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LA PROGETTAZIONE GEOTECNICA DEGLI ANCORAGGI NEI TERRENI E NELLE ROCCE – Focus sulla corretta

modellazione del comportamento geomeccanico della fondazione – Introduzione

Piergiuseppe Froldi – Geologo e Ingegnere Civile Geotecnico – MSc Geotechnical Engineering CNAM

Introduzione

Sulla progettazione geotecnica della fondazione dei tiranti di ancoraggio nei terreni e nelle rocce, lo
scrivente ha già pubblicato nel corso del 2016 un articolo, d’introduzione generale al tema, sulla Rivista
Gallerie e grandi opere sotterranee (n° 120, Dicembre 2016) (Froldi, 2016).
In esso s’introduceva il tema con l’illustrazione del comportamento tenso-deformativo dell’interfaccia
terreno – fondazione in rapporto alla cosiddetta “rottura progressiva” che può avvenire in diverse e
successive fasi fino a provocare il completo sfilamento dell’ancoraggio (SLU GEO), come illustrato
schematicamente nel paragrafo successivo.
In particolare s’illustrava come, nella maggior parte dei casi pratici, la distribuzione delle tensioni
tangenziali d’interfaccia fosse tutt’altro che uniforme, anche nel caso di valori piuttosto bassi del parametro
A, definito dal rapporto tra i moduli elastici della roccia o terreno di fondazione e della malta di ancoraggio
(Hawkes & Evans, 1951; Philips, 1970; Coates & Yu, 1970).
Dalla letteratura internazionale, il limite convenzionale al di sotto del quale si presume una distribuzione di
tensioni tangenziali uniforme, risulta pari a 0.1; ciononostante si citava che sperimentazioni reali avessero
mostrato un netto comportamento disuniforme anche per valori di A prossimi a 0.002, che nella fattispecie
introdurrebbe la necessità di modellare in dettaglio il comportamento dell’ancoraggio, con leggi non
costanti, nella maggior parte dei casi pratici di ancoraggi nei terreni.
Più recentemente (Yan et Alii, 2021), oltre a quanto già presente nella letteratura specialistica su base
sperimentale in parte già illustrato in Froldi (2016), nella validazione (sperimentale) di un metodo analitico
di calcolo della “lunghezza critica di ancoraggio” per tiranti anti-galleggiamento, si riporta il caso di
osservate distribuzioni decisamente non uniformi per ancoraggi nei terreni delle seguenti caratteristiche:
Lunghezza = 3 m
Diametro della barra in acciaio o in GFRP (Glass Fiber Reinforced Polymer) = 28 mm
Modulo elastico della barra in acciaio o in GFRP (Glass Fiber Reinforced Polymer) = 200 o 51 GPa
Modulo elastico del terreno di fondazione = 30 MPa
Coefficiente di Poisson del terreno di fondazione = 0,33.

Fig. 1 – Distribuzione delle tensioni al’interfaccia d’ancoraggio (da Yan et Alii, 2021); a sx per barra in
acciaio, a dx per barra in GFRP
Si osservi che, considerando un modulo elastico della fondazione (boiacca di ancoraggio) pari a circa 30
GPa, il rapporto A è pari a circa 0.001, che ne implicherebbe, per quanto assunto precedentemente dalla
letteratura internazionale, una distribuzione delle tensioni di taglio all’interfaccia uniforme e costante, nella
realtà non ravvisabile nella realtà sperimentale misurata.
Per quanto osservato, nonostante le normative internazionali di maggior rilievo ([3],[4],[5] per esempio)
accettino il dimensionamento della lunghezza di fondazione in base ai valori delle tensioni di aderenza
tabellati in funzione di diversi parametri geotecnici e realizzativi (per es. la tipologia d’iniezione), mentre
altre ne prescrivono la verifica in fase di realizzazione attraverso i risultati di prove su ancoraggi a vera
grandezza portati alla rottura ([6], per esempio), una corretta modellazione teorica del funzionamento
dell’ancoraggio è alla base di una corretta progettazione dell’opera nel suo complesso.
L’assenza di un’accurata (o per lo meno più realistica) modellazione della distribuzione delle tensioni
all’interfaccia, tale da evidenziare e compiutamente considerare la loro reale non uniformità lungo il fusto
dell’ancoraggio, è in genere supplita (nel caso dell’applicazione dei valori di adesione tabellati), dai
parametri empirici  e K rispettivamente per terreni coesivi e granulari, o ancora feff, i quali assumono un
vero e proprio ruolo di fattori correttivi ex-post dell’applicazione delle leggi di resistenza di Coulomb
all’interfaccia stessa.
A scopo esemplificativo a supporto di tale affermazione si rammenta, come illustrato in Froldi (2016),
quanto segue, estratto da Froldi, 2016.
Il parametro feff (con L espresso in m) si applica alla formula generalizzata di determinazione della capacità
ultima dell’ancoraggio (Tult, resistenza esterna del tirante [1])), riducendo l’effetto della lunghezza
d’ancoraggio a un fattore meno che proporzionale, nel seguente modo (con riferimento alla classica forma
di dimensionamento in uso):
Tult =  d L feff tult
dove:
d = diametro del foro
L = lunghezza fissa o vincolata (lunghezza fondazione dell’ancoraggio)
tult = resistenza ultima uniforme di interfaccia di una lunghezza fissa “corta”, denominata “lunghezza di
riferimento”.

In particolare, sempre da [1]:


È generalmente accettata la seguente formula di dimensionamento empirico della resistenza a sfilamento:
Tult =  d L  cu
dove, oltre ai termini già definiti:
 = tav/cu = fattore di adesione
tav = tensione media resistente all’interfaccia secondo un modello uniformemente distribuito
cu = coesione in condizioni non drenate.
Poiché il fattore di adesione è un numero < 1, se ne percepisce la sua natura diminutiva, ovvero l’azione di
riduzione del valore di resistenza di interfaccia di picco per considerarne la “rottura” progressiva
(“progressive debonding”) all’aumentare del valore della trazione sollecitante l’ancoraggio.

Pertanto si ritiene che, laddove la presenza di ancoraggi sia sostanziale nella riuscita dell’intervento sia a
livello di sicurezza sia di rapporti costi/benefici, si debba procedere a una progettazione di dettaglio in
grado di simulare convenientemente (o per lo meno più realisticamente) il comportamento differenziato e
progressivo (qualora ci si inoltri nel campo delle plasticizzazioni) dell’ancoraggio al crescere delle azioni di
trazione.
La modellazione di dettaglio del comportamento dell’ancoraggio “isolato” (non in effetto gruppo) permette
infatti di ottimizzare almeno le seguenti previsioni:
a) Resistenza ultima allo sfilamento
b) Grado di sfruttamento delle tensioni resistenti all’interfaccia
c) Fattore di Sicurezza allo sfilamento
d) Spostamenti attesi al carico assiale.
Modello concettuale del trasferimento di carico nell’interfaccia

Per illustrare il modello concettuale di trasferimento del carico e progressione della rottura all’interfaccia, a
scopo esemplificativo nella successiva Figura 2 si illustrano le tre fasi tipiche di progressione nella
distribuzione delle tensioni in una interfaccia a comportamento elastico perfettamente plastico:
1) Fase completamente elastica: è quando la massima tensione tangenziale al contorno
dell’ancoraggio resta al di sotto del valore di resistenza ultima (o di picco) dell’interfaccia: le
tensioni resistenti (curva verde) sono dovute esclusivamente al tratto elastico;
2) Fase mista elastica e plastica: è quando la massima tensione tangenziale al contorno
dell’ancoraggio ha raggiunto il valore di resistenza ultima (o di picco) dell’interfaccia
plasticizzandola parzialmente fino al punto di equilibrio tra le forze esterne agenti (domanda) e
resistente (capacità): le tensioni resistenti (curva marrone) sono dovute alla sommatoria dei tratti
elastico e plastico;
3) Fase completamente plastica: è quando la massima tensione tangenziale al contorno
dell’ancoraggio è stata raggiunta in tutta la superficie dell’interfaccia: le tensioni resistenti (curva
rossa) sono dovute completamente al tratto plastico.

Fig. 2 – Distribuzione delle tensioni all’interfaccia d’ancoraggio nelle tre fasi progressive ideali

Con riferimento alla Figura illustrata e alle tre fasi schematiche tipiche, si osserva che:
a) Le forze di trazione F (domanda) corrispondenti alle differenti fasi tipiche sono:
F(1) < F(2) < F(3) = Fmax = forza massima assorbibile dall’ancoraggio prima del suo sfilamento; esse
corrispondono genericamente all’integrale sulla lunghezza L (lunghezza della fondazione) della
funzione specifica t(x), ovvero a 0Lt(x) dx, dove dx è la variazione infinitesima di ascissa unitaria
b) Gli spostamenti  alla trazione F corrispondenti alle differenti fasi tipiche sono:
(1) < (2) < (3) = max = spostamento massimo dell’estremità iniziale dell’ancoraggio (al netto della
deformazione del tratto libero) all’inizio del suo sfilamento; essi corrispondono genericamente
all’integrale sulla lunghezza L (lunghezza della fondazione) della funzione specifica (x), ovvero a
0 t(x) dS Ks dx, dove dS è la superficie infinitesima di interfaccia corrispondente alla variazione di
L

ascissa unitaria dx, Ks è la rigidezza tangenziale di interfaccia


c) Le rigidezze Ks alla trazione F corrispondenti alle differenti fasi tipiche sono:
Ks(1) > Ks(2) > Ks(3) = Ksmin = rigidezza minima dell’ancoraggio (al netto della deformazione del
tratto libero) all’inizio del suo sfilamento; esse corrispondono rispettivamente alla rigidezza da
modulo di taglio elastico, ad una rigidezza (secante) da modulo di taglio elasto-plastico, a 0;
d) I valori del coefficiente di sicurezza (FS) nei confronti dello sfilamento, a parità di F, corrispondenti
alle differenti fasi tipiche sono (al netto dei valori di FS parziali da normativa):
FSmax = FS(1) > FS(2) > FS(3) = FSmin; convenzionalmente si può determinare il rapporto dei valori di
FS delle diverse fasi in funzione del rapporto dei valori di Tres (forza massima resistente)
corrispondenti, dove Tres corrisponde, in fase di equilibrio statico, alla relativa F (domanda).
Risulta evidente che in sede di dimensionamento le strategie progettuali dovranno tenere in debita
considerazione detto comportamento concettuale, al fine di raggiungere le diverse fasi in modo
consapevole.
Da questo punto di vista:
1) una progettazione prudente, ma ovviamente più costosa in termini d’interventi, si ferma alla fase 1
di sola risposta elastica da parte dell’interfaccia
2) superando la fase 1, è accettabile inoltrarsi nella fase intermedia 2 purché si sia certi del
comportamento puramente plastico alla rottura dell’interfaccia, altrimenti si incorre nel rischio di
una rottura progressiva di tipo fragile
3) arrivare alla fase 3 è evidentemente sconsigliabile.
Il modello concettuale illustrato non si discosta sostanzialmente da quello adottato per la migrazione
progressiva delle tensioni di interfaccia al crescere del carico assiale da Q1 a Q3, proposto nella precedente
pubblicazione dello scrivente (Froldi, 2018).

Fig. 3 – Distribuzione delle tensioni all’interfaccia nei pali nelle tre fasi progressive ideali (Froldi, 2019)

Il caso di comportamento elasto-fragile (strain softening), meno frequente nei terreni salvo in quelli sovra-
consolidati o addensati, differisce da quello illustrato e non è oggetto del presente articolo.
Con riferimento alla formula di dimensionamento empirico della resistenza a sfilamento citata nel capitolo
precedente (Tult =  d L  cu), si può affermare, sulla base di quanto illustrato nel punto d) precedente, che il
coefficiente  assuma i connotati del rapporto tra la Tres della fase (3) e quella della fase (1), ovviamente a
parità di forza F sollecitante.

Modelli analitici di distribuzione delle tensioni tangenziali d’interfaccia

Nella bibliografia internazionale si trovano diversi lavori, spesso convalidati sperimentalmente, dedicati alla
determinazione di soluzioni analitiche adatte alla modellazione di dettaglio di un ancoraggio sollecitato a
trazione; lo scrivente ne ha analizzate diverse, oltre a naturalmente quella già riportata nella Figura 5 del
precedente articolo dell’autore, per la quale si rimanda al lavoro citato (Froldi, 2016).
Quasi tutti i metodi partono dalla risoluzione (analitica) di un’equazione differenziale dedotta dallo schema
statico assunto a riferimento; per l maggior parte di essi l’equazione finita di arrivo (funzione della tensione
tangenziale di interfaccia o del relativo spostamento) è rappresentata da una legge di decadimento di tipo
esponenziale negativa.
In taluni casi (es. Yang et Alii, 2018, per “softening shear model”) si arriva a soluzioni rappresentate da
funzioni di tipo trigonometrico o iperbolico.
Tra le soluzioni analizzate, si ritiene utile quella proposta da Xu & Tian (2020), determinata
concettualmente per un modello di comportamento dell’interfaccia del tipo strain-softening, ma adattabile
in pratica alla determinazione del comportamento anche nella sola fase elastica (elastic deformation stage),
come illustrato dagli autori.
Essi ricavano un comportamento che, normalizzato sulle tensioni tangenziali massime, forze massime e
lunghezza dell’ancoraggio, è rappresentabile come illustrato nella loro Figura riportata al seguito:

Fig. 4 – Distribuzione delle forze assiali (P) e della tensione tangenziale d’interfaccia (t) nella zona di
ancoraggio (da Xu & Tian, 2020)

Nella formulazione analitica utilizzata (per la quale si rimanda all’originale articolo) il modulo elastico
dell’ancoraggio (Ea) è definito come segue:

Ea = [Eb d2 + Er (D2-d2)]/D2

Dove:
Eb = modulo elastico della barra di ancoraggio
Er = modulo elastico del materiale di cementazione
d = diametro della barra di ancoraggio
D = diametro dell’ancoraggio.
Essi concludono con le seguenti utili considerazioni:
a) La forza assiale (P) e la sollecitazione di taglio (t) dell’interfaccia diminuiscono monotonicamente
dall'inizio alla fine della zona di ancoraggio con gradiente di variazione (decadimento) in progressiva
diminuzione;
b) All'inizio (x=0) della zona di ancoraggio, la forza assiale è massima e corrispondente a quella del
tratto libero precedente (domanda, sollecitazione);
c) All'estremità finale (x=Lb) della zona di ancoraggio, la forza assiale risulta pari a 0 (nel caso di
equilibrio statico), mentre è ancora presente una sollecitazione a taglio di interfaccia.
Le sperimenatazioni effettuate in laboratorio e citate dagli autori confermano il modello analitico assunto.
Si osservi che, sulla base di quanto detto al punto d) del capitolo precedente( valori di FS), il valore di FS
corrispondente alla fase elastica (1), risulta approssimativamente pari a più del doppio rispetto a quello
della fase completamente plastica (3), ovviamente a parità di F(1).

Modello numerico proposto di distribuzione delle tensioni tangenziali d’interfaccia

Il modello analitico precedente, come altri modelli analitici rispotati in letteratura che qui si omettono per
sintesi, pur rappresentando un valido e semplice strumento di analisi, poiché è sviluppato da una equazione
differenziale che nasce dalle condizioni di equilibrio e di congruenza della barra, soffre delle seguenti
limitazioni (vedi Figura successiva):
A) non è applicabile in terreni non omogeni, per esempio stratificati, dove la giacitura stratigrafica
rende impossibile inserire l’ancoraggio in un unico strato (caso, per esempio di giaciture inclinate),
perdendo in tal modo la differenziazione specifica delle caratteristiche geotecniche dell’interfaccia;
B) non rende sempre possibile il calcolo di dettaglio delle resistenze di interfaccia con il metodo di
Coulomb, sia per le ragioni di cui al punto A) sia per il non poter considerare (per esempio nel caso
di attrito di interfaccia) le altezze di carico listostatico e idrostatico presenti localmente
C) non rende possibile l’inserimento di moduli elastici differenziati per tenere in conto della
fessurazione nella cementazione della barra dovuta alle deformazioni per trazione;
D) potenziali altri svantaggi……

Fig. 5 – Esempio di limitazioni dovute alle formulazioni analitiche

Con riferimento al caso B) per esempio, detta limitazione potrebbe essere significativa laddove si proceda
con iniezioni di cementazione ad elevata pressione; nella fattispecie con tale tecnica si possono ottenere
incrementi volumetrici selettivi in grado di aumentare il diametro dell’ancoraggio, come evidenziato nella
sperimentazione sotto esposta, dove si è evidenziato con prove pressiometriche, in argille e argilliti, un
importante percentuale di incremento volumetrico in funzione del modulo pressiometrico del terreno per
pressioni di fluage fino a 25 bar (in analogia alle pressioni di iniezione, considerata l’elevatissima
impermeabilità del tipo di terreno).
Fig. 6 – Incremento volumetrico in funzione del modulo pressiometrico

Pertanto, allo scopo di superare dette limitazioni, lo scrivente ha messo a punto un metodo, per adesso
limitato al campo elastico (elastic stage) che può essere ascritto ai metodi delle cosiddette Differenze
Finite, in grado di proporre una formulazione semplice e propagabile nei segmenti (finiti) con i quali si
suddivide artificiosamente il tratto di ancoraggio in esame.
La formulazione di base parte dai criteri espressi nel seguente schema concettuale (vedi Figura 7),
imponendo le due condizioni necessarie per la soluzione del sistema, ovvero l’equilibrio allo scorrimento e
la congruenza degli spostamenti:
i) la fondazione è suddivisa in n tronchi cilindrici o tratti di uguale o differente lunghezza
(chiamata Dx) caratterizzati dalla presenza, dall’interno verso l’esterno, della barra di
ancoraggio, della cementazione, e del terreno anularmente circostante costituente la
fondazione dell’ancoraggio
ii) per ogni tronco cilindrico elementare si ipotizza che:
 la barra di ancoraggio trasmetta completamente la forza di trazione a lei impressa al
cilindro di cementazione circostante (assenza di scorrimento relativo)
 detto cilindro di cementazione sia infinitamente rigido (assenza di deformazioni assiali)
nel trasmettere la forza di cui sopra al terreno anularmente circostante
iii) la forza di trazione (Fa) impressa all’inizio di ogni tronco (i-esimo tronco), proveniente dalla
barra del tronco precedente (Fa(i-1)), si ripartisca in una forza (Fa(i)) alla fine del tronco e una
alla interfaccia (Fs(i)) in forma inversamente proporzionale alla rigidezze assiali del tronco (Ka) e
anulare dell’interfaccia con il terreno (Ks), tale per cui Fa(i-1) = Fa(i) + Fs(i); detta ripartizione
assolve il criterio della congruenza delle deformazioni (spostamenti assiali)
iv) le rigidezze assiali (lungo l’ancoraggio) e tangenziali (lungo l’interfaccia) sono così esprimibili,
dalla teoria dell’elasticità (con nota conoscenza dei termini, “a” sta per ancoraggio e “s” sta per
terreno, E per modulo elastico e G per modulo di taglio):
 rigidezza assiale Ka = Ea Aa/Dx (con Aa = area della sezione retta dell’ancoraggio)
 rigidezza tangenziale Ks = *Dx*Gs/2 = *Dx*(Es/(2*(1+n)))
v) l’equazione di equilibrio allo sfilamento è assolta imponendo l’arrivo ad un valore pressoché
nullo della forza Fa relativa all’ultimo tratto della catenaria
vi) la propagazione in forma discreta del calcolo secondo i tronchi, dal primo all’ultimo, permette
di ricavare la distribuzione lungo l’asse dell’ancoraggio (x) della forza assiale nell’ancoraggio
(Fa) e della forza tangenziale nel terreno anularmente circostante (Ts d’interfaccia).

La succesiva Figura illustra schematicamente i concetti appena espressi.


Fig. 7 – Schema grafico del modello analitico

Considerata l’espressione in forma discreta del modello, nello stesso si possono implementare numerose
funzioni (variabili nello sviluppo della suddivisione della fondazione), per esempio le seguenti:
 Ea(x) (per esempio per valutare le possibili fessurazioni della cementazione)
 Es(x) (per esempio per valutare stratigrafie non omogenee)
 D(x), ts(x) (per esempio per valutare stratigrafie non omogenee o per considerare pressioni di
iniezione differenti nella cementazione).
Ecc.
Si rammenta che il modulo di taglio G mette esprime la variazione della sollecitazione di taglio con la
deformazione di taglio (vedi Figura 8):
G = dt / d
G = E / 2(1 + n)
Il valore del modulo G è invariante rispetto alle condizioni di saturazione, poiché l'acqua non ha resistenza
al taglio (indipendende quindi dalle modalità drenate o non drenate del percorso di di carico).
Esso può essere correttamente ricavato da prove di laboratorio e/o prove tipo CPT o pressiomentriche tipo
Menard.

Fig. 8 – Modulo di taglio G (da University of West England)

Esempi applicativi e validazione del modello

Sulla base del modello precedentemente esposto, sono state sviluppate alcune simulazioni numeriche
finalizzati alla validazione del modello:
I) La prima attiene al confronto, su un caso reale, tra il risultati ottenuti con il metodo analitico
prima esposto (Xu & Tian, 2020) e quello appena proposto;
II) La seconda attiene al confronto tra i risultati ottenuti in una delle sperimentazioni (ancoraggio
B, terzo ciclo di carico) illustrati nella pubblicazione Evangelista & Sapio (1978) e quelli
ottenibili con il metodo appena proposto.
Le Figure successive illustrano le simulazioni appena citate, confermando la sostanziale validità del modello.

Fig. 9 – Confronto delle tensioni tangenziali all’interfaccia tra i due modelli Xu & Tian, 2020 e Froldi, 2022

Fig. 10 – Confronto delle forze tangenziali all’interfaccia tra Evangelista & Sapio, 1978 e Froldi, 2022

I risultati di validazione delle simulazioni effettuate permettono di definire accettabile e ulteriormente


implementabile il metodo proposto; la verifica della fondazione esige il soddisfacimento di tutte le seguenti
condizioni:
a) Un valore di Fa finale (alla estremità lontana dell’ancoraggio) prossimo allo 0 o al di sotto di una
percentuale arbitraria sufficientemente bassa del valore di F (si considera accettabile un valore
inferiore al 5% della F)
b) Valori di ts iniziali (alla estremità vicina dell’ancoraggio) inferiori al valore di picco (tpicco)
dell’interfaccia, determinati attraverso prove di laboratorio e/o altri metodi analitici e/o
sperimentali
c) Valori di Ts (forza tangenziale resistente) superiore al valore dell’azione sollecitante F.
In caso di non raggiungimento di una o di entrambe le condizioni citate occorre provare a ridimensionare la
fondazione, attraverso l’incremento del diametro o del valore di tpicco per mezzo delle modalità esecutive
della perforazione e della cementazione.
Influenza dei parametri in fase elastica e strategie progettuali

Progettare untirante in campo elastico presenta i seguenti vantaggi:


1) Un maggiore controllo delle deformazioni e dei conseguenti spostamenti in testa all’ancoraggio
(criterio utilie nel caso di opere di sostegno) con riduzione degli stessi
2) Un maggior coefficiente di sicurezza allo sfilamento tra fondazione e terreno.
Per contro, lo svantaggio principale è quello della sottoutilizzazione del sistema di ancoraggio, con
conseguenti aumenti dei costi e dei tempi di realizzazione dei sistemi di ancoraggio.
Il dimensionamento dell’ancoraggio, per il mantenimento del sistema all’interno della fase elastica,
necessita l’osservazione delle variazioni dei parametri principali di output sulla base della variazione di
quelli dimensionanti.
A scopo esemplificativo, per sviluppare l’analisi parametrica appena citata, è stato calcolato un ancoraggio
dalle seguenti caratteristiche:

Parametri di input e di controllo Valori Note


Azione di trazione di progetto sul tirante - Nd [kN] = 1357,5
Lunghezza della fondazione - Lb [m] = 18,5
Resistenza di picco interfaccia malta-terreno - t1 [MPa] = 0,100
Modulo elastico della barra di ancoraggio - Eb [MPa] = 210000
Modulo elastico della malta di ancoraggio - Er [MPa] = 32837
Modulo elastico della fondazione - Ea [MPa] = 37030
Diametro della barra di ancoraggio - d [mm] = 40
Diametro della sezione di ancoraggio - D [mm] = 260
Modulo elastico del terreno di fondazione - Es [MPa] = 11,1
Rigidezza assiale dell'ancoraggio - Ka [N/mm] = 50281 EaAa/Dx
Rigidezza tangenziale del terreno - Ks [N/mm] = 6200 3,14*Dx*Gs/2 = 3,14*Dx*(Es/(2*(1+n)))
Rapporto di rigidezza assiale - Rk [-] = 0,1233

Fig. 11 – Parametri di calcolo per l’analisi parametrica

Sono state effettuate le seguenti analisi parametriche (per i termini vedi in precedenza):
I. Variazione della Fa finale e di Ts con Rk
II. Variazione della Fa finale e di Ts con Lb
III. Variazione della Fa finale e di Ts con D.
I risultati delle analisi, condotte in un adeguato intervallo di variazione dei parametri di input
dimensionanti, ha condotto alla creazione dei rispettivi grafici sotto riportati.

Fig. 12 – Variazione della Fa finale e di Ts con Rk


Fig. 13 – Variazione della Fa finale e di Ts con Lb

Fig. 14 – Variazione della Fa finale e di Ts con D

Dall’esame dei grafici e dei relativi gradienti di variazione parametrica, si desume che le più adeguate e
convenienti strategie progettuali per il dimensionamento (rispetto delle condizioni di cui ai punti a)c) del
capitolo precedente) del sistema con la limitazione del suo funzionamento nella fase elastica, sono le
seguenti, esposte in ordine di efficacia descrescente:
A) Incremento del rapporto Rk nell’intorno della zona a maggior gradiente di variazione delle Fa e Ts; a
parità di condizioni del terreno di fondazione, detto incremento può essere praticato con la
corretta previsione delle caratteristiche meccaniche della cementazione del bulbo di fondazione,
così che esso, per la sua aumentata deformabilità (che concorre alla formazione del parametro Ea),
possa ripartire più efficacemente le tensioni all’interfaccia con il terreno, diminuendo le
concentrazioni di sforzi di taglio iniziali alla sommità della fondazione. Detta strategia di
“appiattimento” della curva delle tensioni di interfaccia (limitazione del gradiente di variazione di ts
lungo la Lb) è in accordo con le sperimentazioni riportate nella letteratura specialistica
internazionale;
B) Incremento della lunghezza dell’ancoraggio Lb nell’intorno della zona a maggior gradiente di
variazione delle Fa e Ts; si noti che al di fuori delle zone a massimo gradiente, gli allungamenti di Lb
diventano inefficaci nei confronti dei parametri di output di verifica e quindi del rispetto delle
condizioni di cui ai punti a)c) del capitolo precedente;
C) Incremento del diametro dell’ancoraggio D nell’intorno della zona a maggior gradiente di variazione
delle Fa e Ts; si noti che, nell’intervallo dei diametri esecutivamente realizzabili, tale strategia di
dimensionamento appare piuttosto inefficace.
In conclusione si è evidenziato, al momento con l’analisi della sola fase elastica, come la corretta
progettazione dell’ancoraggio esiga dettagliate analisi della meccanica del sistema, pena eccessivi
sovradimensionamenti o sottodimensionamenti.
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

1] Piergiuseppe Froldi (2016): la progettazione geotecnica della fondazione dei tiranti di ancoraggio
nei terreni e nelle rocce. Rivista Gallerie e grandi opere sotterranee, n° 120, Dicembre 2016.
2] Yan, N. et Alii (2021): Analytical Calculation of Critical Anchoring Length of Steel Bar and GFRP
Antifloating Anchors in Rock Foundation. Mathematical Problems in Engineering, Volume 2021,
Article ID 7838042, 10 pages
3] PTI (1996): Recommendations for Prestressed Rock and Soil Anchors. 3rd Ed., PostTensioning
Institute, Phoenix, AZ
4] U.S. Department of Transportation (1999): GEOTECHNICAL ENGINEERING CIRCULAR NO. 4, Ground
Anchors and Anchored Systems. Report No. FHWA-IF-99-015 Federal Highway Administration.
5] U.S. Department of Transportation (2015): Soil Nail Walls Reference Manual. Publication No.
FHWA-NHI-14-007 Federal Highway Administration.
6] Comité Francais de Mécanique des Sols et de Géotechnique (2020): Tirants d’ancrage TA 2020.
RÈGLES PROFESSIONNELLES relatives à la conception, au calcul, à l’exécution, au contrôle et à la
surveillance. CFMS.
7] Piergiuseppe Froldi (2018): Prove di carico su pali: analisi del comportamento ed esempi applicativi.
IngenioWeb.
8] Yang, Z. et Alii (2018): Analytical Calculation on the Load-Displacement Curve of Grouted Soil
Anchors. Journal of Engineering Science and Technology Review 11 (3) (2018) 31 – 41.
9] Xingliang Xu & Suchuan Tian (2020): Load transfer mechanism and critical length of anchorage zone
for anchor bolt. PLoS ONE15(1):e0227539.
10] Evangelista, A. & Sapio, G. (1978): Behaviour of Ground Anhors in stiff clays. Fonte non nota.

TESTI SCIENTIFICI DELL’AUTORE (ancora in commercio)


 Froldi Piergiuseppe (2020): Progettazione delle opere geotecniche secondo le NTC 2018 e gli
Eurocodici. Maggioli Editore. Santarcangelo di Romagna (RN).

TESTI SCIENTIFICI DELL’AUTORE (fuori commercio)


 Froldi Piergiuseppe (2012): Progettazione e relazione geotecnica secondo le NTC 2008 e gli
Eurocodici. Maggioli Editore. SantArcangelo di Romagna (RN).
 Froldi Piergiuseppe (2013): Impianti geotermici. Progettazione, realizzazione e controllo. Maggioli
Editore. SantArcangelo di Romagna (RN).
 Froldi Piergiuseppe (2015): Dissesto idrogeologico e stabilità dei versanti. Consolidamento dei
pendii con palificate. Analisi e progettazione. Maggioli Editore. SantArcangelo di Romagna (RN).

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