ gli spartiacque sotterranei sono limiti idraulici no-flow; le equipotenziali sono sempre
normali ad un limite idraulico e le linee di flusso sono sempre parallele; l'acqua
sotterranea quindi non attraversa un limite idraulico.

Vi sono, oltre alla superficie freatica ed ai limiti idraulici, altri tipi di limiti:
➢ limiti geologici (no-flow boundaries) - tra questi vi sono le formazioni impermeabili
e le faglie (quando tra i piani della frattura esiste un riempimento); il flusso è
sempre parallelo ai limiti geologici e le equipotenziali sono sempre ad esso normali;
l'acqua sotterranea non attraversa un limite geologico;
➢ limiti a carico costante– essi sono rappresentati da specchi liquidi quali laghi, mari,
invasi etc; sono equivalenti a linee equipotenziali per cui il flusso è sempre
perpendicolare a tali limiti;
➢ limiti di conduttività idraulica– questi sono limiti che si ritrovano tra due formazioni
a diversa permeabilità; le linee di flusso subiscono rifrazione al passaggio tra le due
formazioni (legge della tangente).

Limite idraulico
No-flow

Limite idraulico
Spartiacque sotterraneo

Limite idraulico Fiume


Fiume No-flow
No-flow

Limite geologico No-flow


Limiti geologici ed idraulici

Limite idraulico
No-flow
Spartiacque sotterraneo

Limite idraulico
No-flow

Carico
costante
Limite geologico No-flow

Limite a carico costante

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In sintesi:

LIMITE: SUPERFICIE FREATICA h=z

z
▪ In sezione la superficie freatica è
rappresentata da una linea a h=z
carico idraulico variabile, ma
noto
▪ Se vi è ricarica o deflusso
attraverso la linea, le linee di
flusso la incontreranno con un
Linee
angolo obliquo. Equipotenziali
Linee di flusso

Figura 6.8

LIMITE IMPERMEABILE  h 0
(GEOLOGICO O IDRAULICO)
 x
X
▪ Non vi è flusso attraverso il
limite: Portata unitaria
attraverso il limite impermeabile linee
n=0
equipotenziali
▪ Linee equipotenziali
perpendicolari al limite

▪ Linee di flusso parallele al limite Linee di flusso


Figura 6.9

LIMITE A CARICO COSTANTE


h=C

▪ Carico idraulico h = costante


▪ Rappresenta una linea
equipotenziale
▪ Linee di flusso perpendicolari al Linee di
limite
▪ Linee equipotenziali parallele al flusso
limite

linee
equipotenziali
Figura 6.10

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LIMITE DI CONDUTTIVITA’
IDRAULICA

▪ Presso un limite di conduttività


idraulica le linee di flusso
subiscono rifrazione

▪ Le linee di flusso tendono a


diventare quasi orizzontali negli
strati acquiferi e verticali negli
acquitardi Es: K1< K2

K1/K2 = tan1/ tan2

Figura 6.11

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