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Capitolo 2

Elettrostatica

2.1

Introduzione

Come `e ben noto, i fenomeni elettrostatici sono noti sin dallantichit`a. Gli studi
sistematici e con metodo scientifico, tuttavia, risalgono al XVIII secolo con gli
esperimenti di Coulomb. Nei corsi di base lintroduzione allelettromagnetismo parte
proprio dagli esperimenti da lui condotti per determinare la forza reciprocamente
esercitata da due cariche puntiformi. Lo studio di tale interazione conduce, come
sappiamo, alla definizione dellidea di campo elettrostatico e di potenziale che per
una carica puntiforme assumono la seguente forma:
1 q
r,
40 r2
1 q
.
=
40 r

E=

(2.1)
(2.2)

Un campo ed un potenziale siatto prende il nome di campo e di potenziale coulombiano. Nel precedente Cap.1 abbiamo applicato i principali operatori dierenziali
alla funzione 1/r. Da essa, con banali modifiche possiamo ricavare il potenziale coulombiano definito in eqn. 2.2. Da quanto discusso nel precedente capitolo, possiamo
facilmente desumere che:
q
r
= E,
40 r2
q
2 = E = (r)
0
=

(2.3)
(2.4)

25

26

Capitolo 2. Elettrostatica

Dove, (r) come `e noto, `e la delta di Dirac centrata nellorigine. Lespressione q(r)
denota una carica puntiforme q centrata nellorigine. Pertanto, la precedente equazione (2.4) denota il legame tra una carica sorgente puntiforme e il campo risultante
e rappresenta una delle equazioni dellelettrostatica. In particolare possiamo concludere che, per una carica puntiforme, le equazioni che determinano le propriet`a
del campo risultano:
E = ,
q
E = (r)
0

(2.5)
(2.6)

La prima equazione, come noto, equivale a


E = 0.

(2.7)

Tale equazione, assieme alla (2.6), definisce le propriet`a del campo di una carica puntiforme. In modo analogo e sfruttando ancora gli strumenti sviluppati nel
precedente capitolo, possiamo riscrivere le suddette equazioni mediante relazioni
integrali. In particolare, lintegrazione su una superficie S arbitraria della (2.7),
conduce, attraverso il teorema di Stokes alla seguente equazione:
!
E t ds = 0,
(2.8)
S

mentre, lintegrazione della (2.6) in un volume arbitrario e limpiego del Teorema


di Gauss, fornisce lequazione:
#
""
0
se q non `e contenuta in ,
dS = q
(2.9)
E n
se q `e contenuta in .
0

Prima di proseguire oltre, tuttavia, bisogna spendere qualche parola riepilogando la


definizione di distribuzione continua di carica ed introducendo le principali distribuzioni singolari, indispensabili nella determinazione di alcuni notevoli configurazioni
di campo elettrostatico.

2.2

Le sorgenti del campo elettrostatico

Distribuzione puntuale di carica


Discutiamo preliminarmente come descrivere una carica distribuita con continuit`a in
un volume. A tale scopo si consideri un volume entro cui `e distribuita una carica.

2.2. Le sorgenti del campo elettrostatico

27

Assumiamo che la carica contenuta in una porzione elementare sia almeno dello
stesso ordine del volume elementare. Ci`o garantisce che se adesso consideriamo il
limite
Q
.
lim
0
esso ha senso e converge sicuramente verso un limite finito o nullo.6 Loperazione
di limite suddetta definisce una funzione regolare (r) del punto in cui degenera il
volume . Tale funzione regolare prende il nome di densit`
a volumetrica e permette
di determinare la carica contenuta in un volume qualunque.
La funzione densit`
a definita precedentemente permette di descrivere distribuzioni

Figura 2.1. La carica `e distribuita in un volume sferico. Nella figura,


lesempio `e bidimensionale e mostra la carica distribuita in un cerchio, in modo da
poter facilmente rappresentare la funzione densit`
a n (r).
di carica distribuite in volumi finiti ma non permette di descrivere distribuzioni
concentrate in punti, oppure su superfici o linee. La descrizione di dette sorgenti,
che verranno chiamate singolari, richiede qualche considerazione aggiuntiva.
Il primo esempio di distribuzione singolare consiste nella carica puntiforme, cio`e
` evidente che con gli strumenti
una carica finita concentrata in volume nullo. E
disponibili, non siamo in grado di descrivere tale distribuzione, mediante la funzione
densit`
a (r), che risulta nulla dappertutto e non definita nel punto in cui la carica
6 Lassunzione fatta vuole in qualche modo formalizzare lipotesi del continuo, trascurando
cio
e la natura granulare della carica elettrica, necessaria anch`
e si possa definire una teoria
elettromagnetica su scala macroscopica.

28

Capitolo 2. Elettrostatica

stessa `e collocata (r = 0). Consideriamo allora una carica unitaria Q = 1 distribuita


uniformemente in un volume sferico di raggio r. La densit`a di carica risulta
(r) = Q/. La carica totale nel volume `e, per definizione,
"
Q=
(r)d

Se adesso costruiamo una successione di volumi n =


invariata nel nuovo volume, otterremo la successione

lasciando la carica Q

n (r) = n(r).
` evidente che che al crescere di n la successione non
rappresentata in Fig. 2.1. E
converge. Al contrario il suo integrale nel volume n `e uguale alla carica contenuta
nel volume e pari a 1:
"
n (r)d = 1,
se 0 n .
n

La successione n (r) converge7 definendo una particolare funzione8 identicamente nulla eccetto nel punto r = 0, mentre il suo integrale su qualunque volume
che contenga tale punto `e diverso da zero e pari alla carica contenuta nel volume.
Tale particolare funzione, che abbiamo gi`a discusso nel capitolo precedente, `e nota
come distribuzione di Dirac e si indica con (r). Tra le propriet`a della distribuzione
di Dirac, `e utile ricordare la seguente, nota come propriet`
a di campionamento:
"
F (r)(r r0 )d = F (r0 ),
se r0 .

Distribuzione superficiale di carica


Anzitutto limitiamoci a descrivere una carica distribuita con densit`a in uno strato
piano come rappresentato nella Fig. 2.2. Adesso selezioniamo una porzione di tale
strato di volume d = dxdydz. Gli spigoli del parallelepipedo hanno coordinate
7 Si osservi che non converge la successione (r) ma i suoi integrali. Tale convergenza `
e una
n
convergenza meno stringente della classica convergenza puntuale e permette di costruire funzioni,
altrimenti non definibili, come nel caso della successione in esame.
8 In realt`
a`
e improprio parlare di funzione, ma di distribuzione.

2.2. Le sorgenti del campo elettrostatico

29

Figura 2.2. Distribuzione continua di cariche in uno strato piano. La


densit`
a diventa singolare quando lo spessore viene ridotto a zero mantenendo la
carica nel volume invariata.
x = a/2, y = b/2 e z = c/2. La carica totale contenuta nel volume risulta
essere:
"""
"b/2
"c/2
"a/2
dy
(x, y, z)dz.
(2.10)
q=
d =
dx

a/2

b/2

c/2

Se adesso assumiamo (x, y, z) = (x, y)p(z) e ricordiamo che lo strato viene


schiacciato in maniera continua nella direzione z, lintegrale diventa:
q = lim

"a/2

dx

dx

"b/2

c0
a/2

"a/2

a/2

"b/2

b/2

b/2

dy

"c/2

(x, y, z)dz

c/2

(x, y)dy lim

"c/2

c0
c/2

(2.11)

p(z)dz .

(2.12)

Dovendo lultimo integrale rimanere finito e non nullo per c 0, allora la funzione
definisce una delta di Dirac, cioe p(z) = (z). Il processo di contrazione trasforma
cos` lo strato piano in un foglio piano di dimensioni ab. La distribuzione della
carica sul foglio `e descritta dalla funzione regolare . La distribuzione volumetrica,
al contrario `e singolare ed assume la forma seguente:
(x, y, z) = (x, y)(z).

(2.13)

` abbastanza naturale estendere tali risultato ad una superficie regolare qualunque


E
utilizzando una adeguato sistema di coordinate curvilinee. La distribuzione volu-

30

Capitolo 2. Elettrostatica

x=-a/2
x=a/2

y=b/2

Figura 2.3. Lo strato piano dopo la contrazione della dimensione z degenera in una porzione di piano (foglio) di dimensioni ab. Su tale foglio ritroviamo
distribuita la carica con densit`
a .
metrica fuori dal piano `e evidentemente uguale a zero, non esistendo carica al di
fuori del piano. Non appena attraversiamo il piano rileveremo una carica finita
q = xy concentrata in un volume nullo. Tale circostanza come sappiamo
viene descritta formalmente con la funzione .

z=c/2

y=-b/2
x=a/2

x=-a/2
z=-c/2
y=b/2

Figura 2.4. Distribuzione continua in un parallelepipedo lungo che viene


fatto contrarre lungo le direzioni x e y lasciando la carica costante.

Distribuzione lineare di carica


Una distribuzione altrettanto interessante `e quella che descriveremo nel seguito.
Si consideri a tal proposito una carica distribuita nel parallelepipedo di volume
= abc, come descritto in Fig. 2.4. I questo caso assumiamo che la funzione

2.3. Le equazioni fondamentali dellelettrostatica

31

densit`
a sia (x, y, z) = f (x)g(y)(z). In maniera analoga, la carica totale contenuta
nel volume risulta:

"a/2
"b/2
"c/2

f (x)dx lim
g(x)dy
(z)dz.
(2.14)
q = lim
a0
a/2

b0
b/2

c/2

Con considerazioni analoghe concludiamo che le funzioni f e g definiscono una


funzione di Dirac e pertanto:
(x, y, z) = (z)(x)(y).

(2.15)

Anche in questo caso bisogna evidenziare che la discussione pu`o essere generalizzata
ad una distribuzione lineare qualunque.

2.3

Le equazioni fondamentali dellelettrostatica

Le equazioni (2.8) e (2.9) definiscono le propriet`a del campo elettrostatico in forma


integrale. Le equazioni appena trovate rappresentano in forma diversa la definizione
della propriet`
a del campo coulombiano e, a rigori, non quelle del campo generato
da una qualunque distribuzione di cariche. Sebbene sia possibile, con lausilio della
sovrapposizione degli eetti, estendere le equazioni appena trovate al caso generale, preferiamo eettuare un salto dal punto di vista logico, definendo assiomaticamente le leggi generali del campo elettrostatico. Tale approccio `e ragionevole,
avendo come obiettivo quello di fornire adeguati strumenti operativi per lanalisi
delle configurazioni elettromagnetiche stazionarie e quasi-stazionarie, e permetter`a
di focalizzare la nostra attenzione sulle leggi generali e sugli strumenti di analisi
connessi, ricavando molti dei risultati elementari gi`a noti come casi particolari.
Conservativit`
a del campo elettrostatico: Assegnata una linea chiusa
arbitraria la circuitazione del campo elettrico E `e sempre nulla:
!
E t ds = 0,
(2.16)

Come abbiamo avuto modo di vedere nel capitolo 1 tale vincolo sul campo impone
che esso discenda da un potenziale scalare. La seguente legge consente di connettere il campo alle sorgenti, nel modo seguente.

32

Capitolo 2. Elettrostatica
Legge di Gauss Assegnata una distribuzione continua di cariche (Q),
Q e il volume in cui la carica `e contenuta, il flusso del campo
elettrostatico E attraverso la sua frontiera `e uguale alla carica contenuta
nel volume :
"""
""
1
dS =
d.
(2.17)
E n
0

Tali leggi permettono di definire una coppia di equazioni integrali la cui soluzione permette la determinazione del campo stesso. Come vedremo, la manipolazione di tali equazioni `e immediata solo quando le configurazioni delle sorgenti sono
altamente simmetriche, ovvero quando il campo dipende da una sola variabile9
Come noto 0 = 8.86 1012 [F/m] `e la costante dielettrica nel vuoto. Lintegrale al secondo membro delleq. (2.17) rappresenta la carica totale contenuta
nel volume . Scopo dellelettrostatica `e quello di determinare il campo elettrico
E a partire dalla conoscenza delle sue sorgenti. Analogamente a quanto fatto in
precedenza, `e facile riscrivere le equazioni (2.16),(2.17) in forma locale sfruttando i
teoremi di Stokes e Gauss, rispettivamente.10
E = 0;
E=

.
0

(2.18)

(2.19)

Tali equazioni permetteranno, come vedremo, dopo una semplice manipolazione di


definire lequazione fondamentale dellelettrostatica. Essa, coinvolgendo il potenziale del campo, garantisce in maniera naturale maggiore semplicit`a computazionale.

2.3.1

Alcuni esempi notevoli

Vale la pena riepilogare le procedure generali che ci consentono di determinare il


campo elettrostatico di distribuzioni notevoli di carica.
9 Tale
10 Ci`
o,

configurazione si indica comunemente come configurazione mono-dimensionale o 1-D.


ovviamente, nella ipotesi in cui il campo elettrostatico sia sucientemente regolare.

2.4. Formulazione Generale dellElettrostatica e Teorema di Unicit`a

33

Campo di una carica puntiforme e di una sfera


Campo di uno strato piano
Campo di un filo rettilineo di carica e di un cilindro

2.4

Formulazione Generale dellElettrostatica e


Teorema di Unicit`
a

Le equazioni dellelettrostatica, nella forma sia integrale che locale, coinvolgono


naturalmente il campo elettrico. Esso, dal punto di vista formale, rappresenta una
funzione vettoriale che associa ad ogni punto dello spazio un vettore.11 Ci`o rende in
generale pi`
u complessa la risoluzione delle equazioni di campo. Abbiamo visto infatti
che solo in condizioni estremamente semplificate (problemi mono-dimensionali) `e
possibile risalire facilmente alla soluzione. Quando i problemi si complicano, cioe
quando la configurazione elettrostatica non presenta simmetrie, la formulazione in
termini di campo presenta in generale maggiori dicolt`a. Per questa ragione si
preferisce trasformare le equazioni con laiuto del potenziale elettrostatico da cui
deriva, come `e noto, il campo stesso.
In particolare, leq. (2.18) implica E = . Essa, sostituita nella (2.19) conduce
a

;
0

2 = .
0

E () =

(2.20)
(2.21)

Lequazione 2.21 rappresenta una fondamentale equazione della fisica-matematica,


nota come equazione di Poisson. Essa `e una equazione alle derivate parziali, intendendo con ci`
o una equazione in cui lincognita si trova sotto il segno di derivata
parziale. Esistono diverse tecniche per la sua soluzione sia numeriche che analitiche di cui ci occuperemo pi`
u avanti. Va aggiunto che quando il secondo membro `e
nullo12 lequazione si semplifica in:
2 = 0,

(2.22)

nota come equazione di Laplace. Tali equazioni coinvolgono prodotti delloperatore


nabla che definisce un nuovo operatore chiamato laplaciano. In coordinate cartesiane, loperatore si ottiene da una moltiplicazione scalare delloperatore gradiente
11 Formalmente:
12 In

E : R3 R3 .
elettrostatica ci`
o corrisponde allassenza di cariche nel punto considerato, i.e. = 0.

34

Capitolo 2. Elettrostatica

(eq.1.19) per se stesso:


+ *
+
*

x
+
y
+

z
x
+
y
+

z
=
x
y
z
x
y
z
2
2
2
+
+
.
2 =
x2
y 2
z 2

(2.23)
(2.24)

Vale la pena provare ad illustrare la procedura corretta per ricavare il laplaciano


in coordinate cilindriche. Ricordiamo a tal proposito che nei sistemi di coordinate
curvilinee non possiamo eettuare formalmente loperazione di prodotto scalare
sui vettori simbolici, cos` come accade in coordinate cartesiane. Si ricordi perci`o
lespressione di operatore divergenza in coordinate cilindriche in 1.50, che riportiamo
per comodit`
a:
1
1 F
Fz
() F =
rFr +
+
.
(2.25)
r r
r
z
che opera sulle diverse componenti delloperando nabla mostrato in (1.25):
(r, , z) =

r +
+
z.
r
r
z

(2.26)

` evidente che il ruolo delle componenti del vettore operando F `e assunto dalle
E
componenti del vettore simbolico e, pertanto:
*
+
* +
1
1
1

2
() =
+
+
r
,
(2.27)
r r
r
r r
z z
*
+

1 2
2
1
r
+ 2
+
.
(2.28)
=
r r
r
r 2
z 2

2.4.1

Soluzione dellequazione di Poisson nello spazio libero

A questo punto ci stiamo chiedendo come trovare la soluzione dellequazione di


Poisson, ma, in realt`
a ne conosciamo gi`a una soluzione in condizioni abbastanza
generali. A tal fine si consideri una distribuzione di carica in un volume finito,
come rappresentato in Fig. 2.5. Si consideri nel volume una porzione elementare di
carica dq = (Q)d nel punto Q del volume d. Tale porzione elementare di carica
`e in realt`a una carica puntiforme e il suo potenziale nel punto P e coulombiano:
d(P ) =

1 dq(Q)
,
40 r

(2.29)

2.4. Formulazione Generale dellElettrostatica e Teorema di Unicit`a

35

Figura 2.5. Distribuzione continua di cariche al finito


essendo r la distanza tra P e Q. Il potenziale della distribuzione si determina semplicemente per sovrapposizione degli eetti e conduce, come `e noto, allequazione:
"""
(Q)
1
d.
(2.30)
(P ) =
40
r

Si osservi che il punto Q individua la carica allinterno della distribuzione e pertanto


`e sempre contenuto nel volume .
Se adesso sostituiamo leq. (2.30) nelleq. di Poisson in (2.21) otteniamo:
"""
1
1
(Q)2 d =
(2.31)
2 (P ) =
40
r

"""
1
=
(Q) [4(P Q)] d =
(2.32)
40

(P )
=
.
0

(2.33)

Si osservi che nella derivazione della (2.33)`e stata sfruttata la propriet`a del laplaciano di 1/r. Infine va anche notato che 2 opera solo su 1/r che dipende dalla
variabile P mentre dipende solo dalla variabile Q. Si riconosce subito che il potenziale (2.30) `e la soluzione dellequazione di Poisson riferita ad una qualunque
distribuzione di carica estesa ad una regione finita dello spazio. Infine, vale la pena
osservare che il potenziale suddetto soddisfa anche alla condizione di regolarit`a al-

36

Capitolo 2. Elettrostatica

linfinito, cio`e tende a zero allinfinito.

Figura 2.6. Dominio in cui lequazione di Laplace-Poisson `e definita

2.4.2

Soluzione dellequazione di Poisson in un dominio finito

Come trattare il problema fondamentale dellelettrostatica se il dominio in cui determinare il campo non `e lintero spazio ma un suo sottoinsieme finito? Tale condizione `e molto pi`
u realistica dal momento che la conoscenza delle sorgenti `e sempre
limitata ad una regione finita e non a tutto lo spazio. Tale limitazione apre una
fondamentale domanda:
Quali sono le condizioni che ci permettono di determinare il campo in una
regione finita conoscendo ivi le sorgenti?
Una risposta soddisfacente a tale questione viene oerta dalla formulazione del
seguente problema, noto come problema di valori al contorno per lequazione di
Laplace/Poisson.
Si consideri a tal proposito una regione finita al cui interno `e assegnata una carica
con densit`
a , qualsiasi, come illustrato in Fig. 2.7. Vedremo tra poco che lo sforzo
richiesto consiste nello specificare il valore del potenziale incognito sulla frontiera
che in qualche modo tiene in conto gli eetti della carica esterna al volume. In
particolare, mostreremo che la determinazione univoca di un campo elettrostatico

2.4. Formulazione Generale dellElettrostatica e Teorema di Unicit`a

37

in un volume richiede la soluzione del seguente problema:

, P ,
0
[]Q1 = f (Q),
,
= g(Q),
n Q2

C 0 (),

2 =

1 2 = .

(2.34)
(2.35)
(2.36)
(2.37)
(2.38)

In altri termini che la funzione incognita soddisfi simultaneamente lequazione


di Laplace/Poisson e la condizione sulla frontiera del dominio. La condizione sulla
funzione potenziale sulla frontiera `e nota come condizione di Dirichelet, mentre
quella sulla derivata normale di come condizione di Neumann. Il problema in
esame, imponendole tutte e due su parti diverse della frontiera definisce un problema
di tipo misto. La derivazione del Teorema di Unicit`
a per il problema suddetto
richiede in via preliminare la discussione di alcuni fondamentali strumenti di analisi,
noti come Identit`
a di Green.
Prima identit`
a di Green
Per illustrare il teorema di Green conviene considerare il teorema di Gauss
per un campo vettoriale assegnato, F nel dominio13 (6.7):
!!!
!!
Fd = F n

(2.39)

Assumendo F = , riscriviamo loperatore divergenza come segue:


() = 2 + ,

(2.40)

sostituendo adesso nellequazione (2.39) si ricava lequazione:


!!!

"

%
!! $
#

2 + d =
dS,
n

(2.41)

nota come prima identit`


a di Green. Essa verr`
a sfruttata nel seguito per
mostrare lunicit`
a del problema rappresentato dalle equazioni (2.34)-(2.35).
13 Si osservi che il teorema derivato nel capitolo precedente pu`
o facilmente generalizzarsi ad
un dominio Rn , la cui frontiera `
e un dominio chiuso di dimensione n 1, cio
e in simboli
Rn1 , con n 2.

38

Capitolo 2. Elettrostatica

Seconda identit`
a di Green
Se adesso scambiamo il ruolo delle funzioni e , si ottiene lidentit`
a nella
forma seguente:
%
!!!
!! $
"
#

dS.
(2.42)
2 + d =
n

Sottraendo membro a membro le equazioni (2.41) e (2.42) otteniamo la seguente seconda identit`
a di Green, nota anche come Teorema di Green:
%
!!!
!! $
" 2
#

2 d =

dS.
(2.43)
n
n

Adesso proviamo a dimostrare laermazione fatta allinizio del paragrafo con un


minimo di formalismo. Per comodit`a riscriveremo le equazioni che definiscono il
problema aggiungendo anche le ipotesi di regolarit`a della funzione incognita. Infine considereremo uno specifico problema in cui su parte della frontiera si assume
una condizione di Dirichelet e sulla rimanente una condizione di Neumann. Tale
problema per lequazione di Laplace-Poisson si dice misto.
Unicit`
a per lequazione di Laplace Poisson
Dato il problema:

, in ,
0
= F (x, y),

2 =
&

[(P )]P 1
'

(P )
n

= G(x, y),

(2.44)
(2.45)
(2.46)

P 2

dove = 1 2 . Esiste una ed una sola funzione , definita in un


" #
, dove
dominio dello spazio e continua fin sulla frontiera, cioe C 0

= , che `e soluzione del problema (2.44) -(2.46).

Dimostriamo il teorema ipotizzando per assurdo che esistano due soluzioni distinte,
definite nel dominio , che indichiamo come 1 (x, y) e 2 (x, y). Allora la funzione
u = 1 2 soddisfa al seguente problema omogeneo:
2 u = 0,
[u(P )]P 1 = 0,
,
u(P )
= 0,
n P 2

in ,

(2.47)
(2.48)
(2.49)

2.4. Formulazione Generale dellElettrostatica e Teorema di Unicit`a

39

Sfruttando adesso la prima identit`a di Green (2.41), per la funzione w = uu,


risulta:
+
"""
"" *
. 2
/
u
dS.
(2.50)
u u + |u|2 d = u
n

Adesso, il primo addendo nellintegrale al primo membro si annulla, in virt`


u
della (2.47), mentre il secondo membro dellequazione `e identicamente nullo dal
momento che in qualunque parte della frontiera si annulla u oppure u/n,
come imposto dalle equazioni (2.48)- (2.49). Pertanto risulta:
"""
|u|2 d = 0,
(2.51)

che impone al potenziale u di essere identicamente nullo nella dominio chiuso .


Ci`
o, pertanto implica che 1 = 2 , contro lipotesi. Questo dimostra lunicit`a della
soluzione di un problema di Laplace-Poisson, con condizioni al contorno di miste 14 .
Vale la pena sottolineare che alla luce della dimostrazione fatta anche il potenziale
(2.30) `e lunico potenziale elettrostatico di una distribuzione di cariche che `e regolare
allinfinito.
A conclusione di questo paragrafo, vale la pena di sottolineare che lunicit`a
del problema di condizioni al contorno per lequazione di Laplace-Poisson non `e
verificato quando si assumono condizioni di Neumann su tutta la frontiera. Infatti,
formulando nelle stesse condizioni precedentemente definite il seguente problema:

(2.52)
2 = , in ,
0
,
(P )
= G(x, y),
(2.53)
n P

con un identico procedimento per assurdo ricaviamo che u = (1 2 ) = 0 il


che non implica, a dierenza del caso precedente in cui si imponeva u = 0 su tutta o
parte della frontiera, che u si annulli allinterno del dominio. Possiamo solo concludere che u = 1 2 = K, con K costante arbitraria. Questo ci porta a concludere
che il problema posto ammette soluzioni che dieriscono per una costante. Tuttavia, dal momento che il nostro interesse `e rivolto alla determinazione del campo
elettrostatico, unica grandezza misurabile, tale conclusione non ha alcuna influenza
fisicamente rilevante. Cos` diremo che in qualunque condizione che il problema di
valori al contorno per lequazione di Laplace-Poisson ammette soluzione unica 15
14 Cio
e
15 O,

di Dirichelet su una parte della frontiera e di Neumann sulla parte rimanente.


equivalentemente, che il modello dellelettrostatica `
e ben posto.

40

Capitolo 2. Elettrostatica

2.5

Funzione di Green

Prima di introdurre la funzione di Green conviene fare riferimento allequazione


(2.43) assumendo
=

1 1
,
40 r

(2.54)

con r = |r r | che, come `e noto, `e il potenziale coulombiano osservato nel punto


r di una carica unitaria centrata nel punto r . Sfruttando la propriet`a espressa nel
Cap. 1, `e facile manipolare lequazione (2.43) come segue:
+
""" *
1
1 1 2

(r )( (r r ))
d
0
40 r

,
-+
""" *
(r )
1 1
1

d
(r)
0
40 r
0

"""
(r )
1
d
(r)
40
r

"""
1
1
(r )
(r) =
d +
40
r
40

+
"" *

= dS (2.55)
n
n

+
"" *

= dS (2.56)
n
n

+
"" *

= dS (2.57)
n
n

+
"" *
1 1
dS .(2.58)

n r
r n

Si ricordi che n `e la normale alla superficie di integrazione dS , mentre individua


il dominio in cui `e localizzata la carica. Tale equazione rappresenta una generalizzazione del potenziale di una distribuzione arbitraria di cariche in un volume finito.
Infine al secondo membro il potenziale sulla frontiera e la sua derivata normale non
sono indipendenti, alla luce del teorema di unicit`a che abbiamo dimostrato precedentemente16 . Finora il potenziale di una carica puntiforme `e stato assunto in
` interessante perci`o chiedersi quale sia la forma del potenziale di
spazio libero. E
una carica puntiforme unitaria in presenza di condizioni al contorno assunte sulla
frontiera di un volume finito.

16 Essa in realt`
a rappresenta una equazione integrale.
Classica, p. 38 cit.

Cfr.

J.D. Jackson, Elettrodinamica

2.5. Funzione di Green

41

Funzione di Green
Definiamo come funzione di Green, il potenziale soluzione del seguente problema17 :
(r r )
0
GD (r , r ) = 0.

2 GD (r, r ) =

(2.59)
(2.60)

Se adesso utilizziamo la seconda identit`


a di Green, (2.43), scegliendo le funzioni GD e il potenziale elettrostatico soluzione del problema:
(r )
0

(r , r ) = f (r ),
2 (r, r ) =

(2.61)
(2.62)

possiamo scrivere:
%
!!!
!! $
"
#

GD

G
dS .
(r )2 GD GD (r, r )2 d =
D
n
n

(2.63)

Sfruttando adesso le equazioni (2.59)-(2.62), la (2.63) diventa:


%
!! $
!!!

(r) =
(r )GD (r, r )d 0 f (r ) GD (r, r ) dS .
n

(2.64)

Vale la pena osservare che la conoscenza della funzione di Green permette di


determinare il potenziale di qualunque distribuzione che soddisfa al problema
(2.61)-(2.62). Proviamo adesso a comprendere quale sia la forma della funzione
di Green a partire dal potenziale coulombiano. Come abbiamo gi`
a verificato,
il potenziale coulombiano `e la soluzione del seguente problema:
$
%
1 1
1
2
= (r r )
(2.65)
40 r
0
1 1
= 0.
(2.66)
lim
r 40 r
Sottraendo membro a membro le equazioni (2.59) e (2.65) si ottiene che la
funzione dierenza
1 1
(r, r ) = GD (r, r )
(2.67)
40 r
17 Abbiamo assunto in questo caso una condizione al contorno di tipo Dirichelet. Successivamente
discuteremo il caso di condizioni di Neumann sulla frontiera.

42

Capitolo 2. Elettrostatica
soddisfa allequazione di Laplace ed alla condizione al contorno:
& '
1
1
.
(r , r ) =
40 r r

(2.68)

La funzione in (2.67) `e una funzione armonica che verifica la condizione


(2.68) ed `e in realt`
a il potenziale nella regione prodotta da un insieme di
cariche poste fuori dal dominio che garantiscono il soddisfacimento della
condizione al contorno (2.60). La forma pi`
u generale che assume la funzione
di Green con condizioni di Dirichelet risulta preci`
o data da:
GD (r, r ) = (r, r ) +

1 1
.
40 r

(2.69)

In alcuni casi particolari basta una sola carica per soddisfare alla condizione
al contorno. A tale carica si d`
a il nome di carica immagine. Alcuni esempi li
esamineremo nel seguito.
Consideriamo adesso un problema con condizioni al contorno di tipo Neumann, come descritto nel seguito:
(r )
0

(2.70)

(r , r ) = g(r ),
n

(2.71)

2 (r, r ) =

La scelta di una funzione di Green GN con condizioni di Neumann nulle (i.e.


omogenee) sulla frontiera, sembrerebbe la scelta naturale. Tuttavia, ad una
pi`
u attenta analisi, risulta evidente che tale condizione risulta incompatibile
con la legge di Gauss. Infatti risulta
!!
1
GN (r, r ) n dS =
(2.72)
0

!!
1
GN

(r, r )dS =
,
(2.73)
n
0

dal momento che la frontiera contiene la carica unitaria. Ci`


o impone che
GN
GN
1
=

0
e
perci`
o
assumiamo
=
,
dove
A
`
e
larea
della
superficie
n
n
0 A
chiusa . Lequazione (2.63) si riscrive pertanto come:
!!!

%
!! $
"
#
GN

(r )2 GN GN (r, r )2 d =

G
dS ,
N
n
n

(2.74)

2.5. Funzione di Green

43

Imponendo il vincolo sulla derivata normale di GN otteniamo:

(r) =

!!!

(r )GN (r, r )d +

!!
!!
1
(r )dS 0 g(r )GN (r, r )dS .
A

(2.75)
Si osservi che nellequazione precedente il potenziale incognito non si pu`
o
esprimere come funzione esplicita di tutti gli altri dati del problema, dal momento che compare nel secondo membro dellequazione. Fortunatamente,
tale termine (il valor medio di sulla superficie ) `e una costante non nota
a priori. Se ricordiamo che il nostro interesse `e orientato al calcolo del campo
elettrostatico, tale costante `e del tutto ininfluente 18 .

P
r
-q

r''
-D

+q

r'
D

V=0

Figura 2.7. Piano indefinito a potenziale nullo in presenta di una carica


puntiforme +q. La carica posta simmetricamente al piano `e la carica immagine.

18 Si potrebbe erroneamente pensare che essendo tale costante del tutto ininfluente ai fini del
N
= 0, eliminando cos` a priori il valor medio
calcolo del campo, si sarebbe potuto assumere G
n
di . Scegliere in questo modo la condizione al contorno su GN modifica tuttavia la funzione GN
e conduce ad un campo elettrico che non soddisfa alla legge di Gauss!

44

Capitolo 2. Elettrostatica

2.5.1

Problemi di valori al contorno mono-dimensionali

Funzione di Green per il piano


Proviamo adesso, come esempio, a determinare la funzione di Green per un piano.
Ci`
o equivale a trovare il potenziale di una carica puntiforme unitaria in prossimi`a di
un piano a potenziale nullo (GD = 0 sul piano). Come abbiamo visto, la funzione
di Green assume la seguente forma:
GD (r, r ) = (r, r ) +

1 1
,
40 r

ove (r, r ) `e un potenziale armonico nella regione in cui `e presente la carica puntiforme unitaria. Ci`
o comporta che esso pu`o intendersi come il potenziale generato
da una distribuzione di cariche poste al di fuori della regione di interesse in cui
la carica puntiforme q `e collocata, come rappresentato nella Fig.2.5.
Con riferimento al sistema di coordinate illustrato in figura, `e semplice valutare
il potenziale delle due cariche. In particolare:
(r) =
(r) =

q
1
q
1
0
=
,

2
40 |r r |
40 (x D) + (y a)2 + z 2

q
1
q
1
0
=
.

2
40 |r r |
40 (x + D) + (y a)2 + z 2

(2.76)

(2.77)

La somma delle due funzioni (r) + (r) `e identicamente nulla se x = 0, e


pertanto rappresenta la funzione di Green per il piano, una volta assunto q = 1.
potenziale esterno ad una sfera di carica ;
potenziale tra due strati piani di carica

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