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Progettazione Strutturale secondo le NTC 2008


Parte II. Principi di progettazione strutturale
Cap. 8. Criteri di modellazione
Docente: ing. Matteo Oliveri
www.StudioIngegneriaStrutturale.com

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II. Pri nci pi di progetta zi one s truttura l e
5 Norma ti va
6 Si curezza e pres ta zi oni a ttes e
7 Azi oni s ul l e cos truzi oni
8 Cri teri di model l a zi one
8.1 Defi ni zi one del model l o s truttura l e
8.2 Model l o geometri co
8.3 Model l o mecca ni co
8.4 Vi ncol i es terni
8.5 Vi ncol i i nterni
8.6 Ma s s e
8.7 Smorza mento
8.8 Il model l o non è uni co
8.9 Us o di codi ci di ca l col o
9 Metodi di a na l i s i s truttura l e
II Principi di progettazione strutturale
8 Criteri di modellazione
8.1 Definizione del modello strutturale 1/1

Modello Azioni
(forze e distorsioni)

Modello Geometrico

modello strutturale
(elementi finiti, vincoli)

Modello Reologico
(materiali)
Sintesi strutturale

Modello Masse
(da carichi e/o densità)

Analisi strutturale
Risposta strutturale

NO
Ed ≤ Rd
SI
fine
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8 Criteri di modellazione
8.2 Modello geometrico 1/2

ELEMENTI FINITI

Elementi finiti più utilizzati nel campo delle costruzioni civili e industriali:

(*) Se nella struttura sono presenti elementi reagenti solo a trazione / compressione,
l’analisi strutturale DEVE essere «non lineare» e non vale il principio della sovrapposizione degli
effetti (risultati in «output» solo per combinazioni di carico e non anche per «casi di carico»
II Principi di progettazione strutturale
8 Criteri di modellazione
8.2 Modello geometrico 2/2

ELEMENTI FINITI

Nel caso delle strutture in c.a. (art. 5.3.1, UNI EN 1992):


II Principi di progettazione strutturale
8 Criteri di modellazione
8.3 Modello meccanico 1/5

1) ELEMENTO INFINITESIMO

Analisi della sezione.


Le NTC 2008 indicano, per ciascun materiale strutturale, un legame costitutivo tensioni-
deformazioni (stato monoassiale):
σ = σ(ε)

Analisi della struttura.


La normativa adotta moduli elastici E=cost , G=cost:
• tangenti, se dσ/dε≈cost nel campo delle deformazioni elastiche (acciaio, legno);
• secanti, se dσ/dε decresce sensibilmente nel campo delle deformazioni elastiche (cls, muratura).
In particolare, per valutare gli effetti di lungo termine allo SLE quasi permanente (c.a., legno), si
moltiplica E o G per 1/(1+kvisc) o, in alternativa, si moltiplicano le deformazioni elastiche per (1+kvisc).
Nel caso del legno, le costanti elastiche E sono distinte parallelamente o ortogonalmente alle
fibre.
Per la muratura e il c.a., si devono adottare le rigidezze intere o «fessurate», al variare del tipo
di analisi strutturale e stato limite.
Per il c.a., si deve scegliere quale legame costitutivo adottare dei 3 disponibili, in funzione delle
applicazioni: parabola-rettangolo (d’ordinario), triangolo-rettangolo, stress-block (sezione a T solaio)
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8 Criteri di modellazione
8.3 Modello meccanico 2/5

2) ELEMENTO FINITO

In caso di modello lineare, il legame costitutivo dell’elemento (sollecitazioni nodali –


deformazioni nodali) è determinato dalla geometria dell’elemento e dalle costanti elastiche del
materiale (come visto nel cap.4):
{S} e = [K]e{r} [*]
Nel caso in cui di modello non lineare (non linearità meccanica), si deve adottare un legame
non lineare a plasticità diffusa o concentrata. Nel secondo caso, si adotta un legame sollecitazioni
nodali – deformazioni nodali relativo al legame flessione-curvatura M=M(χ) e/o taglio-spostamento
V=V(δ) del tipo:

Il legame (*) si conserva fino al limite elastico (V≤Vy o M≤My), dopodiché (V>Vy o M>My) si
annullano le rigidezze a flessione e taglio nella [K]e.
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8 Criteri di modellazione
8.3 Modello meccanico 3/5

2) ELEMENTO FINITO

È necessario ridurre le rigidezze K degli elementi strutturali nei seguenti casi:


analisi statica SLE a lungo termine con modello lineare (strutture in c.a. o legno): per tener
conto della viscosità, si può adottare un modulo elastico E/(1+kvisc) oppure correggere le
deformazioni elastiche calcolate con modulo elastico E:

analisi sismica SLE o SLU con modello lineare o non lineare a plasticità concentrata (strutture in
c.a. o muratura): per tener conto della fessurazione, la letteratura tecnica indica le riduzioni a
seconda dell’elemento (trave, colonna, setto) e dello stato limite SLE/SLU; nel caso di modelli a
plasticità diffusa, la fessurazione è già considerata e non occorre usare rigidezze fessurate;
analisi termica SLE o SLU degli elementi (strutture in c.a.): rigidezze fessurate =0.5K allo SLU e >
0.5K allo SLE.
Inoltre, è necessario ridurre/amplificare le rigidezze K degli elementi strutturali in tutti i casi
in cui occorra correggere il comportamento dell’elemento finito per adattarlo a schematizzare il
comportamento dell’elemento strutturale, ad esempio:
amplificazione delle rigidezze estensionali dei pilastri nell’analisi statica (non sismica) per
considerare l’assestamento subito dalle colonne in fase di esecuzione (vedere seguito del
presente cap. 8);
abbattimento della rigidezza flessionale di elementi shell usati per modellare la muratura.
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8 Criteri di modellazione
8.3 Modello meccanico 4/5

2) ELEMENTO FINITO

In tutti i casi in cui occorre ridurre/amplificare le rigidezze, si adotta uno o più dei seguenti
metodi:

• modificare le costanti elastiche E, G, v del materiale (ridurre le rigidezze del calcestruzzo


nell’analisi SLU delle strutture in c.a., secondo quanto indicato in letteratura tecnica per
considerare la fessurazione nell’analisi sismica SLU);

• modificare le proprietà geometriche dell’elemento finito (usare uno «spessore flessionale»


molto piccolo rispetto allo «spessore membranale» per modellare strutture pareti in muratura
con elementi finiti bidimensionali);

• applicare dei fattori correttivi alle rigidezze dell’elemento finito (amplificare la rigidezza
estensionale delle colonne nell’analisi SLU statica non sismica).
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8 Criteri di modellazione
8.3 Modello meccanico 5/5

3) ELEMENTI NON STRUTTURALI

Laddove gli elementi non strutturali influenzino il comportamento della struttura, esso deve
essere opportunamente tenuto in conto.
Tipico è il caso delle tamponature non strutturali nelle strutture in c.a. (vedere cap. 11), le quali
riducono lo spostamento orizzontale di interpiano e devono essere modellate con una coppia di
bielle a X reagenti solo a compressione con di rigidezza EA/l dipendente dalla geometria e materiale
delle tamponature (spessore, materiale).
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8 Criteri di modellazione
8.4 Vincoli esterni 1/6

COSTANTE DI WINKLER IN CAMPO STATICO

Fondazioni superficiali – kv , kh
A rigore – per ogni elemento finito – la costante di Winkler verticale (kv) è il rapporto locale
pressione p / cedimento elastico we:
p = kv we , kh = 10 kv
Se il codice lo consente, il calcolo e assegnazione del kv è eseguito automaticamente.
Se il codice non lo consente, si possono assegnare valori di kv determinati con formulazioni di
letteratura tecnica:
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8 Criteri di modellazione
8.4 Vincoli esterni 2/6

COSTANTE DI WINKLER IN CAMPO STATICO

Fondazioni profonde - kh
formulazioni basate sulle rigidezze
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8 Criteri di modellazione
8.4 Vincoli esterni 3/6

COSTANTE DI WINKLER IN CAMPO STATICO

Fondazioni profonde - kh
formulazioni basate sulle proprietà e stato del terreno
• Terreni incoerenti

• Terreni coesivi NC

• Terreni coesivi OC
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8 Criteri di modellazione
8.4 Vincoli esterni 4/6

COSTANTE DI WINKLER IN CAMPO STATICO

Fondazioni profonde - kv
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8 Criteri di modellazione
8.4 Vincoli esterni 5/6

COSTANTE DI WINKLER IN CAMPO SISMICO

In campo sismico, la presenza


della struttura rende il moto
dei punti all’interfaccia
fondazione-terreno (F+T)
diverso da quello degli stessi
punti nel terreno libero (T), a
causa della differenza - in
termini di massa e rigidezza -
tra il sistema F e il sistema F+T.
Tale interazione può essere
scomposta in 2 fasi:
• interazione cinematica;
• interazione inerziale.
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8 Criteri di modellazione
8.4 Vincoli esterni 6/6

COSTANTE DI WINKLER IN CAMPO SISMICO

IN GENERALE: Art. 7.2.6, NTC 2008


«è possibile tenere conto della modifica del moto sismico indotta dall’interazione fondazione-
terreno. A meno di analisi numeriche avanzate, la fondazione può essere schematizzata con vincoli
visco-elastici, caratterizzati da opportuna impedenza dinamica. Questa schematizzazione può
rendersi necessaria per strutture alte e snelle, nelle quali gli effetti del secondo ordine non sono
trascurabili, e per strutture fondate su terreni molto deformabili (Vs < 100 m/s).»
PER LE FONDAZIONI SU PALI:
Art. 7.2.6, NTC 2008
«Nei casi in cui gli effetti dell’interazione cinematica terreno-struttura siano considerati rilevanti, sui
pali deve essere assunta la condizione di sollecitazione più sfavorevole estesa a tutta la lunghezza
del palo»
Art. 7.11.5.3.2, NTC 2008
«In presenza di moto sismico, nei pali si sviluppano sollecitazioni dovute sia alle forze inerziali
trasmesse dalla sovrastruttura (interazione inerziale) sia all’interazione tra palo e terreno
(interazione cinematica).
È opportuno che i momenti flettenti dovuti all’interazione cinematica siano valutati per le
costruzioni di classe d’uso III e IV, per sottosuoli di tipo D o peggiori, in siti a sismicità media o
alta (ag > 0,25g) e in presenza di elevati contrasti di rigidezza al contatto fra strati contigui di
terreno.»
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8 Criteri di modellazione
8.5 Vincoli interni 1/2

VINCOLI INTERNI: nodi rigidi, semi-rigidi, cerniera

Nel caso di strutture a telaio (c.a., acciaio, legno) si dovranno modellare correttamente i nodi
interni trave-colonna, trave-trave e colonna-fondazione.
Nel caso di strutture in c.a. nuove, tale nodo può ritenersi rigido. Tuttavia in letteratura tecnica
c’è chi sostiene che la rigidezza infinita dl nodo (offset) non debba riguardare l’intero nodo ma una
sua aliquota. Secondo il prof. Muto, la dimensione del nodo rigido dovrebbe essere Hpil/2-Htr/4.
Nel caso di strutture in c.a. esistenti, se ne dovrebbe considerare la deformabilità con metodi di
riconosciuta validità.
Nel caso di strutture in acciaio, si deve considerare che per un profilato a doppio T:
- le piattabande assorbono il momento;
- l’anima assorbe il taglio.
Collegare solo l’anima equivale ad un vincolo cerniera.
Collegare sia l’anima e la piattabanda equivale ad un vincolo di incastro, purché determinati requisiti
di rigidezza degli elementi di collegamento siano soddisfatti in base alle indicazioni dell’EC3.
Sia nel caso di strutture in acciaio con collegamento di anima e piattabanda, sia nel caso di
strutture in legno, si distinguono nodi rigidi e semi-rigidi in funzione del rispetto di opportuni
requisiti (di cui rispettivamente all’ EC3 o EC5).
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8 Criteri di modellazione
8.5 Vincoli interni 2/2

VINCOLI INTERNI: impalcato

Nell’analisi sismica, la rigidezza estensionale dell’impalcato deve essere modellata.


Se il solaio è a piastra piena – essendo già modellato con elementi finiti bidimensionali – non
occorre una modellazione della sua rigidezza, già tenuta in conto da tali elementi.
Se il solaio è a travi, allora è necessario – per ogni riquadro tra 4 travi – collegare i nodi trave-
colonna con due bielle diagonali di rigidezza EA/l opportuna. Qualora si possa ritenere che il solaio
risulti rigido (vincolo «diaframma»), invece di queste diagonali, si possono utilizzare link rigidi.
Affinché il solaio possa considerarsi
estensionalmente rigido:
- condizione sufficiente (art. 7.2.6, NTC 2008):
solaio pieno in c.a. / in latero-cemento con
caldana ≥ 4cm / mista con soletta in c.a. ≥ 5cm
fori piccoli o assenti
- condizione necessaria (Petrini, Pinho, Calvi):
differenza tra spostamenti orizzontali di piano con / senza link rigidi < 10%
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8 Criteri di modellazione
8.6 Masse 1/2
MASSE ASSOCIATE AI CARICHI

In un modello di calcolo, le masse possono essere:


• in casi particolari: introdotte in modo diretto;
• quasi sempre (edifici ordinari): ricavate dai pesi strutturali (G1) e portati (G2 e Q), secondo
quanto disposto dall’art. 3.2.4 delle NTC 2008
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8 Criteri di modellazione
8.6 Masse 2/2
ZERO SISMICO ED ESTRAZIONE MODI

Prima dell’analisi sismica, si deve stabilire:


1) il numero di modi di vibrare da estrarre;
2) il metodo di estrazione: Lanczos o Ritz;
3) lo «zero sismico».
Dopo l’analisi sismica si deve:
- escludere i modi non significativi (massa eccitata < 5%);
- controllare che la massa eccitata complessiva sia almeno pari al minimo stabilito dalle norme
(NTC: 85%; EC8: 90%).
Punto (2). Il metodo di Ritz è da preferire al metodo di Lanczos in presenza di molti setti e/o una
«box type foundation», perché l’elevata rigidezza richiederebbe il contributo di moltissimi modi di
vibrare.
Punto (3). Lo «zero sismico» consiste nel considerare nulle le masse degli elementi strutturali della
fondazione dalla base delle colonne ed eventualmente anche della box type foundation, se
presente, perché l’elevata rigidezza di muretti contro-terra da cui spiccano i pilastri e/o della box
type foundation implica che tali elementi abbiano una massa partecipante trascurabile ed
includerne la massa significherebbe richiedere un numero di modi da estrarre inutilmente elevato.
II Principi di progettazione strutturale
8 Criteri di modellazione
8.7 Smorzamento 1/3
SMORZAMENTO IN FUNZIONE DEL TIPO DI ANALISI
Nel caso di analisi sismica SLE statica lineare o non lineare (1o modo) o dinamica lineare, lo
smorzamento viene modellato come «smorzamento modale»:
oscillatore [c,m,k] T =2π(m/k)0.5 , ξ = c/(2(km)0.5) Se(T,ξ)

La bozza NTC 2014 precisa che, nel caso di analisi statica non lineare SLD, si ponga η(ξ)=1.
Nel caso di analisi sismica dinamica non lineare, lo smorzamento viene modellato nella
«matrice di smorzamento» ponendo:
[C] = α[M]+β[K]
II Principi di progettazione strutturale
8 Criteri di modellazione
8.7 Smorzamento 2/3
SMORZAMENTO MODALE

Nel caso [1] l’art.C7.3.3.1 della Circ. 617/2009 precisa che: «Tranne che per casi particolari, quali
quelli per esempio di costruzioni dotate di sistemi di isolamento e di dissipazione [2], si assume che
i modi di vibrare abbiano tutti lo stesso valore dello smorzamento convenzionale ξ pari al 5%.»
II Principi di progettazione strutturale
8 Criteri di modellazione
8.7 Smorzamento 3/3
COEFFICIENTI DI SMORZAMENTO PER MATERIALI E STRUTTURE
II Principi di progettazione strutturale
8 Criteri di modellazione
8.8 Il modello non è unico 1/3

MODELLAZIONE F.E.M. in base al tipo di azione

Il calcolo di una struttura non rappresenta qualcosa di assoluto, nel senso che la struttura può
cambiare in funzione delle azioni applicate.

Normalmente il calcolo dovrebbe essere


eseguito per almeno 3 strutture diverse:
1. Carichi verticali (struttura con impalcati
rigidi e rigidezza assiale pilastri amplificata)
2. Carichi sismici (struttura con impalcati rigidi
e rigidezza assiale pilastri non amplificata)
3. Carichi termici (struttura con impalcati
deformabili e rigidezza assiale pilastri non
amplificata)
II Principi di progettazione strutturale
8 Criteri di modellazione
8.8 Il modello non è unico 2/3

MODELLAZIONE F.E.M. in base al risultato richiesto


II Principi di progettazione strutturale
8 Criteri di modellazione
8.8 Il modello non è unico 3/3

MODELLAZIONE F.E.M.: sub-modelli


II Principi di progettazione strutturale
8 Criteri di modellazione
8.9 Uso di codici di calcolo 1/2

Cap.10.2, NTC 2008: valIdazione del codice (punti b, c)


II Principi di progettazione strutturale
8 Criteri di modellazione
8.9 Uso di codici di calcolo 2/2

TIPI DI CODICE DI CALCOLO: general / commerciali – aperti/chiusi

Nel gergo degli ingegneri strutturisti, un codice di calcolo è «aperto» se consente di modificare
qualunque proprietà geometrica, meccanica, di vincolo, ecc. e/o impostazione nell’analisi strutturale
in modo assolutamente libero. Viceversa, un codice si definisce «chiuso».
I codici di calcolo disponibili in commercio si distinguono in:
1) «general purpose»: (SAP 2000, Midas Gen, Strauss, ecc.)
non pongono alcun limite alla complessità/dimensione del modello strutturale
e/o alla impostazione dell’analisi strutturale
sono sempre aperti
2) «commerciali»: (CDS, Edilus, Mastersap, Prosap, Modest, Sismicad, ecc.)
possono avere alcuni limiti alla creazione del modello strutturale e/o alla tipologia
strutturale (dedicati) e/o alla impostazione dell’analisi strutturale
sono aperti o chiusi
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Grazie
Docente: ing. Matteo Oliveri
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