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Capitolo 3.

Teoria delle strutture bidimensionali

Premessa
La forma geometrica di alcuni elementi strutturali consente l’introduzione di ipotesi che conducono
a formulazioni semplificate in grado di fornire un efficace descrizione del loro comportamento
deformativo. In questa sezione studiamo elementi strutturali in cui due dimensioni prevalgono rispetto
alla terza in modo tale da poter ricondurre lo studio del solido tridimensionale allo studio del
comportamento statico e deformativo dei punti che appartengono al suo piano medio. Le teorie
strutturali delle lastre piane (piastre) costituiscono una generalizzazione delle teorie delle travi
rettilinee; possiamo infatti idealizzare una lastra come un traliccio di travi sufficientemente
ravvicinate, incrociate e perfettamente connesse tra loro.

Le lastre sono spesso utilizzate per coprire superfici di dimensioni comparabili tra loro in cui il
vantaggio, rispetto all’utilizzo di un susseguirsi di travi, è rappresentato sia dal ridotto spessore che
la piastra presenta rispetto all’altezza delle travi necessarie per coprire le luci sia dall’assorbimento
del carico lungo due direzioni.
Le lastre possono essere realizzate in calcestruzzo (ad esempio solai a soletta piena) o acciaio e
possono presentare irrigidimenti (stiffeners) o nervature (ribs) in grado di incrementare la resistenza
della lastra secondo prestabilite direzioni, conferendo in tal modo una risposta deformativa
complessiva dell’elemento strutturale di tipo ortotropo.

Nella presente trattazione richiamiamo la teoria delle lastre di Kirchhoff (1877) che, in analogia alla
teoria di trave di Eulero-Bernoulli, trascura l’effetto deformativo del taglio e la teoria di Reissner e
Mindlin (1945-1951) che, in analogia al modello di trave di Timoshenko, tiene conto al primo ordine
degli effetti deformativi del taglio. Si tratta quest’ultimo di un modello che trova applicazione per le
analisi di strutture composite, nelle analisi dinamiche e spesso, nei modelli agli elementi finiti.

1
3.1 Teoria delle strutture bidimensionali piane
Il termine lastra piana indica un solido limitato da due piani paralleli e da una regione cilindrica che
intercetta i piani ad angolo retto; la regione piana equidistante dai due piani paralleli è detta piano
medio.
Consideriamo ora una lastra piana (o piastra) e introduciamo un sistema di coordinate cartesiane
ortogonali (0; x, y, z) con gli assi x e y appartenenti al piano medio. In questo sistema di coordinate le
due facce terminali hanno ordinate z=+h/2 e z=-h/2 e sono dette rispettivamente, superficie inferiore
e superficie superiore della lastra; con h indichiamo il suo spessore. Introduciamo ora il concetto di
segmento lineare diretto secondo la normale al piano medio che si estende nella direzione positiva e
in quella negativa dell’asse z della stessa quantità h/2.

In letteratura troviamo diversi modelli in grado di descrivere il comportamento meccanico delle


piastre. La scelta del modello più opportuno a cui ricorrere dipende da vari fattori:
- il tipo di problema (effetti locali, risposta elastica globale, stabilità,dinamica,..);
- le dimensioni geometriche della piastra (rapporto h/Lc; piastre sottili, moderatamente spesse…);
- le condizioni di carico e le modalità di applicazione delle stesse (localizzato, distribuito,…);
- il materiale (omogeneo, non omogeneo; laminato, sandwich..) e la sua deformabilita’(rapporto
inflessione massima/spessore w/h; piastre poco deformabili o molto deformabili).
Nella tabella che segue riportiamo i modelli più utilizzati di teorie di lastre, classificati in base ai
rapporti: spessore/dimensione caratteristica (h/Lc ) e spostamento trasversale massimo/altezza.
moderatamente spessa sottile molto sottile
h/Lc 1/5 a 1/10 1/5 a 1/50 <1/50
Mindlin-Reissner (1945-1951) Kirchhoff (1877) Von Karman (1910)
Teoria 2D deformazione a taglio non lineare
meccanismi di 0.3<w/h<5
resistenza primari w/h<0.3 membranali e
(carico trasversale) predominano le azioni flessionali flessionali
(lastra poco deformabile) w/h>5
modello lineare membranali

Nella maggior parte delle applicazioni di nostro interesse le lastre possono essere considerate sottili
e quindi il contributo deformativo dovuto al taglio è molto ridotto, per tale motivo si utilizza
frequentemente il modello di Kirchhoff. Il carico che agisce su una piastra è assorbito attraverso una
combinazione di sollecitazioni di tipo membranale (nel piano) e di tipo flessionale (fuori dal piano).
In particolare, per piccoli spostamenti e piccole deformazioni, possiamo affermare che i carichi nel
piano sono prevalentemente assorbiti da azioni membranali, mentre i carichi trasversali sono
prevalentemente assorbiti da azioni flessionali. Se la lastra è molto deformabile il contributo delle
azioni membranali all’azione di carichi traversali, incrementa per effetto della deformazione.

2
3.2 La teoria di Kirchhoff (1877)
Questa teoria descrive storicamente il primo modello di lastra che, pur avvalendosi del contributo di
diversi studiosi come Lagrange, Poisson e Kirchhoff, è noto come modello di piastra di Kirchhoff in
onore allo scienziato tedesco che ne ha dato una formulazione completa con l’introduzione delle
appropriate condizioni al contorno. Il modello è applicabile a lastre che soddisfano le seguenti
condizioni:
- la lastra è sottile, cioè il suo spessore è piccolo in confronto ad una dimensione caratteristica della
lastra, ma non così sottile da fornire inflessione trasversale confrontabile con lo spessore (w<<h);
- lo spessore è uniforme o, al più varia in modo tale da poter essere lecito trascurare gli effetti
tridimensionali (h costante);
- i carichi trasversali sono distribuiti su porzioni della superficie di dimensioni uguali o maggiori
dello spessore.
Lo studio del comportamento delle lastre si basa su alcune ipotesi semplificative che consentono di
esprimerne lo stato di tensione e di deformazione in termini di caratteristiche relative al suo piano
medio. In base a tali ipotesi si sceglie una forma del campo di spostamento suggerita dai risultati
ottenuti con soluzioni elastiche tridimensionali o bidimensionali (stati piani) utilizzando in tal modo
un metodo semi-inverso di soluzione. Nel caso di travi, lastre piane (piastre) e lastre curve (gusci), il
campo di spostamento è scelto come sviluppo in serie di potenze in z nella forma:

, , , , , , ⋯

in cui , sono funzioni incognite riferite al piano medio della lastra. Le teorie strutturali più
utilizzate si limitano a considerare i primi due termini dello sviluppo in serie.
Per meglio comprendere il significato dei termini dello sviluppo, nella teoria delle strutture è usuale
introdurre il concetto di segmento lineare inizialmente perpendicolare al piano medio ed esprimere il
campo di spostamento dei punti interni della piastra in funzione delle componenti di spostamento dei
punti appartenenti al piano medio (modello cinematico).

Le ipotesi alla base del modello di Kirchhoff sono le seguenti.


H1) La tensione normale al piano medio si assume trascurabile rispetto alle restanti componenti di
tensione consentendo di ricondurre lo studio delle azioni di carico nel piano come problema
piano nelle tensioni generalizzato; in tal modo, il campo di spostamento nel piano della lastra è
fornito dai valori medi degli spostamenti calcolati nello spessore (membranale).
I segmenti rettilinei, perpendicolari al piano medio nella configurazione indeformata:
H2) si conservano rettilinei anche dopo la deformazione (assenza di ingobbamento del segmento
trasversale);
H3) non subiscono allungamenti o accorciamenti (assenza di deformazione nello spessore);
H4) si mantengono perpendicolari alla superficie media deformata (scorrimento trasversale nullo).
In base a tali ipotesi possiamo sviluppare l’analisi della deformazione per le lastre.

3
3.2.1 Analisi cinematica
Consideriamo un sistema di riferimento come in figura. In base alle ipotesi H1- H3) adottate,
possiamo esprimere il campo di spostamento di un punto Q0 (x, y, z) a distanza z dal piano medio, in
funzione delle componenti di spostamento del punto P0(x,y,0), appartenente al piano medio della
lastra, nella seguente forma:

, , , ,
, , , , modello cinematico
, , , teoria di lastra

Le espressioni descrivono sia il comportamento membranale dato dalle componenti nel piano ,
e , , che il comportamento flessionale espresso dallo spostamento trasversale , lungo
l’asse z del punto appartenente al piano medio e dalle rotazioni φ e φ . Infatti, il segmento
rettilineo compie una rotazione rigida intorno agli assi x e y che denotiamo rispettivamente con φ e
φ . Poiché il modello considera piccoli spostamenti, si è posto: sin φ ≅ tan φ ≅ φ e cos φ ≅ 1
ed analogamente per la rotazione φ nel piano (x-z).

Tali relazioni definiscono un modello di spostamento per la lastra governato dalle sei componenti di
spostamento generalizzate che possiamo organizzare, distinguendo le componenti membranali da
quelle flessionali, nei due vettori

Lo spostamento trasversale w(x,y) dei punti appartenenti al piano medio della piastra è detto
inflessione della lastra e descrive la deformata del suo piano medio detta superficie elastica della
lastra.
Le componenti di spostamento membranali , e , rappresentano la media delle componenti
di spostamento, simmetriche rispetto al piano medio, , , e , , dei punti situati nello
spessore h della lastra:

4
⁄ ⁄
1 1
, , , , , ,
⁄ ⁄

Le deformazioni associate al campo di spostamento introdotto si ottengono scrivendo le equazioni di


congruenza per il solido elastico tridimensionale:

, , ,

, , ,

, , , , , ,

, , ,
, , ,
, , 0

Possiamo in tal modo definire le componenti di deformazione riferite alla superficie media della
lastra:
- caratteristiche di deformazione membranali (o estensionali)
, , , ,

- caratteristiche di deformazione flessionali e torsionale (o twist)


, , , , (twist)

(in figura rotazioni negative)

- caratteristiche di deformazione di taglio


, ,

Organizziamo le caratteristiche di deformazione nei tre vettori:

L’introduzione dell’ipotesi H4 equivale a trascurare l’effetto deformativo del taglio; le rotazioni dei
segmenti normali al piano medio sono quindi legate alle derivate dello spostamento trasversale:

5
, 0 → , , 0 → ,

per cui le caratteristiche di deformazione flessionali sono dipendenti tra loro:

⟶ , , 2 , ⟶ 0 0

Il campo di spostamento per il modello di Kirchhoff assume la forma

, , , , ,
, , , , , modello cinematico
, , , di Kirchhoff

con tre gradi di libertà indipendenti tra loro (tre componenti del vettore spostamento).

3.2.2 Analisi statica


Studiamo ora l’aspetto statico della piastra di Kirchhoff introducendo, in completa analogia con la
teoria della trave elastica, il concetto di caratteristica di sollecitazione, come forza interna di tipo
globale (integrale nello spessore della piastra) agente nel piano medio della lastra. Definiamo le
seguenti quantità:

- caratteristiche di sollecitazione membranali


⁄ ⁄ ⁄

⁄ ⁄ ⁄

- caratteristiche di sollecitazione flessionali e torcenti

⁄ ⁄ ⁄

⁄ ⁄ ⁄

- caratteristiche di sollecitazione di taglio

⁄ ⁄

⁄ ⁄

A differenza di quanto accade per la trave, la caratteristica di sollecitazione nella piastra è definita
dalla tensione che la genera e non dal vettore che la rappresenta (ad esempio la coppia è generata
dalla tensione ; inoltre, le caratteristiche di sollecitazione sono definite per unità di lunghezza.

6
Possiamo organizzare in forma vettoriale anche le componenti di sollecitazione:

Illustriamo in figura la distribuzione delle tensioni nello spessore della piastra corrispondenti alle
relative caratteristiche di sollecitazione (a tale scopo si ricordi la soluzione di sforzo normale,
flessione, la teoria approssimata del taglio e la teoria della torsione per trave di sezione rettangolare
di altezza h e larghezza unitaria). Tralasciando la rappresentazione in figura delle tensioni membranali
(forza normale e teoria del taglio nel piano) che sono uniformi nello spessore, riportiamo in dettaglio
gli andamenti delle azioni di tipo flessionale.

In forma esplicita, i valori delle tensioni massime e minime nello spessore della piastra legate ai
momenti flettenti possono essere scritti nella seguente forma:

,
6 ,
6 ,
6

Il modello cinematico impone deformazioni tangenziali nulle tuttavia, la presenza di carichi


perpendicolari al piano medio richiede l’esistenza di tensioni tangenziali non nulle per assicurare
l’equilibrio alla traslazione verticale (esiste taglio ma non deformabilità associata). A tale scopo, la
teoria assume una distribuzione delle tensioni tangenziali nello spessore di tipo parabolico in analogia
alla soluzione della teoria approssimata del taglio per trave di sezione rettangolare; in tal modo

7
possiamo esprimere le tensioni tangenziali massime in funzione della caratteristica di sollecitazione
tangenziale:
4 4
1 1

2 2
3 3

3 3
2 2
Per completare l’aspetto statico, ricaviamo ora le equazioni indefinite di equilibrio per la piastra che
consentono di legare le azioni esterne (carichi) alle sollecitazioni interne. A tale scopo indichiamo
con p z  x, y  (o più semplicemente pz ) la forza superficiale trasversale al piano medio e con ,
e , (o più semplicemente e ) le coppie distribuite per unità di superficie. Consideriamo
un elemento infinitesimo dx x dy della piastra con facce parallele ai piani coordinati. Le caratteristiche
di sollecitazione sono definite per unità di lunghezza e quindi le caratteristiche risultanti sulle facce
dell’elemento indicate in figura devono essere tutte moltiplicate per la lunghezza del relativo
elemento su cui agiscono (dx o dy). Imponiamo l’equilibrio alla traslazione orizzontale (lungo x e
lungo y), alla traslazione verticale e alla rotazione rispettivamente intorno all’asse x e intorno all’asse
y.

Le equazioni di equilibrio assumono la forma

, , 0 , , 0
, , 0 , ,

, ,

in cui abbiamo trascurato quantità relative ad infinitesimi del terzo ordine o(3).

8
3.2.3 Legame elastico
In questa sezione ricaviamo le equazioni costitutive ricordando innanzi tutto l’ipotesi H1 della teoria
di lastra in cui si richiede che il materiale che compone la lastra sia descritto dalle equazioni costitutive
valide per stati piani di tensione. Inoltre, per semplicità consideriamo inizialmente la piastra
omogenea e isotropa.
Le equazioni di legame in stato piano di tensione hanno la seguente forma:

2 1

Tali relazioni, scritte in forma matriciale, diventano:

1 0
1 0
1 1
0 0
2

Introduciamo il campo di deformazione corrispondente al modello cinematico di sezione 3.2.1:

Ricordando la definizione delle azioni membranali e flessionali, integriamo in modo opportuno nello
spessore per unità di lunghezza entrambe i membri, ottenendo le seguenti espressioni.
- Per le azioni membranali
1 0
1 0
1 1
0 0
2
1 0
1 0
1 1
0 0
2
- Per le azioni flessionali
1 0
1 0
1 1
0 0
2
da cui
1 0 1 0
1 0 1 0
1 1 12 1 1
0 0 0 0
2 2

9
Le seguenti quantità

1 12 1 12

sono dette rispettivamente rigidezza membranale e rigidezza flessionale per la piastra isotropa.
Le relazioni trovate sono dette equazioni di legame per la lastra isotropa e possono essere riscritte
nella forma

1 1
2 2

Le tre equazioni sui momenti sono dette anche relazioni momento-curvatura.

Per le azioni di taglio, il modello di Kirchhoff che stiamo analizzando non prevede di tener conto
della deformabilità a taglio per cui non è possibile introdurre delle equazioni di legame partendo dalle
equazioni costitutive per il continuo. Tuttavia, attraverso le equazioni di equilibrio otteniamo delle
espressioni che mettono in relazione i tagli con i momenti; infatti, in assenza di momenti distribuiti,
si ha
1
, , → , , ,
2

1
, , → , , ,
2

Le equazioni di legame ottenute per il caso isotropo possono essere generalizzate al caso di materiale
anisotropo. Indicando con i moduli elastici in stato piano di tensione per un generico materiale
anisotropo, possiamo scrivere:

12
Le quantità

12

sono dette rispettivamente, rigidezza membranale e flessionale per la piastra anisotropa. Vedremo in
dettaglio, nelle sezioni che seguono il caso di piastra ortotropa.
Osservazione.
10
La rigidezza flessionale di una lastra isotropa è analoga alla rigidezza flessionale di una trave isotropa
di sezione rettangolare di larghezza unitaria ed altezza h. La differenza tra le due rigidezze è dovuta
alla presenza del coefficiente di contrazione laterale (effetto Poisson): nella trave la contrazione
laterale è libera mentre, nelle strisce di lastra (di larghezza unitaria) la contrazione laterale è
contrastata dalle strisce adiacenti. La rigidezza di una striscia di piastra di larghezza unitaria risulta
quindi, maggiore rispetto a quella di una corrispondente trave isolata. La contrazione laterale
(descritta dal coefficiente di Poisson) viene contrastata attraverso coppie di forze come rappresentate
in figura.

11
3.2.4 Problema membranale e problema flessionale
L’ipotesi di linearità geometrica alla base del modello utilizzato conduce a sistemi di equazioni che,
in analogia alla teoria delle travi, possono essere disaccoppiati. In altri termini al problema generale
di una lastra con condizioni di carico qualsiasi possiamo sostituire due problemi parziali più semplici
corrispondenti a due distinte condizioni di carico:
- condizioni di carico contenute nel piano medio, che danno luogo a un meccanismo di resistenza
primario di tipo membranale (deformazioni e tensioni predominanti nel piano).
- condizioni di carico trasversali al piano medio, che danno luogo a un meccanismo di resistenza
primario di tipo flessionale (deformazioni e tensioni predominanti di tipo flessionale).

problema membranale problema flessionale

spostamenti

caratteristiche
di deformazione
Kirchhoff
0 0

, , ,
, , ,
equazioni di
, ,
congruenza , ,
Kirchhoff
, ,

azioni esterne

caratteristiche
di sollecitazione

equazioni di , , 0 , , 0
equilibrio 0 , ,
, ,
, ,

Rigidezze
(isotropia) 1 12 1

equazioni di
legame elastico
(isotropia) 1 1
2 2

12
3.2.5 Problema membranale (lastra caricata nel proprio piano)
La soluzione del problema membranale (carico nel piano della lastra) può essere determinata
formulando il problema in termini di spostamenti o in termini di tensioni.

Nel primo caso si esprimono le equazioni di campo del problema elastico formulato, in termini delle
due funzioni incognite , e , . Per ottenere le equazioni consideriamo le equazioni di legame
in termini di spostamenti (introduciamo quindi la congruenza):

, ,
, ,
1 1
, ,
2 2

e sostituiamo tali espressioni nelle equazioni di equilibrio

, , 0
, , 0

ottenendo in tal modo le equazioni di campo per il problema membranale:

1 1
, , , 0
2 2
1 1
, , , 0
2 2

Nel sistema di equazioni differenziali è immediato osservare l’analogia con l’equazione della linea
elastica estensionale per la trave EA u, xx  p x  0 .

Nel secondo caso, più utilizzato, può essere conveniente ricordare la soluzione dei problemi piani
attraverso l’utilizzo della funzione potenziale (funzione di Airy).
Anche in questo caso, infatti, la forma delle equazioni di equilibrio suggerisce la soluzione del
problema della lastra in termini di tensioni anziché in termini di spostamenti. Più precisamente, sotto
l’ipotesi che le forze applicate siano conservative, le equazioni di equilibrio

, , 0
, , 0

sono soddisfatte se introduciamo due funzioni potenziali   x , y  e   x , y  tali per cui:

Ψ, Π Ψ, Π Ψ,

Π, Π,

Tali funzioni potenziali, per descrivere una soluzione di un problema elastico, devono verificare la
condizione di compatibilità:
13
2 , , ,

sulle quantità definite in media nello spessore della lastra; per cui, in termini di caratteristiche di
sollecitazione membranali l’equazione di compatibilità nel nostro caso assume la forma

1 ν , ,
e quindi

Ψ 1 ν Π 0

Se le forze applicate nel piano medio sono costanti o nulle, l’equazione differenziale si riduce ad un
equazione biarmonica:

Ψ 0

La funzione di sollecitazione Ψ , è analoga alla funzione di tensione di Airy, e riconduce il


problema membranale al problema piano di tensione generalizzato.
Le condizioni al contorno (due per ogni punto della frontiera), possono essere assegnate nelle forze
o negli spostamenti (si veda sezione 3.2.7). Esempi di soluzioni polinomiali per lastre caricate nel
proprio piano sono state analizzate nel capitolo 2 relativo agli stati piani nel caso di condizioni di
carico di tipo integrale sui bordi (trave parete).

3.2.6 Problema flessionale


La soluzione del problema flessionale (carichi trasversali al piano) può essere ottenuta in modo più
agevole formulando il problema in termini di spostamenti. Come vedremo, elaborando le equazioni
di campo si ottiene infatti un'unica equazione differenziale la cui soluzione consente di determinare
la risposta elastica della lastra. Richiamiamo nella figura che segue le quantità statiche e cinematiche
di una lastra caricata trasversalmente al proprio piano.

Consideriamo le equazioni di equilibrio relative al problema flessionale (con presenza di momenti


distribuiti):
, , 0
, ,

, ,
e deriviamo la seconda equazioni rispetto a x e la terza equazione rispetto a y; sommiamo le equazioni
ottenute tenendo presente la prima equazione e otteniamo

14
, , 2 , , , 0

Se esprimo questa equazione in termini di spostamenti, ossia considero le equazioni di legame


elastico per piastra omogenea isotropa

1
2

e le equazioni di congruenza
, ,
, ,
, , 2 ,

ottengo l’equazione di campo per la piastra di Kirchhoff:

∗ ∗
, , .

Questa equazione differenziale del quarto ordine è stata ottenuta per la prima volta da Sophie
Germain e Lagrange (1823) e richiede l’assegnazione di condizioni al contorno che vedremo nella
sezione che segue. La risoluzione di questa equazione consente di ottenere la forma della superficie
elastica , e, lo stato di sollecitazione della piastra attraverso le relazioni:

, ,
, ,
1 ,

Le sollecitazioni di taglio si possono ottenere ricorrendo alle equazioni indefinite di equilibrio

, , → ,
, , → ,

Prima di concludere tale sezione è utile osservare che a volte può essere conveniente ricorrere ad una
forma delle equazioni di campo in grado di ridurre l’ordine delle PDE pur aumentando il numero
delle equazioni differenziali; in altri termini, risolvere un sistema di PDE di ordine più basso rispetto
ad un'unica PDE del quarto ordine. Tali circostanze dipendono dal metodo di soluzione adottato; ad
esempio, nel caso di tecniche di soluzione numerica è preferibile “abbassare” l’ordine delle PDE.
A tale scopo osserviamo che la quantità:

1 , , 1

è invariante; introduciamo quindi la funzione somma dei momenti

15
1

e le espressioni dei tagli che, in termini della nuova funzione somma, diventano

, ,

, ,

La prima equazione di equilibrio può essere riscritta come segue



, ,

e le equazioni di campo si riconducono al sistema di due PDE del secondo ordine:


a cui associare sempre due condizioni al bordo.

3.2.7 Condizioni al contorno


Le equazioni differenziali che descrivono il problema membranale e flessionale richiedono
l’imposizione di un numero adeguato di condizioni al contorno. Le condizioni al contorno che devono
essere imposte per risolvere il problema membranale e il problema flessionale sono in entrambe i
casi due in ogni punto della frontiera (due PDE del secondo ordine o una PDE del quarto ordine).

Problema membranale Problema flessionale

1 1 ∗
, , , 0
2 2
1 1
, , , 0
2 2


Ψ 0

Prima di analizzare in dettaglio le condizioni al contorno, consideriamo una porzione del contorno
regolare della superficie laterale della piastra; ad un punto P del contorno associamo una normale
esterna n ed una direzione tangente s che formano una base ortonormale locale.

Con riferimento all’aspetto flessionale, le quantità cinematiche sono: in cui e


denotano le rotazioni del segmento normale alla superficie media in P, rispettivamente intorno alla
tangente ed alla normale passanti per P. Le quantità statiche corrispondenti sono: .

16
Un analisi preliminare ci indurrebbe a considerare tre condizioni al contorno di tipo statico o
cinematico o misto in ogni punto del bordo; tuttavia, il sistema delle due equazioni di campo o
l’equazione di campo del quarto ordine, richiedono l’assegnazione sulla frontiera del dominio di
integrazione di solo due condizioni sul bordo.
La buona posizione delle condizioni al contorno è dovuta a Kirchhoff che ha dimostrato come le tre
condizioni statiche o cinematiche al contorno possono essere contratte a due. Per la lastra
rettangolare di normale lungo l’asse x, tali quantità si riducono in tal modo:

→ → taglio di Kirchhoff

Per semplicità, nella tabella che segue analizziamo i tre tipi più frequenti di condizioni al contorno
sul bordo x=0 di una piastra rettangolare.
bordo incastrato (x=0)
(fixed or clamped edge):
0 0
0 0

bordo semplicemente appoggiato (x=0)


(simply supported edge):
SS-1:
0 0
0

SS-2:
0
0

SS-3:
SS-1 SS2
0
0

SS-4:
SS3 SS4
0

bordo libero (x=0)


(free edge):

(vedi taglio di Kirchhoff)


Le quantità sopra segnate (es. ) sono da considerarsi quantità note; in assenza di forze o momenti
distribuiti sul bordo tali quantità sono da porre nulle.
Osserviamo che le condizioni al bordo devono essere espresse in termini di sollecitazioni o
spostamenti per essere utilizzate nella o nelle equazioni di campo; ad esempio le condizioni di bordo
per l’equazione

, ,
17
nel caso di incastro in x=0 assumono la forma:
0| 0| → 0| , 0|

e, nel caso di semplice appoggio senza carichi applicati, le condizioni al contorno diventano
omogenee (in x=0):
0| 0| → 0 | , 0|

Infine osserviamo che in molte strutture importanti nell’ingegneria civile la piastra può essere
connessa ad altri elementi strutturali (bidimensionali o monodimensionali) per cui le condizioni sul
bordo dovranno tener conto della deformabilità dell’elemento strutturale connesso alla piastra.

Ad esempio analizziamo il caso di una piastra supportata, lungo il bordo x=0, da una trave con sezione
trasversale simmetrica rispetto al piano medio della piastra. La trave e la piastra sono perfettamente
connesse tra loro e quindi devono avere stesso spostamento trasversale e stessa rotazione. Indicando
con il pedice b le quantità relative alla trave si ha:

Con riferimento alla figura, consideriamo un elemento dy di trave su cui sono riportate le azioni di
momento flettente e taglio effettivo della piastra che, nella trave, danno luogo ad un azione torcente
e flessionale. Le condizioni di equilibrio lungo l’asse z e, di rotazione intorno all’asse y, forniscono
due relazioni valide sul bordo tra le azioni statiche della piastra e della trave:

| ; |

Ricordando le espressioni della linea elastica per taglio e torsione nella trave e le relative espressioni
per la piastra, otteniamo le condizioni in termini di w per la piastra:

2 | ; |

dove e indicano le rigidezze flessionali e torsionale della trave di bordo.

18
Il taglio di Kirchhoff
Per rendere contenuta la trattazione, possiamo dare una interpretazione meccanica della
contrazione delle condizioni al contorno di tipo statico suddividendo la generica porzione del
contorno in elementi di lunghezza dy e dx.

Lungo il bordo x=Lx consideriamo tre elementi adiacenti tra loro ognuno di lunghezza dy.

I momenti torcenti risultanti che agiscono sui tre


elementi possono essere rappresentati tramite
coppie di forze verticali staticamente equivalenti
come in figura.
Nella zona di interfaccia tra gli elementi nasce una
forza di taglio risultante.
Possiamo concludere che il momento torcente sul
bordo è staticamente equivalente a una forza di
taglio distribuita lungo il bordo stesso che si
aggiunge alle forze di taglio distribuite Tx.

La somma delle due azioni di taglio forniscono il


taglio complessivo detto taglio di Kirchhoff.

In modo analogo sul bordo y=Ly avremo un taglio


effettivo .

19
Osservazioni:
- Le reazioni vincolari sui bordi della lastra non coincidono (in generale) con le forze di taglio ma
sono i tagli di Kirchhoff.
- Sui bordi liberi è il taglio di Kirchhoff che si annulla.

, 2 , , 2 ,

La lastra rettangolare in prossimità dello spigolo presenta un valore del momento torcente uguale sia
che si proceda partendo dalla faccia parallela all’asse x che da quella parallela all’asse y (continuità);
per tale motivo, in corrispondenza dello spigolo le forze di taglio delle rispettive coppie dovute al
momento torcente si sommano come rappresentato in figura dando luogo ad una forza risultante (in
figura verso l’alto).

Se il vincolo è monolatero tale azione provoca un effetto deformativo, detto di sollevamento dello
spigolo, dovuto ad un azione statica pari a due volte il valore del momento torcente nello spigolo
stesso.

Se il vincolo è bilatero tale effetto è contrastato con l’insorgere di una reazione vincolare R localizzata
nello spigolo stesso pari a:

Il modello di Kirchhoff porta in tal modo ad una discontinuità dell’andamento del taglio in vicinanza
degli spigoli che si manifesta con reazioni localizzate sugli spigoli ed andamenti dei tagli effettivi
lungo i lati della piastra che si annullano in corrispondenza degli spigoli stessi.

In realtà con un modello che prenda in considerazione anche gli effetti deformativi del taglio,
l’andamento del taglio è continuo con un cambio di segno in prossimità degli spigoli e con un picco
del taglio molto accentuato sugli spigoli stessi.

20
3.2.8 La piastra rettangolare inflessa (metodo di soluzione di Navier)
Nel 1820 Navier presenta un lavoro all’Accademia Francese delle Scienze in cui propone la soluzione
di una piastra rettangolare appoggiata sui quattro lati con condizioni di carico flessionali, utilizzando
una tecnica di soluzione dell’equazione di campo di Germain Lagrange con la doppia serie di Fourier.
Tale soluzione è tuttora importante perché permette di cogliere gli elementi fondamentali del
comportamento deformativo e statico delle piastre.

Consideriamo una piastra rettangolare di lati x=a e y=b appoggiata su tutto il contorno e con
condizione di carico trasversale , , . L’equazione fondamentale della piastra inflessa
è
, ,
con le condizioni al contorno:

0| , , 0| ,

0| , , 0| ,

La soluzione dell’equazione di campo può essere ottenuti utilizzando la tecnica dello sviluppo in
doppia serie di Fourier. In particolare, le condizioni al bordo portano a considerare uno sviluppo in
serie del tipo:

, sin sin

in cui i coefficienti di Fourier sono per ora termini incogniti. Può essere conveniente esprimere
anche la condizione di carico in serie di Fourier

, sin sin

4
, sin sin

in cui i coefficienti dello sviluppo in serie sono termini noti, una volta assegnata la modalità di
carico.
La forma di , introdotta, soddisfa le condizioni al contorno ma deve soddisfare anche
l’equazione di campo per cui, sostituendo le precedenti espressioni nell’equazione di campo,
otteniamo
21
2 sin sin 0

Questa equazione deve essere valida per qualsiasi valore di x e y e m e n, quindi vale la condizione

2 0
o anche

0 →
⁄ ⁄

I coefficienti incogniti di Fourier nell’espressione dell’inflessione sono quindi ottenuti in funzione


dei coefficienti dello sviluppo in serie del carico e delle caratteristiche geometriche e costitutive della
lastra. La soluzione della superficie elastica assume quindi la forma finale:

, sin sin
⁄ ⁄

Poiché sin m x  1 e sin


m x
 1 per ogni x e y e per ogni m e n, allora la serie è convergente.
a a
Sostituendo la forma dell’inflessione nelle espressioni che legano le sollecitazioni con gli spostamenti
otteniamo le espressioni per i momenti ed il momento torcente come segue

1 ⁄ ⁄
sin sin
⁄ ⁄

1 ⁄ ⁄
sin sin
⁄ ⁄

1
cos cos
⁄ ⁄

ed espressioni analoghe sui tagli.

In generale la serie infinita dei termini che fornisce l’espressione della superficie elastica converge
rapidamente; bastano pochi termini per avere una buona valutazione di w(x,y). Invece, le espressioni
dei momenti flettenti e torcenti e dei tagli (derivate seconde e terze dell’inflessione) non convergono
altrettanto rapidamente (convergenza lenta), specialmente in vicinanza degli spigoli della piastra dove
possono insorgere problemi sull’accuratezza della soluzione.

22
Esempio 1
Una piastra di forma rettangolare appoggiata sul bordo è soggetta ad una condizione di carico
uniformemente distribuito p0. Determinare le espressioni della superficie elastica e delle
caratteristiche di sollecitazione.
Soluzione
I coefficienti dello sviluppo in serie del carico assumono la forma

4 4 16
sin sin 1 cos 1 cos

, 1,3,5, . .
infatti, per valori pari dello sviluppo, si ha 0. Otteniamo quindi l’espressione

16 1
sin sin
⁄ ⁄
, … , …

il cui valore massimo si ha in x=a/2 e y=b/2 nella form

16 1 / /
1 1
⁄ ⁄
, … , …

Tale serie converge molto rapidamente e due termini dello sviluppo permettono già un accurata
soluzione. Ad esempio, nel caso di una piastra quadrata (per 0.3) otteniamo:

16 1 1 4
⋯ 0.00416
4 100

e l’errore che commettiamo considerando solo il primo termine dello sviluppo rispetto alla
soluzione esatta è circa il 2.5% 0.3 .

Introduciamo ora il coefficiente in modo tale che

e nella tabella che segue riportiamo il valore dello spostamento massimo al variare del rapporto b/a
(per 0.1):
b/a 1.0 1.1 1.2 1.3 1.4 1.5 1.6 1.7
cf 0.00406 0.00485 0.00564 0.00638 0.00705 0.00772 0.00830 0.00883
b/a 1.8 1.9 2.0 2.5 3.0 4.0 5.0 ∞
cf 0.00931 0.00974 0.01013 0.01150 0.01223 0.01282 0.01297 0.01302

Dai dati osserviamo che l’inflessione aumenta incrementando il rapporto b/a; per la piastra
quadrata le strisce di piastra nelle due direzioni collaborano in parti uguali ad assorbire l’azione
del carico (massimo effetto lastra). Per una piastra rettangolare molto allungata il comportamento
deformativo diventa simile a quello di una serie di travi appoggiate di lunghezza a.
23
In figura è rappresentato l’andamento della superficie elastica per la piastra quadrata in cui, per
semplificare l’analisi, è stato preso in considerazione solo il primo termine dello sviluppo in serie
(equivale ad un carico sinusoidale con un'unica semionda: ).

4
sin sin

Osserviamo che, in prossimità dello spigolo, la curvatura della superficie elastica cambia segno;
tale effetto è dovuto all’azione del momento torcente che, in prossimità degli spigoli assume valore
massimo dando luogo alle reazioni vincolari di taglio localizzato.
Le espressioni delle sollecitazioni sono le seguenti

16 ⁄ ⁄
sin sin
⁄ ⁄
, … , …

16 ⁄ ⁄
sin sin
⁄ ⁄
, … , …

16 1 1
cos cos
⁄ ⁄

Gli sviluppi in serie per valutare le sollecitazioni non convergono tuttavia altrettanto rapidamente.
Introducendo i coefficienti e i valori massimi dei momenti flettenti, che si ottengono nel
centro della piastra, assumono la forma

b /a 1.0 1.1 1.2 1.3 1.4 1.5


c1 0.0368 0.0447 0.0524 0.0597 0.0665 0.0728
c2 0.0368 0.0359 0.0344 0.0324 0.0303 0.0280
b/a 1.6 1.7 1.8 1.9 2.0 ∞
c1 0.0785 0.0837 0.0885 0.0927 0.0965 0.1250
c2 0.0257 0.0235 0.0213 0.0193 0.0174 0

Dai dati riportati in tabella osserviamo che incrementando il rapporto b/a il momento flettente
(relativo alle strisce più corte) incrementa rispetto al momento portando alla perdita il
del cosiddetto effetto piastra per rapporti b/a>2.

24
In figura sono rappresentati i diagrammi del momenti flettenti nelle due direzioni per una piastra
rettangolare (b=2a).

Le reazioni di taglio concentrate negli spigoli generano in prossimità di questi dei momenti
negativi, che sono massimi nella direzione della bisettrice dell’angolo. Ad esempio nelle lastre di
cemento armato essi provocano delle fessure nella parte superiore della piastra, dirette in direzione
normale alla bisettrice; per evitare tale effetto è opportuno disporre qualche ferro superiore,
parallelamente alla bisettrice stessa come rappresentato in figura.

Nelle figure che seguono sono riportati gli andamenti qualitativi di momento flettente e momento
torcente per la piastra quadrata in cui, anche in tal caso, per semplificare l’analisi sono stati
considerati solo i primi termini dello sviluppo (carico sinusoidale con un'unica semionda).

4 4
1 sin sin 1 cos cos

andamento del momento flettente in y=a/2 andamento del momento torcente in y=a

Si presti particolare attenzione all’andamento del momento torcente che presenta valore massimo
in prossimità degli spigoli e si annulla in corrispondenza degli assi di simmetria: x=a/2 e y=a/2.
Per completare l’analisi consideriamo i tagli, le cui espressioni sono riportate anche in questo caso
limitandoci al primo termine dello sviluppo:

16 1
cos sin
1⁄ 1⁄

16 1
sin cos
1⁄ 1⁄
25
e i tagli di Kirchhoff
16 1⁄ 2 1⁄
cos sin
1⁄ 1⁄

16 1⁄ 2 1⁄
sin cos
1⁄ 1⁄

Nelle figure che seguono riportiamo il caso di piastra quadrata.

8 4
sin cos 3 sin cos

andamento del taglio in y=a/2 andamento del taglio in y=a

Infine, le reazioni vincolari concentrate nei quattro vertici sono

16 1
2 | , ∓2
,
che, per le convenzioni adottate, risultano comunque sempre dirette verso il basso (come il carico)
.

Prima di concludere l’esempio è interessante verificare l’equilibrio delle azioni statiche (carichi e
reazioni vincolari) che agiscono sulla lastra. A tale scopo calcoliamo le seguenti azioni risultanti:
- risultante del carico esterno:
16 64
sin sin →

- risultante dei tagli effettivi di Kirchhoff Vx e Vy:

| 0, | | , | ,0 ,

64
→ 2 2

- risultante delle reazioni localizzate di spigolo:


1
4 128

26
- risultante delle reazioni di taglio Tx e Ty sui quattro lati:

| 0, | | , | ,0 ,

64

Possiamo osservare che il carico esterno è equilibrato dalle reazioni di taglio sui quattro lati della
piastra mentre le azioni di taglio dovute all’azione del momento torcente sui quattro lati ( o forze
di taglio equivalente distribuite) sono equilibrate dalle quattro reazioni di spigolo:

0
0

e
4 sin sin
, sin sin
⁄ ⁄
, … , …

La serie non converge così rapidamente come per il caso del carico distribuito; occorrono almeno
sei termini per ottenere un errore inferiore al 1.5%. Inoltre, tale serie converge molto lentamente
per la valutazione dello stato di sollecitazione e, nel punto di applicazione del carico, diverge (punto
singolare) fornendo in tal modo un metodo di soluzione poco efficace se vogliamo determinare lo
stato di sollecitazione in prossimità del punto di singolarità.

27
3.2.9 La piastra circolare
Le piastre di forma circolare sono usate frequentemente nell’ingegneria strutturale (si veda ad
esempio in figura l’utilizzo di piastre circolari come chiusura e base di un serbatoio cilindrico).
L’analisi di tali piastre è condotta utilizzando un sistema di in coordinate polari. Limiteremo
l’estensione della trattazione al caso polare per il problema flessionale (solo .

Dato un sistema di coordinate polari 0; , , , riportiamo la forma dell’equazione di campo e delle


relazioni fondamentali per la piastra circolare (in analogia alla trattazione per stati piani in coordinate
polari). L’equazione di campo del modello di Kirchhoff assume la forma

, ,

I momenti flettenti radiali e circonferenziali, il momento torcente ed i tagli in termini di , dono


1 1
, , ,
1 1
, , ,
1 1 1
, ,
2
e i tagli
1 1 1 1
, , , ,
1 1 1
, , 1 , ,

Piastra circolare assialsimmetrica


In condizione di carichi applicati alla piastra e di vincoli indipendenti dalla variabile , l’equazione
di campo si riduce a una equazione differenziale del tipo

d 1 d d 1 d
d d d d
o anche
1 d d 1 d d
d d d d

28
Le caratteristiche di sollecitazione, dipendendo dalla sola coordinata radiale r e assumono la forma

1
, ,
1
, ,
1 1
1 , , 0

e i tagli
≡ ,
≡ 0

In una piastra circolare assialsimmetrica il momento torcente ed il taglio circonferenziale sono nulli.

La soluzione dell’equazione di campo si ottiene in forma chiusa; a tale scopo è conveniente scrivere
la soluzione come somma di due termini:

Il primo termine indica l’integrale generale dell’equazione omogenea associata (biarmonica) e il


secondo termine è un integrale particolare della equazione non omogenea, la cui forma dipende dalle
condizioni di carico distribuito sulla piastra.
La soluzione dell’equazione omogenea è

C ln C ln C C

in cui le quattro costanti di integrazione saranno determinate dalle condizioni al contorno.


L’integrale particolare si ottiene attraverso successive integrazioni della

1 d d 1 d d
d d d d
da cui
1 1
d d d d

Ad esempio, se il carico è uniformemente distribuito (p=p0), l’integrale particolare assume la


forma

64
Per cui la soluzione diventa
C ln C ln C C
64
e la rotazione
d 1
C C 2 ln 2C r
d 16
Le caratteristiche di sollecitazione scritte in termini delle costanti di integrazione sono
29
1
C 2C 1 ln C 3 2C 1 3
16

1
C 2C 1 ln C 1 3 2C 1 1 3
16
1
4 C
8
Prima di presentare alcuni esempi, osserviamo che la soluzione generale dell’equazione di campo
C ln C ln C C
richiede la determinazione delle quattro costanti di integrazione tramite l’assegnazione delle
condizioni al contorno.
A tale scopo distinguiamo due casi di particolare interesse applicativo.
a) Piastra circolare piena.
Nel caso di una piastra piena di raggio a che non contiene un carico
concentrato in r=0, possiamo porre nulle le costanti di integrazione
che moltiplicano il termine in logaritmo in modo tale da ottenere
spostamento e sollecitazioni di valore finito in r=0

C C 0 C C

Le restanti costanti di integrazione sono determinate attraverso le


condizioni sul bordo esterno (r=a).
Nel caso di solo carico concentrato la costante C si ottiene
dall’espressione
1
4 C

Infatti, per l’equilibrio alla traslazione di una generica porzione di


piastra di raggio r (vedi figura) vale

1
4 C → C
2 8
b) Piastra circolare anulare.
Nel caso di una piastra anulare di raggio interno b e raggio esterno a
le quattro costanti di integrazione sono determinate dalle condizioni
sui bordi r=a e r=b.

C ln C ln C C
Negli esempi che seguono illustreremo alcuni casi di condizioni di carico e di vincolo frequentemente
incontrati nella pratica.

30
Esempio 1
Confrontare le soluzioni elastiche della piastra circolare di figura nelle due condizioni di vincolo
sul bordo: appoggio e incastro.

Soluzione
Le condizioni al contorno dei due casi analizzati sono:

(A1) 0| ; 0|
(A2) 0| ; 0| → , 0|

La condizione di carico distribuito fornisce l’integrale particolare

64
e l’espressione della superficie elastica diventa
C C
64
L’applicazione delle condizioni al contorno richiede la risoluzione di due sistemi di equazioni
algebriche, un sistema per il caso (A1) e un sistema per il caso (A2).
(A1) - appoggio (A2) - incastro
costanti 3 5
; ;
32 1 64 1 32 64

superficie elastica 5
64 1 64
massimo 5
spostamento 64 1 64
trasversale (r=0)
momenti flettenti 3 1 3
16 16

3 1 3 1 1 3
16 16
valori massimi dei
momenti 8
3
16
1
16

Osservazioni. Nella piastra appoggiata il valore massimo dei momenti flettenti si ottiene nel centro
della piastra e hanno lo stesso valore; in prossimità del bordo esterno il momento circonferenziale
assume un valore diverso da zero. Nella piastra incastrata il momento flettente radiale massimo si
ottiene sul bordo (r=a) e quello circonferenziale per r=0 (con uguale valore del momento radiale).
Il massimo spostamento trasversale per la piastra appoggiata è circa quattro volte lo spostamento
massimo della piastra incastrata; il massimo momento flettente per la piastra appoggiata è circa
1.7 volte più grande del momento massimo per la piastra incastrata (per un fattore di Poisson 0.3).

31
Esempio 2
Confrontare le soluzioni elastiche delle piastre di figura: circolare piena e anulare.

Soluzione
Le condizioni al contorno dei due casi analizzati sono

(B1) 0| ; |
(B2) 0| ; | ; 0| ; 0|

Con le condizioni al contorno dei casi analizzati otteniamo due sistemi di equazioni algebriche,
un sistema per il caso (B1-2 costanti) e un sistema per il caso (B2-4 costanti). Le soluzioni sono
riportate nella tabella che segue.
(B1) – piastra piena (B2) – piastra anulare
costanti 3 1
; ; 0
32 1 1
5 1
;
64 1 2 1
1 1
ln
1 2 1
superficie elastica 1
1 1
2 1 ln
1
1
2 1
massimo 1 1
ln
spostamento 2 1 1
trasversale (r=0) 1
2 1
momenti flettenti 1 1 1

1
1 1

Esempio 3
Trovare lo spostamento trasversale delle due piastre di figura.

32
Soluzione
Le condizioni al contorno dei due casi analizzati sono

(C1) 0| ; 0| ; /2 per qualsiasi r)

(C2) 0| ; 0| ; 0| ; |

Con le condizioni al contorno dei casi analizzati otteniamo due sistemi di equazioni algebriche,
un sistema per il caso (C1-3 costanti) e un sistema per il caso (C2-4 costanti).
Le soluzioni relative alla superficie elastica sono le seguenti:

(C1)
2 ln
16

(C2)
3 2 1
1 ln ln ln
4 2 1 1

Si verifichi che, nel caso di piastra piena il momento flettente presenta una singolarità in r=0.

33
3.3 La teoria di Mindlin-Reissner
Diversi studiosi hanno cercato di introdurre modelli più raffinati rispetto al modello di Kirchhoff per
poter descrivere alcuni aspetti che la teoria non è in grado di predire; tra questi, gli effetti di bordo,
l’effetto deformativo del taglio, frequenze proprie,….
In questa sezione presentiamo un modello di piastra in grado di cogliere l’effetto deformativo del
taglio, definito da Reissner nel 1945 e in seguito da Mindlin nel 1951. L’obiettivo era quello di
descrivere la risposta elastica di piastre con moderato spessore in cui il contributo deformativo del
taglio diventa significativo, estendendo in tal modo al caso bidimensionale il modello di trave di
Timoshenko.

Le ipotesi su cui si basa il modello di Mindlin-Reissner sono le stesse ipotesi H1-H3 del modello di
Kirchhoff; in altri termini, eliminando l’ipotesi H4, non si trascura l’effetto deformativo del taglio.
In analogia alla teoria di trave il modello assume gli scorrimenti angolari calcolati in media nello
spessore della piastra; in questo modo con il modello di Mindlin-Reissner si incrementa la
deformabilità della piastra rispetto alla teoria di Kirchhoff. In altri termini, possiamo anche dire che
il modello di Kirchhoff è più rigido rispetto al modello di Mindlin.

Le uniche differenze tra i due modelli coinvolgono il problema flessionale e tre sono gli aspetti
fondamentali da mettere in evidenza rispetto a quanto esposto in sezione 3.2.
1) I gradi di libertà flessionali dei punti del piano medio della piastra sono indipendenti tra loro; gli
scorrimenti angolari sono ipotizzati costanti nello spessore della piastra (valore medio).
2) Le equazioni costitutive che legano le caratteristiche di sollecitazione di taglio agli scorrimenti
angolari medi sono ottenute introducendo la rigidezza a taglio della piastra.
3) Le equazioni differenziali che governano il modello flessionale in termini di spostamenti sono tre
PDE del secondo ordine con tre condizioni al contorno assegnate in ogni punto del bordo.

Illustriamo in dettaglio i punti precedenti.


1) I gradi di libertà flessionali dei punti del piano medio della piastra sono indipendenti tra loro:

e alle caratteristiche di deformazioni flessionali e torsionali si aggiungono gli scorrimenti angolari


medi nello spessore della piastra come deformazioni a taglio della piastra:

34
2) Le equazioni costitutive che legano le caratteristiche di sollecitazione di taglio agli scorrimenti
angolari medi si ottengono in modo analogo alle equazioni momento curvatura.
Ricordiamo che per materiale elastico omogeneo e isotropo le equazioni di legame relative alle
componenti tangenziali sono le seguenti
1 1

Possiamo ottenere la correlazione tra i tagli e le corrispondenti deformazioni angolari uguagliando


il lavoro di deformazione compiuto dalle sollecitazioni di taglio, per il relativo scorrimento
angolare medio, al lavoro di deformazione compiuto dalle tensioni tangenziali per le
corrispondenti deformazioni angolari nel modo seguente

1 1

In altri termini, il lavoro compiuto dalle grandezze integrali durante il processo deformativo deve
essere uguale al lavoro compiuto dalle grandezze locali per il corrispondente processo
deformativo.
L’andamento parabolico delle tensioni tangenziali nello spessore della piastra permette di
esprimere le tensioni tangenziali locali e in termini delle quantità integrali e

4z2 4z2
 xz   max
(1  ),  yz   max
(1  )
h2 h2
xz yz

h \2 h \2
2 2
Tx    xz dz   xzmax h, Ty   yz dz   yzmax h
 h \2
3  h \2
3

3 Tx 3 Ty
 xzmax  ,  yzmax  .
2 h 2 h

per cui
3 4z2 3 4z 2
 xz  (1  2 )Tx ,  yz  (1  2 )Ty .
2h h 2h h

Sostituendo le espressioni precedenti nelle

1 1 3 4 6 6
1 →
2 5 5

1 1 3 4 6 6
1 →
2 5 5

35
In forma matriciale le equazioni costitutive assumono la forma seguente

5
in cui si è posto K  Gh , che indica la rigidezza a taglio della piastra isotropa.
6
Tali equazioni si aggiungono alle equazioni momento-curvatura per descrivere il problema della
piastra inflessa con effetto deformativo del taglio.
Anche in questo caso si osservi l’analogia con la rigidezza a taglio di una trave di sezione
rettangolare di larghezza unitaria (n.b. il fattore di taglio per la sezione rettangolare è 6/5).

Se confrontiamo le rigidezza a taglio e la rigidezza a flessione per la piastra ponendo per comodità

12 1
e ricordando che ⁄2 1 le due rigidezze assumono la forma

5 1

Riportiamo in un grafico la rigidezza a taglio e la rigidezza flessionale al variare dello spessore e,


nel caso di K anche al crescere del fattore di Poisson; si osservi che per piccoli spessori h, risulta
D<<K.

3) Le equazioni differenziali che governano il modello flessionale in termini di spostamenti si


ottengono sostituendo nelle tre equazioni indefinite di equilibrio le equazioni di legame e di
congruenza. Ricaviamo in tal modo le tre PDE del secondo ordine

K  w, xx  w, yy   x , x   y , y   pz  0
 1  1  
D   x , xx   y , xy   x, yy   K  w, x   x 
 2 2 
 1  1  
D   y , yy   x, xy   y , xx   K  w, y   y 
 2 2 

nelle tre componenti di spostamento flessionale; tale sistema di equazioni richiede l’assegnazione
di tre condizioni di tipo statico o cinematico in ogni punto del bordo.
36
Risolto il sistema di PDE con le opportune condizioni al contorno, le caratteristiche di
sollecitazione si ottengono esprimendo le equazioni costitutive nella forma

M x  D  x , x   y , y 
M y  D  y , y   x , x 
D(1  v)
M xy 
2
 x , y   y , x 
ed ancora
Tx  K ( w, x   , x )
.
T y  K ( w, y   , y )
In presenza di momenti distribuiti m x e m y sulla superficie superiore della piastra, possiamo
ottenere la forma più generale delle equazione di campo (sistema di equazioni del sesto ordine)

K  w, xx  w, yy   x , x   y , y   pz  0
 1  1  
D   x , xx   y , xy   x , yy   mx  K  w, x   x 
 2 2 
 1  1  
D   y , yy   x , xy   y , xx   my  K  w, y   y 
 2 2 

Riferendoci ad un sistema di coordinate curvilinee locali sul contorno della piastra le quantità
cinematiche e le quantità statiche riferite a questo sistema sono w, n e s e Tn , Mn e Msn . Le
condizioni al contorno che devono essere assegnate sul bordo sono tre; nei due casi limite sono le
seguenti

Bordo semplicemente appoggiato w 0 s  0 n  0


Bordo libero Tn  0 Mn  0 Msn  0

Nella tabella che segue riportiamo le soluzioni esplicite per una piastra quadrata appoggiata sui
quattro lati con trasversale di tipo carico sinusoidale e le soluzioni per una piastra circolare appoggiata
con carico uniformemente distribuito. Le soluzioni sono state ottenute utilizzando i due modelli di
Kirchhoff e di Mindlin-Reissner.

37
Confronto analitico tra le soluzioni ottenute con i modelli di Kirchhoff e di Mindlin Reissner
Kirchhoff Mindlin Reissner
Piastra quadrata appoggiata di lato a con carico sinusoidale
x y
p( x, y)  p0 sin sin
a a
4
p0 a x  y w( x , y ) 
p0 a 2  a 2

1  x y
w( x, y)  sin sin sin sin
4 D4
a a  2  4 2 D 2 K  a a

incremento delle deformazioni di taglio

Piastra circolare appoggiata di raggio R con carico distribuito uniforme


p0    r / R

p0 R 4  5    R 2  5   1 
w(r ) 
64 D
1  2  
 1 
 2 

w( r )  p0 R 2 1   2   
 64 D  1  
 2   
 4K 

incremento delle deformazioni di taglio

1 Eh3 5
rigidezza flessionale: D rigidezza a taglio: K  Gh
12 (1  2 ) 6

38
Una teoria di piastra geometricamente non lineare (GNL)

3.4 La teoria di Von Karman (1910)

Il modello di piastra che introduciamo ora differisce profondamente dai modelli precedenti perché
rileva l’ipotesi di linearità geometrica introducendo tuttavia una opportuna linearizzazione delle
equazioni di congruenza (teoria non lineare al primo ordine).
Il presente modello di piastra può essere appropriato da un punto di vista applicativo, nel caso di
lastre molto sottili con condizioni di carico generiche (normali e parallele al piano medio) in cui gli
effetti membranali e flessionali non possono essere disaccoppiati, ma anche nelle analisi di stabilità
di piastre caricate nel piano medio in cui occorre esprime le equazioni di equilibrio in una
configurazione variata, prossima alla configurazione indeformata.

3.4.1 Cinematica
La cinematica del modello di piastra di Von Karman si basa sulle seguenti ipotesi.
Durante la deformazione i segmenti lineari normali al piano medio nella configurazione
indeformata

H1) La tensione normale al piano medio si assume trascurabile rispetto alle restanti componenti di
tensione consentendo di ricondurre lo studio delle azioni di carico nel piano come problema
piano nelle tensioni generalizzato; in tal modo, il campo di spostamento nel piano della lastra è
fornito dai valori medi degli spostamenti calcolati nello spessore (membranale).
I segmenti rettilinei, perpendicolari al piano medio nella configurazione indeformata:
H2) si conservano rettilinei anche dopo la deformazione (assenza di ingobbamento del segmento
trasversale);
H3) non subiscono allungamenti o accorciamenti (assenza di deformazione nello spessore);
H4) si mantengono perpendicolari alla superficie media deformata (scorrimento trasversale nullo).

inoltre, poiché si ipotizzano spostamenti moderatamente grandi,


H5) nelle equazioni di congruenza si considerano alcuni termini non lineari; in particolare quei
termini che coinvolgono al secondo ordine solo lo spostamento trasversale (teoria
geometricamente non lineare al primo ordine).

Le condizioni di carico sono nel piano medio della piastra e normali al piano medio .
Questa teoria semilineare (perché tiene conto solo di alcuni termini non lineari), è valida solo se lo
spostamento trasversale è moderatamente grande e le deformazioni sono piccole da consentire
relazioni costitutive lineari (spostamenti moderatamente grandi e piccole deformazioni).

In questo modello le ipotesi di Kirchhoff per la piastra inflessa sono mantenute ma si aggiungono
termini non lineari relativi all’inflessione. Ricordiamo che nella trattazione lineare i due effetti erano
disaccoppiati.
Indichiamo con u , v e w rispettivamente gli spostamenti lungo l’asse x, lungo l’asse y e lungo l’asse
z dei punti che appartengono al piano medio.
Gli spostamenti ux , u y e uz di un punto generico P (x, y, z) della piastra sono dati dalle posizioni

u x  u  zw, x u y  v  zw, y uz  w .

Si osservi che il modello cinematico non è altro che la sovrapposizione del modello di Kirchhoff e del modello
membranale.
39
Le deformazioni associate con i campi di spostamento introdotti richiedono in questo modello una
maggior attenzione in quanto utilizziamo le equazioni di congruenza non lineari. Se consideriamo
solo spostamenti moderatamente grandi non tutti i contributi non lineari si rilevano ugualmente
importanti per cui il modello di Von Karman propone di tenere conto solo dei termini quadratici
riferiti alla componente di spostamento trasversale w. Le deformazioni assumono la seguente forma
1 1
 xx  u x , x   u z , x   u, x  zw, xx   w, x 
2 2

2 2
1 1
 yy  u y , y   u z , y   v, y  zw, yy   w, y 
2 2

2 2
 zz  u z , z  0 ,
 xy  2 xy  u x , y  u y , x  u z , xu z , y  u, y  v, x  z  w, xy  w, yx   w, x w, y
 xz  0,
 yz  0

Le deformazioni generalizzate associate ai campi di spostamento introdotti sono


1
 x  u, x   w, x 
2

2
1
 y  v, y   w, y 
2

2
 xy  u, y  v, x  w, x w, y
 x   w, xx
 y   w, yy
 xy  2w, xy

Si osservi che, nelle componenti di deformazione membranali ora compare il termine w nelle sue
derivate al secondo ordine; questa dipendenza rappresenta l’accoppiamento deformativo tra i
problemi membranale e flessionale riflette quindi l’influenza degli spostamenti trasversali sulla
deformazione del piano medio.

3.4.2 Statica
L’aspetto statico richiede di considerare entrambe le quantità generalizzate riferite agli stati
membranale e flessionale
I vettori degli sforzi generalizzati assumono la seguente forma
N   N x , N y , N xy  M   M x , M y , M xy  T   Tx , Ty  .
T T T
e

Esprimiamo ora le equazioni indefinite di equilibrio per la lastra che deduciamo considerando un
elemento infinitesimo dx x dy della piastra con facce parallele ai piani coordinati. Per semplicità
consideriamo solo carichi trasversali al piano medio.
Imponiamo rispettivamente l’equilibrio alla traslazione rispetto all’asse x, all’asse y, all’asse z ed
alla rotazione intorno agli assi coordinati considerando la configurazione deformata

40
N x , x + N xy , y  0
N yx , x + N y , y  0
Tx , x + Ty , y   pz  N x w, xx  N y w, yy  2 N xy w, xy
M x , x  M xy , y  Tx
M y , y  M yx , x  Ty

Si osservi che tra le relazioni trovate, a meno di infinitesimi di ordine superiore, l’equazione di
equilibrio alla traslazione verticale è l’unica equazione che accoppia gli sforzi membranali con gli
sforzi flessionali.
In analogia alla trattazione per la piastra di Kirchhoff possiamo derivare opportunamente le ultime
due equazioni e sostituirle nella terza per ottenere

M x , xx  M y , yy  2 M xy , xy   pz   N x w, xx  2 N xy w, xy  N y w, yy  .

Le prime due equazioni di equilibrio possono essere ulteriormente disaccoppiate dalle restanti
equazioni ed essere riscritte ricorrendo all’introduzione di una funzione potenziale per cui
N x   , yy N xy   , yx N y   , xx .

Nel problema membranale le equazioni di compatibilità


 xx, yy   yy , xx  2 xy , xy  0

consentono di imporre una condizione sulla forma della funzione potenziale.

In questo caso, le condizioni di compatibilità applicate al campo di spostamento introdotto in a) si


modificano assumendo la seguente forma:1

 x, yy   y , xx   xy , xy  w, xy 2  w, xx w, yy .

3.4.3 Legame elastico


Le equazioni costitutive per il caso di lastra omogenea ed isotropa hanno la seguente forma
M x  1 v 0   w, xx 
    
M y    D v 1 0   w, yy 
   0 0 (1  v )   w, xy 
 M xy   

e per gli sforzi di taglio (Kirchhoff) valgono le seguenti equazioni


Tx   w, x 
   D  
Ty   w, y 

1
Calcoli espliciti dei singoli termini sulle deformazioni generalizzate:
 x , yy  u, xyy  w, x w, xyy   w, xy 
2

 y , xx  v, yxx  w, y w, yxx   w, xy 
2

 xy , xy  u, xyy  v, yxx   w, xy   w, x w, xyy  w, y w, xxy  w, xx w, yy


2

41
Per le azioni membranali ricordiamo che
 1 
 
2
 v, y  w, y 
Nx  1 v 0   x  1 v 0  2

  12     12    1 
0  v, y   w, y 
2
 N y   2 D v 1 0   y   2 D  v 1 .
  h h 2
N 0 0 12 (1  v)   xy   0 0 12 (1  v)   
 xy    u, y  v, x  w, x w, y 
 
 
Le incognite del problema sono le componenti di spostamento trasversale e longitudinale ed il vettore
u  u , v , w ,  x ,  y  (ricordiamo che le
T
degli spostamenti generalizzati assume la forma
rotazioni sono legate allo spostamento trasversale).

3.4.4 Equazioni id campo


Esprimiamo l’equazione
M x , xx  M y , yy  2 M xy , xy   pz   N x w, xx  2 N xy w, xy  N y w, yy 

in termini della componente di spostamento trasversale, ed otteniamo

 Dw  N x w, xx  2 N xy w, yx  N y w, yy  pz  0 .

Ancora, l’equazione di campo in termini della funzione di sollecitazione può essere espressa nella
seguente forma

Dw   , yy w, xx  2 , yx w, yx   , xx w, yy  pz .

All’equazione di campo trovata occorre aggiungere la condizione che deriva dall’ equazioni di
compatibilità interna che, introducendo le equazioni di legame, diventa

1 
Eh 
 N x   N y    N y   N x   2 1    N xy , xy   w, xy 2  w, xx w, yy .
, yy , xx 

L’introduzione della funzione potenziale consente di ottenere infine

  Eh  w, xy 2  w, xx w, yy  .

In conclusione le equazioni differenziali che governano il problema delle piastre sottili con
deformazioni moderatamente grandi sono le seguenti

 1
w  D   , yy w, xx  2 , yx w, yx   , xx w, yy  pz 
 .
  Eh  w, xy 2  w, xx w, yy 
  

Si tratta di un sistema di equazioni differenziali non lineari accoppiate del quarto ordine in cui la
prima può essere interpretata come equazione di equilibrio e la seconda come equazione di
compatibilità sulla funzione potenziale (Von Karman 1910). Le incognite w e  possono essere
determinate solo mediante l’introduzione delle condizioni al contorno.

42
La complessità della risoluzione di questo sistema di equazioni è notevole; solo in casi particolari o
con l’introduzione di approcci numerici è possibile trovare soluzioni ad esempi di interesse
applicativo.

Il modello di Von Karman è importante per due motivi: è il più semplice modello matematico per
descrivere deformazioni moderatamente grandi in lastre sottili e, l’equazione di campo, può essere
risolta in alcuni casi in forma esplicita.

Se questa teoria viene utilizzata per le analisi di stabilità di lastre caricate nel proprio piano allora
la condizione di carico trasversale e’ nulla e i termini N x   , yy , N xy   , yx e N y   , yy devono
essere riguardati come termini noti derivanti dalla soluzione del problema piano di tensione della
piastra caricata nel proprio piano nella configurazione indeformata.
Il carico critico per la piastra si ottiene ricercando la soluzione della seguente equazione differenziale
Dw   N x w, xx  2 N xy w, yx  N y w, yy 
in cui le sollecitazioni N x , N xy e N y devono essere considerate note, dalla soluzione di un problema
membranale, a meno di un moltiplicatore critico dei carichi (problema euleriano).

3.4.5 Stabilità delle piastre (un esempio)


Consideriamo una piastra elastica, omogenea ed isotropa in compressione uniforme monoassiale
appoggiata su tutto il contorno.

In ipotesi di piccoli spostamenti la piastra è caratterizzata da uno stato piano di tensione di


compressione costante in direzione x; in altri termini, utilizzando la teoria membranale e le condizioni
al contorno di semplice appoggio
N x  0, y   N x  l , y    N e N y  x, 0   N x  x, l   0
N xy  0, y   N xy  l , y   0 e N xy  x, 0   N xy  x, l   0
otteniamo:
N x  x, y    N e N y  x, y   N yx  x, y   0

Compressione monoassiale

43
Questa configurazione fondamentale può diventare instabile per un determinato valore del carico
dando luogo all’esistenza di configurazioni inflesse ancora equilibrate che manifestano il fenomeno
dell’ imbozzamento (modi).

Il fenomeno si manifesta soprattutto se le piastre sono sottili, risulta quindi lecito utilizzare un
modello di piastra inflessa che trascuri le deformazioni a taglio trasversale2.

Consideriamo la piastra in uno stato iniziale di equilibrio, soggetta a carichi agenti nel piano medio
della piastra stessa. Siano N x , N y e N xy le tensioni risultanti da uno stato piano di tensione iniziale.
L’equazione differenziale che governa l’analisi di stabilità delle piastre è ottenuta dalla teoria di Von
Karman ponendo pz  0 . Da cui
1
Dw   N x w, xx  2 N xy w, yx  N y w, yy  ,
D
che, per il caso esaminato, si particolarizza nella forma:
N
Dw  w, xx  0 .
D
Esprimiamo la forma della soluzione di questa equazione differenziale in termini di una serie doppia
di Fourier (metodo di Navier) che soddisfi le condizioni di semplice appoggio:
 
m x n y
w( x, y )   wmn sin . sin
m 1 n 1 a b
Con wmn i coefficienti della serie di Fourier incogniti. La forma della soluzione soddisfa le condizioni
al bordo ma deve soddisfare anche l’equazione di campo per cui:
    m2 n2  2 m
2
 m x n y
  D 4
 2  2   N  2  wmn sin sin 0
m 1 n 1  a b  a  a b

Una possibile soluzione è la soluzione banale che rappresenta la soluzione banale w( x, y )  0 e


corrisponde alla soluzione di equilibrio fondamentale; un’altra possibile soluzione è ottenuta ponendo
 m2 n2  m2
D 4  2  2   N  2 2  0
a b  a
da cui
2
 2 D  mb n 2 a  .
N 2   
b  a mb 
I termini wmn rimangono indeterminati e questo fatto è dovuto alla linearizzazione della trattazione.
Introduciamo la seguente forma equivalente
 2D  mb n 2 a 
2

N  K mn 2 con K mn     (*)
b  a mb 
L’espressione fornisce valori di N al variare di m e n cui corrispondono diverse forme della superficie
inflessa della piastra. Tra tutti i valori il nostro interesse è quello di trovare il valore più piccolo in
corrispondenza del quale ho una configurazione di equilibrio diversa dalla fondamentale: valore del
carico critico cui corrisponde il primo modo critico di inflessione della piastra.

2
Occorre ricordare che lo studio dell’instablità delle piastre può essere condotto mediante un approccio di tipo:
a) differenziale o metodo dell’equilibrio;
b) variazionale o metodo energetico (con riferimento al principio di minimo dell’energia potenziale totale del sistema);
c) dinamico o metodo cinematico.
In questa sezione utilizzeemo il primo approccio.

44
Sicuramente tra tutti gli n il valore che rende minima la (*) è n=1, per cui
2
 mb a 
K m1    
 a mb 
detto parametro di instabilità che dipende dal rapporto a/b. Possiamo dire che la configurazione
critica presenta una seminonda in direzione normale al carico (n=1)..
Il carico critico dipende anche dal numero di semionde in direzione longitudinale o direzione del
carico e assume il valore minimo per m=a/b, infatti

dK m1  mb a   b a 
da cui m
a
 2    2   0
dm  a mb   a m b  b

min K m1  4 . Possiamo concludere che il valore minimo che assume il parametro di buckling, quando
il rapporto tra i lati della piastra è un numero intero, è K=4. In questo caso possiamo pensare la piastra
suddivisa in celle quadrate di dimensione bxb. La variazione del parametro di buckling in funzione
del rapporto a/b per m=1,2,3,4,5 è rappresentato in figura.

m=1
una semionda in direzione del carico

m=2
due semionde in direzione del carico

Per esempio se a/b=1.5 troviamo K=4.34 e m=2. Il corrispondente valore del carico critico è
 2D
N cr  4.34 2
b
La piastra si inflette sotto questo carico assumendo un primo modo critico che presenta una semionda
in direzione perpendicolare al carico e due semionde in direzione del carico.
Per valori del rapporto a/b<1 un valore minimo di k e ottenuto per m=1, ma se a/b<<1 il rapporto a/b
può essere trascurato rispetto al rapporto b/a per cui
b2  2D
K min  2 e N cr  2
a a
che rappresenta il carico critico euleriano di un’asta incernierata di lunghezza a e larghezza unitaria
dove in luogo della rigidezza flessionale della trave troviamo la rigidezza flessionale della lastra.

45

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