Esplora E-book
Categorie
Esplora Audiolibri
Categorie
Esplora Riviste
Categorie
Esplora Documenti
Categorie
1
qlim), che rappresenta la pressione massima che una fondazione può trasmettere
al terreno prima che questo raggiunga la rottura.
Per introdurre il concetto di capacità portante immaginiamo di applicare ad un
blocco di calcestruzzo appoggiato su un terreno omogeneo un carico verticale
centrato e di misurare il valore del cedimento all’aumentare del carico.
Se riportiamo in un grafico la curva carico-cedimenti, osserviamo che il suo
andamento è diverso in relazione allo stato di addensamento (o alla consistenza,
se si tratta di terreno coesivo) del terreno.
In particolare, si ha che:
- a parità di carico, il cedimento del blocco è tanto maggiore quanto minore è la
densità relativa (o quanto minore è la consistenza);
- per valori elevati della densità relativa (o della consistenza), in corrispondenza
del carico di rottura, il blocco collassa, mentre per valori bassi della densità
relativa (o della consistenza) il cedimento tende ad aumentare
progressivamente ed indefinitamente. In questo caso la condizione di rottura è
individuata da un valore
limite convenzionale del
cedimento.
Alle diverse curve carico-
cedimenti corrispondono
diversi meccanismi di rottura
che possono ricondursi a tre
schemi principali:
A. ROTTURA GENERALE
B. ROTTURA LOCALE
C. PUNZONAMENTO
Per ciascuno dei quali si
sviluppano, nel terreno
sottostante la fondazione,
superfici di rottura con diverso
andamento. Figura 1 - Meccanismi di Rottura
2
Variando la profondità del piano di
posa si osserva che l’andamento
della curva carico-cedimenti si
modifica e in particolare
all’aumentare della profondità del
piano di posa si può passare da una
condizione di rottura generale ad una
di rottura locale e ad una per
punzona- mento.
Figura 2 - Meccanismi di rottura di fondazioni
superficiali su sabbia Per quanto riguarda i tre meccanismi
di rottura sopra menzionati, è
possibile osservare che, nel caso di terreno denso (o compatto) i piani di rottura si
estendono fino a raggiungere la superficie del piano campagna (rottura generale),
nel caso di materiale sciolto (o poco consistente) le superfici di rottura interessano
solo la zona in prossimità del cuneo sottostante la fondazione e non si estendono
lateralmente (rottura locale), nel caso di materiale molto sciolto (o molle) le
superfici di rottura coincidono praticamente con le facce laterali del cuneo
(punzonamento).
Attualmente non si dispone di criteri quantitativi per individuare a priori il tipo di
meccanismo di rottura, anche se esistono indicazioni a livello qualitativo per
identificare il tipo di rottura più probabile (un esempio per terreni incoerenti è
riportato in Figura 2).
A oggi, non sono reperibili in letteratura soluzioni analitiche per lo studio del
meccanismo di rottura locale, mentre sono numerose quelle riguardanti la stima
del carico limite per lo schema di rottura generale.
3
2.3 CALCOLO DELLA CAPACITÀ PORTANTE FONDAZIONI
SUPERFICIALI
I due principali studi teorici per il calcolo della capacità portante, dai quali deriva
la maggior parte delle soluzioni proposte successivamente, sono stati condotti da
Prandtl (1920) e Terzaghi (1943), per fondazione nastriforme (problema piano)
utilizzando il metodo dell’equilibrio limite. Entrambi schematizzano il terreno
come un mezzo continuo, omogeneo e isotropo, a comportamento rigido plastico
e per il quale vale il criterio di rottura di Mohr-Coulomb.
4
Tale ipotesi scaturisce il fatto che, in condizioni di rottura le tensioni sulla
superficie di scorrimento sono inclinate per attrito di un angolo ϕ rispetto alla
normale, e quindi hanno direzione che converge nel polo A della spirale
logaritmica. A sua volta la zona di taglio radiale spinge il terreno latistante e
produce la rottura per spinta passiva.
Il cuneo ADF è in condizioni di spinta passiva di Rankine (le tensioni verticale ed
orizzontale sono principali, la tensione verticale è la tensione principale minore, la
tensione orizzontale è la tensione principale maggiore), è delimitato da superfici
piane inclinate di un angolo di 45°- ϕ/2 rispetto all’orizzontale, e scorre verso
l’esterno e verso l’alto. Come caso particolare, per ϕ = 0 il cuneo sottostante la
fondazione ha le pareti inclinate a 45°, la zona di taglio radiale è limitata da una
superficie circolare (spirale logaritmica ad anomalia 0) e la zona passiva ha piani
di scorrimento inclinati a 45°.
5
È da osservare che la presenza di un cuneo intatto sotto la fondazione e in accordo
con le evidenze, le superfici di rottura non possono interessare l’elemento rigido
di fondazione.
Secondo entrambe le teorie, il terreno sovrastante il piano di fondazione
contribuisce alla capacità portante solo in virtù del proprio peso, ma è privo di
resistenza al taglio; pertanto nel tratto FG della superficie di scorrimento non vi
sono tensioni di taglio.
Con riferimento agli schemi delle immagini precedenti, relativi al caso di una
fondazione nastriforme, è possibile evidenziare che il carico limite dipende, oltre
che dalla larghezza della fondazione (B), e dall’angolo di resistenza al taglio del
terreno (ϕ):
- dalla coesione, c;
- dal peso proprio del terreno, γ, interno alla superficie di scorrimento;
- dal sovraccarico presente ai lati della fondazione, che, in assenza di carichi
esterni sul piano campagna, è dato da q = γ ∙ D
Non esistono metodi esatti per il calcolo della capacità portante di una fondazione
superficiale su un terreno reale, ma solo formule approssimate trinomie, ottenute
per sovrapposizione di effetti e dalla somma di tre componenti da calcolare
separatamente, che rappresentano rispettivamente i contributi di:
1. coesione e attrito interno di un terreno privo di peso e di sovraccarichi;
2. attrito interno di un terreno privo di peso ma sottoposto all’azione di un
sovraccarico q;
3. attrito interno di un terreno dotato di peso e privo di sovraccarico.
Ogni componente viene calcolata supponendo che la superficie di scorrimento
corrisponda alle condizioni previste per quel particolare caso.
Poiché le superfici differiscono fra loro e dalla superficie del terreno reale, il
risultato è approssimato. L’errore comunque è piccolo e a favore della sicurezza.
La soluzione, per fondazione nastriforme con carico verticale centrato, è espressa
nella forma:
1
qlim = γ B 𝑁𝛾 + c 𝑁𝑐 + q 𝑁𝑞 ( Eq. 1)
2
6
dove 𝑁𝛾 , Nc, Nq sono quantità
adimensionali, detti fattori di
capacità portante, funzioni
dell’angolo di resistenza al taglio (ϕ)
e della forma della superficie di
rottura considerata.
Per i fattori Nc e Nq, relativi
rispettivamente alla coesione e al
sovraccarico, esistono equazioni
teoriche, mentre per il fattore 𝑁𝛾 , che
tiene conto dell'influenza del peso
del terreno, la cui determinazione Figura 5- Fattori capacità portante fondazioni
superficiali
richiede un procedimento numerico
per successive approssimazioni, esistono solo formule empiriche approssimanti.
Confrontando le equazioni proposte da vari autori per il calcolo dei fattori di
capacità portante, si osserva un accordo quasi unanime per i fattori Nc e Nq,
mentre per il fattore 𝑁𝛾 sono proposte soluzioni diverse.
Le equazioni più utilizzate per la stima dei fattori di capacità portante sono le
seguenti:
𝜋 𝜙
𝑁𝑞 = 𝑒 𝜋∙𝑡𝑔𝜑 ∙ 𝑡𝑔2 ( + ) (Eq. 2)
4 2
𝑁𝛾 = 2 ∙ (𝑁𝑞 − 1 ) ∙ 𝑡𝑔𝜙
(Eq. 4 – Vesic,1973)
Il valore dei fattori di capacità portante cresce molto rapidamente con l’angolo di
resistenza al taglio (Figura 5). È pertanto molto più importante, per una stima
corretta della capacità portante, la scelta dell’angolo di resistenza al taglio, che
non l’utilizzo di una o l’altra delle equazioni proposte dai vari autori.
7
Come caso particolare, per ϕ = 0, ovvero per le verifiche in condizioni non
drenate di fondazioni superficiali su terreno coesivo saturo in termini di tensioni
totali, i fattori di capacità portante assumono i valori:
- Nq =1,00;
- Nc = 5,14;
- Nγ = 0,00;
8
Forma della sc sq sγ
fondazione
𝐵′ 𝑁𝑞 𝐵′ 𝐵′
Rettangolare 1+ ∙ 1+ ∙ 𝑡𝑔𝜙 1 − 0,4 ∙
𝐿′ 𝑁𝑐 𝐿′ 𝐿′
Circolare o 𝑁𝑞
1+ 1 + tgϕ 0,6
quadrata 𝑁𝑐
9
La sezione pressoinflessa, non resistente a
trazione, completamente plasticizzata, ha
asse neutro a distanza B’ = B – 2e dal bordo
compresso dell’area di carico (Figura 7).
Il carico verticale limite eccentrico Qlim =
qlim B’ risulta inferiore al carico verticale
limite centrato sia perché è inferiore la
Figura 7 - Schema per il calcolo della pressione limite qlim, che deve essere
capacità portante di fondazioni
nastriforme con carico eccentrico calcolata con l’Eq.1 ma utilizzando la
larghezza ridotta B’<B, sia e soprattutto
perché è inferiore la larghezza della sezione reagente, B’.
Nel caso di fondazione a base rettangolare, di dimensioni B x L, con doppia
eccentricità del carico, 𝑒𝑏 ed 𝑒𝐿 , la sezione presso inflessa, non resistente a
trazione, completamente plasticizzata ha asse neutro inclinato.
La posizione dell’asse neutro può essere determinata imponendo le equazioni di
equilibrio alla traslazione e alla rotazione, ma per semplicità e con scelta
cautelativa si assume in genere che l’area reagente sia rettangolare di dimensioni:
B’ = B – 2𝑒𝑏 e L’ = L – 2𝑒𝐿 , come in Figura 8.
Anche l’inclinazione del carico riduce la
resistenza a rottura di una fondazione
superficiale. A seconda del rapporto fra le
componenti, orizzontale H e verticale V,
del carico la rottura può avvenire per
slittamento o per compressione.
Le equazioni empiriche per fattori di
inclinazione del carico ritenute più
affidabili sono indicate in Figura 6.
Si osserva che, data una fondazione con
Figura 8 - Schema per il calcolo della
carico inclinato, si può definire un capacità portante di fondazione
rettangolare con carico doppiamente
eccentrico.
10
dominio di rottura nel piano H-V e
pervenire al collasso per differenti
moltiplicatori del carico.
A titolo di esempio, con riferimento al
grafico di Figura 9, se le coordinate del
punto P rappresentano i valori di
esercizio delle componenti orizzontale e
verticale della forza agente, la rottura
può aversi per incremento di H a V
costante (P-A), per incremento di V a H
Figura 9 - Esempio di dominio di rottura di
una fondazione superficiale costante (P- B), per decremento di V a
H costante (P-B’), per incremento della
forza risultante a inclinazione costante (P-C), o per qualunque altra coppia di
incrementi di H e V che conduca sul dominio di rottura.
Il punto B rappresenta una condizione di carico limite per compressione, mentre il
punto B’ rappresenta una condizione di carico limite per slittamento.
11
Tabella 1 - Fattori di profondità (Vesic 1975).
12
2.4 SCELTA DEI PARAMETRI DI RESISTENZA DEL
TERRENO
Il calcolo della capacità portante deve essere effettuato nelle condizioni più
critiche per la stabilità del sistema di fondazione, valutando con particolare
attenzione le possibili condizioni di drenaggio. Tali condizioni dipendono, com’è
noto, dal tipo di terreno e dalla velocità di applicazione del carico.
Nel caso dei terreni a grana grossa (ghiaie e sabbie), caratterizzati da valori elevati
della permeabilità (k ≥ 10-5 m/s), l’applicazione di carichi statici non genera
sovrappressioni interstiziali; pertanto, l’analisi è sempre condotta con riferimento
alle condizioni drenate, in termini di tensioni efficaci.
Nel caso di terreni a grana fine (limi e argille), a causa della loro bassa
permeabilità, salvo il caso di applicazione molto lenta del carico, si generano
sovrappressioni interstiziali che si dissipano lentamente nel tempo attraverso la
consolidazione. Pertanto, per i terreni a grana fine è necessario distinguere un
comportamento a breve termine, in condizioni non drenate, ed uno a lungo
termine, in condizioni drenate. L’analisi (a lungo termine) in condizioni drenate
può essere effettuata in termini di tensioni efficaci.
Tale tipo di approccio può essere utilizzato anche nelle analisi (a breve termine) in
condizioni non drenate, ma per la sua applicazione è richiesta la conoscenza delle
sovrappressioni interstiziali, Δu, che si sviluppano durante la fase di carico.
Poiché la determinazione delle Δu in sito è un problema estremamente complesso,
l’analisi in condizioni non drenate è generalmente effettuata, nelle applicazioni
pratiche, in termini di tensioni totali, con riferimento alla resistenza al taglio non
drenata corrispondente alla pressione di consolidazione precedente l’applicazione
del carico. Le condizioni non drenate sono in genere le più sfavorevoli per la
stabilità delle fondazioni su terreni coesivi, poiché al termine del processo di
consolidazione, l’aumento delle tensioni efficaci avrà prodotto un incremento
della resistenza al taglio.
13
2.4.1 Analisi in termini di tensioni efficaci (condizioni drenate)
Nelle analisi di capacità portante in termini di tensioni efficaci, la resistenza del
terreno è definita mediante i parametri c’ e ϕ’ (il criterio di rottura è espresso nella
forma τ = c’ + σ’ tgϕ’) e i vari termini e fattori della relazione generale devono
essere calcolati con riferimento a questi parametri.
In presenza della falda si deve tener conto dell’azione dell’acqua, sia nella
determinazione del carico effettivamente trasmesso dalla fondazione al terreno sia
nel calcolo della qlim. In particolare, nel calcolo del carico trasmesso dalla
fondazione al terreno deve essere considerata la sotto spinta dell’acqua che agisce
sulla porzione di fondazione immersa, mentre il carico limite deve essere valutato
in termini di pressioni efficaci. In particolare, riferendosi per semplicità alla
relazione di Terzaghi, si ha:
1
𝑞𝑙𝑖𝑚 = 𝛾′2 ∙ B ∙ 𝑁𝛾 + c’∙ 𝑁𝑐 + q’∙ 𝑁𝑐 (Eq. 1)
2
dove q’ rappresenta il valore della pressione efficace agente alla profondità del
piano di posa della fondazione e 𝛾′2 il peso nell’unità di volume immerso nel
terreno presente sotto la fondazione. Nel calcolo dei fattori di capacitò portante
viene utilizzato il valore di ϕ’ del terreno presente sotto la fondazione.
Ipotizzando la presenza di falda in quiete, i casi possibili sono 4:
1. Il pelo libero della falda si trova a profondità maggiore di D+B. In questo
caso la presenza della falda può essere trascurata;
2. Il pelo libero della falda coincide con il piano di posa della fondazione
(Figura 11- a). In questo caso q’= 𝛾′1 ∙ D, essendo 𝛾1 il peso nell’unità di
volume medio, umido o saturo, del terreno al di sopra del piano di posa
della fondazione;
3. Il pelo libero della falda si trova a quota a al di sopra del piano di posa
della fondazione (Figura 11- b). In questo caso q’= γ ∙ (D – a) + 𝛾′1 ∙ a
essendo 𝛾′1 il peso nell’unità di volume immerso del terreno al di sopra del
piano di posa della fondazione.
14
4. Il pelo libero della falda si trova a quota d<B al disotto del piano di posa
della fondazione (Figura 11- c). In questo caso q’= 𝛾′1 ∙ D, mentre il
termine 𝛾′2 ∙ B assume il valore di q’= 𝛾2 ∙ d + 𝛾′2 ∙ (B – d).
Figura 11- Influenza della posizione della falda sul calcolo della capacità portante
essendo q’= 𝛾′1 ∙ D la pressione totale agente sul piano di posa della fondazione, e
avendo indicato con il pedice 0 i fattori correttivi per ϕ = 0.
È opportuno sottolineare che per l’analisi in termini di tensioni totali, l’eventuale
sotto spinta idrostatica dovuta alla presenza della falda non deve essere
considerata.
15
Se l’importanza dell’opera non è tale da giustificare l’uso di metodi numerici
avanzati (per esempio metodi agli elementi finiti), si ricorre generalmente
all’applicazione di schemi o di formule approssimate.
In presenza di terreni stratificati, se lo spessore misurato dal piano di fondazione
dello strato di terreno su cui appoggia la fondazione è maggiore di B, il terreno
può considerarsi omogeneo. Nell’ipotesi che tale circostanza non sia verificata, i
casi che possono presentarsi sono i seguenti:
1. Fondazione su terreni dotati di sola coesione:
1.1 strato superiore meno resistente di quello inferiore;
1.2 strato superiore più resistente di quello inferiore;
2. Fondazione su terreni dotati di attrito e coesione:
2.1 strato superiore meno resistente di quello inferiore;
2.2 strato superiore più resistente di quello inferiore;
Generalmente nei casi 1.1 e 2.1 si ricorre, se possibile, all’asportazione dello
strato più superficiale ed eventualmente ad una sua sostituzione con un materiale
compattato. Qualora ciò non sia possibile, si può ugualmente calcolare con cautela
la capacità portante assumendo come parametri di resistenza coloro relativi allo
strato più superficiale.
Nel caso 1.1, se lo strato superficiale è di spessore limitato si può mettere in conto
anche il contributo alla resistenza dovuto allo strato sottostante, utilizzando
nell’espressione di qlim per fondazioni nastriformi (qlim = c ∙ Nc + γ ∙ D) la
seguente formula per Nc:
1,5 ∙ 𝑑1
𝑁𝑐 = + 5,14 ∙ 𝑐𝑟 ≤ 5,14
𝐵
Dove 𝑑1 rappresenta lo spessore dello strato più superficiale al di sotto del piano
di fondazione, B la larghezza della fondazione e 𝑐𝑟 = c2/c1, essendo c1 e c2,
rispettivamente, il valore della coesione dello strato più superficiale e di quello
sottostante. Per 0.7 < 𝑐𝑟 < 1 il valore di Nc, deve essere ridotto del 10%.
Nel caso 1.2 la capacità portante di una fondazione nastriforme di larghezza B può
essere calcolata utilizzando lo schema di una fondazione ideale di larghezza B +
16
𝑑1 appoggiata sullo strato inferiore (ipotizzando cioè che il carico si diffonda
nello strato superiore di spessore d1 con un rapporto 2:1).
Nel caso 2 si possono calcolare per la stratificazione un angolo di resistenza al
taglio ed una coesione equivalenti nel seguente modo:
𝜙1
- si determina la profondità H= 0.5 tan ( 𝜋/4 + )∙B
2
17
2.5.1 Verifiche agli stati limite ultimi (SLU)
Nelle verifiche di sicurezza devono essere presi in considerazione tutti i
meccanismi di stato limite ultimo, sia a breve sia a lungo termine.
Gli stati limite ultimi delle fondazioni superficiali si riferiscono allo sviluppo di
meccanismi di collasso determinati dalla mobilitazione della resistenza del
terreno e al raggiungimento della resistenza degli elementi strutturali che
compongono la fondazione stessa.
Nel caso di fondazioni posizionate su o in prossimità di pendii naturali o
artificiali, deve essere effettuata la verifica anche facendo riferimento alle
condizioni di stabilità globale del pendio, includendo nelle verifiche le azioni
trasmesse dalle fondazioni. Le verifiche devono essere effettuate almeno nei
confronti dei seguenti stati limite accertando che la condizione [6.2.1] sia
soddisfatta per ogni stato limite considerato:
1. SLU di tipo geotecnico (GEO):
collasso per carico limite dell’insieme fondazione-terreno;
collasso per scorrimento sul piano di posa;
stabilità globale.
2. SLU di tipo strutturale (STR):
raggiungimento della resistenza negli elementi strutturali.
La verifica di stabilità globale deve essere effettuata, analogamente a quanto
previsto nel paragrafo 6.8, secondo la Combinazione 2 (A2+M2+R2)
dell’Approccio 1, tenendo conto dei coefficienti parziali riportati nelle Tabelle
6.2. I e 6.2.II per le azioni e i parametri geotecnici e nella Tab. 6.8.I per le
resistenze globali.
Le rimanenti verifiche devono essere effettuate applicando la combinazione
(A1+M1+R3) di coefficienti parziali prevista dall’Approccio 2, tenendo conto dei
valori dei coefficienti parziali riportati nelle Tabelle 6.2. I, 6.2.II e 6.4.I.
Nelle verifiche nei confronti di SLU di tipo strutturale (STR), il coefficiente γR
non deve essere portato in conto.
18
Tabella 4 - Coefficienti Parziale per le azioni o per l'effetto delle azioni.
Tabella 6 - Coefficienti parziali 𝛾𝑟 per le verifiche agli stati imiti ultimi di fondazioni superficiali.
19