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La formulazione della capacità a taglio ciclico introdotta dalla nuova Circolare applicativa delle NTC 2018

Ing. Giovanni Rebecchi, Ph.D. – Supporto Tecnico Divisione Calcolo Strutturale e Geotecnico Harpaceas s.r.l.

Il presente contributo si connota come un tentativo di mettere in luce e descrivere criticamente le novità
introdotte dalle NTC 2018 e relativa Circolare applicativa 2019 in merito ai metodi di analisi e verifica
degli edifici esistenti. È noto infatti che, rispetto al D.M. 2008, il nuovo apparato normativo annovera varie
modifiche ed integrazioni sia di portata concettuale che di dettaglio, soprattutto per gli edifici in muratura e
c.a..
In particolare, in questo articolo presenteremo il tema delle verifiche a taglio degli elementi esistenti in
cemento armato, soffermandoci sulla nuova formulazione di capacità presentata nella Circolare, mutuata
dall’Eurocodice 8, la quale si prefigge di tenere in considerazione il degrado dei materiali dovuto alla
sollecitazione sismica ciclica.
Ad una parte introduttiva che contestualizzerà l’oggetto, seguirà una descrizione della formulazione per
svelarne la natura e le relazioni con formulazioni di normative e codici precedenti; in conclusione, sarà
proposto un esempio di applicazione numerico, a supporto di una più efficace comprensione e
sensibilizzazione nei confronti delle grandezze in gioco.

Premessa

È noto che la quasi totalità delle strutture esistenti intelaiate in c.a. sono state progettate in assenza di
criteri di gerarchia delle resistenze ed esibiscono, quindi, un comportamento sismico caratterizzato
dall'innesco prematuro di meccanismi di crisi di tipo fragile (crisi per taglio di travi o pilastri, crisi dovute al
raggiungimento del limite di resistenza del calcestruzzo per trazione o compressione dei nodi trave‐pilastro)
che ne limitano la sicurezza sismica strutturale [rif.1].
In quest’ottica emerge chiaramente quanto sia importante saper valutare e quantificare la capacità
resistente di tali meccanismi, poiché essi costituiscono spesso e volentieri il vero anello debole della catena
di resistenze che un’opera mette in gioco nell’assorbire l’azione sismica. Tale valutazione è funzionale a
qualsiasi tipologia di analisi strutturale si adotti per la vulnerabilità sismica: sia che venga impiegata
un’analisi lineare con spettro di risposta (ridotto o meno), sia che si applichino analisi avanzate come
pushover o non linear time history, conoscere la migliore stima della capacità a taglio degli elementi in c.a.
consente di far apprezzare al progettista una più reale misura della sicurezza ed una più reale evoluzione
del danneggiamento strutturale.
Soprattutto nel caso di analisi pushover, infatti, è notoriamente prassi ammettere una formulazione delle
capacità a taglio degli elementi conforme a quella proposta per gli edifici nuovi, in cui essa è
sostanzialmente proporzionale alla resistenza dell’armatura trasversale tramite il fattore ctg ϑ (ϑ è l’angolo
assunto per l’inclinazione del puntone compresso nell’idealizzazione a traliccio del meccanismo resistente).
È quindi evidente come le verifiche e la stessa curva di capacità della struttura ottenuta dall’analisi
pushover siano condizionati dall’assunzione di una formulazione che tiene conto in modo implicito di tutti
fenomeni fisici che intervengono nel meccanismo resistente attraverso un unico, importante (e
sottovalutato) parametro, la ctg ϑ appunto.
La formulazione in oggetto intende invece rispondere a questa necessità di maggiore accuratezza nella
stima della capacità a taglio andando a cogliere, come vedremo, contributi decisivi e meglio quantificati
quali la presenza di azione assiale nell’elemento, la resistenza del calcestruzzo e soprattutto la domanda di
duttilità richiesta dall’azione sismica.

Le formulazioni per le capacità a taglio: digressione normativa

L’apparato normativo italiano ha sempre fornito diverse formulazioni di capacità a taglio per gli elementi in
c.a.; tuttavia, se per le strutture di nuova progettazione i modelli e le prescrizioni da applicare sono stati
piuttosto chiari, per il caso di strutture esistenti si sono dovute attendere le emanazioni delle attuali
versioni delle NTC e relativa Circolare per avere un quadro altrettanto chiaro e allineato all’approccio
suggerito dall’Eurocodice 8-3 (parte dedicata agli edifici esistenti, [rif. 4]).
Si ricorda, infatti, che con le NTC 2008 veniva suggerito che, sia in situazioni sismiche che in situazioni non
sismiche, si poteva adottare il modello di traliccio a inclinazione variabile quale meccanismo resistente per
la valutazione della capacità a taglio. Tale formulazione andava a sostituirsi alla formulazione additiva
proposta invece dal precedente DM 96, la quale conteggiava un contributo di resistenza lato calcestruzzo
da sommarsi a quello relativo all’armatura trasversale valutato in accordo al modello di Ritter-Mörsch (ctg
ϑ = 1).
Il modello a traliccio, come anticipato pocanzi, tiene conto dei meccanismi resistenti del calcestruzzo
attraverso il valore della ctg ϑ, ottenuta dall’equilibrio tra il taglio associato alle bielle compresse e quello
associato all’armatura tesa ed il cui valore è limitato all’interno dell’intervallo [1;2.5]. Le note formule che
descrivono il meccanismo, adottate anche dalle NTC 2018, sono le seguenti:

(1)
(2)
(3)

Tale approccio viene modificato nel caso in cui ci si riferisca alle zone critiche di elementi progettati in
classe di duttilità A, in cui il valore della ctg ϑ assume valore unitario, ritornando al modello più
conservativo di Ritter-Mörsch [rif. 1].
Nel caso di elementi esistenti, invece, le NTC 2008 rimandavano alla Circolare 2009, la quale a sua volta
riportava nel testo un refuso della vecchia OPCM 3431 che alludeva all’adozione di una mal espressa
espressione additiva (contributo dell’armatura proporzionale a ctg ϑ arbitrario, sommato al contributo lato
calcestruzzo considerando la sezione priva di armatura trasversale), dato che questa era in vigore nel DM
96 ai tempi dell’OPCM 3431. Ne conseguiva che un’interpretazione letterale della normativa poteva
condurre ad una irrealistica sovrastima della capacità a taglio degli elementi.

Con l’avvento delle NTC 2018 e relativa Circolare 2019, si è formalmente superata tale contraddizione, in
quanto, alla ormai consueta formulazione della capacità secondo il modello del traliccio ad inclinazione
variabile sia per le condizioni sismiche che non sismiche, è stata accostata, come ulteriore strumento per il
progettista, la ben più completa formulazione riportata dall’EC8-3, che tiene conto di fattori decisivi quali:
- la resistenza del calcestruzzo fc e dell’armatura trasversale, Vw
- l’armatura longitudinale, ρtot
- lo sforzo normale presente nell’elemento, N
- il fattore di forma dell’elemento, dipendente dal parametro luce di taglio, Lv
- la profondità dell’asse neutro, x
- la domanda di duttilità plastica, μΔ,pl

L’espressione completa di tale formulazione è indicata al paragrafo C8.7.2.3.5 della Circolare 2019 ed
assume la seguente forma (con un immancabile refuso circa il valore massimo di μΔ,pl = 5 e non 0.5, si veda
EC8-3).

(4)

Il fattore più innovativo di cui tiene conto questo modello di capacità è senza dubbio quello che coinvolge il
parametro indice dell’impegno plastico dell’elemento μΔ,pl (indicato nell’equazione), definito rigorosamente
come la parte plastica della domanda di duttilità μΔ richiesta all’elemento: μΔ,pl = μΔ – 1. In altre parole, esso
permette di considerare l’effetto del degrado ciclico dei materiali dovuto alla quota parte dell’azione
sismica che produce la loro plasticizzazione per flessione.
Nell’espressione si osserva, infatti, che il termine che coinvolge il parametro di duttilità richiesta moltiplica
tutta la varietà di fattori che lo succedono, lasciando intendere che esso produce influenza su tutti i
seguenti contributi:

VC = contributo del calcestruzzo (5)


Vw = contributo dell’armatura trasversale (6)

Se si definiscono ulteriormente le seguenti grandezze:

VN = contributo dovuto allo sforzo normale (7)

DP = fattore di domanda plastica (8)

allora è possibile riscrivere la complicata formulazione (4) nella più semplice notazione additiva:

1
𝑉𝑅 =
𝛾𝑒𝑙
[𝑉𝑁 + 𝐷𝑃 ∙ (𝑉𝐶 + 𝑉𝑊 )] (9)

Questa formulazione, che esplicita direttamente la dipendenza della resistenza a taglio dalla domanda di
duttilità richiesta all’elemento, sembra recepire in qualche modo il concetto già veicolato dalle indicazioni
contenute all’interno del paragrafo 7.4.3.5 del Model Code 2010 [rif. 2], in cui tale dipendenza era
implicitamente considerata nella scelta di un valore di ragguaglio per la ctg ϑ, utilizzata per il modello di
capacità del traliccio ad inclinazione variabile.
Al punto in questione è possibile leggere che il valore di progetto della resistenza a taglio ciclica allo SLU di
membrature in c.a. provviste di armatura trasversale può essere calcolato adottando un valore della ctg ϑ
pari a:
- ctg ϑ = 1, se la parte plastica della domanda di rotazione alla corda (θ) della sezione
plasticizzata è maggiore di due volte la rotazione alla corda di snervamento θy
- ctg ϑ = 2.5, se l’elemento si mantiene in campo elastico, θ < θy
- ctg ϑ interpolata linearmente tra i precedenti estremi per i casi intermedi.

Fig. 1 – Andamento della ctg ϑ al variare della rotazione alla corda secondo il Model Code 2010.

È possibile quindi affermare che solo per elementi significativamente danneggiati a flessione (θ > 2θy) il
Model Code 2010 consiglia di ignorare il contributo del calcestruzzo a favore della sola resistenza
dell’armatura a taglio secondo il modello di Ritter-Mörsch (ctg ϑ = 1).
D’altra parte, nel caso in cui non si osservino sensibili plasticizzazioni delle estremità (θ < 2θy), si intende
descrivere il contributo di tutti i meccanismi resistenti dell’elemento (armatura longitudinale e trasversale,
resistenza del calcestruzzo, ecc.) attraverso la riduzione dell’angolo di inclinazione fittizia dei puntoni
compressi, fino al valore di 21.8° (ctg ϑ = 2.5) quando l’elemento può essere considerato in fase elastica
(θ < θy).
Prima di passare ad un’analisi più approfondita della relazione (4) proposta dalla Circolare 2019 ed EC8-3, si
segnala inoltre la sua somiglianza con la formulazione trinomia proposta al capitolo C8.8.5.5 (già riportata
anche negli Appendici alla Circolare 2009 nel capitolo C8A.8.6.5), per il calcolo della capacità dei
meccanismi a taglio di strutture da ponte esistenti:
(10)

L’espressione mantiene la dipendenza della resistenza dalla domanda di duttilità richiesta all’elemento,
questa volta contenuta nel fattore k, il quale penalizza solamente il contributo del calcestruzzo per tenere
conto del suo degrado ciclico, ma senza mai annullarlo. Esso varia infatti tra 1 e 0.29 in funzione della
duttilità in spostamento μΔ tra 1 e 4. Facendo un parallelismo con il diagramma precedente, si potrebbe
avanzare il seguente:

Fig. 2 – Andamento del fattore k al variare della duttilità in spostamento secondo la Circolare 2019.

Analisi della formulazione della capacità a taglio ciclico proposta dalla Circolare 2019

In questa sezione ci si addentrerà nella sezione C8.7.2.3.5 della Circolare 2019 che introduce la formula (4),
cercando di presentare nel modo più chiaro possibile la sua metodologia applicativa, nonché le definizioni
ed i ruoli di ogni grandezza coinvolta, anche a supporto dell’esempio applicativo proposto in conclusione.
Per completezza, si riportano i significati dei simboli di cui non è ancora stata fornita la definizione:
- h, altezza totale della sezione
- Ac = b∙d, area della sezione rettangolare di calcestruzzo come prodotto della base b per l’altezza h a
meno del copriferro c
- fc = fcm / (γc ∙ FC), resistenza a compressione del calcestruzzo ottenuta dividendo il valore medio
delle eventuali prove di schiacciamento su provini per il coefficiente di confidenza FC e parziale del
materiale γc = 1.5
- fy = fm / (γc ∙ FC), resistenza a trazione dell’armatura ottenuta dividendo il valore medio delle
eventuali prove di trazione su provini per il coefficiente di confidenza FC e parziale del materiale
γs = 1.15
- ρtot = As,tot / Ac, percentuale geometrica di armatura longitudinale totale As,tot
- ρsx = Asw / (sx∙b), percentuale geometrica di armatura traversale ottenuta dividendo l’area della
staffatura Asw per il passo longitudinale sx e la base della sezione b
- z = 0.9∙d, braccio delle forze interne
- x/h, altezza della zona compressa valutata in modo semplificato come x/h =0.25 + 0.85 N /(Ac∙fc) ≤ 1
- Lv, luce di taglio
- μΔ, domanda di duttilità espressa come rapporto tra la rotazione massima θm e la rotazione di prima
plasticizzazione θy, μΔ = θm / θy.
Gli ultimi tre parametri elencati (rotazione alla corda, luce di taglio e domanda di duttilità), nonostante
siano già stati introdotti, necessitano di un breve approfondimento in modo da comprenderne a pieno il
ruolo.

La luce di taglio Lv si definisce come la distanza del punto di nullo del diagramma dei momenti (ovvero il
punto di flesso della deformata) rispetto all’estremità dell’elemento.
Contestualmente allo schema di riferimento che visualizza la luce di taglio, si identifica anche la rotazione
alla corda di una sezione di estremità come l’angolo di rotazione rispetto alla sua congiungente con la
sezione di momento nullo a distanza pari alla luce di taglio, si veda fig. 3.
Luce di taglio
Lv = M/V
Rotazione
alla corda

Fig. 3 – Definizione di luce di taglio e rotazione alla corda per una membratura

Poiché il momento flettente è proporzionale alla curvatura φ, allora la sezione in cui M = 0 identifica il
punto di flesso della deformata. Questo separa idealmente l’elemento in due mensole fittizie, ciascuna di
lunghezza pari alla luce di taglio, che risulta quindi quantificata dal rapporto tra momento e taglio alla
sezione di “incastro” (Lv = M/V). È stato dimostrato, teoricamente e sperimentalmente, che tale parametro
gioca un ruolo decisivo sia per la stima della rotazione ultima del modello di cerniera plastica concentrata
θu, sia per la stima della resistenza a taglio ciclico, data la sua stretta dipendenza dal comportamento
flessionale non lineare descritto in precedenza.
Senza addentrarsi in ulteriori dettagli, per i quali si rimanda al [rif. 3], si dimostra che in generale è possibile
assumere convenientemente per le verifiche allo SLV valori della luce di taglio pari alla metà della lunghezza
dell’elemento L per membrature rappresentative di strutture a telaio (Lv = L/2) e pari a L per elementi con
comportamento riconducibile a quello di una mensola (Lv = L).

Per quanto riguarda invece la domanda di rotazione alla corda θm dell’elemento, che identifica il livello di
sollecitazione flessionale nell’elemento e la relativa domanda di duttilità di rotazione μΔ, potrebbe essere
valutato in differenti modi.
(i) Nel caso si stia eseguendo un’analisi pushover, tale risultato è univocamente determinato, poiché
l’analisi stessa consente di tenere conto delle leggi non lineari delle cerniere plastiche che simulano il
comportamento dell’elementi e di ottenere quindi per ciascuno step di carico i valori delle varie rotazioni
alla corda θm (fig. 4).
Pertanto, idealmente, sarebbe possibile calcolare attraverso la (4) le variazioni di resistenza al taglio degli
elementi al progredire delle domande di rotazioni plastiche delle loro estremità, e di costruire,
conseguentemente, una curva di capacità ben rappresentativa della situazione reale e rispettosa delle
migliori stime delle capacità del meccanismo fragile.

Fig. 4 – Determinazione della domanda di duttilità in rotazione in riferimento al legame costitutivo della cerniera plastica
concentrata: μΔ = θm / θy. My è il momento al limite elastico della sezione.

Risulta quindi chiaro che avvalersi di tale formulazione in questo ambito consente di proteggere il
comportamento duttile dell’elemento, che può essere limitato, in quanto la domanda di rotazione plastica
può essere compatibile con quella disponibile ma tale da determinare una eccessiva riduzione del taglio
resistente. Un collasso di questo tipo è denominato “collasso a taglio duttile”, ovvero a seguito dallo
snervamento flessionale (fig. 5). La deformazione θfail a cui ciò avviene può essere definita come la capacità
di deformazione plastica governata dal taglio (per ulteriori dettagli si veda il [rif. 5]).
Fig. 5 – Resistenza a taglio di un elemento in c.a. in funzione della rotazione alla corda.

Proseguendo…

(ii) La Circolare 2019 scrive a proposito che “ove necessario, la relazione tra duttilità di rotazione e
duttilità di curvatura si ottiene dalla [8.7.2.7] con φm al posto di φu, essendo φm la domanda di curvatura
massima per il livello di azione considerato”.
In altre parole, viene suggerito di ricavare il valore della domanda di duttilità di rotazione μΔ mediante
l’applicazione dell’espressione C8.7.2.7 per la stima della rotazione al limite elastico, in cui inserire la
domanda di curvatura φm al posto della curvatura ultima φu. Evidentemente anche in questo caso il testo
della Circolare 2019 riporta un probabile refuso, dal momento che il parametro curvatura ultima φ u non
compare nella formulazione. Probabilmente è inteso che la relazione di riferimento è invece la C8.7.2.5:

(11)

Quindi, se l’applicazione della (11) conduce alla ricercata stima della domanda di rotazione θm, è anche vero
che questa procedura è però subordinata alla conoscenza della domanda di curvatura nelle sezioni
d’estremità dell’elemento φm. Tale grandezza potrebbe essere nota nel caso di una formulazione delle
cerniere plastiche degli elementi mediante legami momento-curvatura.

(iii) Nel caso di analisi lineari, invece, può essere opportuno ricorrere a relazioni semplificate che
utilizzino i risultati dell’analisi strutturale in termini di componenti di spostamento nodale. Come descritto
nel [rif. 3], è infatti possibile dimostrare che, in molti casi comuni ed in condizioni di preponderanti effetti
dell’azione sismica rispetto a quelli dovuti alle azioni gravitazionali, la domanda di rotazione alla corda può
essere utilmente approssimata come segue:
- per elementi colonna essa può essere confusa con il rapporto tra il drift relativo alle estremità del
tratto di elemento di lunghezza pari alla luce di taglio Δ e la luce di taglio stessa: θm ≈ Δ/Lv.
Nell’ipotesi di luce di taglio pari a L/2, si deduce che la rotazione alla corda diviene allora anche
uguale al rapporto tra il drift tra le sezioni di estremità dell’intero elemento dr e la sua completa
lunghezza: θm ≈ dr /L.
- per elementi trave, nelle stesse ipotesi del caso precedente, la rotazione alla corda può essere
assimilata alla rotazione dei nodi di estremità: θm ≈ θi.

Vale la pena far notare che nel caso di analisi lineare con spettro di risposta ridotto del fattore di
comportamento q, le componenti di spostamento utilizzate per il calcolo della domanda di rotazione alla
corda allo SLV come sopra dovrebbero essere quelle relative al sistema elastoplastico e non quelle fornite
direttamente dall’analisi elastica della struttura. Pertanto, ai sensi del capitolo 7.3.3.3 delle NTC 2018, gli
spostamenti sotto l’azione sismica di progetto si ottengono moltiplicando per il fattore di duttilità in
spostamento μd i valori dEe ottenuti dall’analisi lineare secondo la corrispondente espressione qui riportata
per comodità:
(12)

Una volta che si è ottenuta la domanda massima di duttilità in termini di rotazione alla corda μΔ = θm / θy
(secondo la non rigorosa notazione simbolica della Circolare) è poi agevole determinare l’aliquota relativa
alla parte plastica della domanda μpl,Δ = μΔ – 1 ed il fattore di domanda plastica DP mediante la (8).
Si osserva che quest’ultima limita a 5 il valore della parte plastica della domanda di duttilità μpl,Δ,
determinando quindi nessuna riduzione ai contributi di resistenza a causa del degrado ciclico se essa fosse
pari a 0 (situazione elastica); mentre è prevista una riduzione pari a DP = 1 – 0.05 ∙ 5 = 75% nel caso di
massimo impegno plastico (sempre se ovviamente esso sia rispettoso della deformazione plastica ultima θu,
eq. [C8.7.2.1] della Circolare 2019).

Procedendo ora nella disamina delle raccomandazioni indicate in proposito sulla Circolare 2019, si
incontrano le seguenti limitazioni sul valore della resistenza a taglio dell’elemento in c.a. che disciplinano
di fatto la metodologia di calcolo:

i. “Il valore della resistenza a taglio fornito dalla [C8.7.2.8], (4) in questo testo, non può essere
assunto maggiore del valore della resistenza a taglio-compressione, valutata come per le condizioni
non sismiche utilizzando ϑ = 45° (ctg ϑ = 1), eq. [4.1.28] delle NTC 2018”, (2) in questo testo.

Questa prima limitazione è quella meno restrittiva in quanto stabilisce che, ovviamente, il limite superiore
della resistenza a taglio deve rimanere comunque quello associato alla resistenza taglio-compressione delle
bielle di calcestruzzo nell’idealizzazione di funzionamento a traliccio di Ritter-Mörsch.

ii. “Quando la domanda di duttilità μΔ dell’elemento è inferiore a 2, la resistenza a taglio è data dalla
maggiore tra la resistenza a taglio con armatura trasversale per le condizioni non sismiche (eq.
[4.1.29] delle NTC 2018, (3) in questo testo, e la resistenza a taglio ciclica fornita dalla [C8.7.2.8]”,
(4) in questo testo. Quando μΔ > 3, la resistenza a taglio è quella relativa alle condizioni cicliche,
valutata attraverso la [C8.7.2.8]. Per le situazioni intermedie, si interpola linearmente tra la
resistenza a taglio per μΔ = 2 e quella ottenuta in base alla [C8.7.2.8] per μΔ = 3”.

Il modo più efficace per capire quanto descritto in questo punto è rappresentare le indicazioni in un
diagramma (fig. 6), analogo ai precedenti illustrati nelle figg. 1 e 2, dove si fa variare la domanda di duttilità
tenendo costanti gli altri parametri.

Fig. 6 – Andamento qualitativo della resistenza a taglio ciclica al variare della domanda di duttilità secondo la Circolare 2019
assumendo costanti gli altri parametri.

Partendo da bassi livelli di domanda di duttilità (μΔ < 2), la resistenza a taglio è la massima tra quella
calcolata in condizioni non sismiche col metodo del traliccio variabile, eq. (1), e quella ottenuta dal modello
di taglio ciclico eq. (4). Il diagramma plottato rispecchia il caso in cui per la (1) si scelga un valore della
ctg θ = 2.5 (raccogliendo i suggerimenti del Model Code 2010 illustrati in precedenza) e supponendo che
essa maggiori la (4). Si noti anche che è stato inserito il limite superiore in linea tratteggiata descritto al
punto precedente, eq. (2) con ctg θ = 1.
Per valori di domanda di duttilità compresa tra 2 ≤ μΔ ≤ 3, si legge che la resistenza a taglio corrisponde a
quella interpolata linearmene tra i due valori che l’eq. (4) assume ai relativi estremi. Pertanto, in
corrispondenza di μΔ = 2, l’andamento della resistenza di progetto si attesta al valore assunto dalla funzione
(4) per μΔ = 2. Per μΔ = 3 la funzione (4) assume il corrispondente valore e quindi nel tratto intermedio la
funzione è quella lineare interpolante.
Per domande di duttilità crescenti, l’equazione (4) converge ad un valore minimo per via della limitazione di
μΔ,pl pari a 5 nell’espressione (8) che attesta il valore di DP = 0.75, come descritto precedentemente.

iii. “Per carichi gravitazionali e, in generale, quando la domanda di duttilità μΔ dell’elemento è inferiore
a 1, la resistenza a taglio può essere valutata, alternativamente, come per gli elementi senza
armature trasversali resistenti a taglio (4.1.2.3.5.1 delle NCTC 2018)”, di seguito riportata per
comodità.

(13)

“In questo caso si deve verificare che, per l’azione considerata, la domanda a flessione o a
pressoflessione non superi la corrispondente capacità al limite elastico in entrambe le direzioni
principali della sezione. Nel caso in cui si adottino metodi di analisi lineari, la domanda dovuta alle
azioni sismiche deve essere valutata con riferimento al fattore di comportamento q ≤ 1.5”.

In questo punto è esplicitato invece che la formulazione per la resistenza a taglio di elementi sprovvisti di
armatura a taglio (13) può essere considerata come riferimento alternativo per la valutazione della
capacità. Nei casi di interesse pratico, ciò potrebbe essere interpretato come il suggerimento per un limite
inferiore della resistenza per tale classe di elementi. Ciò permetterebbe quindi di ignorare la resistenza
taglio-trazione calcolata al limite con ctg ϑ = 2.5 secondo la (1), se questa dovesse fornire un valore più
basso della (13) (evento non raro per colonne e travi di strutture anni ‘50/’60 dotate di scarsa armatura
trasversale).
Tutto ciò a condizione però che, a livello di rotazione alla corda dell’intera membratura, la domanda di
duttilità sia inferiore a 1, e che a livello sezionale si controlli che i materiali non raggiungano la
deformazione di snervamento εy.
Vale la pena, infine, segnalare che nel testo dell’EC8-3, non vi è traccia delle indicazioni contenute nei punti
ii. e iii. sopraesposti. Tuttavia, compaiono più formulazioni per la resistenza a taglio massima trattata qui
nel punto i., differenziate a seconda del rapporto di forma dell’elemento Lv/h. Inoltre, viene inteso che l’eq.
(4) può essere estesa anche nel caso di pareti in c.a. e non solo per elementi monodimensionali come
invece indica la Circolare 2019.

Esempio applicativo

Viene proposto un esempio di calcolo della resistenza a taglio ciclica secondo l’espressione [C8.7.2.8] della
Circolare 2019, eq. (4), nel caso di una colonna in c.a.
Si consideri una sezione 350x350mm armata simmetricamente con 2+2φ16 longitudinali e staffe a 2 braccia
φ8/250mm, mantenendo un copriferro di 40mm. Le indagini sui materiali abbiano rivelato una resistenza
media a compressione di 20 MPa per il calcestruzzo e di 325 MPa a trazione per l’acciaio. Il fattore di
confidenza ipotizzato valga 1.2. La lunghezza dell’interpiano sia 3.4 m, mentre l’azione assiale agente
300 kN.
Questi dati di input, con l’ormai noto significato dei simboli, forniscono le quantità per le seguenti
grandezze:
bw = 350 mm As = 402 mm2
h = 350 mm As,tot = 804 mm2
c = 40 mm Asw = 100 mm2
d =h–c= 310 mm sx = 250 mm
z = 0.9 ∙ d = 279 mm Ac =b∙d= 108500 mm2
fcm = 20 MPa ρ1 = As / (b ∙ d) = 0.0037
fym = 325 MPa ρs,tot = As,tot / (b ∙ d) = 0.0074
FC = 1.2 ρsx = Asw / (sx ∙ b) = 0.0014
γc = 1.5 fc = fcm / (FC ∙ γc) = 11.1 MPa
γs = 1.15 fy = fym / (FC ∙ γs) = 236 MPa
γel = 1.15 Lv =L/2= 1.70 m
L = 3.4 m

Resistenza della sezione considerata sprovvista di armatura trasversale, VRd,c Eq. [4.1.23] – (13)
K = max(1 + (200 / d)0.5; 2) = 2
fck = fcm / FC = 16.7 MPa
1.5 0.5
vmin = 0.035 ∙ k ∙ fck = 0.40
σcp = min(N / (b ∙ h); 0.2∙ fc) = 2.2 MPa
VRd,c = = 80 kN

Resistenza massima taglio-compressione, VRcd (ctg θ = 1) Eq. [4.1.28] – (2)


ctg θ = 1
Α = 90 deg
V = 0.5
σcp = N / (b ∙ h) = 2.4 MPa
αc = 1.25
VRcd = = 331 kN

Resistenza modello traliccio inclinazione variabile (ipotesi ctg θ = 2.5), VRsd Eq. [4.1.27] – (1)
ctg θ = 2.5
VRsd = = 66 kN

Resistenza ciclica - contributo armatura (traliccio con ctg θ = 1), VW Eq. (6)
VW = = 26 kN

Resistenza ciclica - contributo calcestruzzo, VC *(unità di misura in MN, m) Eq. (5)


VC = = 10 kN

Resistenza ciclica - contributo sforzo normale, VN Eq. (7)


x = (0.25 + 0.85∙ N / (Ac ∙fc)) ∙ h = 129 mm
VN = = 20 kN

Resistenza ciclica totale in funzione della domanda di duttilità, VR Eq. [C8.7.2.8] – (9)
VW = 26 kN
VC = 10 kN
VN = 20 kN
μΔ μΔ,pl = 1 - μΔ DP = (1 – 0.05∙min(5; μΔ,pl)
1 0 1.000 48.3 kN
1.5 0.5 0.975 47.5 kN
2 1 0.950 46.7 kN
2.5 1.5 0.925 45.9 kN
3 2 0.900 45.1 kN
4 3 0.850 43.6 kN
5 4 0.800 42.0 kN
6 5 0.750 40.4 kN
7 6 0.750 40.4 kN

Inviluppando le resistenze secondo i criteri riportati nella Circolare, si ottiene il seguente diagramma in
funzione della domanda di duttilità:

Fig. 7 – Andamento della resistenza a taglio ciclica per una colonna in c.a. al variare della domanda di duttilità assumendo costanti
gli altri parametri.

Le due evidenti discontinuità della capacità resistente di progetto sono in prossimità della soglia elastica
μΔ = 1 e per μΔ = 2. In corrispondenza della prima, la resistenza passa da quella propria di una sezione priva
di armature a taglio (nell’ipotesi che i materiali si mantengano in campo elastico sotto le azioni flessionali di
progetto) a quella governata dalla ctg θ (assumendo che valga 2.5 e che VRcd maggiori VRsd). Per valori di
μΔ > 2 si passa invece alla vera e propria formulazione a taglio ciclica, ottenendo una graduale riduzione
della resistenza all’aumentare della domanda di duttilità.

Conclusioni

Nel presente contributo è stata analizzata la formulazione della capacità a taglio ciclico introdotta dalla
Circolare 2019 per la verifica dei meccanismi fragili in c.a., già introdotta dall’EC8-3. Tale allineamento si è
reso necessario per cogliere in modo completo tutti i fattori che concorrono a determinare la resistenza a
taglio degli elementi, il vero tallone d’Achille di queste strutture esistenti. In particolare, ci si è soffermati
sulla descrizione della dipendenza di essa dalla domanda di rotazione plastica richiesta all’elemento, in
modo da inserire tale formulazione nel contesto dell’assessment dell’opera.
Sono stati inoltre segnalati alcuni refusi di trascrizione nella norma italiana della espressione in oggetto ed
approfonditi i suoi legami con formulazioni precedenti. Successivamente è stato dato spazio ad un esempio
di applicazione numerico.
Riferimenti

[Rif. 1] PH.D. Thesys: Influenza dei meccanismi fragili sulla sicurezza sismica di edifici esistenti in c.a.
Raffaele Frascadore, Università degli Studi di Napoli Federico II, 2011.
[Rif. 2] fib Bulletin No. 66, Model Code 2010, Final draft, Volume 2.
[Rif. 3] Critical review of the R.C. frame existing building assessment procedure according to Eurocode 8
and Italian seismic code. Vasillis Mpampatsikos, Rose School Pavia, 2008
[Rif. 4] UNI EN 1998-3: Design of structures for earthquake resistance. Part 3: Assessment and retrofitting
of buildings.
[Rif. 5] Seismic design, assessment and retrofitting of concrete buildings. M. Fardis

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