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90 Capitolo 2

*2.88 Un supporto per l'isolamento dalle vibrazioni costituito da un'asta A di rag-


gio R 1 = lO mm e da un tubo B di raggio interno R2 = 25 mm incollati a un cilindro
cavo di gomma lungo 80 mm con modulo di rigidezza G = 12 MPa. Si calcoli la mas-
sima forza ammissibile P che pu essere applicata all'asta A se il suo spostamento non
deve superare 2.50 mm.
*2.89 Un supporto per l'isolamento dalle vibrazioni costituito da un'asta A di rag-
gio R 1 e da un tubo B di raggio interno R2 incollati a un cilindro cavo di gomma lun-
8 BO mm go 80 mm con modulo di elasticit tangenziale G = 10.93 MPa. Si calcoli il valore ri-
_l_ chiesto per il rapporto R2 /R 1 se una forza P di lO kN deve produne uno spostamen-
to dell'asta A di 2 mm.
*2.90 Si dimostri che per ogni materiale il rapporto G /E tra il modulo di elasticit
tangenziale e il modulo di Young sempre minore di 1/2 e maggiore di l/3 . [Sugge-
rimento: si faccia riferimento all'Equazione (2.43) e al Paragrafo 2.13 .]
*2.91 Le costanti di un materiale E, G , K e v sono collegate dalle Equazioni (2.33)
Figura P2.88 e P2.89 e (2.43). Si dimostri che ognuna di queste costanti pu essere espressa in funzione di
qualsiasi altre due costanti. A esempio, si dimostri che: (a) K = GE/(9G-3E); (b)
v = (3K- 2G)/(6K + 2G).

2.16 Distribuzione di sforzi e deformazioni sotto


carico assiale; principio di Saint-Venant
Si fino a ora supposto che, in un elemento soggetto a carico assiale, gli sfor-
zi normali fossero distribuiti uniformemente su ogni sezione perpendicolare
ali' asse dell'elemento. Come si visto nel Paragrafo 1.3, una simile ipotesi
pu essere completamente errata nelle immediate vicinanze dei punti di ap-
plicazione dei carichi. Per la determinazione degli sforzi effettivi in una da-
ta sezione di un elemento richiede la soluzione di un problema staticamente
indeterminato.

r Nel Paragrafo 2.9, si visto che un problema staticamente indeterminato che


comporti la determinazione di forze si pu risolvere considerando gli sposta-
menti causati da queste forze. dunque ragionevole concludere che la deter-
minazione degli sforzi in un elemento richiede l'analisi delle deformazioni pro-
dotte dagli sforzi nell'elemento. Questo essenzialmente l'approccio che siri-
trova nei libri di testo avanzati, dove si utilizza la teoria matematica dell'ela-
sticit per calcolare la distribuzione degli sforzi corrispondenti a varie moda-
lit di applicazione dei carichi alle estremit dell'elemento. Poich in questa
trattazione si presuppongono strumenti matematici pi limitati, ci si limiter a
detenninare la distribuzione degli sforzi nel caso particolare in cui si utilizzi-
no due piastre rigide per trasmettere il carico all'elemento (Figura 2.53).
Se si applicano i carichi al centro di ciascuna piastra, 9 queste si sposteran-
no l'una verso l'altra senza ruotare, provocando una diminuzione di lun-

9 Pi precisamente, la retta di azione comune dei carichi dovrebbe passare per il baricentro del-
Figura 2.53 la sezione (cfr. Paragrafo 1.3).
Sforzi e deformazioni - Caric hi assiali 91

ghezza dell'elemento e un contemporaneo aumento dello spessore e della


larghezza. ragionevole ipotizzare che l'elemento rimanga diritto, che le
sezioni piane rimangano piane e che ogni parte dell'elemento si deformi nel-
lo stesso modo, poich tale ipotesi chiaramente compatibile con le condi-
r
zioni al contorno assegnate. Ci illustrato nella Figura 2.54, che mostra
un modello di gomma prima e dopo l'applicazione del carico. 10 Se ogni par-
te si deforma allo stesso modo, la distribuzione delle deformazioni deve es-
sere uniforme in tutto l'elemento. In altre parole la deformazione assiale t:Y
e la deformazione laterale Ex = - VEY sono costanti. Inoltre, se gli sforzi non
superano il limite di proporzionalit, si pu applicare la legge di Hooke e
scrivere <JY = EEY, da cui segue che anche lo sforzo normale rimane costan-
te. Cos la distribuzione degli sforzi rimane costante in tutto l'elemento e,
in ogni punto,

(J y = (<J)med = A
p
(a)
t P'
(b)

Figura 2.54
Se per i carichi sono concentrati, come illustrato in Figura 2.55, le zone nel-
le immediate vicinanze dei punti di applicazione dei carichi sono soggette a
sforzi molto elevati, mentre altre parti vicine ali' estremit deli' elemento non
risentono della presenza dal carico. Ci pu essere verificato osservando che
vicino ai punti di applicazione dei carichi si producono grandi spostamenti e
quindi anche forti deformazioni e grandi sforzi, mentre non si hanno defor-
r
mazioni negli angoli.
Se si considerano zone sempre pi lontane dalle estremit, si nota per, sul-
la sezione dell'elemento, una distribuzione degli spostamenti, e quindi de-
gli sforzi e delle deformazioni, progressivamente pi uniforme. Questo
aspetto illustrato ulteriormente nella Figura 2.56 che mostra, per una pia-
stra sottile rettangolare soggetta a carichi concentrati, la distribuzione del-
lo sforzo su varie sezioni ottenuta tramite calcoli effettuati con metodi ma-
tematici avanzati.
Si nota che, a una distanza b da una delle estremit, dove b la larghezza del-
la piastra, la distribuzione degli sforzi sulla sezione pressoch costante, e il
valore dello sforzo <JY in un punto qualsiasi della sezione pu essere ritenuto
pari al valore medio P/ A. Quindi si pu ritenere che, a una distanza pari o
superiore alla larghezza dell'elemento, la distribuzione degli sforzi su una se- P'
zione sia la stessa indipendentemente dal fatto che l'elemento venga caricato
Figura 2.55
come in Figura 2.53 o come in Figura 2.55. In altre parole, a eccezione del-
le immediate vicinanze delle zone di applicazione del carico, si pu ritenere
che la distribuzione degli sforzi sia indipendente dalle effettive modalit di
applicazione del carico. Questa affermazione non valida solo per i carichi
assiali, ma praticamente per ogni tipo di carico ed nota come principio di

10
Si noti che per gli elementi lunghi e snelli vi un ' altra configurazione possibile e in genere
questa a prevalere se il carico sufficientemente elevato; l'elemento si instabilizza e assume una
forma curva. Si discuter questo aspetto nel Capitolo Il .
92 Capitolo 2

r
b

a min =0.973 amed a min = 0.668 a med a mi n = 0.198 amed


amax :::; 1.027 a med a max = 1.387 a med a max = 2.575 a med

P'

Figura 2.56

Saint-Venant, dal nome del matematico e ingegnere francese Adhmar Barr


de Saint-Venant (1797-1886).
Anche se il principio di Saint-Venant permette di sostituire un carico asse-
gnato con uno pi semplice allo scopo di calcolare gli sforzi in un elemento
strutturale, quando lo si applica si dovrebbero sempre tenere presenti due pun-
ti importanti:

l. Il carico effettivo e il carico utilizzato per calcolare gli sforzi devono


essere staticamente equivalenti.
2. Gli sforzi nelle immediate vicinanze dei punti di applicazione dei ca-
richi non possono essere calcolati in questo modo. Per determinare la
distribuzione degli sforzi in queste zone occorre svolgere analisi speri-
mentali o teoriche pi accurate.

Si deve anche osservare che le piastre utilizzate per ottenere una distribuzio-
ne degli sforzi uniforme nell'elemento di Figura 2.54 devono permettere al-
l'elemento di espandersi liberamente in direzione trasversale. Quindi le pia-
stre non possono essere vincolate rigidamente all'elemento; si deve supporre
che esse siano semplicemente a contatto con le basi dell'elemento prismati-
co e che siano abbastanza levigate da non impedire l'espansione trasversale
dell'elemento.
Mentre per un elemento soggetto a compressione si riescono in pratica a
realizzare alle estremit le condizioni suddette, ci risulta impossibile per
un elemento da porre in trazione. Non ha per importanza che si sia in gra-
do o no di costruire e utilizzare un sistema di fissaggio per l'applicazione
di carichi a elementi tale che la distribuzione degli sforzi nell'elemento sia
uniforme.
La cosa importante essere in grado di immaginare un modello che possa
permettere una simile distribuzione degli sforzi e di tenerlo presente in mo-
do da poterlo successivamente paragonare con le reali condizioni di carico
che si incontrano in pratica.

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