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Giovanni Vannucchi

5. Pali soggetti ad azioni orizzontali statiche


Introduzione
Vi sono casi in cui la componente orizzontale delle forze trasmesse dalla struttura in elevazione ai
pali di fondazione non è trascurabile o è addirittura prevalente. Si pensi, ad esempio, alle opere di
sostegno, alle strutture soggette a forti azioni del vento o del sisma, alle strutture off-shore soggette
all’azione delle onde, alle opere portuali soggette all’impatto di navi, a palificate per la stabilizza-
zione di movimenti franosi, etc.
Le azioni orizzontali possono essere trasmesse dalla struttura in elevazione ai pali e da questi al ter-
reno in cui sono immersi (pali attivi) oppure essere conseguenza del moto incipiente del terreno cui
i pali oppongono resistenza (pali passivi). In condizioni sismiche i pali sono contemporaneamente
attivi e passivi.
Le azioni orizzontali possono essere statiche, ovvero tali da non produrre forze d’inerzia, oppure di-
namiche. Possono essere costanti nel tempo o monotòne o cicliche.
Lo studio del comportamento di una fondazione superficiale o profonda dovrebbe tenere conto delle
azioni (forze verticali, forze orizzontali e momenti) agenti contemporaneamente, ovvero della risul-
tante eccentrica e inclinata dei carichi trasmessi in fondazione.
La stima della capacità portante di fondazioni superficiali per carichi eccentrici ed inclinati è ogget-
to del corso di Geotecnica. In particolare, per una fondazione diretta soggetta a carico inclinato, ov-
vero con componente verticale V e orizzontale H, si è definito il dominio di rottura, nel piano H-V.
Un simile approccio è stato applicato da vari Autori an-
che alle fondazioni profonde. Ad esempio, Cho e
Kulhaway (1995) in base ai risultati di prove di carico
non drenate su pali trivellati in terreni argillosi propon-
gono il dominio di rottura rappresentato in Figura 5.1.
Con il simbolo Q è indicata la componente verticale del
carico e con H quella orizzontale. Si osservi come la ca-
pacità portante per carico verticale di trazione sia inferio-
re alla capacità portante per carico verticale di compres-
sione.
Tuttavia, tradizionalmente e per ragioni di semplicità lo
studio del comportamento di un palo di fondazione è af-
frontato separatamente per le azioni verticali e per quelle
orizzontali.
In entrambi i casi si utilizzano metodi e modelli differen-
ti per descrivere il comportamento delle fondazioni in
condizioni limite di rottura (capacità portante), finalizzati
alle verifiche allo Stato Limite Ultimo (SLU), e in con-
dizioni di esercizio, finalizzati alle verifiche allo Stato
Limite di esercizio (SLE).
Si consideri un palo a sezione circolare immerso in un
Figura 5.1 – Dominio di rottura di un mezzo omogeneo. In assenza di azioni orizzontali e di
palo trivellato in argilla in condizioni momenti applicati in sommità, le tensioni orizzontali
non drenate (Cho e Kulhaway, 1995) mutue di interfaccia sono assialsimmetriche, a risultante
zero.

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Se viene applicata una forza orizzontale in sommità le


tensioni orizzontali si modificano come indicato in Fi-
gura 5.2. La risultante delle tensioni orizzontali mutue
p(z) [F L-1], diretta nella direzione dello spostamento y,
varia con l’intensità della forza applicata e con la pro-
fondità dal piano campagna. Poiché le tensioni e le de-
formazioni indotte dalla forza orizzontale, e quindi la
risultante p(z), si riducono con la profondità, esiste una
profondità critica oltre la quale gli effetti indotti dalla
forza orizzontale divengono trascurabili. Se il palo ha
lunghezza superiore a tale profondità la lunghezza del
palo e le proprietà geotecniche del terreno sottostante la
profondità critica risultano ininfluenti sulla risposta del
Figura 5.2 – Tensioni mutue di interfac-
sistema. La profondità critica, e più in generale la rispo-
cia palo-terreno per azioni orizzontali
sta del sistema palo-terreno all’applicazione di una forza
applicate in sommità
orizzontale in sommità, dipendono da numerosi fattori,
fra cui: 1) l’entità e le modalità di applicazione del carico (statico, ciclico o dinamico), 2) le condi-
zioni di vincolo alla testa del palo (sommità libera o impedita, parzialmente o totalmente, di ruotare),
3) rigidezza del palo (EpJp), e in misura minore 4) forma della sezione (circolare, quadrata, a doppio
T, e 5) materiale costituente il palo (calcestruzzo, acciaio, legno). La tecnologia di realizzazione del
palo, molto influente sul comportamento in esercizio e a rottura dei pali per azioni verticali, è inve-
ce poco influente sul comportamento per azioni orizzontali. Ciò è motivato dal fatto che il volume
di terreno che condiziona il comportamento del palo sotto carichi orizzontali è molto maggiore di
quello relativo ai carichi verticali, ed è quindi meno influenzato dagli effetti della installazione del
palo stesso.

Carico limite di un palo verticale isolato per azioni orizzontali.


Quando un palo è caricato con una forza
orizzontale agente in sommità, in condizio-
ni di rottura il terreno a tergo del palo nella
porzione di terreno più superficiale tende a
staccarsi, mentre di fronte al palo, si forma
un cuneo di rottura (Figura 5.3). A profon-
dità maggiori, il terreno defluisce lateral-
mente al palo, e non vi è distacco a tergo.
Pertanto nella parte superiore, la resistenza
limite non si sviluppa integralmente, men-
tre nella zona inferiore raggiunge il valore
massimo.
Per pali in terreno incoerente, con resisten-
za al taglio, in termini di tensioni efficaci:
 =  '  tan ' (5.1)
Figura 5.3 – Cuneo di terreno superficiale in condi- Broms assume che la reazione limite, ovve-
zioni di rottura per azioni orizzontali (Reese & Van ro il valore limite della risultante delle ten-
Impe, 2001) sioni orizzontali mutue plim(z) sia:
(5.2)

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avendo indicato con ’v0(z) la tensione litostatica efficace alla profondità z, con d il diametro del
palo, e con kP il coefficiente di spinta passiva.
Tale relazione, in cui il coefficiente amplificativo della spinta passiva pari a 3 trova giustificazione
nel fenomeno di rottura tridimensionale e non piano del
terreno a contatto con il palo, è stata comun-
que giudicata da molti Autori una sottostima
della reale resistenza limite (Figura 5.4).
Nei terreni coesivi con resistenza al taglio, in
termini di tensioni totali:
 = cu (5.3)
la resistenza limite orizzontale cresce con la
profondità fino a raggiungere un valore mas-
simo multiplo costante della coesione non dre-
nata cu del terreno.
In generale può scriversi:
(5.4)
in cui il parametro N dipende dal meccanismo
Figura 5.4 – Confronto fra valori della reazione di rottura (a cuneo tridimensionale a piccola
limite orizzontale adimensionalizzata in terreni profondità e piano bidimensionale a profondità
incoerenti secondo vari Autori (Randolph, 2003) maggiori), dalla forma della sezione del palo e
dalla scabrezza della superficie.
Sulla base di osservazioni sperimentali Broms (1964a) ritiene che l’andamento della reazione limite
orizzontale in terreno coesivo sia quello indicato nel grafico di sinistra in Figura 5.5 e propone di
assumere ai fini progettuali l’andamento indicato nel grafico di destra, ovvero:

(5.5)

Ciò premesso, per la stima del carico limite


di un palo verticale isolato per azioni oriz-
zontali si può fare riferimento alla classica
teoria di Broms (1964a, 1964b), che consi-
dera pali a sezione circolare immersi in un
mezzo omogeneo incoerente o coesivo, con
la sommità libera o impedita di ruotare. In
terreni incoerenti la reazione limite orizzon-
tale è stimata con l’eq. (5.2), in terreni coe-
sivi con l’eq. (5.5). Si assume inoltre un
comportamento rigido perfettamente-
Figura 5.5 – Reazione limite orizzontale in terreni plastico del terreno e del palo.
coesivi secondo Broms (1964a) La determinazione del carico orizzontale
limite di rottura del sistema palo-terreno di
fondazione si basa sull’applicazione dei due teoremi dell’analisi limite:

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Teorema statico: il carico limite è il più grande dei carichi cui corrisponde un diagramma dei mo-
menti staticamente ammissibile.
Teorema cinematico: il carico limite è il più piccolo dei carichi cui corrisponde un meccanismo ci-
nematicamente ammissibile.
L’applicazione di una forza orizzontale crescente in sommità del palo produce una progressiva mo-
bilitazione della resistenza del terreno e contemporaneamente un aumento dello stato di sollecita-
zione nel palo.
Il diagramma dei momenti flettenti lungo il palo ha come limite superiore il diagramma dei momen-
ti plastici. Quando in una sezione viene raggiunto il valore del momento plastico vi si determina la
formazione di una cerniera che consente, rimanendo costante il valore del momento per quella se-
zione, la rotazione relativa dei due tronchi di palo e la ridistribuzione del diagramma dei momenti
flettenti.
Per un palo libero in sommità sono possibili due meccanismi di rottura:
- il primo, detto “meccanismo di palo corto e rigido”, corrisponde alla completa mobilitazione
della resistenza limite del terreno circostante il palo senza che in nessuna sezione il momento
flettente abbia raggiunto il valore limite di formazione di una cerniera plastica. La rottura avvie-
ne allora con un moto di rotazione rigida del palo, integro e sostanzialmente rettilineo, intorno
ad un punto posto ad una certa profondità;
- il secondo, detto “meccanismo di palo lungo e flessibile”, corrisponde alla formazione di una
cerniera plastica nel palo. Il tronco superiore ruota allora rigidamente intorno a tale cerniera e
determina di conseguenza la completa mobilitazione della resistenza limite del terreno compre-
so tra la superficie e la profondità della cerniera plastica.
Il procedimento per la determinazione del carico limite è pertanto il seguente: si calcola il carico
orizzontale limite corrispondente al meccanismo di palo corto e rigido imponendo l’equilibrio alla
traslazione e alla rotazione di tutto il palo, e si verifica che in nessuna sezione del palo sia superato
il momento di plasticizzazione, cioè che il diagramma del momento calcolato sia staticamente am-
missibile. Se tale verifica non è soddisfatta il meccanismo di rottura è di palo lungo e flessibile, ed il
carico limite può essere determinato dalle condizioni di equilibrio del tronco di palo compreso tra la
superficie e la profondità della cerniera plastica.
Per un palo con sommità impedita di ruotare sono possibili tre meccanismi di rottura:
- il meccanismo di palo corto e rigido si manifesta per collasso del terreno di fondazione con una
traslazione rigida del palo soggetto ad una forza orizzontale costante. Il diagramma dei momenti
flettenti del palo è in questo caso tutto interno al diagramma dei momenti plastici, ed il valore
massimo corrisponde alla sezione di incastro;
- se in tale sezione, prima che sia completamente mobilitata la resistenza passiva del terreno, il
momento flettente eguaglia il momento di plasticizzazione, vi si forma una cerniera plastica per
cui ad ogni ulteriore incremento del carico applicato corrisponde una rotazione rigida della se-
zione di incastro (incastro scorrevole, sezione impedita di ruotare e libera di traslare).
In tali condizioni il carico applicato può ancora crescere fino a quando non sia totalmente mobiliz-
zata la resistenza limite del terreno, e si manifesti il “meccanismo di palo di lunghezza e rigidezza
intermedia” oppure fino a quando in una seconda sezione del palo il momento flettente eguagli il
momento plastico con la conseguente formazione di una seconda cerniera plastica.

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In quest’ultimo caso il tronco di palo compreso tra le due cerniere plastiche avrà movimenti tali da
determinare la plasticizzazione del terreno ad esso corrispondente e la rottura del sistema si manife-
sta con meccanismo di palo lungo e flessibile.
Il procedimento per la determinazione del carico orizzontale limite è pertanto il seguente: con
un’equazione di equilibrio alla traslazione del palo e con riferimento ad un diagramma di reazione
limite del terreno per l’intera lunghezza del palo si determina la forza orizzontale limite del mecca-
nismo di palo rigido e si calcola il momento flettente alla sezione di incastro. Se tale valore è infe-
riore al momento plastico il meccanismo di rottura è effettivamente quello di palo rigido, se invece
risulta superiore occorre considerare l’equilibrio alla rotazione e alla traslazione di tutto il palo, li-
bero e con applicata in sommità, oltre alla forza orizzontale, una coppia eguale al momento plastico,
verificando poi che in nessuna sezione sia superato il momento plastico. Se tale verifica risulta sod-
disfatta il meccanismo di rottura è quello di palo di lunghezza e rigidezza intermedia, se invece la
verifica non è soddisfatta occorre considerare l’equilibrio di un tronco superiore di palo alle cui
estremità siano applicate le coppie eguali ai rispettivi momenti plastici. Il meccanismo di rottura è
in tal caso quello di palo lungo e flessibile.
I procedimenti di stima del carico orizzontale limite sopra descritti sono del tutto generali e possono
essere applicati anche a pali in terreni non omogenei e stratificati, e con momento plastico variabile,
purché si conosca il profilo della reazione limite e del momento plastico. Tradizionalmente si fa ri-
ferimento a pali con momento plastico eguale per tutta la lunghezza e ai profili di reazione limite
proposti da Broms, secondo i seguenti schemi.
Per lo schema di palo libero in sommità, mec-
canismo di palo corto e rigido, e terreno incoe-
rente il centro di rotazione è prossimo alla pun-
ta del palo e per semplicità Broms suggerisce di
assumere che coincida con la punta (Figura 5.6).
Sotto tale ipotesi dall’equazione di equilibrio
alla rotazione intorno alla punta del palo si ri-
cava:
  d  L3  k P
H= (5.6)
2  (e + L )
Affinché si verifichi il meccanismo di palo cor-
to e rigido occorre che il momento flettente
Figura 5.6 - Palo libero in sommità, meccanismo massimo risulti inferiore al momento plastico.
di palo corto e rigido, e terreno incoerente
La profondità f alla quale si annulla il taglio e
quindi è massimo il momento flettente vale:
2 H
f=  (5.7)
3 kP   d
Il momento flettente massimo vale:
 2 
M max = H   e + f  (5.8)
 3 

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Se il valore di Mmax così calcolato è maggio-


re del valore del momento di plasticizzazione
My della sezione, il meccanismo è quello di
palo lungo e flessibile.
Il meccanismo di palo lungo e flessibile per
un palo libero in sommità in terreno incoe-
rente è mostrato in Figura 5.7.
Il collasso avviene quando il momento mas-
simo eguaglia il momento di plasticizzazione
della sezione, My, da cui:
My
H= (5.9)
2 2 H
e+  
Figura 5.7 - Palo libero in sommità, meccanismo di 3 3 kP   d
palo lungo e flessibile, e terreno incoerente

Lo schema di palo con la sommità impedita


di ruotare in terreno incoerente e meccani-
smo di palo corto e rigido è illustrato in Fi-
gura 5.8.
Dall’equazione di equilibrio alla traslazione
in condizioni di rottura si determina:
3
H=    d  L2  k P (5.10)
2
2
M max = HL (5.11)
3
Figura 5.8 - Palo con sommità impedita di ruotare, Anche in questo caso affinché si verifichi il
meccanismo di palo corto e rigido, e terreno incoe- meccanismo di palo corto e rigido occorre
rente che il momento flettente massimo risulti in-
feriore al momento plastico.
Lo schema di palo con la sommità impedita
di ruotare in terreno incoerente e meccani-
smo di palo di lunghezza e rigidezza inter-
media è illustrato in Figura 5.9. Il meccani-
smo di rottura prevede la formazione di una
sola cerniera plastica alla sezione di inca-
stro del palo. Dall’equilibrio alla rotazione
intorno alla punta del palo si ottiene:
L2 My
H =  d  kP +
2 L
(5.12)
Figura 5.9 - Palo con la sommità impedita di ruotare,
meccanismo di palo di lunghezza e rigidezza inter- La profondità alla quale si verifica il mo-
media, e terreno incoerente mento massimo risulta:

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2H
f= (5.13)
3   d  kP
e Mmax vale:
f3
M max = H f − My −  d   kP (5.14)
2
In questo caso affinché si verifichi il meccanismo di palo di lunghezza e rigidezza intermedia, oc-
corre che il momento flettente massimo relativo Mmax risulti inferiore al momento plastico.
Infine lo schema di palo con la sommità
impedita di ruotare in terreno incoerente e
meccanismo di palo lungo e flessibile è illu-
strato in Figura 5.10 e si ha quando risulta
Mmax > My. In tal caso la rottura avviene con
la formazione di due cerniere plastiche, la
prima alla sezione di incastro e la seconda
alla profondità data dall’eq. (5.13).
2H
f= (5.13)
3   d  kP
La forza limite orizzontale risulta dall’equa-
zione:
Figura 5.10 - Palo con la sommità impedita di ruota-
2
re, meccanismo di palo lungo e flessibile, e terreno H   f = 2 My (5.15)
incoerente 3

La soluzione delle equazioni precedenti è facilitata dall’uso del grafico adimensionale di Figura
5.11.

Figura 5.11 – Abaco per la determina-


zione della forza orizzontale limite per
pali con sommità impedita di ruotare in
terreno incoerente omogeneo

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Lo schema di palo libero in sommità, meccani-


smo di palo corto e rigido, e terreno coesivo se-
condo Broms è mostrato in Figura 5.12. Il palo
ruota rigidamente intorno ad un punto posto ad
una certa profondità dal piano campagna. La
reazione limite del terreno è quella indicata in
figura. In corrispondenza alla sezione a profon-
dità z = 1.5d + f il momento è massimo e il ta-
glio è nullo. Pertanto per l’equilibrio in direzio-
ne orizzontale si ha:
H
f = (5.16)
9  cu  d
Figura 5.12 - Palo libero in sommità, meccani-
smo di palo corto e rigido, e terreno coesivo a profondità z il momento massimo vale:

M max = H  (e + 1.5  d + 0.5  f ) = 2.25  c u  d  g 2 (5.17)


e poiché è:
L = 1.5  d + f + g (5.18)
la soluzione si ottiene risolvendo il sistema di 3 equazioni (5.16, 5.17 e 5.18) nelle 3 incognite H, f,
g.
Affinché si verifichi il meccanismo di palo corto e rigido occorre che il momento flettente massimo
risulti inferiore al momento plastico. Se il valore di Mmax calcolato è maggiore del momento plasti-
co My, il meccanismo è quello di palo lungo e flessibile.
Il meccanismo di palo lungo e flessibile per un
palo libero in sommità in terreno coesivo è mo-
strato in Figura 5.13. La rottura avviene con la
formazione di una cerniera plastica localizzata
in corrispondenza del massimo momento flet-
tente, alla profondità z = 1.5d +f, in cui f è an-
cora dato dall’eq. (5.16).

H
f = (5.16)
9  cu  d
Si ha poi:

M y = H  (e + 1.5  d + 0.5  f ) (5.19)

Figura 5.13 - Palo libero in sommità, meccani-


smo di palo lungo e flessibile, e terreno coesivo

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Lo schema di palo con la sommità impedita di


ruotare in terreno coesivo e meccanismo di palo
corto e rigido è illustrato in Figura 5.14.
La forza orizzontale limite vale:
H = 9  c u  d  (L − 1.5  d ) (5.20)
e il momento massimo nella sezione di incastro:

 (L + 1.5  d )
H
M max = (5.21)
2
Affinché si verifichi il meccanismo di palo cor-
Figura 5.14 - Palo con la sommità impedita di to e rigido occorre che il momento flettente
ruotare, meccanismo di palo corto e rigido, e ter- massimo risulti inferiore al momento plastico.
reno coesivo

Lo schema di palo con la sommità impedita di


ruotare in terreno coesivo meccanismo di palo
di lunghezza e rigidezza intermedia è illustrato
in Figura 5.15. Il meccanismo di rottura preve-
de la formazione di una sola cerniera plastica
alla sezione di incastro del palo. Dall’equilibrio
alla traslazione orizzontale per il tronco di palo
al di sopra della sezione di momento massimo
risulta:
H = 9  cu  d  f (5.22)
Alla profondità z=1.5d+f, il momento è massi-
Figura 5.15 - Palo con la sommità impedita di mo e il taglio è nullo, da cui:
ruotare, meccanismo di palo di lunghezza e rigi-
dezza intermedia, e terreno coesivo

(5.23)

L’equazione di equilibrio alla rotazione intorno alla sezione di incastro, ove si forma la cerniera pla-
stica, è la seguente:
g2 f 
M y + 9  cu  d  − 9  c u  d  f   + 1.5  d  = 0 (5.24)
4 2 
inoltre è:
L = 1.5  d + f + g (5.25)
La soluzione si ottiene risolvendo il sistema di 4 equazioni (5.22, 5.23, 5.24 e 5.25) nelle 4 incogni-
te H, f, g, Mmax. Affinché si verifichi il meccanismo di palo di lunghezza e rigidezza intermedia oc-
corre che il momento flettente massimo relativo Mmax risulti inferiore al momento plastico.

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Infine lo schema di palo con la sommità impe-


dita di ruotare in terreno coesivo e meccanismo
di palo lungo e flessibile è illustrato in Figura
5.16. Tale meccanismo si manifesta se il valore
di Mmax calcolato per palo di lunghezza inter-
media è maggiore del valore del momento di
plasticizzazione della sezione, My
La rottura avviene con la formazione di due
cerniere plastiche, la prima alla sezione di inca-
stro e la seconda alla profondità (1.5 d + f).
L’equazione di equilibrio alla rotazione del trat-
to di palo fra le due cerniere plastiche è:
Figura 5.16 - Palo con la sommità impedita di H  (1.5  d + 0.5  f ) = 2  M y (5.26)
ruotare, meccanismo di palo lungo e flessibile, e
terreno coesivo e poiché è:
H = 9  cu  d  f (5.22)
il valore della forza limite H si ottiene risolvendo l’equazione:
H 2 + 27  c u  d 2  H − 36  c u  d  M y = 0 (5.27)

La soluzione delle equazioni precedenti è facilitata dall’uso del grafico adimensionale di Figura
5.17.

Figura 5.17 - Abaco per la determinazione della forza orizzontale limite


per pali con sommità impedita di ruotare in terreno coesivo omogeneo

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Momenti plastici di sezioni in c.a. e in acciaio


Alcuni valori dei momenti plastici My di sezioni circolari in c.a. calcolati per Rck = 250 e con
Feb38K, assumendo un copriferro di 5 cm sono elencati in Tabella 5.1 (Viggiani, 1999).
Per pali in acciaio il momento plastico può essere stimato con la seguente equazione:
 Z
M y = Z  s =    M e = f  M e (5.28)
W
ove:
Me = s W è il momento massimo elastico,
s è la tensione di snervamento dell’acciaio, limite elastico apparente,
W è il modulo di resistenza elastico,
Z è il modulo plastico,
f = Z/W e un fattore di forma

Tabella 5.1 – Momenti plastici di sezioni circolari in c.a.


d (m) Armatura My (kNm) d (m) Armatura My (kNm)
6  16 61.8 10  20 365.8
0.40 8  20 114.7 0.80 20  24 994.3
8  24 177.5 22  30 1574
6  16 89.2 16  20 714.9
0.50 8  20 215.7 1.00 22  26 1672
8  24 347.1 30  30 2778
8  16 154.0 16  24 1235
0.60 12  24 384.4 1.20 26  26 2330
12  30 600.1 38  30 4333

Per sezioni simmetriche il modulo plastico è pari a due volte il momento statico di metà della sezio-
ne retta rispetto all’asse di simmetria:
Z = 2  Sx (5.29)
Sfruttando tale proprietà è agevole valutare il momento plastico di sezioni a doppio T poiché nei ca-
taloghi dei profilati sono generalmente indicati i valori dei momenti statici, comunque per profili ad
ala larga il fattore di forma varia tra 1.10 e 1.22 circa per carico applicato nella direzione del mas-
simo momento resistente.
Per la sezione tubolare a parete sottile, di diametro d e spessore s, il modulo di resistenza elastico
vale:

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 d3    2  s 4 
W =    1 − 1 −   (5.30)
  
32   d  

ed il modulo plastico:
 d 3    2  s 3 
Z =    1 − 1 −   (5.31)
 6    d  

Pertanto il fattore di forma f = Z/W vale f = 1.40 per s = d/10 e tende al valore limite f = 1,27 per s
tendente a zero.

Carico limite per azioni orizzontali di pali in gruppo


La capacità portante di pali in gruppo per azioni orizzontali si esprime attraverso un coefficiente di
efficienza che rappresenta il rapporto fra il carico limite del gruppo e la sommatoria dei carichi limi-
te dei pali del gruppo:
H lim .G
= (5.32)
H lim
Sulla base di una limitata evidenza sperimentale alcuni Autori suggeriscono di assumere:
s
0.7   = 0.06  + 0.52  1 (5.33)
d
Secondo AGI (1984) per s/d >5 l’efficienza  tende all’unità, mentre per s/d = 2.5÷3 l’efficienza
può ridursi a 0.5. Inoltre, a parità di numero di pali, un gruppo rettangolare resiste meglio se la forza
orizzontale agisce parallelamente al lato corto.

Comportamento di un palo isolato per azioni orizzontali d’esercizio


Il comportamento di un palo soggetto ad azioni orizzontali può essere affrontato con modelli di tre
tipi che schematizzano il terreno, rispettivamente, come:
- una serie di molle indipendenti fra loro (alla Winkler),
- un mezzo continuo elastico,
- un mezzo continuo elasto-plastico.
Nel seguito faremo riferimento solo a modelli del primo tipo (alla Winkler), sebbene essi abbiano il
limite di non consentire la stima degli effetti in termini di spostamenti di un palo per azioni applica-
te su un altro palo.
Nei modelli a molle indipendenti la reazione del terreno sul palo (p), ad una generica profondità (z),
può essere definita in funzione dello spostamento orizzontale (y) del palo a quella profondità:
p = k h ( z, y )  y (5.34)
È in tal modo possibile tenere conto di terreni stratificati e di risposta non lineare. La relazione fra
la reazione del terreno e lo spostamento del palo ad una data profondità z, è detta curva p-y. Secon-
do Reese e Van Impe (2001) le curve p-y hanno una forma che dipende dal tipo di terreno e posso-
no essere ricondotte a quattro tipi, rispettivamente per: argille tenere sotto falda, argille dure sotto
falda, argille dure sopra falda e sabbie (Figura 5.18).

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a) Andamento caratteristico di una curva p – y b) Andamento caratteristico di una curva p – y


in argille tenere sotto falda in argille dure sotto falda

c) Andamento caratteristico di una curva p – y d) Andamento caratteristico di una curva p – y


in argille dure sopra falda in sabbie

Figura 5.18 – Andamenti caratteristici di curve p-y per diversi tipi di terreno

L’uso di curve p-y consente anche di tenere conto contemporaneamente del comportamento in eser-
cizio e a rottura, e della storia di carico, e in particolare della degradazione della rigidezza del terre-
no per carichi ciclici e irregolari (Vannucchi e Ghinelli, 1983).
Per utilizzare modelli a molle non lineari, ovvero per fare uso delle curve p-y, è però necessario ri-
correre a metodi numerici e a procedimenti iterativi. Nelle applicazioni correnti, si assume una ri-
sposta lineare del terreno, eventualmente riferendosi ad un modulo secante “equivalente”.
L’equazione generale della linea elastica è la seguente:
d4y
EpJp  + kh d  y = 0 (5.35)
dz 4
In cui d è il diametro del palo, y lo spostamento orizzontale e z la profondità. Sono state proposte
soluzioni in cui il coefficiente di reazione orizzontale (kh) è costante o variabile con la profondità

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con diverse leggi (lineare, esponenziale, polinomiale, costante su due strati, etc). Nel seguito consi-
dereremo solo i casi di kh costante e variabile linearmente con la profondità.
Il palo soggetto ad azioni orizzontali può essere trattato in modo formalmente analogo alla trave su
suolo elastico alla Winkler, di larghezza pari al suo diametro (supposto costante), sollecitata dalle
azioni applicate in sommità e dalle incognite reazioni del terreno lungo il fusto, tenendo però pre-
senti le differenze, oltre alle analogie. In particolare:
- essendo la trave-palo immersa nel terreno, anche se il mezzo non ha resistenza a trazione, il vin-
colo è bilatero;
- la variabilità del terreno di fondazione in direzione verticale è molto maggiore che in direzione
orizzontale, sia a causa della dipendenza della rigidezza del terreno dalle tensioni di confina-
mento e quindi dalle tensioni litostatiche sia per le variazioni stratigrafiche;
- essendo gli spostamenti dell’asse palo molto dipendenti dalla distanza del punto di applicazione
del carico, massimi in sommità e smorzati con la profondità, anche in un terreno omogeneo è
necessario tenere conto della non linearità della curva tensioni-deformazioni o di un modulo
“equivalente” secante variabile con la profondità.
- le azioni sono (nel caso di pali attivi) applicate in sommità, ovvero ad una estremità della trave-
palo, e poiché le sollecitazioni e i movimenti di traslazione e rotazione si smorzano rapidamente
con la profondità, molto spesso la trave-palo può essere considerata semi-illimitata;
In particolare il comportamento del palo può essere messo in relazione ad un fattore di rigidezza re-
lativa palo-terreno dipendente dalla legge di variazione del modulo ipotizzata.
Per il caso di modulo di reazione costante (kh = cost.), che può essere utilizzato per terreni argillosi
sovraconsolidati, la soluzione è quella già vista per la trave orizzontale su suolo elastico con azioni
(forza e/o coppia) applicate ad una estremità. Per palo con sommità impedita di ruotare il momento
di incastro si determina imponendo la condizione di congruenza di rotazione nulla nella sezione di
incastro. Il fattore di rigidezza relativa è:
EpJp
R=4 (5.36)
kh d
in cui Ep e Jp sono il modulo elastico e il momento di inerzia della sezione del palo e d è il diametro.
Il palo libero in sommità si comporta come rigido se L ≤ 2R e come flessibile se L > 3R.
Il palo con sommità impedita di ruotare si comporta come rigido se L ≤ 0.7R e come flessibile se L
> 2R.
Per la scelta del valore più appropriato da assegnare al coefficiente kh si può ipotizzare che il terre-
no sia isotropo e assumere il valore ottenuto con le indicazioni di letteratura per il modulo di rea-
zione verticale (ved. cap.1), oppure ricorrere alla seguente equazione (Chiarugi e Maia, 1969), vali-
da per pali flessibili e con sommità impedita di ruotare:

E E  d4
kh   12
(
d  1− 2 ) Ep  Jp
(5.37)

in cui E e  sono rispettivamente il modulo elastico “equivalente” e il coefficiente di Poisson del


terreno.
Broms (1964a) suggerisce di stimare il valore di kh in base ai risultati di prove di compressione
semplice con la seguente relazione:

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qu
k h = n 1  n 2  80  (5.38)
d
ove n1 ed n2 sono coefficienti empirici funzione rispettivamente della resistenza a compressione
semplice (qu) e del materiale costituente il palo, come indicato nelle Tabelle 5.2 e 5.3, e d è il dia-
metro del palo.

Tabella 5.2 - Coefficiente n1 Tabella 5.3 - Coefficiente n2


qu (kg/cm2) n1 Materiale costituente il palo n2
qu < 0.5 0.35 Acciaio 1.00
0.5 <qu < 2.0 0.06 qu + 0.32 Calcestruzzo 1.15
2.0 <qu 0.44 Legno 1.30

Terzaghi suggerisce di stimare kh con la relazione:


b
kh = kp  (5.39)
1.5  d
In cui b = 0.3 m è il lato della piastra di carico e d il diametro del palo (in metri). In tabella 5.4 sono
riportati i valori di kp suggeriti da Terzaghi per argille sovraconsolidate.

Tabella 5.4 – Valori di kp per argille sovraconsolidate


qu (kPa) 100-200 200-400 > 400
kp (kN/m3) 160-320 320-640 > 640
kp (valore consigliato) 240 480 960

Davisson (1970) consiglia di stimare kh per argille sovraconsolidate con l’equazione:


cu
k h = 67  (5.40)
d
Nel caso di modulo di reazione costante con lo spostamento y ma proporzionale alla profondità z:
z
kh = nh  (5.41)
d
che può essere utilizzato per pali in sabbie e in argille N.C., l’equazione della linea elastica del palo
diviene:
d4y
EpJp  + nh  z  y = 0 (5.42)
dz 4
in tal caso, il fattore di rigidezza relativa è:
EpJp
T=5 (5.43)
nh

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Il palo si comporta come rigido se L ≤ 2T e come flessibile se L > 4T.


L’equazione (5.42) è differenziale del quarto ordine a coefficienti variabili e non è risolvibile in
forma analitica chiusa, ma solo in forma numerica, o ricorrendo a specifiche tabelle, nel modo se-
guente:
Per un palo flessibile (L > 4T) soggetto ad una forza orizzontale H ed ad una coppia M t applicate in
sommità, i momenti (M), le rotazioni () e gli spostamenti orizzontali (y) sono dati da:
M = A m  H  T + Bm  M t (5.44)

H  T2 M T
 = As  + Bs  t (5.45)
EpJp EpJp

H  T3 M  T2
y = Ay  + By  t (5.46)
EpJp EpJp

in cui Am, Bm, As, Bs, Ay e By sono coefficienti funzione della profondità adimensionalizzata Z =
z/T riportati in Tabella 5.5.

Tabella 5.5 – Coefficienti per pali flessibili, modulo di reazione va-


riabile linearmente con la profondità
Z Ay As Am By Bs Bm
0.00 2.435 -1.623 0.000 1.623 -1.750 1.000
0.10 2.273 -1.618 0.100 1.453 -1.650 1.000
0.20 2.112 -1.603 0.198 1.293 -1.550 0.999
0.30 1.952 -1.578 0.291 1.143 -1.450 0.994
0.40 1.796 -1.545 0.379 1.003 -1.351 0.987
0.50 1.644 -1.503 0.459 0.873 -1.253 0.976
0.60 1.496 -1.454 0.532 0.752 -1.156 0.960
0.70 1.353 -1.397 0.595 0.612 -1.061 0.939
0.80 1.216 -1.335 0.649 0.510 -0.968 0.914
0.90 1.086 -1.268 0.693 0.418 -0.878 0.885
1.00 0.962 -1.197 0.727 0.364 -0.792 0.852
1.20 0.738 -1.047 0.767 0.223 -0.629 0.775
1.40 0.544 -0.893 0.772 0.112 -0.482 0.688
1.60 0.381 -0.741 0.746 0.029 -0.354 0.594
1.80 0.247 -0.596 0.696 -0.030 -0.245 0.498
2.00 0.142 -0.464 0.628 -0.070 -0.155 0.404
3.00 -0.075 -0.040 0.225 -0.089 0.057 0.059
4.00 -0.050 0.052 0.000 -0.028 0.049 -0.042
5.00 -0.009 0.025 -0.033 0.000 -0.011 -0.026

Per un palo flessibile con sommità impedita di ruotare la soluzione si ottiene imponendo la condi-
zione di congruenza alla rotazione alla sezione di incastro ( = 0 per Z = 0), ovvero:

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As
Mt = −  H  T = −0.9274  H  T (5.47)
Bs
Per la scelta del valore più appropriato da assegnare al coefficiente nh si può fare riferimento per
terreni coesivi molli ai seguenti valori:
Argilla inorganica molle N.C. nh = 0.2-0.5 N/cm3
Argilla organica N.C. nh = 0.1-0.3 N/cm3
Torba nh = 0.03-0.1 N/cm3
Per terreni sabbiosi il valore di nh dipende dalle tensione litostatica efficace e dallo stato di adden-
samento. Terzaghi (1955) propone la seguente equazione:
A
nh = (5.48)
1.35
in cui  è il peso di volume del terreno ( = ’ per terreno immerso) e A e un fattore, dipendente dal-
lo stato di addensamento, i cui valori sono indicati in Tabella 5.6.
Tabella 5.6 – Valori del fattore A e del coefficiente nh per terreni incoerenti (Terzaghi, 1955)
Stato di addensamento Sabbia sciolta Sabbia media Sabbia densa
Intervallo di valori di A 100-300 300-1000 1000-2000
Valore consigliato 200 600 1500
3
nh (sabbie non immerse) (N/cm ) 2.2 6.7 18.0
nh (sabbie immerse) (N/cm3) 1.3 4.5 11.0

Effetto gruppo
Come già detto i modelli a molle indipendenti non sono in grado di valutare l’interazione fra i pali,
per cui per tenere conto dell’effetto di gruppo è necessario introdurre un fattore empirico di riduzio-
ne del modulo di reazione orizzontale.
Secondo Davisson (1970) è lecito trascurare l’interazione e trattare un palo come singolo, pur ap-
partenendo ad un gruppo, se l’interasse in direzione della componente orizzontale è superiore a 8d e,
contemporaneamente, l’interasse in direzione ortogonale ad essa è maggiore di 2.5d.
Se i pali del gruppo sono connessi ad una struttura rigida non a contatto con il terreno che ne impo-
ne un eguale spostamento in sommità il carico sostenuto da ciascun palo del gruppo è diverso e di-
pende dalla fila di appartenenza (effetto ombra) e dalla posizione all’interno della fila (effetto bor-
do). La fila frontale, ovvero quella che spinge su un terreno non disturbato dalla presenza di altri pa-
li, sono più rigidi e assorbono una maggiore aliquota del carico orizzontale (Figura 5.19). Inoltre fra
i pali della stessa fila quelli ai bordi sono più rigidi, e quindi più caricati, di quelli centrali.
Per valutare quantitativamente l’effetto gruppo si può utilizzare la seguente procedura (Reese e Van
Impe, 2001).
Si definisce efficienza di un palo j appartenente ad un gruppo il coefficiente di riduzione della ri-
sposta del palo:
p j,gruppo = e j  p sin golo (5.49)

In pratica per i metodi alla Winkler sopra descritti ej è un coefficiente di riduzione di kh o di nh.

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Se si considerano due soli pali (una cop-


pia) allineati nella direzione della forza H
l’efficienza del palo A anteriore (frontale)
è (Figura 5.20a):
0.26
s
e iA = 0.70    1 (5.50)
d
L’efficienza del palo P posteriore è:
0.38
s
e iP = 0.48    1 (5.51)
d

Se i pali sono affiancati, allineati nella di-


rezione ortogonale alla forza, (Figura
5.20b) l’efficienza è:
0.34
Figura 5.19 – Schema dell’effetto gruppo di pali sog- s
e s = 0.64    1 (5.52)
getti ad azioni orizzontali (Rollins et al., 1998). d
Per pali non disposti né nella direzione della forza né nella direzione ortogonale alla forza (Figura
5.20c), si assume, per il palo anteriore A e per il palo posteriore P, rispettivamente:

e A = e iA
2
 cos 2  + e s2  sen 2 (5.53)

e P = e iP2  cos 2  + e s2  sen 2  (5.54)

avendo indicato con  l’angolo formato dalla congiungente i pali e la direzione della forza.

d
palo A
palo A s 
H
s d
H

palo P palo P

a b c
Figura 5.20 – Efficienza di una coppia di pali
In un gruppo di m pali il valore di ej è il prodotto dei contributi di interazione del palo j con gli altri
(m-1) pali:
m
e j = e ij = e1 j  e 2 j  ....e mj  (5.55)
i =1
( i  j)

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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Chiarugi A. e Maia M. (1969) – Contributo al calcolo di pali soggetti ad azioni orizzontali. Gior-
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