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Arco, piattabanda e architrave sono elementi che hanno la funzione di trasferire i carichi
della loro retta di applicazione sugli appoggi più prossimi.
ARCO
L’arco è un’apertura largamente impiegata dai romani, ed è il modo concettualmente più
corretto per realizzare un’apertura in una muratura e scaricare il peso delle parti sovrastanti
l’apertura sulle spalle laterali.
L’arco è formato da elementi detti conci che lavorano a compressione per mutuo contrasto. I
conci scaricano la loro azione sui piedritti o spalle.
Terminologia:
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La forma dell'arco dipende soprattutto dal suo sesto. Il sesto è il rapporto tra la freccia e la
metà della luce: f/(l/2).
- a sesto ribassato, quando il valore del sesto è minore di 1;
- a tutto sesto, se il valore del sesto è uguale a 1;
- a sesto acuto, se il valore del sesto è maggiore di 1.
L’arco viene costruito mediante le centine (generalmente realizzate in legno e in ferro) sono
strutture provvisorie destinate a sostenere i conci per dare la forma all’estradosso dell’arco
in fase di costruzione. Una volta terminata la costruzione dell’arco le centine vengono tolte.
Le centine possono essere relativamente semplici nel caso di luci modeste, ma possono
anche essere molto più complesse e articolate nel caso ci sia necessità di avere grandi luci.
Le centine quindi sono strutture provvisorie che vengono costruite e poi tolte una volta che
l'arco o la volta è realizzata: in passato le centine venivano realizzate esclusivamente in
legno mentre in epoca più recente vengono realizzate anche in acciaio, adatte per archi di
qualsiasi curvatura (ad assetto variabile). Questo perché l'arco, finchè non è ultimato non è
in grado di sostenere se stesso e di scaricare il peso a terra e ha bisogno, per la sua
costruzione, di una struttura in negativo che sostiene l'intradosso.
Il disarmo della centina è una fase decisamente delicata ed importante nella formazione di
un arco. Infatti, tutti gli elementi dell'arco durante il disarmo si assestano sotto carico molto
lentamente e gradualmente, di conseguenza non devono verificarsi vibrazioni che
comportino squilibri negli sforzi. Ci sono numerosi metodi di disarmo, come quelli dei sacchi
pieni di sabbia che vengono svuotati gradualmente, i cunei di legno ed il sistema a vite
senza fine.
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ARCO SENESE: è costituito dalla compresenza di un
arco a sesto acuto, detto anche a ogiva, di origine
araba e di un arco ribassato, detto anche arco a
sbarra o arco scemo, di origine pisana. L’arco senese
è un simbolo di identità territoriale.
In questo caso, l’arco a sesto acuto svolge la funzione
di elemento strutturale principale, mentre l’arco
ribassato sostiene unicamente la porzione di muratura
al di sotto dell’arco a sesto acuto.
PIATTABANDA
Si tratta di una tipologia di arco con intradosso del solaio rettilineo. Staticamente è del tutto
simile all'arco, con la differenza in merito ai conci e alla loro posa in opera. La posa prevede
la creazione di un piano d'imposta inclinato (solitamente 60 gradi e disposto in diagonale) e
la messa in opera dei conci inclinati fino a giungere alla parte centrale verticale.
La piattabanda sostituisce l'architrave disposta a coronamento delle aperture per reggere la
sovrastante parte di muratura. Solitamente veniva sormontata da un arco di scarico detto
sordino, che aveva il compito di ridurre le sollecitazioni.
La piattabanda non richiede la predisposizione di una centina particolare ma semplicemente
l'impiego di un robusto asse di legno come supporto provvisorio. La luce, normalmente, non
supera il metro e mezzo e le configurazioni più usuali hanno un rapporto fra raggio e luce
compreso tra 1 e 2.
ARCHITRAVE
Si tratta di un elemento architettonico orizzontale non spingente e portato (cioè che non
tocca il suolo, ma scarica il suo peso su altri elementi), anche se molto spesso è a sua volta
portante per elementi superiori che lo sovrastano. è posto sopra un’apertura, appoggiata su
due piedritti (colonne, pilastri o stipiti) o direttamente sulla muratura per la realizzazione di
porte e finestre, a sostegno di muri sovrastanti.
L’architrave resiste a trazione.
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SUPERFICI CURVE
VOLTE
La volta è un elemento architettonico di copertura. La volta è basata sullo stesso principio
dell’arco, vale a dire che è costituita da una serie di conci, attraverso i quali le forze vengono
scaricate attraverso le murature. La principale differenza tra arco e volta è che la volta
ricopre una superficie più grande rispetto a quella ricoperta dall’arco.
Le volte sono classificate in:
● semplici: botte, sesto acuto, sesto ribassato, ellittica e policentrica
● composte: crociera, vela, padiglione
CATENARIA
L'arco catenario è un arco la cui curva ricorda quella di una lunga catena tenuta dalle due
estremità e lasciata pendere, che somiglia ad una parabola.
In considerazione del fatto che una catenaria ha la proprietà di avere in ogni suo punto una
distribuzione uniforme del suo peso totale, questo tipo di curva è stata spesso utilizzata per
realizzare manufatti e strutture architettoniche. Le strutture realizzate secondo tale curva
subiscono soltanto sforzi a trazione, come le funi di sostegno nei ponti sospesi, oppure, in
alternativa, a compressione, quando la struttura realizzata ha la forma di una catenaria
riflessa rispetto ad una retta orizzontale, come nelle strutture di cupole (per esempio nella
cupola di St Paul a Londra).
CUPOLA
La cupola è la parte terminale, di copertura, di vani a pianta quadrata, circolare, poligonale o
ellittica. Nel caso della costruzione su pianta quadrata, si passa dalla struttura quadrata alla
struttura circolare mediante quattro pennacchi (triangoli concavi formati rispettivamente a
ciascun angolo con corsi di mattoni aggettanti). Può essere a calotta o strutturata come una
volta. La cupola può impostarsi su un basso muro di sostegno (tamburo), e recare al
sommo, un ‘edicola (lanterna), ovvero aprirsi al centro con un oculo.
Può essere sostenuta da pilastri o dalla stessa struttura muraria, a cui si raccorda per mezzo
di pennacchi.
La cupola (come l’arco) è una struttura spingente soggetta prevalentemente a
compressione, che trasmette ai suoi sostegni, oltre ai carichi verticali, spinte orizzontali; a
differenza dell’arco, la sua sommità può rimanere aperta (in questo caso si ha un oculo) o
terminare con una lanterna (dal ruolo formale e strutturale).
La cupola viene sezionata da piani orizzontali detti paralleli (anelli) e verticalmente da
meridiani. Due meridiani contigui individuano un arco di larghezza variabile, massima
all’imposta e nulla in chiave, e tra due paralleli contigui si può disegnare un anello chiuso. Gli
archi individuati dai singoli meridiani hanno la funzione di trasmettere i carichi della cupola,
dalla chiave all’imposta, mentre agli anelli è delegata la funzione di sviluppare azioni interne
le cui componenti radiali rendano funicolare la curva del parallelo corrispondente. Nella
teoria nota come membranale, la cupola è semplificabile in una successione di elementi
progressivamente individuati da due meridiani e due paralleli vicini tra loro, tracciati sulla sua
superficie media. Gli sforzi che si sviluppano all’interno della struttura si trasmettono lungo i
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meridiani e i paralleli – almeno in condizioni assialsimmetriche di carico (con conseguente
annullamento delle tensioni tangenziali) – e trovano, nell’elemento stesso, il proprio
equilibrio.
Partendo dall’anello d’imposta, le azioni lungo ogni parallelo sono di trazione, e
diminuiscono progredendo verso l’alto fino ad annullarsi su un dato parallelo, la cui
posizione varia a seconda della forma dei meridiani e a seconda dei carichi a cui la cupola
viene sottoposta, oltre che dei vincoli esterni e delle caratteristiche dei materiali
(generalmente è posto a 50° sull’orizzontale). Da questo punto in poi, fino alla chiave, le
azioni interne si trasformano in azioni di compressione (analisi in regime di membrana).
funzionamento perfetto delle azioni interne evidenzia stati tensionali di trazione ineliminabili
alla base della cupola stessa, che, se in muratura, è destinata a fratturarsi. A migliorare la
situazione per le fabbriche antiche interveniva la malta pozzolanica, in grado di assorbire
anche sforzi di trazione relativamente elevati (è il caso del Pantheon a Roma). In generale
tutte le cupole in muratura sono destinate a fratturarsi lungo i meridiani, dall’imposta fino alla
quota in cui le forze di trazione risultano superiori alle resistenze che le malte utilizzate
possono esercitare.
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COMPORTAMENTO AL FUOCO
Con “comportamento al fuoco” si intende quell’insieme di trasformazioni chimiche e fisiche
che conseguono l’esposizione all’azione del fuoco.
La sicurezza in caso di incendio è uno dei parametri fondamentali descritti dalla normativa.
La propagazione dell’incendio può avvenire:
● per irraggiamento delle fiamme;
● per trasporto di materia;
● per contatto diretto.
L’incendio si divide in 4 fasi principali:
1. la fase di inizio o ignizione;
2. la propagazione dell’incendio;
3. l’incendio generalizzato;
4. l’estinzione o raffreddamento.
Per carico di incendio si intende il potenziale termico netto che può essere prodotto nel
corso della combustione di tutti i materiali combustibili.
La normativa individua tre classi di rischio:
1. basso rischio di incendio;
2. moderato rischio di incendio;
3. alto rischio di incendio.
Flashover: Viene definito flashover il lasso di tempo che vede un piccolo focolaio iniziale
svilupparsi in un incendio nel quale tutti i materiali combustibili contenuti nella stessa
area sono coinvolti simultaneamente. La causa principale è l'irraggiamento che viene
provocato dai combustibili coinvolti.
La differenza principale tra le due strategie può essere individuata nel rapporto rispetto
all’evento incendio.
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Tra le misure di protezione passiva si elencano:
● Reazione al fuoco
● Resistenza al fuoco
● Compartimentazione
● Esodo
● Gestione della sicurezza antincendio.
● Controllo dell’incendio
● Rilevazione e allarme
● Controllo fumo e calore
Reazione al fuoco: misura antincendio che ha l’obiettivo di limitare l’innesco dei materiali e
la propagazione dell’incendio. Essa si riferisce al comportamento al fuoco dei materiali nelle
effettive condizioni d’uso finali, con particolare riguardo al grado di partecipazione
all’incendio che essi manifestano in condizioni standardizzate di prova.
Sistema di esodo: La finalità del sistema d’esodo è di assicurare che gli occupanti
dell’attività possano raggiungere un luogo sicuro o permanere al sicuro, autonomamente o
con assistenza, prima che l’incendio determini condizioni incapacitanti negli ambiti
dell’attività ove si trovano. Si tratta della strategia antincendio più importante del codice e
può essere considerata come una misura di protezione passiva dato che è una caratteristica
progettuale dell’attività.
Tra i presidi adottati per la strategia di controllo dell’incendio sono considerati gli estintori
d’incendio e diverse tipologie di impianto come le reti di idranti esterne ed interne e impianti
manuali o automatici di inibizione controllo o di estinzione, ad acqua e ad altri agenti
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estinguenti. Tra gli impianti di controllo dell’incendio si possono inserire gli impianti sprinkler,
mentre tra quelli di estinzione si possono inserire gli impianti a schiuma, gli impianti water
mist e gli impianti a inibizione di ossigeno.
Materiali argillosi: Esposti al fuoco non subiscono modifiche. Gli elementi in laterizio non
sono infiammabili, non emettono gas o sostanze pericolose. In caso di prolungata
esposizione a temperature elevate le pareti in laterizio possono presentare dei problemi;
Legno: La “pelle” diventa carbonizzata, ma comunque protegge il “nucleo interno” del legno.
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EUROCLASSI
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EFFICIENZA ENERGETICA
CONSUMO DI ENERGIA
Al giorno d’oggi, grazie allo sviluppo tecnologico, è possibile costruire qualsiasi tipo di
edificio in qualsiasi condizione climatica, questo grazie all’uso di grandi quantità di energia
per raggiungere un comfort interno piacevole.
Sono state individuate delle classi energetiche, a seconda del consumo di calore, che vanno
dalla lettera A alla G, dove:
TRASFERIMENTO DI CALORE
La termodinamica, è la branca della fisica che studia i modi di trasmissione del calore, che
avviene da un corpo a temperatura maggiore verso un corpo a temperatura minore, e può
avvenire attraverso tre e metodi:
I requisiti per il comfort termico possono essere raggiunti attraverso delle strategie del
controllo del microclima, che si distinguono in due tipi:
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-Tecnologie costruttive
-Materiali
CONDUCIBILITÀ TERMICA
-Minore è il suo valore minore è la quantità di calore che passa attraverso il materiale;
soltanto dalla natura del materiale, quindi anche dalla temperatura o dalla
TRASMITTANZA TERMICA
RESISTENZA TERMICA
INERZIA TERMICA
Per inerzia termica si intende la capacità di un materiale o di una struttura di variare più o meno
lentamente la propria temperatura come risposta a variazioni di temperatura esterna o ad una
sorgente di calore/raffreddamento interno.
GRADI-GIORNO
I gradi giorno sono la differenza tra la temperatura giornaliera media e i 20°C che abbiamo in
casa, per tutti i giorni del periodo di riscaldamento. Un basso valore di GG indica le zone più
calde dove le temperature esterne sono più vicine a 20°C e quindi vi è minore necessità di
riscaldamento. Un alto valore di GG, invece, designa le zone in cui le temperature
giornaliere si discostano molto dai 20°C: troviamo quindi un clima più rigido con maggiore
necessità di riscaldamento.
PONTE TERMICO
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È visibile anche in facciata per la formazione di condensa superficiale per lo shock termico
dovuto al repentino abbassamento della temperatura.
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