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avendo indicato con ’v0(z) la tensione litostatica efficace alla profondità z, con d il diametro del
palo, e con kP il coefficiente di spinta passiva.
Tale relazione, in cui il coefficiente amplificativo della spinta passiva pari a 3 trova giustificazione
nel fenomeno di rottura tridimensionale e non piano del
terreno a contatto con il palo, è stata comun-
que giudicata da molti Autori una sottostima
della reale resistenza limite (Figura 5.4).
Nei terreni coesivi con resistenza al taglio, in
termini di tensioni totali:
= cu (5.3)
la resistenza limite orizzontale cresce con la
profondità fino a raggiungere un valore mas-
simo multiplo costante della coesione non dre-
nata cu del terreno.
In generale può scriversi:
(5.4)
in cui il parametro N dipende dal meccanismo
Figura 5.4 – Confronto fra valori della reazione di rottura (a cuneo tridimensionale a piccola
limite orizzontale adimensionalizzata in terreni profondità e piano bidimensionale a profondità
incoerenti secondo vari Autori (Randolph, 2003) maggiori), dalla forma della sezione del palo e
dalla scabrezza della superficie.
Sulla base di osservazioni sperimentali Broms (1964a) ritiene che l’andamento della reazione limite
orizzontale in terreno coesivo sia quello indicato nel grafico di sinistra in Figura 5.5 e propone di
assumere ai fini progettuali l’andamento indicato nel grafico di destra, ovvero:
(5.5)
Teorema statico: il carico limite è il più grande dei carichi cui corrisponde un diagramma dei mo-
menti staticamente ammissibile.
Teorema cinematico: il carico limite è il più piccolo dei carichi cui corrisponde un meccanismo ci-
nematicamente ammissibile.
L’applicazione di una forza orizzontale crescente in sommità del palo produce una progressiva mo-
bilitazione della resistenza del terreno e contemporaneamente un aumento dello stato di sollecita-
zione nel palo.
Il diagramma dei momenti flettenti lungo il palo ha come limite superiore il diagramma dei momen-
ti plastici. Quando in una sezione viene raggiunto il valore del momento plastico vi si determina la
formazione di una cerniera che consente, rimanendo costante il valore del momento per quella se-
zione, la rotazione relativa dei due tronchi di palo e la ridistribuzione del diagramma dei momenti
flettenti.
Per un palo libero in sommità sono possibili due meccanismi di rottura:
- il primo, detto “meccanismo di palo corto e rigido”, corrisponde alla completa mobilitazione
della resistenza limite del terreno circostante il palo senza che in nessuna sezione il momento
flettente abbia raggiunto il valore limite di formazione di una cerniera plastica. La rottura avvie-
ne allora con un moto di rotazione rigida del palo, integro e sostanzialmente rettilineo, intorno
ad un punto posto ad una certa profondità;
- il secondo, detto “meccanismo di palo lungo e flessibile”, corrisponde alla formazione di una
cerniera plastica nel palo. Il tronco superiore ruota allora rigidamente intorno a tale cerniera e
determina di conseguenza la completa mobilitazione della resistenza limite del terreno compre-
so tra la superficie e la profondità della cerniera plastica.
Il procedimento per la determinazione del carico limite è pertanto il seguente: si calcola il carico
orizzontale limite corrispondente al meccanismo di palo corto e rigido imponendo l’equilibrio alla
traslazione e alla rotazione di tutto il palo, e si verifica che in nessuna sezione del palo sia superato
il momento di plasticizzazione, cioè che il diagramma del momento calcolato sia staticamente am-
missibile. Se tale verifica non è soddisfatta il meccanismo di rottura è di palo lungo e flessibile, ed il
carico limite può essere determinato dalle condizioni di equilibrio del tronco di palo compreso tra la
superficie e la profondità della cerniera plastica.
Per un palo con sommità impedita di ruotare sono possibili tre meccanismi di rottura:
- il meccanismo di palo corto e rigido si manifesta per collasso del terreno di fondazione con una
traslazione rigida del palo soggetto ad una forza orizzontale costante. Il diagramma dei momenti
flettenti del palo è in questo caso tutto interno al diagramma dei momenti plastici, ed il valore
massimo corrisponde alla sezione di incastro;
- se in tale sezione, prima che sia completamente mobilitata la resistenza passiva del terreno, il
momento flettente eguaglia il momento di plasticizzazione, vi si forma una cerniera plastica per
cui ad ogni ulteriore incremento del carico applicato corrisponde una rotazione rigida della se-
zione di incastro (incastro scorrevole, sezione impedita di ruotare e libera di traslare).
In tali condizioni il carico applicato può ancora crescere fino a quando non sia totalmente mobiliz-
zata la resistenza limite del terreno, e si manifesti il “meccanismo di palo di lunghezza e rigidezza
intermedia” oppure fino a quando in una seconda sezione del palo il momento flettente eguagli il
momento plastico con la conseguente formazione di una seconda cerniera plastica.
In quest’ultimo caso il tronco di palo compreso tra le due cerniere plastiche avrà movimenti tali da
determinare la plasticizzazione del terreno ad esso corrispondente e la rottura del sistema si manife-
sta con meccanismo di palo lungo e flessibile.
Il procedimento per la determinazione del carico orizzontale limite è pertanto il seguente: con
un’equazione di equilibrio alla traslazione del palo e con riferimento ad un diagramma di reazione
limite del terreno per l’intera lunghezza del palo si determina la forza orizzontale limite del mecca-
nismo di palo rigido e si calcola il momento flettente alla sezione di incastro. Se tale valore è infe-
riore al momento plastico il meccanismo di rottura è effettivamente quello di palo rigido, se invece
risulta superiore occorre considerare l’equilibrio alla rotazione e alla traslazione di tutto il palo, li-
bero e con applicata in sommità, oltre alla forza orizzontale, una coppia eguale al momento plastico,
verificando poi che in nessuna sezione sia superato il momento plastico. Se tale verifica risulta sod-
disfatta il meccanismo di rottura è quello di palo di lunghezza e rigidezza intermedia, se invece la
verifica non è soddisfatta occorre considerare l’equilibrio di un tronco superiore di palo alle cui
estremità siano applicate le coppie eguali ai rispettivi momenti plastici. Il meccanismo di rottura è
in tal caso quello di palo lungo e flessibile.
I procedimenti di stima del carico orizzontale limite sopra descritti sono del tutto generali e possono
essere applicati anche a pali in terreni non omogenei e stratificati, e con momento plastico variabile,
purché si conosca il profilo della reazione limite e del momento plastico. Tradizionalmente si fa ri-
ferimento a pali con momento plastico eguale per tutta la lunghezza e ai profili di reazione limite
proposti da Broms, secondo i seguenti schemi.
Per lo schema di palo libero in sommità, mec-
canismo di palo corto e rigido, e terreno incoe-
rente il centro di rotazione è prossimo alla pun-
ta del palo e per semplicità Broms suggerisce di
assumere che coincida con la punta (Figura 5.6).
Sotto tale ipotesi dall’equazione di equilibrio
alla rotazione intorno alla punta del palo si ri-
cava:
d L3 k P
H= (5.6)
2 (e + L )
Affinché si verifichi il meccanismo di palo cor-
to e rigido occorre che il momento flettente
Figura 5.6 - Palo libero in sommità, meccanismo massimo risulti inferiore al momento plastico.
di palo corto e rigido, e terreno incoerente
La profondità f alla quale si annulla il taglio e
quindi è massimo il momento flettente vale:
2 H
f= (5.7)
3 kP d
Il momento flettente massimo vale:
2
M max = H e + f (5.8)
3
2H
f= (5.13)
3 d kP
e Mmax vale:
f3
M max = H f − My − d kP (5.14)
2
In questo caso affinché si verifichi il meccanismo di palo di lunghezza e rigidezza intermedia, oc-
corre che il momento flettente massimo relativo Mmax risulti inferiore al momento plastico.
Infine lo schema di palo con la sommità
impedita di ruotare in terreno incoerente e
meccanismo di palo lungo e flessibile è illu-
strato in Figura 5.10 e si ha quando risulta
Mmax > My. In tal caso la rottura avviene con
la formazione di due cerniere plastiche, la
prima alla sezione di incastro e la seconda
alla profondità data dall’eq. (5.13).
2H
f= (5.13)
3 d kP
La forza limite orizzontale risulta dall’equa-
zione:
Figura 5.10 - Palo con la sommità impedita di ruota-
2
re, meccanismo di palo lungo e flessibile, e terreno H f = 2 My (5.15)
incoerente 3
La soluzione delle equazioni precedenti è facilitata dall’uso del grafico adimensionale di Figura
5.11.
H
f = (5.16)
9 cu d
Si ha poi:
(L + 1.5 d )
H
M max = (5.21)
2
Affinché si verifichi il meccanismo di palo cor-
Figura 5.14 - Palo con la sommità impedita di to e rigido occorre che il momento flettente
ruotare, meccanismo di palo corto e rigido, e ter- massimo risulti inferiore al momento plastico.
reno coesivo
(5.23)
L’equazione di equilibrio alla rotazione intorno alla sezione di incastro, ove si forma la cerniera pla-
stica, è la seguente:
g2 f
M y + 9 cu d − 9 c u d f + 1.5 d = 0 (5.24)
4 2
inoltre è:
L = 1.5 d + f + g (5.25)
La soluzione si ottiene risolvendo il sistema di 4 equazioni (5.22, 5.23, 5.24 e 5.25) nelle 4 incogni-
te H, f, g, Mmax. Affinché si verifichi il meccanismo di palo di lunghezza e rigidezza intermedia oc-
corre che il momento flettente massimo relativo Mmax risulti inferiore al momento plastico.
La soluzione delle equazioni precedenti è facilitata dall’uso del grafico adimensionale di Figura
5.17.
Per sezioni simmetriche il modulo plastico è pari a due volte il momento statico di metà della sezio-
ne retta rispetto all’asse di simmetria:
Z = 2 Sx (5.29)
Sfruttando tale proprietà è agevole valutare il momento plastico di sezioni a doppio T poiché nei ca-
taloghi dei profilati sono generalmente indicati i valori dei momenti statici, comunque per profili ad
ala larga il fattore di forma varia tra 1.10 e 1.22 circa per carico applicato nella direzione del mas-
simo momento resistente.
Per la sezione tubolare a parete sottile, di diametro d e spessore s, il modulo di resistenza elastico
vale:
d3 2 s 4
W = 1 − 1 − (5.30)
32 d
ed il modulo plastico:
d 3 2 s 3
Z = 1 − 1 − (5.31)
6 d
Pertanto il fattore di forma f = Z/W vale f = 1.40 per s = d/10 e tende al valore limite f = 1,27 per s
tendente a zero.
Figura 5.18 – Andamenti caratteristici di curve p-y per diversi tipi di terreno
L’uso di curve p-y consente anche di tenere conto contemporaneamente del comportamento in eser-
cizio e a rottura, e della storia di carico, e in particolare della degradazione della rigidezza del terre-
no per carichi ciclici e irregolari (Vannucchi e Ghinelli, 1983).
Per utilizzare modelli a molle non lineari, ovvero per fare uso delle curve p-y, è però necessario ri-
correre a metodi numerici e a procedimenti iterativi. Nelle applicazioni correnti, si assume una ri-
sposta lineare del terreno, eventualmente riferendosi ad un modulo secante “equivalente”.
L’equazione generale della linea elastica è la seguente:
d4y
EpJp + kh d y = 0 (5.35)
dz 4
In cui d è il diametro del palo, y lo spostamento orizzontale e z la profondità. Sono state proposte
soluzioni in cui il coefficiente di reazione orizzontale (kh) è costante o variabile con la profondità
con diverse leggi (lineare, esponenziale, polinomiale, costante su due strati, etc). Nel seguito consi-
dereremo solo i casi di kh costante e variabile linearmente con la profondità.
Il palo soggetto ad azioni orizzontali può essere trattato in modo formalmente analogo alla trave su
suolo elastico alla Winkler, di larghezza pari al suo diametro (supposto costante), sollecitata dalle
azioni applicate in sommità e dalle incognite reazioni del terreno lungo il fusto, tenendo però pre-
senti le differenze, oltre alle analogie. In particolare:
- essendo la trave-palo immersa nel terreno, anche se il mezzo non ha resistenza a trazione, il vin-
colo è bilatero;
- la variabilità del terreno di fondazione in direzione verticale è molto maggiore che in direzione
orizzontale, sia a causa della dipendenza della rigidezza del terreno dalle tensioni di confina-
mento e quindi dalle tensioni litostatiche sia per le variazioni stratigrafiche;
- essendo gli spostamenti dell’asse palo molto dipendenti dalla distanza del punto di applicazione
del carico, massimi in sommità e smorzati con la profondità, anche in un terreno omogeneo è
necessario tenere conto della non linearità della curva tensioni-deformazioni o di un modulo
“equivalente” secante variabile con la profondità.
- le azioni sono (nel caso di pali attivi) applicate in sommità, ovvero ad una estremità della trave-
palo, e poiché le sollecitazioni e i movimenti di traslazione e rotazione si smorzano rapidamente
con la profondità, molto spesso la trave-palo può essere considerata semi-illimitata;
In particolare il comportamento del palo può essere messo in relazione ad un fattore di rigidezza re-
lativa palo-terreno dipendente dalla legge di variazione del modulo ipotizzata.
Per il caso di modulo di reazione costante (kh = cost.), che può essere utilizzato per terreni argillosi
sovraconsolidati, la soluzione è quella già vista per la trave orizzontale su suolo elastico con azioni
(forza e/o coppia) applicate ad una estremità. Per palo con sommità impedita di ruotare il momento
di incastro si determina imponendo la condizione di congruenza di rotazione nulla nella sezione di
incastro. Il fattore di rigidezza relativa è:
EpJp
R=4 (5.36)
kh d
in cui Ep e Jp sono il modulo elastico e il momento di inerzia della sezione del palo e d è il diametro.
Il palo libero in sommità si comporta come rigido se L ≤ 2R e come flessibile se L > 3R.
Il palo con sommità impedita di ruotare si comporta come rigido se L ≤ 0.7R e come flessibile se L
> 2R.
Per la scelta del valore più appropriato da assegnare al coefficiente kh si può ipotizzare che il terre-
no sia isotropo e assumere il valore ottenuto con le indicazioni di letteratura per il modulo di rea-
zione verticale (ved. cap.1), oppure ricorrere alla seguente equazione (Chiarugi e Maia, 1969), vali-
da per pali flessibili e con sommità impedita di ruotare:
E E d4
kh 12
(
d 1− 2 ) Ep Jp
(5.37)
qu
k h = n 1 n 2 80 (5.38)
d
ove n1 ed n2 sono coefficienti empirici funzione rispettivamente della resistenza a compressione
semplice (qu) e del materiale costituente il palo, come indicato nelle Tabelle 5.2 e 5.3, e d è il dia-
metro del palo.
H T2 M T
= As + Bs t (5.45)
EpJp EpJp
H T3 M T2
y = Ay + By t (5.46)
EpJp EpJp
in cui Am, Bm, As, Bs, Ay e By sono coefficienti funzione della profondità adimensionalizzata Z =
z/T riportati in Tabella 5.5.
Per un palo flessibile con sommità impedita di ruotare la soluzione si ottiene imponendo la condi-
zione di congruenza alla rotazione alla sezione di incastro ( = 0 per Z = 0), ovvero:
As
Mt = − H T = −0.9274 H T (5.47)
Bs
Per la scelta del valore più appropriato da assegnare al coefficiente nh si può fare riferimento per
terreni coesivi molli ai seguenti valori:
Argilla inorganica molle N.C. nh = 0.2-0.5 N/cm3
Argilla organica N.C. nh = 0.1-0.3 N/cm3
Torba nh = 0.03-0.1 N/cm3
Per terreni sabbiosi il valore di nh dipende dalle tensione litostatica efficace e dallo stato di adden-
samento. Terzaghi (1955) propone la seguente equazione:
A
nh = (5.48)
1.35
in cui è il peso di volume del terreno ( = ’ per terreno immerso) e A e un fattore, dipendente dal-
lo stato di addensamento, i cui valori sono indicati in Tabella 5.6.
Tabella 5.6 – Valori del fattore A e del coefficiente nh per terreni incoerenti (Terzaghi, 1955)
Stato di addensamento Sabbia sciolta Sabbia media Sabbia densa
Intervallo di valori di A 100-300 300-1000 1000-2000
Valore consigliato 200 600 1500
3
nh (sabbie non immerse) (N/cm ) 2.2 6.7 18.0
nh (sabbie immerse) (N/cm3) 1.3 4.5 11.0
Effetto gruppo
Come già detto i modelli a molle indipendenti non sono in grado di valutare l’interazione fra i pali,
per cui per tenere conto dell’effetto di gruppo è necessario introdurre un fattore empirico di riduzio-
ne del modulo di reazione orizzontale.
Secondo Davisson (1970) è lecito trascurare l’interazione e trattare un palo come singolo, pur ap-
partenendo ad un gruppo, se l’interasse in direzione della componente orizzontale è superiore a 8d e,
contemporaneamente, l’interasse in direzione ortogonale ad essa è maggiore di 2.5d.
Se i pali del gruppo sono connessi ad una struttura rigida non a contatto con il terreno che ne impo-
ne un eguale spostamento in sommità il carico sostenuto da ciascun palo del gruppo è diverso e di-
pende dalla fila di appartenenza (effetto ombra) e dalla posizione all’interno della fila (effetto bor-
do). La fila frontale, ovvero quella che spinge su un terreno non disturbato dalla presenza di altri pa-
li, sono più rigidi e assorbono una maggiore aliquota del carico orizzontale (Figura 5.19). Inoltre fra
i pali della stessa fila quelli ai bordi sono più rigidi, e quindi più caricati, di quelli centrali.
Per valutare quantitativamente l’effetto gruppo si può utilizzare la seguente procedura (Reese e Van
Impe, 2001).
Si definisce efficienza di un palo j appartenente ad un gruppo il coefficiente di riduzione della ri-
sposta del palo:
p j,gruppo = e j p sin golo (5.49)
In pratica per i metodi alla Winkler sopra descritti ej è un coefficiente di riduzione di kh o di nh.
e A = e iA
2
cos 2 + e s2 sen 2 (5.53)
avendo indicato con l’angolo formato dalla congiungente i pali e la direzione della forza.
d
palo A
palo A s
H
s d
H
palo P palo P
a b c
Figura 5.20 – Efficienza di una coppia di pali
In un gruppo di m pali il valore di ej è il prodotto dei contributi di interazione del palo j con gli altri
(m-1) pali:
m
e j = e ij = e1 j e 2 j ....e mj (5.55)
i =1
( i j)
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