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Politecnico di Bari

Novembre 2013
Beppe Marano
LA PROGETTAZIONE
CON IL CONTROLLO DI
DUTTILITA
Indice
1. Comportamento delle strutture oltre il limite elastico
2. Materiali a comportamento duttile: lacciaio di armatura
3. Materiali a comportamento fragile: il calcestruzzo
4. Modelli analitici tensioni-deformazioni
5. Stati limite tensioni ammissibili
5.1 Verifica della sicurezza al collasso
5.2 Approccio energetico
6. Teoria della flessione plastica
6.1 Diagramma momento-curvatura di una trave in cemento armato
6.2 Curvatura vs rotazione
7. Iperstaticit, Ridondanza e Robustness
7.1 Iperstaticit
7.2 Analisi non lineare delle strutture e legge costitutiva
7.3 Strutture isostatiche
7.4 Strutture iperstatiche
7.5 Iperstaticit e ridondanza
7.6 Iperstaticit e robustness
7.7 Considerazioni finali
8. Il comportamento al sisma
8.1 Criterio delluguale spostamento
8.2 Classificazione strutturale in termini di livelli di duttilit progettuale
9. Considerazioni finali
10. La robustness del World Trade Center di New York
Rigidezza: F=k u
l
l
A E
N
A E
l N
l A = = A
N
Al
1
1
2
2
3
3
Resistenza: o=N/A<f
y

1
2
3
N
Al
1
2
3
Duttilit
N
Al
1
2
1
2
Vetro
Acciaio
La risposta di un solido alle azioni esterne sempre accompagnata da
deformazione; essa somma di due contributi distinti: uno, detto
deformazione elastica, scompare quando si annullano le azioni che l'hanno
provocato; l'altro invece persiste anche dopo aver rimosso i carichi, e viene
pertanto detto deformazione permanente o plastica.

1. Comportamento delle strutture oltre il
limite elastico
Finch i carichi restano lontani dai
valori ultimi, la deformazione
plastica trascurabile.

Solo se si supera un determinato
livello tensionale, definito soglia
di elasticit, il corpo si
plasticizza e gli incrementi delle
deformazioni si fanno, a parit di
aumento del carico, via via
maggiori, arricchendosi sempre
pi di apporti permanenti.
Finch la risposta di una struttura si mantiene al di sotto del limite
elastico, il legame tra carichi e spostamenti si pu ritenere spesso
lineare.
Successivamente, per ulteriori incrementi di azioni, la risposta cessa di
essere proporzionale, ed solitamente caratterizzata da una riduzione
sempre pi marcata della rigidezza tangente.

La struttura entra in campo plastico e il suo comportamento accompagnato
da fenomeni di isteresi pi o meno accentuati, per variazioni cicliche del
carico e, alle volte, da un degrado sempre pi spinto delle sue caratteristiche
di rigidezza e resistenza.
Solitamente, il raggiungimento del collasso plastico caratterizzato dalla
circostanza che modesti incrementi delle azioni sono associati a notevoli
incrementi degli spostamenti, mentre la transizione dalla fase elastica a
quella plastica individuata da uno spostamento, spesso fissato in maniera
convenzionale, al quale assegnato il significato di punto di
snervamento.
Gli spostamenti relativi allo stato di collasso plastico (o
u
) e al punto di
snervamento (o
e
) identificano il rapporto di duttilit



Un'osservazione rilevante sul comportamento plastico che esso
risulta in genere staticamente pi favorevole rispetto a quello elastico,
ed i motivi di tale circostanza verranno chiariti meglio nel seguito.

Una struttura duttile pu resistere ad azioni inattese ed imprevedibili
meglio di una struttura non duttile, poich le parti di una struttura duttile
eccessivamente sollecitate tendono, plasticizzandosi, ad aumentare la loro
deformabilit e quindi, attraverso i legami posti dalle leggi costitutive del
materiale e dagli eventuali vincoli sovrabbondanti, ad essere sostenute dalle
parti pi scariche (se esistono).

mentre in una struttura isostatica il processo plastico comporta in genere
solo segni premonitori di incipiente collasso, in una struttura iperstatica
riesce a modificare il comportamento elastico iniziale ridistribuendo le azioni
interne dalle regioni pi caricate a quelle meno sollecitate.

Oltre alla capacit di ridistribuire le sollecitazioni, un comportamento
duttile migliora la risposta alle azioni sismiche, dato che l'antisismicit
di una struttura misurata, pi che dalla sua resistenza, dalla sua capacit
di assorbimento di quella energia che il moto del terreno le
trasmette, quando percorso da onde sismiche.












Infatti, non sempre le azioni esercitate dal sisma possono tradursi in termini
di forze statiche. Ci accade solo se la struttura si mantiene in campo
elastico. Se, viceversa, l'azione del terremoto spinge l'edificio a rispondere
mettendo in campo la sua adattabilit plastica, grandi quantit di energia
vengono assorbite dalla struttura attraverso i cicli di isteresi che la stessa
in grado di attivare, se dotata di sufficiente adattabilit plastica, o,
in una parola, di sufficiente duttilit.
Dissipazione di energia
Azione sismica su una struttura
Risposta di una
Struttura a
comportamento
duttile
Cicli di isteresi

Da queste considerazioni scaturisce un principio fondamentale della strategia
progettuale delle costruzioni in zona sismica:


per resistere senza crollare, totalmente o parzialmente, a sismi di
elevata intensit, le struttura devono poter disporre di elevate
risorse deformative oltre il proprio limite elastico.
Al contrario se la struttura viene dimensionata per resistere al sisma
mantenendo la risposta in fase elastica, essa non disporr di alcuna
capacit dissipativa.

Conseguentemente tutta lenergia assorbita durante il moto sismico del
suolo verr accumulata sotto forma di deformazione elastica, e quindi sar
restituita integralmente in fase di scarico, senza lasciare alcuna
deformazione residua, cio con assenza di fessurazioni e fenomeni di
degrado.
Azione sismica su una struttura
Struttura progettata per rimanere elastica
2. Materiali a comportamento duttile:
lacciaio di armatura
Diagramma o-c di un provino in acciaio dolce
soggetto a prova di trazione semplice
1. il punto A corrisponde al limite
convenzionale di elasticit;
2. i punti B e C corrispondono ai
limiti superiore e inferiore dello
snervamento, rappresentato
dall'intervallo B-D (in questo
intervallo la dilatazione cresce a
sforzo pressoch costante, da 20 a
50 volte la dilatazione al limite
elastico, manifestando altres una
successione di piccole oscillazioni
di tensione attorno al valor medio
della tensione di snervamento f
y
);
3. il punto D, oltre il quale il
materiale presenta la fase di
incrudimento, che evidenzia una
ripresa della resistenza, a
deformabilit aumentata;
4. lo scarico al di l di A,
caratterizzato da un ritorno
all'incirca lineare e parallelo al
tratto elastico;
5. il punto G, corrispondente
all'ordinata massima della curva
nominale, che individua la
tensione di rottura dell'acciaio in
prova.
Confronto dei diagrammi o-c di provini di diverso tipo di acciaio
soggetto a prova di trazione semplice
In Figura sono tracciati i diagrammi o-c relativi al comportamento di
diversi acciai da costruzione, a crescente tenore di Carbonio.
I diagrammi, caratterizzati sempre dallo stesso modulo elastico E,
differiscono considerevolmente nella fase post-elastica
La misura della resistenza a compressione la pi usuale delle prove sul calcestruzzo
indurito. I risultati di questa prova forniscono alcune utili indicazioni sul
comportamento sotto carico di questo materiale, evidenziandone altres le
caratteristiche di intrinseca fragilit.
3. Materiali a comportamento fragile: il
calcestruzzo
Nasce, a livello locale, uno stato pluriassiale e non uniforme di tensione. La risposta
del provino infatti fortemente influenzata dall'effetto cerchiante, derivante dalle
tensioni tangenziali d'attrito prodotte dal contatto diretto dei piatti della pressa sul
provino.
Il provino si accorcia nella direzione del carico e si dilata trasversalmente;
le facce del provino non riescono a scorrere a causa dell'attrito, per cui nascono delle
forze tangenziali in direzione centripeta;
la deformazione del provino massima al centro e minima nei punti a contatto con i
piatti;
la rottura avviene con l'espulsione delle zone laterali, mentre la zona centrale assume
la forma di due piramidi contrapposte.
La forma della curva tensioni-deformazioni pressoch simile per
calcestruzzi a bassa, media e alta resistenza; le differenze sono strettamente
legate all'evoluzione del processo di microfessurazione all'interno del provino.
comunque da rimarcare che i diagrammi, pur mantenendo la stessa forma,
sono differenti sia nel tratto crescente, dato che il modulo elastico
aumenta all'aumentare della resistenza, sia nel tratto decrescente,
poich i calcestruzzi a pi elevata resistenza presentano una
pendenza pi elevata e deformazioni ultime minori, con un
comportamento tendenzialmente pi fragile.
Per cogliere in maniera sintetica i tratti essenziali della risposta strutturale
spesso necessario effettuare drastiche semplificazioni nell'assunzione delle
leggi costitutive di calcolo. La loro utilizzazione nell'analisi consente
comunque di rimarcare le propriet fondamentali del comportamento delle
pi usuali classi di strutture.
4. Modelli analitici tensioni-deformazioni
Per materiali che presentano una
fase di snervamento ampia e ben
definita, come gli acciai da
carpenteria, pu essere adottato
l'andamento bilineare.
Nel modello proposto, ad una fase
lineare elastica O-A segue una
fase di plasticit perfetta, che, per
un materiale ideale, non
associata ad alcun limite imposto
alla deformazione.
Una schematizzazione di questo tipo utilizzata per l'acciaio per armatura
lenta in strutture di cemento armato. Nella legge analitica prescritta dalle
Norme italiane non vi alcuna limitazione alla massima deformazione in
allungamento.
Alle volte le deformazioni elastiche possono essere cos piccole rispetto a
quelle plastiche da poter essere trascurate nella risposta del materiale.

Il legame rigido-plastico utilizzato nell'analisi limite delle strutture, spesso
associandolo all'ulteriore ipotesi che considera infinitamente grande la
deformazione ultima ammissibile.
Lo schema di Prandtl pu essere facilmente modificato per tener conto
dell'incrudimento post-elastico. Tale schematizzazione utilizzabile per
modellare il comportamento di un acciaio di armatura, quando si ritiene
essenziale non trascurarne l'incrudimento post-elastico
Schematizzazioni dei legami costitutivi del cls e dellacciaio
5. Stati limite tensioni ammissibili
Successo delle verifiche di sicurezza alle tensioni ammissibili
a)Comportamento elastico-lineare della struttura
b)Assenza di deformazione residua allatto dello scarico
Nel momento in cui si prevede il superamento della soglia elastica occorre
tener conto dei fenomeni di danneggiamento e delle deformazioni residue.

Verifiche di sicurezza agli stati limite
Due livelli
-SLS: assenza di indesiderati danneggiamenti
-SLU: previsione delle modalit di collasso
Per gli edifici in zone sismiche:
Terremoto di servizio (intensit derivante da un periodo di ritorno pari alla
vita utile della struttura T=95 anni)
Sisma violento (intensit derivante da un periodo di ritorno molto maggiore
T=475 anni)
Analisi della struttura al di l dei limiti elastici
-Resistenze SR
-Deformazioni e spostamenti o
rich
o
disp

-Ovvero
rich

disp


Le difficolt insite nelle verifiche di duttilit nascono dalla
complessit connessa alla determinazione sia della richiesta che
della disponibilit di duttilit

-A livello globale (struttura)
-A livello locale (elemento)
-A livello di sezione
-A livello di materiale (calcestruzzo e acciaio)
5.1 Verifica della sicurezza al collasso
6. Cenni sulla Teoria della flessione plastica
Elemento trave soggetto a sollecitazione di flessione semplice: diagramma
"momento-curvatura" al variare delle modalit con cui la stessa trave costituita
a) diagramma M-_ a rottura di una
trave realizzata con materiale
elastico-perfettamente plastico;
b) diagramma M-_ a rottura di una
trave realizzata con materiale elasto-
plastico incrudente;
c) diagramma M-_ a rottura di una
trave in cemento armato a
comportamento duttile (armatura
debole: rottura dell'acciaio);
diagramma caratterizzato da spiccata
non-linearit, sin da bassi valori del
carico, a causa della fessurazione del
calcestruzzo, presente dopo la sua
rottura a trazione;
d) diagramma M-_ a rottura di una
trave in cemento armato a
comportamento fragile (armatura
forte: rottura del calcestruzzo).
Il comportamento a rottura di una trave
differisce profondamente a seconda del
materiale di cui essa costituita. In
particolare, poi, per il materiale cemento
armato, il comportamento manifesta
profonde differenze anche a seconda
delle modalit di armatura.
Comportamento sino alla rottura di una trave semplicemente inflessa realizzata con un
materiale, la cui legge costitutiva sia schematizzata attraverso il diagramma di Prandtl
Quando una trave prismatica infinitamente lunga
sottoposta a flessione pura elastoplastica, le sue
sezioni rette restano piane e normali all'asse
deformato della trave a condizione che le
deformazioni plastiche siano continue e non
presentino direzioni privilegiate.
Si considerino due sezioni rette AB e CD, distanti tra
loro di un'unit di lunghezza e una fibra cd posta a
distanza x sotto l'asse baricentrico.
La lunghezza della fibra cd, a deformazione
avvenuta, pari a (1+c). Per la similitudine dei
settori circolari Oab e Ocd, si ottiene:
ab/r = cd/(r+x);
1(r+x) = (1+c)r;
c = x/r = _ x
_ = c/x = tg(angolo diag.c)
o
e
= Ec = Ex/r
_
e
= 1/r = M/(EI)
o = Mx/I ; o
max
= M/W
il diagramma delle deformazioni c lineare, con punto di nullo in corrispondenza
dell'asse baricentrico;
la curvatura _ misura la pendenza del diagramma delle deformazioni
Il valore del momento flettente e
la correlativa curvatura per cui si
attinge il valore della massima
deformazione elastica pari a:
M
e
= f
y
W ;
_
e
= M
e
/EI = c
y
/(h/2)
M
e
= f
y
W ; _
e
= M
e
/EI = c
y
/(h/2)
Se c supera c
y
si ha la situazione b) o c).
La curvatura vale
_ =c
y
/x
el

ed legata alla distanza x
el
della zona elastica dallasse neutro.
Allaumentare della plasticizzazione
x
el
0 ; _ ; M M
P

In una situazione intermedia (b ,c) il valore della duttilit :
=_/_
e
= (h/2)/x
el =
c
max
/c
y


In funzione della massima deformazione attinta (o attingibile) si pu
ricavare la duttilit disponibile:

disp
= c
u
/c
y
= _
u
/_
el


e la estensione della zona elastica in questa situazione

c
u
/c
y
= (h/2)/x
el
x
el
= (c
y
/c
u
) (h/2)
se c
u
x
el
0 e la trave si
plasticizza completamente.
La duttilit illimitata e il
momento raggiunge il momento
plastico.
Nel caso della sezione rettangolare si ha:
M
e
= f
y
W = f
y
(bh
2
/6)
M
P
= f
y
Z = f
y
(bh
2
/4)=1.5 M
e

In realt la deformazione limitata, la duttilit limitata e quindi
non si pu sfruttare completamente la risorsa teorica del materiale.
La curvatura a rottura un indice della maggiore o minore
duttilit disponibile.
Maggiore la curvatura a rottura (angolo diagramma c), maggiore
la duttilit disponibile, pi alta la sollecitazione che provoca la
rottura.
Duttilit limitata abbassamento del momento limite
Quindi, quanto pi la trave duttile, tanto pi il momento limite si
avvicina al momento plastico e la trave utilizza completamente
tutta la sua risorsa disponibile.

In caso contrario, una ridotta duttilit rende impossibile
raggiungere la completa plasticizzazione e la trave fornisce un
momento resistente pi basso.

La sua resistenza quindi funzione anche della duttilit del
materiale di cui fatta.
La determinazione del diagramma momento-curvatura per una trave in
cemento armato pi complessa, in quanto coinvolge il comportamento a
rottura di due materiali caratterizzati da leggi costitutive completamente
differenti: il calcestruzzo e l'acciaio.
Una trave in cemento armato perviene al collasso secondo una modalit che
varia a seconda della quantit e disposizione delle armature longitudinali.
Dalla progettazione di dettaglio dell'armatura, infatti, discende la possibilit
che la trave stessa pervenga al collasso per preventivo snervamento
dell'armatura, cui segue lo schiacciamento del calcestruzzo (rottura
duttile), ovvero per prematuro cedimento del calcestruzzo con armatura
ancora in fase elastica (rottura fragile), ovvero ancora per cedimento
contemporaneo di acciaio e calcestruzzo (rottura bilanciata).
6.1 Diagramma momento-curvatura di una trave in
cemento armato
Per valori del carico molto bassi (I stadio), la sezione della
trave tutta reagente poich il calcestruzzo ancora integro -
non fessurato - in zona tesa: la massima tensione positiva non
eccede la rottura a trazione e il diagramma delle tensioni pu
considerarsi pressoch lineare.

Tale comportamento si mantiene sin quando si attinge il
momento di prima fessurazione caratterizzato dal
raggiungimento della resistenza a trazione per flessione nel
calcestruzzo.
Se la trave sufficientemente armata, superato questo livello
di carico, iniziano ad apparire le prime fessure in zona tesa e la
trave cambia drasticamente comportamento (e rigidezza).
L'asse neutro si alza e le tensioni di compressione nel
calcestruzzo si manifestano esclusivamente nella zona di trave
non fessurata e la trazione assorbita esclusivamente
dall'acciaio di armatura; se il livello deformativo non
eccessivo, l'andamento tensionale pu ancora ritenersi lineare
(II stadio).
Il II stadio termina con la plasticizzazione dell'acciaio (se
la trave debolmente armata); l'ampiezza delle fessure
cresce drasticamente, l'asse neutro si sposta ancora pi verso
l'alto e la risposta del calcestruzzo non pu pi ritenersi
lineare; la rigidezza della trave diminuisce ancora sino ad
annullarsi (III stadio).
Se la trave armata in modo tale da garantire un'adeguata
duttilit, il suo collasso viene raggiunto dopo lo snervamento
dell'acciaio teso, per successivo schiacciamento del
calcestruzzo al lembo superiore compresso.
possibile distinguere tutte le varie fasi descritte nei precedenti punti a) - e)
e il drastico cambiamento di rigidezza che si evidenzia nel passaggio dal
I al II e infine al III stadio. L'andamento ottenuto utilizzando le leggi
costitutive di Fig. 3.19, con un'approssimazione a parabola completa della
risposta del calcestruzzo.
Al termine del I stadio possibile anche notare un fenomeno di instabilit
locale che si manifesta a causa dell'improvviso cambiamento di
comportamento del calcestruzzo che, fessurandosi, costretto a trasferire
la trazione di sua competenza all'armatura circostante, ritrovando cos
una nuova situazione equilibrata in corrispondenza di una diversa
configurazione reagente.
Nei diagrammi evidente la riduzione che si
ottiene in termini di duttilit, all'aumentare
dell'armatura tesa. possibile, inoltre
osservare che un incremento contemporaneo di
armatura compressa riesce a compensare il
precedente effetto negativo, recuperando pi
elevate duttilit.
6.2 Curvatura vs rotazione
Nel caso di una trave semplicemente inflessa, la zona plasticizzata
(se esiste, situazioni b,c,d) si estende uniformemente per tutta la
lunghezza della trave. Infatti il diagramma delle tensioni lo
stesso in ogni sezione (diagramma dei momenti costante).
Differente il comportamento della
stessa trave, quando il momento
flettente varia sezione per sezione,.

L'estensione della zona
plasticizzata limitata alla parte
della trave in cui il momento
agente supera il momento limite
elastico M
e
e il correlativo
diagramma delle curvature
funzione dei diagrammi delle
deformazioni, sezione per sezione.
il diagramma delle inflessioni si
ottiene integrando il diagramma
delle curvature

Nel tracciare i precedenti diagrammi,
l'assunto fondamentale che valga la
teoria della flessione elastica fino al
valore massimo possibile del
momento agente, mentre per valori
superiori si attivino deformazioni
plastiche, sino a giungere al
momento plastico di rottura
Alle rotazioni elastiche, derivanti dallintegrazione del diagramma
delle curvature (M/EI) allora possibile sommare le rotazioni
derivanti dallintegrazione delle curvature plastiche. Queste
ultime, per, per loro legge costitutiva, sono da rivedere
concentrate in zone ristrette di trave. Per tale motivo, in maniera
semplificata, si immagina di concentrare la plasticizzazione in
ununica sezione, in cui si pone una cerniera plastica, la cui
capacit di rotazione assunta limitata.
Nel caso della verifica allo SLU di travi in c.a. la normativa consente di
semplificare la legge momento-curvatura in una legge momento-
rotazione trilineare in cui i tre lati rappresentano:
- la fase elastica lineare (I);
- la fase fessurata (II);
- la fase plastica (III).
Per lultima fase lampiezza della rotazione plastica concentrata disponibile
si deduce dal diagramma fornito dalla normativa in funzione della posizione
dellasse neutro = x/d.

7. Iperstaticit, ridondanza e robustness
7.1 Iperstaticit
Una struttura iperstatica (staticamente indeterminata) se il suo
stato di sollecitazione non pu essere determinato sulla base delle
sole equazioni di equilibrio.
a)La risposta di una struttura iperstatica deve invece essere
determinata considerando:
Le equazioni di equilibrio;
Le equazioni di congruenza;
Le leggi costitutive (carico di rottura, duttilit)
da notare che in campo elastico la condizione c) consiste
semplicemente nellutilizzare le costanti E, G, di risposta del
materiale.
Determinazione dello stato di sollecitazione di una struttura iperstatica in
regime elastico attraverso il metodo delle forze.
d
p
d
B
u =
3
p
l
24 EJ 2 EJ
l X
= u
B
l
1
8
2
Xl
EJ
X X
y
e
B A
l
=
A B
p
EJ
l
p
4
d
384
5
d
+
e
y
l
A B
1
384
d
4
p
l
EJ
B u =0 =0 uA

( ) ( )
12
l p
X 0 X p
2
d
d
= = 0 0
Nel caso delle strutture iperstatiche, quindi evidente che la conoscenza
dello stato tensionale interno dipende anche dalla modellazione costitutiva
del materiale di cui fatta la stessa struttura, tanto che le disponibilit
interne in termini di resistenza e duttilit modificano drasticamente la
distribuzione dello stato di sollecitazione all'interno del corpo e, in definitiva,
anche la sua capacit di resistere a carichi applicati.
b) Nel caso di strutture staticamente determinate, lo stato di
sollecitazione dipende esclusivamente dalle equazioni di equilibrio
e non varia al variare delle leggi costitutive e della geometria
strutturale.
8
l p
2
dale CONDIZIONI di EQUILIBRIO
lo stato di sollecitazione dipende eslusivamente
Nelle strutture staticamente determinate
p
l

Lanalisi non lineare di strutture inflesse a comportamento elasto-
plastico si effettua sulla base di alcuni assunti.
Si ipotizza infatti che la risposta sia elastico-lineare sino a che il
momento flettente in alcune sezioni critiche non raggiunge il
momento limite ultimo M
u
, raggiunto il quale, si attivano
deformazioni plastiche rotazionali, che localmente si sommano alle
deformazioni elastiche precedentemente raggiunte.

M M
u
C
in fase PLASTICA
M
M
u
u
p
l
/EJ
in fase ELASTICA
_
M
7.2 Analisi non-lineare delle strutture e legge costitutiva
sezionale elasto-plastica di strutture inflesse (semplificata)
M M
u
C
in fase PLASTICA
M
M
u
u
p
l
/EJ
in fase ELASTICA
_
M
Raggiunto tale valore, il momento in quelle sezioni non pu pi
crescere e si entra in campo plastico.
La struttura inizia a deformarsi localmente in maniera irreversibile,
permettendo cos (se possibile) una ridistribuzione delle
sollecitazioni verso le sezioni meno cariche.
Tale ridistribuzione effettuata a costo di deformazioni plastiche
(ad esempio rotazioni 0) che si attivano e che devono sempre
mantenersi al di sotto del loro valore massimo disponibile
(maggiore la duttilit, maggiore la rotazione plastica
disponibile).
Si immagini di studiare il comportamento della trave semplicemente
appoggiata di figura.
Sia p
d
il carico di esercizio e M
d
= p
p
l
2
/8 il momento di esercizio
della struttura.
p cresce sino a che
M
max
(p) = M
u

In questa situazione il
carico che la trave pu
sopportare
P
u
l
2
/8 = M
u
p
u
=M
u
8/l
2
e il coefficiente di sicurezza

s
u
=p
u
/p
d
=8M
u
/(p
d
l
2
)=
=M
u
/M
d

M
u
C
A B
p
d
2
p
l
8
sezione plasticizzata
l

7.3 Strutture isostatiche
Quando p raggiunge p
u
ed M = M
u
, la sezione di mezzeria si
plasticizza e , come possibile notare dalla legge costitutiva,
iniziano le rotazioni plastiche che crescono sino a raggiungere 0
u
,
senza far variare p.
La deformata somma di una deformata elastica e una plastica, e
quindi la freccia in mezzeria vale:
4
l
EJ
l p
384
5
y
p
4
u
0
+ =
max
l
p
y
y
e
l
4
l
u
p
p
u
+
u u
5
384
u
4
p
l
EJ
A B
p p
B A

da notare che in questo caso la maggiore o minore duttilit della
sezione (0
u
) non fa variare p
u
ma allontana esclusivamente il
momento in cui inizia la fase plastica (grandi fessure) da quello in
cui la trave collassa effettivamente (maggiore o minore
preavviso).
=
d
p p
u
y
l
4
up
EJ
l
p
4
u
384
5
Rottura Grandi Fessure
La soluzione in fase elastica ottenibile nella maniera consueta
ed illustrata in figura. Il momento di esercizio in A e B vale
( )
EJ
l p
384
1
y
12
l p
M
4
d
2
d
B A
d
= =
max
,
;
A
u
=0 =0
u
B
EJ
l
p
4
d
384
1
d
2
p
l
12
l
p
2
d
d
p
B A
l

7.4 Strutture iperstatiche
Si immagini che le sezioni della trave abbiano tutte lo stesso momento
limite M
u
, sia per momenti positivi che per momenti negativi.
Il carico p pu crescere in campo elastico sino a che
M
A
= M
B
= M
u

Condizione che fornisce il carico al limite elastico
d
u
2
d
u
d
el
el
2
u
el u
2
el
A
M
M
l p
M 12
p
p
s
l
M 12
p M
12
l p
M = = = = = =
Nel caso di figura si ipotizzato che il momento ultimo fosse 1.5 volte pi
grande del momento in fase di esercizio M
d
.
Mu
u M
l
d
2
p
l
12
24
l
p
2
d

da notare che, in
questo caso, nella
sezione C il momento
pu ancora crescere, a
patto che al crescere
del carico siano
AM
A
=AM
B
=0.

Ci si pu ottenere
attivando le rotazioni
plastiche in A e B e
applicando quindi Ap
sullo schema di trave
incernierata, con
rotazioni libere alle
estremit.
M
u
6 EJ
l
=
A
A
=
u
A
A
24 EJ
l
p
3 3
p
l
24 EJ
A
B
u
=
A
l
8
l
p
2
max
M
A B
EJ
l
p
4
384
5

Mu
u M
l
d
2
p
l
12
24
l
p
2
d

Operando in questo modo, al crescere del carico cresce solo M
C
e
la sezione C raggiunge il valore M
u
.
Ci si ottiene per un valore del carico:
2
M
M
3
4
l p
M 16
p
p
s
l
M 16
l
M 4
l
M 12
p p p
l
M 4
p
2
M
8
l
p M
8
l
p
24
l
l
M 12
M
8
l
p
24
l
p
d
u
2
d
u
d
u
u
2
u
2
u
2
u
el u
2
u u
2
u
2 2
2
u
u
2 2
el
= = = = = + = A + =
= A = A = A + = A +
Lutilizzazione delle risorse plastiche (e delliperstaticit
strutturale) ha consentito di elevare il carico sopportabile e di far
raggiungere al coefficiente di sicurezza il valore 2,

da 12 M
u
/(p
d
l
2
) a 16 M
u
/(p
d
l
2
).
per da sottolineare che lo schema strutturale plastico (trave
semplicemente appoggiata) funziona solo se in A e B possono attivarsi le
rotazioni plastiche richieste e che queste siano inferiori alle rotazioni
plastiche disponibili nelle due sezioni A e B.
In pratica laumento di carico si pu avere se soddisfatta la condizione
( ) ( )
EJ 6
l M
u
rid rich
B A
disp
B A
= >
,
, ,
0 0
Nel momento in cui si raggiunge la rotazione richiesta, in A e B, il carico ha
raggiunto il valore massimo attingibile perch si plasticizza anche C e la
struttura si labilizza (3 cerniere allineate). Sulla struttura labile pu ancora
crescere la rotazione in C sino a che (0
p
)
C
=

(0
u
)
C
da notare che in questo caso aumentano ulteriormente anche le rotazioni
in A e in B, per cui dovr essere rispettata la condizione
( )
2 EJ 6
l M
C u
disp
B A
u
0
0 + >
,
=
l
2
u
C
2
x
p
y
l
2
C
u
C
B A
u
C

Il diagramma carico-spostamento massimo il seguente;
4
l
EJ 12
l M
y
EJ 12
l M
EJ
pl
384
5
EJ 32
l M
y
EJ 32
l M
EJ
l p
384
1
y
C
2
u
coll
2
u
4 2
u
u
2
u
4
el
el
0
+ =
=
A
+ =
= =
;
;
u
2
M l
EJ
C
scorrim. plastico in A, B e C
x
EJ
l M
2
u 1
12 32
1
e
p
scorrim. plastico in A e B
p
u
4
l
y
p
u

=
l
2
u
C
2
x
p
y
l
2
C
u
C
B A
u
C

In alternativa al calcolo rigoroso della
distribuzione dei momenti a collasso
possibile ridistribuire i momenti elastici
in maniera arbitraria nel rispetto
dellequilibrio ed evitando situazioni di
fragilit locali.
In pratica al collasso deve essere
rispettata la condizione
= x/d s 0.45 per f
ck
s 35 Mpa
= x/d s 0.35 per f
ck
>35 MPa
potendosi assumere per il coefficiente di
riduzione o il valore (acciai alta duttilit o
> 0.7):
o> 0.44 + 1.25 per f
ck
s 35 Mpa
o> 0.56 + 1.25 per f
ck
> 35 Mpa
Analisi lineare con ridistribuzioni
Lanalisi appena compiuta ha evidenziato la capacit della struttura
esaminata di utilizzare a pieno il suo potenziale resistente in
quanto le sue caratteristiche di duttilit disponibile erano superiori
a quelle richieste
( ) ( )
EJ 6
l M
u
rid rich
B A
disp
B A
= >
,
, ,
0 0
Le strutture che si comportano in questa maniera sono state
progettate correttamente ed in esse il grado di iperstaticit
disponibile interamente utilizzato.
In questo caso si dice che liperstaticit coincide con la
ridondanza strutturale.
Non per sempre vero che tutte le riserve iperstatiche disponibili
siano poi utilizzabili. Ci pu accadere sia a causa di una errata
distribuzione delle resistenze allinterno di una struttura, che a
causa di una errata distribuzione delle duttilit, o di entrambe le
caratteristiche. In questo caso la ridondanza strutturale
(iperstaticit utilizzabile) non coincide con liperstaticit
disponibile.
7.5 Iperstaticit e ridondanza
a. Errata distribuzione della duttilit
Si immagini che nella struttura iperstatica gi esaminata le rotazioni
disponibili in A e B siano pari alla met della rotazione richiesta
( ) ( )
EJ 6
l M
2
1
2
1
u
rid rich
B A
disp
B A
= =
,
, ,
0 0
In questo caso la rottura non si raggiunge perch nella sezione C
viene attinto il valore del momento limite, ma perch nelle sezioni
A e B vengono attivate completamente le rotazioni plastiche
disponibili. Se queste ultime sono la met di quelle richieste (come
ipotizzato nellesempio), anche lincremento di carico che si potr
avere sar pari alla met di quello gi trovato
2
u
ass
l
M 2
p
2
1
p = A = A
In questo caso il carico finale assorbibile e il coefficiente di
sicurezza diventano:
u
2
d
u
d
u
u
2
u
2
u
2
u
ass el u
s 875 0
l p
M 14
p
p
s
l
M 14
l
M 2
l
M 12
p p p . ;
*
* *
= = = = + = A + =
Il nuovo diagramma carico-spostamento diventa:
*
u
p
u
p
y
p
e
1
32 12
1 u
2
M l
EJ
x

b. Errata distribuzione delle resistenze
Per illustrare tale circostanza si immagini che i momenti limite
valgano
( ) ( ) ( ) ( ) ( )
+
= = =
B
u
A
u
C
u
B
u
A
u
M
2
1
M
2
1
M M M ;
In questo caso la situazione al limite elastico fa plasticizzare
contemporaneamente le tre sezioni critiche A,B e C. la struttura si
labilizza al limite elastico e Ap=0. Il nuovo coefficiente di sicurezza
ulteriormente variato.
u
2
d
u
d
u
u el u
s 75 0
l p
M 12
p
p
s p p . ;
* *
* * * *
= = = =
e
2
p
l
24
12
l
p
2
e
l
M /2 u
u M

Il nuovo diagramma carico-spostamento :
* *
=
p
u
x
EJ
l M
2
u 1
12 32
1
e
p
y
p
u

La duttilit strutturale anche ingrediente fondamentale per
dotarla di adeguata robustness. Quest'ultima, spesso
impropriamente tradotta in italiano come robustezza, la capacit
che possiede la struttura stessa di far fronte ad eventi eccezionali
senza danni ad essi sproporzionati.

Le normative pi avanzate prescrivono procedure abbastanza
dettagliate per impedire che una struttura sia dotata di inadeguata
robustness, e che, in particolari circostanze possa essere soggetta
a collasso a catena. In particolare, uno dei metodi prescritti a tal
fine quello dell'Alternate Path Method (APM), che consiste nel
controllare che

la rimozione nominale (a turno) di ciascun elemento portante non
pregiudichi la trasmissione alle fondazioni dei carichi applicati,
attraverso lattivazione di percorsi alternativi del carico.
7.6 Iperstaticit e robustness
1.5
2
l q
12
d
1.5
2
l q
12
d
1.5
2
l q
12
d
2
(2l) q
16
r
d
12
q l
2
1.5
r
16
q (2l)
2
2
16
(2l)
r
q
r
q
2l
l l
d
12
q
2
l
q
d
2
q l
d
12

12 l p M
2
d d
=
d u
M 5 . 1 M =
Nella configurazione priva del pilastro centrale l'andamento delle
sollecitazioni a rottura diagrammato in Fig. b) in funzione della
condizione di carico ridotta p
r
. In questa situazione, poich il
momento negativo disponibile uguale al momento positivo,
necessario verificare che sia:
( ) ( ) ( )
d u d
d
r
2
r u r u r
M 5 . 1 M M
p
p
3 l 2 p
16
1
M M = s = = =
+
r Norm , r d r
d
r
p p p
2
1
p
3
5 . 1
p
p
s s s
La verifica di robustness soddisfatta se la condizione ridotta di
carico, la cui entit imposta dalla Norma, inferiore a quella per
cui si attinge effettivamente il collasso.
infine da notare che l'andamento ridistribuito delle sollecitazioni a
rottura di Fig. b) possibile se la duttilit richiesta superiore a
quella effettivamente disponibile nelle cerniere plastiche attive.
Duttilit e resistenza sono cos ancora una volta strettamente
legate per il soddisfacimento delle condizioni variate alle
quali verificare la robustness strutturale attraverso il metodo
del Percorso Alternativo del carico (APM).
8. Il comportamento al sisma
Si esamini la risposta di una mensola, il cui comportamento si ipotizza elastico-
perfettamente plastico - a duttilit infinita, sottoposta all'azione di un carico orizzontale
F applicato staticamente all'estremit superiore. Se si fa crescere F, la legge costitutiva
taglio-spostamento ipotizzata implica che F non potr mai superare il taglio limite V
y
.
Raggiunto infatti tale valore la struttura si trasforma in meccanismo esibendo
deformazioni che cresceranno indefinitamente a carico costante: la struttura
raggiunge il collasso per limiti di resistenza. Tale circostanza implica che, se si
volesse aumentare la capacit (e quindi la sicurezza) della struttura sottoposta alla
condizione di carico descritta, non si potrebbe far altro che incrementare il taglio limite.
F
V
F
y K, V
m
Vy
y x
V
x
K
max F - V 0 F
= =
Vy
x
y V
xy
Si esamini ora il comportamento dello stesso sistema massa-mensola, sot-toposto
alla condizione di sforzo prodotto da un moto orizzontale imposto al vincolo,
definito dalla funzione , essendo lo spostamento del terreno e la
sua derivata seconda temporale.
( ) t x
g

( ) t x
g ( ) t x
g

V
x
m
K, V
y
g
x x
max
u
K
m u
x
x
K (u-g) = K x
x
x
m u + K x 0
x
u
=
x
max
K
m
= =
m
V
max
-
=
u m u +V 0
x
V (x, x)
x
m u
K
u
max
x x
g
y
K, V
m
x
V
x
y
y
V
=
-
y
V
m
In un primo momento si ipotizzi che la legge costitutiva taglio-spostamento sia
perfettamente elastica, con rigidezza k.
( ) ( ) t x m x k x m 0 x k x x m 0 x k u m
g g

= + = + + = +
L'equazione risolta in funzione di una
assegnata consente quindi di ottenere
la risposta e, in definitiva, la sollecitazione
massima nella mensola .
( ) t x
g

max max
x k V =
In secondo luogo si evince che
l'accelerazione trasmessa alla massa
proporzionale allo spostamento relativo
x, tanto che un aumento dell'intensit del
moto , e quindi della massima risposta
x
max
, ne determina un identico
incremento:
max max
x
m
k
u =

V
x
m
K, V
y
g
x x
max
u
K
m u
x
x
K (u-g) = K x
x
x
m u + K x 0
x
u
=
x
max
K
m
= =
m
V
max
-
=
u m u +V 0
x
V (x, x)
x
m u
K
u
max
x x
g
y
K, V
m
x
V
x
y
y
V
=
-
y
V
m
( ) t x
g

Abbastanza differente il comportamento dello stesso sistema nel caso in cui la
legge costitutiva taglio-spostamento sia di tipo elastico-perfettamente plastico.
( ) ( ) ( ) ( ) ( ) t x m x , x V x m 0 x , x V x x m 0 x , x V u m
g g

= + = + + = +
la cui lettura suggerisce anzitutto che, una
volta superato il limite elastico
l'accelerazione trasmessa alla massa
non pu pi crescere; infatti il suo valore
massimo fissato dal taglio limite:
m
V
m
V
u
y
= =
max
max

Questa prima osservazione di assoluta
rilevanza nella progettazione strutturale,
poich permette di limitare opportunamente
gli effetti di un terremoto sulle parti non
strutturali (pesi portati, impianti, attrezzature
), che sono solitamente molto sensibili
proprio al danno derivante
dall'accelerazione ad esse
trasmessa.
max
u

V
x
m
K, V
y
g
x x
max
u
K
m u
x
x
K (u-g) = K x
x
x
m u + K x 0
x
u
=
x
max
K
m
= =
m
V
max
-
=
u m u +V 0
x
V (x, x)
x
m u
K
u
max
x x
g
y
K, V
m
x
V
x
y
y
V
=
-
y
V
m
In secondo luogo possibile riconoscere che, qualunque sia l'entit del moto al
piede, il sistema, nonostante la limitazione sul valore del taglio resistente,
riesce sempre a trovare una configurazione equilibrata: in altri termini la struttura
non collassa mai, anche se il prezzo che essa paga una deformazione plastica
crescente con l'aumentare dell'intensit del moto imposto. Il danneggiamento
strutturale infatti l'effetto che permette di contrastare l'entit di un terremoto.
x
x (t)
=
V
y
y
x
V
x
g

g,ref
x (t)
(x ) =
max
1
f ( ...)
1
2
f ( ...)
2
max
= (x )
3
f ( ...)
3
max
= (x )
Allaumentare dellintensit del terremoto aumenta il danneggiamento strutturale
Per rendersi conto di tale circostanza solo il caso di ricordare che l'effetto di un
terremoto in termini di spostamento strutturale massimo atteso pu essere
rappresentato dallo spettro di risposta e che l'entit di tale spostamento solitamente
assunto proporzionale al valore della , una volta fissate tutte le caratteristiche
strutturali e di sito, come ad esempio imposto dall'attuale Normativa Italiana.
( )
max
g
x
Determinazione dello spostamento atteso a partire dallo spettro di risposta elastico normativo
Sd-T
0. 000
0. 005
0. 010
0. 015
0. 020
0. 025
0. 030
0. 035
0. 000 0. 500 1. 000 1. 500 2. 000 2. 500 3. 000 3. 500
Bari
Cosenza
Foggia
d
1

d
2

d
3

L'ipotesi di duttilit illimitata ovviamente puramente teorica. Il comportamento al
collasso dei materiali, degli elementi strutturali e delle relative connessioni
conferiscono, di fatto, alle strutture reali una duttilit disponibile limitata. In questo
caso la sicurezza garantita dalla condizione:
( )
disp
u max
x x s
proprio la limitatezza della duttilit disponibile che provoca il collasso strutturale
che, quindi, si verifica non per difetto di resistenza (come nel caso di carico
applicato staticamente), ma per mancanza di sufficiente duttilit. Una misura della
sicurezza di una struttura siffatta, potrebbe essere caratterizzata proprio dalla
distanza tra il massimo spostamento richiesto dal terremoto assegnato e
lo spostamento ultimo che pu sopportare la struttura senza collassare.
Minore questa distanza, minore la sicurezza strutturale, e un aumento della
stessa sicurezza pu essere conseguito aumentando lo spostamento ultimo
disponibile.
max
x
( )
disp
u
x
x
x (t)
=
Vy
y x
V
x
g

g,ref x (t)
(x ) = max
1
f ( ...)
1
2
f ( ...)
2
max = (x )
3
f ( ...)
3
max = (x )
Lipotesi di uguale spostamento
Le considerazioni appena riportate sottolineano l'importanza che, nell'analisi della
sicurezza di una struttura soggetta ad azione sismica, ha la valutazione della
massima risposta in spostamento (deformazione, distorsione,).
altrettanto ovvio che una determinazione plausibile di questi effetti, nell'analisi della
risposta delle usuali costruzioni civili, deve essere condotta con riferimento a leggi
costitutive solitamente complesse, che tengono conto della non-linearit nel
comportamento dei diversi componenti strutturali.
Ci rende particolarmente articolato il problema della progettazione anti-sismica, che,
alle difficolt insite nella valutazione della condizione di carico in termini di
terremoto di progetto , assomma anche le difficolt analitiche implicite nella
risoluzione di complicati problemi di analisi dinamica non-lineare.
Tali considerazioni di principio possono comunque essere superate in parte da alcune
plausibili approssimazioni che sono introdotte nei codici normativi per semplificare e
rendere pi efficace la progettazione di cantiere di una costruzione anti-sismica.
Una di queste approssimazioni quella che consente di porre in relazione la risposta
massima in spostamento di un sistema a comportamento non-lineare con quella dello
stesso sistema pensato indefinitamente elastico.
V
x
Vel
y x xu
y V
A B
C
A'
O
Uguaglianza dello spostamento massimo nella risposta elastica ed elasto-plastica
( ) ( )
pl
max
el
max
x x ~
Una giustificazione intuitiva dell'uguaglianza degli spostamenti pu essere ricercata
nella constatazione che il sistema elasto-plastico, una volta che la sua risposta esca
dal tratto O-A di pre-plasticizzazione, vede accelerare il suo moto relativo in ragione
della riduzione che esibisce il taglio V rispetto al valore elastico kx.
D'altra parte, per, questo effetto mitigato dal fatto che la forza d'inerzia assoluta
decresce a causa della riduzione dello stesso taglio, tanto che i due effetti, alla fine, si
compensano.
( ) ( ) t x m x k x m 0 x k x x m 0 x k u m
g g

= + = + + = +
( ) ( ) ( ) ( ) ( ) t x m x , x V x m 0 x , x V x x m 0 x , x V u m
g g

= + = + + = +
V pi piccola, per
cui m u pi piccola
V pi piccola, per
cui m x deve
crescere per lasciare
costante il secondo
membro
Nelle ipotesi approssimate appena descritte, il fattore di riduzione del taglio



che le norme italiane denominano fattore di struttura, proprio uguale alla duttilit
che l'analisi non lineare richiede alla struttura:



y
el
V
V
q =
rich
y
u
y
el
x
x
V
V
q = = =
V
x
Vel
y x xu
y V
A B
C
A'
O
Sembrerebbe quindi esistere una stretta correlazione tra resistenza e
danno, tanto che il progettista pu scegliere se agire in una direzione o
nell'altra a seconda delle esigenze architettonico-funzionali della costruzione
ed in funzione dei costi attesi. Utilizzando il criterio delluguaglianza degli
spostamenti, ci si pu rendere conto come sia possibile soddisfare i criteri di
progetto attraverso tre distinti livelli prestazionali, funzione della duttilit
disponibile e della resistenza strutturale.
Classificazione strutturale in termini di livelli di duttilit
progettuale.
a)Risposta elastica
A causa della loro
grande importanza,
alcuni edifici devono
possedere adeguata
resistenza tale da
consentire una
risposta elastica al
sisma (senza danni).
La progettazione
compiuta comunque
allo SLU, ma non sono
richiesti livelli
significativi di duttilit
e non c necessit di
particolari criteri di
detailing.
Lo spostamento massimo A
me

molto vicino a A
ye
ed entrambi sono
molto vicini a A
e
.
b) Strutture completamente
duttili.
La maggior parte degli
edifici sono progettati per
sviluppare forze di richiamo
il cui valore molto pi
basso di quello richiesto da
una struttura elastica (per
motivi economici). In
questo caso sar richiesto
un rilevante livello di
duttilit disponibile. Occorre
identificare con molta
attenzione le regioni in cui
necessario sviluppare la
duttilit richiesta, mentre
necessario impedire che si
raggiungano deformazioni
plastiche in regioni a
comportamento fragile.
yf
mf
f
A
A
=
Il comportamento reale
rappresentato dalla OD.
c) Strutture a duttilit
limitata
Alcune strutture
posseggono di per s
un livello di resistenza
significativo, per
motivi tipologici
(pareti di taglio, vani
scale in c.a.) ovvero,
non riescono a
realizzare elevati livelli
di duttilit per motivi
costruttivi. allora
molto pi semplice
utilizzare la resistenza
disponibile, per ridurre
la duttilit richiesta.
quindi chiaro che le costruzioni, soggette ad azioni sismiche
non crollano per mancanza di resistenza, ma per
insufficiente duttilit (una bassa resistenza fa solo aumentare
la duttilit necessaria).
Gli esempi appena esaminati lasciano dedurre che i tre concetti di
iperstaticit, ridondanza e robustness sono intimamente
correlati, ma non rappresentano le stesse caratteristiche
strutturali.
Essi, piuttosto, sono collegati alle modalit di distribuzione delle
caratteristiche di risposta strutturale in termini di resistenza e
duttilit.
Per completare lesame vi da aggiungere alle due caratteristiche
precedenti anche la distribuzione delle rigidezze. Tale
caratteristica strutturale in effetti responsabile delle modalit di
ripartizione delle sollecitazioni tra i vari elementi.
Resistenza, rigidezza e duttilit sono quindi la base di una
corretta progettazione strutturale, in quanto con una loro
efficiente distribuzione garantiscono sino al collasso una risposta
strutturale caratterizzata da
MOLTEPLICI LINEE DI DIFESA.
9. Considerazioni finali
T
a
g
l
i
o

a
l
l
a

b
a
s
e

Spostamento laterale
Operativit,
mancanza di
danni
significativi
Danno Lieve,
immediata
utilizzabilit,
inalterata resistenza
Salvaguardia della vita,
resistenza inalterata
per azioni verticali
Prevenzione del
collasso, esiguo
margine di resistenza
per le azioni
orizzontali
SLO
SLD SLV
SLC
Stati limite per strutture soggette ad azione sismica secondo NTC (ed EC8)
Una conclusione in tema di duttilit
Una semplice analogia consente di riassumere alcune considerazioni chiave
sulle quali basare un progetto a duttilit controllata.
In questa analogia si esamina il comportamento a rottura di una catena,
che simula la risposta di una struttura composta da n+1 elementi. Si
suppone inoltre che tutti gli elementi componenti abbiano comportamento
fragile, tranne uno, la cui rottura duttile. Si suppone inoltre che la catena
sia sollecitata da un carico P crescente sino a rottura. In Figura a)
riportata la legge costitutiva relativa a ciascuna delle n maglie fragili,
mentre in b) il comportamento dell'unica maglia duttile (elasto-plastico
incrudente). Si suppone inoltre che il carico al limite elastico della maglia
duttile sia P
i
e che P
o
sia il suo carico di rottura. Infine, il carico limite
delle maglie fragili P
is
ipotizzato pi elevato del carico P
o
.
Si pu osservare:
la risposta lineare elastica sino al livello Pi e lo spostamento
correlativo
superato il limite elastico, la struttura entra in campo plastico, sino al
livello Po, che rappresenta il suo carico limite, raggiunto per rottura
dell'elemento duttile, mentre tutti gli elementi fragili sono ancora in
campo elastico
lo spostamento a rottura
2 1
' ' n ' A A A + =
is o
P P s
2 1 u
n A A A + =
detta la duttilit della maglia elasto-plastica, la duttilit
dell'intera struttura
la duttilit dell'intera struttura sempre inferiore alla duttilit dei singoli
componenti
la relazione che lega la duttilit strutturale a quella degli elementi
componenti dipende dalla modalit con cui sono interconnessi i suddetti
componenti
malgrado la struttura sia costituita da n elementi fragili ed un solo elemento
duttile, il comportamento risultante duttile; infatti gli elementi fragili sono
protetti dall'elemento duttile mediante un adeguato sovradimensionamento.
2 2 2
' A A =
( ) ( ) 1 n n '
2 u
+ + = = A A
>
2
Le precedenti considerazioni tratteggiano nei suoi aspetti essenziali una
filosofia di progettazione, che solitamente prende il nome di
capacity design (in italiano tradotto come gerarchia delle
resistenze), che sostanzialmente si basa su alcuni punti qualificanti.

Sono definite con chiarezza le regioni strutturali sedi di plasticizzazione;
queste sono studiate con attenzione in termini di duttilit disponibile e di
accuratezza nel detailing.
Sono "aggirati" i modi di rottura non desiderati, in quanto fragili.
Le regioni pi fragili sono protette attraverso un accurato
dimensionamento delle zone pi duttili, che vengono sacrificate a questo
fine.
In tal modo le zone (o i modi di rottura) pi fragili sono vincolate a
restare elastiche.

Seguendo questo approccio, ad esempio, si preferisce favorire un
comportamento prevalentemente flessionale degli elementi strutturali,
evitando le rotture a taglio; attraverso una particolare cura nel dettaglio
costruttivo si fornisce poi adeguata duttilit alle zone nelle quali si
prevede una forte plasticizzazione. Sono inoltre protetti i pilastri rispetto
alle travi, garantendo ai primi un'adeguata sovraresistenza. Infine,
assolutamente garantita l'integrit dei nodi al collasso, poich in questi si
possono manifestare rotture locali particolarmente fragili e insidiose.
10. LA ROBUSTNESS DEL WORLD TRADE CENTER A NEW YORK
Architetto: Minoru Yamasaki
Strutture: Skilling, Helle,
Christiansen Robertson.
Le due torri, alte 110
piani, erano parte di un
complesso pi grande
comprendente 4 edifici a
8 e 10 piani. I 110 piani
contenevano uffici open-
plane, liberi da pilastri
interni, (area 2900 m
2
).
Nei basamenti stazioni
della metropolitana,
parcheggi e impianti.
Ciascuna torre era alta
411m, dimensioni in
pianta 63.5x63.5m
2
,
core di 24x24m
2
.
SCHEMA:TUBE IN TUBE
Grazie ai collegamenti resistenti a taglio degli
angoli delledificio, lossatura forma, con la
sua pelle esterna e i solai di piano, un tubo
quadrato rigido al vento, incastrato nelle
fondazioni e capace di trasmettere tutti i
carichi del vento. I solai di piano liberi tra i
pilastri esterni ed il nucleo raccolgono
solamente i carichi verticali. Al fine di
impedire la deformazione dei solai, i pilastri
esterni sono calcolati in modo tale che le
deformazioni e le variazioni di lunghezza
dovute ai carichi verticali siano uguali a
quelle dei pilastri del nucleo.
TORRI DEL WORLD TRADE TORRI DEL WORLD TRADE
CENTER CENTER
(1973): (1973):
IL SISTEMA TUBE IN TUBE: IL SISTEMA TUBE IN TUBE:
Il sistema si basa sulla interazione statica che si realizza tra un nucleo chiuso interno nucleo chiuso interno ed una parete parete
portante continua esterna a scatola chiusa portante continua esterna a scatola chiusa. . A tale sistema affidata lazione di contrasto ai carichi verticali
cosi come ai carichi orizzontali, senza peraltro che si renda necessario prevedere altri sostegni intermedi.
TORRI DEL WORLD TRADE CENTER A NEW YORK (1966/73)
Schema a tubo esterno
I pilastri esterni erano stati calcolati in
maniera tale che le deformazioni dovute
ai carichi verticali fossero uguali a
quelle del nucleo. Il carico di progetto
del vento era stato ipotizzato pari a 2.20
kN/m
2
. Spostamento dellultimo piano
28cm.
TORRI DEL WORLD TRADE CENTER A NEW YORK (1966/73)
Costruzione a tubo: irrigidimento dei muri esterni portanti tra-
mite lastre rigide di solaio.
Solaio rigido
Pilastro a cassone
del nucleo
TORRI DEL WORLD TRADE CENTER A NEW YORK (1966/73)
In ciascun lato
esterno, 59 pilastri
vuoti (i=1.02m)
erano collegati
rigidamente a
traversi orizzontali
a realizzare una
parete Vierendeel.
Grazie ai
collegamenti agli
angoli delledificio,
ledificio formava
un tubo quadrato
rigido al vento (e al
sisma).
I solai erano liberi tra
i pilastri esterni ed il
nucleo (44 pilastri).
Questultimo racco-
glieva esclusi-
vamente i carichi
verticali. I solai misti
avevano travi
reticolari metalliche
alte 900mm, spaziate
di 2.04m, irrigidite da
una lastra in cls leg-
gero di 10cm su la-
miera grecata. Tra i
correnti e i pilastri
esterni am-
mortizzatori visco-
elastici per lassor-
bimento del rollio del
vento.
TORRI DEL WORLD TRADE CENTER A NEW YORK (1966/73)
Orditura principale delle travi di solaio e particolare in
corrispondenza dello spigolo.
TORRI DEL WORLD TRADE CENTER A NEW YORK (1966/73)
Particolari delle strutture
principali di impalcato e
attacchi ai pilastri.
TORRI DEL WORLD TRADE CENTER A NEW YORK (1966/73)
CAUSE DEL COLLASSO
11 Settembre 2001.
Due Boeing 767 dirottati da
terroristi, furono lanciati
contro le torri gemelle.
Limpatto fu centrato sulle
facciate, e conseguen-
temente, gli angoli delle
torri rimasero intatti.
Lestensione del danno sul
core non noto.
In ogni caso, sin dal primo
istante si crearono
significative deformazioni
permanenti sulle torri, che
ridussero lintegrit
strutturale.
CAUSE DEL COLLASSO
Impatto su WTC1
CAUSE DEL COLLASSO
Impatto su WTC2
Registrazioni sismiche, componente NE, distanza 34km. I
due segnali maggiori furono registrati in corrispondenza del
crollo delle torri 1 e 2. le ampiezze dei segnali sono
riportate in nm/s. Ampiezza di picco del moto del terreno ha
raggiunto i 4.545nm/s in corrispondenza del primo collasso.
CAUSE DEL COLLASSO
Foto satellitari del WTC prima e dopo lattacco terroristico.
CAUSE DEL COLLASSO
Molte delle colonne esterne furono
completamente distrutte, ma le torri
non crollarono immediatamente per
effetto della loro rilevante
robustness.
Il carico fu ridistribuito dagli elementi
danneggiati verso altre parti
strutturali.
Ci dette agli occupanti i piani inferiori
il tempo sufficiente per mettersi in
salvo.
CAUSE DEL COLLASSO
CAUSE DEL COLLASSO
Ridistribuzione del carico dopo limpatto
Lesposizione delle strutture al fuoco
provoc una riduzione delle propriet
meccaniche dellacciaio: infatti dopo 1 ora
a 600C il suo modulo elastico e la sua
resistenza si dimezzano.
Tale circostanza, comunque, non avrebbe
da sola condotto al crollo, poich le
strutture erano in quel momento
relativamente poco caricate (giornata
senza vento). A questo effetto si somm
la deformazione dovuta alla differenza di
temperatura tra interno ed esterno, che
port fuori asse le colonne, con effetti
incontrollabili sulla stabilit.
CAUSE DEL COLLASSO
Ma, soprattutto, tale
deformazione fu cruciale in
quanto port alla rottura degli
appoggi delle travi di solaio
sui pilastri esterni.
Tale rottura, che evidenzi
forse lunico punto di scarsa
robustezza delle torri, caus
il crollo in sequenza dei
diversi solai che si
impacchettarono luno
sullaltro ad una velocit
stimata di 200 km/h.
CAUSE DEL COLLASSO

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