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STORIA DELL'ARCHITETTURA E DELLA CITTÀ I

(prof. S. Piazza – 8 cfu)


08-05-2018
2.0 Romanico in Francia
Abbiamo delle anticipazioni del Romanico già a partire dal X sec.
Al di là delle frazioni regionali che il romanico assume in ogni area dove si sviluppa, possiamo riconoscere delle
tendenze generali che accomunano tutti i paesi.

Dobbiamo tentare innanzitutto di focalizzare queste nuove tendenze in modo tale da trovare una sorta di chiave di lettura
per valutare il panorama architettonico nella sua interezza.

L’uso delle volte costituisce il filone portante del romanico e anche quello più impegnativo perché le volte implicano un
ripensamento del congegno complessivo che viene individuato in diverse tipologie di sezione trasversale.

Ad esempio, per capire come funziona un edificio ecclesiastico in età romanica, un modo efficace è quello di studiare le
sezioni, perché la sezione fa capire il rapporto che esiste tra il sistema principale e quelli secondari e il sistema
costruttivo messo in atto per risolvere la grande questione statica fondamentale che è la spinta orizzontale.

In Francia, nell’XI sec. si inizia a diffondere la formula della sezione a capanna a nave cieca con
matronei.
Individuiamo questo tipo di struttura nelle chiese di peregrinaggio ma non solo.
Una delle sue caratteristiche è l’utilizzo nel MATRONEO, (galleria sopra la navata).
Questa tipologia mette in atto le due possibilità di uso delle volte:
- La volta a botte che è, dal punto di vista costruttivo, soprattutto nella fase costruttiva e scarica su tutto il
muro (pregi), ma è scarsamente illuminabile (limite).
- La volta a crociera che è più sofisticata perché è formata dall’incrocio di 2 volte a botte e scarica solo su
quattro punti quindi il muro diventa tompagno ed è facilmente illuminabile.
Un altro problema è dato dall’uso dell’arco a pieno centro, perché non è versatile dal punto di vista
costruttivo, perché l’altezza è sempre metà dell’ampiezza (h=r).
Per chiudere bene la volta a crociera tutti i lati devono essere uguali, fattore che si pone come limite perché
implica il SISTEMA OBBLIGATO.
• Nel SISTEMA OBBLIGATO, se ho una navata centrale più grande e delle navate laterali più piccole, gli
archi della navata centrale sono il doppio di quelli delle navate laterali.
Il S.O. è uno dei sistemi costruttivi più diffusi, l’alternativa della volta a botte.
Esso implica un’alternanza di piedritti AB-AB (grande/piccolo).
• L’ARCO POLICENTRICO, è molto diffuso nel romanico poiché permette navate rettangolari.
Questo arco ribassato consente di tenere bassa la navata però spinge di più. Risolve il problema geometrico
ma aggrava il problema strutturale
• L’ARCO A SESTO ACUTO, inizia a circolare attorno all’XI sec. Esso è estremamente versatile perché a
pari altezza posso variare la base, ma il più grande vantaggio è che spinge meno.
Grazie sua diffusione episodica, gli architetti dell’XI sec. si renderanno conto dei suoi vantaggi; esso infatti
funziona meglio, è più versatile e segna (attraverso l’abbandono della volta a botte per quella a crociera), il
passaggio dall’età ROMANICA a quella GOTICA.

La distinz. tra Romanico e Gotico tende a separare delle soluzioni progettuali che in realtà sono concatenate tra di loro.
Il romanico non è altro che una fase della produzione iniziale di principi che poi noi chiameremo gotici.
Loro non si definivano né romanici né gotici, questi sono nomi che abbiamo affibbiato noi.
Tutte le generazioni che sono nella fase più vitale e significativa soprattutto dal punto di vista architettonico e che si
trasmettono il sapere di padre in figlio, si definivano soltanto in un modo: la NUOVA-MODERNA ARCHITETTURA
(una sorta di avanguardia).
Diciamo che il punto di partenza che è quello che noi chiamiamo romanico ha delle caratteristiche diverse dal punto di
arrivo, ma fanno parte di un unico sistema. Si tratta di una progressiva messa a punto di nuovi temi architettonici, quindi
se vogliamo dal punto di vista del bilancio complessivo della storia occidentale il momento in cui si innesta una
architettura basata su principi totalmente inediti è il ROMANICO non è il GOTICO, perché è nel romanico che inizia a
subentrare l’idea di uno scheletro strutturale.
Quello che discrimina è quest’idea della differenziazione del piano murario che va verso un’idea nuova di architettura
basata su uno scheletro strutturale e sui tompagni che chiudono lo spazio tra un elemento strutturale e l’altro.
Dopo circa 400 anni di sperimentazione, questa corrente di pensiero inizia a non riuscire più a comunicare nulla di
nuovo. A questo declino dà il colpo di grazia il rinascimento in Italia che si propone, a differenza del gotico, come
movimento culturale dirompente con una caratteristica unica nella storia dell’occidente, paragonabile solo alle
avanguardie artistiche del ‘900, ossia la totale rottura con l’immediato passato, considerato come periodo oscuro di
barbarie.
Mentre nel ‘900, però, i figli rinnegheranno i padri allo scopo di creare un’arte totalmente nuova, nel ‘500 avviene
un’anomalia: i figli del rinascimento rinnegano i padri del ‘400 allo scopo di far rinascer un’arte morta mille anni prima.
È come se l’ambiente italiano non avesse mai accettato veramente la fine dell’Impero.
Il movimento culturale della RINASCENZA, dà, quindi, il colpo di grazia al gotico.

Nella prima metà del XVI sec. il gotico giunge alle battute finali surclassato da questa nuova idea di architettura in cui
l’aspetto più innovativo è l’idea di annullare la sovrapposizione degli ordini. La vera svolta è quest’idea verticalistica
dello scheletro strutturale.
I Romani riportano questo sistema secondo l’uso dell’ordine
greco, aggiungendo la trabeazione tra un livello e l’altro e le
semicolonne. La volta viene poi costruita in conglomerato
cementizio in continuità con il muro. La volta è per i Romani una
sorta di coperchio.
Gli architetti romanici annullano la componente orizzontale,
accentuando il verticalismo e alleggerendo la consistenza muraria.

La tipologia a capanna, molto diffusa in Francia, si può trovare, per esempio, nella chiesa di
Notre-Dame la Grande (1130-45) di Poitiers (città famosa per lo scontro contro i musulmani
del 732).
Si tratta di una chiesa ad aula, con una volta a botte nella navata principale e delle volte a crociera
in quelle laterali, e un deambulatorio a cappella radiale che pian piano inizia a diffondersi.
Possiamo notare come non esista quasi un muro di separazione tra navata centrale e laterali.
La volta è al buio ma lo spazio dei fedeli è molto illuminato. In questo caso abbiamo
un’applicazione dell’arco policentrico ribassato, una delle strutture ad arco alternative all’arco a
pieno centro.
Se scendiamo nel dettaglio possiamo ammirare un’ibridazione di ascendenza antica nelle paraste
sovrapposte e nei capitelli con foglie d’acanto che si intrecciano in un sistema a Signore degli
Anelli, proveniente dagli antichi popoli nord-europei come gli scandinavi.

Oltre alla chiesa con matroneo con nave cieca ci dobbiamo ricordare quella a capanna con
nave cieca.
In Normandia abbiamo la chiesa S. Etienne a Caen (1068-1081) in cui
sono presenti delle colonnine nervate che attraversano tutta la parete salendo
fino alla copertura (originariamente in legno oggi a crociera).
Un’altra soluzione che contraddistingue l’area normanna è l’uso del muro a
intercapedine, in corrispondenza del cleristorio ossia una sorta di stretta
galleria nella parte sommitale. Nell’incrocio del transetto con la navata
centrale accoglie una torre lanterna che si affianca alle due torri laterali in facciata.

In realtà, in origine, le chiese normanne tendevano ad avere il cosiddetto coro a gradoni che, per
esempio, vediamo nella pianta della S. Trinitè (1066) (che ritorna in forma semplificata nel
Duomo di Cefalù), con cappelle aperte su transetto a profondità variabile che scende man mano
fino al presbiterio.

Dal punto di vista dello sviluppo di tematiche alternative, nella regione di Pèrigord, nell’entroterra, si sviluppa una
ricorrenza delle chiese a cupola che richiama l’arte bizantina, ossia l’idea di realizzare delle chiese su un modulo cubico
coperto da una cupola.
La chiesa di S. Pierre d’Angoulême (1128) utilizza questo sistema applicandolo a
un impianto a croce latina.
Presenta sostegni tetrastili ma sono all'antica, superfici non nervate, copertura
liscia e indifferenziata, non vi è uso del pilastro polistilo. mancano matronei e
rivestimento musivo tipici bizantini.
La Chiesa di S. Front a Perigueux (1173), invece, riprende questo tema ma
secondo un impianto a croce greca.
Presenta un muro non liscio grazie al gioco tridimensionale di esaltazione dei
volumi.
La differenza tra le due, però, non è tanto l’impianto, quanto, piuttosto, il modo in cui viene concepito
il muro, perché S. Front è totalmente e radicalmente bizantina; potrebbe essere ossia estrapolata dal
contesto romanico esattamente come faremo in Italia con il San Marco a Venezia - 1063).
È una struttura tetrastila i cui pilastri sono porzioni di muro.
La superficie della volta a botte scende in modo organico fino al muro, ma manca del tutto una
differenziazione tridimensionale, mancano le colonnine nervate.
Quindi quest’opera cos’ha di Romanico? NIENTE!

La Francia dell’XI sec. vive due riforme monastiche fondamentali allo scopo di riformare l’ordine benedettino:
• La riforma Cistercense che parte dall’abbazia di Citeaux (1098-1106) e poi inizia a diffondersi nel corso del XII sec
nel resto della Francia e anche fuori, invadendo anche il territorio italiano e favorendo la diffusione del gotico.
• La riforma Cluniacense prende il nome dall’abbazia di Cluny (909-1130) in Borgogna.
L’abbazia subisce tre fasi costruttive fino ad arrivare al punto di essere la chiesa
più grande dell’Europa del tempo.
Ci interessa l’impostazione complessiva di questo edificio, oggi quasi del tutto
distrutto.
Cluny III ha una pianta a cinque navate con deambulatorio con cappelle radiali
due transetti con altre cappelle.
La volta a botte della navata centrale viene impostata molto in alto, riuscendo ad
aprire al di sotto di essa una fila di finestre.
Sono presenti i contrafforti in ognuno dei 3 livelli.
Non vi è l’uso del matroneo, bensì solo arcate ogivali e triforio, ossia una
galleria ricavata nello spessore murario, posta sotto le finestre del cleristorio e situata sopra le navate laterali.
Questa progressiva ottimizzazione si muove attraverso la sperimentazione empirica attraverso cui si riescono a dedurre
delle regole, delle considerazioni di carattere generale.
Uno degli aspetti fondamentali di questa ricerca che caratterizza il passaggio dal romanico a gotico è legato ai disastri,
alle volte, ai crolli, perché fanno capire cosa c’è che non va.
A partire dalla seconda metà del XII sec. verranno sviluppati le soluzioni tipiche del gotico
quali la volta a crociera e la campata rettangolare, grazie all’uso dell’arco policentrico
ribassato, come possiamo osservare nella cattedrale di Vezelay (1120 1190).

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