Sei sulla pagina 1di 5

Laurea specialistica - Corso di Laurea in Ingegneria Civile IDRAULICA II - prof.

Vittorio Bovolin
Appunti integrativi sui fenomeni di laminazione delle piene per invaso

1. Generalità

Allo scopo di diminuire il picco durante un evento di piena è possibile prevedere la


realizzazione di serbatoi di laminazione e di casse di espansione1. Questi interventi strutturali
consentono di trattenere temporaneamente una parte del volume dell’onda entrante, restituendo
a valle un’onda con un colmo ridotto. I serbatoi sono costituiti da una capacità d’invaso posta
in serie al corso d’acqua, ottenuta realizzando uno sbarramento dello stesso, usualmente nei
tratti montani, ove la valle si presenta più stretta. Le casse di espansione, invece, sono capacità
d’invaso ubicate lateralmente al corso d’acqua, al quale sono connesse con sfioratori
longitudinali o con strutture opportune per la derivazione di una frazione della portata fluente.
Esse sono realizzate nei tratti vallivi o di pianura, sistemando, con opportune arginature,
superfici di ampia estensione, destinate ad essere invase dalle acque solo per eventi di piena di
un certo rilievo.
In Italia sono pochi gli esempi di opere del tipo suddetto, destinate esclusivamente alla
laminazione delle piene, mentre sono stati realizzati molti serbatoi ad uso idroelettrico, civile o
irriguo.
Nei serbatoi a scopo multiplo, la moderazione delle piene è una finalità secondaria rispetto a
quella di utilizzazione idraulica, essendo lasciata disponibile per la laminazione di una piena,
una capacità ridotta, costituita dal volume compreso fra la quota di massima regolazione e
quella di massimo invaso, pari alla quota del piano di coronamento meno il franco2.
Il moto nei serbatoi è di tipo vario, ma può essere studiato trascurando i fenomeni
propagatori che si verificano nel serbatoio, ipotizzando che il riempimento e lo svuotamento
avvenga istantaneamente rimanendo il pelo libero sempre orizzontale3.

Fig.1.1 – Efflusso da una luce di scarico superficiale. La quota di massima regolazione coincide con la quota
della cresta sfiorante.

1Tra gli interventi strutturali si annoverano quelli mirati ad incrementare la capacità di smaltimento del corso d'acqua, quali ad
esempio l'ampliamento delle sezioni idrauliche e l'adeguamento delle strutture arginali.
2Si rimanda all’Appendice A sulle definizioni riguardanti le opere di sbarramento così come riportate nel Decreto Min.LL.PP.
24 marzo 1982 -Norme tecniche per la progettazione e la costruzione delle dighe di sbarramento.
3 I modelli fondati su tale ipotesi sono detti statici.

Gennaio 2004 - Ver. 1.1 1


Redatto da Vittorio Bovolin - Giacomo Viccione
Laurea specialistica - Corso di Laurea in Ingegneria Civile IDRAULICA II - prof. Vittorio Bovolin
Appunti integrativi sui fenomeni di laminazione delle piene per invaso

2. Impostazione del problema

Le equazioni che governano i fenomeni di invaso e svaso nei serbatoi, nell’ipotesi di modello
statico, sono l’equazione di continuità, scritta in forma integrale per tutto il serbatoio, e
l’equazione dinamica costituita dalla relazione fra volume invasato V e portata effluente Qu
dalle luci di scarico:

 dV a)
Qe − Qu = dt
 2.1
 b b)
 Qu = a ⋅ V

avendo l’esponente b valori tipici pari a 0.125 ÷ 0.5 per serbatoi dotati di luce a battente e 1 ÷
1.5 per quelli aventi luce a sfioro libero.
E’ possibile esprimere il volume accumulato in funzione del tirante idrico secondo la
seguente legge di invaso:

V = W ⋅ hc 2.2

cosicché la portata in uscita è esprimibile in funzione del carico sulla luce

Qu = d ⋅ h e 2.3

In cui d = a ⋅W b dipende dalle caratteristiche geometriche del sistema serbatoio - luce di


scarico mentre e = b ⋅ c , tipicamente è posto pari a 0.5 per una luce a battente oppure a 1.5 per
una luce a sfioro libero. Il deflusso dal serbatoio può avvenire da vari altri tipi di scarico, quali
canali a debole o forte pendenza, gallerie di derivazione, imboccature a calice,ecc. per ognuno
dei quali è ben nota, dall’idraulica, la relazione Qu = f(h).
Il predimensionamento delle luci di scarico può essere svolto mediante le formule di
Marone:

Gennaio 2004 - Ver. 1.1 2


Redatto da Vittorio Bovolin - Giacomo Viccione
Laurea specialistica - Corso di Laurea in Ingegneria Civile IDRAULICA II - prof. Vittorio Bovolin
Appunti integrativi sui fenomeni di laminazione delle piene per invaso

 V i 
Qu(s,max
) =Q 
e ,max  1 − 2.4.a

 Vp

per efflusso da una luce a sfioro libero oppure

3/ 2
 V 
Q (b ) = Qe ,max  1 − i  2.5.a
u ,max  Vp
 

per una luce di efflusso a battente.


Nelle 2.4.a e 2.5.a Qu,max è la portata di picco uscente attraverso l’organo di scarico, Qe,max è
la portata di picco entrante nel serbatoio, Vi è il volume invasato compreso tra la quota di
massimo invaso zmi e la quota della cresta sfiorante zcs mentre Vp è il volume complessivo
dell’onda di piena .
D’altra parte, nel caso di efflusso da uno sfioratore frontale, la 2.3 si specializza nella
seguente forma

Qu(s,max
) = µ ⋅ 2 g ⋅ L ⋅ ( z − z )3 2
s s mi cs 2.4.b

in cui µs è il coefficiente di efflusso dello sfioratore4, mentre Ls è la lunghezza della soglia


incognita del problema di progetto, determinabile in prima approssimazione uguagliando la
2.4.a con la 2.4.b.
Allo stesso modo, la portata scaricata da una luce di fondo circolare è esprimibile come

π ⋅ D2
Q (b )
u ,max = µb ⋅ ⋅ 2 g ( z mi − zb ) 2.5.b
4

essendo ora µb il relativo coefficiente di efflusso5, D il diametro e zb la quota del baricentro.

4
Coefficiente pari a 0.48 per un profilo Creager.
5
Kirchoff dimostrò per una luce a spigolo vivo un valore coincidente con il coefficiente di contrazione pari a π/π+2; in questo
caso però, il coefficiente d’efflusso risulta essere prossimo a 1 data l’assenza di una sezione contratta.

Gennaio 2004 - Ver. 1.1 3


Redatto da Vittorio Bovolin - Giacomo Viccione
Laurea specialistica - Corso di Laurea in Ingegneria Civile IDRAULICA II - prof. Vittorio Bovolin
Appunti integrativi sui fenomeni di laminazione delle piene per invaso

3. Risoluzione numerica

L’equazione di continuità 2.1.a (EDO del 1°ordine) può essere risolta numericamente, sulla
base del seguente schema esplicito nel tempo:

Qe ,i − µ s ⋅ 2 g ⋅ Ls ⋅ (zi − zcs ) 32
− µb ⋅
π ⋅ D2
⋅ 2 g ( zi − zb ) =
[(
W ⋅ zi +1 − z fs )c − (zi − z fs )c ] 3.1
4 ∆t

dove:
- il pedice i è il passo di integrazione;
- Qe,i = Qe,i(t) è la portata entrante (idrogramma di progetto);
- µs è il coefficiente di efflusso dello sfioratore frontale (=0.48 per un profilo tipo
Creager);
- Ls è la lunghezza della soglia dello sfioratore frontale (incognita del problema di
progetto);
- zi è la quota del pelo libero nel serbatoio assunta all’istante temporale ti;
- zcs è la quota della soglia dello sfioratore frontale;
- µb è il coefficiente di efflusso dello scarico di fondo (=Cc·Cv prodotto del coefficiente di
contrazione per il coefficiente di velocità, Idraulica, Vincenzo Marone, pag. 115);
- D è il diametro della luce a battente;
- zb è la quota del baricentro della luce a battente;
- zfs è la quota di riferimento per la misura dei volumi;
- ∆t è il passo di integrazione.

Assegnato allora l’idrogramma di ingresso Qe,i(t) e le caratteristiche geometriche della luce a


battente, il problema di progetto consiste nel determinare la lunghezza da assegnare allo
sfioratore frontale sulla base della condizione zmax = zmi, essendo zmax la massima quota del pelo
libero nel serbatoio e zmi la quota di massima regolazione, a partire da una quota idrica iniziale
z0 coincidente con la quota della soglia dello sfioratore frontale (condizione più gravosa).
Viceversa, fissato sempre l’idrogramma di ingresso, la geometria del sistema serbatoio – luci
di scarico, la quota z0 del pelo libero nel serbatoio all’istante t = 0, il problema di verifica
consiste nell’assicurare il rispetto della condizione zmax <= zmi.

Gennaio 2004 - Ver. 1.1 4


Redatto da Vittorio Bovolin - Giacomo Viccione
Laurea specialistica - Corso di Laurea in Ingegneria Civile IDRAULICA II - prof. Vittorio Bovolin
Appunti integrativi sui fenomeni di laminazione delle piene per invaso

Appendice A
Di seguito vengono riportate le definizioni così come riportate nel Decreto Min.LL.PP. 24
marzo 1982 – Norme tecniche per la progettazione e la costruzione delle dighe di
sbarramento, paragrafo A.2.:
Altezza della diga: è il dislivello tra la quota del piano di coronamento (esclusi parapetti ed
eventuali muri frangionde) e quella del punto più basso della superficie di fondazione (escluse
eventuali sottostrutture di tenuta).
Quota di massimo invaso: è la quota massima a cui può giungere il livello dell'acqua
dell'invaso ove si verifichi il più gravoso evento di piena previsto, escluso la sopraelevazione
da moto ondoso.
Quota di massima regolazione: è la quota del livello d'acqua al quale ha inizio,
automaticamente, lo sfioro degli appositi dispositivi.
Altezza di massima ritenuta: è il dislivello tra la quota di massimo invaso e quella del punto
più depresso dell'alveo naturale in corrispondenza del paramento di monte.
Franco: è il dislivello tra la quota del piano di coronamento e quella di massimo invaso.
Franco netto: è il dislivello tra la quota del piano di coronamento e quella di massimo invaso
aggiunta a questa la semiampiezza della massima onda prevedibile nel serbatoio.
Volume totale di invaso: è la capacità del serbatoio compresa tra la quota di massimo invaso
e la quota minima di fondazione; per le traverse fluviali è il volume compreso tra il profilo di
rigurgito più elevato indotto dalla traversa ed il profilo di magra del corso di acqua sbarrato.
Volume utile di regolazione: è il volume compreso fra la quota massima di regolazione e la
quota minima del livello dell'acqua alla quale può essere derivata, per l'utilizzazione prevista,
l'acqua invasata.
Volume di laminazione: è il volume compreso fra la quota di massimo invaso e la quota
massima di regolazione, ovvero, per i serbatoi specifici per laminazione delle piene, tra la
quota di massimo invaso e la quota della soglia inferiore dei dispositivi di scarico.

Gennaio 2004 - Ver. 1.1 5


Redatto da Vittorio Bovolin - Giacomo Viccione

Potrebbero piacerti anche