Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
net/publication/41313730
Article
Source: OAI
CITATIONS READS
0 64
1 author:
Francesca Ceccato
University of Padova
45 PUBLICATIONS 68 CITATIONS
SEE PROFILE
Some of the authors of this publication are also working on these related projects:
Study of the impact of granular avalanches and earthflows on defense structures View project
Scenari d’uso e riqualificazione - Linee guida per gli interventi di consolidamento di fondazioni basate in palificazioni in legno View
project
All content following this page was uploaded by Francesca Ceccato on 12 November 2015.
elaborare un modello costitutivo che interpreti nel miglior modo possibile i risultati
Sulla base della notevole mole di risultati sperimentali ottenuti negli ultimi anni,
sono stati elaborati numerosi modelli costitutivi capaci di interpretare, con minore o
Venezia. Il modello era stato già precedentemente modificato con riferimento a test
drenati sui terreni granulari della laguna, ora vengono prese in considerazione le
prove non drenate e si prosegue con ulteriori modifiche del modello stesso.
segue una breve illustrazione dei modelli costitutivi storicamente più importanti per
giungere all’analisi del modello scelto, alle modifiche apportate, che riguardano
1
2 Caratteristiche dell’attuale laguna di Venezia
La laguna di Venezia si estende su una superficie di circa 550 km2 tra il corso
terminale del Brenta a Sud (Foce di Brondolo) ed il corso terminale del Sile a Nord
(Foce di Piave Vecchia) con una lunghezza di circa 54 km e una larghezza variabile
tra 8 e 14 km. I confini del terriorio lagunare sono costituiti verso terra principalmente
da opere eseguite dall’uomo in relazione ad esigenze di vario tipo e verso mare dai
litorali di Sottomarina, di Pellestrina, del Lido diel Cavallino e di Jesolo per una
lunghezza di 45 km.
eccezionali. Le superfici dei bacini, suddivise tra zone d’acqua, barene, isole e terre
emergenti, quali risultano da rilevamenti e carte del 1897-1901 e del 1931-1934 sono
Tabella 2.1 superficie della Laguna di Venezia in km2. rilievi 1897-1901 e 1931-1934
2
L’attuale situazione della laguna di Venezia è stata raggiunta sotto l’azione del
mare e dei fiumi attraverso sistemazioni di vario genere operate dall’uomo. Si deve
infatti ricordare che le lagune costituiscono una zona di transizione che, sotto l’azione
di mare, se prevale l’azione del mare, in una zona di terra se prevale l’azione di
interramento dei fiumi. Pertanto l’evoluzione della laguna è legata alla portata liquida
e solida dei fiumi che sboccano in essa e nelle aree immediatamente adiacenti, alle
influiscono inoltre i movimenti del suolo e le variazioni del livello medio mare.
La pianura veneta, di cui l’area di Venezia e della laguna fanno parte, è delimitata
Parallelo di Ferrara, ad Est dal Meridiano di Udine e verso il mare dalla linea di costa
depositata durante il Paleocene una serie di marne talora arenacee, con livelli
(quaternario) con le sabbie e la argille, che nella regione veneziana risultano potenti
circa un migliaio di metri. Da notare invece che le zone del Delta del Po e delle Valli
3000-4000m.
dipende principalmente dalle alluvioni del Bacchiglione, del Brenta, del Sile, del
Piave e degli altri corsi minori che sfociano in laguna ed, in minor misura, anche
3
che la distribuzione di tali depositi dipende dalle variazioni sia naturali che artificiali,
avvenute nel corso del tempo, dei corsi e delle foci dei fiumi sopracitati, oltre che dal
movimento delle acque nella laguna e dall’azione del mare lungo i litorali.
Se poi si considera il sottosuolo di Venezia, si può dire che esso presenta una
notevole varietà ed alternanza di strati: spesso sotto uno strato di terreno di riporto,
spesso con sostanze organiche; al disotto si ha alternanza di strati di sabbia fine, limi
4
2.1 I terreni della laguna di Venezia
meno profondi, con spessore fra i 10 e i 15m, si sono formati durante il recente
Holocene.
Figura 2.2 andamento della composizione e dei parametri granulomatrici con la profondità
segue:
− Il 95% dei terreni appartiene a tre classi: sabbia medio-fine, limo e argilla
5
2 0.06 0.002
GRAVEL SAND SILT CLAY
100
90
80
Percentage passing, %
70
60
50 CL
40
ML
30
20
SP-SM
10
0
10 1 0.1 0.01 0.001
Particle size, mm
Figura 2.3 curve granulometriche
− Le sabbie sono medio-fini con grani spigolosi, con due composizioni prevalenti:
carbonatica e silicea.
− Nei limi e nelle argille, originatesi dalla degradazione meccanica delle sabbie, la
Silt
80
Clay
60
40
20
0
Muscovite
Mineralogical Composition, %
Clorite+Kaolinite
80
Quartz
Feldspar
60
Dolomite
Calcite
40
20
0
CL ML SP-SM SP-SM
Figura 2.4 tipica distribuzione granulometrica e mineralogica dei terreni della laguna di Venezia
6
− I minerali argillosi sono composti principalmente da illite, clorite, smectite e
− Terreni sabbiosi e limosi sono mediamente densi con indice dei vuoti in-situ
Per questi materiali Cola & Simonini (2002) hanno suggerito di introdurre un nuovo
D50 D0
2.1 I GS =
U
Tale indice può essere correlato ai parametri di stato critico e ai moduli elastici del
Gli stessi autori hanno anche dimostrato che, in virtù della prevalenza di limo e
comportamento più simile a quello dei terreni a grana grossa piuttosto che a quelli a
distribuzione granulometrica dalle sabbia medio-fini alle argille limose, con rare
7
Figura 2.5 (a) particolare dei granuli nei terreni di Venezia
8
3 Elementi generali del comportamento delle sabbie
delle terre è costituito dal criterio di rottura formulato da Coulomb nel 1773:
in condizioni
assialsimmetriche può
1 + sin φ '
σ '1 = σ '3
3.2 1 − sin φ '
principali e
6 sin φ
q = p'
3.3 3 − sin φ
tensione.
Essendo un
comportamento attritivo,
Figura 3.1 Prove sperimentali evidenziano l’effetto dell’indice dei
vuoti iniziale nella risposta meccanica
questo criterio fa
riferimento al modello del blocco sul piano con attrito, tuttavia il comportamento delle
9
Figura 3.2 Prove sperimentali illustrano l’effetto della tensione di confinamento sul comportamento.
relativa DR.
Una sabbia densa raggiunge una condizione di picco a cui fa seguito una fase
softening prima del raggiungimento dello stato critico, si pone dunque il problema di
distinguere fra un angolo di resistenza al taglio di picco φ’p e un angolo di stato critico
φ’cr.
nota una dipendenza della risposta meccanica dal livello tensionale, ne consegue
10
che l’angolo di resistenza al taglio corrispondente alle condizioni di picco si riduce
dal fatto che, durante una prova di taglio, le deformazioni sono accompagnate da
δε v
3.4 sinψ = −
δε s
Da cui si ricava:
Figura 3.3 effetto della dilatanza
T δy
3.7 =μ+
N' δx
Quindi il massimo rapporto fra forza di taglio e forza normale (massima obliquità) è
dato dalla somma di due contributi: l’attrito interno del mezzo e l’effetto della
dilatanza.
11
Se la deformazione avviene a volume costante e dunque si annulla la dilatanza
sono state raggiunte le condizioni di stato critico, l’angolo φ’cr è anche indicato come
12
4 Il modello elasto-plastico
dalla durata del processo di carico, alle quali si dà il nome di deformazioni plastiche,
materiale sembra aver acquisito una sorta di memoria della storia tensionale di
carico.
13
Il legame sforzo-deformazione assume la forma
4.1 δσ = H ⋅ δε p
(solecitazioni).
4.2 dε = C ⋅ dσ
come frontiera istantanea del dominio elastico), avente lo scopo di identificare gli
4.3 f = f (σ ij ,h ) ≤ 0
Nella quale h è un vettore di variabili legate alla storia del processo attraverso le
snervamento.
cinematico.
14
Figura 4.2 incrudimento isotropo (a), incrudimento cinematico (b)
ha un rientro nel dominio elastico, per cui il legame costitutivo risulta essere ancora
quello elastico.
15
Figura 4.3 interpretazione geometrica della funzione di plasticizzazione
influenzano la direzione.
Si assume che nello spazio degli sforzi sia definita una funzione scalare
∂g
4.5 δε ijp = Λ
∂σ ij
∂f ∂f ∂h
4.6 df = δσ ij + δε ijp = 0
∂σ ij ∂h ∂ε ij
p
Che assicura che il punto immagine dello stato di sforzo rimanga sulla superficie di
16
∂f
δσ ij
∂σ ij 1 ∂f
4.7 Λ=− = δσ hk
∂f ∂h ∂g H ∂σ hk
∂h ∂ε ijp ∂σ ij
snervamento
Una legge di flusso che dia la direzione del vettore deformazioni plastiche
Un criterio di rottura
di taglio deriva dal fatto che gli scorrimenti γ tendono a localizzarsi in una zona
rigido.
17
4.2 Criteri di rottura
Vengono qui descritti brevemente i più famosi criteri di rottura, va però ricordato
che alcuni criteri sono nati da osservazioni sui metalli e per esigenze strutturali si fa
plastiche già a piccole deformazioni, ben lontani quindi dal collasso del materiale.
All’inizio del XX secolo Tresca propose un criterio basato sulla limitazione della
tensione tangenziale massima che, in termini di tensioni principali può essere scritto
4.8 σi −σ j ≤ σ y
Nello spazio delle tensioni principali abbiamo un prisma a base esagonale con
dominio irregolare, cioè negli spigoli non è unica la derivata. Prima Huber (1904) e
conveniente:
4.9 (σ 1 − σ 2 ) 2 + (σ 2 − σ 3 ) 2 + (σ 3 − σ 1 ) 2 ≤ 6 K 2
Questo dominio, nello spazio tensionale, è un cilindro che può essere circoscritto
Lode (1925) realizzo una serie di esperimenti su provini di acciaio sottoposti a stati
18
Hencky (1924) fornì un’interpretazione fisica all’efficacia del modello: per un
ottaedrico:
1
4.10 τ oct =
2 (σ 1 − σ 2 ) + (σ 2 − σ 3 ) + (σ 3 − σ 1 )
2 2 2
La τoct non è la massima tensione tangenziale agente su una qualsiasi faccia del
espressioni:
Il criterio certamente più noto nella Meccanica delle Terre è senza dubbio quello di
Mohr-Coulomb (1773), di cui si è già parlato nel paragrafo 3.1, ed è il primo che
4.15 σ '1 −σ '3 −(σ '1 +σ '3 )sin φ '−2c' cos φ ' = 0
Si può osservare che anche in questo caso si pone una limitazione dello sforzo
tangenziale.
Nel piano di Mohr il dominio è triangolare e nello spazio delle tensioni principali è
una piramide con base esagonale irregolare e asse la trisettrice del primo ottante.
È frequente la posizione
20
Figura 4.5 Rappresentazione del criterio di Coulomb nel piano p’-q
Come per Tresca, anche questo criterio ha il difetto di non poter associare
univocamente un vettore normale alla superficie in ogni suo punto a causa degli
spigoli. Per ovviare a questo inconveniente sono state proposte altre formulazioni.
3 − sin φ '
4.20 p ' sin φ '+ q − c' cos φ ' = 0 cono circoscritto
2
4.21 p' sin φ '+ q 3 − sin 2 φ ' − c' cos φ ' = 0 cono inscritto
4.22 I 3 − αI 1 I 2 = 0
E di Lade
4.23 I 3 − γI 13 = 0
I1 = σ x + σ y + σ z = 3 p
1
I 2 = σ 1σ 2 + σ 3σ 2 + σ 1σ 3 = σ xσ y + σ xσ z + σ yσ z − τ xy2 − τ xz2 − τ zy2
I 3 = det(σ ij ) = σ 1σ 2σ 3 = σ xσ yσ z − σ zτ xy2 − σ yτ xz2 − σ xτ zy2 + 2τ xyτ xzτ yz
21
Figura 4.6 Confronto dei diversi criteri di rottura
22
4.3 I modelli di Cam clay
con il nome collettivo di Cam clay. Il primo modello, descritto da Schofield e Wroth
(1968), è noto come Cam clay iniziale, mentre una seconda versione fu sviluppata da
Roscoe e Burland (1968) ed è spesso indicata con il nome Cam clay modificato. Tutti
i modelli di questa famiglia sono simili tra loro ed hanno assunto notevole importanza
chiarezza originale.
Nei modelli Cam clay la resistenza del terreno è di tipo attritivo e la sua
23
4.3.1 Formulazione del modello modificato
rappresentato, nello spazio tridimensionale q, p’, e da una curva, detta appunto linea
dello stato critico (CSL) che risulta essere unica per un certo materiale.
4.24 q = Mp '
Coulomb.
in un grafico e-ln(p’), infatti la CSL risulta parallela alla NCL che ha equazione
I parametri eΓ, eN, λ, k e M sono costanti del materiale, determinabili con semplici
24
Figura 4.10 CSL e NCL nel piano e-ln(p’)
cui equazione è:
q2
4.28 F = p' 2 − p' c p'+ =0
M2
seguenti espressioni:
dp' (1 + e0 )
4.29 K = (1 + e0 ) = p'
dε ve k
Il modulo plastico H è:
1 + e0
4.31 H=
λ −k Figura 4.11 Argille NC, prova CIU
25
La legge di incrudimento si ricava imponendo nullo il differenziale di F
2q
4.32 dF = (2 p '− p ' c )dp '− p ' dp ' c + dq = 0
M2
E dunque
⎡ 2q ⎤1
4.33 dp ' c = ⎢(2 p '− p ' c )dp '+ 2 dq ⎥
⎣ M ⎦ p'
dε vp M 2 (2 p '− p ' c )
4.34 d= =
dε sp 2q
Le figure Figura 4.12, Figura 4.13 e Figura 4.14 illustrano brevemente
Se la prova viene condotta in condizioni non drenate il picco delle pressioni neutre
26
Figura 4.12 Argille NC, prova CID
27
Figura 4.13 Argilla OC, prova CID
28
5 Presentazione del modello originale
Il modello costitutivo per le sabbie (PZ), proposto da Pastor & Zienkiewicz nel
in condizioni drenate che non drenate, e anche per cicli di carico-scarico; si mostra
L’idea base della Plasticità Generale (GP), introdotta da Zienkiewicz & Mroz
(1984) e più tardi estesa da Pastor & Zienkiewicz (1986), è quella di ammettere
relazione incrementale
5.1 dσ = D ep ⋅ dε
carico: loading (L) e unloading (U). Come illustrato nell’elaborato di Pastor &
dal segno del prodotto scalare tra l’incremento tensionale dσ e il versore n definito
n ⋅ dσ > 0 loading
n ⋅ dσ = 0 neutral loading
29
n ⋅ dσ < 0 unloading
5.2 (D ep
)
t ,L / U
−1
= (D et ) −1 +
1
H L /U
[n g ,L/U ⊗n ]
Dove n g , L/U è il versore del flusso plastico, HL/U è il modulo plastico, D et è il tensore
di rigidezza elastico.
Il caso limite di neutral loading corrisponde all’incremento di tensione per cui non
5.3 dε = dε e + dε p
Con
dε e = ( D et ) −1 ⋅ dσ
5.4 a,b
dε p =
1
H L /U
[n g , L/U ]
⊗ n ⋅ dσ
Quindi questo modello costitutivo è ben definito una volta forniti due scalari, HL e
30
5.2 Il modello di Pastor & Zienkiewicz
Il modello PZ assume che il materiale sia isotropo in campo elastico sia in campo
⎛ d 1 ⎞⎟
5.5 ( )
n g ,L = n g L ,v ; n g L , s = ⎜⎜
g
;
⎜ d g2 + 1 d g2 + 1 ⎟⎟
⎝ ⎠
dε v
p
5.6 d g = (1 + α g )( M g − η )
Con Mg pendenza della linea di stato critico e αg parametro tipico del materiale.
5.7 ( ) (
n g U = n g U ,v ; n g U , s = − n g L ,v ; n g L , s )
Il modello assume flusso non associato quindi il vettore n è diverso dal vettore ng,
ma l’espressione è simile:
⎛ d ⎞
n L = (n L ,v ; n L , s ) = ⎜
⎜ ⎟
f 1
5.8 ;
⎜ d f + 1 d f + 1 ⎟⎟
2 2
⎝ ⎠
Con
I1 ⎛ 3 3 J ⎞
; q = 3J 2 ; ϑ = arcsin⎜ − 3 ⎟
1
2
p' = ;
3 3 ⎜ 3 ⎟
2 J 2
⎝ 2 ⎠
ε v = ε1 + ε 2 + ε 3 ; ε s =
3
2
[
(ε 1 − ε 2 )2 + (ε 1 − ε 3 )2 + (ε 3 − ε 2 )2 ]
1
2
31
5.9 d f = (1 + α f )( M f − η )
Queste direzioni sono state definite senza fare ricorso a superfici di snervamento
α
⎡ 1 ⎤ ⎡ ⎛ p' ⎞ f ⎤
5.10 f = q − M f p' ⎢1 + ⎥ ⎢1 − ⎜⎜ ⎟⎟ ⎥
⎢⎣ α f ⎥⎦ ⎢⎣ ⎝ p' c ⎠ ⎥⎦
αg
⎡ 1 ⎤ ⎡⎢ ⎛⎜ p ' ⎞⎟ ⎤⎥
5.11 g = q − M g p' ⎢1 + ⎥ 1− ⎜ ⎟
⎣⎢ α g ⎦⎥ ⎢⎣ ⎝ p' g ⎠ ⎥⎦
Le superfici sono rappresentate in figura Figura 5.1; la posizione relativa delle due
condizioni di carico.
600
500
400
g
300 f
q
CSL
200
100
0
0 200 400 600 800
p'
Figura 5.1 rappresentazione delle superfici di snervamento (f) e potenziale plastico (g)
deformazioni plastiche:
∂p c 1+ e
5.12 = pc
∂ε vp
λ −k
32
∂pc
5.13 = β 0 β1 exp(− β 0ξ )
∂ε sp
5.14 ξ = ∫ dε sp = ∫ dξ
fortemente dalla pressione di confinamento come si può osservare dalla Figura 5.2, il
Per questo risulta più corretto definire il modulo plastico senza fare riferimento ad
33
L’espressione del modulo plastico HL deve tener conto dei seguenti fatti
sperimentali:
q
critico: =η = Mg
p'
linea
5.15 H L = H 0 ⋅ p '⋅H f ⋅ ( H v + H s ) ⋅ H Dn
Con
4
⎛ η αf ⎞
5.16 H f = ⎜1 − ⎟
⎜ M 1+α ⎟
⎝ f f ⎠
⎛ η ⎞⎟
5.17 H v = ⎜1 −
⎜ M ⎟
⎝ g ⎠
5.18 H s = β 0 β 1 exp(− β 0ξ )
γ
⎛ζ ⎞
5.19 H Dm = ⎜⎜ max ⎟⎟
⎝ ζ ⎠
E
γu
Mg ⎛Mg ⎞ Mg
5.20 (a) H U = H u 0 per ≤ 1; (b) H U = H u 0 ⎜ ⎟⎟ per <1
η ⎜η η
⎝ u ⎠
H0, Hu0, β0, β1, γu e γ sono parametri costitutivi del materiale, ζmax è il massimo della
accumulata.
HDm nel nostro caso è pari a 1 poiché non stiamo effettuando prove cicliche.
34
Il tensore elastico, in prima analisi, può assumere la seguente forma:
⎡K 0 ⎤
D et = ⎢ t
3Gt ⎥⎦
5.21
⎣0
p'
5.22 Kt = K0
p0
p'
5.23 Gt = G0
p0
Vedremo nel paragrafo 7 come possa essere scelto un modello elastico più
accurato.
35
5.3 Potenzialità del modello nella descrizione del
comportamento
sabbie, mostrate nelle figure seguenti (Figura 5.3, Figura 5.4, Figura 5.5).
36
Figura 5.5 Test non drenato, u-ε (dati di Castro)
Per altri range di densità il picco della tensione deviatorica compare durante prove
che:
37
La tensione deviatorica aumenta nei test drenati mentre Hv e Hs diminuiscono. Hv
si annulla quando viene attraversata la CSL e poi diventa negativo, ad un certo punto
H v + H s = 0 per ηp > Mg e si ha
dp' = dq = 0
dε s ≠ 0
dε v ≠ 0
Si può osservare che in questo caso non è necessaria una legge di flusso non
associato per assicurare l’esistenza del picco, infatti sabbie molto dense
Mf
5.24 = DR
Mg
sabbie per carico monotono, inoltre è molto semplice perché non sono introdotte
38
6 Presentazione del modello modificato (Cola&Tonni, 2006)
Come già noto, la dilatanza gioca un ruolo cruciale nel comportamento meccanico
dei terreni granulari. Discutiamo qui di seguito alcune espressioni proposte per la
legge di flusso.
contributi di Nova & Wood, anche il modello PZ assume che la dilatanza dipenda
solamente dal rapporto di carico η = q e sia indipendente dallo stato del materiale.
p'
Uno dei problemi più forti di questo approccio è la necessità di definire una diversa
serie di parametri costitutivi per una singola sabbia con stati di addensamento
diversi, impedendo di unificare il modello per una vasta scala di densità e livelli di
carico. Nel 2000 Li & Dafalias osservarono che un’espressione dipendente solo dal
rapporto di carico η funziona bene solo quando il cambiamento dello stato fisico del
terreno è piccolo.
della densità, si è preferito usare le formule di Li & Dafalias (2000) e Gajo & Wood
(1999):
6.1 [
d g = D0 M g exp( m dψ ) − η ] Li&Dafalias
6.2 [
d g = Ad M g (1 − k dψ ) − η ] Gajo&Wood
39
Dove D0, md, Ad e kd sono costanti del materiale, mentre ψ è il parametro di stato
così definito:
6.3 ψ = e − ecr
ecr è l’indice dei vuoti critico corrispendente alla medesima tensione media p’.
Altro notevole problema del modello PZ è la scelta del parametro H0, risulta infatti
Nel caso delle argille, facendo riferimento allo storico modello di Cam-Clay (vedi
1+ e
H0 =
λ−k
e della URL (carico-scarico) rispettivamente, con tale formula H0 può variare tra 5 e
200.
parametro poteva essere calibrato grazie alle curve sperimentali p-εa o q- εa, in
questo caso i valori riportati da Pastor et al (1990) variano tra 350 e 16000, i numeri
tre prove drenate, ha fornito i valori di 800, 1000 e 2800 per argilla limosa (CL), limo
I valori stimati sono in accordo con quanto riportato da Pastor et al, tuttavia la
40
considerazione altre formulazioni in particolare facendo riferimento agli studi di
Come osservato da Biscontin et al., una risposta di questo tipo modellizza bene il
e dp '
6.4 dε vp = ρ c (1 − δ bϑ )
1+ e p'
della distanza dalla Limiting Compression Curve (LCC), e p’b la pressione ottaedrica
1+ e 1
6.5 H0 =
e ρ c (1 − δ bϑ )
Jefferies & Been (2000) hanno invece combinato il concetto di unicità della Linea
di Sato Critico (CSL) con l’idea che esista un’unica LCC solo quando la rottura dei
sabbie di Erksak, gli autori trovarono che il modulo di compressibilità volumetrica può
41
⎛ p' ⎞
6.6 K p = 0,3K e exp(−6,5ψ )⎜1 + 1,3 ⎟
⎜ σχ ⎟
⎝ ⎠
Dove ψ è il ben noto parametro di stato già citato nella formula 6.3, σχ è la
discontinuità della pendenza della CSL nel piano e-ln(p’) (Verdugo 1992). Infatti si
Kp
6.7 H0 =
p'
Per stimare σχ nel caso dei terreni di Venezia sono state considerate due
osservazioni sperimentali:
MPa. Inoltre dai risultati delle prove drenate e non drenate di Dalla Vecchia (2002) si
carbonati e silicati a grana molto fine, la dimensione dei grani varia da uniforme a
ben assortita. Dal momento che McDowell & Bolton (1998) fanno notare che i terreni
fini bene assortiti arrivano a rottura dei grani a pressione maggiore rispetto a quelli a
grana grossa, segue che σχ per i terreni in esame debba essere superiore al valore
di 700 kPa adottato per le sabbie di Erksak che sono depositi più recenti, uniformi e a
grana grossa.
σχ = 1.0MPa.
42
Il valore di H0 ottenuto con i metodi di Pestana&Whittle e Jefferies&Been sono
L’equazione 6.6 è stata ottenuta sulla base degli esperimenti condotti sui campioni
di sabbia di Erksak, quindi, per maggior precisione, risulta necessaria una nuova
calibrazione nel caso si voglia applicare ad altri tipi di terreni granulari, comunque la
un’unificazione del modello attorno a tale parametro. Per questo motivo in questo
43
Al fine di disporre di un maggior numero di dati sperimentali per la calibrazione,
sono stati sottoposti a test triassiale usando una cella tecnologicamente avanzata
cella è stata completata con teste lubrificate (San Vitale, 2004) al fine di impedire la
Per la prima scelta dei parametri si è fatto riferimento a prove drenate di carico
monotono.
Cola & Simonini hanno dimostrato che per i terreni di Venezia i parametri di stato
D50 D0
6.9 I GS =
U
8 ⋅ 10 −5 ≤ I GS ≤ 0,12 .
44
Figura 6.3 Andamento di λ in funzione di IGS
45
6.1.2 Moduli elastici
Il modello PZ prevede di adottare una legge elastica non lineare, i moduli K0 e G0,
p0’, sono stati stimati adottando il metodo proposto da Tonni et al. (2003). Con
questa procedura il modulo di taglio iniziale G0 può essere stimato da Gmax, che in
media assume il valore determinato dalla relazione di Hardin & Drenevich (1972):
n
Gmax
=D
(2,97 − e )2 ⎡ p' ⎤
6.13 ⎢ ⎥
p ' ref 1+ e ⎢⎣ p ' ref ⎥⎦
Corrected maximum stiffness, (Gmax/p'ref)/f(e)
n = 0.61 CL (BE)
n = 0.56 ML (RC)
n = 0.60 CL (RC)
10
0.01 0.1 1
Normalized mean stress, p'/p'ref
Figura 6.5 Andamento del modulo di taglio massimo in funzione della pressione efficace
Dove D e n sono costanti del materiale, p’ref è una tensione media di riferimento
che può essere posta pari a 100kPa. I parametri D e n vengono determinati usando
una procedura proposta da Cola & Simonini per i terreni di MTS; n può essere
46
Il modulo Gmax caratterizza la risposta per deformazioni piccolissime, inferiori allo
riducendo Gmax di un fattore 2,5, come suggerito anche da Gajo & Muir Wood (1999).
2(1 + ν )
6.15 K0 = G0
3(1 − 2ν )
Come già specificato, Mg corrisponde alla pendenza della linea di stato critico nel
pano p’-q, qui useremo l’angolo d’attrito critico attraverso la relazione 4.18, dove φ’cr
6.16 M f = M g ⋅ DR
Dove DR è la densità relativa del campione, valore stimato del 50% nei terreni
Per quanto riguarda la dilatanza dg, la calibrazione dei parametri può essere fatta
grazie alla curva εv−ε1 tenendo conto che le costanti possono essere determinate
facilmente nel punto di trasformazione di fase (PTP), cioè dove il comportamento del
47
terreno cambia da contrattivo a dilatante, qui infatti si annulla la dilatanza e la curva
1 ⎛η ⎞
6.17 md = ln⎜ PTP ⎟
ψ PTP ⎜M ⎟
⎝ g ⎠
1 ⎛⎜ η PTP ⎞
6.18 kd = − 1⎟
ψ PTP ⎜⎝ M g ⎟
⎠
Preliminarmente md e kd sono stati determinati per ogni singolo test, in seguito, per
evitare di avere parametri diversi per terreni simili si è scelto di fare una media dei
valori trovati.
Per avere un’idea di come i vari parametri modifichino i grafici proviamo a far
variazioni:
GRAPH "q - epsa"
700
600
500
400 3
q [kPa]
300 7
200 13
100
0
0,00
0,02
0,04
0,06
0,08
0,10
0,12
0,14
0,16
0,18
0,20
-100
Axial Strain
48
VOLUMETRIC STRAINS
0,00
0,02
0,04
0,06
0,08
0,10
0,12
0,14
0,16
0,18
0,20
0,000
0,005
Volumetric Strain
0,010
3
0,015 7
13
0,020
0,025
0,030
Axial Strain
800
700
600
500
0,3
q [kPa]
400
0,5
300
0,8
200
100
0
-100
Axial Strain
49
VOLUMETRIC STRAINS
-0,010
-0,005
0,00
0,02
0,04
0,06
0,08
0,10
0,12
0,14
0,16
0,18
0,20
Volumetric Strain
0,000
0,005 0,3
0,5
0,010 0,8
0,015
0,020
0,025
Axial Strain
Si osserva che β'0 modifica notevolmente la curvatura dei grafici q-ε1 e ε1-εv, in
curva ε1-εv.
relativa DR
elastici
Mf
50
6. dai dati sperimentali stimo md o kd facendo riferimento al punto di
Facendo riferimento alle prove non drenate la calibrazione risulta più difficoltosa
sia β’0 che β’1 modificano i tratti finali delle curve di tensione deviatorica e pressione,
400
350
300
250
q (kPa)
200 0,3
150 0,8
100
50
0
0
50
100
150
200
250
300
p' (kPa)
51
GRAP H " q - epsa"
1800
1600
1400
1200
q [kPa]
1000 0,3
800 0,8
600
400
200
0
Axial Strain
Pore pressure
200
150
100
50
0
u (kPa)
0,3
-50
0,8
-100
-150
-200
-250
-300
Axial Strain
450
400
350
300
q (kPa)
250
200 10
150 3
100
50
0
0
50
100
150
200
250
300
350
p' (kPa)
52
GRAP H " q - epsa"
450
400
350
300
q [kPa]
250 3
200 10
150
100
50
0
Axial Strain
Pore pressure
180
160
140
120
u (kPa)
100 3
80 10
60
40
20
0
Axial Strain
53
6.2 Adattamento del modello ai dati sperimentali
Cola & Tonni hanno messo a confronto le simulazioni fornite dalle due diverse
riferimento a prove drenate, dalle quali avevano potuto concludere che le due leggi
Di seguito vengono riportati i grafici relativi a tre prove CIU eseguite su campioni
parametri riportati in Tabella 6.1. I parametri sono gli stessi che furono stimati con le
quasi coincidente come è ben visibile dalle figure Figura 6.16Figura 6.17,Figura 6.18
54
1200
1000
800
300
150
q (kPa)
600 50
Gajo
Dafalias
400
200
0
0 50 100 150 200 250 300 350 400 450 500 550 600 650 700
p' (kPa)
Figura 6.16 Confronto del percorso tensionale simulato con diverse leggi di dilatanza
1200
1000
800
300
150
q (kPa)
600 50
Gajo
Dafalias
400
200
0
0 0,02 0,04 0,06 0,08 0,1 0,12 0,14 0,16 0,18 0,2 0,22
axial strain
Figura 6.17 Confronto dell’andamento della tensione deviatorica simulato con diverse scelte della
dilatanza
55
300
200
100
300
150
u (kPa)
0 50
0 0,02 0,04 0,06 0,08 0,1 0,12 0,14 0,16 0,18 0,2 0,22 Gajo
Dafalias
-100
-200
-300
axial strain
Figura 6.18 Andamento della pressione neutrale simulato con diverse scelte della dilatanza
6.2.1 Osservazioni
migliore l’una e talvolta l’altra, in seguito si farà uso dell’espressione proposta da Li &
Dafalias.
Come si può ben vedere dai grafici il terreno sperimenta un iniziale incremento
positivo della pressione, cioè il percorso tensionale inizia con tangente positiva,
con nessuna scelta dei parametri e qui di seguito ne viene data la dimostrazione
analitica:
η ≅0→
d = (1 + α f ) M f
d g = D0 M g exp(md ⋅ψ )
Hp = 0,3 exp(−6,5ψ )(1 + 1,3 p / 1000) K
Hf = 1
56
Hv = 1
Hs = β ' 0 exp(− β '1 ξ ) = β ' 0
H Dm = 1
dq n gv nv + H / K ⎡ H ⎤
=− = − ⎢d + ⎥
dp ' n gv n s ⎢⎣ Kn gv n s ⎦⎥
In cui appare evidente che nessun termine all’interno della parentesi può
contributo dovrebbe essere prevalente nella prima parte delle curve, pensando di
57
7 Modello ipoelastico e modello iperelastico
terreno anche per piccolissime deformazioni, per questo motivo, negli ultimi anni, si è
I dati sperimentali mostrano che i moduli di rigidezza sono funzioni non lineari
della tensione efficace media, ma anche dell’indice dei vuoti e/o della tensione di
Hardin(1978) osservò che G dipende dalla pressione media p’, dall’indice dei vuoti
Dove f(e) è una funzione empirica decrescente dell’indice dei vuoti e; pa è una
osservata una grande variazione dell’indice dei vuoti o del grado di sovra
consolidazione, tanto che quest’ultimo parametro in molti casi non è noto. Questo
n
K ⎛ p' ⎞
= k ⎜⎜ ⎟⎟
pa ⎝ pa ⎠
7.2
n
G ⎛ p' ⎞
= g ⎜⎜ ⎟⎟
pa ⎝ pa ⎠
58
che costituisce il modello ipoelastico dove k, g ed n sono costanti adimensionali
n è compreso tra 0 e 1, più frequentemente nei terreni assume valori tra 0,3 e 0,6,
dipendenza dei moduli dalla pressione media comporta difficoltà non indifferenti sul
al., 1978), sicché in presenza di carichi ciclici si può avere creazione o dissipazione
impieghi questo approccio nell’analisi del comportamento sotto carico ciclico può
termodinamica è garantito.
sempre l’uso in prove di carico monotono dove i problemi legati alle leggi non-
⎛K ⎞ ⎛ p' ⎞
3
In un grafico logaritmico la relazione tra le due grandezze è lineare: log⎜⎜ ⎟⎟ = log(k ) + n log⎜⎜ ⎟⎟ dunque n
p
⎝ a⎠ ⎝ pa ⎠
rappresenta la pendenza della retta e log(k) l’intercetta.
4
Supponiamo che il modulo di deformazione volumicetrica e il modulo di taglio siano dipendenti solo dalla pressione
media come prevede la legge ipoelastica, il lavoro fornito all’elemento infinitesimo di volume nell’incremento de
formativo è:
p' q
dW = p' dε v + qdε s = dp'+ dq per il teorema si Shwartz, condizione necessaria affinchè essa possa
K 3G
∂ ⎛ p' ⎞ ∂ ⎛ q ⎞
riguardarsi come forma differenziale esatta e che ⎜ ⎟= ⎜ ⎟ . Il primo termine è identicamente nullo
∂q ⎝ K ⎠ ∂p ⎝ 3G ⎠
∂ ⎛q⎞ q ∂G
mentre il secondo è ⎜ ⎟=− 2 ≠ 0 , tale modello pertanto è non-conservativo.
∂p ⎝ G ⎠ 3G ∂p
59
Lade&Nelson (1987) hanno mostrato che il comportamento conservativo è
Young è espresso come una funzione sia del primo invariante degli sforzi (I1), sia del
n
EYoung ⎡⎛ I ⎞ 2 J ⎤ 1 +ν
7.3 = me ⎢⎜⎜ 1 ⎟⎟ + R 22 ⎥ con R = 6
pa ⎢⎣⎝ p a ⎠ pa ⎥ 1 − 2ν
⎦
∂F
p=
∂ε ve
7.4
∂F
q=
∂ε se
∂p ∂2F
K= =
∂ε ve ∂ε ve 2
7.5
∂q ∂2F
3G = =
∂ε se ∂ε se 2
⎡dp'⎤ ⎡ K J ⎤ ⎡dε ve ⎤
7.6 ⎢ dq ⎥ = ⎢ J ⎢ ⎥
3G ⎥⎦ ⎣dε se ⎦
⎣ ⎦ ⎣
Dove
60
∂p ∂q ∂2F
7.7 J= = =
∂ε se ∂ε ve ∂ε se ∂ε ve
Con questa formulazione i moduli risultano funzione delle deformazioni, cosa che
7.8 E = ( p ' ε ve + qε se ) − F
∂E
ε ve =
∂p '
7.9
∂E
ε se =
∂q
Intermini matriciali si ha
⎡dε ve ⎤ ⎡ c1 c3 ⎤ ⎡dp'⎤
⎢ e⎥ = ⎢
c 2 ⎥⎦ ⎢⎣ dq ⎥⎦
7.10
⎣dε s ⎦ ⎣c3
seguenti relazioni
3G ∂2E
7.11 c1 = =
3KG − J 2 ∂p' 2
K ∂2E
7.12 c2 = =
3KG − J 2 ∂q 2
−J ∂2E
7.13 c3 = =
3KG − J 2 ∂p' ∂q
61
7.1 Funzione Potenziale elastico
⎛ k 2 3g e 2 ⎞
7.14 F = p a ⎜ ε ve + εs ⎟
⎝2 2 ⎠
⎛ 1 2 1 2⎞
E = p a ⎜⎜ p + q ⎟
6 g ⎟⎠
7.15
⎝ 2k
Da cui si deriva
p = kpa ε ve
7.16
q = 3gp a ε se
E dunque
K = kp a
7.17 G = gp a
J =0
pa 2− n
F= (k (n − 1)ε ve ) 1− n
k ( 2 − n)
7.18
p 2−n
E=
p 1a− n k (1 − n)(2 − n)
Da cui si deriva
n
K ⎛ p ⎞
7.19 = k ⎜⎜ ⎟⎟
pa ⎝ pa ⎠
per p=0 in quanto essa risulta infinita per ogni incremento finito della tensione,
62
pa
F= exp(kε ve )
k
7.20
p⎡ ⎛ p ⎞ ⎤
E = ⎢ln⎜⎜ ⎟⎟ − 1⎥
k ⎣ ⎝ pa ⎠ ⎦
7.21 K = kp
m
F = ε ve ( Aε ve + Bε se )
2 2
a)
m
F = ( Aε ve + Bε se ) m Da cui risulta E = (Cp 2 + Dq 2 )
2 2
b) 2 m −1
c) E = p m ( Ap 2 + Bq 2 )
Nel nostro caso seguiremo l’approccio (b), l’espressione che verrà utilizzata è la
seguente:
pa
7.22 F= [kυ 0 (1 − n)]2−n1−n
k (2 − n)
Dove
3gε s
2
7.23 υ0 2
=υ * +2
k (1 − n)
deformazioni volumetriche a p = pa .
63
Attraverso la trasformazione di Legendre, con alcune manipolazioni, si può
( 2−n )
1 ⎡ 2 k (1 − n) 2 ⎤ 2
p
E = 1− n ⎢ p + 3g q ⎥ − =
p a k (1 − n)(2 − n) ⎣ ⎦ k (1 − n)
7.24
p o2− n p
= 1− n
−
p a k (1 − n)(2 − n) k (1 − n)
Dove
k (1 − n)q 2
7.25 po2 = p 2 +
3g
hanno la struttura base delle equazioni di cui al punto (b), fatto salvo la traslazione
dell’origine.
∂E 1 ⎛ p ⎞
7.26 ε ve = = ⎜⎜ 1− n n − 1⎟⎟
∂p k (1 − n) ⎝ p a p0 ⎠
∂E q
7.27 ε se = = 1− n
∂q p a 3 gp on
∂2E 1 ⎡ np 2 ⎤
7.28 c1 = = ⎢1 − 2 ⎥
∂p 2
k (1 − n) p1a− n pon ⎣ p0 ⎦
∂2E 1 ⎡ nk (1 − n)q 2 ⎤
7.29 c2 = 2 = ⎢1 − ⎥
∂q 3gp1a− n p on ⎣ 3gpo2 ⎦
∂2E npq
7.30 c3 = =− 5
5
Il dettaglio dei calcoli è riportato in appendice A, pag. 80
64
1 ⎛ kq 2 ⎞
c1 = ⎜⎜1 + ⎟
kp ⎝ 3gp 2 ⎟⎠
7.31
1
7.32 c2 =
3 gp
q
7.33 c3 = −
3 gp 2
p ⎡ ⎛ p ⎞ ⎤ q2
7.34 E = ⎢ln⎜⎜ ⎟⎟ − 1⎥ +
k ⎣ ⎝ p a ⎠ ⎦ 6 gp
pa ⎛ e 3gkε e 2 ⎞
7.35 F= exp⎜ kε v + s ⎟
k ⎜ 2 ⎟
⎝ ⎠
c2
7.36 K=
c1c 2 − c32
c1
7.37 G=
3(c1c 2 − c32 )
3k − 2 g
anche possibile definire il coefficiente di Poisson come ν = . Il fatto che in un
6k + 2 g
1 ⎛ 2c + 3c3 − 9c 2 ⎞
con la seguente formula: ν = − ⎜⎜ 1 ⎟⎟
2 ⎝ c1 − 6c3 + 9c 2 ⎠
65
c) Lungo l’asse isotropo il modulo di compressibilità volumetrica assume la
n
K ⎛ p ⎞ 6
stessa espressione del modello ipoelastico: = k ⎜⎜ ⎟⎟
pa ⎝ pa ⎠
1
6
Infatti essendo c3=0 allora K= 1 = essendo q=0 allora p 0 = p e quindi
c1 1 ⎡ np 2 ⎤
⎢1 − 2 ⎥
k (n − 1) p 1a− n pon ⎣ po ⎦
n
K ⎛ p ⎞
K = kp 1− n
a
n
p da cui risulta immediatamente = k ⎜⎜ ⎟⎟
pa ⎝ pa ⎠
66
8 Effetti dell’elasticità nell’interpretazione dei dati
sperimentali
cioè si usano la legge di flusso di Li & Dafalias e la formulazione del modulo plastico
Nei grafici seguenti per indicare la curva relativa l’elasticità non lineare si usa la
dicitura “e.n.l.” e il colore blu, per quella relativa all’ipoelasticità “Hypo” e il colore
Cola & Tonni nel 2006, applicarono il modello presentato nel paragrafo 6 ad
alcune prove eseguite su una sabbia fine uniforme (SP) una sabbia fine limosa (SM)
e un limo (ML). In Tabella 8.1 sono riassunte le principali caratteristiche dei materiali
simulazioni.
Nei grafici di Figura 8.1, Figura 8.2 e Figura 8.3 sono riportati i diagrammi q-εa, εp-
7
Questo modello elastico è equivalente all’ipoelastico ponendo n=1.
67
Test SP-200 SM-480 ML-200 SP-HD300 SP-LD300
Soil type Fine sand Sandy silt Silt Uniform fine sand
Type of sample Natural Natural Natural Reconstr. Reconstr.
IGS 0,086 0,017 0,0043 0,104 0,104
Fine Fraction, FF(d<5μm)
0,0 6,0 10,5 0,0 0,0
(%)
Cell pressure, σc(kPa) 200 480 200 300 300
Void ratio at consolidation,
0,676 0,748 0,726 0,712 0,82
ec
φ’c 36,3 35,3 34,3 36,5 36,5
Mg 1,477 1,43 1,389 1,483 1,483
Mf 1,1 0,81 0,79 1,1 0,88
K0 (kPa) 84575 115162 63361 103548 88309
G0 (kPa) 77221 105147 57851 94544 80630
αf 0,45 0,45 0,45 0,45 0,45
md 0,05 1 0,2 0,05 0,05
D0 1 1 1 1 1
β ’0 0,33 0,80 0,33 0,35 0,35
β ’1 10 10 10 10 10
n 0,6 0,6 0,6 0,6 0,6
Tabella 8.1 Parametri ottenuti dalla calibrazione
1600
1400
1200
1000
SP-200
q (kPa)
ML-200
800
SM-480
Hyper
600
Hypo
e.n.l.
400
200
0
0 0,02 0,04 0,06 0,08 0,1 0,12 0,14 0,16 0,18 0,2 0,22
Axial strain
Figura 8.1 tensione deviatorica predetta dai modelli con diversa legge elastica confrontata ai dati
sperimentali su ML-200, SM-480 e SP-200
68
Axial strain
-0,01
-0,005
0 0,02 0,04 0,06 0,08 0,1 0,12 0,14 0,16 0,18 0,2 0,22
0
Volumetric strain
0,005
SP-200
0,01 ML-200
SM-480
0,015 Hyper
Hypo
0,02 e.n.l.
0,025
0,03
Figura 8.2 deformazione volumetrica predetta dai modelli con diversa legge elastica confrontata ai dati
sperimentali su ML-200, SM-480 e SP-200
1400
1200
1000
800 SP-HD300
q (kPa)
SP-LD300
Hyper
600
Hypo
e.n.l.
400
200
0
0 0,02 0,04 0,06 0,08 0,1 0,12 0,14 0,16 0,18 0,2 0,22
Axial strain
Figura 8.3 Tensione deviatorica predetta dai modelli con diversa legge elastica confrontata ai dati
sperimentali su SP-HD300 e SP-LD300
69
Axial strain
-0,03
-0,02
-0,01
Volumetric strain
0 0,02 0,04 0,06 0,08 0,1 0,12 0,14 0,16 0,18 0,2 0,22 SP-HD300
0
SP-LD300
Hyper
Hypo
0,01
e.n.l.
0,02
0,03
Figura 8.4 deformazione volumetrica predetta dai modelli con diversa legge elastica confrontata ai dati
sperimentali su SP-HD300 e SP-LD300
lineare predice valori altissimi dei moduli elastici, che praticamente raddoppiano
rispetto quelli previsti dagli altri due modelli (Figura 8.5 e Figura 8.6). Questo si
Il modello ipoelastico, come era facilmente deducibile dalle relazioni 7.2, prevede
aumenti molto più contenuti delle rigidezze (controllate da una legge di potenza con
70
taglio che diventa quasi 2.5 volte più grande. Questo andamento del modulo di taglio
è imputabile al fatto che, nel modello iperelastico, esso dipende oltre che dalla
dovrebbe essere verificato con apposite prove di laboratorio, nelle quali eseguire
200000
180000
160000
140000 Hyper
K (kPa)
Hypo
120000 e.n.l.
100000
80000
60000
0 0,02 0,04 0,06 0,08 0,1 0,12 0,14 0,16 0,18 0,2 0,22
Axial strain
200000
180000
160000
140000 Hyper
G (kPa)
Hypo
120000 e.n.l.
100000
80000
60000
0 0,02 0,04 0,06 0,08 0,1 0,12 0,14 0,16 0,18 0,2 0,22
Axial strain
71
8.2 Prove in condizioni non drenate
Con la sabbia fine uniforme sulla quale erano state condotte le prove drenate SP-
HD300 e SP-LD300, sono stati condotti anche delle prove del tipo CIU con pressioni
state eseguite su materiale indisturbato, materiale che a priori dovrebbe avere una
Usando i parametri costitutivi elencati in Tabella 8.1 e i tre modelli prima elencati,
si ottengono i risultati riportati nei grafici di Figura 8.7, Figura 8.8 e di Figura 8.9.
1200
1000
800
300
150
q (kPa)
50
600
Hyper
Hypo
e.n.l.
400
200
0
0 50 100 150 200 250 300 350 400 450 500 550 600 650 700
p' (kPa)
Figura 8.7 Confronto dei percorsi tensionali con i tre modelli elastici e i dati sperimentali su SP.
72
1200
1000
800
300
q (kPa)
150
600
50
Hyper
Hypo
400
e.n.l.
200
0
0 0,02 0,04 0,06 0,08 0,1 0,12 0,14 0,16 0,18 0,2
Axial strain
Figura 8.8 Confronto dell’andamento della tensione deviatorica con i tre modelli elastici e i dati
sperimentali su SP.
300
200
100
300
u (kPa)
150
0 50
0 0,02 0,04 0,06 0,08 0,1 0,12 0,14 0,16 0,18 0,2 Hyper
Hypo
-100 e.n.l.
-200
-300
Axial strain
Figura 8.9 Confronto dell’andamento della pressione neutrale con i tre modelli elastici e i dati
sperimentali su SP.
73
Come già osservato per le prove drenate, anche in questo caso non si registra un
gli andamenti singolari dei moduli elastici (Figura 8.10 e Figura 8.11).
250000
200000
150000
Hyper
K (kPa)
Hypo
e.n.l.
100000
50000
0
0 0,02 0,04 0,06 0,08 0,1 0,12 0,14 0,16 0,18 0,2 0,22
Axial strain
Figura 8.10 Andamento del modulo di compressibilità volumetrica calcolato con i diversi modelli
elastici nel caso di prova CIU su provino consolidato a 300kPa
200000
180000
160000
140000
120000
Hyper
G (kPa)
100000 Hypo
80000 e.n.l.
60000
40000
20000
0
0 0,02 0,04 0,06 0,08 0,1 0,12 0,14 0,16 0,18 0,2 0,22
Axial strain
Figura 8.11 Andamento del modulo di taglio calcolato con i diversi modelli elastici nel caso di prova
CIU su provino consolidato a 300kPa
74
9 Confronto fra i modelli
Per le prove non drenate di cui si è discusso in precedenza viene fatto ora un
− Il modello PZ originale esposto nel paragrafo 5.2, indicato con “PZ original”
e colore blu,
esposto nel paragrafo 6, ma con legge ipoelastica, indicato con “Roma 06-
Nella Tabella 9.1 sono riassunti i parametri costitutivi adottati per simulare le prove
con i tre modelli. In particolare tali parametri sono stati inizialmente ricavati mediante
calibrazione del modello Roma 06-Hypo su prove drenate (Figura 8.3 e Figura 8.4)
con la procedura esposta nel paragrafo 6.1 e successivamente verificati sulle prove
non drenate in oggetto, per le quali si sono dimostrati essere un’ottima scelta
β1 = β ' 0 β '1 per coerenza con i modelli precedenti e si è stimato H0 con riferimento
sia prove CID, sia a prove CIU, scegliendo un valore che andasse abbastanza bene
per tutte, il quale si è inoltre rivelato essere in accordo con quello previsto dalla
75
Soil type SP
p'c 300 150 50
ec 0,788 0,808 0,823
φ'c 36,48 36,48 36,48
λ 0,082 0,082 0,082
eref 1,032 1,032 1,032
Go 84552 54160 27401
Ko 92605 59318 30011
Mg 1,48 1,48 1,48
Mf 1,1 1,1 1,1
αf 0,45 0,45 0,45
per il modello PZ originale
βο 10 10 10
β1 0,035 0,035 0,035
αg 0,45 0,45 0,45
Ho 400 400 400
per i modelli modificati (Roma 06-
Hypo e Padova 09)
md 0,05 0,05 0,05
D0 1 1 1
β'ο 0,35 0,35 0,35
β'1 10 10 10
Tabella 9.1 Parametri ottenuti dalla calibrazione dei
modelli
1200
1000
800
300
150
q (kPa)
50
600
Padova 09
Roma 06-Hypo
PZ original
400
200
0
0 50 100 150 200 250 300 350 400 450 500 550 600 650 700
p' (kPa)
76
1200
1000
800
300
q (kPa)
150
600
50
Padova 09
Roma 06-Hypo
400 PZ original
200
0
0 0,02 0,04 0,06 0,08 0,1 0,12 0,14 0,16 0,18 0,2
Axial strain
Figura 9.2 Confronto dell’andamento della tensione deviatorica con i tre modelli
250
200
150
100
300
50 150
u (kPa)
50
0 Padova 09
0 0,02 0,04 0,06 0,08 0,1 0,12 0,14 0,16 0,18 0,2 Roma 06-Hypo
-50 PZ original
-100
-150
-200
Axial strain
Figura 9.3 Confronto dell’andamento della pressione neutrale con i tre modelli
77
10 Conclusioni
I modelli però non sono altrettanto buoni nel caso delle prove non drenate: come
mostrato non si riesce a cogliere l’andamento delle pressioni neutrali, infatti il picco
risulta troppo alto e anticipato nel campo delle deformazioni e cambiando modello
che inizia sempre con dp’>0 mentre i dati sperimentali registrano inizialmente
una grande rigidezza del materiale; questa pendenza eccessiva non si riesce a
legge comporta per prove di questo tipo, che potrà eventualmente risultare utile
Per i dati in esame il modello migliore sembra quello presentato a Roma nel 2006
da Cola&Tonni, ma con l’uso della legge ipoelastica (n=0,6), infatti i dati sperimentali
78
parametri è più agevole e rigorosa rispetto al modello originale di Pastor &
rigorosamente H0.
79
Appendice A: dettagli del calcolo della matrice di
cedevolezza
Vengono di seguito riportati i dettagli del calcolo delle derivate della funzione
energia libera
2−n
1 ⎡ 2 k (1 − n) ⎤ 2 p
E= p + q ⎥ −
p k (1 − n)(2 − n) ⎢⎣
1−n
a 3g ⎦ k (1 − n)
2− n − 2
∂E 1 2 − n ⎡ 2 k (1 − n) 2 ⎤ 2 1
= ε ve = 1− n ⋅ ⋅⎢p + q ⎥ 2p − =
∂p p a k (1 − n)(2 − n) 2 ⎣ 3g ⎦ k (1 − n)
−n
p ⎡ k (1 − n) 2 ⎤ 2 1
= 1− n ⋅ ⎢ p2 + q ⎥ −
p a k (1 − n) ⎣ 3g ⎦ k (1 − n)
⎧ −n − n−2
⎫
∂ E
2
1 ⎪⎡ 2 k (1 − n) 2 ⎤ 2 ⎡ ⎤
⎛ n ⎞ 2 k (1 − n) 2 2 ⎪
= c1 = 1− n ⎨⎢ p + q ⎥ + p⎜ − ⎟ ⎢ p + q ⎥ 2 p⎬ =
∂p 2
p a k (1 − n) ⎪⎣ 3g ⎦ ⎝ 2 ⎠⎣ 3g ⎦ ⎪
⎩ ⎭
−n
⎧⎪ k (1 − n) 2 ⎤ ⎫⎪
−1
1 ⎡ k (1 − n) 2 ⎤ 2⎡ 2
2
= 1− n ⋅ ⎢ p2 + q ⎥ ⎨1 − np ⎢ p + q ⎥ ⎬
p a k (1 − n) ⎣ 3g ⎦ ⎪⎩ ⎣ 3g ⎦ ⎪⎭
Effettuando la sostituzione
k (1 − n) 2
p 02 = p 2 + q
3g
Si semplifica ottenendo:
∂2E 1 ⎧ p2 ⎫
= c = ⋅ ⎨1 − n ⎬
∂p 2 p1a− n k (1 − n) p0n ⎩
1
p02 ⎭
80
(− n −2 )
∂2E p ⎛ n ⎞ ⎡ 2 k (n − 1) 2 ⎤ 2
k (1 − n)
= c3 = 1− n ⎜− ⎟ p + q ⎥ 2q =
∂p∂q p a k (1 − n) ⎝ 2 ⎠ ⎢⎣ 3g ⎦ 3g
( − n −2)
pqn ⎡ k (1 − n) 2 ⎤ 2
npq
= − 1− n ⎢ p 2 + q ⎥ =−
p a 3g ⎣ 3g ⎦ p 3gp 0n + 2
1− n
a
( 2− n − 2 )
∂E 1 2 − n ⎡ 2 k (1 − n) 2 ⎤ 2
k (1 − n)
= ε se = 1− n ⋅ ⋅ p + q ⎥ 2q =
∂q p a k (1 − n)(2 − n) 2 ⎢⎣ 3g ⎦ 3g
−n
q ⎡ k (1 − n) 2 ⎤ 2
= 1− n ⎢ p 2 + q ⎥
p a 3g ⎣ 3g ⎦
⎧ −n ( − n −2)
⎫
∂2E 1 ⎡
⎪ 2 k (1 − n ) ⎤ 2
⎛ − n ⎡
⎞ 2 k (1 − n ) ⎤ 2
k (1 − n) ⎪
= c = ⋅ ⎨⎢ p + q 2
⎥ + q ⎜ ⎟⎢ p + q 2
⎥ 2 q ⎬=
∂q 2 p 1a− n 3 g ⎪⎣
2
3g ⎦ ⎝ 2 ⎠⎣ 3g ⎦ 3g ⎪⎭
⎩
−n
1 ⎡ k (1 − n) 2 ⎤ 2 ⎧⎪ nq 2 k (1 − n) ⎡ k (1 − n) 2 ⎤ ⎫⎪
−1
= 1− n ⎢ p 2 + q ⎥ ⎨1 − ⎢ p + 3g q ⎥ ⎬ =
2
p a 3g ⎣ 3g ⎦ ⎪⎩ 3g ⎣ ⎦ ⎪⎭
1 ⎧ nq 2 k (1 − n) ⎫
= 1− n ⎨1 − ⎬
p a 3gp 0n ⎩ 3 gp 02 ⎭
81
Appendice B: dettagli del calcolo delle relazioni sforzo-
⎛ dε v ⎞ ⎡ 1 2 ⎤⎛ dε ⎞
⎜⎜ ⎟⎟ = ⎢ 2 2 ⎥⎜ 1 ⎟
dε − ⎥⎜ dε 3 ⎟ definizioni di deformazione volumetrica e deviatorica
⎝ s ⎠ ⎢⎣ 3 3 ⎦⎝ ⎠
⎛ dε v ⎞
⎛ dp ⎞
[ ]
⎜⎜ ⎟⎟ = C ep
−1
⎜ ⎟
⎜ dε ⎟ relazione deformazioni-tensioni
⎝ dq ⎠ ⎝ s⎠
Con
⎡ n gv nv n gv ns ⎤
⎡c c3 ⎤ 1 ⎡n gv nv n gv ns ⎤ ⎢ 1 c + c3 + ⎥
C ep = ⎢ 1 + ⎢ =⎢ H H ⎥
⎣c3 c 2 ⎥⎦ H ⎣ n gs nv n gs nv ⎥⎦ ⎢ n gs nv n gs ns ⎥
c3 + c2 +
⎣⎢ H H ⎦⎥
⎛ n gv nv ⎞⎛ n n ⎞ ⎛ n n ⎞⎛ n n ⎞
det = ⎜⎜ c1 + ⎟⎟⎜⎜ c 2 + gs s ⎟⎟ − ⎜⎜ c3 + gs v ⎟⎟⎜⎜ c3 + gv s ⎟⎟
⎝ H ⎠⎝ H ⎠ ⎝ H ⎠⎝ H ⎠
Quindi:
⎡ n gv nv ⎛ n gv n s ⎞⎤
⎢ c1 + − ⎜⎜ c3 + ⎟⎥
⎛ dp ⎞ 1 ⎢ H ⎝ H ⎟⎠⎥ ⎡ 1 2 ⎤ ⎛ dε ⎞
⎜⎜ ⎟⎟ = × ⎢2 2 ⎥⎜ 1 ⎟
⎝ dq ⎠ det ⎢− ⎛⎜ c + n gs nv ⎞ n gs n s ⎥ ⎢ − ⎥ ⎜ dε 3 ⎟
⎢ ⎜ 3 ⎟⎟ c2 + ⎥ ⎣3 3 ⎦⎝ ⎠
⎣⎢ ⎝ H ⎠ H ⎦⎥
Eseguendo il prodotto:
⎡ n gs n s 2 ⎛ n gv n s ⎞ ⎛ n gs n s ⎞ 2 ⎛ n n ⎞⎤
⎢ c2 + − ⎜⎜ c3 + ⎟ 2⎜⎜ c 2 + ⎟⎟ + ⎜⎜ c3 + gv s ⎟⎟ ⎥
⎛ dp ⎞ 1 ⎢ H 3⎝ H ⎟⎠ ⎝ H ⎠ 3⎝ H ⎠ ⎥ ⎛ dε 1 ⎞
⎜⎜ ⎟⎟ = ⎜ ⎟
⎝ dq ⎠ det ⎢− ⎛⎜ c + n gs nv ⎞⎟ + 2 ⎛⎜ c + n gv nv ⎞ ⎛ n gs nv ⎞ 2 ⎛ n gv nv ⎞⎥⎜⎝ dε 3 ⎟⎠
⎢ ⎜ 3 ⎟⎟ − 2⎜⎜ c3 + ⎟ − ⎜ c1 + ⎟⎥
H ⎟⎠ 3 ⎜⎝ H ⎟⎠ 3 ⎜⎝ H ⎟⎠⎥⎦
1
⎢⎣ ⎝ H ⎠ ⎝
82
dε v = dε 1 + 2dε 3 = 0
1
dε 3 = − dε 1
2
1 ⎛⎜ n gs n s 2 ⎛ n gv nv ⎞ ⎛ n n ⎞ 1⎛ n n ⎞⎞
dp = c2 + − ⎜⎜ c3 + ⎟⎟ − ⎜⎜ c 2 + gs s ⎟⎟ − ⎜⎜ c3 + gv s ⎟⎟ ⎟dε 1 =
⎜
det ⎝ H 3⎝ H ⎠ ⎝ H ⎠ 3⎝ H ⎠ ⎟⎠
1 ⎛ n n ⎞
= ⎜⎜ c3 + gv v ⎟⎟dε 1
det ⎝ H ⎠
1 ⎡ ⎛ n gs nv ⎞ 2⎛ n n ⎞ ⎛ n n ⎞ 1⎛ n n ⎞⎤
dq = ⎢− ⎜⎜ c3 + ⎟+ ⎜⎜ c1 + gv v ⎟⎟ + ⎜⎜ c3 + gs v ⎟⎟ + ⎜⎜ c1 + gv v ⎟⎟⎥ dε 1 =
det ⎢⎣ ⎝ H ⎟⎠ 3⎝ H ⎠ ⎝ H ⎠ 3⎝ H ⎠⎥⎦
1 ⎛ n n ⎞
= ⎜⎜ c1 + gv v ⎟⎟dε 1
det ⎝ H ⎠
Queste ultime relazioni come si può notare sono molto semplici e facilmente
⎡ n n ⎛ n gv n s ⎞⎤
⎡ 2 ⎤ ⎢ c1 + gv v − ⎜⎜ c3 + ⎟⎟⎥
⎛ dε 1 ⎞ 1 ⎢− 3 − 2⎥
⎢ H ⎝ H ⎠⎥⎛⎜ dp ⎞⎟
⎜⎜ ⎟⎟ = − ⎢ ⎥⎢
⎝ dε 3 ⎠ n gs n s ⎥⎜⎝ 3dp ⎟⎠
1 ⎥ ⎢− ⎛⎜ c3 + gs v ⎞
2 ⎢− 2 n n
⎟⎟ c2 + ⎥
⎣ 3 ⎦ ⎢ ⎜⎝ H ⎠ H ⎥⎦
⎣
⎡1 ⎛ n gv nv ⎞ n n n n ⎛ n n ⎞⎤
dε 1 = ⎢ ⎜⎜ c1 + ⎟⎟ + c3 + gs s + c3 + gv s + 3⎜⎜ c 2 + gs s ⎟⎟⎥ dp
⎣⎢ 3 ⎝ H ⎠ H H ⎝ H ⎠⎦⎥
precedente:
dε 1
dp =
⎡ n gv nv n gs n s n gv n s 3n gs n s ⎤ ⎡ 1 ⎤
⎢ + + + ⎥ + ⎢ (c1 ) + 2c3 + 3(c 2 )⎥
⎣ 3H H H H ⎦ ⎣3 ⎦
83
Bibliografia
Atkinson J. - Geotecnica
Cola S., Gottardi G., Mira P., Pastor M., Simonini P., Tonni L. - Use of generalized plasticity to
describe the behaviour of a wilde class of non-active natural soils (2006)- Geothecnical
Symposium in Roma
Cola S., Tonni L. - Adapting a generalized plasticity model to reproduce the stress-strain
response of silty soils forming the Venice lagoon basin (2008)- The 12th International
conference of International Association for Computer Methods and Advances in Geomechanics
(IACMAG), Goa, India
Cola S. Pastor M., Tonni L. - Mathematical modelling of venetian sediment behaviour using
generalized plasticity (2002)
Davis R.O., Selvadurai A.P.S. - Plasticity and Geomechanics (2002)- Cambridge University
Press
Houlsby G. T., Amorosi A., Rojas E. - Elastic moduli of soils dependent on tressure: a
hyperelestic formulation (2005)- Geotéchnique 55, No. 5, pp. 383-392
Pastor M., Zienkiewicz O. C., Chan H. C. - Generalized plasticity and modelling of soil
behaviour (1990) - Int. J. Numer. And Anal. Methods in Geomechanics, Vol 14, pp. 151-190
Sanvitale N. - Taratura di un modello costitutivo per i terreni di Venezia (2003)- tesi di laurea,
Università di Padova, Dipartimanto di Ingegneria Idraulica, Marittima e Geotecnica
84
Ringraziamenti
Desidero ringraziare il Prof. Paolo Simonini per avermi trasmesso l’interesse per la
ha dato modo di mettere in pratica alcune conoscenze già acquisite, imparare molte
Non posso tralasciare un grazie a Laura Tonni, che per prima ha suggerito le
alla tesi, ma essendo arrivata fin qui devo ringraziare moltissimo tutti i miei insegnanti
tranquillamente in questi anni e i miei parenti, in particolare i nonni, che han sempre
Francesca Ceccato
85
Sommario
1 Introduzione..................................................................................................................1
6.2.1 Osservazioni.................................................................................................56
86
8.1 Prove in condizioni drenate .................................................................................67
10 Conclusioni .............................................................................................................78
Appendice B: dettagli del calcolo delle relazioni sforzo-deformazione nel caso iperelastico .......82
Bibliografia .........................................................................................................................84
Ringraziamenti...................................................................................................................85
Sommario ..........................................................................................................................86
87