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Lezione 18 – archi e volte

La geometria delle volte, specie per le più complesse, è spesso determinata dalle modalità di apparecchio più
che dalla volontà di esprimere una forma prestabilita. La geometria è così il risultato di un’ottimizzazione dei
sistemi di tracciamento e delle modalità di posa in opera (riutilizzo delle stesse centine per porzioni diverse
della volta). Risulta inoltre evidente come ogni sistema costruttivo (volte ad elementi, volte a concrezione,
volte a guscio, …) abbiano una naturale vocazione per determinate geometrie (volte in conci squadrati per
geometrie con elementi tutti uguali, volte in getto per rigate, volte a guscio per intradossi con discontinuità
limitate). Parlando di geometria delle volte, distinguiamo:

 Volte semplici: costituite da una sola superficie o falda, presentano intradosso continuo privo di
spigoli;
 Volte composte: formate dalla giustapposizione di più falde, presentano spigoli e discontinuità
all’intradosso;
 Volte speciali: la geometria non è esattamente definita.

I moderni sistemi di rilevamento laser-scanner evidenziano spesso come gli intradossi di volte cupole non
descrivono geometrie consuete. In molti casi, infatti, è la modalità di apparecchio delle volte che ne ha
determinato a posteriori la geometria (superfici veloidiche, conoidi e cilindroidi). Le geometrie “perfette”
sono in alcuni casi semplicemente un’astrazione progettuale.

Il funzionamento a guscio è un principio di resistenza per forma, complesso ma che segue il principio della
massima economicità, per ottenere la massima resistenza utilizzando poco materiale. Utilizzare una quantità
minore di materiale, oltre che a riscontri economici, riduce i carichi perché la struttura è più leggera e risulta
anche migliore la costruzione dal punto di vista antisismico. Le volte sottili o volte realine sono caratterizzate
da questo principio costruttivo.

Ogni volta trattata fin ora è stata ricondotta ad una superficie geometrica semplice, considerata priva di
spessore (intradosso ed estradosso coincidono). Questa astrazione è maggiormente assimilabile a quegli
elementi costruttivi in cui l'intradosso e l'estradosso sono paralleli, ma questo non è sempre vero (è il caso
degli archi: intradosso curvilineo ed estradosso piano), poiché spesso l'estradosso deve ammorsarsi in modo
opportuno con la muratura stessa.

Abbiamo definito volte semplici, costituite da un'unica superficie, e volte composte, formate
dall'accostamento di più falde o più superfici. Esiste una terza categoria: le volte speciali, per le quali è difficile
una descrizione analitica della superficie, proprio perché estremamente complessa. Se le volte semplici o
composte possono essere modellate semplicemente con programmi di calcolo e trattate analiticamente, per
le volte speciali la modellazione risulta talmente approssimata che i risultati spesso vanno presi con le pinze,
poiché quasi sicuramente inattendibili. La prima cosa da fare quando si verifica una volta è proprio definirne
la superficie geometrica. Dal punto di vista pratico è importante fare una considerazione: anche la superficie
più semplice, come la cilindrica, costituente la volta a botte, in realtà possono avere numerose varianti. Una
volta a botte può infatti presentare diversi profili: man mano che ci si sposta dalle sezioni trasversali in basso
a quelle più in alto, la sezione trasversale si deforma e si trasforma
da una sezione perfettamente circolare ad una deformata,
approssimabile ad una sezione ellittica. Questo comporta
maggiore spinta in corrispondenza dei punti di imposta: man
mano che ci spostiamo dalla sezione in basso alla sezione
trasversale in alto va aumentando la sollecitazione e quindi le
sezioni in alto saranno più soggette al ribaltamento.

Le volte a botte hanno quindi una geometria cilindrica ed in generale sono descritte da una retta, una
generatrice che si sposta nello spazio mantenendosi parallela seguendo una linea curva qualsiasi. Se le
generatrici che la definiscono sono perpendicolari al piano sul quale giacciono le volte sono dette volte a
botte rette, altrimenti sono definite volte oblique (generatrice non ortogonale al piano sul quale giace). Se
giace su un piano non ortogonale, la sezione trasversale (ortogonale all'asse della volta) sarà una sezione
rialzata, dove avremo un semidiametro minore, quindi una volta rialzata. Un'altra soluzione, caratterizzata
per strutture dove si impostano per esempio le rampe delle scale, prevede i muri di imposta con andamento
obliquo, definita volte a semicilindro circolare rampante.

Dato che la geometria è semplice, queste volte sono realizzate sia per elementi che in getto. Dal punto di
vista della complessità, sia formale che costruttivo, è possibile andare a valutare tutte le situazioni in cui le
volte a botte si intersecano reciprocamente (non necessariamente con assi ortogonali): si individuano tre
specie di sezioni piane che si possono delimitare quando le volte si intersecano.

Vi possono essere curve semplici circolari o curve più complesse come ellittiche, che difficilmente viene
realizzata approssimando una geometria perfetta. Spesso si ricorre a curve miste per comporre diverse
porzioni circolari, come nel caso degli archi a tre centri che sostituiscono le sezioni ellittiche. I tre casi: sezioni
ellittiche, sezioni paraboliche e sezioni iperboliche. Ogni sezione ha un corrispettivo rispetto alla superficie
che li ha generati (superfici omonime): in questo modo il cilindro ellittico ha tutte sezioni piane tutte quante
ellittiche o circolari.

Una seconda categoria di curve è quella che si genera dalle intersezioni. In funzione della posizione reciproca
fra gli assi dei cilindri che si intersecano, si distinguono i seguenti casi:

a. gli assi sono perpendicolari e giacciono sullo stesso piano, i cilindri hanno raggio diverso e generano
quartiche (formata da due rami chiusi e simmetrici): è il caso più semplice, da cui si generano le volte
a crociera o le lunette che consentono, in una grande volta a botte, di poter inserire delle aperture
verso l'esterno-capiamo che la strategia non è solo architettonica, ma anche funzionale.
b. gli assi sono perpendicolari e giacciono sullo stesso piano, i cilindri hanno lo stesso raggio e generano
due ellissi;
c. presenta cilindri con raggio diverso ed un piano tangente in comune: le generatrici superiori dei due
cilindri, ortogonali fra loro, giacciono sullo stesso piano. Questo è un caso particolare che si può
verificare se un grande ambiente è intersecato da un corridoio trasversale di ampiezza minore. La
curva che viene fuori è una lemniscata, molto difficile da trattare analiticamente ed impossibile di
costruire in cantiere. Qualsiasi errore nel tracciamento delle intersezioni ha delle ripercussioni dal
punto di vista estetico, per cui necessitiamo di semplificazioni che comunque portano a variazioni
nella geometria. In cantiere, le curve teoriche sono realizzate con curve più semplici che giacciono su
un piano.
Vi sono volte generate per rotazione: volte a botte anulari,
nelle quali abbiamo una circonferenza (generatrice) che ruota
attorno ad un asse nel suo piano che genere una superficie a
toro. Il centro descrive una circonferenza.
Se la direttrice, cioè la circonferenza generatrice, si muove su
una curva tridimensionale a forma di elica possiamo definire
volte a botte elicoidale.

Possiamo anche parlare di volte coniche o conoidiche. Sono molto diffuse nella
costruzione storica e possono essere utilizzate come coperture di ambienti anche non
simmetrici. A questa categoria appartengono le volte le cui geometrie possono essere
ricondotte a superfici coniche, quindi in realtà la trattazione è molto ampia. Sono utilizzati
come elementi di raccordo e di passaggio fra superfici curvilinee di copertura e la pianta
poligonali: un esempio è l'utilizzo di queste come raccordo fra volte a bacino e
piante quadrate o rettangolari o poligonali, in questo caso il cono è descritto da
una retta generatrice che, appoggiandosi al vertice della superficie conica, si
appoggia su un secondo punto su una direttrice qualsiasi, per ottenere quindi una
configurazione molto varia. Si possono ottenere superfici coniche a sezioni varie,
come circolari. E' chiaro che la direttrice può giacere su un piano o può essere una
direttrice tridimensionale.

In foto è possibile notare come, a seconda di come la retta si interseca alle


generatrici, possiamo ottenere sezioni come ellissi, parabole, iperboli.

Altra superficie che si genera con lo scorrimento di una generatrice su due curve o su una retta ed una curva
sono le superfici cilindroidiche, cioè le superfici rigate. Vengono definite superfici rigate in termini generali,
superfici che si ottengono attraverso il movimento di una generatrice nello spazio che si poggia su tre curve
(possiamo intendere anche curve come rette): la superficie risulterà tanto più complessa quanto saranno
complesse le curve su cui si poggiano le rigate. Queste rappresentano la chiave per passare da superfici
esecutivamente irrealizzabili con sistemi molto semplici. Supponiamo di non vedere più le generatrici come
i corsi della muratura con cui sono realizzate le volte, ma immaginiamo che le righe siano le tavole che
costituiscono le casseforme: capiamo che nonostante la complessità della superficie che si genera, se la si
scompone in elementi di dimensione ridotta (non consideriamo rette ma tavole) il tavolato continuo va a
costituire la superficie della volta sulla quale si può effettuare il getto. In questo modo una superficie
impossibile da realizzare con conci intagliati diventa di facile realizzazione cambiando sistema costruttivo.
Capiamo quindi che la scelta del getto in conglomerato è la migliore. Non sempre una superficie complessa
è difficile da realizzare, lo è se si sceglie il sistema costruttivo sbagliato. Nel momento in cui vediamo superfici
cilindriche o comunque irregolari è probabile che sono state realizzate in getto e non con conci. La
comprensione del rapporto fra geometria e sistema costruttivo ci porta a non fare errori nelle analisi
strutturali.

Torniamo ai casi più semplici, realizzabili con conci: si tratta di superfici di rotazione
parzializzate. Il caso più comune, nella forma completa e nella forma parzializzata,
è la volta a vela. Le volte a vela sono semplici, presentano un intradosso continuo e
non presentano spigoli dovuti ad intersezioni con altre volte.
Sono basate sulla geometria sferica e, nel caso più semplice, abbiamo una base
circolare, all'interno della quale possiamo inscrivere un quadrato o un poligono
qualsiasi. Considerando i piani verticali che hanno come traccia sul piano di imposta
della volta i piani del poligono, possiamo parzializzare la volta. Parzializzandola, si
ottengono pennacchi sferici. Le tracce dei piani costituiscono un quadrato. Le curve
di intersezione saranno tutte quante circonferenze. E' chiaro che tutti i poligoni
inscritti all'interno di una circonferenza possono essere coperti con volte a vela. Se tutti i vertici dei poligoni
si trovano sulla circonferenza di imposta, allora tutti i punti di imposta della vela si troveranno alla stessa
quota; se il poligono presenta dei vertici all'interno, allora questi avranno una quota di imposta maggiore
rispetto ai punti di appoggio che si trovano sulla circonferenza. Da questo capiamo che la volta a vela è
estremamente versatile, perché permette, anche con conci, di coprire vani molto irregolari.
Come per gli archi, più ribassata è la volta, maggiore è la spinta ai piedritti. Se ribassiamo la volta a vela, non
parliamo più di semicirconferenza, ma di calotta sferica. Parliamo di imposte: volte a vela poggiano su
elementi puntuali, come pilastri, mentre le volte a botte sono impostate su elementi continui, come muri
paralleli, mentre quelle anulari poggiano su elementi continui di forma anulare.

In presenza di un grande ambiente, abbiamo parlato di come le volte a botte permettono la realizzazione di
aperture. In molti casi è opportuno inserire l'apertura in un'altra porzione di volta, con l'introduzione delle
cosiddette lunette. Quando vediamo una volta a botte con delle lunette, guardando con attenzione,
possiamo notare che l'idea teorica è semplificata di molto perché dal punto di vista costruttivo risultano
complicate da realizzare. Le lunette sono realizzate con volte veloidiche.

Se la volta è generata dalla rotazione di una sezione ovale, possiamo definire le volte a bacino ad anelli
orizzontali o ad archi con diametro differenziato, utili per la copertura di ambienti asimmetrici.

Le volte composte si ottengono dalla combinazione di più porzioni di volte semplici. Tra le più comuni
ritroviamo lo schema dell'intersezione di due o più cilindri retti ad assi perpendicolari: il caso più semplice è
quello che vede l'intersezione di cilindri ad assi reciprocamente ortogonali. Nella maggior parte dei casi, sono
volte su piante perfettamente quadrate, se i due cilindri presentano lo stesso diametro.
In generale: se i cilindri hanno lo stesso raggio si ottiene un impianto quadrato in cui la
quartica si doppia in una coppia di semiellissi. L’intersezione produce al contempo la
volta a padiglione (sottraendo le unghie) e la volta a crociera (sottraendo i fusi). Se la
generatrice della volta principale è una semicirconferenza, le due sezioni diagonali sono
delle ellissi simmetriche. Le volte a padiglione come le volte a crociera permettono di
coprire ambienti dalla qualsiasi geometria poligonale.
Se l'ambiente è allungato possiamo pensare ad una volta a padiglione generata
dall'intersezione fra una volta semicilindrica con direttrice una semicirconferenza, il cui
diametro può essere pari a metà della monta della volta e, trasversalmente, può
intersecare una volta a botte ribassata a profilo ellittico (policentrico).
Capire la tipologia di volta è utile per capire le sollecitazioni alle quali devono rispondere
i muri di imposta sui quali questa poggia.

Anche per le volte a padiglione possiamo considerare parzializzazioni: possiamo


optare per una soluzione semplice in cui si realizza una volta a botte con teste di
padiglione, in cui intersechiamo in corrispondenza dell'estremità la volta principale
con volte a botte formate da archi a tutto sesto ed il
vantaggio è quello per cui, per ogni sezione trasversale, abbiamo porzioni di volta
approssimabili ad archi a tutto sesto, con conci della stessa forma e dimensione. Vi
sono anche soluzioni che portano ad archi a sesto acuto.

Parliamo inoltre delle cosiddette volte a specchio o "a schifo" derivata dalla volta a padiglione
sezionata da un piano orizzontale, espediente per ottenere una superficie piana per
decorazioni. Di solito non sono portanti: è la tipica forma con cui si realizzavano i controsoffitti
lignei in canne e gesso. La specchiatura era spesso utilizzata per i quadri centrali nei soffitti
affrescati.
Le volte a crociera sono generate dall’intersezione di due volte a botte, delle quali restano solo dei settori,
chiamati lunette o unghie. Questo tipo di volta poggia solo sui vertici del poligono di base. E' perciò formata
da quattro porzioni triangolari (unghie) e un'ossatura di due archi diagonali e quattro archi perimetrali. Dal
punto di vista statico è dunque molto vantaggiosa, perché scarica le forze soltanto in corrispondenza dei
quattro angoli, normalmente corrispondenti ad altrettante colonne, pilastri o contrafforti. Consente dunque
una grande libertà compositiva. Analogamente alla volta a botte, gli archi generatori di una volta a crociera
possono essere a tutto sesto oppure a sesto acuto; gli archi a sesto ribassato, a sesto ellittico o policentrico
risultano invece inadatti sia per motivi statici, sia perché darebbero vita a geometrie troppo complesse.

Tuttavia, per essere efficiente una volta a crociera deve possedere una pianta quadrata o leggermente
rettangolare.

Consiglio: rivedere tutta la classificazione delle volte speciali e composte, su internet o su libri vari.

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