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Il dimensionamento geotecnico dei pali di fondazione

con l’interazione terreno-palo

Piergiuseppe Froldi – Geologo e Ingegnere Civile Geotecnico - MSc Geotechnical Engineering CNAM

L’analisi del comportamento meccanico dei pali in calcestruzzo soggetti ad azioni verticali attraverso
l’illustrazione di metodi di calcolo di dettaglio funzionali al loro dimensionamento geotecnico basato
sull’interazione terreno-palo, come richiesto dalle normative in alcune verifiche specifiche.

1. Premessa

Nella fattispecie le NTC 2018 richiedono, in generale (§ 6.4.3), che “….le verifiche dovrebbero essere condotte
a partire dai risultati di analisi di interazione tra il terreno e la fondazione costituita dai pali e dalla struttura
di collegamento (fondazione mista a platea su pali) che portino alla determinazione dell’aliquota dell’azione
di progetto trasferita al terreno direttamente dalla struttura di collegamento e di quella trasmessa dai pali.”.
la richiesta ha valenza anche per gli SLU.
In particolare, nella verifica degli SLE (§ 6.4.3.2), per le NTC “ …si devono calcolare i valori degli spostamenti
e delle distorsioni nelle combinazioni caratteristiche previste per gli stati limite di esercizio al § 2.5.3, per
verificarne la compatibilità con i requisiti prestazionali della struttura in elevazione, come prescritto dalla
condizione [6.2.7].”.
Anche la Circolare 2019 (§ C6.4.3) richiama l’importanza dello studio d’interazione nella caratterizzazione
geotecnica dei terreni che interagiscono con i pali; cita in proposito “…che deve essere effettuata tenendo
conto delle diverse modalità di trasmissione degli sforzi lungo la superficie laterale e alla base e dei relativi
meccanismi di collasso. Conseguentemente, il progettista deve orientare le indagini in sito e le prove di
laboratorio verso la ricerca dei parametri più appropriati alla descrizione di tali meccanismi, oltre che alla
valutazione della rigidezza del complesso palo-terreno necessaria per le verifiche agli stati limite di esercizio.”.
Non dissimile è il punto di vista dell’EC 7 (§ 7.3.1(3)) quanto suggerisce: “Al fine di determinare le azioni
trasmesse dalla struttura che si devono adottare nel progetto delle fondazioni su pali, può essere necessario
analizzare l'interazione terreno-struttura. Nell’analisi d’interazione può essere necessario fare riferimento ai
valori caratteristici sia superiori che inferiori dei parametri di deformazione.”.
Lo stesso EC 7 rende prescrittiva (§ 7.3.2.1 P(2)) l’analisi d’interazione palo-terreno laddove “ …lo
spostamento del terreno viene trattato come un'azione. Si procede quindi a un'analisi d’nterazione per
determinare le forze, gli spostamenti e le deformazioni nel palo;” per esempio nel caso della valutazione
dell’attrito negativo (§ 7.3.2.2 P(3)).
La possibilità di prevedere l’interazione palo-terreno e quindi la curva carico-cedimento, senza dover
ricorrere a complessi metodi numerici FEM (Finite Elements Methods), rappresenta pertanto un notevole
plus progettuale laddove non è già una prescrizione normativa, in grado di superare determinati empirismi
da sempre alla base dei consueti metodi di dimensionamento normativo basati generalmente sulle tensioni
limite.
Nell’articolo s’illustrano metodi di valutazione e di calcolo, implementabili anche su fogli elettronici,
applicabili sia al caso dei pali “rigidi” sia nel caso di pali “comprimibili”, in grado di considerare l’interazione

1
palo-terreno e il progressivo trasferimento dei carichi verso le maggiori profondità, sulla base del calcolo già
espresso nel precedente lavoro dell’autore [FROLDI, 2018].

2. Definizioni e termini

Q = carico in testa al palo [kN]


w = cedimento in testa al palo [mm]
wel = cedimenti di natura elastica [mm]
wpl = cedimenti di natura plastica [mm]
D = diametro del palo [m]
L = lunghezza del palo [m]
Ep = modulo elastico del palo [kN/m2]
Ap = area della sezione del palo [m2]
As = area d’interfaccia laterale del palo
N = forza assiale di compressione nel palo [kN]
Qs = forza trasmessa sul fusto del palo (reazione laterale) [kN] = resistenza mobilitata laterale
Qb = Nb = forza trasmessa alla base del palo (reazione di base) [kN] = resistenza mobilitata di base
Q = Q s + Qb
Qmax o Qlim = carico limite di rottura [kN]
Rs = forza resistente limite dell’interfaccia (laterale) del palo [kN]
Rb = forza resistente limite della base del palo [kN]
Rlim = Rs + Rb = Qmax o Qlim = forza resistente limite totale del palo [kN]
Kp= rigidezza del palo fixed-based (elastic free axially loaded column) [kN/mm] o linea elastica del palo =
EpAp/L
Es = modulo elastico del terreno laterale [kN/m2]
Eb = modulo elastico del terreno di base [kN/m2]
Gs = modulo di taglio del terreno laterale [kN/m2]
Gb = modulo di taglio del terreno di base [kN/m2]
υs = coefficiente di Poisson del terreno laterale []
υb= coefficiente di Poisson del terreno di base []
Pendenza della curva carico-cedimento = 1/K = 1/rigidezza sul piano cedimenti-carico
Kpalo+base = rigidezza del palo elastic-based [kN/mm] = Kp Kb /( Kp + Kb) [FROLDI, 2023]
Ks= rigidezza dell’interfaccia del palo (laterale) [kN/mm] = π L Gs / 2 = π L Es / [4 (1+νs)]
Kb= rigidezza della base del palo [kN/mm] = D Eb / (1-νb2) [TIMOSHENKO & GOODIER, 1970]
Ktot= rigidezza complessiva del palo [kN/mm] = (1/Ks) + {1/[(1/Kp)+(1/Kb)]}
U = lavoro virtuale di una forza F per produrre uno spostamento/cedimento w = F w

3. Metodi di calcolo per palo “rigido”

La definizione corretta di palo rigido, nei confronti dei carichi verticali, comporta l’ipotesi che ogni punto del
palo abbia lo stesso spostamento (verticale, in genere un cedimento) per tutti i punti del suo sviluppo in
profondità.

2
L’ipotesi implica ovviamente che una quota parte (funzione della reazione laterale) del carico in testa
raggiunge la base, diversamente dal caso di un palo comprimibile che può funzionare anche come “sospeso”.
L’assunzione implica inoltre, evidentemente in prima ipotesi, che la rigidezza assiale propria del palo (Kp) sia
infinita (∞), il che equivale a un modulo elastico del materiale costitutivo pari a ∞, essendo l’area della sua
sezione retta (Ap) e la sua lunghezza (L) non nulle; al limite, la rigidezza infinita può ottenersi anche con una
lunghezza L nulla.
Ragionando in modo più approssimato, con approccio ingegneristico pragmatico, un palo può considerarsi
“rigido” laddove:
1) ha limitata lunghezza e significativa area della sezione retta
2) è immerso in un terreno con scadenti caratteristiche meccaniche e in particolare molto deformabile.

In bibliografia l’ipotesi di palo rigido (in cui il carico raggiunge la base) sussiste, nel caso di terreno di
caratteristiche elastiche variabile linearmente con la profondità, sostanzialmente quando [FLEMING ET ALII,
1985, 2009, LANCELLOTTA & CALAVERA, 1999]:
[1]

2𝐿𝐿 1 𝐸𝐸𝑝𝑝 𝐷𝐷 𝐸𝐸𝑝𝑝


≤ � → 𝐿𝐿 ≤ �
𝐷𝐷 2 𝐺𝐺𝐿𝐿 4 𝐺𝐺𝐿𝐿
Al contrario, il palo può essere definito di lunghezza infinita, o infinitamente comprimibile, ovvero il carico
non raggiunge la base poiché viene equilibrato, ad una certa profondità, dall’attrito dell’interfaccia, quando:
[2]

2𝐿𝐿 𝐸𝐸𝑝𝑝 3𝐷𝐷 𝐸𝐸𝑝𝑝


≥ 3� → 𝐿𝐿 ≥ �
𝐷𝐷 𝐺𝐺𝐿𝐿 2 𝐺𝐺𝐿𝐿
In quest’ultimo caso il tratto in cui si sviluppa l’attrito d’interfaccia equilibrante è chiamato lunghezza attiva
(La) e vale:
[3]

𝐸𝐸𝑝𝑝
𝐿𝐿𝑎𝑎 = 1,5 𝐷𝐷�
𝐺𝐺𝐿𝐿
GL = valore del modulo di taglio in corrispondenza della lunghezza attiva.
Sebbene non specificato in bibliografia, la [1] può essere ricavata agevolmente sviluppando e
semplificando la seguente eguaglianza (rigidezza dl palo fixed-based = rigidezza dell’interfaccia del palo):
[4]

𝐸𝐸𝑝𝑝 𝐴𝐴𝑝𝑝 𝜋𝜋𝜋𝜋𝐺𝐺𝑠𝑠


=
𝐿𝐿 2

Calcolo elastico
Il calcolo elastico di un palo rigido (con le limitazioni derivanti dalla reale non linearità dei terreni anche nella
fase pre-rottura), considerabile come il primo approccio al tema del dimensionamento geotecnico dei pali,

3
ipotizza che le reazioni laterali e di base del terreno siano contenute entro le rispettive tensioni limiti di
rottura.
É in questo caso utile ricordare il cosiddetto principio di ripartizione delle tensioni in base alle rigidezze
(principio ampiamente noto e utilizzato in ingegneria) secondo cui, con un semplice modello elastico
(comportamento puramente elastico di palo e terreno), è possibile determinare le forze nel palo e
sull’interfaccia palo-terreno, come illustrato al seguito.
Secondo tale principio è agevole dimostrare che la relazione carico-cedimento di un palo rigido caricato
verticalmente è ricavabile attraverso un modello a due molle in parallelo (Ks e Kb, essendo Kp = ∞) in cui il
cedimento univoco del sistema deriva dal carico in testa diviso per la rigidezza complessiva che vale:
[5]

𝐾𝐾𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒 = 𝐾𝐾𝑠𝑠 + 𝐾𝐾𝑏𝑏

Si noti, dalle definizioni, che, a parità di caratteristiche elastiche del mezzo, Ks in genere prevale su Kb.
Quindi i cedimenti in testa al palo (e per definizione anche alla base) si calcolano come segue:
[6]
𝑄𝑄
𝑤𝑤 =
𝐾𝐾𝑠𝑠 + 𝐾𝐾𝑏𝑏

dove le singole rigidezze sono state espresse nelle definizioni e termini.

Con lo stesso principio si ottiene che la forza Q in testa si ripartisce tra interfaccia laterale e base in funzione
dei seguenti coefficienti di ripartizione:
Qs = resistenza mobilitata laterale = Q x Ks/Kequiv
Qb = resistenza mobilitata di base = Q x Kb/Kequiv
Dove:
Ks/Kequiv = coefficiente di ripartizione per la forza nell’interfaccia
Kb/Kequiv = coefficiente di ripartizione per la forza nella base.
Pertanto da quanto esposto, si può agevolmente dedurre che (esempio con D = 0,5 m, Q = 1000 KN, Es e
Eb rispettivamente con valori di 5000 e 50000 kN/m2, salvo dove diversamente specificato):
1) pali completamente immersi in terreno omogeneo (nell’esempio Eb = Es) saranno generalmente
sospesi (vedi Figura 1), anche per modeste lunghezze, essendo la resistenza laterale (Qs) quasi
sempre molto superiore a quella di base (Qb);
2) pali immorsati su strati rigidi di base (nell’esempio Eb = 10 Es) e terreno laterale omogeneo saranno
generalmente appoggiati quando la loro lunghezza è al di sotto di un valore caratteristico che
possiamo definire “lunghezza limite di appoggio” (vedi Figura 2). Al di sotto di tale valore limite la
resistenza di base prevale sulla laterale e viceversa.
Le rigidezze laterali e di base sono formulate nella bibliografia specialistica nazionale e internazionale
[LANCELLOTTA & CALAVERA, 1999; FLEMING ET ALII, 1985, 2009] e riportate nelle definizioni.
Il cedimento complessivo del sistema palo-terreno è calcolabile con la [6] o con le singole resistenze
mobilitate divise per le rispettive rigidezze, ed è costante lungo tutto lo sviluppo del palo.
Ovviamente:
Q = Qs + Qb
Ovviamente tutto quanto illustrato vale nel caso di comportamento puramente elastico, dove le
caratteristiche di resistenza limite del terreno non intervengono mai nelle formulazioni.

4
1000
900
800
Resistenza mobilitata [KN]

700
600
500
Qs [kN]
400
Qb [kN]
300
200
100
0
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
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14
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17
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25
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29
30
Lunghezza palo [m]

Figura 1 – Curve di ripartizione tra resistenza laterale e di base per palo sospeso

1000
900
800
Lunghezza limite di appoggio
Resistenza mobilitata [KN]

700
600
sospesi
500
Qs [kN]
400
Qb [kN]
300
200 appoggiati

100
0
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
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19
20
21
22
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28
29
30

Lunghezza palo [m]

Figura 2 – Curve di ripartizione tra resistenza laterale e di base per palo appoggiato e sospeso

L’ipotesi di permanenza nel campo comportamento elastico può essere verificata analiticamente solo nel
caso di terreno laterale completamente omogeneo, sulla base delle seguenti regole.

Caso di terreno coesivo in termini di tensioni totali


La resistenza mobilitata laterale è pari a:

5
Qs = Q • Ks/Kequiv
La resistenza laterale limite lungo il palo è pari a (α = fattore riduttivo della CU, coesione non drenata):
Rs = π D L rs-limite = π D L α CU
Perché si sia in campo elastico:
Qs ≤ R s
Combinando le precedenti si ottiene:
Q • Ks/Kequiv ≤ π D L α CU
Da cui si ottiene che per permanere in campo elastico la lunghezza minima deve essere:
[6]
𝐾𝐾𝑠𝑠 1
𝐿𝐿𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚 ≥ 𝑄𝑄 ∙
𝐾𝐾𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒 𝜋𝜋𝜋𝜋 α 𝐶𝐶𝐶𝐶

La disequazione è espressa in forma implicita poiché contiene il termine L anche nel membro a destra nei
termini di rigidezza, pertanto va risolta graficamente o in forma iterativa.
Nella figura successiva si illustra la soluzione grafica per un valore di α CU pari a 30 N/m2 che fornisce un
valore di Lmin pari a circa 12 m.

15
14
13
12
11
10
Lmin e L [m]

9
8
Lmin [m]
7
6 L [m]
5
4
3
2
1
0
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
31
32

L [m]

Figura 3 – Determinazione grafica del valore di Lmin

Successivamente, determinato il valore di L ≥ Lmin, si verifica che anche la base del palo permanga in capo
elastico con la:
[7]
Qb = Q • Kb/Kequiv ≤ Rb
Se la condizione è vera il calcolo elastico è applicabile.

6
Caso di terreno granulare o coesivo in termini di tensioni efficaci
Con ragionamenti del tutto analoghi si ottiene che, per permanere in campo elastico, la lunghezza minima
deve essere:
[7]
𝐾𝐾𝑠𝑠 1
𝐿𝐿𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚𝑚 ≥ 𝑄𝑄 ∙
𝐾𝐾𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒𝑒 1
𝜋𝜋 𝐷𝐷 𝜇𝜇 𝐿𝐿 [𝛾𝛾′ 𝐿𝐿 𝑡𝑡𝑡𝑡𝑡𝑡(𝛿𝛿) + 𝑐𝑐′]
2
Dove:
µ = coefficiente adimensionale che esprime il rapporto tra tensione normale sulla superficie laterale del
palo alla profondità z e la tensione verticale alla stessa profondità
γ’ = peso di volume del terreno laterale
δ = coefficiente di attrito terreno-palo
c’ = coesione efficace.
Anche in questo caso la disequazione va risolta graficamente o in forma iterativa.
Il calcolo elastico con palo rigido può essere sviluppato nei seguenti casi:
a) progettazioni preliminari
b) progettazione per pali a cedimenti ridotti e quasi lineari
c) progettazione per pali a risorse plastiche non utilizzate.

Successivamente, determinato il valore di L ≥ Lmin, si verifica che anche la base del palo permanga in capo
elastico con la [7].

Calcolo elasto-plastico

Per ottenere una previsione accurata e realistica della risposta tenso-deformativa di un palo sottoposto ad
un carico è necessario utilizzare strumenti di analisi che permettano di coglierne il comportamento non
lineare e la sua evoluzione nel corso dell’aumento dei carichi.
Pertanto l’uso di procedure di analisi statiche non lineari, in grado di conservare la notevole semplicità d’uso
e d’interpretazione dei risultati tipica delle analisi statiche lineari, consente stime più realistiche e affidabili
della risposta strutturale nel capo elasto-plastico.
Nel precedente articolo [FROLDI, 2018] si era visto (concetto ripreso poc’anzi) come qualora s’ipotizzi il palo,
sotto opportune condizioni, come rigido [FLEMING, 1985], quindi nel caso in cui il carico (Q) sia trasferito dal
fusto del palo al terreno laterale senza apprezzabili variazioni dello spostamento di una sezione retta generica
del palo lungo il suo sviluppo, è possibile la costruzione della curva-cedimento anche considerando un
modello di comportamento elasto-plastico perfetto [FROLDI, 2002].
In merito alla previsione delle non linearità di comportamento, è necessario fare il seguente distinguo, atto
a discriminare due differenti tipologie di anelasticità, ovvero:
1) non linearità di I ordine, che potremmo chiamare “elastiche”, dovute alla sempre presente curvatura
nel comportamento del terreno in fase di pre-rottura (fase elastica)
2) non linearità di II ordine, che potremmo chiamare “plastiche”, dovute al comportamento del terreno
in fase di post-rottura (fase plastica).
Inoltre è bene ricordare che anche in fase elastica il comportamento al taglio dei terreni è influenzato dal
livello tensionale di confinamento.
Nella figura successiva si raffigurano i concetti appena illustrati con l’ausilio dei grafici di una prova di taglio
diretto CD.

7
Non linearità del I ordine

Non linearità del II ordine

Figura 4 – Curve tenso-deformative di prova di taglio diretto

Appare evidente che, con l’uso di un modello di terreno elastico-perfettamente plastico, le non linearità di I
specie non possono essere colte.
L’esempio che era stato portato nel precedente lavoro era di un palo realizzato in un terreno lateralmente
omogeneo e immorsato in uno strato di determinate caratteristiche meccaniche, considerando rigidezza
laterale e di punta differenti.
Nel presente articolo si estendono i concetti citati alla determinazione analitica o numerica previsionale della
curva carico-cedimento del palo rigido per pali immersi in terreni non necessariamente omogenei (per
esempio terreni stratificati con differenti caratteristiche geotecniche), in campo elastico-perfettamente
plastico.
Il calcolo della curva carico-cedimento può considerarsi, parafrasando un metodo di analisi invalso
nell’ingegneria strutturale, come un metodo di push-over (altrimenti detta di spinta), tale per cui si studiano
le risposte vincolari al crescere degli spostamenti impressi al sistema, costruendo un legame forza-
spostamento (curva di capacità o curva di pushover), rappresentativo del reale comportamento monotono
della struttura, che nella fattispecie è costituita dall’insieme palo + terreno laterale + terreno di base.
Secondo tale procedura si sviluppano i seguenti passaggi:
a) determinazione del modello geotecnico di riferimento, caratterizzato in termini di proprietà fisico-
meccaniche degli “m” strati o livello discreti in cui è suddivisa la stratigrafia
b) calcolo, per ogni livello geotecnico di cui al p.to a) precedente, della rigidezza laterale (Ks) secondo i
criteri precedentemente illustrati
c) calcolo della rigidezza di base (Kb) secondo i criteri precedentemente illustrati
d) suddivisione della lunghezza del palo in “n” intervalli discreti di lunghezza costante (conci verticali)
e) determinazione dell’intervallo di spostamento verticale (cedimento) del palo (rigido) da analizzare
con il metodo pushover e sua suddivisione in “i” intervalli discreti di spostamento
f) calcolo, in corrispondenza di ogni singolo intervallo discreto i-esimo di cedimento, della reazione
elastica mobilitata laterale (Qs) e di base (Qb) per ogni intervallo discreto n-esimo di lunghezza
costante
g) verifica dei valori di cui al punto precedente, e loro assunzione tal quali (valori mobilitati) se sono
minori o uguali alla reazione massima mobilitabile, mentre, se viceversa, assunzione dei
corrispondenti valori massimi mobilitabili (calcolati secondo i consueti criteri della geotecnica)

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h) costruzione delle curve carico-cedimento competenti ai livelli geotecnici omogenei individuati al p.to
a), una per ogni livello
i) costruzione della curva carico-cedimento competente alla reazione mobilitabile della base del palo
j) somma algebrica delle curve calcolate in h) e i), ovvero somma degli “m” valori di reazione mobilitata
(o mobilitabile) laterale con il valore mobilitato (o mobilitabile) di base per ogni intervallo di
cedimento i-esimo.
Con l’ultimo passaggio si ottiene pertanto la curva carico-cedimento complessiva del palo, caratterizzata
da flessioni in corrispondenza dei punti in cui le resistenze mobilitate hanno raggiunto le massime mobilitabili
(eventuali).
Nella figura successiva si riporta il caso delle curve per un palo tipo CFA di diametro 0,5 m e lunghezza 8
m, perforato e realizzato in terreni a granulometria variabile da argilloso-limosa a sabbiosa fino a ghiaiosa,
con base del palo su marne semi-lapidee compatte; si notino:
• le curve dei cedimenti misurate dalla prova di carico (in blu)
• la curva (calcolata) dei cedimenti plastici (in rosso)
• la retta (calcolata) del palo fixed-based (in nero)
• la curva (calcolata) del calcolo di pushover (in azzurro).

Curva carico-cedimento
Carico totale [kN]
0 25 50 75 100 125 150 175 200 225 250
0

0,1

0,2
Cedimento [mm]

0,3

0,4

0,5

0,6

0,7

0,8

0,9

Figura 5 – Curve tenso-deformative di prova di taglio diretto

Si noti inoltre che, nonostante la realistica previsione della curva carico-cedimento con il metodo poc’anzi
illustrato, esso non è in grado di evidenziare le linearità del I ordine (a causa del modello adottato) e, nella
fattispecie, nemmeno quelle del II ordine a causa del non raggiungimento delle tensioni di rottura a taglio
all’interno dell’intervallo di spostamento adottato (fino a 1 mm).
Secondo la classificazione in funzione della reazione di base [Froldi, 2023], il palo risulta appoggiato senza
raggiungere la resistenza massima laterale in nessuno strato m-esimo.

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BIBLIOGRAFIA

Fleming, W.G.K. et Alii (2009) – Piling Engineering. Third Edition, Taylor A6 Francis, London & New York
Froldi, P. (2002) – Le fondazioni profonde su pali. Metodologie di calcolo ed esempi applicativi. Geologia
Tecnica & Ambientale, n° 1/2002. Roma
Froldi, P. (2018) – Prove di carico su pali: analisi del comportamento ed esempi applicativi. Ingenio Web, 13
febbraio 2018
Froldi, P. (2023) – Approfondimenti sull’analisi del comportamento dei pali soggetti a prove di carico. Ingenio
Web, 14 marzo 2023
Lancellotta, R. & Calavera, J. (1999) – Fondazioni. Mac Graw-Hill Libri Italia srl, Milano
Mandolini, A. (1995) – Prove di Carico su pali di fondazione. Hevelius Edizioni. Benevento
Mylonakis, G. (2001) – Winkler modulus for axially loaded piles. Geotechnique 51, No. 5, 455-461.

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