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Cedimenti delle fondazioni - Generalità

I cedimenti delle fondazioni devono essere valutati con grande cura per edifici, ponti, torri, centrali
elettriche e altre analoghe strutture di costo elevato, mentre possono essere stimati con più largo margine
di errore per strutture come terrapieni, dighe in terra, argini, paratie e muri di sostegno.

I calcoli dei cedimenti del suolo sono soltanto, eccetto che per casuali fortuite coincidenze, la migliore
“stima” delle deformazioni da attendersi quando i carichi verranno applicati.

Durante la fase di cedimento il suolo subisce una transizione dallo stato di sforzo corrente (dovuto alle
forze di volume, ovvero al peso proprio) a un nuovo stato, sotto il carico addizionale applicato.

La variazione ∆q dello stato di sforzo dovuto a questo sovraccarico produce un’accumulazione, che è
funzione del tempo, di movimenti di rotolamento e scorrimento relativo fra i granuli, di rottura di
particelle e di deformazioni elastiche (in senso proprio) localizzate in una limitata zona di influenza al di
sotto dell’area caricata.

L’accumulazione statistica di questi movimenti elementari nella direzione di interesse costituisce il


cedimento.

In direzione verticale il cedimento sarà definito ∆H .

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Principali componenti di ∆H sono costituiti dall’effetto di rotolamento e scorrimento fra le particelle,
che fa variare l’indice dei vuoti, e dalla rottura dei granuli che modifica la struttura del materiale.

Solo una piccolissima frazione di ∆H proviene dalla deformazione elastica dei granuli del terreno.

Come conseguenza, soltanto una minima parte del cedimento ∆H verrebbe recuperata se il carico
applicato venisse rimosso.

Anche se ∆H ha solamente una componente molto piccola di natura elastica, è conveniente trattare il
suolo come un materiale pseudoelastico, caratterizzato da parametri “elastici” E s , G’, µ e k s per il
calcolo dei cedimenti.

Tale scelta dovrebbe apparire ragionevole in quanto è una variazione dello stato di sforzo a causare il
cedimento così come si osserva che all’aumentare di tale variazione cresce l’entità del cedimento.

L’esperienza indica inoltre che questa metodologia fornisce soluzioni soddisfacenti.

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Due sono i problemi maggiori che si presentano nelle analisi dei cedimenti del terreno:

1. Ottenere valori attendibili per i parametri “elastici”.


I problemi di recupero di campioni “indisturbati” del suolo comportano che i valori misurati in
laboratorio risultino sovente in errore per il 50% e oltre. Vi è ora una tendenza più diffusa a utilizzare
prove in situ, ma il principale svantaggio è che esse tendono a fornire valori validi in direzione
orizzontale. Poiché l’anisotropia è ricorrente i valori dei parametri validi in direzione verticale
(solitamente richiesti) risultano spesso sostanzialmente diversi. A causa di questi problemi sono
comunemente impiegate delle correlazioni, in particolare per studi preliminari di progetto.
2. Ottenere un profilo degli sforzi prodotti dal carico applicato che risulti attendibile.
Si presenta tanto il problema dei valori numerici che quello della effettiva profondità della zona di
influenza. Le equazioni della teoria dell’elasticità vengono solitamente impiegate per il calcolo degli
sforzi, prendendo come profondità H della zona di influenza al di sotto dell’area caricata valori che
vanno da circa 2B fino a H → ∞ .
I valori definiti da questi due problemi vengono poi usati nella forma di:

dove ε è la deformazione pari a ∆q E s


∆q è funzione sia di h che del carico e H è, come precedentemente notato, la profondità della zona di
influenza.
Non è raro che il rapporto fra il valore misurato di ∆H e quello calcolato vari fra meno di 0.5 e 2 e oltre,
anche se i valori si collocano per lo più in un intervallo compreso fra 0.8 e 1.2.
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Si può anche osservare che se si calcola un valore di cedimento ∆H “piccolo” cioè dell’ordine di 10 mm
e si misura poi un valore di 5 mm oppure di 20 mm, si commette un “errore” notevole; tuttavia la
maggior parte delle strutture è in grado di sopportare senza danni sia il cedimento calcolato che quello
misurato.
Ciò che si vuole evitare è di stimare un cedimento di 25 mm e trovarsi, a struttura terminata, un
cedimento di 100 mm.
In ogni caso nel calcolo preventivo dei cedimenti è preferibile sbagliare per eccesso (rispetto ai valori
effettivi o misurati); si deve tuttavia fare attenzione a evitare che stime troppo a favore di sicurezza
inducano a prendere provvedimenti correttivi inutili e costosi.

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Cedimenti immediati e di consolidazione

Si ammette generalmente che il cedimento causato dal peso di una struttura si divida in due parti:

a) cedimento dovuto alla deformazione del terreno senza cambiamento del suo contenuto d’acqua o
cedimento immediato o di contatto;

b) cedimento dovuto a riduzione del volume di terreno causato dalla dissipazione della pressione dei pori
o cedimento per consolidamento.

Mentre il primo avviene generalmente durante l’esecuzione dei lavori e può considerarsi ultimato poco
tempo dopo il completamento della costruzione, il secondo, che assume come si vedrà fondamentale
importanza nei terreni argillosi, è molto lento nel tempo e può durare anni se non decenni dopo il
completamento della costruzione.

Mentre nel primo caso i metodi per la previsione teorica del cedimento sono basati sulla teoria
dell’elasticità (la deformazione avviene senza cambiamento di volume), nel secondo caso solo in seguito
allo studio fondamentale di Terzaghi si è potuto impostare il calcolo teorico del cedimento. In questo
sono determinanti i risultati sperimentali delle prove di laboratorio.

In alcuni casi poi (terreni molto organici) può essere rilevante un ulteriore termine legato alle
deformazioni viscose.

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Il cedimento globale risulta quindi generalmente costituito dai contributi dovuti a fenomeni immediati,
alla consolidazione e (eventualmente) alla compressione secondaria (o viscosità) in questo modo:

∆H = ∆H i + ∆H c (+∆H s )

In terreni non coesivi e nelle argille non sature è prevalente il contributo del cedimento immediato,
eventualmente accompagnato da una piccola componente viscosa.

Cedimenti di consolidazione prevalgono invece nei suoli coesivi saturi, eccettuati i terreni molto
organici, nei quali può essere prevalente il termine viscoso.

Analisi dei cedimenti immediati sono impiegate per tutti i terreni a gradazione fine, compresi limo e
argille con grado di saturazione S< 90% circa e per quelli a gradazione grossa con elevato coefficiente di
permeabilità.

Analisi dei cedimenti di consolidazione vengono usate per tutti i terreni a gradazione fine saturi o quasi
saturi, ai quali si applica la teoria della consolidazione. La ragione di questa scelta è che per suoli di
questo tipo interessa valutare non solo l’entità del cedimento ∆H ma anche il tempo necessario perché
esso si stabilizzi.

Nella pratica i entrambi i casi si utilizza per il calcolo un’espressione del tipo

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Cedimenti uniformi, rotazionali e differenziali. Valori accettabili.

Dunque per cedimento di un punto del piano di posa di una struttura si intende 1’abbassamento del
suddetto punto, provocato dalla deformazione del terreno sottostante.

Parlando invece di cedimento globale del piano di posa di una struttura potremo distinguere tre casi.

a) cedimento uniforme ovvero traslazione verticale del piano di posa della struttura: tutti i punti del
piano di posa subiscono un medesimo cedimento. Il fenomeno è analizzabile mediante semplici
considerazioni cinamatiche ( moti di corpo rigido ) quindi non si genera nella struttura alcun stato
tensionale aggiuntivo. Per quanto detto tale tipo di cedimento non suscita gravi preoccupazioni a meno
di eventuali problemi di agibilità, collegamenti impiantistici o situazioni specifiche come quelle di
serbatoi prossimi al livello di falda freatica.

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b) cedimento rotazionale caratterizzato da una rotazione de1 piano di posa della struttura attorno ad-un
asse orizzontale giacente sul piano stesso. Anche per questo tipo di cedimento vai. quanto detto a
proposito del cedimento uniforme. La situazione è più preoccupante in quanto può venire intaccato
l’equilibrio globale della struttura per la presenza di un momento instabilizzante indotto dalla rotazione.

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c) cedimento differenziale: quando il
piano di posa non subisce. soltanto
uno spostamento di corpo rigido, ma
anche una certa deformazione. In tal
caso il piano di posa non rimane
piano, causando in genere uno stato
tensionale aggiuntivo nella struttura
sovrastante, spesso non considerato in
sede progettuale.

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Il cedimento relativo o differenziale ∆s tra due punti è preoccupante se rapportato a piccole distanze L
tra i due punti in questione, quindi parametro significativo è il rapporto ∆s L ,detto anche distorsione
angolare.

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Valutazione dei cedimenti

Metodi di calcolo della pressione verticale

Diffusione su superfici limitate da piani inclinati


Il metodo empirico più semplice consiste nel supporre che il
carico superficiale interessi, all’aumentare della profondità,
superfici crescenti limitate da piani inclinati passanti per i
bordi della superficie di carico.

L’incremento di pressione creato dal sovraccarico è supposto


uniformemente ripartito su tutta la superficie interessata.

Si utilizzano, generalmente, dei piani inclinati sia a 45°, la


qual cosa è ottimistica, sia a 1 di base e 2 di altezza (circa
27°).

Questo metodo è parecchio imperfetto, ma rapido e si può


utilizzare senza rischio quando si studia l’influenza di un
piccolo incremento in confronto alla sollecitazione totale.

È praticamente inapplicabile allo studio completo dei


cedimenti.

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Metodo di Boussinesq
Il metodo di Boussinesq, proposto nel 1885, consiste nell’assimilare il terreno ad un solido elastico,
semi-infinito, omogeneo ed isotropo.

Nonostante queste ipotesi piuttosto restrittive, il metodo di Boussinesq per il calcolo dell’incremento
dello stato di sforzo prodotto dai carichi di fondazione è tuttora diffusamente usato per ogni tipo di suolo
(anche per terreni stratificati). Si è trovato che i valori degli sforzi calcolati con questo metodo sono in
buon accordo con i pochi valori misurati finora ottenuti.

Questo metodo trova la sua completa trattazione nel Timoshenko (Teoria dell’Elasticità, New York,
1931).

Le cosiddette equazioni di Boussinesq descrivono le tensioni e le deformazioni


prodotte nel solido semiinfinito delimitato da una superficie orizzontale e
caricato da una forza P puntiforme che agisce normalmente ad essa.

La descrizione delle tensioni prodotte dalla forza P è fatta con riferimento alle
componenti:

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Le equazioni espresse in coordinate cilindriche delle tensioni in un punto N sono:

Si osservi che σz o è indipendente dal modulo di Poisson µ

L’utilizzazione dell’equazione di σz è accettabile per molti problemi geotecnici pur tenendo conto che è
stata ricavata con le ipotesi restrittive sopraindicate inerenti al terreno.

In genere essa viene scritta nella forma:

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La distribuzione degli sforzi in un piano orizzontale è una superficie di rivoluzione intorno alla retta
d’azione del carico e la sua sezione trasversale ha la forma di una curva a campana.

Si possono tracciare, a partire dall’equazione delle curve di


eguale pressione verticale, sezioni piane di superfici di
rivoluzione: queste sono le curve che si chiamano bulbi di
pressione.

La formula che esprime la q v può essere semplificata nella


forma:

dove

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Il coefficiente Ii che dipende dal rapporto r z è chiamato fattore di influenza dello sforzo verticale e può
essere calcolato una volta per tutte.

Nella figura sono indicati in grafico (tratto pieno) i valori riportati da Gilboy e Terzaghi.

Il diagramma rappresenta la variazione di q


quando ci si allontana dalla verticale del
carico e mette in evidenza il carattere
grossolano dell’approssimazione dei metodi
empirici.

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Metodo di Westergaard
Il metodo di Westergaard, proposto nel 1938, consiste nel supporre che l’ammasso elastico sia tagliato
da strati sottili orizzontali e vicini formati da un materiale non elastico che ammette deformazioni
verticali ma non orizzontali. Esso rispetto a quello di Boussinesq, conduce a risultati leggermente diversi
e la differenza diviene importante nelle immediate vicinanze del carico.

Anche in questo caso è possibile esprimere la pressione verticale nella forma

Nella formulazione di Westergaard σz è dipendente


dal modulo di Poisson µ , e così dunque anche il
fattore di influenza I wi , al contrario di quello di
Boussinesq.

Per µ = 0 , l’espressione di I wi è la seguente:

riportata in linea tratteggiata in figura

Il suo valore è inferiore a Ii per r <1.5 z e superiore per r > 1.5 z.


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Applicazione del metodo di Boussinesq ai casi pratici

Applicando il metodo di Boussinesq ai casi reali che si riferiscono in genere a superfici di carico si fa
l’ipotesi che siano realizzate le due seguenti condizioni:

— i carichi sono trasmessi all’ammasso a mezzo di una “membrana flessibile”, cioè la deformazione
dell’ammasso sotto l’applicazione del carico non genera delle modificazioni nella distribuzione di
questi carichi o pressioni di contatto;

— la distribuzione della pressione di contatto q è supposta uniforme su tutta la superficie di carico.

Nelle applicazioni pratiche più correnti vengono forniti i seguenti dati:

1) la variazione dello sforzo verticale q v in funzione della profondità z sull’asse o sul centro della
superficie di carico (che è il valore massimo ad una data profondità);

2) l’andamento delle curve di eguale pressione verticale, in una sezione trasversale.

Questi dati consentono il tracciamento, con relativa precisione, della distribuzione degli sforzi su un
piano orizzontale qualunque.

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Lo sforzo q alla profondità z è dato nella forma:

Is è un coefficiente adimensionale, funzione della


forma della fondazione e del rapporto z/B tra la
profondità z e la più piccola dimensione trasversale B
della superficie di carico.

Nella figura esso viene dato per la verticale al centro


della superficie di carico e per i seguenti casi:
— un cerchio di raggio R (B = 2R) nel caso di piastra
flessibile (curva I) e di piastra rigida (curva II);
— una fondazione quadrata e rettangolare ( L ≥ B ) per
alcuni valori di L B
— una striscia indefinita di larghezza B ( L B = ∞ );

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Nella figura sono riportate le
curve di eguale pressione
verticale, sezioni trasversali dei
bulbi di pressione, per i casi di
una striscia indefinita di
larghezza B e per un’area
quadrata di lato B.

Nel caso di una superficie di


forma qualunque si può,
abbastanza spesso, suddividere
tale superficie in piccoli
rettangoli ed applicare a
ciascuno i grafici prima indicati
per superfici rettangolari
corrispondenti.

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Un altro metodo semplice, applicabile a fondazioni quadrate o rettangolari (e a quelle circolari convertite
in fondazioni quadrate equivalenti) consiste nell’utilizzare l’equazione di Boussinesq già integrata su un
rettangolo di dimensioni B x L. L’espressione venne
ricavata da numerosi autori europei negli anni Venti ma
la forma più facilmente disponibile è quella dovuta a
Newmark (1935) e la si trova applicata comunemente
nei diagrammi di Fadum (1948).

L’equazione di Newmark, applicabile al di sotto di uno


spigolo dell’area BxL è:

ovvero:

dove: M = B z ; N = L z ; V = 1 + M 2 + N 2 ; V1 = ( M N )
2

Si osservi che qv = q0 per z =0.

Quando V1 > V, il termine tan −1 è negativo ed è necessario aggiungere π .

Risulta così possibile calcolare lo sforzo verticale a qualsiasi profondità z per qualsiasi punto collocato a
ragionevole distanza dalla fondazione o al di sotto di essa, come illustrato in figura.
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Abaco di Newmark
Se un carico ripartito q agisce su una superficie di
forma qualsiasi si può calcolare il valore q in un
punto qualsiasi N alla profondità z a mezzo
dell’abaco di Newmark.
L’abaco rappresenta una rete di curve tracciate in
superficie.
La scala della rete è scelta in modo che la distanza
AB rappresenti la profondità z.
Il punto N è situato direttamente sulla verticale per il
centro di cerchi concentrici.
L’abaco è costruito in modo tale che un carico
ripartito q agente su una qualunque delle piccole
superfici limitate da due raggi e due cerchi adiacenti
produce una pressione q = 0,005 q nel punto N.
Ciascun elemento è allora un’area di influenza di valore 0,005 q per la sollecitazione q v nel punto N.
Se si vuole calcolare la pressione alla profondità sotto un punto N di un’area caricata si sposta la cartina
dell’area fino a che il punto considerato si trova al centro e si conta il numero di piccole aree coperte.
Moltiplicando questo numero per 0.005 q si ha la pressione. Quindi in tal maniera si possono trovare le
sollecitazioni verticali alla profondità z. Per una profondità z1 si dovrà fare una pianta in scala diversa in
modo che si abbia AB = z1 .
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Calcolo dei cedimenti immediati

Per definizione il cedimento immediato avviene senza variazioni dell’indice dei pori (quindi senza
cambiamenti di volume del terreno) ed è somma della compressione elastica e della deformazione
plastica del terreno.

In parziale contraddizione con quest’ultima affermazione i metodi per la previsione teorica dei
cedimento immediati sono basati sulla teoria dell’elasticità.

In concordanza con la teoria dell’elasticità il cedimento (abbassamento) di un’area caricata sulla


supeficie di un mezzo elastico semi infinito può essere calcolato per mezzo di una relazione del tipo:
1 − µ2
∆H = q 0 D I
E
dove:
q 0 = carico unitario trasmesso sul terreno (pressione di contatto)
D = larghezza o diametro della fondazione
E = modulo di Young del mezzo elastico
µ = coefficiente di Poisson
I = coefficiente di forma dipendente dalle dimensioni e dalla rigidità della fondazione, nonché dal
rapporto L/B tra la profondità e la larghezza dell’area caricata.

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In modo simile, il cedimento in corrispondenza del centro o dello spigolo di una fondazione rettangolare
avente dimensioni B’x L’ posta sulla superficie di un semispazio elastico si può calcolare in base alla
teoria dell’elasticità (Timoshenko e Goodier (1951)) come segue:

dove
q 0 è l’intensità della pressione di contatto, espressa nelle stesse unità di misura di E s
B’ è la minima dimensione laterale dell’area “reagente” della base (stesse unità di misura di ∆H )
E s e µ sono i parametri elastici del terreno (vedi tabelle)
I1 , I 2 e I F sono coefficienti di influenza dipendenti dal rapporto L’/B’, dallo spessore dello strato H
responsabile del cedimento e dalla profondità del piano di posa D;

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I coefficienti di influenza I1 , I 2 si possono calcolare utilizzando le equazioni fornite da Steinbrenner
(1934) come segue:

dove
M = L’/B’;
N = H/B’;
B’ = B/2 per coefficienti relativi al centro e B’ = B per quelli relativi allo spigolo;
L’ = L/2 per coefficienti relativi al centro, L’ = L per quelli relativi allo spigolo.

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Il coefficiente d’influenza I F deriva dalle equazioni di Fox (1948), che stabiliscono che il cedimento
viene ridotto quando ci si pone a una certa profondità nel terreno, in dipendenza dal valore del
coefficiente di Poisson e del rapporto L/B.

La figura può essere utilizzata per approssimare I F con sufficiente accuratezza; in alternativa si possono
implementare le equazioni di Fox (vedi).
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Se poi i coefficienti I1 , I 2 vengono riuniti nel coefficiente Is :

l’espressione di ∆H assume la forma più compatta:

Questa equazione è, a rigore, applicabile a fondazioni flessibili poste su un semispazio (la pressione di
contatto q 0 è ipotizzata costante sulla superficie di appoggio della fondazione).

In pratica la maggior parte delle fondazioni risulta flessibile, anche quelle di grande spessore si
inflettono quando vengono caricate dalla struttura sovrastante.

Alcune teorie indicano che se la fondazione è rigida il cedimento risulterà tale che a deformazione
avvenuta l’originale piano di posa si conserverà piano (ma la fondazione si può inclinare) e il cedimento
sarà inferiore del 7% circa. Su questa base, se la fondazione è “rigida” si dovrebbe ridurre il valore del
coefficiente Is del 7% circa (cioè assumere Is,rid = 0.93 Is ).

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Per ottenere buoni risultati tale formulazione va usata con alcune accortezze e cautele (Bowles):

1. Effettuare la migliore stima di q 0 .


2. Determinare il punto dove calcolare il cedimento e suddividere la base di appoggio (come si fa nel
metodo di Newmark per il calcolo dello sforzo) in modo che il punto si trovi in corrispondenza di
uno spjgolo esterno ovvero di uno spigolo (interno) comune a più rettangoli.
3. Osservare che lo spessore dello strato effettivamente responsabile del cedimento non è definito da
un rapporto H B' → ∞ ma va preso come il minimo dei seguenti due valori: /
a. Profondità z = 5B (dove B è la minima dimensione complessiva della base della fondazione).
b. Profondità alla quale si incontra uno strato “duro”. Il termine “duro” va inteso nel senso che il
valore di E s dello strato risulta pari a 10 volte circa il valore di E s dello strato adiacente (se il
terreno subisce una transizione graduale di rigidezza che non consente di definire chiaramente
tale fattore di 10 occorre usare “buon senso”)
4. Calcolare il rapporto H/B’ nel seguente modo: per uno spessore dello strato H = z = 5B si trova per
il centro della fondazione H/B’ = 5B/0.5B = 10; per uno spigolo 5B/B = 5.
5. Calcolare Is secondo le formule date e con la migliore stima di µ
6. Ricavare una stima di I F con l’ausilio del grafico di figura dato (o con le formule del Fox) (si noti
come che il fattore di profondità I F possa ridurre sostanzialmente i cedimenti calcolati per al
crescere del rapporto D/B).
7. Ottenere la media pesata di E s nello spessore dello strato z = H. La media pesata può essere
calcolata come:

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Si può interpretare la

come un’equazione della meccanica delle strutture

come precedentemente ottenuto (e utilizzando una simbologia coerente nell’ambito del testo), dove

I principali problemi consistono, naturalmente, nella determinazione di valori corretti per E s e H.

Si è notato in precedenza che si dovrebbe usare un valore medio di E s , pesato sullo spessore dello strato
di influenza H.

Si è detto che la profondità H che influenza il fenomeno del cedimento può essere stimata
ragionevolmente bene prendendo il valore più piccolo fra 5B e la profondità dello “strato duro”, inteso
come quello in cui il modulo elastico E s risulta 10 o più volte maggiore rispetto allo strato
immediatamente vicino. Occorre usare buon senso se il terreno subisce una transizione graduale di
rigidezza che non consente di definire chiaramente tale fattore di 10. I
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Ovviamente se H risulta abbastanza esteso e si ottiene in qualche modo un solo valore di E s , il calcolo di
∆H che ne risulta può non essere molto attendibile a meno che quell’unico valore di E s risulti proprio
essere, casualmente, la “media pesata”.

Per quanto riguarda il coefficiente di Poisson µ questo, se preso all’interno dell’usuale intervallo di
valori (compresi fra 0.2 e 0.4) ha poca influenza sul valore calcolato del cedimento ∆H (nell’intervallo
di massima ampiezza che va da 0 a 0.5 si ha solamente una differenza massima del 25%).

Sono disponibili diversi metodi sperimentali per determinare il modulo elastico:


1. Prove di compressione non confinata.
2. Prove di compressione triassiale.
3. Prove in situ:
a. prova penetrometrica standard (SPT)
b. prova penetrometrica statica (CPT)
c. prova pressiometrica
d. prova con piastra di carico.

Le prove di compressione non confinata tendono a fornire valori a favore di sicurezza di E s


Ciò significa che il valore calcolato (solitamente il modulo tangente iniziale) risulta piccolo e produce
una stima di ∆H maggiore di quello che sarà il cedimento effettivo in situ.

Questo non sempre è un risultato desiderabile: se il valore previsto di H è troppo grande, può essere
negativamente influenzata la scelta del tipo di fondazione: in altre parole si può verificare che venga
suggerito l’impiego di pali infissi o trivellati quando l’adozione di fondazioni su plinto darebbe
egualmente risultati soddisfacenti.
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Le prove triassiali tendono a migliorare il valore di E s poiché qualsiasi pressione di confinamento
“irrigidisce” il terreno cosicché si ottiene un valore più elevato del modulo tangente iniziale.

Anche altri fattori, come il fatto che la prova sia realizzata in condizioni U (non consolidate, non
drenate) o CU (consolidate, non drenate) oppure CK0U (consolidate fino allo stato di sforzo a riposo,
non drenate) hanno influenza sul valore di E ottenuto.

In generale le prove triassiali forniscono ancora risultati a favore di sicurezza ma in misura minore
rispetto a prove di compressione non confinata.

Il pressiometro può essere impiegato per valutare il modulo sforzi-deformazioni in situ. Se viene posto,
come comunemente avviene, in un foro verticale quello che si ottiene è però il valore di Es in direzione
orizzontale; a meno che il suolo sia isotropo questo non è lo stesso modulo che si ha in direzione
verticale.
Anisotropia, storia di carico e cementazione naturale sembrano essere fattori molto significativi per la
determinazione di Es, in particolar modo per terreni non coesivi.

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Poiché i valori di laboratorio di E s non sono molto attendibili e peraltro costosi da ottenere, sono state
molto impiegate per la determinazione di E s le prove in situ con penetrometro standard (SPT) e con
penetrometro statico (CPT).

La tabella seguente (Bowles) fornisce un certo numero di equazioni per l’impiego dei diversi metodi di
prova.
L’espressione e i coefficienti da utilizzare dovrebbero essere basati sull’esperienza locale che porta a
individuare, per una data zona, quale equazione fornisca la stima migliore.

Con riferimento alla tabella si vede che una buona stima del modulo elastico per una prova
penetrometrica standard (SPT) è

dove il coefficiente C2 vale 15 o 6 a seconda dei casi mentre i valori di C1 variano da 500 a 1200.

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Effetti delle dimensioni delle fondazioni sui cedimenti e capacità portante limitata dai cedimenti

Uno dei principali problemi nel progetto di fondazioni è quello di dimensionare le fondazioni e/o
stabilire le pressioni di contatto in modo che per fondazioni vicine i cedimenti risultino pressoché eguali.

La illustra il problema (e i motivi per i quali le prove con piastra di carico hanno scarso interesse
pratico).

E evidente che se la profondità della zona d’influenza è pari a H = 5B, allora una piastra quadrata di lato
0.3 m ha una profondità d’influenza di 5 x 0.3 = 1.5 m mentre per un prototipo di fondazione avente lato
di 2 m tale profondità vale 5 x 2 = 10 m.

Si possono avere considerevoli cambiamenti nelle proprietà del suolo con un simile aumento di
profondità della zona interessata dai cedimenti.

Per impostare questo problema da un punto di vista teorico ponendo vsi può scrivere

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e dividendo la prima per la seconda

Per suoli argillosi si possono assumere costanti Is I F e E 's , e ottenere

che per pressioni di contatto costanti e pari a q si riduce a

Per terreni sabbiosi, pur nelle stesse ipotesi di eguaglianza dei parametri e della pressione di contatto, dà
risultati migliori la:

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Cedimenti di consolidazione

I cedimenti di terreni coesivi saturi a gradazione fine


risulteranno dipendere dal tempo; pertanto viene
comunemente impiegata la teoria della consolidazione,
benché si possano usare (e a volte si usino) metodi di
calcolo elastico.

Per cedimenti di consolidazione in terreni normalmente


consolidati si calcola ∆H relativo a uno strato di spessore
H ad esempio utilizzando la

• Cc è l’indice di compressione (corretto) ricavato dal


diagramma e -log p.
• e0 è l’indice dei vuoti medio in situ per lo strato a cui si
riferisce Cc .
• H è lo spessore dello strato. Per strati spessi sarebbe
opportuno usare diversi valori di H, Cc , ed e0 e calcolare ∆H come somma dei cedimenti dei vari strati.
• p '0 la pressione geostatica efficace alla quota media dello strato H.
• ∆p è l’aumento medio della pressione nello strato H dovuto alla fondazione, espresso nelle stesse unità
di misura di p '0 .
Il cedimento ∆H così calcolato sarà dato nelle stesse unità di misura di H.
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Per terreni sovraconsolidati l’incremento di sforzo va diviso in due
aliquote come

dove ∆p 2 , è la parte di ∆p relativa alla zona a destra di p 'c fino a


Cc . Si ha così che il cedimento totale è somma di due contributi:
quello da p '0 a p 'c ed, eventualmente, quello a partire da p 'c .
Questi contributi vengono calcolati mediante la teoria della
consolidazione nel modo seguente:

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In alternativa, per terreni normalmente consolidati viene anche utilizzata la forma alternativa scritta
come

Alcuni autori usano correntemente questa espressione per il calcolo di cedimenti di consolidazione, tanto
per argille quanto per sabbie di gradazione da fine a media, poiché il modulo di compressibilità
volumetrica m v viene determinato con una prova di consolidazione e vale m v = 1 E s (dove E s è il
modulo di elasticità longitudinale a espansione laterale impedita).

Avendo però i campioni uno spessore dell’ordine di 20 ÷ 25 mm, la prova edometrica può dare risultati
poco significativi e, per le sabbie, risulta preferibile impiegare prove penetrometriche (CPT o SPT) in
quanto si possono ottenere a un costo relativamente basso un gran numero di valori a confronto con
l’impegno richiesto da prove di consolidazione, anche se eseguite in condizioni di carico rapidamente
variabile.

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Nell’applicare la teoria della consolidazione al calcolo di cedimenti nell’argilla vi sono dunque (almeno)
tre considerazioni da fare:

1. Valutare se il terreno è normalmente consolidato o se ha subito preconsolidazione (cioè se il grado di


sovraconsolidazione risulta OCR> 1).

2. Stimare l’indice dei vuoti e0 in situ e ottenere un numero sufficiente di indici di compressione da
poter schematizzare adeguatamente lo strato (ovvero gli strati) di argilla.

3. Stimare l’incremento medio di sforzo q nello strato di spessore H.

L’indice dei vuoti in situ e0 si può solitamente determinare in modo ragionevolmente buono utilizzando
il contenuto d’acqua naturale (in situ) w N e il peso specifico riferito all’acqua G s e/o i dati volumetrici-
gravimetrici ottenuti dal campione cilindrico di terreno impiegato per la prova di consolidazione.

L’incremento medio di pressione prodotto dal carico di fondazione nello strato di altezza H si può
ottenere semplicemente mediando i valori alla sommità e al fondo dello strato stesso in base alla teoria
di Boussinesq per spessori H fino a i m circa.

Per spessori maggiori si dovrebbe ricorrere a tecniche di integrazione numerica (ad esempio la regola dei
trapezi)

Risulta poi necessario, naturalmente, calcolare anche p '0 a metà altezza dello strato.

43
Dove lo strato (o gli strati) abbiano spessore superiore a 2 m circa, si dovrebbe considerare l’esigenza di
ricavare più valori di Cc e e0 , di modo che lo strato possa venire suddiviso in straterelli di spessore
minore e il cedimento totale calcolato come:

Si potrebbe porre in discussione la validità di applicare il metodo di Boussinesq quando il caso reale
presenti uno o più strati di terreno argilloso caratterizzati da valori di C diversi oppure strati di terreno
soggetti a cedimenti immediati sovrastanti uno o più strati di terreno argilloso che consolidano.

Benché il metodo non sia certamente esatto, a meno che non si abbiano significative differenze (vale a
dire per un fattore di cinque e oltre) dei moduli elastici dei due materiali, calcoli più raffinati
migliorerebbero in modo solamente molto marginale i valori calcolati degli sforzi.

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Metodo di Skempton e Bjerrum

46
Consolidazione

indice di compressione

modulo edometrico

coefficiente di compressibilità di volume

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EUROCODE 7

6.6 Serviceability limit state design

6.6.1 General

(1)P Account shall be taken of displacements caused by actions on the foundation, such as
those listed in 2.4.2(4).

(2)P In assessing the magnitude of foundation displacements, account shall be taken of


comparable experience, as defined in 1.5.2.2. If necessary, calculations of displacements shall
also be carried out.

(3)P For soft clays, settlement calculations shall always be carried out.

(4) For spread foundations on stiff and firm clays in Geotechnical Categories 2 and 3,
calculations of vertical displacement (settlement) should usually be undertaken. Methods that
may be used to calculate settlements caused by loads on the foundation are given in 6.6.2.

(5)P The serviceability limit state design loads shall be used when calculating foundation
displacements for comparison with serviceability criteria.

(6) Calculations of settlements should not be regarded as accurate. They merely provide an
approximate indication.

48
(7)P Foundation displacements shall be considered both in terms of displacement of the entire
foundation and differential displacements of parts of the foundation. prEN 1997-1:2004(E) 67

(8)P The effect of neighbouring foundations and fills shall be taken into account when
calculating the stress increase in the ground and its influence on ground compressibility.

(9)P The possible range of relative rotations of the foundation shall be assessed and compared
with the relevant limiting values for movements discussed in 2.4.9.

49
6.6.2 Settlement

(1)P Calculations of settlements shall include both immediate and delayed settlement.

(2) The following three components of settlement should be considered for partially or fully
saturated soils:
— s0: immediate settlement; for fully-saturated soil due to shear deformation at constant
volume, and for partially-saturated soil due to both shear deformation and volume reduction;
— s1: settlement caused by consolidation;
— s2: settlement caused by creep.

(3) The sample methods for evaluating settlements s0 and s1 given in Annex F may be
applied.

(4) Special consideration should be given to soils such as organic soils and soft clays, in which
settlement may be prolonged almost indefinitely due to creep.

(5) The depth of the compressible soil layer to be considered when calculating settlement
should depend on the size and shape of the foundation, the variation in soil stiffness with depth
and the spacing of foundation elements.

(6) This depth may normally be taken as the depth at which the effective vertical stress due to
the foundation load is 20 % of the effective overburden stress.

50
(7) For many cases this depth may also be roughly estimated as 1 to 2 times the foundation
width, but may be reduced for lightly-loaded, wider foundation rafts.
NOTE This approach is not valid for very soft soils.

(8)P Any possible additional settlement caused by self-weight compaction of the soil shall be
assessed.

(9) The following should be considered:


— the possible effects of self-weight, flooding and vibration on fill and collapsible soils;
— the effects of stress changes on crushable sands.

(10)P Either linear or non-linear models of the ground stiffness shall be adopted, as
appropriate.

(11)P To ensure the avoidance of a serviceability limit state, assessment of differential


settlements and relative rotations shall take account of both the distribution of loads and the
possible variability of the ground.

(12) Differential settlement calculations that ignore the stiffness of the structure tend to be
over-predictions. An analysis of ground-structure interaction may be used to justify reduced
values of differential settlements. prEN 1997-1:2004 (E) 68

(13) Allowance should be made for differential settlement caused by variability of the ground
unless it is prevented by the stiffness of the structure.

51
(14) For spread foundations on natural ground, it should be taken into account that some
differential settlement normally occurs even if the calculation predicts uniform settlement only.

(15) The tilting of an eccentrically loaded foundation should be estimated by assuming a linear
bearing pressure distribution and then calculating the settlement at the corner points of the
foundation, using the vertical stress distribution in the ground beneath each corner point and
the settlement calculation methods described above.

(16) For conventional structures founded on clays, the ratio of the bearing capacity of the
ground, at its initial undrained shear strength, to the applied serviceability loading should be
calculated (see 2.4.8(4)). If this ratio is less than 3, calculations of settlements should always
be undertaken. If the ratio is less than 2, the calculations should take account of non-linear
stiffness effects in the ground.

6.6.3 Heave
(1)P The following causes of heave shall be distinguished:
— reduction of effective stress;
— volume expansion of partly saturated soil;
— heave due to constant volume conditions in fully saturated soil, caused by settlement of an
adjacent structure.

(2)P Calculations of heave shall include both immediate and delayed heave.

6.6.4 Vibration analysis

52
(1) P Foundations for structures subjected to vibrations or to vibrating loads shall be designed
to ensure that vibrations will not cause excessive settlements.
(2) Precautions should be taken to ensure that resonance will not occur between the frequency
of the dynamic load and a critical frequency in the foundation-ground system, and to ensure
that liquefaction will not occur in the ground.
(3)P Vibrations caused by earthquakes shall be considered using EN 1998.

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EUROCODE 7

Annex F
(informative)

Sample methods for settlement evaluation

F.1 Stress-strain method


(1) The total settlement of a foundation on cohesive or non-cohesive soil may be evaluated
using the stress-strain calculation method as follows:

— computing the stress distribution in the ground due to the loading from the foundation; this
may be derived on the basis of elasticity theory, generally assuming homogeneous isotropic
soil and a linear distribution of bearing pressure;

— computing the strain in the ground from the stresses using stiffness moduli values or
otherstress-strain relationships determined from laboratory tests (preferably calibrated against
field tests), or field tests;

— integrating the vertical strains to find the settlements; to use the stress-strain method a
sufficient number of points within the ground beneath the foundation should be selected and
the stresses and strains computed at these points.

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F.2 Adjusted elasticity method
(1) The total settlement of a foundation on cohesive or non-cohesive soil may be evaluated
using elasticity theory and an equation of the form:
s = p ⋅ b ⋅ f / Em (F.1)
where:
Em is the design value of the modulus of elasticity
f is the settlement coefficient
p is the bearing pressure, linearly distributed on the base of the foundation
and the other symbols defined in 1.6

(2) The value of the settlement coefficient f depends on the shape and dimensions of the
foundation area, the variation of stiffness with depth, the thickness of the compressible
formation, Poisson's ratio, the distribution of the bearing pressure and the point for which the
settlement is calculated.

(3) If no useful settlement results, measured on neighbouring similar structures in similar


conditions are available, the design drained modulus Em of the deforming stratum for drained
conditions may be estimated from the results of laboratory or in-situ tests.

(4) The adjusted elasticity method should only be used if the stresses in the ground are such
that no significant yielding occurs and if the stress-strain behaviour of the ground may be
considered to be linear. Great caution is required when using the adjusted elasticity method in
the case of non-homogeneous ground.

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F.3 Settlements without drainage
(1) The short-term components of settlement of a foundation, which occur without drainage,
may be evaluated using either the stress-strain method or the adjusted elasticity method. The
prEN 1997-1:2003(E) 161 values adopted for the stiffness parameters (such as Em and
Poisson's ratio) should in this case represent the undrained behaviour.

F.4 Settlements caused by consolidation


(1) To calculate the settlement caused by consolidation, a confined one-dimensional
deformation of the soil may be assumed and the consolidation test curve is then used. Addition
of settlements in the undrained and consolidation state often leads to an overestimate of the
total settlement, and empirical corrections may be applied.

F.5 Time-settlement behaviour


(1) With cohesive soils the rate of consolidation settlement before the end of the primary
consolidation may be estimated approximately using consolidation parameters obtained from a
compression test. However, the rate of consolidation settlement should preferably be obtained
using permeability values obtained from in-situ tests.

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