ARCHI E VOLTE
In questo capitolo tratteremo di archi e volte in generale. Il primo paragrafo sar
dedicato alla geometria ed alle modalit costruttive di alcuni tipi fondamentali di volte.
Nel secondo paragrafo verr tracciato lideale percorso evolutivo delle teorie statiche
fino allavvento della teoria dellelasticit. Infine, largomento degli ultimi due paragrafi
riguarda le cause di dissesto e lo studio delle usuali tecniche di intervento presenti in
letteratura.
1.1 GEOMETRIA
MURATURA
Capitolo 1
Archi e volte
Le volte a botte oblique possono considerarsi generate da una curva direttrice (arco
circolare, ellittico, policentrico, ) e da una retta generatrice orizzontale inclinata
rispetto al piano della direttrice.
Capitolo 1
Archi e volte
1
2
Capitolo 1
Archi e volte
10
Capitolo 1
Archi e volte
Utilizzando tale apparecchio, i piani dei giunti si estendono a tutta la sezione della
volta e risultano normali allelemento darco corrispondente. Gli spigoli superiori ed
inferiori dei giunti stessi sono poi paralleli allasse della volta e formano col loro
inviluppo le superfici cilindriche destradosso e dintradosso.
La direzione dei giunti si determina mediante una sagoma di legno limitata da un
tratto della curva dintradosso e da una normale a questa (fig. 1.5).
Fig. 1.5.
Nelle volte policentriche devono evidentemente essere usate tante sagome quanti
sono gli archi che la compongono.
Nel caso di volte circolari il modo migliore e pi sicuro consiste nel fissare al centro
dellarco una funicella e tenerla per avere in ciascun punto la direzione del giunto.
Quanto al modo di collegare i mattoni, sono da tener presenti le regole valide per i
muri. I giunti devono estendersi a tutto lo spessore dellarco, essere concorrenti sul
fronte e paralleli allasse allestradosso, ma i giunti di due corsi successivi non devono
corrispondersi mai n sul fronte, n sul dorso, n allinterno dellarco. Ne segue che per
il collegamento sono necessari per lo meno due corsi differenti che si alternino. I
differenti corsi dovrebbero essere cuneiformi. Questo per avviene raramente e soltanto
per volte di considerevole importanza, mentre comunemente lo scopo viene raggiunto
conformando a cuneo solamente lo strato di malta fra i diversi conci. Nel caso in cui gli
strati divengano assai cuneiformi si tagliano i mattoni vicino allintradosso; questa
operazione presuppone per un buon materiale e, comunque, presenta lo svantaggio di
privare il mattone della sua parte superficiale pi resistente. Talvolta si usa lasciare
integri i mattoni ed interporre delle schegge tra i diversi corsi allestradosso; questa
11
Capitolo 1
Archi e volte
12
Capitolo 1
Archi e volte
Gli anelli possono essere situati in piani verticali con i mattoni disposti secondo una
superficie conica oppure inclinati con i mattoni disposti in un piano avente la medesima
inclinazione o disposti secondo superfici coniche (fig. 1.8).
Lidea di disporre i mattoni su piani inclinati nasce da una duplice esigenza:
evitare uno spostamento laterale dei diversi strati;
risparmiare le armature provvisorie: infatti, disponendo i mattoni non pi
normalmente alla superficie dintradosso ma inclinati rispetto a questa, gli
stessi mattoni sono parzialmente sostenuti dal filare precedente3.
Questo sistema, utilizzato per le vote ribassate, offre i seguenti vantaggi:
la muratura non presenta linee di rottura continue;
i giunti discontinui longitudinali non presentano che il quarto dello
sviluppo che hanno nella disposizione longitudinale con giunti radiali;
vi una maggiore superficie di contatto nel senso della spinta: lattrito e
laderenza della malta tendono per conseguenza a ridurre la spinta;
Capitolo 1
Archi e volte
si pu fare a meno del manto ed anche di molte centine, poich la posa dei
filari si pu eseguire sopra una sola centina che si sposta di mano in mano
che la costruzione della volta avanza; la centina si fa scorrere sopra due
longherine collocate alle imposte della volta e sostenute da ganci di ferro;
la spinta sui piedritti viene alquanto diminuita, poich, essendo i letti dei
giunti trasversali leggermente convessi, una parte della spinta trasmessa
ai muri di testa4.
Fig. 1.8: varianti nella disposizione dei mattoni nella costruzione di volte a botte (Lorenzo 1992).
Capitolo 1
Archi e volte
Lapparecchio sbieco o diagonale (fig. 1.9) caratterizzato dal fatto che la volta
risulta costituita da archi elementari, tutti paralleli, i quali non sono pi disposti secondo
la curva direttrice ma in direzione normale alle diagonali oppure alle bisettrici degli
angoli della pianta.
15
Capitolo 1
Archi e volte
Fig. 1.10: vista assonometrica di una volta a botte con apparecchio diagonale.
16
Capitolo 1
Archi e volte
5
6
Capitolo 1
Archi e volte
spessore o in lunghezza con chiodature, le cui parti superiori sono segate secondo la
curva di intradosso della volta.
Fig. 1.13: schemi costruttivi di centine in legno per la costruzione di volte a botte (Caleca 2000).
Capitolo 1
Archi e volte
Passiamo adesso a riferire della costruzione effettiva della volta a botte distinguendo
i diversi casi di apparecchio.
Nel caso in cui si adotti la disposizione dei mattoni a filari paralleli alle linee
dimposta, il lavoro si deve far procedere simmetricamente dalle imposte verso il
vertice, in primo luogo, perch larmatura risulti caricata uniformemente, in secondo
luogo perch, acquistando la malta in ogni parte la stesse consistenza, lassestamento
totale della volta risulti uguale in ogni parte. Per dirigere con successo la costruzione di
una volta infatti necessario tener conto dei diversi movimenti che hanno luogo nelle
centine durante e dopo lesecuzione dei lavori, perch subito dopo la loro erezione le
centine subiscono un calo sotto lazione del proprio peso, mentre tendono a rialzarsi
verso la chiave dal momento in cui vengono messi in opera i cunei dei fianchi della
volta. Allo scopo di evitare questo innalzamento del vertice della curva di intradosso,
conviene armare le centine con opportuni tiranti e caricare provvisoriamente le armature
verso le loro vette con un certo numero di conci o con pesi amovibili, finch non
rimanga che eseguire la chiusura della volta.
Nel caso in cui si adotti la disposizione dei mattoni a filari trasversali alle linee di
imposta, diversamente dal caso precedente ove la costruzione cominciata lungo i
piedritti e terminata in chiave, la costruzione viene iniziata sulle fronti e proseguita nel
senso dellasse.
Qualora si adotti la disposizione a spinapesce diritta la costruzione della volta si
inizia dagli angoli del vano e i diversi strati, ellittici nelle volte a botte circolari, salgono
dal piedritto sul fronte dellarco fino alla linea di vertice della dc (fig. 1.12) da un lato e
alla linea mediana bc dallaltro, cosicch in chiave risulta una pietra prossimamente
quadrata, posta al centro della volta. Ultimata la volta si tolgono le armature e,
generalmente, risulta che lo spazio (1-1,5 cm) lasciato tra le armature e la volta
scomparso durante la costruzione a causa dellassestamento, cosicch la volta combacia
con le armature stesse.
Se invece la volta poggia direttamente sullarmatura, lassestamento non pu
avvenire che tra i punti fissi causando delle gobbe sulla superficie della volta.
Infine, nel caso in cui si adotti la disposizione a spinapesce inversa, si inizia a
costruire la volta dal suo centro, ponendo sul manto dapprima quattro mattoni (a) ad
angolo retto fra loro e a 45 rispetto allasse della volta (fig. 1.15), poi dei mattoni interi
(b) e dei mattoni (c) tagliati per un quarto, fino a raggiungere i muri di contorno. Si
procede, quindi, alla costruzione delle rimanenti parti con mattoni interi, iniziando dai
mattoni (b) e (c).
Terminata la costruzione della volta a botte si pu procedere nel suo disarmo.
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Capitolo 1
Archi e volte
Quando si disarma una volta subito dopo la sua chiusura, difficilmente si riesce ad
evitare una leggera compressione nella malta dei giunti, compressione che, quantunque
completi la solidit della volta, produce tuttavia un abbassamento nella medesima, tanto
pi sensibile quanto pi grande la quantit di malta impiegata nei giunti.
Capitolo 1
Archi e volte
Capitolo 1
Archi e volte
Fig. 1.16.
Con queste parti si possono costruire diverse forme di volte. Con le parti A e Asi
ottiene la volta a crociera mentre con quelle B e B si ottiene la volta a padiglione, che,
in definitiva risulta dallunione di parti di volte a botte, detti fusi cilindrici.
Le volte a botte componenti le volte a padiglione possono avere le forme pi
svariate, possono essere ribassate, circolari, ellittiche, a sesto acuto, ecc. Una volta a
padiglione pu essere costruita su uno spazio quadrato, rettangolare, parallelogrammico,
trapezoidale, poligonale e circolare; in questultimo caso la volta a padiglione diviene
una cupola.
La volta a padiglione quella pi usata nelle costruzioni civili; tuttavia essa richiede
che il vano da ricoprire sia regolare e presenta linconveniente di dover essere sostenuta
da tutti i muri di perimetro.
Nella costruzione di queste volte in laterizio si adotta spesso lapparecchio
longitudinale, cio la disposizione a filari paralleli alle linee di imposta (fig. 1.17).
Con questa tecnica si deve prestare particolare cura affinch negli spigoli i mattoni si
addentrino alternativamente nulluna o nellaltra porzione di volta in modo tale da non
avere un giunto continuo lungo lo spigolo.
Unaltra disposizione molto utilizzata quella a spinapesce diritta. I filari di mattoni
sono normali agli spigoli diagonali e formano di conseguenza degli archi acuti ellittici.
Con questo apparecchio si evitano i giunti lungo gli spigoli; ogni giunto poi
convenientemente coperto da ambo i lati dai mattoni dei filari adiacenti.
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Capitolo 1
Archi e volte
Nella costruzione di una volta a padiglione si deve prima di tutto stabilire la forma
della volta in un piano normale ad uno dei piani perimetrali e quindi quella degli
spigoli. La prima generalmente un cerchio e gli ultimi, di conseguenza, ellissi. Le
centine vengono costruite seguendo landamento di queste curve.
Fig. 1.18: esempio di centinatura per la costruzione di una volta a padiglione (Misuraca 1916).
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Capitolo 1
Archi e volte
Capitolo 1
Archi e volte
Fig. 1.20: sintesi dei metodi di apparecchio delle volte a padiglione (Caleca 2000).
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Capitolo 1
Archi e volte
Alle numerose regole dimensionali degli antichi in cui non si scorge alcun riferimento
alla statica strutturale ed alla resistenza segue lopera di Leonardo da Vinci secondo cui:
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Capitolo 1
Archi e volte
arco non altro che una fortezza causata da due debolezze imperoch
larco negli edifiti composto da due quarti di circulo, i quali quarti circuli
ciascuno debolissimo per s desidera cadere e oponendosi alla ruina luno
dellaltro, le due debolezze si convertono in una unica fortezza.
Negli scritti di Leonardo sono stati trovati degli schizzi che sembrano voler indicare
una misura empirica della spinta sui rinfianchi e della forza cui pu essere soggetta la
catena; tra gli appunti particolarmente significativo il seguente:
larco non si romper, se la corda dellarchi di fori non toccher larco di
dentro.
I primi progressi per una teoria statica sugli archi si devono allopera del matematico
e astronomo francese Philippe De la Hire (1640-1718). Nel medioevo larco era pensato
in termini di leve e piano inclinato: De la Hire introduce la similitudine dei conci
dellarco a dei cunei. Nel Trait de Mcanique egli affront il problema dellequilibrio
di una volta indipendente dai piedritti a cui segue la determinazione della larghezza di
questultimi in funzione delle spinte provenienti dalla volta stessa (Memoria del 1712).
La lacuna principale che verr sanata da Coulomb consiste nella mancata
considerazione dellattrito tra i cunei.
Belidor nel suo trattato (La science des Ingnieurs dans la conduite des travaux de
fortification et darchitecture civile) espone una rilettura della teoria di De la Hire senza
apportarne modifiche concettuali. Anche Claude Antoine Couplet (1642-1722) nelle sue
memorie basa i suoi studi sulle ipotesi del De la Hire giungendo a risultati analoghi.
Nel 1734 Bouguer presenta allAcadmie Royale des Sciences la prima memoria che
tratti esplicitamente il problema delle cupole. Egli estese al caso bidimensionale un
risultato che circolava negli ambienti scientifici dai primi decenni del secolo. Giacomo
Bernoulli nel 1704 aveva dimostrato che un arco a forma di catenaria rovesciata resiste
al proprio peso qualsiasi sia il suo spessore e Bouguer perseguiva lidea che una cupola
generata per rotazione di una particolare curva intorno al proprio asse potesse godere
della medesima propriet.
Negli anni successivi al 1770 la teoria degli archi e delle cupole subisce un repentino
sviluppo. Spesso gli scienziati che si confrontavano sul tema si addentravano in sottili
dimostrazioni matematiche e complicati ragionamenti tralasciano le indicazioni di
carattere costruttivo ed il problema strutturale. Coulomb costituisce leccezione di
questa generale tendenza in quanto, nel suo trattato del 1773, riusc a sistemare le
nozioni che erano gi note, a risolvere nuove questioni ed a indirizzare gli scienziati
verso nuove linee di ricerca. La trattazione specifica sulle volte inizia nel XVI capitolo
in cui lautore definisce loggetto del suo studio: la volta a botte, peraltro affermando
che i medesimi principi si potranno applicare ad ogni altra specie di volte.
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Capitolo 1
Archi e volte
Il capitolo XVII riguarda le volte i cui giunti non hanno n attrito n coesione.
Per la prima volta nel capitolo XVIII lautore si occup delle volte dotate di attrito e
coesione. Il modello di riferimento si arricchisce diventando pi simile alla realt.
Il discorso inizia subito con lesposizione del problema fondamentale:
in una volta per la quale siano assegnate la curva interna AB e la curva
esterna ab, sono dati anche i giunti Mm perpendicolari agli elementi della
curva interna: si richiedono i limiti della forza orizzontale in S che sostiene
questa volta, supponendo che essa sia sollecitata dal proprio peso, e sia
trattenuta dalla coesione e dallattrito dei giunti.
Per conseguire il risultato Coulomb considera le quattro situazioni limite che
immediatamente precedono la rottura (fig. 1.22).
Con riferimento allo schema (1) si indichi con lim il valore massimo della tensione
tangenziale sopportabile dal giunto Mm dove laderenza tra i conci assicurata per
esempio da un legante. Nella situazione limite si pu supporre che ogni elemento di Mm
sia sollecitato da lim , per cui, su una striscia di spessore unitario della volta, la
risultante delle tensioni tangenziali data da lim Mm , ovvero, posto Mm= h, da
Capitolo 1
Archi e volte
Daltra parte, le leggi dellattrito, stabilite dallo stesso Coulomb, affermano che alle
componenti perpendicolari P cos e Q sen corrispondono le componenti tangenziali
f s P cos e f s Q sen (dove f s il coefficiente di attrito) orientate in senso
contrario allo scorrimento. La condizione di equilibrio (fig. 1.23):
Q cos P sen f s Q sen f s P cos = lim h ,
(1)
P=
(2)
Ora, siccome per la sua costruzione, la volta non pu soltanto scorrere sul giunto
Mm, ma anche su ogni altro, ne segue che per ottenere la completa sicurezza, P non
deve mai essere minore della quantit posta al secondo membro della (2) qualunque
sia il valore di . Si cerca di conseguenza il valore di che fornisce per P un
massimo. La forza P cos calcolata, chiamata A I , sar sufficiente a sostenere tutta la
volta. La condizione P > A I esclude la rottura secondo lo schema (1) di figura 1.22 ma
non sufficiente ad assicurare che la volta non si rompa, ad esempio, secondo lo
schema (2) dove, cio, lo scorrimento di Mm avviene in senso contrario. In tal caso
mutano segno sia la tensione lim sia le forze di attrito f s P cos e f s Q sen ; con
riferimento alla figura 1.24 si ha:
Q cos P sen + f s Q sen + f s P cos = lim h ,
(3)
da cui si trae:
P=
(4)
29
Capitolo 1
Archi e volte
Affinch non si verifichi lo scorrimento occorre, al contrario del caso precedente, che
la forza P sia sempre minore della quantit posta al secondo membro della (4).
Perci necessario cercare il minimo della quantit a secondo membro il quale
rappresenta la maggiore forza applicabile in S (fig. 1.22) senza rompere la volta
secondo un giunto Mm. Questo minimo chiamato A I .
Mediante la duplice disuguaglianza A I < P < A I , Coulomb riesce a rispondere,
almeno in parte, alle richieste del problema fondamentale; restano tuttavia da esaminare
le modalit di rottura (3) e (4) (fig. 1.22). In questa la trattazione dellautore diventa
succinta; Coulomb si limita ad osservare che il momento di rottura M R della sezione
Mm si pu esprimere come grandezza proporzionale a lim h 2 . Per evitare la rottura
secondo lo schema (3) deve essere (fig 1.25):
M R > Q d M P d IM .
(5)
(6)
Q dM MR
,
d IM
(7)
Q dM + MR
,
d IM
(8)
Capitolo 1
Archi e volte
31
Capitolo 1
Archi e volte
Si passa nel seguito alla disamina della cultura scientifica italiana; sul tema degli
archi, delle volte e delle cupole si svilupparono, nella seconda met del settecento,
numerosi studi che condusse alla redazione di trattati che oggi rappresentano una vera e
propria sintesi delle conoscenze statiche del tempo sulle costruzioni in muratura.
Lopera maggiore quella di Lorenzo Mascheroni che con le Nuove ricerche
sullequilibrio delle volte nel 1785 riusc a conquistare la cattedra di algebra e geometria
presso luniversit di Pavia.
Linteresse dei matematici per i problemi statici inerenti alle volte era vivo in Italia
gi da tempo. Molto noto era il dibattito sulla cupola di San Pietro in Vaticano:
allintervento dei tre reverendi padri matematici Ruggiero Giuseppe Boscovich,
Francesco Jacquier e Tommaso Le Seur, chiamati da papa Benedetto XIV perch
studiassero le cause di alcune lesioni e ne proponessero il rimedio, si aggiunse il
contributo volontario di studiosi come Lelio Cosatti e Poleni.
Nel corso della sua vita Mascheroni si ciment in diversi campi della ricerca
scientifica risolvendo dei problemi lasciati aperti da Eulero (Adnotationes ad Calculum
Integralem Euleri) pubblicando delle applicazioni trigonometriche (Problemi per
Agrimensori con varie soluzioni) ed occupandosi di geometria (Geometria del
Compasso di Lorenzo Mascheroni). Verso la fine del 700 egli fu invitato a Parigi per
collaborare insieme ai maggiori scienziati europei alla definizione del sistema metrico
decimale; nella citt francese trov la morte nel 1800.
Il trattato di cui ci occuperemo si compone di dodici capitoli nei quali lautore
intende dare forma analitica rigorosa ai problemi principali che intervengono nel
progetto degli archi e delle cupole. Dopo una estesa trattazione sui sistemi articolati di
aste rettilinee il Mascheroni tratta de piani composti di cunei che hanno forza
darchi ed a seguire dellequilibrio degli archi rampanti e caricati. La seconda
parte del saggio verte sulle cupole di cui si studia la forma ottimale in diverse
condizioni di carico.
Per una comprensione della metodologia di approccio a questa particolare tipologia
di problemi si riporta la trattazione riguardante il calcolo a rottura dellarco.
Il ragionamento parte dallo studio dei sistemi di aste di figura 1.26. I carichi sono
rappresentati da forze Q A = Q E , Q B = Q D , 2Q C applicate nei diversi vertici e derivanti,
ad esempio, dal peso delle membrature AB, BD, DE nel primo caso e da AB, BC, CD,
DE nel secondo. Il problema consiste nella determinazione della condizione di
equilibrio del sistema qualora siano note le lunghezze delle aste. Le variabili sono gli
angoli e .
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Capitolo 1
Archi e volte
Fig. 1.26.
H A = Q B tg ;
(9)
VA = Q A + Q B .
(10)
H A = (Q A + Q C ) tg ;
(11)
VA = Q A + Q B + Q C ;
(12)
Q C tg = (Q B + Q C ) tg .
(13)
ed inoltre:
Dalla (13) deriva che se 2 Q C = Q B come avviene quando le aste sono uguali ed
omogenee la condizione di equilibrio :
tg = 3 tg .
(14)
Il meccanismo di collasso ideato dal De la Hire secondo cui larco superiore BCD
discende tutto dun pezzo (fig. 1.27) spostando con le sue spinte laterali i piani Bb e Dd
ha certamente attinenza allo schema ABDE sopra considerato. Le condizioni limite di
equilibrio riguardano la verifica allo scorrimento delle basi Aa ed Ee sul piano di
appoggio scabro e la verifica a ribaltamento intorno ai punti A ed E.
33
Capitolo 1
Archi e volte
Sia Q o il peso del solido AaBb applicato nel suo baricentro O e Q G il peso del
solido BbCc applicato nel suo baricentro G. La reazione orizzontale H A applicata in A,
uguale e contraria della azione H B indotta dal peso 2Q G dellarco superiore BbDd,
data dalla condizione che in B la forza sia normale al letto Bb:
H A = H B = Q G tg = Q G
K
,
BK
(15)
(16)
(17)
Q o AT + Q G AM H B BM = 0 .
(18)
f s Q o = Q G
f s ,
BK
Qo
AT
= QG
BM
K AM
.
BK
BM
(19)
Capitolo 1
Archi e volte
RK
BR
AT
TM
+ QG
.
, QC = QG
, QB = Qo
BK
AM
BK
AM
(20)
BK
AM
.
, tg =
CK
BM
(21)
dove H A = Q C tg ,
(22)
(23)
BR
f s Q o = Q G
f s ,
CK
Qo
AT
= QG
BM
BR AM
.
CK BM
(24)
Le formule (19) e (24) possono apparire inusuali per la loro scarsa evidenza
espressiva ma risultano di immediata applicabilit. Il progettista dellepoca, senza
bisogno di calcoli, dopo aver determinato i pesi in gioco e la posizione del baricentro
degli elementi, misurava direttamente dal disegno le lunghezze dei segmenti da
introdurre nelle formule. Per la verifica o il dimensionamento di un arco o di una volta
botte
converr per varii punti B dellarco calcolare lequazioni proposte; nelle
quali se i primi membri che rappresentano lazione della resistenza riusciranno
per tutto maggiori de secondi che danno lazione della spinta, potremo
35
Capitolo 1
Archi e volte
Capitolo 1
Archi e volte
Nella seconda parte dellopera Salimbeni estese le sue indagini agli archi di forma
qualsiasi.
Con riferimento al saggio storico critico sulle principali teorie concernenti
lequilibrio delle volte di J. V. Poncelet (1788-1867) si pu seguire levoluzione del
pensiero durante l800. Il modello rigido finora adottato non era pi sufficiente per
soddisfare i quesiti degli scienziati e proprio in quel periodo iniziarono a svilupparsi le
teorie delle travi elastiche ad asse curvilineo e la teoria delle membrane e dei gusci.
37
Capitolo 1
Archi e volte
Capitolo 1
Archi e volte
Capitolo 1
Archi e volte
Fig. 1.32.
Mri osserv che la verifica allo scorrimento era di secondaria importanza rispetto a
quella alla rotazione per cui per la stabilit della volta bastava che la curva delle
pressione fosse contenuta nello spessore dellarco. Le posizioni limite della curva delle
pressioni possono essere due: quella in cui tale curva risulta tangente allestradosso in
chiave e allintradosso nei giunti di rottura e laltra nella quale risulta tangente
allintradosso in chiave ed allestradosso nei giunti di rottura. Secondo Mri, fra queste
due posizioni limite, cui corrispondono rispettivamente il minimo ed il massimo valore
della spinta in chiave, deve esistere la posizione nella quale si trova realmente la curva
delle pressioni. In realt, siccome la muratura offre sempre una resistenza a
compressione limitata e non infinita come supposto da Mri, le curve limite precedenti
non possono verificarsi; infatti, se la spinta si esercitasse sullo spigolo di un cuneo, non
vi sarebbe ripartizione dello sforzo nel cuneo stesso e si avrebbero in tale punto
pressioni unitarie infinite con conseguente schiacciamento del cuneo.
Il problema consiste nel ricercare i pi probabili punti di passaggio della curva in
chiave e nel giunto di rottura. Nella sua opera Mri sostiene che il centro di pressione in
40
Capitolo 1
Archi e volte
i
n m
n
(25)
41
Capitolo 1
Archi e volte
h i' = h i
(26)
Calcoliamo i pesi Pi' dei conci dellarco ed i pesi Pi'' dei blocchi di muratura
sovrastante e applichiamoli rispettivamente al baricentro del concio e a quello del
blocco di muratura resa omogenea di altezza h i' . Si ricavano graficamente i risultati
Pi = Pi' + Pi'' (in figura P1 , P2 , P3 , P4 , P5 ) e tracciamo le rispettive linee di azione
p1 , p 2 , p 3 , p 4 , p 5 . Con un poligono funicolare di polo arbitrario H determiniamo, con
lintersezione del primo e dellultimo lato, la retta di azione r della risultante R dei pesi
42
Capitolo 1
Archi e volte
Ibidem.
43
Capitolo 1
Archi e volte
superino dei limiti determinati, e in tale sistema esistano dei punti fissi. Se P
la risultante di tutte le forze esterne applicate al sistema, decomponiamola in
tante forze parallele a P, cio P1 , P2 , P3 ... , passanti per i punti fissi del sistema.
Sempre che le superficie di contatto dei corpi siano tali da poter sopportare le
forze P1 , P2 , P3 ... , quelle produrranno delle reazioni eguali e contrarie a
queste; ma, se quelle superficie sono tali da potersi soltanto opporre a forze
dirette in direzioni diverse fra loro e diverse da quelle delle P, le loro reazioni
R1 , R2 , R3 ... , avranno le direzioni compatibili con la posizione e la forma delle
superficie di contatto ed avranno per componenti parallele a P le forze
P1 , P2 , P3 ... , e per altre componenti, normali alle prime, delle forze
Q1 , Q2 , Q3 ... 3.
Scheffler osserv che, in generale, non vi una direzione unica possibile per
ciascuna delle R, da ci nasce una prima indeterminazione; inoltre, sulle superfici di
contatto, in luogo di punti fissi si possono avere superfici fisse. Le R, quindi, possono
essere indeterminate, oltre che per la loro direzione, anche perch sono incogniti i punti
di applicazione. Scheffler immagin riuniti in classi tutti i gruppi delle R, le cui
componenti Q siano per una stessa superficie di contatto, parallele fra loro ed enunci il
principio della minima resistenza nei seguenti termini:
Fra tutti i gruppi di una stessa classe, quello solo possibile, pel quale, in
virt delle propriet fisiche del sistema, le componenti Q, perpendicolari a P,
sono simultaneamente un minimo4.
Ammesso tale principio, resta indeterminata soltanto la classe alla quale appartiene il
gruppo delle reazioni effettive, ossia, la direzione delle Q in piani normali a P.tale
indeterminazione viene eliminata nei casi particolari da considerazioni pratiche.
Lapplicazione del principio alle volte non produce alcuna indeterminazione: le
superfici di contatto sono due, rappresentate dalle spalle della volta, e le reazioni
devono essere contenute nel piano mediano della volta. Il problema si riduce a
determinare le reazioni in modo che le loro componenti orizzontali siano minime, dal
momento che esse sono uguali fra loro; in conclusione, il principio porta a determinare
la curva delle pressioni cui corrisponde la spinta minima.
Per determinare quale sia la curva corrispondente alla spinta minima, Scheffler
dimostra i seguenti teoremi:
3
4
Ibidem.
Ibidem.
44
Capitolo 1
Archi e volte
45
Capitolo 1
Archi e volte
4-
5-
Fra le diverse ipotesi assunte come base dei metodi delle curve ipotetiche di
pressione, gli studiosi sono concordi nellattribuire la maggior considerazione proprio al
principio della minima spinta. Si ritiene plausibile, infatti, che la spinta, che durante il
disarmo della volta va crescendo, si arresti a quel valore minimo per cui assicurata la
stabilit della volta. Tuttavia, anche questo metodo presenta diversi difetti ed incertezze.
Il difetto pi evidente quello di considerare la volta come rigida. Infatti, proprio a
causa delle deformazioni elastiche dei materiali reali costituenti la volta,
inammissibile che la pressione sopra un giunto possa concentrarsi in corrispondenza o
dellestradosso o dellintradosso. Certamente essa deve distribuirsi sopra una certa
superficie pi o meno estesa e ci comporta che il centro di pressione debba trovarsi ad
una certa distanza dalle curve di contorno. Lo stesso Scheffler riconosce che, nella
pratica, i centri di pressione nei giunti di rottura si allontanano dalle curve di contorno e
consiglia perci di situarli ad una distanza da queste pari ad dello spessore del giunto.
In definitiva, le posizioni determinate dallo Scheffler per le vere curve di pressione
devono considerarsi come posizioni limite, poich esse possono realizzarsi solo quando
il materiale ha una resistenza infinita; la posizione reale della curva di pressione dipende
dalla forma, dalle dimensioni della volta, dalla natura del materiale e dalla distribuzione
del carico.
46
Capitolo 1
Archi e volte
Capitolo 1
Archi e volte
Capitolo 1
Archi e volte
Fig. 1.34: schema di dissesto per eccessiva componente orizzontale dalla spinta (Mastrodicasa 1943).
I dissesti dei paramenti verticali saranno accompagnati in questo caso dal distacco
delle strutture interne dal muro di facciata, dalla deformazione delle aperture e dalla
depressione delle volte. I distacchi si manifestano in genere allinterfaccia tra il muro
49
Capitolo 1
Archi e volte
Consideriamo adesso i cedimenti propri delle volte e degli archi. Questi non sono
molto frequenti ma non per questo sono meno gravi.
Gli archi si sostengono pel contrasto laterale che si sviluppa tra i loro
conci. Ne deriva che, per la stabilit, la curva delle pressioni devessere posta
entro i limiti di nocciolo; le sezioni debbono insomma esser compresse in tutta
la loro estensione superficiale. Inoltre le tensioni non debbono superare il
carico di sicurezza del materiale il che vuol dire che le sezioni debbono essere
adeguate al carico1.
In molti casi queste condizioni non sono soddisfatte. La notevole eccentricit del
carico pu determinare eccessivi sforzi di compressione che possono portare allo
schiacciamento del materiale. Nelle volte in folio gravate dal pesante materiale di
riempimento incoerente la curva delle pressioni si pu sollevare notevolmente alle reni
tanto da determinare delle depressioni in quelle zone con conseguente innalzamento in
Ibidem.
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chiave. Nelle volte molto depresse la deformazione inversa a quella del caso
precedente.
In questi casi non opportuno linserimento di catene attive per frenare le
deformazioni in quanto la loro pretensione tenderebbe ad aumentare i dissesti anzich a
ridurli (fig. 1.36).
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N
S
S
R
Q
R'
N
Q
N
R'
Cementazione iniziale
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Lazione spingente S dellarco componendosi con il peso Q del piedritto fornisce una
risultante R esterna alla sezione di base per cui non vi equilibrio. Laggiunta di una
forza N determina una risultante R pressoch centrata rispetto alla sezione.
La posa in opera di catene metalliche tende ad annullare le componenti di spinta
orizzontale degli archi e delle volte. Questo indubbiamente il pi antico e semplice
intervento praticato. Le catene sono ancorate su piastre di ripartizione in acciaio (fig.
1.38); in passato si utilizzavano dei capichiave a sezione pseudo rettangolare o a cuneo
che venivano infissi nellocchiello terminale del tirante. Battendo il capochiave si
realizzava un certo pretensionamento nella catena in modo da espletare una azione di
contrasto prima dellinsorgere di nuove deformazioni che avrebbero danneggiato
ulteriormente la struttura. Questa messa in tensione si realizzava spesso anche mediante
lancoraggio del tirante che veniva preventivamente riscaldato mentre oggi si utilizzano
dei tenditori. Lentit della pretensione da assegnare si determina in base a quella della
spinta da contrastare. Negli archi e nelle volte a botte la catena si dispone in
corrispondenza del punto di applicazione della spinta, che si avvicina in genere ad un
terzo della freccia, misurata dalla base delle imposte.
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Fig. 1.39: vista in pianta della volta con catena della figura precedente.
Per non ridurre laltezza disponibile degli ambienti al di sotto della volta o per
ragioni estetiche proposta lintroduzione di tiranti estradossali oppure di archi
imbracati (fig. 1.40).
Supponiamo il tirante disposto allaltezza del centro di spinta C, intersezione della
linea di spinta S1 dellarco con la linea della risultante P dei carichi gravanti sul muro di
spalla. La componente orizzontale S della S1 viene incassata dal tirante e tutte le sezioni
della spalla risultano soggette alla compressione assiale.
Disponendo la catena in AA, alla quota di estradosso dellarco, i muri di imposta
AB lavorano come se fossero incastrati in A ed in B e sollecitati da una forza S
applicata in C e dalla forza assiale P. Cos i paramenti verticali lavorano a
pressoflessione e a taglio quindi questo intervento non appare efficace per la riduzione
delleffetto della spinta dellarco sui muri dimposta.
Per lesecuzione dellarco imbracato si posiziona il tirante estradossale (a), si
prolunga verticalmente il capochiave (b) il quale reso solidale alla parete di imposta
mediante lasta (d) ed il capochiave (e). Lasta (c) costituisce il collegamento tra (a) e
(b).
Applicando i due tiranti (c), insieme ai capichiave (b) ed (e) e lasta (d), se le aste (c)
non sono poste in tensione rimane impegnato il solo tirante estradossale come nel caso
precedente. Se le aste (c) sono poste in tensione si origina un nuovo stato di
sollecitazioni che si somma a quello originario.
Supponiamo che i due tiranti (c) siano pretesi in modo da assorbire completamente la
spinta S1 . In figura 1.40 la sollecitazione nelle aste (c) rappresentata dalle trazioni S1
applicate ai nodi D, C1 , D ' e D1' le quali sono scomposte nelle componenti S e P2 .
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Sul muro di spalla avremo eliminato la spinta S1 ma ne avremo generata una nuova
dovuta ai carichi P2 concentrati in D e D ' . Il tirante estradossale AA tende a
deprimersi localizzando prevalentemente lungo DD ' il carico totale 2 P2 prima
generalizzato a tutta la luce dellarco. Ricordando la linea di influenza della componente
orizzontale della spinta degli archi si comprende come questa entit sia maggiore
quando i carichi sono addensati nel tronco intermedio dellarco quindi la componente
orizzontale della spinta provocata dai due carichi P2 pi grande di quella S1 dovuta al
carico murario uniformemente ripartito sulla luce dellarco. Questa maggiore spinta
accresce i momenti in A, B e C aggravandovi gli sforzi di compressione ed
eventualmente facendo insorgere nei lembi opposti degli sforzi di trazione,
incompatibili con le capacit resistenti del materiale murario.
In base a quanto precede lecito concludere che il tirante estradossale meno
efficace della catena classica e larco imbracato ancor meno efficace del tirante
estradossale.
Le volte subiscono dei cedimenti quando la loro configurazione non asseconda la
linea funicolare dei carichi agenti. Le precarie condizioni di queste strutture possono
essere generate dalle enormi masse di materiale di rinfianco posto dalla quota di
estradosso a quella di allettamento del pavimento del locale soprastante. Per migliorare
la condizione della volta si pu asportare il materiale di riempimento sostituendolo con
un sistema cellulare in muratura. I rinfianchi cellulari sono costituiti da un sistema di
muretti (frenelli), normali alle generatrici delle falde, sormontati da una copertura piana
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Fig. 1.42: rinfianco cellulare a reticolo quadrato su una volta a crociera (Mastrodicasa 1943).
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Negli ultimi anni stato introdotto luso di materiali compositi fibrosi noti come FRP
(Fiber Reinforced Plastic). Si tratta di fogli uni o bi-direzionali di fibre intrecciate che
vengono impregnate con della resina allatto della loro messa in opera. I materiali si
dicono compositi perch sono costituiti da due categorie di componenti o fasi: una
matrice (fase continua) di polimeri termoindurenti (poliestere, epossidico, fenolico,
vinilesterene) ed un rinforzo (fase fibrosa) composto da entit multiple (fibre organiche:
aramidiche, poliestere oppure fibre minerali: vetro, carbonio) diffuse pi o meno
uniformemente nella matrice. La resistenza a trazione delle plastiche fibrorinforzate
paragonabile a quella degli acciai armonici e presentano, rispetto a questi ultimi, un
modulo di elasticit pi basso.
Questi materiali sono immuni dalla corrosione in quanto risultano caratterizzati da
una elevata stabilit chimica in ambienti che risultano fortemente aggressivi per
lacciaio. Per contro le fibre presentano una rottura di tipo fragile ed una resistenza
termica limitata. Lincremento della temperatura produce una crescente riduzione della
resistenza fino ad un valore limite oltre il quale la matrice resinosa perde alcuni
componenti volatili sotto forma gassosa a cui consegue il decadimento delle
caratteristiche fisico-meccaniche.
Il rinforzo delle volte mediante lapplicazione dei nastri in FRP allintradosso e/o
allestradosso incide sulla modalit di collasso alterando il meccanismo di formazione
delle cerniere. Le tensioni di trazione che si vengono a creare qualora la funicolare dei
carichi risulti esterna al nocciolo centrale dinerzia vengono assorbite dal rinforzo.
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