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Lezione 17 – archi e volte

Gli archi possono trovarsi in diverse posizioni in una struttura e, a seconda del caso, questi rispondono a
requisiti differenti. Gli archi di scarico (o archi di sorbino) possono essere inseriti nell'apparecchio murario
per scaricare, appunto, alcune porzioni della muratura che non riescono a rispondere alle sollecitazioni o per
distribuire in punti particolari (in corrispondenza dell'attacco muratura-terreno) i carichi che agiscono
sull'edificio. Questa situazione si trova spesso quando il terreno ha caratteristiche
geotecniche differenti in vari punti. Per le porzioni in elevazione, la presenza di
strutture spingenti nel setto murario può ritrovarsi in corrispondenza di elementi
sottostanti che presentano scarsa resistenza a flessione. Nella foto, ad esempio, è
posto al di sopra della piattabanda, un elemento che tende a dissestarsi con facilità.
Possono essere archi ciechi, in cui la porzione sottostante all'arco è murata oppure
possono essere aperti e permettere il passaggio di luce.

Archi e volte sono spessi utilizzati come elementi che contribuiscono alla stabilità generale di una singola
porzione o dell'edificio nel suo complesso. Gli archi di sorbino, spesso si trovano completamente rivestiti
dalla finitura esterna proprio perché la loro funzione è di tipo statico, non di tipo estetico. È fondamentale la
differenza, soprattutto se si sta progettando un intervento. La differenza la si può valutare in funzione della
qualità: un arco realizzato per rimanere a vista è un arco con una certa qualità, caratterizzato da conci
squadrati ed accorgimenti che non prevedono gli archi di sorbino, ad esempio. Nella maggior parte dei casi,
c'è una minore accuratezza nella realizzazione dell'arco, quindi spesso realizzati con bozze lapidee.
Rispetto al legame fra la forma di un arco e la prestazione dal punto di vista strutturale, la storia della
costruzione ci dà possibilità di reperire diverse sperimentazioni che hanno segnato dal punto di vista
architettonico, ma anche dal punto di vista della statica, lo sviluppo di questa disciplina.
Uno dei casi più noti che rappresenta un punto di svolta nella costruzione degli archi è il caso della
realizzazione della cupola di Santa Maria Del Fiore, in particolare della proposta di Brunelleschi che risulta
essere un'innovazione nelle strutture spingenti.

Nella prima metà del quindicesimo secolo si ha il passaggio dalla cultura gotica alla
cultura rinascimentale. La cupola di Brunelleschi, sulla base dell'esperienza medievale
e dal cantiere gotico, è assolutamente innovativa: partendo dallo schema consolidato
dell'arco ogivale equilatero (in cui i punti di imposta ed il vertice coincidono con i vertici
di un triangolo equilatero) sperimenta una nuova configurazione, che prende il nome
di arco a quinto acuto, che fa sì, attraverso il distanziamento delle due porzioni di arco
tracciate con la soluzione geometrica dell'arco ogivale equilatero, che si possa inserire
all'interno del vertice un ulteriore elemento: il lanternino della cupola. Questo,
permette di risolvere un problema che era rimasto irrisolto per quasi cent'anni, dopo
che era stato realizzato il tamburo nella chiesa di santa Maria del fiore, rimasto infatti
incompleto fino a quel momento.

L'esperienza ci fa capire come la questione geometrica non ha solo carattere formale, ma a cadute dirette
sull'efficacia strutturale che ci fa comprendere il rapporto fra forma architettonica e stabilità statica.

Per archi con quote di imposta a quote differenti, abbiamo parlato dell'arco rampante,
che trova il suo punto più alto di rappresentazione nelle cattedrali gotiche, dove diventa
un elemento che bilancia a quote anche molto elevate le spinte delle volte delle navate
centrali e che diventa un elemento che caratterizza l'involucro esterno degli edifici. E' un
elemento a spinta attiva, come soluzione a sistemi murari molto grandi. Dai contrafforti,
per finire alla forcella o comunque agli elementi arcuati a spinta attiva, si è ridotta proprio
la massa dell'elemento. Lo svantaggio rispetto all'utilizzo di elementi a spinta passiva
(contrafforti) è che nel caso di parziali dissesti dell'edificio, l'elemento a spinta attiva non
sono auto bilanciati: per essere in equilibrio devono essere contrapposti ad un altro elemento spingente.
L’abbazia di Westminster è un esempio in cui possiamo notare la sovrapposizione di tre ordini di archi
rampanti che convogliano le spinte su contrafforti posti nella parte esterna dell'edificio.

Nel momento in cui passiamo da una visione bidimensionale ad una visione tridimensionale, nel problema
delle strutture spingenti, aggiungiamo una complessità poiché le spinte possono essere direzionate non più
sul piano ma nello spazio ed in funzione della geometria delle volte.
Nel caso delle strutture voltate, la direzione dell'azione orizzontale dipende dal modo in cui i carichi agenti
vengono trasmessi alle porzioni murarie in corrispondenza dei punti di imposta della stessa. È ancora più
importante quindi conoscere la genesi geometrica delle superfici voltate. Quando parliamo di geometria,
parliamo di un'astrazione geometrica teorica, diversa (in alcuni casi) da quella pratica che porta a stabilire
effettivamente la stabilità di una volta. La geometria, infatti, non è un problema estetico, ma comprendere
la geometria originaria della volta rispetto a quella che presenta in eventuali casi di dissesti ci fa capire come
e in che entità li ha subiti. Le volte rappresentano, più degli archi, il "termometro" dei movimenti degli edifici
nel corso degli anni. In una volta, attraverso lesioni ed asimmetrie, è possibile
individuare ad esempio cedimenti differenziali delle murature d'imposta,
oppure è possibile leggere se il dissesto è dovuto ad un ribaltamento dei setti
stessi, ad esempio. Non ci occuperemo dello studio dei quadri fessurativi delle
volte, ma è importante distinguerli. Nella foto è evidente il caso di ribaltamento
dei piedritti, poiché le fessure alle reni presentano il ventre all'estradosso,
mentre in prossimità della mezzeria la lesione ha il ventre all'intradosso.

Parliamo di elementi bidimensionali curvilinei: parliamo di elementi


curvilinei a spinta passiva come absidi, cappelle e nicchie che,
nonostante la configurazione curvilinea sono a spinta passiva, cioè in
equilibrio autonomo (elementi auto equilibrati). Infatti, è come se
fossero delle porzioni murarie curvate secondo un asse orizzontale,
quindi ogni concio è perfettamente stabile. La scelta di elementi
semicilindrici rispetto ad elementi pesanti come contrafforti e
speroni ha un vantaggio dal punto di vista della quantità di materiale:
la singola abside che costituisce la cappella è composta da elementi caratterizzati da una resistenza al
ribaltamento maggiore rispetto allo spessore del muro orizzontale (esempio: lamiera grecata, aumenta il
momento d'inerzia della porzione resistente aumentano l'altezza dell'elemento)-> la resistenza è
paragonabile a quella di un muro con lo stesso spessore pari all'altezza complessiva delle absidi stesse.

Si distinguono volte a superficie sviluppabile e non sviluppabile: la differenza è


geometrica; le prime si ottengono piegando un foglio di carta, mentre le seconde
possono essere sviluppate sul piano effettuando dei tagli. Capiamo quindi meglio,
dal punto di vista esecutivo, la difficoltà della realizzazione di volte e a botte e
cupole: le volte a botte sono sequenze di archi a tutto sesto accostati l'uno all'altro.

La realizzazione della volta necessita di una struttura di complemento come centine o elementi di sostegno
che sostengono tutti i conci fin quando non si mette in opera il concio sommitale. Nel caso invece di volte
non sviluppabili, consideriamo la cupola emisferica: ogni corso orizzontale è auto equilibrato e, man mano
che si procede con la costruzione, ogni anello di conci posto in opera di stabilizza nel momento in cui l'anello
viene chiuso. La realizzazione del cantiere per una volta a botte ed una cupola è molto differente.
Nel corso del tempo sono stati introdotti elementi costruttivi particolari, differenti se lavorano nella parte
inferiore o superiore della volta. Si parla di paralleli tesi e paralleli compressi. In una prima istanza si può
attribuire alla cupola un funzionamento “a membrana”.
Una membrana può essere idealizzata analiticamente come
una superficie curva con spessore ridotto in rapporto alle
altre dimensioni della struttura, in grado di trasmettere
solo sforzi interni giacenti sul piano tangente. I carichi che
agiscono sulla membrana inducono stati tensionali di
trazione o di compressione contenuti nel suo stesso
spessore. La membrana risulta comunque più stabile se presenta uno stato tensionale di trazione, la
compressione infatti, nell’ipotesi di spessori sottili, può causare fenomeni di
instabilità (imbozzamento). Nelle costruzioni voltate la differenza fra paralleli tesi
e compressi si manifesta in funzione di lesioni che presentano il ventre all'imposta
e si sviluppano fino ad un'altezza della volta individuabile da un angolo di 50 gradi.
Possono essere considerate lesioni di tipo fisiologico.

Intendendo la volta come un insieme di meridiani e paralleli, parliamo di due diverse soluzioni costruttive: la
composizione delle singole parti può avvenire con un approccio che vede la differenziazione dei materiali
all'interno dello spessore della volta (nel momento in cui le volte assumono forme complesse, si ritrova che
le diverse parti si specializzano in funzione del tipo di sollecitazione a cui devono rispondere -> ritroviamo
esempi nell'architettura romana, romanica e gotica. Una soluzione comune è quella che vede un approccio
costruttivo proprio per meridiani e paralleli. La volta del pantheon,
cassettonata, pensando alle nervature dei cassettoni, è un esempio di
questo tipo. Un secondo tipo di approccio vede la realizzazione della
volta attraverso l'accostamento di archi, realizzazione per meridiani o
per meridiani-paralleli, soluzione che dal punto di vista strutturale è più
efficace della precedente,ma è una scelta applicata a volte di piccole
dimensioni.

Esperienza di Poleni a San Pietro: studio della catenaria come sistema per
la verifica della stabilità degli archi. Il primo caso applicato è proprio la
realizzazione del consolidamento della cupola di San Pietro. Rispetto alla
costruzione della cupola di Santa Maria del Fiore, siamo 300 anni dopo,
anni in cui la cupola si sviluppa e si evolve. Nel 1748 infatti si avevano già
le basi matematiche per i problemi di statica.
Poleni propone una soluzione: il problema della catenaria è risolto con
un'osservazione diretta di un dissesto. Osservando le lesioni che si erano
presentate nella Cupola, decide di ridurre il problema da un caso
tridimensionale (analiticamente ancora non trattabile) ad un caso
bidimensionale. Intuisce che, una volta formate le lesioni all'interno di una
volta, la si può immaginare come divisa per spicchi uno indipendente
dall'altro. Studia l'equilibrio di due spicchi contrapposti, non di tutti,
semplificando notevoltemente il problema.
Poleni suddivide ogni spicchio in 16 grandi conci, calcolandone il volume
ed il peso per ognuno di essi, applicando alla catena un peso proporzionale
a quello del concio. Determina la forma della catenaria, con andamento
parabolico, traccia l'andamento su un foglio e lo ribalta dalle imposta sulla
cupola, verificando che rientri all'interno della volta stessa. Poleni non ha
ancora gli strumenti di Mery, come il concetto di nocciolo centrale d'inerzia, ed imposta la catenaria al centro
del concio all'imposta, cosa che sappiamo non proprio precisa. Ciò che deduce, è che, dato che la catenaria
in corrispondenza dell'imposta non ha una tangente ortogonale ad esso (la catenaria è il luogo dei punti
rispetto ai quali le tangenti.. ?), l'azione in corrispondenza dell'imposta aveva una componente verticale ed
una orizzontale. Afferma quindi che, se la catenaria risulta all'interno, allora la volta è stabile, ma decide di
introdurre una catena per equilibrare le forze all'imposta.

La cupola di Santa Sofia è concepita come un sitema complesso di elementi realizzati per bilanciare la spinta
della grande cupola centrale (diametro di 32m). E' presente un'esedra in una struttura absidata, ad esempio.
Importanti sono le due semicupole che vanno a bilanciare la grande cupola. Nel corso del tempo, a causa di
due terremoti, le due semicupole occidentale ed orientale collassano. In occasione di spinte orizzontali, a
causa di terremoti, si verificano crolli di elementi spingenti di bilanciamento. Quindi, nel caso di interventi,
bisogna stare attenti a non andare ad intaccare elementi contraffortanti rispetto ad altri, causandone quindi
il crollo. In caso di lesioni, è possibile intervenire con fasciature-cerchiature in FRP, materiali fibrorinforzati,
poste con configurazioni differenti che vanno a riprendere un po' lo schema a meridiani e paralleli.

Lo spessore della muratura stessa, nel caso del Pantheon, garantisce il non ribaltamento delle strutture
d'imposta: non prevede infatti elementi spingenti di bilanciamento.

Come nel caso degli archi, la geometria delle volte dipende dal sistema costruttivo. Alcune, infatti, hanno
vocazione per determinati materiali piuttosto che per altri. Volte che presentano superfici rigate, possono
essere realizzate solo con la tecnica del getto, utilizzando come tecnica costruttiva la costruzione in
conglomerato. La costruzione per conci è adatta per superfici più regolari e geometrie più semplici.

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