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CAPITOLO II – FONDAZIONI SUPERFICIALI

2.1 CLASSIFICAZIONE DELLE FONDAZIONI

La fondazione è quella parte della struttura che svolge il compito di trasmette e


distribuire i carichi provenienti dall’opera in sopraelevazione al terreno
sottostante.
La superficie di contatto tra la base della fondazione e il terreno è detta piano di
posa. In base al rapporto tra la profondità del piano di posa (D), rispetto al piano
di campagna, e la dimensione minima in pianta (B), si definiscono in termini
prettamente geometrici, in accordo con quanto proposto da Terzaghi:
- SUPERFICIALI, le fondazioni in cui il rapporto D/B è minore di 4;
- PROFONDE, le fondazioni per le quali il rapporto D/B è maggiore di 10;
- SEMI-PROFONDE, le fondazioni con D/B compreso tra 4 e 10.
Per quanto riguarda il meccanismo di trasferimento del carico al terreno in termini
tensionali, le fondazioni superficiali trasmettono il carico solo attraverso il piano
di appoggio, le fondazioni profonde e semi-profonde trasferiscono il carico al
terreno sia in corrispondenza del piano di appoggio sia lungo la superficie laterale.
Per garantire la funzionalità della struttura in elevazione, il sistema di fondazioni
deve soddisfare alcuni requisiti; in particolare, il carico trasmesso in fondazione:
1. non deve portare a rottura il terreno sottostante;
2. non deve indurre nel terreno cedimenti eccessivi tali da compromettere la
stabilità e la funzionalità dell’opera sovrastante;
3. non deve produrre fenomeni di instabilità generale (esempio nel caso di
strutture realizzate su pendio);
4. non deve indurre stati di sollecitazione nella struttura di fondazione
incompatibili con la resistenza dei materiali.

2.2 CAPACITÀ PORTANTE E MECCANISMI DI ROTTURA

Il primo punto è quello che riguarda la verifica di stabilità dell’insieme terreno-


fondazione, ovvero la determinazione della capacità portante (o carico limite,

1
qlim), che rappresenta la pressione massima che una fondazione può trasmettere
al terreno prima che questo raggiunga la rottura.
Per introdurre il concetto di capacità portante immaginiamo di applicare ad un
blocco di calcestruzzo appoggiato su un terreno omogeneo un carico verticale
centrato e di misurare il valore del cedimento all’aumentare del carico.
Se riportiamo in un grafico la curva carico-cedimenti, osserviamo che il suo
andamento è diverso in relazione allo stato di addensamento (o alla consistenza,
se si tratta di terreno coesivo) del terreno.
In particolare, si ha che:
- a parità di carico, il cedimento del blocco è tanto maggiore quanto minore è la
densità relativa (o quanto minore è la consistenza);
- per valori elevati della densità relativa (o della consistenza), in corrispondenza
del carico di rottura, il blocco collassa, mentre per valori bassi della densità
relativa (o della consistenza) il cedimento tende ad aumentare
progressivamente ed indefinitamente. In questo caso la condizione di rottura è
individuata da un valore
limite convenzionale del
cedimento.
Alle diverse curve carico-
cedimenti corrispondono
diversi meccanismi di rottura
che possono ricondursi a tre
schemi principali:
A. ROTTURA GENERALE
B. ROTTURA LOCALE
C. PUNZONAMENTO
Per ciascuno dei quali si
sviluppano, nel terreno
sottostante la fondazione,
superfici di rottura con diverso
andamento. Figura 1 - Meccanismi di Rottura

2
Variando la profondità del piano di
posa si osserva che l’andamento
della curva carico-cedimenti si
modifica e in particolare
all’aumentare della profondità del
piano di posa si può passare da una
condizione di rottura generale ad una
di rottura locale e ad una per
punzona- mento.
Figura 2 - Meccanismi di rottura di fondazioni
superficiali su sabbia Per quanto riguarda i tre meccanismi
di rottura sopra menzionati, è
possibile osservare che, nel caso di terreno denso (o compatto) i piani di rottura si
estendono fino a raggiungere la superficie del piano campagna (rottura generale),
nel caso di materiale sciolto (o poco consistente) le superfici di rottura interessano
solo la zona in prossimità del cuneo sottostante la fondazione e non si estendono
lateralmente (rottura locale), nel caso di materiale molto sciolto (o molle) le
superfici di rottura coincidono praticamente con le facce laterali del cuneo
(punzonamento).
Attualmente non si dispone di criteri quantitativi per individuare a priori il tipo di
meccanismo di rottura, anche se esistono indicazioni a livello qualitativo per
identificare il tipo di rottura più probabile (un esempio per terreni incoerenti è
riportato in Figura 2).
A oggi, non sono reperibili in letteratura soluzioni analitiche per lo studio del
meccanismo di rottura locale, mentre sono numerose quelle riguardanti la stima
del carico limite per lo schema di rottura generale.

3
2.3 CALCOLO DELLA CAPACITÀ PORTANTE FONDAZIONI
SUPERFICIALI

I due principali studi teorici per il calcolo della capacità portante, dai quali deriva
la maggior parte delle soluzioni proposte successivamente, sono stati condotti da
Prandtl (1920) e Terzaghi (1943), per fondazione nastriforme (problema piano)
utilizzando il metodo dell’equilibrio limite. Entrambi schematizzano il terreno
come un mezzo continuo, omogeneo e isotropo, a comportamento rigido plastico
e per il quale vale il criterio di rottura di Mohr-Coulomb.

2.3.1 Schema di Prandtl


Prandtl ipotizza l’assenza di attrito tra fondazione e terreno sottostante e quindi
che la rottura avvenga con la formazione di un cuneo in condizioni di spinta attiva
di Rankine (in cui le tensioni verticale ed orizzontale sono principali, la tensione
verticale è la tensione principale maggiore, la tensione orizzontale è la tensione
principale minore) le cui facce risultano inclinate di un angolo di 45°+ϕ/2 rispetto
all’orizzontale, essendo ϕ l’angolo di resistenza al taglio del terreno (Figura 3).

Figura 3 - Schema Prandalt

Il cuneo è spinto verso il basso e, in condizioni di equilibrio limite, produce la


rottura del terreno circostante secondo una superficie di scorrimento a forma di
spirale logaritmica, con anomalia ϕ (zona di taglio radiale).

4
Tale ipotesi scaturisce il fatto che, in condizioni di rottura le tensioni sulla
superficie di scorrimento sono inclinate per attrito di un angolo ϕ rispetto alla
normale, e quindi hanno direzione che converge nel polo A della spirale
logaritmica. A sua volta la zona di taglio radiale spinge il terreno latistante e
produce la rottura per spinta passiva.
Il cuneo ADF è in condizioni di spinta passiva di Rankine (le tensioni verticale ed
orizzontale sono principali, la tensione verticale è la tensione principale minore, la
tensione orizzontale è la tensione principale maggiore), è delimitato da superfici
piane inclinate di un angolo di 45°- ϕ/2 rispetto all’orizzontale, e scorre verso
l’esterno e verso l’alto. Come caso particolare, per ϕ = 0 il cuneo sottostante la
fondazione ha le pareti inclinate a 45°, la zona di taglio radiale è limitata da una
superficie circolare (spirale logaritmica ad anomalia 0) e la zona passiva ha piani
di scorrimento inclinati a 45°.

2.3.2 Schema di Terzaghi


Il meccanismo di rottura di Terzaghi ipotizza (secondo uno schema più adeguato
alle condizioni reali) la presenza di attrito tra fondazione e terreno.

Figura 4 - Schema Terzaghi

In questo caso il cuneo sottostante la fondazione è in condizioni di equilibrio


elastico, ha inoltre superfici inclinate di un angolo ϕ rispetto all’orizzontale, e
infine penetra nel terreno come se fosse parte della fondazione stessa. (Figura 4).

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È da osservare che la presenza di un cuneo intatto sotto la fondazione e in accordo
con le evidenze, le superfici di rottura non possono interessare l’elemento rigido
di fondazione.
Secondo entrambe le teorie, il terreno sovrastante il piano di fondazione
contribuisce alla capacità portante solo in virtù del proprio peso, ma è privo di
resistenza al taglio; pertanto nel tratto FG della superficie di scorrimento non vi
sono tensioni di taglio.
Con riferimento agli schemi delle immagini precedenti, relativi al caso di una
fondazione nastriforme, è possibile evidenziare che il carico limite dipende, oltre
che dalla larghezza della fondazione (B), e dall’angolo di resistenza al taglio del
terreno (ϕ):
- dalla coesione, c;
- dal peso proprio del terreno, γ, interno alla superficie di scorrimento;
- dal sovraccarico presente ai lati della fondazione, che, in assenza di carichi
esterni sul piano campagna, è dato da q = γ ∙ D
Non esistono metodi esatti per il calcolo della capacità portante di una fondazione
superficiale su un terreno reale, ma solo formule approssimate trinomie, ottenute
per sovrapposizione di effetti e dalla somma di tre componenti da calcolare
separatamente, che rappresentano rispettivamente i contributi di:
1. coesione e attrito interno di un terreno privo di peso e di sovraccarichi;
2. attrito interno di un terreno privo di peso ma sottoposto all’azione di un
sovraccarico q;
3. attrito interno di un terreno dotato di peso e privo di sovraccarico.
Ogni componente viene calcolata supponendo che la superficie di scorrimento
corrisponda alle condizioni previste per quel particolare caso.
Poiché le superfici differiscono fra loro e dalla superficie del terreno reale, il
risultato è approssimato. L’errore comunque è piccolo e a favore della sicurezza.
La soluzione, per fondazione nastriforme con carico verticale centrato, è espressa
nella forma:
1
qlim = γ B 𝑁𝛾 + c 𝑁𝑐 + q 𝑁𝑞 ( Eq. 1)
2

6
dove 𝑁𝛾 , Nc, Nq sono quantità
adimensionali, detti fattori di
capacità portante, funzioni
dell’angolo di resistenza al taglio (ϕ)
e della forma della superficie di
rottura considerata.
Per i fattori Nc e Nq, relativi
rispettivamente alla coesione e al
sovraccarico, esistono equazioni
teoriche, mentre per il fattore 𝑁𝛾 , che
tiene conto dell'influenza del peso
del terreno, la cui determinazione Figura 5- Fattori capacità portante fondazioni
superficiali
richiede un procedimento numerico
per successive approssimazioni, esistono solo formule empiriche approssimanti.
Confrontando le equazioni proposte da vari autori per il calcolo dei fattori di
capacità portante, si osserva un accordo quasi unanime per i fattori Nc e Nq,
mentre per il fattore 𝑁𝛾 sono proposte soluzioni diverse.
Le equazioni più utilizzate per la stima dei fattori di capacità portante sono le
seguenti:

𝜋 𝜙
𝑁𝑞 = 𝑒 𝜋∙𝑡𝑔𝜑 ∙ 𝑡𝑔2 ( + ) (Eq. 2)
4 2

𝑁𝑐 = (𝑁𝑞 − 1 ) ∙ 𝑐𝑡𝑔𝜙 (Eq. 3)

𝑁𝛾 = 2 ∙ (𝑁𝑞 − 1 ) ∙ 𝑡𝑔𝜙

(Eq. 4 – Vesic,1973)

Il valore dei fattori di capacità portante cresce molto rapidamente con l’angolo di
resistenza al taglio (Figura 5). È pertanto molto più importante, per una stima
corretta della capacità portante, la scelta dell’angolo di resistenza al taglio, che
non l’utilizzo di una o l’altra delle equazioni proposte dai vari autori.

7
Come caso particolare, per ϕ = 0, ovvero per le verifiche in condizioni non
drenate di fondazioni superficiali su terreno coesivo saturo in termini di tensioni
totali, i fattori di capacità portante assumono i valori:
- Nq =1,00;
- Nc = 5,14;
- Nγ = 0,00;

2.3.3 Equazione generale di capacità portante di fondazioni superficiali


Nelle applicazioni pratiche, per la stima della capacità portante di fondazioni
superficiali, si utilizza la seguente equazione generale, proposta da Vesic (1975):
1
𝑞𝑙𝑖𝑚 = 𝛾 ∙ 𝐵′ ∙ 𝑁𝛾 ∙ 𝑠𝛾 ∙ 𝑑𝛾 ∙ 𝑖𝛾 ∙ 𝑏𝛾 ∙ 𝑔𝛾 + 𝑐 ∙ 𝑁𝑐 ∙ 𝑠𝑐 ∙ 𝑑𝑐 ∙ 𝑖𝑐 ∙ 𝑏𝑐 ∙ 𝑔𝑐 +
2
𝑞 ∙ 𝑁𝑞 ∙ 𝑠𝑞 ∙ 𝑑𝑞 ∙ 𝑖𝑞 ∙ 𝑏𝑞 ∙ 𝑔𝑞 (Eq. 5)
In cui, si indica con:
- sc, sq, sγ, i fattori di forma;
- dc, dq, dγ, i fattori di profondità;
- ic, iq, iγ, i fattori di inclinazione del carico;
- bc, bq, bγ, i fattori di inclinazione della base;
- gc, gq, gγ, i fattori di inclinazione del piano campagna;
- B’ la larghezza equivalente per carico eccentrico.

Fattori di forma e di profondità


L’equazione originale di Terzaghi è ottenuta con riferimento ad una striscia
indefinita di carico, in modo da poter considerare il problema piano.
Le fondazioni reali hanno spesso dimensioni in pianta confrontabili, quindi la
capacità portante è influenzata dagli effetti di bordo. Si può tener conto, in modo
semi empirico, della tridimensionalità del problema di capacità portante attraverso
i fattori di forma, il cui valore può essere calcolato con le formule indicate in
Tabella sotto citata.

8
Forma della sc sq sγ
fondazione

𝐵′ 𝑁𝑞 𝐵′ 𝐵′
Rettangolare 1+ ∙ 1+ ∙ 𝑡𝑔𝜙 1 − 0,4 ∙
𝐿′ 𝑁𝑐 𝐿′ 𝐿′

Circolare o 𝑁𝑞
1+ 1 + tgϕ 0,6
quadrata 𝑁𝑐

Figura 6 - Fattori di Forma (Vesic 1975)

I fattori sc e sq, rispettivamente associati alla coesione e al sovraccarico latistante,


sono maggiori di 1 poiché anche il terreno alle estremità longitudinali della
fondazione contribuisce alla capacità portante, mentre il fattore sγ, associato al
peso proprio del terreno di fondazione, è minore di 1 a causa del minore
confinamento del terreno alle sue estremità.
Se si vuole mettere in conto anche la resistenza al taglio del terreno sopra il piano
di fondazione, ossia considerare la superficie di scorrimento estesa fino al piano
campagna (segmento FG delle Figure 3 e 4) si possono utilizzare i fattori di
profondità indicati in Figura 6.
Tuttavia, poiché il terreno sovrastante il piano di fondazione è molto spesso un
terreno di riporto o comunque con caratteristiche meccaniche scadenti e inferiori a
quelle del terreno di fondazione, l’uso dei fattori di profondità deve essere fatto
con cautela.

Eccentricità e inclinazione del carico


Molto spesso le fondazioni superficiali devono sostenere carichi eccentrici e/o
inclinati. Per tenere conto della riduzione di capacità portante dovuta
all’eccentricità del carico, si compie un’ipotesi in cui la struttura di fondazione sia
rigida e che il terreno di appoggio sia costituito da elementi indipendenti (ovvero
incapaci di trasmettere sforzi di taglio), a comportamento elastico lineare
perfettamente plastico non resistente a trazione.
Si consideri dapprima il caso bidimensionale della fondazione nastriforme di
larghezza B con carico limite verticale eccentrico, Qlim.

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La sezione pressoinflessa, non resistente a
trazione, completamente plasticizzata, ha
asse neutro a distanza B’ = B – 2e dal bordo
compresso dell’area di carico (Figura 7).
Il carico verticale limite eccentrico Qlim =
qlim B’ risulta inferiore al carico verticale
limite centrato sia perché è inferiore la
Figura 7 - Schema per il calcolo della pressione limite qlim, che deve essere
capacità portante di fondazioni
nastriforme con carico eccentrico calcolata con l’Eq.1 ma utilizzando la
larghezza ridotta B’<B, sia e soprattutto
perché è inferiore la larghezza della sezione reagente, B’.
Nel caso di fondazione a base rettangolare, di dimensioni B x L, con doppia
eccentricità del carico, 𝑒𝑏 ed 𝑒𝐿 , la sezione presso inflessa, non resistente a
trazione, completamente plasticizzata ha asse neutro inclinato.
La posizione dell’asse neutro può essere determinata imponendo le equazioni di
equilibrio alla traslazione e alla rotazione, ma per semplicità e con scelta
cautelativa si assume in genere che l’area reagente sia rettangolare di dimensioni:
B’ = B – 2𝑒𝑏 e L’ = L – 2𝑒𝐿 , come in Figura 8.
Anche l’inclinazione del carico riduce la
resistenza a rottura di una fondazione
superficiale. A seconda del rapporto fra le
componenti, orizzontale H e verticale V,
del carico la rottura può avvenire per
slittamento o per compressione.
Le equazioni empiriche per fattori di
inclinazione del carico ritenute più
affidabili sono indicate in Figura 6.
Si osserva che, data una fondazione con
Figura 8 - Schema per il calcolo della
carico inclinato, si può definire un capacità portante di fondazione
rettangolare con carico doppiamente
eccentrico.

10
dominio di rottura nel piano H-V e
pervenire al collasso per differenti
moltiplicatori del carico.
A titolo di esempio, con riferimento al
grafico di Figura 9, se le coordinate del
punto P rappresentano i valori di
esercizio delle componenti orizzontale e
verticale della forza agente, la rottura
può aversi per incremento di H a V
costante (P-A), per incremento di V a H
Figura 9 - Esempio di dominio di rottura di
una fondazione superficiale costante (P- B), per decremento di V a
H costante (P-B’), per incremento della
forza risultante a inclinazione costante (P-C), o per qualunque altra coppia di
incrementi di H e V che conduca sul dominio di rottura.
Il punto B rappresenta una condizione di carico limite per compressione, mentre il
punto B’ rappresenta una condizione di carico limite per slittamento.

Inclinazione della base e del piano campagna


Se la costruzione trasmette carichi permanenti sensibilmente inclinati può essere
talvolta conveniente realizzare il piano di posa della fondazione con
un’inclinazione ε rispetto all’orizzontale (Figura 10).
In tal caso la capacità portante nella direzione ortogonale al piano di posa può
essere valutata utilizzando i fattori di
inclinazione del piano di posa indicati
in Tabella 3.
Se il piano campagna è inclinato di un
angolo ω rispetto all’orizzontale
(Figura 10), la capacità portante può
essere valutata utilizzando i fattori di
Figura 10 - Piano di posa e/o di campagna
inclinazione del piano di campagna inclinato.
indicati in Tabella 2.

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Tabella 1 - Fattori di profondità (Vesic 1975).

Tabella 2 - Fattori di inclinazione del carico (Vesic).

Tabella 3 - Fattori di inclinazione del piano di posa ( ε<𝜋⁄4) (Hansen, 1970).

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2.4 SCELTA DEI PARAMETRI DI RESISTENZA DEL
TERRENO
Il calcolo della capacità portante deve essere effettuato nelle condizioni più
critiche per la stabilità del sistema di fondazione, valutando con particolare
attenzione le possibili condizioni di drenaggio. Tali condizioni dipendono, com’è
noto, dal tipo di terreno e dalla velocità di applicazione del carico.
Nel caso dei terreni a grana grossa (ghiaie e sabbie), caratterizzati da valori elevati
della permeabilità (k ≥ 10-5 m/s), l’applicazione di carichi statici non genera
sovrappressioni interstiziali; pertanto, l’analisi è sempre condotta con riferimento
alle condizioni drenate, in termini di tensioni efficaci.
Nel caso di terreni a grana fine (limi e argille), a causa della loro bassa
permeabilità, salvo il caso di applicazione molto lenta del carico, si generano
sovrappressioni interstiziali che si dissipano lentamente nel tempo attraverso la
consolidazione. Pertanto, per i terreni a grana fine è necessario distinguere un
comportamento a breve termine, in condizioni non drenate, ed uno a lungo
termine, in condizioni drenate. L’analisi (a lungo termine) in condizioni drenate
può essere effettuata in termini di tensioni efficaci.
Tale tipo di approccio può essere utilizzato anche nelle analisi (a breve termine) in
condizioni non drenate, ma per la sua applicazione è richiesta la conoscenza delle
sovrappressioni interstiziali, Δu, che si sviluppano durante la fase di carico.
Poiché la determinazione delle Δu in sito è un problema estremamente complesso,
l’analisi in condizioni non drenate è generalmente effettuata, nelle applicazioni
pratiche, in termini di tensioni totali, con riferimento alla resistenza al taglio non
drenata corrispondente alla pressione di consolidazione precedente l’applicazione
del carico. Le condizioni non drenate sono in genere le più sfavorevoli per la
stabilità delle fondazioni su terreni coesivi, poiché al termine del processo di
consolidazione, l’aumento delle tensioni efficaci avrà prodotto un incremento
della resistenza al taglio.

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2.4.1 Analisi in termini di tensioni efficaci (condizioni drenate)
Nelle analisi di capacità portante in termini di tensioni efficaci, la resistenza del
terreno è definita mediante i parametri c’ e ϕ’ (il criterio di rottura è espresso nella
forma τ = c’ + σ’ tgϕ’) e i vari termini e fattori della relazione generale devono
essere calcolati con riferimento a questi parametri.
In presenza della falda si deve tener conto dell’azione dell’acqua, sia nella
determinazione del carico effettivamente trasmesso dalla fondazione al terreno sia
nel calcolo della qlim. In particolare, nel calcolo del carico trasmesso dalla
fondazione al terreno deve essere considerata la sotto spinta dell’acqua che agisce
sulla porzione di fondazione immersa, mentre il carico limite deve essere valutato
in termini di pressioni efficaci. In particolare, riferendosi per semplicità alla
relazione di Terzaghi, si ha:

1
𝑞𝑙𝑖𝑚 = 𝛾′2 ∙ B ∙ 𝑁𝛾 + c’∙ 𝑁𝑐 + q’∙ 𝑁𝑐 (Eq. 1)
2

dove q’ rappresenta il valore della pressione efficace agente alla profondità del
piano di posa della fondazione e 𝛾′2 il peso nell’unità di volume immerso nel
terreno presente sotto la fondazione. Nel calcolo dei fattori di capacitò portante
viene utilizzato il valore di ϕ’ del terreno presente sotto la fondazione.
Ipotizzando la presenza di falda in quiete, i casi possibili sono 4:
1. Il pelo libero della falda si trova a profondità maggiore di D+B. In questo
caso la presenza della falda può essere trascurata;
2. Il pelo libero della falda coincide con il piano di posa della fondazione
(Figura 11- a). In questo caso q’= 𝛾′1 ∙ D, essendo 𝛾1 il peso nell’unità di
volume medio, umido o saturo, del terreno al di sopra del piano di posa
della fondazione;
3. Il pelo libero della falda si trova a quota a al di sopra del piano di posa
della fondazione (Figura 11- b). In questo caso q’= γ ∙ (D – a) + 𝛾′1 ∙ a
essendo 𝛾′1 il peso nell’unità di volume immerso del terreno al di sopra del
piano di posa della fondazione.

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4. Il pelo libero della falda si trova a quota d<B al disotto del piano di posa
della fondazione (Figura 11- c). In questo caso q’= 𝛾′1 ∙ D, mentre il
termine 𝛾′2 ∙ B assume il valore di q’= 𝛾2 ∙ d + 𝛾′2 ∙ (B – d).

Figura 11- Influenza della posizione della falda sul calcolo della capacità portante

2.4.2 Analisi in termini di tensioni totali (condizioni non


drenate)
Nelle analisi di capacità portante in termini di tensioni totali, la resistenza del
terreno è definita convenzionalmente attraverso il parametro cu (criterio di rottura
di Tresca espresso nella forma τ = cu), che non rappresenta una caratteristica del
materiale, ma un parametro di comportamento.
In questo caso, i fattori di capacità portante saranno pari a 𝑵𝜸 = 0, Nc = 5.14 e con
Nq = 1, il carico limite è dato quindi da:
𝑞𝑙𝑖𝑚 = 5,14 ∙ cu ∙ 𝑠𝑐0 ∙ 𝑑𝑐0 ∙ 𝑖𝑐0 ∙ 𝑏𝑐0 ∙ 𝑔𝑐0 + q ∙ 𝑔𝑞0 (Eq. 7)

essendo q’= 𝛾′1 ∙ D la pressione totale agente sul piano di posa della fondazione, e
avendo indicato con il pedice 0 i fattori correttivi per ϕ = 0.
È opportuno sottolineare che per l’analisi in termini di tensioni totali, l’eventuale
sotto spinta idrostatica dovuta alla presenza della falda non deve essere
considerata.

2.4.3 Capacità portante di fondazioni su terreni stratificati


La determinazione della capacità portante di fondazioni su terreni stratificati è un
problema a cui non vi è una facile soluzione, per il quale non esistono quindi
trattazioni teoriche di semplice impiego.

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Se l’importanza dell’opera non è tale da giustificare l’uso di metodi numerici
avanzati (per esempio metodi agli elementi finiti), si ricorre generalmente
all’applicazione di schemi o di formule approssimate.
In presenza di terreni stratificati, se lo spessore misurato dal piano di fondazione
dello strato di terreno su cui appoggia la fondazione è maggiore di B, il terreno
può considerarsi omogeneo. Nell’ipotesi che tale circostanza non sia verificata, i
casi che possono presentarsi sono i seguenti:
1. Fondazione su terreni dotati di sola coesione:
1.1 strato superiore meno resistente di quello inferiore;
1.2 strato superiore più resistente di quello inferiore;
2. Fondazione su terreni dotati di attrito e coesione:
2.1 strato superiore meno resistente di quello inferiore;
2.2 strato superiore più resistente di quello inferiore;
Generalmente nei casi 1.1 e 2.1 si ricorre, se possibile, all’asportazione dello
strato più superficiale ed eventualmente ad una sua sostituzione con un materiale
compattato. Qualora ciò non sia possibile, si può ugualmente calcolare con cautela
la capacità portante assumendo come parametri di resistenza coloro relativi allo
strato più superficiale.
Nel caso 1.1, se lo strato superficiale è di spessore limitato si può mettere in conto
anche il contributo alla resistenza dovuto allo strato sottostante, utilizzando
nell’espressione di qlim per fondazioni nastriformi (qlim = c ∙ Nc + γ ∙ D) la
seguente formula per Nc:
1,5 ∙ 𝑑1
𝑁𝑐 = + 5,14 ∙ 𝑐𝑟 ≤ 5,14
𝐵

Dove 𝑑1 rappresenta lo spessore dello strato più superficiale al di sotto del piano
di fondazione, B la larghezza della fondazione e 𝑐𝑟 = c2/c1, essendo c1 e c2,
rispettivamente, il valore della coesione dello strato più superficiale e di quello
sottostante. Per 0.7 < 𝑐𝑟 < 1 il valore di Nc, deve essere ridotto del 10%.
Nel caso 1.2 la capacità portante di una fondazione nastriforme di larghezza B può
essere calcolata utilizzando lo schema di una fondazione ideale di larghezza B +

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𝑑1 appoggiata sullo strato inferiore (ipotizzando cioè che il carico si diffonda
nello strato superiore di spessore d1 con un rapporto 2:1).
Nel caso 2 si possono calcolare per la stratificazione un angolo di resistenza al
taglio ed una coesione equivalenti nel seguente modo:
𝜙1
- si determina la profondità H= 0.5 tan ( 𝜋/4 + )∙B
2

con 𝜙1 angolo di resistenza al taglio relativo allo strato superiore;


- se H > 𝑑1 si determina il valore di ϕ equivalente da utilizzare nel calcolo di
𝑑1 ∙ 𝜙1 ÷( 𝐻− 𝑑1 ) ∙ 𝜙2
qlim come: ϕ =
𝐻

con ϕ2 angolo di resistenza al taglio relativo allo strato inferiore;


- in modo analogo si ricava c equivalente.

2.5 LE VERIFICHE DI SICUREZZA DELLE FONDAZIONI


SUPERFICIALI
Le Norme Tecniche per le Costruzioni (NTC-08), come già detto,
utilizzano il metodo degli stati limite e i coefficienti di sicurezza parziali da
applicare rispettivamente alle azioni o agli effetti delle azioni (A), alle
caratteristiche dei materiali (M) e alle resistenze (R).
Le NTC-18, al § 6.4.2 Fondazioni superficiali, nella versione aggiornata in
corso di pubblicazione, recitano:
“La profondità del piano di posa della fondazione deve essere scelta e giustificata
in relazione alle caratteristiche e alle prestazioni della struttura in elevazione,
alle caratteristiche del sottosuolo e alle condizioni ambientali.
Il piano di fondazione deve essere situato sotto la coltre di terreno vegetale
nonché sotto lo strato interessato dal gelo e da significative variazioni stagionali
del contenuto d’acqua.
In situazioni nelle quali sono possibili fenomeni di erosione o di scalzamento da
parte di acque di scorrimento superficiale, le fondazioni devono essere poste a
profondità tale da non risentire di questi fenomeni o devono essere
adeguatamente difese.

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2.5.1 Verifiche agli stati limite ultimi (SLU)
Nelle verifiche di sicurezza devono essere presi in considerazione tutti i
meccanismi di stato limite ultimo, sia a breve sia a lungo termine.
Gli stati limite ultimi delle fondazioni superficiali si riferiscono allo sviluppo di
meccanismi di collasso determinati dalla mobilitazione della resistenza del
terreno e al raggiungimento della resistenza degli elementi strutturali che
compongono la fondazione stessa.
Nel caso di fondazioni posizionate su o in prossimità di pendii naturali o
artificiali, deve essere effettuata la verifica anche facendo riferimento alle
condizioni di stabilità globale del pendio, includendo nelle verifiche le azioni
trasmesse dalle fondazioni. Le verifiche devono essere effettuate almeno nei
confronti dei seguenti stati limite accertando che la condizione [6.2.1] sia
soddisfatta per ogni stato limite considerato:
1. SLU di tipo geotecnico (GEO):
 collasso per carico limite dell’insieme fondazione-terreno;
 collasso per scorrimento sul piano di posa;
 stabilità globale.
2. SLU di tipo strutturale (STR):
 raggiungimento della resistenza negli elementi strutturali.
La verifica di stabilità globale deve essere effettuata, analogamente a quanto
previsto nel paragrafo 6.8, secondo la Combinazione 2 (A2+M2+R2)
dell’Approccio 1, tenendo conto dei coefficienti parziali riportati nelle Tabelle
6.2. I e 6.2.II per le azioni e i parametri geotecnici e nella Tab. 6.8.I per le
resistenze globali.
Le rimanenti verifiche devono essere effettuate applicando la combinazione
(A1+M1+R3) di coefficienti parziali prevista dall’Approccio 2, tenendo conto dei
valori dei coefficienti parziali riportati nelle Tabelle 6.2. I, 6.2.II e 6.4.I.
Nelle verifiche nei confronti di SLU di tipo strutturale (STR), il coefficiente γR
non deve essere portato in conto.

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Tabella 4 - Coefficienti Parziale per le azioni o per l'effetto delle azioni.

Tabella 5 - Coefficienti parziali per i parametri geotecnici del terreno

Tabella 6 - Coefficienti parziali 𝛾𝑟 per le verifiche agli stati imiti ultimi di fondazioni superficiali.

2.5.2 Verifiche agli stati limite di esercizio (SLE)


Al fine di assicurare che le fondazioni risultino compatibili con i requisiti
prestazionali della struttura in elevazione (2.2.2 e 2.6.2), si deve verificare il
rispetto della condizione [6.2.7], calcolando i valori degli spostamenti e delle
distorsioni nelle combinazioni di carico per gli SLE specificate al 2.5.3, tenendo
conto anche dell’effetto della durata delle azioni.
Forma, dimensioni e rigidezza della struttura di fondazione devono essere
stabilite rispettando i summenzionati requisiti prestazionali, tenendo presente
inoltre che le verifiche agli stati limite di esercizio possono risultare più restrittive
di quelle agli stati limite ultimi.”

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