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Giovanni Vannucchi

rev. Claudia Madiai

3. Cedimenti di fondazioni profonde sotto carichi verticali


d’esercizio
Premessa
Come già evidenziato nel corso di Geotecnica, le fondazioni profonde sono di norma più costose
delle fondazioni superficiali, per cui si ricorre ad esse quando la soluzione con fondazioni superfi-
ciali non è in grado di soddisfare tutte le esigenze del problema geotecnico, fra cui la limitazione dei
cedimenti assoluti e differenziali. Poiché raramente si sono riscontrati problemi di cedimenti in
strutture con fondazioni profonde, in passato spesso la scelta di eseguire fondazioni profonde era
considerata condizione sufficiente a garantire cedimenti ammissibili e tale da esimere da una stima
quantitativa di essi. I motivi per cui le fondazioni profonde hanno in genere cedimenti modesti sono
principalmente due:
- il primo è che esse trasferiscono il carico trasmesso dalla struttura in elevazione a strati di terreno
più profondi, e quindi di norma meno compressibili e consolidati a pressioni più elevate;
- il secondo è che molto spesso le fondazioni profonde vengono spesso sovradimensionate poiché
secondo la normativa in vigore fino al 2008, e per consuetudine, si assumeva che l’intero carico
fosse sostenuto dai pali trascurando il contributo della struttura di collegamento (plinti, travi o
platea su pali) anche se gettata contro terra.
Le norme tecniche attualmente in vigore (NTC 2018), oltre a prescrivere specificatamente
l’esecuzione delle verifiche agli Stati Limite di Esercizio (SLE), che richiedono la stima dei cedi-
menti assoluti e differenziali, non solo consentono di tenere conto della ripartizione del carico fra
fondazioni superficiale e profonda, ma anche di utilizzare i pali come riduttori dei cedimenti, ovve-
ro di assegnare alla fondazione superficiale la funzione portante e ai pali la sola funzione irrigidente
e quindi carichi di esercizio molto elevati.
Nella maggior parte dei casi le fondazioni profonde sono costituite da gruppi di pali e la deformata
della superficie che collega le sommità dei pali dipende, oltre che dall’intensità e distribuzione dei
carichi applicati, anche dall’interazione fra quattro elementi: i pali, il terreno in cui sono immersi, la
struttura di collegamento e la struttura in elevazione. Il problema è evidentemente molto complesso
e come sempre può essere affrontato con modelli e schemi di calcolo di differente livello di com-
plessità, in modo empirico, semi-empirico o teorico. In genere si studia prima il comportamento del
palo isolato e successivamente il comportamento d’insieme della palificata.

Rigidezza e cedimento del palo isolato


Il metodo più immediato e affidabile per stimare la curva carico-cedimenti di un palo isolato è la
sperimentazione diretta, ovvero la prova di carico su uno o più pali in vera grandezza nel sito di
interesse. Per le procedure e le modalità di esecuzione, la strumentazione, i risultati e l’analisi dei
risultati di prove di carico di progetto e di collaudo sui pali di fondazione si rimanda alle dispense di
Geotecnica. Poiché la curva sperimentale è marcatamente non lineare ed è bene interpolata con
l’iperbole di equazione (Figura 3.1):
w
Q= (3.1)
m+nw
la rigidezza del palo isolato risulta:

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Q 1
k1 = = (3.2)
w m+nw
in cui:
1/m = k0 è la rigidezza iniziale del palo isolato
Qlim = 0.9/n è la capacità portante del palo isolato.
La rigidezza del palo isolato k1,e per il carico di esercizio Qe = Qlim/FS vale:
Qe  Q   0.9 
=  (1 − n  Q e ) = k 0  1 − 0.9 e
1
k 1,e =  = k 0  1 −  (3.3)
we m  Q lim   FS 

Figura 3.1 – Interpolazione iperbolica dei dati sperimentali di una prova di carico su un palo

In assenza di prove di carico su pali, o comunque a titolo di confronto, la rigidezza del palo isolato
per il carico di esercizio può essere stimata con metodi semi-empirici, analitici o numerici, di diver-
sa complessità. Nel seguito sono brevemente richiamati i metodi di Vesic (1977) e di Randolph e
Wroth (1978).

Metodo di Vesic (1977)


Il cedimento di un palo soggetto ad un carico verticale di esercizio Qe può essere stimato come
somma di tre termini:
w e = w e(1) + w e( 2) + w e(3) (3.4)

in cui:
we è il cedimento totale per il carico di esercizio Qe,
we(1) è il cedimento per deformazione assiale del palo,
we(2) è il cedimento dovuto al carico agente alla punta del palo,
we(3) è il cedimento dovuto al carico agente sulla superficie laterale del palo.
Nell’ipotesi che il materiale costituente il palo sia elastico, la deformazione assiale del palo può es-
sere stimata con l’equazione:

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w e(1) =
(Q e,p +   Q e,s ) L
(3.5)
Ap  Ep

in cui:
Qe,p è il carico agente alla punta del palo in condizioni di esercizio,
Qe,s è il carico agente alla superficie laterale del palo in condizioni di esercizio,
Ap è l’area della sezione retta del palo cilindrico,
Ep è il modulo di elasticità del materiale costituente il palo,
 è un coefficiente empirico che dipende dalla distribuzio-
ne delle tensioni tangenziali di attrito e/o di aderenza late-
rale lungo il palo in condizioni di esercizio, s,e.
In particolare Vesic consiglia di assumere  = 0.5 per di-
stribuzione di s,e costante o parabolica o comunque sim-
metrica rispetto alla profondità corrispondente a metà della
lunghezza del palo e  = 0.67 per distribuzione di s,e
triangolare (Figura 3.2).
Il cedimento dovuto al carico agente alla punta del palo
Figura 3.2 – Valori del coefficiente  può essere stimato con l’equazione:
per diverse distribuzioni delle tensio-
q e,p  D
ni tangenziali in esercizio lungo il pa-
lo
w e( 2) =
E
( )
 1 −  2  I e,p (3.6)

in cui:
D è il diametro del palo (o il lato, nel caso di sezione quadrata),
qe,p = Qe,p / Ap è la pressione media alla punta del palo in condizioni di esercizio,
E è il modulo di elasticità del terreno alla profondità e sotto la punta del palo,
 è il coefficiente di Poisson del terreno,
Ie,p  0.85 è un coefficiente di influenza.
Il cedimento dovuto al carico agente alla punta del palo può anche essere stimato con l’equazione:
Q e,p  C p
w e( 2) = (3.7)
D  qp

in cui:
qp = è la pressione media alla punta del palo in condizioni di rottura,
Cp è un coefficiente empirico dipendente dal tipo di terreno e di palo per il quale Vesic (1977) con-
siglia i valori di Tabella 3.1.
Tabella 3.1 – Valori del coefficiente Cp secondo Vesic (1977)
Terreno Palo battuto Palo trivellato
Sabbia (densa o sciolta) 0.02 ÷ 0.04 0.09 ÷ 0.18
Argilla (consistente o molle) 0.02 ÷ 0.03 0.03 ÷ 0.06
Limo (denso o sciolto) 0.03 ÷ 0.05 0.09 ÷ 0.12

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Il cedimento dovuto al carico agente sulla superficie laterale del palo è dato da una relazione simile
alla (3.6):

w e ( 3) =
Q e,s D
As E
(
  1 −  2  I e,s) (3.8)

in cui:
Qe,s è la quota parte del carico di esercizio sostenuta delle tensioni tangenziali di aderenza e/o di at-
trito laterale,
As è la superficie laterale del palo,
D è il diametro del palo (o il lato se di sezione quadrata),
E è il modulo di elasticità del terreno in cui è immerso il palo,
 è il coefficiente di Poisson del terreno,
Ie,s è un coefficiente di influenza, che si stima con la relazione:
L
I e,s = 2 + 0.35  (3.9)
D
Il cedimento dovuto al carico agente sulla superficie laterale del palo può anche essere stimato con
l’equazione:
Q e,s  C s
w e ( 3) = (3.10)
L  qp

in cui:
qp = è la pressione media alla punta del palo in condizioni di rottura,
Cs è un coefficiente empirico dipendente dal tipo di terreno e di palo, determinabile con la relazione
(Vesic, 1977):
 L
C s =  0.93 + 0.16    Cp
 (3.11)
 D 
La rigidezza del palo isolato sotto il carico di esercizio è, per definizione:
Qe
k1 = (3.12)
we

Metodo di Randolph e Wroth (1978)


Il metodo assume che il palo sia un corpo cilindro, costituito da un materiale elastico lineare immer-
so in un semispazio elastico isotropo ma non necessariamente omogeneo, sottoposto in sommità ad
un carico verticale Qe (Figura 3.3). Il trasferimento del carico al terreno in cui è immerso il palo av-
viene attraverso le tensioni tangenziali lungo il fusto e la pressione normale alla base.
Un piano orizzontale alla profondità della base del palo divide idealmente il terreno in due parti: la
parte superiore si deforma solo per le tensioni tangenziali agenti lungo il fusto del palo, mentre la
parte inferiore si deforma solo per la pressione normale alla base del palo.

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Figura 3.3 – Modello elastico del terreno per il metodo di


Randolph
L’espressione per il calcolo della rigidezza è la seguente:

(3.13)

con:
Qe carico totale applicato alla testa del palo,
we spostamento della testa del palo,
L lunghezza del palo,
r0 raggio del palo,
GL modulo di taglio alla profondità della base del palo,
Gb modulo di taglio sotto la base del palo,
Gavg modulo di taglio medio lungo il fusto,
 = GL/Gb
 = Gavg/GL parametro che tiene conto della non omogeneità della rigidezza del terreno in dire-
zione verticale, e che vale:  = 1 per terreno omogeneo,  = 0.5 per rigidezza varia-
bile linearmente con profondità,
Ep modulo di Young del palo,
 = Ep/GL rapporto di rigidezza palo-terreno,
rm = 0.25 + 2.5(1-) - 0.25L massimo raggio di influenza del palo,
 = ln(rm/r0) parametro di trasferimento del carico per la superficie laterale,
 coefficiente di Poisson del terreno,

Compressibilità del palo

Secondo la teoria di Randolph e Wroth (1978) il rapporto fra il carico trasferito alla base del palo e
il carico totale vale:

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(3.14)

Naturalmente il punto più delicato è la scelta dei valori da attribuire ai parametri elastici del terreno.
I metodi sperimentali in sito e di laboratorio, e le correlazioni empiriche per la stima di G0 e delle
leggi di variazione di G con la deformazione di taglio  (leggi di decadimento del modulo di taglio),
sono oggetto del corso di Ingegneria Geotecnica Sismica. Il valore del modulo di taglio, G, da in-
trodurre nelle precedenti relazioni è nettamente inferiore al valore per piccole deformazioni, poiché
nell’intorno del palo le tensioni tangenziali e le distorsioni sono molto elevate.

ESEMPIO 3.1
Prova di carico su un palo trivellato in c.a. in argilla sovraconsolidata
D = 0.8 m Diametro
L = 24.0 m Lunghezza
Ep = 25000 MPa Modulo elastico del materiale costituente il palo,
Qe = 2.5 MN Carico d’esercizio
5
Q (MN) w (mm) w/Q
0 0
0.714 0.943 1.320 4
1.428 1.570 1.100
w/Q (mm/MN)

2.141 2.768 1.292 3


2.855 4.606 1.613
3.569 7.012 1.965
4.283 10.372 2.422 2
4.997 16.234 3.249
5.710 25.686 4.498 w/Q = 0.1403w + 0.9381
1 2
R = 0.9987

m = 0.9381 mm/MN 0
k0 = 1/m = 1.066 MN/mm
0 10 20 30

n = 0.1403 MN-1 w (mm)


Qlim = 0.9/n = 6.415 MN

Rigidezza stimata del palo isolato per il carico di esercizio


k1,e = (1 – n Qe)/m = 0.692 MN/mm
w1,e = 3.61 mm
Stime empiriche
Si assume:
E = 100 MPa Modulo elastico “efficace” del terreno,
 = 0.2 Coefficiente di Poisson del terreno

Stima con il metodo di Randolph e Wroth (1978)


r0 = D/2 = 0.4 m Raggio del palo,

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E
G= = 41.67 MPa Modulo di taglio “efficace” del terreno
2  (1 +  )
Mezzo omogeneo → G = GL = Gb = Gavg →  = GL/Gb = 1  = Gavg/GL = 1
 = Ep/GL = 600 Rapporto di rigidezza palo-terreno
rm = 0.25 + 2.5(1-) - 0.25L = 48 m Massimo raggio di influenza del palo,
 = ln(rm/r0) = 4.79 Parametro di trasferimento del carico per la superficie laterale,
2 L
L =    = 1.583 Compressibilità del palo
  r0 
4 1

Q e,p (1 − )   cosh L
= = 0.039
Qe 4 2 tanh L L
+   
(1 − )    L r0
Qe,p = 97.12 kN Carico agente alla punta del palo in condizioni di esercizio
Qe,s = 2402.88 kN Carico agente alla superficie laterale del palo in condizioni di esercizio,
4 2 tanh L L
+   
Qe (1 − )    L r0
k 1,e = = G L  r0  = 0.773 MN/mm Rigidezza stimata
we 1 4 tanh L L
1+   
 (1 − )   L r0

Qe
we = = 3.23mm Cedimento stimato sotto il carico di esercizio.
k 1,e

Stima con il metodo di Vesic (1977)


Si assume la ripartizione del carico fra punta e superficie laterale stimata con il metodo di R&W
Ap =  D2/4 = 0.503 m2 Area della sezione retta del palo,
As =  D L = 60.32 m 2
Area della superficie laterale del palo,
 = 0.5 Coefficiente empirico per distribuzione costante delle tensioni tangen-
ziali lungo il fusto del palo,
Ie,p  0.85 Coefficiente di influenza,
L
I e,s = 2 + 0.35  = 3.917 Coefficiente di influenza,
D
qe,p = Qe,p / Ap = 417 kPa Pressione media alla punta del palo in condizioni di esercizio,

w e(1) =
(Q e,p +   Q e,s ) L
= 2.48 mm Cedimento per deformazione assiale del palo,
Ap  Ep
q e,p  D
w e( 2) =
E
( )
 1 −  2  I e,p =1.26 mm Cedimento per carico alla punta del palo,
Q e,s D
w e ( 3) =
As E
( )
  1 −  2  I e,s = 1.20 mm Cedimento per carico sulla superficie laterale del palo,

w e = w e(1) + w e( 2) + w e(3) = 4.94 mm Cedimento stimato sotto il carico di esercizio.

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Qe
k 1,e = = 0.506 MN/mm Rigidezza stimata per il carico di esercizio.
we

Confronto delle stime


Rigidezza (MN/mm) Cedimento (mm)
Da prova di carico 0.692 3.61
Metodo di Randolph & Wroth 0.773 3.23
Metodo di Vesic 0.506 4.94

Cedimenti di pali in gruppo


Un palo isolato portante prevalentemente per attrito e aderenza laterale ha grande rigidezza, ovvero
subisce cedimenti modesti, per il carico di esercizio. Al contrario il cedimento di un palo apparte-
nente ad un gruppo, a causa dell’interazione fra i pali dovuta al campo di deformazioni indotte nel
terreno, è sempre maggiore del cedimento del palo isolato per eguale carico applicato, cresce con il
numero dei pali costituenti il gruppo e può diventare rilevante.
Così come i cedimenti delle fondazioni superficiali, a parità di pressione applicata, aumentano al
crescere dell’area di carico, poiché aumenta il volume significativo di sottosuolo interessato
dall’incremento delle tensioni indotte, anche per le fondazioni profonde vale la stessa regola.
L’esame qualitativo della Figura 3.4 rende evidente come i cedimenti delle fondazioni superficiali e
profonde dipendano moltissimo dai rapporti geometrici, oltre che da fattori stratigrafici e geotecnici.
La stima dei cedimenti di una palificata può essere eseguita pertanto con metodi e schemi diversi, di
differente complessità, ma sempre avendo presente l’insegnamento implicito in Figura 3.4.
L’approccio più immediato che scaturisce da quanto detto è quello della equivalenza.
La fondazione su pali può essere assimilata, a seconda dei rapporti geometrici ad una fondazione
semi-profonda costituita da un grosso palo “equivalente” (Figura 3.4a), o ad una fondazione di-
retta “equivalente” (Figura 3.4 b).
Per un gruppo quadrato di n pali di lunghezza L, diametro D e posti a interasse s, il rapporto fra il
lato della superficie quadrata che li comprende e la lunghezza è il parametro di gruppo:

R=
( )
n −1  s + D
 n
s
(3.15)
L L

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Secondo Randolph (1994), per R ≥4
si può fare riferimento allo schema
di platea equivalente, mentre per va-
lori di R inferiori a 4 e certamente
per R ≤ 2 lo schema di riferimento
più corretto è quello del grosso palo
equivalente.
Con lo schema del grosso palo
equivalente si stima con i metodi già
descritti il cedimento medio di un
unico palo avente diametro:
4
D eq =  Ag (3.16)

e modulo di Young:

(
E eq = E + E p − E ) Ap
Ag
(3.17)

Figura 3.4 – Influenza delle dimensioni di fondazioni super-


avendo indicato con Ag l’area del
ficiali e profonde sulle isobare (da Cestelli Guidi, 1981)
gruppo di pali, Ep il modulo di
Young del materiale costituente i pali, E il modulo elastico medio efficace del terreno in cui sono
immersi i pali e Ap l’area totale delle sezioni rette dei pali del gruppo.
Con il metodo della platea equivalente e pali portanti prevalentemente per attrito e/o aderenza late-
rale (Figura 3.5a), il cedimento del gruppo di pali viene stimato considerando una platea equivalente
situata alla profondità 2L’/3, avendo indicato con L’ lo spessore di terreno portante attraversato dai
pali (ovvero in assenza di strati superficiali molli o comunque di cui si trascuri il contributo, L’
coincide con la lunghezza dei pali, L). Le dimensioni della platea equivalente si ottengono diffon-
dendo il carico nello strato resistente con pendenza 4:1 fino alla profondità equivalente. Per pali
portanti prevalentemente di punta (Figura 3.5b), la platea, di dimensioni pari all’impronta del grup-
po di pali, è posta alla base dei pali. Il cedimento medio è quindi stimato con l’equazione:
w m = w pl + w (3.18)

in cui wpl è il cedimento della platea equivalente stimato con i metodi usati per la stima dei cedi-
menti di fondazioni superficiali e w è l’accorciamento elastico dei pali fino alla profondità della
platea equivalente.

Figura 3.5 – Schema della platea equivalente (Randolph, 1994)

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Stima dei cedimenti con il metodo dei coefficienti di interazione


Un diverso approccio per la stima dei cedimenti di pali in gruppo è il metodo dei coefficienti di in-
terazione (Poulos, 1968), il quale assume che lo spostamento verticale di un palo i, di rigidezza ki
per effetto del carico verticale Qi su di esso agente e del carico verticale Qj agente su un palo j di
rigidezza kj (Figura 3.6) sia espresso dalla relazione:
Qi Qj
wi = +  ij  (3.19)
ki kj

in cui ij è un coefficiente di interazione. Nel caso particolare di due pali identici soggetti a carico
eguale Q la (3.19) diviene:
 Q  (1 +  )
1
w= (3.20)
k1
in cui k1 è la rigidezza efficace (valore secante) del palo isolato per il carico Q.

Si considerino due pali identici immersi in


un terreno omogeneo a distanza s l’uno
dall’altro. Il palo 1 sia sottoposto ad un cari-
co verticale Q di intensità crescente, il palo 2
sia invece scarico. Entrambi i pali subiscono
dei cedimenti, rappresentati in Figura 3.6.
La curva carico cedimenti del palo 1 è mar-
catamente non lineare e ben rappresentata
dall’iperbole di equazione:
w1
Q= (3.21)
m + nw1
La rigidezza (variabile) del palo isolato è da-
ta da:
Q 1
k= = (3.22)
w1 m + n  w 1
Il cedimento del palo 2, scarico, può essere
assunto pari al prodotto del carico agente sul
palo 1 (Q) per un coefficiente di interazione
Figura 3.6 – Interazione fra due pali eguali in ter- 21, funzione della geometria, diviso il valo-
reno omogeneo re della rigidezza iniziale massima k0 = 1/m.
Q
w 2 =  21  (3.23)
k0
Il coefficiente di interazione può essere stimato con l’equazione:

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L
ln 
 21 = s (3.24)
L
2  ln 
d
per s > L 21 = 0
Generalizzando, il cedimento del palo i-esimo appartenente ad un gruppo di pali fra loro eguali in
terreno omogeneo può essere stimato con il metodo dei coefficienti di interazione nel modo seguen-
te:
Qi Qj
wi = +   ij  (3.25)
ki j k0
Se tutti i pali del gruppo sono soggetti (approssimativamente) allo stesso carico Q e hanno rigidezza
k, il cedimento del palo i-esimo risulta:

1 
  ij 

wi = Q  +
j
 (3.26)
k k0 
 
da cui si ricava la rigidezza del palo appartenente al gruppo:
Q 1
ki = = (3.27)
wi
1
 ij

+
j

k k0
1 w 1
ed essendo, per definizione: = = m+nw e =m risulta:
k Q k0

(3.28)

I parametri ni e mi della curva iperbolica carico-cedimenti dell’i-esimo palo risultano quindi:


ni= n e (3.29)

Un diverso metodo per la stima dei cedimenti di un gruppo di pali, basato su un’analisi statistica di
97 “case histories” ben documentati, che si riferiscono a pali eseguiti con tecnologie diverse (con,
senza e con parziale asportazione di terreno), a gruppi aventi configurazioni e numerosità molto dif-
ferenti (4 ≤ n ≤ 6500, 2 ≤ s/d ≤ 14, 10 ≤ L/d ≤ 126) e a condizioni geotecniche e stratigrafiche di-
verse, è illustrato in Russo (2018).
Il cedimento medio di un gruppo di pali può essere espresso nel modo seguente:

w = RS wS = n RG wS (3.29)

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in cui
wS è il cedimento medio di un palo isolato sotto il carico di esercizio QG/n (da determinare
preferibilmente con prova di carico),
n è il numero di pali del gruppo,
RS è un fattore di amplificazione detto rapporto di cedimento del gruppo,
RG è il fattore di riduzione del gruppo.
La migliore stima del fattore RS è data dall’equazione di regressione statistica:

RS = w / wS = 0.354 n R-1.41 R2 = 0.75 (3.30)


con
R = (n s / L)0.5 (3.31)
La rigidezza di un gruppo di n pali può essere stimata anche con il metodo semiempirico di Butter-
field & Douglas (1981) per il quale:
KG = n1- K (3.32)
Essendo K la rigidezza del palo singolo e  un coefficiente compreso tra 0.4 e 0.6.

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ESEMPIO 3.2
Si consideri un gruppo di 9 pali come quelli dell’esempio 3.1 disposti secondo una maglia quadrata
(Figura 3.7).
D = 0.8 m Diametro
L = 24.0 m Lunghezza
Ep = 25000 MPa Modulo elastico del materiale costituente il palo,
s=3m Interasse C B C

dalla prova di carico su palo isolato:


m = 0.9381 mm/MN A
k0 = 1/m = 1.066 MN/mm B B
n = 0.1403 MN-1

Le curve carico cedimenti dei pali del gruppo sono date da:
C C
B
w
Q=
 
n  w + m  1 +   ij  Figura 3.7 - Disposizione
 j  dei pali nel gruppo

L
2  ln  = 6.802
D
s = 3m L 2.079
ln  = 2.079 = 0.306
s 6.802

s  2 = 4.243m  L  1.733
= 0.255
ln  = 1.733
s 2  6.802

2  s = 6m  L  1.386
ln  = 1.386 = 0.204
 2s  6.802

s  5 = 6.708m  L  1.275
= 187
ln  = 1.275
s 5  6.802

s  8 = 8.485m  L  1.040
= 0.153
ln  = 1.040
s 8  6.802

palo A i (A) = 4x0.255 + 4x0.306 = 2.242


palo B i (B) = 3x0.306 + 2x0.255 + 2x0.187 +1x0.204 = 2.005
palo C i (C) = 2x0.306 + 2x0.204 + 1x0.255 + 2x0.187 +1x0.153 = 1.801
L’effetto gruppo comporta una forte riduzione della rigidezza dei pali, massima per il palo A inter-
no e minima per quello d’angolo C, ma non del carico limite.
Le curve carico-cedimento sia del palo isolato, sia di ciascuno dei pali del gruppo, sia infine
dell’intero gruppo sono iperboli, la cui equazione generale è:

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Giovanni Vannucchi
rev. Claudia Madiai
w
Qi =
mi + n i  w
I coefficienti mi e ni, ottenuti applicando le eq. 3.29, le rigidezze iniziali k0,i e i carichi limite, Qlim,i
sono indicati nella seguente Tabella 1.

mi ni k0,i=1/mi Qlim,i =0.9/ni


-1
(mm/MN) (MN ) (MN/mm) (MN)
Palo isolato 0.938 0.1403 1.066 6.415
Palo A del gruppo 3.040 0.1403 0.329 6.415
Palo B del gruppo 2.819 0.1403 0.355 6.415
Palo C del gruppo 2.627 0.1403 0.381 6.415
Gruppo di 9 pali 0.306 0.0156 3.271 57.74

In Tabella 2 e in Figura 3.8 sono riportate le curve carico cedimenti del palo isolato, dei pali di tipo
A, B e C del gruppo e del gruppo di 9 pali.

Tabella 2 - Curve carico cedimenti del palo isolato


e dei pali di tipo A, B e C e del gruppo
w (mm) QA (MN) QB (MN) QC (MN) QG (MN)
0 0.00 0.00 0.00 0.00
2 0.60 0.65 0.69 5.93
3 0.87 0.93 0.98 8.51
6 1.55 1.64 1.73 15.02
8 1.92 2.03 2.13 18.57
10 2.25 2.37 2.48 21.65
11 2.40 2.52 2.64 23.03
14 2.80 2.93 3.05 26.70
16 3.03 3.16 3.28 28.80
18 3.23 3.37 3.49 30.68
20 3.42 3.56 3.68 32.36
22 3.59 3.73 3.85 33.89
24 3.75 3.88 4.00 35.28
26 3.89 4.02 4.14 36.54
28 4.02 4.15 4.27 37.70
30 4.14 4.27 4.39 38.76

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Giovanni Vannucchi
rev. Claudia Madiai

Q (MN) Q (MN)
0 1 2 3 4 5 6 0 5 10 15 20 25 30 35 40
0 0

5 5

10 10

w (mm)
w (mm)

15 15

20 20

25 25

30 30

palo isolato palo A in gruppo gruppo di 9 pali


palo B in gruppo palo C in gruppo

Figura 3.8 - Curve carico cedimenti del palo isolato, dei pali di tipo A, B e C del gruppo e del
gruppo di 9 pali.

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Giovanni Vannucchi
rev. Claudia Madiai
Applicando il metodo basato sull’analisi statistica si ha:
n=9
s=3m
L = 24 m
R = (n s / L)0.5 = 1.06
RS = w / wS = 0.354 n R-1.41 = 2.93
QE = 2.5 MN
wS = 3.61 mm
QG = n QE = 22.5 MN
w = 10.6 mm
il risultato è in ottimo accordo con i valori riportati in Tabella 2.

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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fects. RIG, vol. 18,n. 1, pp. 32-51
Cestelli Guidi C. (1981) – Geotecnica e tecnica delle fondazioni. Vol. 1, Settima edizione riveduta e
aggiornata, Hoepli, Milano
Poulos H.G. (1968) - Analysis of the settlement of pile groups. Géotechnique, vol. 18, pp. 449-471
Randolph M.F. (1994) – Design methods for pile groups and piled raft. Proc. XIII ICSMFE, vol. 5,
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Randolph M.F. e Wroth C.P. (1978) - Analysis of deformation of vertically loaded piles. JGED,
Proc. ASCE, vol. 104, No GT12
Russo G. (2018) – Analysis and design of pile foundations under vertical load: an overview. Rivista
Italiana di Geotecnica, anno LII, n. 2, pp.52-71
Vesic A.S. (1977) – Design of pile foundations. National Cooperative Highway Research Program
Synthesis of Practice, No 42, Transportation Research Board, Washington D.C.

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