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PARTE III
GEOLOGIA STRUTTURALE
La geologia strutturale si occupa dello studio delle rocce che hanno subito deformazioni a causa
di sforzi ed include la descrizione della posizione raggiunta a causa della deformazione. La
geologia strutturale a scala regionale è chiamata tettonica.
• Anticlinale
Si presenta come una serie di strati convessi con i fianchi che si dirigono verso il basso rispetto
alla parte centrale della piega (Figura 1). Una superficie di erosione al top della piega
metterebbe in evidenza che la roccia è progressivamente più giovane man mano che ci si
allontana dall’asse
Figura 1
• Sinclinale
È costituita da una serie di strati concavi con i fianchi che si dirigono verso l’alto in opposte
direzioni rispetto all’asse della piega (Figura 2). Una superficie di erosione metterebbe in
evidenza che le rocce sono progressivamente più vecchie man mano che ci si allontana dall’asse
della piega
Figura 2
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• Brachianticlinale (duomo)
Una serie di strati convessi che si dirigono verso il basso a 360° rispetto al centro della
struttura (Figura 3)
Figura 3
• Brachisinclinali
Una serie di strati concavi che si dirigono verso l’alto a 360° rispetto al centro della struttura
(Figura 4).
Figura 4
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• Piano assiale: superficie ideale che interseca la linea di cerniera e che divide la piega in
due parti il più possibile simmetriche, con un fianco su ciascun lato della superficie
Figura 5 – (a) parti di una piega; (b) Direzione (strike) di una piega ed inclinazione (dip) dei
fianchi
Per definire l’orientazione nello spazio dei fianchi e del piano assiale (Figura 5b) si deve definire
quella dei piani che li rappresentano. I tre parametri di seguito descritti definiscono la giacitura
(figura 6) di un qualsiasi piano nello spazio e quindi sono utilizzati per descrivere anche altri
elementi geologici quali piani delle fratture, le superfici di faglia, i piani di discontinuità:
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Figura 6
• Pieghe simmetriche (symmetrical) – pieghe che hanno parti speculari rispetto al piano
assiale
• Pieghe asimmetriche (asymmetrical) – pieghe che non sono speculari rispetto al piano
assiale
• Pieghe rovesciate (overturned) – pieghe il cui piano assiale è inclinato; gli strati dei due
fianchi possono avere la stessa immersione
• Pieghe coricate (recumbed) – pieghe con il piano assiale orizzontale
• Pieghe di accavallamento (thrust-faulted) – gli strati si spostano adattandosi alla forma
della faglia
Figura 7
Pieghe immergenti
Se l’asse della piega non è orizzontale, la piega è detta immergente (Figura 8).
La maggior parte delle sinclinali e delle anticlinali hanno un qualche grado di immersione.
Pieghe non-immergenti mostrano in superficie linee di contatto con le formazioni confinanti
parallele e diritte; nelle pieghe immergenti le linee di contatto sono curve
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Figura 8
Esercizio A
Pieghe: completare la sezione verticale (in basso) relativa alla mappa orizzontale (in alto);
disegnare il piano assiale e descrivere il tipo di piega (lo strato 1 è il più antico)
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Esercizio B
Completare la sezione verticale; disegnare il piano assiale e descrivere il tipo di piega (lo strato
1 è il più antico)
Una diaclàsi è una frattura lungo la quale non si è prodotto un consistente movimento.
Faglie
Una faglia è una frattura con spostamento relativo delle parti separate lungo piani paralleli alla
superficie di rottura.
• Tipi di faglie
Le faglie vengono classificate in base alla direzione del movimento relativo delle due parti
separate dalla superficie di rottura.
I concetti di tetto e muro sono importanti nel definire i differenti tipi di faglie: la parte
dell’ammasso roccioso che giace sopra il piano di faglia è detta TETTO, mentre quella che sta
sotto il piano di faglia è detta MURO (Figura 9)
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Figura 9
Vedi Figura 10
Figura 10
Faglie dirette o normali (Figura 11): sono prodotte da sforzi distensivi; le parti opposte si
allontanano l’una dall’altra; le rocce sovrastanti il piano di faglia (tetto) si muovono verso il basso
rispetto alle rocce sottostanti (muro), causando un assottigliamento crostale
• Cause
o Moti locali o regionali DIVERGENTI di segmenti crostali
• Caratteristiche
o Angolo da medio ad alto rispetto all’orizzontale
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• Terminologia
o Associazione di faglie: faglie parallele, ravvicinate
• Casi particolari:
o fosse tettoniche o rift valleys
o Graben: parte crostale sprofondata
o Horst: parte crostale emersa
Quando sui due lati di un lembo di crosta terrestre le zolle si dispongono a gradinata, si ha un
HORST; quando invece tra due lembi rimasti immobili una regione sprofonda a gradinata ne
deriva una Fossa Tettonica o GRABEN (Figura 12)
Figura 11
Figura 12
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• Cause
o Moti locali o regionali convergenti di segmenti crostali
• Caratteristiche
o Angolo da medio ad alto rispetto all’orizzontale
Figura 13
I sovrascorrimenti sono faglie inverse a basso angolo in corrispondenza delle quali vaste
porzioni di crosta terrestre avanzano per molti chilometri sopra altre porzioni di crosta (Figura
14).
• Cause:
o Moti convergenti locali o regionali di segmenti crustali (spinte tettoniche
tangenziali)
• Caratteristiche:
o Angolo molto basso rispetto all’orizzontale (INFERIORE A 45°) e rigetti orizzontali
molto ampi
Figura 14
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I sovrascorrimenti, come in generale tutte le faglie, mettono a contatto "mondi geologici" diversi.
Ciò significa che nel ricostruire profili geologici occorre terminare gli strati contro la faglia o il
sovrascorrimento, e riprendere il profilo ex novo dopo la faglia. In Figura 15, una successione
carbonatica (A) è in contatto tettonico con una argillosa (B). Notare come gli strati dell'unità
sovrascorsa (A) si chiudano contro il piano di sovrascorrimento.
Figura 15
Faglie trascorrenti: sono prodotte da sforzi di taglio; le parti opposte scorrono l’una rispetto
all’altra (Figura 16).
Sono originate dal movimento orizzontale lungo la frattura; il movimento può essere destrorso
o sinistrorso rispetto all’osservatore (guardando la linea di faglia, nel caso di faglia destrorsa è
la parte destra della faglia che si è mossa verso l’osservatore, mentre, nel caso di faglia
sinistrorsa si è mossa verso l’osservatore la parte sinistra)
Figura 16)
Trappole strutturali
Strutture geologiche quali pieghe, faglie, fratture e giunti sono importanti perché possono
fungere da trappole (Figura 17) per l’accumulo di fluidi e gas. Il petrolio ed i gas naturali sono
formati ed intrappolati in pieghe sub-superficiali; faglie, giunti e fratture possono fungere da via
preferenziale per il deflusso di acque sotterranee ed ospitare depositi minerali (oro, argento,
rame, etc).
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Quando due fluidi immiscibili come petrolio ed acqua occupano lo stesso mezzo poroso, vi sarà
un flusso simultaneo dei due fluidi.
Per studiare questo flusso si usa l’approssimazione dell’interfaccia netta (z), assunta come
superficie di separazione netta tra i fluidi, ma soggetta a variazioni nella sua posizione in
relazione alle condizioni di deflusso di ciascuno o di entrambi i fluidi.
La possibilità che le strutture sinclinali o anticlinali (Figura 18) diventino trappole per il petrolio
dipende da complessi rapporti tra fluidi in moto e fluidi statici e dal rapporto tra la curvatura
delle strutture geologiche e la curvatura dell’interfaccia determinata dal moto dei fluidi.
Figura 17
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Figura 18
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MOVIMENTI FRANOSI
Fenomeni franosi
Sono dei movimenti di massa coinvolgenti rocce, detriti o terre, attraverso i quali si manifesta
la tendenza da parte di un corpo al raggiungimento di un minimo di energia potenziale.
Nonostante la definizione alquanto semplice, essi costituiscono dei complessi fenomeni geologici
e geomorfologici la cui classificazione è spesso controversa. Il sistema più usualmente adottato
è quello proposto da Varnes (1978)
Stile
In base al tipo di dislocazione il fenomeno potrà avere uno stile:
• Singolo -avviene con la mobilizzazione di un ammasso unico e secondo un’unica
tipologia di movimento
• Complesso -avviene secondo più tipologie di movimento associate nel tempo
• Composito -avviene secondo più tipologie di movimento in fasi successive (t1, t2)
• Successivo -avviene non coinvolgendo la stessa massa in tempi differenti
(indipendente)
• Multiplo -avviene con il coinvolgimento di masse già precedentemente dislocate
Distribuzione
In base all’evoluzione spazio-temporale il fenomeno potrà avere una distribuzione:
• Costante -avviene con gradualità e continuità nel tempo
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Frane complesse: In questo tipo di frane i movimenti derivano dalla combinazione nello spazio
e nel tempo di 2 o più tipi di movimento tra quelli descritti prima.
Coinvolgono i suoli ricchi di limo e argille, capaci di assorbire e trattenere grandi quantità di
acqua. Possono provocare danni di lieve entità a strutture viarie; includono il soliflusso e il soil
creep.
• Il soliflusso, dal punto di vista meccanico, può essere assimilato ad un colamento lento
di una massa fluida molto viscosa. Il movimento si manifesta nei suoli fluidificati in seguito
a precipitazioni in regioni periglaciali (geliflusso).
• Il soil creep è il risultato di un insieme di movimenti parziali dei detriti che ricoprono il
versante. Tali movimenti sono visibili in superficie e si esauriscono in profondità. Sono la
conseguenza della circolazione dell’acqua nel terreno, di fenomeni di imbibizione e di
disseccamento, di fenomeni di gelo e di disgelo e dell’azione degli animali.
Figura 19
Cause di franamento
È molto importante conoscere le cause che concorrono alla genesi di un fenomeno franoso, sia
per scegli ere correttamente gli interventi di stabilizzazione, sia per prevenire adeguatamente
ulteriori fenomeni di instabilità in aree geologicamente simili.
Tali cause possono essere distinte in:
• cause preparatorie: fattori intrinseci di instabilità legati alle caratteristiche litologiche,
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Fattori che contribuiscono alla diminuzione della resistenza al taglio del materiale
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