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-139-
q, la somma tra il momento flettente che agisce nella sezione della
campata e quello che agisce nella sezione dell’appoggio è costante
(Figura 4.3) e pari a:
L2
MA + MC = q (4.1)
8
q
q =
L L L
carico
qu
2
M t = 1 qt L
qt 8
q
q
Mu
Mf Mf My
Figura 4.2: Variazione del momento flettente nella sezione sull’appoggio e nella
sezione in campata all’aumentare dell’intensità del carico
MA
2
q L /8
MC
-140-
Raggiunto il valore di carico per cui nella sezione critica si
raggiunge il momento di snervamento, in questa sezione si forma
una cerniera plastica. Se il legame tra il momento-curvatura fosse
elastico-perfettamente plastico il momento in questa sezione non
aumenterebbe e la rottura potrebbe avvenire in due diversi modi:
rottura locale legata ad una capacità di rotazione plastica
minore della richiesta rotazione plastica;
rottura per cinematismo: sulla struttura si formano un
numero di cerniere plastiche tali da rendere la struttura
labile.
In realtà, poiché il legame momento-curvatura presenta
generalmente il ramo post-snervamento incrudente (dovuto dal
rapporto di incrudimento dell’acciaio diverso dal valore unitario), la
rotazione plastica della sezione in campata è accompagnata da un
incremento di momento flettente (Figura 4.2), e la rottura avviene
nella sezione che per prima esaurisce la capacità di rotazione
plastica.
−1
⎛x ⎞
Θp = 0.004 ⎜ cu ⎟ (4.2)
⎝ d ⎠
-141-
Figura 4.4: Rotazione plastica in funzione della posizione dell’asse neutro
adimensionalizzata rispetto all’altezza utile, secondo (Siviero, 1976)
Θ p = ( ρu − ρ y ) L p (4.3)
-142-
planeità delle sezioni (Bernoulli), di resistenza a trazione del
calcestruzzo nulla e di perfetta aderenza tra acciaio e calcestruzzo,
Lp è la lunghezza “fittizia” della cerniera plastica, necessariamente
minore della lunghezza Lyu, definita come distanza tra la sezione
critica e la sezione in cui la sollecitazione flettente e pari a My
(Figura 4.5).
ρu− ρy ρ
u
L y-u
Lp
ρu− ρy ρ
u
εcu − εce
Θp = L p 1 (se la sezione si parzializza) (4.4)
x cu
εcu − εce
Θp = L p (se la sezione è completamente compressa) (4.5)
d
-143-
dove:
1
⎛z⎞ 4
L p = k1k 2 k 3 ⎜ ⎟ d (4.6)
⎝d⎠
⎛ P⎞
k 2 = ⎜⎜1 + 0.5 ⎟⎟ (4.7)
⎝ Pu ⎠
z
Θp = 0.8 ( εc2 − εc1 ) k1k 3 (4.8)
d
dove:
⎡ d ⎤
ε c 2 = 0.0015⎢1 + 150ρ s + (0.7 − 10ρ s ) ⎥ (4.9)
⎣ x cu ⎦
-144-
(Mattock, 1964) trova che la capacità rotazionale dipende, oltre che
dalla luce da taglio, anche dal rapporto tra (q-q’)/qb1:
⎡ ⎛ z ⎞⎛ ⎛q − q'⎞ d ⎞⎤ 2
Θp = Θu ⎢1 + ⎜⎜1.14 + 1⎟⎟ ⎜1 − ⎜ ⎟ ⎟⎟ ⎥ (4.10)
d ⎜
⎣⎢ ⎝ ⎠⎝ ⎝ q b ⎠ 16.2 ⎠ ⎦⎥
dove:
d3
Θu = ( ρu − ρel ) (4.11)
2
0.5
ε cu = 0.003 + (4.12)
z
⎛ 0.4 z ⎞
Θp = Θu ⎜1 + ⎟ (4.13)
⎝ d d⎠
Che comporta:
Θp d ⎛z⎞
Lp = = 0.5d + 0.2 d ⎜ ⎟ (4.14)
Θu 2 ⎝d⎠
-145-
e una deformazione ultima del calcestruzzo:
2
b ⎛ ρs f y ⎞
ε c = 0.003 + 0.02 + ⎜⎜ ⎟⎟ (4.15)
z ⎝ 20 ⎠
Θp d
Lp = = 0.5d + 0.05z (4.16)
Θu 2
b
ε c = 0.003 + 0.02 + 0.2ρ s (4.17)
z
-146-
Figura 4.6: Capacità rotazionale in funzione della percentuale geometrica di
armatura tesa, secondo (Langer, 1987) e risultati sperimentali di (Eifler e Plauk,
1974)
-147-
verticali, la rotazione plastica analitica è più alta di quella
sperimentale (trave A2) (Figura 4.8).
F F
Momento
Momento
Mpl
ww
Curvatura
Curvatura
A
B
-148-
Figura 4.9: (a) Flexural hinge (trave A2) e (b) Flexural-shear hinge (trave A5)
(Bachmann, 1970)
n
wi 1 n
Θ= ∑
i =1 d − c 0
=
d − c0
∑w
i =1
i (4.18)
-149-
Il procedimento descritto in (Bachman, 1970) prende in
considerazione un concio di lunghezza pari alla distanza tra le
fessure (Figura 4.11) e noti i legami costitutivi dei materiali, la
distribuzione delle deformazioni nell’elemento si trova risolvendo il
seguente sistema di equazioni differenziali:
πΦ dσs 4
dσs = τb (s)πΦdx = τb (s) (4.19)
4 dx Φ
ds
ds = εs (x)dx = εs (σs ) (4.20)
dx
w
τb (x)
x x
ε s_min
s (x) smax
εs_max
εs (x)
Figura 4.11: Distribuzione delle tensioni e deformazioni nel modello proposto da
(Bachman, 1970)
Nel caso in cui la trave è armata con acciaio ferroso o con barre
lisce, la tensione d’aderenza può essere considerata costante per
ogni valore dello scorrimento (Bachman, 1970), questa
semplificazione permette di risolvere in forma chiusa il suddetto
sistema di equazioni differenziali (Eq.ni (4.19) e (4.20)). Indicando
con τb* la tensione d’aderenza tra acciaio e calcestruzzo, la
-150-
differenza tra la sollecitazione massima e minima della barra può
essere ricavata dall’equazione (4.19), e risulta pari a:
4 z
σs _ max − σs _ min = τ*b (4.21)
Φ2
z σs _ max
2
Φ
s max = ∫
0
εs (x)dx = * ∫ εs (σs )dσs
4τb σs _ min
(4.22)
z
Mu = Ts (z)jd + Vs (z) (4.24)
2
-151-
z
Vs (z) = ηVu (4.25)
d
Vs
η= (4.26)
Vu
z
Ts
Mu Vu z/2 jd d
Vs
C
1 ⎛ 2 Tu ⎞
Ts (z) = ⎜ Mu − z η ⎟ = A s σs (z) (4.27)
jd ⎝ 2d ⎠
da cui:
⎛ η ⎛z⎞ ⎞
2
-152-
con questa equazione rappresentano la reale distribuzione delle
tensioni nell’acciaio solo negli elementi in cui il fenomeno del
tension stiffening è praticamente nullo, nel caso di barre nervate,
l’equazione (4.28) definisce la tensione nell’armatura solo nelle
sezioni fessurate, nelle sezioni non fessurate la perdita d’aderenza
e il fenomeno del tension stiffening modificano la distribuzione di
questa tensione.
Figura 4.13: Influenza delle fessure inclinate sulla tensione dell’acciaio teso
secondo (Bachman, 1970)
-153-
Figura 4.14: Andamento della rotazione plastica in funzione della tensione
tangenziale secondo (Bachman, 1970)
Figura 4.15: Influenza del taglio sulla capacità rotazione delle cerniere plastiche
in funzione della tensione tangenziale secondo (Langer, 1987)
-154-
Figura 4.16: Influenza del taglio sulla capacità rotazione delle cerniere plastiche
in funzione della percentuale geometrica di armatura tesa secondo (Li, 1998)
-155-
Figura 4.17: Modello per valutare la rotazione plastica secondo (Tue et al., 1996)
-156-
armato, (Cosenza et al., 1993, 1998) effettuano un’analisi
parametrica, con il modello formulato in (Cosenza et al., 1991), su
una trave isostatica sollecitata da un momento flettente variabile
linearmente, facendo crescere sia il rapporto di incrudimento da
1.05 a 1.45 che la deformazione ultima da 0.4% a 1.4%. Le analisi
parametriche riguardano una trave le cui dimensioni geometriche
sono 30 cm x 60 cm x 600 cm (base x altezza x luce) armata con 2
Φ 12.
Gli autori trovano che le curve vengono ben rappresentate dalle
seguenti formulazioni analitiche:
β
⎛f
α
⎞
Θp = γε ⎜ u − 1⎟ (4.29)
⎜ fy
u ⎟
⎝ ⎠
β
⎛f ⎞
Θp = γ ⎜ u − 1⎟ ⎡⎣( εu − εsh ) + δ ( εsh − ε y ) ⎤⎦
α
(4.30)
⎜f ⎟
⎝ y ⎠
0.425
⎛ ⎛ ρ 'fy' ⎞ ⎞
⎜ max ⎜⎜ 0.01, ' ⎟ ⎟
⎛ αsl ⎞ υ ⎜
fc ⎟⎠ L s ' ⎟
⎟ ( 0.15 ) ⎜
Θu,mon (%) = ⎜1 + ⎝ f (4.31)
⎝ 8 ⎠ ⎛ ρf y ⎞ h c ⎟
⎜ max ⎜ 0.01, ' ⎟ ⎟
⎜ ⎝ f c ⎠
⎟
⎝ ⎠
-157-
per carichi monotoni, dove Ls è la luce da taglio, distanza tra la
sezione di momento massimo e di momento nullo, pari a M/V; ρ e
ρ’ sono rispettivamente la percentuale geometrica di armatura tesa
e compressa; fy e fy’ sono rispettivamente tensione di snervamento
dell’acciaio teso e compresso;
ν= N/(Agfc), dove Ag è l’area della sezione di solo calcestruzzo;
αst,mon = 1.25 per acciaio duttile lavorato a caldo
1 per acciaio Tempcore
0.5 per acciaio lavorato a freddo
αsl coefficiente per tener conto della fixed end rotation:
= 1.0 se le barre possono scorrere dall’ancoraggio
= 0 se non possono scorrere
⎛ α ⎞
Θu,cyc (%) = αst,cyc ⎜1 + sl ⎟ (1 − 0.4a wall ) ( 0.2υ ) ×
⎝ 2 ⎠
⎛ fyh ⎞
(4.32)
.4 ⎜100 αρsx ' ⎟
⎛ Ls ⎞
× ( fc' ) (1.3 )
0.175 ⎜ fc ⎟⎠ 100 ρd
⎜ ⎟ 1.1
⎝
⎝h⎠
⎛ s ⎞⎛ s ⎞⎛ ∑ b2i ⎞
α = ⎜1 − h ⎟ ⎜1 − h ⎟ ⎜1 − ⎟ (4.33)
⎝ 2bc ⎠ ⎝ 2hc ⎠ ⎝ 6bc hc ⎠
-158-
Nello stesso lavoro, propongono una formulazione anche per la
lunghezza della cerniera plastica, che può essere calcolata con:
0.225
1 ⎡ max ( 0.01; ω ') ⎤
Θu = 0.016 ( 0.3υ ) ⎢ fc ⎥ ×
γ el ⎣ max ( 0.01; ω ) ⎦ (4.34)
0.35 ⎛ f yw ⎞
⎛L ⎞ ⎜⎜ αρsx f ⎟⎟
×⎜ v ⎟
⎝ h⎠
25 ⎝ c ⎠
(1.25
100 ρd
)
1 ⎛ ⎛ 0.5L p ⎞ ⎞
Θu = ⎜⎜ Θ y + ( ρu − ρ y ) L p ⎜1 − ⎟⎟ (4.35)
γ el ⎝ ⎝ L v ⎠ ⎠⎟
α = ⎜1 − h ⎟ ⎜1 − h ⎟ ⎜⎜1 − ∑ i ⎟⎟
⎛ s ⎞⎛ s ⎞⎛ b2 ⎞
(4.36)
⎝ 2b0 ⎠ ⎝ 2h0 ⎠ ⎝ 6b0h0 ⎠
-159-
longitudinale e trasversale, sh l’interasse delle staffe nella zona
critica, Θy è la rotazione rispetto alla corda corrispondente allo
snervamento, ρu è la curvatura ultima valutata considerando le
deformazioni ultime del conglomerato (tenuto conto del
confinamento) e dell’acciaio (da stimare sulla base
dell’allungamento uniforme al carico massimo. In mancanza di
informazioni si può assumere che la deformazione ultima
dell’acciaio sia pari al 4%); ρy è la curvatura a snervamento
valutata considerando l’acciaio alla deformazione di snervamento
εsy, Lp è la lunghezza di cerniera plastica valutabile come:
Φf y
L p = 0.1L v + 0.17h + 0.24 (4.37)
fc
Θp = ∫ ( ρ ( z ) − ρ ( z ) ) dz
L yu
l y (4.38)
-160-
Θp = ∫ ( ρ ( z ) − ρ ) dz
L yu
l y (4.39)
Θp = Θu − Θ y = ∫ ( ρ ( z ) − ρ ( z ) ) dz
L
l y (4.40)
Mpl
(c) CEB
-161-
Nel capitolo precedente abbiamo visto come l’integrale delle
curvature medie sia equivalente all’integrale delle curvature locali,
per questo motivo, partendo dalla definizione del legame momento-
curvatura media quadrilineare proposto, si è ricavata una
espressione analitica della capacità di rotazione plastica degli
elementi monodimensionali in cemento armato.
In questo lavoro, la rotazione plastica è definita come l’integrale
della differenza tra la curvatura media e la curvatura allo
snervamento:
L yu
Θp = ∫ [ρ
0
m (z) − ρ y ]dz (4.41)
⎡ 2Mu L
⎢ L z se z ≤
M(z) = ⎢ 2 (4.42)
2Mu L
⎢ ( z − L ) se z >
⎣ L 2
L ⎛ Mu − M y ⎞
L yu = ⎜ ⎟ (4.43)
2 ⎝ Mu ⎠
-162-
Fu Fu / 2
My My
Mu Mu
Lyu Lyu Lyu
M(z) M(z)
(a) (b)
Figura 4.20: Schema statico della trave analizzata (a) e semplificazione per la
condizione di simmetria dello schema strutturale e di carico
⎡ ρf
⎢M M se M ≤ Mf
⎢ f
⎢ ρ y − ρf
⎢ρf + ( M − Mf ) se Mf < M ≤ My
⎢ My − Mf
ρm (M) = ⎢ (4.44)
ρ − ρy
⎢ρ y + p
Mp − My
( M − My ) se My < M ≤ Mp
⎢
⎢
⎢ρ + ρmu − ρp ( M − M ) se Mp < M
⎢ p Mu − Mp p
⎣
⎡ ρmu − ρp
⎢ρmu − L z se z ≤ L pu
ρm (M(z)) = ρm (z) = ⎢ pu
(4.45)
⎢ρ − ρp − ρ y z − L
⎢ p L −L ( pu ) se L pu < z ≤ L yu
⎣ yu pu
-163-
L ⎛ Mu − Mp ⎞
L pu = ⎜ ⎟ (4.46)
2 ⎝ Mu ⎠
L yu
Θp = ∫ ⎡⎣ρm (z) − ρ y ⎤⎦ dz =
L pu
0
L (4.47)
⎡ ρmu − ρp ⎤ yu
⎡ ρp − ρ y ⎤
= ∫ ρ
⎢ mu −
L pu
z − ρ y⎥ dz + ∫ ⎢ρ p −
L yu − L pu
( z − L pu ) − ρ y ⎥ dz
0 ⎢⎣ ⎥⎦ L pu ⎢
⎣ ⎥⎦
da cui:
⎡⎛ ρ + ρp ⎞ ⎛ M − Mp ⎞ ⎛ ρp + ρ y ⎞ ⎛ M − My ⎞ ⎤
Θp = L yu ⎢⎜ mu − ρy ⎟ ⎜ u ⎟ +⎜ − ρy ⎟ ⎜ p ⎟⎥ (4.48)
⎣⎢⎝ 2 ⎠ ⎜⎝ Mu − My ⎟⎠ ⎝ 2 ⎠ ⎜⎝ Mu − My ⎟⎠ ⎦⎥
ρmu − ρ y
Θp = L yu (4.49)
2
Θp = ⎜
⎛
2 εso − εsy
Φ
(σ
so − fy ) Ysr2 (1 + α )
C C4 ⎞
⎟L (4.50)
⎜⎜ 3s rm d − x c ( 0 ) C1εsy E y fc (1 + υ )
C3
⎟⎟ yu
⎝ ⎠
-164-
Le formulazioni analitiche della capacità rotazionale, equazioni
(4.48) e (4.50), sono valide per elementi sottoposti a carichi
monotoni, sia nel caso di sollecitazione di flessione semplice che di
pressoflessione retta in quanto lo sforzo normale non modifica la
distribuzione delle azioni flettenti e il suo contributo alla capacità
rotazionale compare nella definizioni di momento e di curvature
medie.
Nel caso in cui le fessure si propano perpendicolarmente all’asse
dell’elemento da analizzare, lo stato di sollecitazione e di
deformazione nelle sezioni fessurate, si ricava imponendo le
condizioni di equilibrio e congruenza, ipotizzando che il
calcestruzzo non resiste a trazione, che la sezione rimane piana a
deformazione avvenuta e la perfetta aderenza tra acciaio e
calcestruzzo. Quando le fessure non si formano
perpendicolarmente all’asse dell’elemento, la sollecitazione nella
barra d’acciaio, nei punti in cui interseca una fessura, può essere
calcolata dall’equilibrio a rotazione intorno al centro delle
compressioni delle sollecitazioni che agiscono sul concio compreso
tra due fessure (Bachmann, 1970).
In questo caso, riprendendo come schema di riferimento quello
riportato in Figura 4.21, la distribuzione delle tensioni nella barra è
descritta dall’equazione (4.28).
Fu
-165-
2ζ ⎛ σso − fsy ⎞ 1
L yu = d ⎜ ⎟ (4.51)
η ⎝ σso ⎠
2ζ ⎛ σso − σsp ⎞
L pu = d ⎜ ⎟ (4.52)
η ⎝ σso ⎠
Lv
ζ= (4.53)
d
e:
⎛ η ⎛ nps rm ⎞ ⎞
2
⎛ L As rm
2 ⎞
⎜
np = max 0; yu
1− ⎟ (4.55)
⎜ s rm 4 ( σso − fsy ) ⎟
⎝ ⎠
1 L’ipotesi semplificativa:
Mu − M y σso − fsy
≈
Mu σso
-166-
L yu
Θp = ∫
0
⎣⎡ρm (z) − ρ y ⎦⎤ dz =
L pu ⎡ ⎛ z ⎞
2
⎤
= ∫ ⎢ρmu − ( ρmu − ρp ) ⎜ − ρ ⎥
y dz +
(4.56)
⎢ ⎜ L pu ⎟⎟ ⎥
0
⎣ ⎝ ⎠ ⎦
L yu ⎡ 2
⎤
⎛ z − L pu ⎞
+ ∫ ρp − ( ρp − ρ y ) ⎜
⎢ − ρ y ⎥ dz
⎢ ⎜ L yu − L pu ⎟⎟ ⎥
L pu
⎣ ⎝ ⎠ ⎦
2 ⎛ L yu ⎞
2
Θp = ⎜⎜
3 ⎝ L pu + L yu
( ρp − ρ y ) + L pu ( ρmu − ρ y ) ⎟
⎟
(4.57)
⎠
2
Θp = L yu ( ρmu − ρ y ) (4.58)
3
Msy
ζ lim = (4.59)
Vd
-167-
V = τr κ(1 + 50ρl )bd (4.60)
con:
A sl
ρl = ≤ 0.02 (4.62)
bd
-168-
Confronto tra la formulazione proposta e le
prove sperimentali
Nella Figura 4.22 è riportato lo schema statico delle prove
sperimentali riportate nel bollettino CEB “Ductility” (1993)
effettuate da Bosco e Debernardi. Le caratteristiche geometriche
delle travi sono riportate nella Tabella 21. Tutti i campioni
presentano una snellezza costante e pari a L/H= 10 e un armatura
caratterizzata da una tensione di snervamento pari a fsy=586±24
MPa, una tensione di rottura pari fsu=672±19 MPa e una
deformazione corrispondente alla tensione di picco pari a εsu=7%
(Debernardi e Taliano, 2002). La resistenza a compressione del
calcestruzzo è 27.8 MPa, mentre quella a trazione è 2.97 MPa.
B
L
-169-
In (Debernardi e Taliano, 2002) sono riportati i risultati
sperimentali del momento flettente massimo corrispondente al
carico di snervamento Py e del carico massimo Pu (Tabella 22). Lo
schema statico è quello di una trave isostatica, quindi la
distribuzione della sollecitazione flettente è indipendente dallo
stato di deformazione, e il valore della sollecitazione flettente
massimo può essere valutato analiticamente con la classica
formula:
L2 L
M (P) = γBH + P (4.64)
8 4
L2 L − x P x2 L2 P ⎛ x⎞
M (P) = γBH +P + = γBH + ⎜L − ⎟ (4.65)
8 4 x 8 8 4⎝ 2⎠
x x
P
P/x
-170-
La presenza di questa piastra sarà considerata nella valutazione
analitica della capacità rotazionale, inserendo nella formulazione
un tratto in cui la curvatura media è costante (vedere Appendice).
Tabella 22: Valori sperimentali del carico di snervamento Py e del carico di picco
Pu nelle curve carico-spostamento delle travi sperimentali riportate in (Bosco e
Debernardi, 1993)
trave carico
Py Pu
-171-
M (kNm)
14
12
10
8
analitico
6
sperimentale
4
2
0
0 20 40 60 80 100 120 140 160 Θp
M (kNm)
25
20
15
analitico
10 sperimentale
5
0
0 20 40 60 80 100 120 140 160 Θp
-172-
Le rotazioni plastiche sperimentali e analitiche delle altre travi
testate da (Bosco e Deberardi, 1993) sono riportate nella Tabella
24, dove Θp (Pu) è la rotazione corrispondente al valore di carico
massimo, mentre Θpmax rappresenta la rotazione plastica massima
corrispondente all’ultimo punto del ramo di softening nelle curva
momento-rotazione o carico-spostamento.
Φf y
L p = 0.1L v + 0.17h + αsl 0.24 (4.66)
fc
-173-
Un’ulteriore ipotesi è stata fatta sul coefficiente γel che secondo la
definizione delle norme è pari a 1.5 se l’elemento può essere
definito primario, uguale a 1 se secondario. Senza considerare
questa distinzione γel è preso pari a 1, di conseguenza, l’espressione
analitica della capacità rotazionale, secondo la definizione delle
norme, è:
⎛ Lp ⎞
Θp _ NI = Θu − Θ y = ( ρu − ρ y ) L p ⎜1 − ⎟ (4.67)
⎝ Lv ⎠
-174-
Come illustrato nella Figura 4.26, per tutte le percentuali di
armatura, la capacità rotazionale valutata attraverso l’equazione
(4.67) risulta molto più grande di quella calcolata con la
formulazione proposta in questa tesi, per tutti i valori del
coefficiente di confinamento.
Nel caso esaminato, nella formulazione presente nelle norme
tecniche, il parametro moltiplicativo della differenza tra le
curvature locali della sezione fessurata corrispondenti alla
condizione di snervamento e alla condizione ultima, è pari, per ogni
valore della percentuale di armatura tesa, a:
⎛ Lp ⎞
L p ⎜1 − ⎟ 335.6mm (4.68)
⎝ Lv ⎠
L yu
Θp _ no _ ts = Θu − Θ y = ( ρu − ρ y ) (4.69)
2
Mu − My
L yu = Lv (4.70)
Mu
Nel caso in cui la luce della trave sia tale da poterla definire tozza,
ed in particolare per L=2d, le curve che riportano la capacità
rotazionale in funzione della percentuale di armatura compressa
(Figura 4.28) mostrano come l’equazione (4.67) fornisce dei valori
di capacità rotazionale più vicini, e quasi sempre più piccoli, della
capacità rotazionale valutata con il modello proposto.
-175-
400
350
300
250
200 Lp (1-Lp /Lv) (norme tecniche)
150 Lyu/2
100
50
0
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1.0 1.2 µ
Figura 4.27: Confronto tra i parametri che definiscono l’effetto del tension
stiffening e della lunghezza della cerniera plastica in una trave snella
Θp (mrad)
40 modello proposto (elemento non confinato)
35 modello proposto (elemento ben confinato)
30 norme tecniche
25
20
15
10
5
0
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1.0 1.2 µ
-176-
modello proposto (elemento non confinato)
modello proposto (elemento ben confinato)
norme tecniche
Θp (mrad) Θp (mrad)
60 16
14
50
12
40
10
30 8
6
20
4
10
2
0 0
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1.0 1.2 µ 0 0.2 0.4 0.6 0.8 1.0 1.2 µ
(a) (b)
Figura 4.29: Rotazione plastica in funzione della percentuale di armatura tesa di
una pilastro snello (a) e tozzo (b): confronto con la formulazione proposta dalle
norme tecniche italiane
-177-
lungo l’asse dell’elemento delle deformazioni e delle corrispondenti
curvature.
Punto di partenza di tutti i confronti è la trave semplicemente
inflessa le cui caratteristiche geometriche e meccaniche sono quelle
riportate nella Tabella 25.
L = Lv
Figura 4.30: Schema statico della trave analizzata nelle analisi parametriche
Tabella 25: Parametri meccanici e geometrici della trave tipo analizzata nelle
analisi parametriche
Caratteristiche geometriche
Lv 8‰ H δ Diametro barre staffe
6 metri 30 cm 50 cm 5 cm Φ 20 Φ 8 / 15
Caratteristiche meccaniche
Rck εcu fsy Ysr εsu copriferro
30 MPa 8‰ 450 MPa 1.158 8 % 2Φ
-178-
del sistema di equazioni differenziali legato al fenomeno della
perdita di aderenza. Il legame non lineare d’aderenza utilizzato
nelle simulazioni numeriche è quello proposto dal Model Code 90,
per gli elementi cosiddetti “non confinati” o per gli elementi
“confinati”. Il coefficiente di confinamento δcon è stato fatto variare
da 1 a 5, considerando che se δcon=1 i coefficienti che compaiono
nella formulazione della curvatura media ultima sono quelli
riportati nella Tabella 12 per un calcestruzzo non confinato,
mentre quando δcon=5 si è considerato un calcestruzzo confinato.
Per gli altri valori del coefficiente di confinamento è stata effettuata
una interpolazione lineare.
Nella Figura 4.31 sono riportate le curve che descrivono la
rotazione plastica, adimensionalizzata rispetto al valore calcolato
considerando δcon=1, in funzione del coefficiente di confinamento,
per tre diverse percentuali di armatura tesa (pari a 0.5%, 0.85% e
1.2%) e per tre diversi diametri (Φ16, Φ20 e Φ24). Le curve sono
indipendenti sia dalla percentuale di armatura tesa che dal
diametro delle barre, presentano un andamento decrescente
all’aumentare del coefficiente di confinamento, che significa una
riduzione della capacità rotazionale al migliorare delle
caratteristiche d’aderenza. La trave analizzata ha una luce da taglio
pari a 3 metri e in tutti i casi è risultata una snellezza maggiore
della snellezza limite, quindi con un quadro fessurativo
caratterizzato da lesioni verticali.
Θp/Θp(δcon=1) Θp/Θp(δcon=1)
1 1
0.8 0.8
0.6 0.6
0.4 µ=0.5% 0.4 µ=0.5%
µ=0.85% µ=0.85%
0.2 Φ16 µ=1.2% 0.2 Φ20 µ=1.2%
0 0
0 1 2 3 4 5 δcon 0 1 2 3 4 5 δcon
Θp/Θp(δcon=1) Θp/Θp(δcon=1)
1 1
0.8 0.8
0.6 0.6
0.4 µ=0.5% 0.4 Φ16
µ=0.85% Φ20
0.2 Φ24 µ=1.2% 0.2 µ=0.85% Φ24
0 0
0 1 2 3 4 5 δcon 0 1 2 3 4 5 δcon
Figura 4.31: Confronto tra le rotazioni plastiche in travi snelle al variare del
confinamento
-179-
Analogo è il caso in cui l’azione tagliante non è trascurabile, nella
Figura 4.32 è riportata la capacità rotazionale di una trave in cui la
snellezza è minore della snellezza da taglio. La riduzione della
capacità rotazionale all’aumentare delle caratteristiche d’aderenza
è leggermente più marcata se diminuisce il diametro delle barre, ed
è praticamente indipendente dalla percentuale di armatura tesa.
Θp/Θp(δcon=1) Θp/Θp(δcon=1)
1 1
0.8 0.8
0.6 0.6
Φ16 µ=0.5%
0.4 Φ20 0.4
µ=0.85%
0.2 µ=0.85% Φ24 0.2 Φ20 µ=1.2%
0 0
0 1 2 3 4 5 δcon 0 1 2 3 4 5 δcon
Figura 4.32: Confronto tra le rotazioni plastiche in travi tozze al variare del
confinamento
Θp/Θp(δcon=1) Θp/Θp(δcon=1)
1 1
0.8 0.8
0.6 µ=0.85% 0.6 µ=0.85%
0.4 Φ20 ν=0.05 0.4 Φ20 ν=0.05
α=1 ν=0.1 α=1 ν=0.1
0.2 ν=0.2 0.2 ν=0.2
0 0
0 1 2 3 4 5 δcon 0 1 2 3 4 5 δcon
(a) (b)
Figura 4.33: Confronto tra le rotazioni plastiche in pilastri snelli (a) e tozzi (b) al
variare del confinamento
-180-
Influenza delle caratteristiche meccaniche
dell’acciaio sulla capacità rotazionale
σs
f su
fy
σsu
Ψsr = σsy
0
εsy εsu εs
Figura 4.34: Legame costitutivo dell’acciaio utilizzato nelle analisi parametriche
-181-
tipo di fessurazione e dalla percentuale di armatura tesa. La
capacità rotazionale triplica il valore nel passaggio da un rapporto
di incrudimento pari a 1.05 ad un rapporto di incrudimento pari a
1.45.
L’aumento della capacità rotazionale è più marcato nel caso in cui
la crisi avvenga per deformazione ultima dell’acciaio (che nel caso
esaminato avviene per µ=0.2-0.35%).
Θp
Θp(Ψsr=1.05) Flexural-shear crack Flexural crack
12 µ=0.2 % µ=0.2 %
11 µ=0.35 % µ=0.35 %
µ=0.8 % µ=0.8 %
10 µ=1.15 % µ=1.15 %
9 µ=1 % µ=1 %
8
7 ν=0
6 Φ20
α=0
5
4
3
2
1
0
1 1.1 1.2 1.3 1.4 1.5 Ψsr
-182-
taglio debole, invece, l’incremento di capacità rotazionale è
proporzionale al rapporto di incrudimento ed è indipendente dalla
luce. In tutti i casi l’incremento di rotazione plastica cresce
linearmente con la deformazione ultima dell’acciaio.
Θp
Θp(εsu=0.04)
7
µ=0.2%
6 ν=0
Φ20
5 α=0
3
Ψsr
2 1.081.151.25
500 flexural-shear hinge
3250
Lv
flexural hinge
1 6000
0
0.02 0.04 0.06 0.08 0.1 0.12 0.14 0.16 0.18 εsu
0.92 0.9
⎛ fu ⎞ ⎛ fu ⎞
p=ε 0.73
u ⎜⎜ − 1⎟⎟ ≈ε 0.75
u ⎜⎜ − 1⎟⎟ (4.71)
⎝ fy ⎠ ⎝ fy ⎠
εsy
fsu2
p = fsuε u − ∫ σs ( ε s ) − (4.72)
0
2Es
-183-
σs
f su
fy
ductility factor
(Beeby, 1997)
0
εsy εsu εs
Θp Θp
25 p=0.02 35 p=0.03
20 30
15 25
10 20
5 15
0 10
0.07 0.09 0.11 0.13 0.15 εsu 0.07 0.09 0.11 0.13 0.15 εsu
Θp
45 δcon = 1
40 p=0.04 δcon = 3
δcon = 5
35 Formulazione (Cosenza et al., 1993)
30
25
20
15
0.07 0.09 0.11 0.13 0.15 εsu
-184-
Il confronto mostra che i risultati dell’applicazione delle due
formulazioni analitiche, in media, sono in buon accordo. Se però si
cambiano le caratteristiche geometriche della trave, i risultati sono
diversi.
Nella Figura 4.39 sono riportate le capacità rotazionali nel caso in
cui le dimensioni della sezione trasversale sono 300x500 e la trave
è armata con una percentuale geometrica di armatura pari a 0.2%.
Θp Θp
35 p=0.02 50 p=0.03
30 45
25 40
20 35
15 30
10 25
5 20
0 15
0 0.02 0.06 0.1 εsu 0 0.02 0.06 0.1 εsu
Θp δcon = 1
60 p=0.04 δcon = 3
50 δcon = 5
Formulazione (Cosenza et al., 1993)
40
30
20
10
0 0.02 0.06 0.1 εsu
-185-
funzione della percentuale di armatura tesa non può essere
orizzontale ma deve avere un andamento crescente fino al valore
della percentuale di armatura per cui si giunge
contemporaneamente alla deformazione ultima in entrambi i
materiali.
ζlim
5 ν=0
Φ20
4 α=1
3
Rck=20
2 Rck=25
Rck=30
1 Rck=35
0
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 µ(%)
Figura 4.40: Snellezza limite per elementi trave in funzione della percentuale di
armatura tesa, per diverse classi di calcestruzzo
-186-
ζlim
6 ν=0.1
Φ20
5
α=1
4
3 Rck=20
Rck=25
2
Rck=30
1 Rck=35
0
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 µ(%)
Figura 4.41: Snellezza limite per elementi pilastro in funzione della percentuale
di armatura tesa, per diverse classi di calcestruzzo
ζlim
6 µ=0.5%
Φ20
5
α=1
4
3 Rck=20
Rck=25
2
Rck=30
1 Rck=35
0
0 0.05 0.1 0.15 0.2 ν
Figura 4.42: Snellezza limite in funzione dell’intensità dello sforzo normale, per
diverse classi di calcestruzzo
Nella Figura 4.43 sono riportate le curve Θp-µ per travi con diverse
luci da taglio. Nel caso analizzato, se Lv è maggiore di 2 metri,
l’elemento può essere definito snello per tutte le percentuali di
armatura, mentre negli altri casi, per bassi valori di µ l’elemento è
snello, per poi diventare tozzo in corrispondenza della percentuale
di armatura per cui la snellezza limite uguaglia la snellezza
dell’elemento.
-187-
Θp (mrad)
40
35 Lv=1 m
Lv=1.75 m
30 Lv=2.5 m
fessure inclinate
25 Lv=3.25 m
Lv=4 m Rck 30
20 Φ20
15 α=0
ν=0
10 δcon=5
5
fessure verticali
0
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1.0 1.2 1.4 µ(%)
-188-
40
35 Θp (mrad)
ζlim
30 ζ
25 ζ>ζlim
fessure
20 verticali Rck 30
ζ<ζlim Φ20
15 fessure α=0
inclinate ν=0
10 δcon=5
Lv=1 m
5
0
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1.0 1.2 1.4 µ(%)
Θp (mrad)
45
fessure verticali
40
35 µ=0.5 %
µ=1.1 %
30
25
Rck 30
20 Φ20
α=0
15
ν=0
10 δcon=5
5 fessure inclinate
0
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 ζ
Figura 4.45: Snellezza limite in funzione della snellezza, per diversi valore della
luce da taglio
-189-
Per bassi valori della snellezza il comportamento della cerniera
plastica è governato da un quadro fessurativo inclinato fino al
valori della snellezza prossimi a quella limite, per snellezze
superiori il quadro fessurativo si presenta con lesioni verticali e la
capacità rotazionale decresce bruscamente per poi aumentare al
crescere della snellezza.
Le curve ottenute mostrano un accordo qualitativo con quella
proposta da (Langer, 1987) e riportata anche nel bollettino (CEB
Ductility of Reinforced Concrete Structures, 1998).
Θp /Θp(N=0) Θp /Θp(N=0)
1 1
Rck 30
0.8 µ=0.5 % 0.8 Φ20
µ=0.9 % α=1
0.6 0.6 δcon=5
µ=1.45 %
0.4 0.4
0.2 0.2
0 0
0 0.05 0.1 0.15 0.2 0.25 0.3 0.35 ν 0 0.05 0.1 0.15 0.2 0.25 0.3 0.35 ν
(a) (b)
Figura 4.46: Confronto tra le rotazioni plastiche in pilastri snelli (a) e tozzi (b) al
variare dell’intensità dello sforzo normale
-190-
Influenza della geometria del quadro fessurativo
sulla capacità rotazionale
Θp /Θp(sr=lt) Θp /Θp(sr=lt)
1 1
0.8 0.8
0 0
1 1.2 1.4 1.6 1.8 2 sr/lt 1.2 1.4 1.6 1.8 2 sr/lt
(a) (b)
Figura 4.47: Confronto tra le rotazioni plastiche in travi snelle (a) e tozze (b) al
variare della distanza tra le fessure
-191-
distanza minima alla massima, mentre per tutte le altre
percentuali di armatura la riduzione è di circa il 25%.
La distanza tra le lesioni non modifica né il comportamento della
sezione critica né la distanza Lyu, ma influenza il comportamento
medio dei conci compresi tra due fessure ed in particolare
all’aumentare della distanza tra le lesioni, aumenta la probabilità
che la deformazione plastica dell’acciaio si localizzi in prossimità
delle fessure. Nella Figura 4.48 sono riportate le funzioni che
descrivono l’andamento della curvatura media in funzione della
distanza dalla sezione critica, nel caso in cui µ=0.2% e µ=1.4%.
Il rapporto tra le curvature medie ultime tra il caso di massima e
minima distanza tra le fessure è pari a circa 0.4 nel caso in cui
µ=0.2%, e circa 0.7 nel caso in cui µ=1.4%.
ρm(z) x 10 -4 ρm(z) x 10 -4
1.4 0.8
1.2 0.7
0.6
1 Rck 30 Rck 30
Φ20 0.5 Φ20
0.8 α=0 α=0
δcon=5 0.4 δcon=5
0.6 µ=0.2 % µ=1.4 %
0.3
0.4
0.2
0.2 sr=lt sr=lt
sr=2lt 0.1 sr=2lt
0 0
50 100 150 200 250 300 z 50 100 150 200 z
Figura 4.48: Andamento delle curvature medie lungo l’asse della trave
-192-
distanza tra le fessure la deformazione si localizza in prossimità
delle sezioni fessurate.
-2 -2
εs(z) x 10 εs(z) x 10
9
8 3
7 sr=lt
6 sr=2lt
5 2
4
Rck 30
3 1
2 Φ20
1 α=0
0 0 cop=5Φ
0 50 150 250 350 z 0 20 40 60 80 100 z
µ=0.2 % µ=1.4 %
Θp /Θp(sr=lt) Θp /Θp(sr=lt)
1 1
0.8 0.8
0 0
1 1.2 1.4 1.6 1.8 2 sr/lt 1 1.2 1.4 1.6 1.8 2 sr/lt
(a) (b)
Figura 4.50: Confronto tra le rotazioni plastiche in pilastri snelli (a) e tozzi (b) al
variare della distanza tra le fessure
-193-
Θp /Θp(sr=lt) Θp /Θp(sr=lt)
1 1
0.8 0.8
0 0
1 1.2 1.4 1.6 1.8 2 sr/lt 1 1.2 1.4 1.6 1.8 2 sr/lt
(a) (b)
Figura 4.51: Confronto tra le rotazioni plastiche in travi snelle (a) e tozze (b) al
variare della distanza tra le fessure
-194-
orizzontale sia nel caso di elemento snello (Figura 52(a)) che di
elemento tozzo (Figura 52(b)).
6 6 Rck 30
µ=0.5 % Φ20
5 5 δcon=5
µ=0.9 %
µ=1.45 %
4 4
acciaio compresso
3 plastico 3
2 2
1 1
0 0
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 α 0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 α
(a) (b)
Figura 4.52: Confronto tra le rotazioni plastiche in travi snelle (a) e tozze (b) al
variare del parametro α
-195-
un modulo elastico pari a 200000 MPa e una deformazione ultima
pari a εsu=8%. Sono stati considerati due schemi caratterizzati da
uguale geometria e carico ma diverso rapporto di incrudimento,
rispettivamente pari a 1.08 e 1.25.
500 mm
2F
3000 mm
500 mm
F
3000 mm
4000 mm 4000 mm
-196-
180
160 δ1
140 δ2
120
T (kN)
100
80 2F δ2
60 Ysr = 1.25
F δ1
40 Ysr = 1.08
20
0 10 20 30 40 50 60 70 δ (mm)
350
δ1 δ2
300
250 ∆δ2
T (kN)
200
150
100 2F δ2
Ysr = 1.25
F δ1
50 Ysr = 1.08
0 10 20 30 40 50 60 70 80 δ (mm)
Figura 4.55: Curve di pushover dei telai con pilastri 300x500
-197-
Come illustrato nella figura, i telai raggiungono il collasso con
formazione di un numero maggiore di cerniere plastiche rispetto ai
precedenti. In ogni caso, il meccanismo di collasso è sempre di tipo
locale (un solo livello interessato) e non globale.
-198-