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6 – Spinta delle terre e pressione laterale

6.1 – La pressione laterale del terreno

La pressione laterale del terreno rappresenta un importante parametro di progetto per svariati
problemi tecnici riguardanti le fondazioni. Per muri di sostegno e paratie, per il calcolo della
pressione esercitata sulle pareti di un silo dal materiale in esso contenuto, per la valutazione della
pressione della terra o della roccia sulle pareti di gallerie o di altre strutture sotterranee, è
necessario poter disporre di una stima quantitativa della pressione laterale agente su un elemento
strutturale, sia ai fini del progetto che a quelli dell'analisi di stabilità.

Per la stima della pressione laterale esercitata dal terreno o da altri materiali si adotta
generalmente il metodo dell'equilibrio plastico (o limite) come definito dall'inviluppo di Mohr.
Occasionalmente è anche possibile usare il metodo degli elementi finiti (riferito al continuo
elastico) sebbene ciò presenti diversi svantaggi nella maggior parte dei problemi progettuali più
comuni. Tale metodo, infatti, si adatta meglio a problemi relativi al calcolo della pressione su
gallerie e grandi condotti interrati che alla maggior parte delle analisi d’altre tipologie.

Le pressioni del terreno si manifestano durante gli spostamenti (o deformazioni) del medesimo ma
finché il terreno non giunge al limite della rottura, come definito dall’inviluppo di Mohr, gli sforzi
risultano indeterminati. Questi si rivelano, in un certo qual senso, indeterminati anche a rottura,
poiché è difficile produrre simultaneamente, in ogni punto del terreno, uno stato di equilibrio
plastico: il più delle volte si tratta, infatti, di un fenomeno progressivo; tuttavia è pratica comune
effettuare questa analisi facendo riferimento ad una situazione ideale sia per ragioni di
convenienza che per le limitazioni che si incontrano nel ricavare i necessari parametri del terreno
con un livello elevato di affidabilità

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Fig. 6.1 – Concetto di equilibrio elastico e plastico.

Con riferimento alla Fig. 6.1a si osservano 2 cerchi, disegnati in modo da avere in comune il punto
A ed essere tangenti alla linea di rottura. Entrambi i cerchi rappresentano uno stato di equilibrio
plastico (o limite) in condizioni di deformazione piana. Ognuno degli altri cerchi (EA o AF)
rappresentano condizioni stazionarie (K0) dipendenti dal rapporto di sovraconsolidazione (OCR).

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6.2 – Pressione attiva del terreno

La pressione attiva del terreno si riferisce allo stato di equilibrio plastico definito dal cerchio di
rottura AC in Fig. 6.1a. Lo stato di equilibrio si ottiene dalle Figg. 6.1b e c nel modo seguente: d

- si applicano gli sforzi OA e OE in modo tda ottenere la condizione K0;

- successivamente si riduce gradualmente OE fino a raggiungere la rottura in OC.

- Gli sforzi OA (massimo) e OC (minimo) possono essere usati per tracciare il cerchio di Mohr.

La differenza tra OA e OC rappresenta il diametro del cerchio e, insieme, lo sforzo deviatorio come
potrebbe essere determinato in laboratorio a mezzo di una prova triassiale CK0UE (consistente nel
consolidare il provino fino ad ottenere lo stato di sforzo a riposo (K0) seguito da rottura a trazione
con una prova di estensione realizzata in condizioni non drenate).

Le linee di scorrimento si formano come illustrato, poiché i piani orizzontale e verticale che
definiscono l'elemento di terreno di Fig. 6.1b sono piani principali quando si è generato lo stato K0.
Quest'ultimo è basato sulla meccanica dei materiali risultando indipendente dalla natura dei
medesimi; in ogni caso, dall'osservazione di modelli di muri di sostegno posti in sabbia, si verifica
la formazione di un angolo di valore approssimativamente pari a quello indicato.

Questo sforzo principale minimo OC = σ3 viene indicato come pressione attiva del terreno e può
essere determinato attraverso la (già vista) relazione di Coulomb:

Nella letteratura geotecnica questa equazione si trova spesso scritta attraverso le seguenti
relazioni trigonometriche in termini della funzione tangente:

È anche consueto usare il simbolo Ka invece del termine tan2. Occorre cambiare i segni nel
rapporto fra le funzioni sin, viceversa, per trasformare la corrispondente relazione, riportata nei
paragrafi successivi, ove compare l'angolo (45°+φ/2).

Analizzando le implicazioni pratiche di quanto riportato in Fig. 6.1 risulta opportuno considerare la
Fig. 6.2 nella quale è illustrato un muro di spessore nullo in un ammasso di terreno incoerente
normalmente consolidato (sarebbe possibile considerare qualsiasi altro tipo di terreno ma l'ipotesi
proposta semplifica la discussione). Nell’ambito della Fig. 6.2 si è in presenza di uno stato di sforzo
K0 agente sulla parete del muro dove la pressione laterale (valutata fra terreno e parete o
viceversa) vale, in base alla definizione di K0:

σ3 = K0 σ1

e presenta una distribuzione triangolare in quanto alla profondità z la pressione verticale vale (σ1 =
γz. Poiché il terreno è normalmente consolidato K0 può essere definito attraverso il rapporto
qualitativo degli sforzi di Fig. 6.1a con la relazione:

K0 = OA/OE

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S’immagini, a questo punto, di rimuovere il terreno dal lato sinistro del muro illustrato in Fig. 6.2a
fino a una profondità H come indicato nelle Figg. 6.2b e c. Se la parete non si trancia in
corrispondenza del punto B (linea di fondo scavo) il muro può:

a - inflettersi lateralmente come una trave incastrata, causando la formazione di piani di


scorrimento nel terreno come in Fig. 6.1c; la pressione laterale σh = σ3, nella
rappresentazione grafica del cerchio di Mohr, si muove da E fino ad O. Il caso di Fig. 6.1c si
manifesta poiché la pressione K0 esercitata sulla parete decresce man mano che essa s’inflette,
seguita dal terreno.

Se lo spostamento della parete è sufficiente, la pressione laterale raggiunge l'equilibrio plastico (o


equilibrio limite) in OC e la pressione sulla parete un minimo (denominato caso di pressione
attiva) pari a:

σh = Ka σ1

dalla formula di Coulomb. Il caso di pressione minima si può spiegare osservando che il cuneo di
scorrimento ha volume minimo in corrispondenza di un angolo di 45°+φ/2 rispetto all'orizzontale
(inclinazione della linea condotta da C al punto di tangenza in Fig. 6.1a e che la resistenza a taglio
sui piani di scorrimento si oppone allo scorrimento del cuneo verso la parete. Un'inflessione
laterale limitata produce una pressione più elevata (ma indeterminata) sulla parete, di valore
intermedio tra OC e OE. La ragione consiste nel fatto che il terreno richiede una certa
deformazione limite per mobilitare la resistenza a taglio massima sui piani di scorrimento.

b - non inflettersi per nulla, se è sufficientemente rigido; in questo caso la pressione laterale resta
pari a:

σh = K0 zγ

Poiché uno spostamento laterale del muro produce uno stato di pressione attiva del terreno e la
pressione sulla parete diventa minima, è intuitivo chiedersi cosa potrebbe succedere se non vi
fosse il muro. In tal caso σ3 = 0 e appare chiaro che se la resistenza del terreno messa in gioco su
ciascun piano di scorrimento (come il piano BC in Fig.6.1b) non è sufficiente a soddisfare i requisiti
di equilibrio statico del cuneo ABC, questo scorre verso l'interno dello scavo. Tutto ciò è
osservabile facilmente entro uno scavo in sabbia asciutta dove le pareti si dispongono secondo
una determinata inclinazione rispetto all'orizzontale.

Fig. 6.2 – Modello delle pressioni attiva e passiva del terreno a partire dalle condizioni K0 generate dall’inserimento di un
muro di volume nullo nel terreno (a).

Allo stesso modo appare evidente come, nel momento in cui si apra una cavità, il terreno
circostante si sposti immediatamente in direzione laterale lungo linee di scorrimento simili verso la
cavità medesima. Nel momento in cui questo accade qualunque dispositivo inserito nella cavità
deve spingere il terreno nella posizione originale prima di ristabilire le medesime condizioni che in
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precedenza; ne consegue che spingere il terreno nella posizione precedentemente occupata è
un’operazione pressoché impossibile e che, in più, anche la struttura del terreno risulta cambiata.
Ciò rende molto complessa la determinazione in situ di K0 entro qualunque cavità ottenuta tramite
scavo, inclusi i fori di sondaggio.

Poiché il muro si deve spostare lateralmente e/o ruotare allontanandosi dal terreno sostenuto per
dare luogo a condizioni di pressione attiva del terreno (o Ka), risulta interessante chiedersi quale
possa essere l'entità della deformazione necessaria. A scopo indicativo possono venire utilizzati i
valori in tabella:

Come sottolineato in precedenza, se non vi è sufficiente spostamento laterale la pressione sulla


parete risulta indeterminata e di valore compreso tra K0 e Ka. La gran parte dei muri di sostegno
viene progettata per opporsi alla pressione attiva del terreno in quanto qualsiasi rotazione in grado
di produrre il collasso del muro è solitamente sufficiente ad innescare un caso di pressione minima
(o attiva) del terreno. Qualora la geometria del sistema terra-muro di sostegno fosse tale da non
poter generare pressione attiva, potrebbe risultare necessario progettare il muro per la massima
pressione laterale sebbene si riveli probabile che un muro flessibile possa sempre deformarsi in
misura sufficiente a consentire l’innesco del caso di pressione attiva prima di generare il collasso;
un muro molto rigido può, peraltro, tranciarsi improvvisamente senza che vi sia stata la possibilità
per il terreno di sviluppare la pressione attiva.

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6.3 – Pressione passiva del terreno

Lo stato di pressione passiva del terreno è dato dal cerchio di Mohr maggiore in Fig. 6.1a. Tale
stato si genera a partire dalle condizioni K0 di Fig. 6.1b e mantenendo OA costante mentre
s’incrementa la pressione laterale da OE fino all’equilibrio plastico a rottura in OD. A questo punto i
piani di scorrimento del terreno formano angoli di 45°+φ/2 rispetto all’orizzontale e quindi inclinati i
Φ rispetto a quelli dello stato attivo. L’orientazione dell’angolo di scorrimento è indicata dalla linea
che congiunge il punto D col punto di tangenza nel cerchio di Mohr maggiore in Fig. 6.1a.

Lo sforzo principale maggiore OD = σ1 può essere ricavato in base ad osservazioni geometriche


sul cerchio di Mohr analogamente a quanto fatto per lo stato attivo al fine di ottenere la relazione:

La pressione passiva del terreno ottenuta incrementando la pressione laterale da OE fino ad OD in


Fig. 6.1b e d equivale a spingere il muro di Fig. 6.2c contro il terreno il quale, a propria volta,
subisce una deformazione; se quest’ultima si rivela d’entità sufficiente viene mobilitata la massima
resistenza al taglio; è comunque da osservare che:

- a - il volume del cuneo resistente è sostanzialmente più grande;

- b – la resistenza al taglio s mobilitata si oppone al movimento del muro (mentre nel caso attivo
aiuta il muro a resistere al movimento del cuneo.

Il cambiamento di forma del cuneo resistente ABC rappresenta la ragione principale del perché un
muro che si muova (in avanti) a causa della pressione attiva (minima) del terreno non possa più
essere spinto (indietro) nella posizione originale. La Fig. 6.3 illustra i movimenti relativi e l'ordine di
grandezza dei coefficienti della pressione laterale del terreno, definiti dai rapporti trigonometrici
della relazione di Coulomb.

Fig. 6.3 – Modello delle pressioni attiva e passiva con intervalli di valori per terreni incoerenti e coesivi.

In particolar la pressione passiva del terreno si genera per mezzo di piastre o blocchi d’ancoraggio
immersi nel terreno con un cavo (o una barra) in trazione, disposto in modo tale da tirare il blocco
(o piastra) d’ancoraggio contro il terreno. Un altro caso di pressione passiva è dato dal terreno
posto al di sotto della linea di fondo scavo in Fig. 6.2 che deve opporsi, dal punto B in giù, al
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movimento in avanti del muro, movimento che sviluppa una pressione attiva alle spalle della parete
per effetto del cuneo di terreno definito dalla linea BC.

E’ opportuno sottolineare come la trattazione abbia avuto fin qui solo uno svolgimento teorico:
occorre a questo punto disporre di strumenti opportuni per applicare tali principi in modo generale
al fine poter valutare quale sia la pressione del terreno in ciascuna specifica applicazione.
Attualmente esistono 2 procedimenti generali per l’analisi della massa del terreno e un metodo
basato sulla teoria dell’elasticità per l'analisi dei carichi applicati alla massa di terreno che deve
essere contenuta da un muro di sostegno (→ § segg.).

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6.4 – Teoria di Coulomb per la pressione del terreno

Il primo metodo per stimare le pressioni esercitate contro muri di sostegno è attribuito a Coulomb,
il quale parte da una serie di ipotesi, e precisamente:

- a – il terreno è isotropo, omogeneo ed è dotato sia di attrito interno che di coesione;

- b - la superficie di rottura è una superficie piana (come BC in Fig. 6.2b), così come è piana la
superficie del terrapieno di riempimento (superficie che può essere inclinata ma non irregolare);

- c - la resistenza per attrito è uniformemente distribuita lungo la superficie di rottura mentre il


coefficiente di attrito f tra terreno e terreno vale f = tg φ;

- d - il cuneo di rottura si comporta come un corpo rigido soggetto solo a traslazione;

- e - esiste attrito tra muro e terreno, ossia, nel momento in cui il cuneo si muove rispetto alla
faccia a monte del muro si genera una forza d’attrito tra il terreno e il muro medesimo. L’angolo di
tale attrito viene comunemente indicato con δ;

- f - la rottura avviene in condizioni di deformazione piana considerando una porzione unitaria di


un muro infinitamente lungo.

I principali limiti della teoria di Coulomb consistono nel considerare un terreno ideale e
nell'ipotizzare una superficie di rottura piana (benché, per sabbie pulite e con riferimento al caso di
pressione attiva, fotografie realizzate su modelli di muri indichino come tale superficie sia
pressoché piana come BC in Fig. 6.2). Le equazioni basate sulla teoria di Coulomb per un terreno
non coesivo possono essere ricavate dalle Figg. 6.4 e 6.5 facendo largo ricorso a relazioni
trigonometriche. Il peso del cuneo di terreno ABE di Fig. 6.4 vale:

La forza attiva Pa è una componente del vettore peso come illustrato in Fig. 6.5c.

Applicando il teorema dei seni si ottiene:

ossia:

Dall’ultima relazione si può osservare che Pa = f(ζ); ciò significa che in un dato problema tutti gli
altri termini sono costanti, e il valore di Pa di primaria importanza è il valore massimo possibile.
Combinando la prima con la seconda relazione si ottiene

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e il valore massimo della forza attiva Pa sul muro si determina ponendo dPa/dζ = 0, ottenendo
quindi:

Se (β = δ = 0° e α = 90° (muro con parete verticale liscia e terrapieno con superficie orizzontale) la
relazione si semplifica nella forma:

che coincide con l'equazione di Rankine per il calcolo della pressione attiva del terreno (→ §
succ.). La relazione ultima assume la forma generale

dove:

è un coefficiente che dipende da α, β, δ e Φ ma indipendente da γ e da H.

La pressione passiva del terreno si determina in maniera analoga, a eccezione dell'inclinazione del
muro e del triangolo delle forze che sono illustrati in Fig. 6.6. Dalla Fig. 6.6 il peso del cuneo di
rottura ipotizzato vale:

e dal triangolo delle forze, usando il teorema dei seni:

Ponendo dPp/dζ = 0 si ottiene il valore minimo di Pp, dato da:

Per un muro a parete verticale liscia con terrapieno a superficie orizzontale (δ = β = 0° e α = 90°)
la formula si semplifica e assume la forma:

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La penultima relazione può anche essere riscritta come:

dove:

La Fig. 6.1 indica che la spinta del terreno dipende dagli sforzi efficaci nel terreno e non dagli sforzi
totali. Ne segue necessariamente che la pressione sul muro, al di sotto della falda freatica, è data
dalla somma della pressione idrostatica e della pressione laterale efficace dovuta al terreno,
determinata usando il peso specifico efficace (o sommerso) γ' del terreno.

Fig. 6.4 – Cuneo di rottura usato per la derivazione dell’equazione di Coulomb relativa alla pressione attiva.

Fig. 6.5 – (a) Condizioni di collasso in ipotesi; (b) indicazione di come tutti i vettori forza possono non convergere nel
punto O (non soddisfacendo l’equilibrio statico; (c) triangolo delle forze per la determinazione di Pa.

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Fig. 6.6 – (a) Cuneo di rottura e forze agenti nel caso di pressione passiva; (b) poligono delle forze per il calcolo della
pressione passiva.

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6.5 – Teoria di Rankine per la pressione del terreno

Rankine considerò il terreno in uno stato di equilibrio limite (o plastico) adottando essenzialmente
le medesime ipotesi fatte da Coulomb ad eccezione dall’aver trascurato la presenza di attrito tra
muro e terreno e la coesione. Il caso di Rankine è illustrato in Fig. 6.7, con una costruzione di Mohr
che, per il caso generale, è indicata in Fig. 6.8.

Fig. 6.7 – (a) Sistema terreno struttura relativo alla soluzione di Rankine per α = 90°; (b) Triangolo delle forze.

Fig. 6.8 – Condizioni generali al contorno e cerchio di Mohr per la derivazione delle equazioni di Rankine relative alla
pressione del terreno.

Da quest’ultima figura si possono determinare i casi di pressione attiva è passiva sostituendo


l’equazione che fornisce r (in figura) nell'espressione di EF (e di FG, anch'essa indicata in figura).
Successivamente si sostituisce nell'espressione di Ka (annullando OB e valendosi della relazione
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sin2β = 1-cos2β) ottenendo così il rapporto fra la pressione agente in direzione parallela al piano
del terrapieno (inclinato di un angolo β) e la pressione verticale:

E’ da notare come la componente orizzontale della pressione attiva del terreno si ottenga dalla:

In maniera analoga (facendo sempre riferimento alla Fig.6.6 ) si ottiene il rapporto fra pressioni Kp.

Osservando che il rapporto Ka = σa/(γ z cos β) rappresenta il coefficiente di spinta del terreno in
direzione parallela a β, e che (γ z cos β) è la pressione verticale (non normale) agente su un piano
orizzontale a profondità z, si rileva:

Poiché cos β è un dato costante, risulta conveniente comprenderlo nell'espressione di Ka o in


quella di Kp ottenendo:

ed una analoga espressione per Ka. Tali valori sono proposti nelle Tab. 6.1 e 6.2 per venire
utilizzati nel calcolo delle pressioni passiva e attiva. Usando questi valori del rapporto di pressione,
la pressione laterale e la spinta si determinano nel modo seguente:

applicabile nel caso di terreni non coesivi. E’ da rammentare, una volta di più, come il termine γz
rappresenti gli sforzi efficaci. Le componenti verticale e orizzontale di Pa e Pp sono, di norma,
necessario in fase di progetto e si esprimono nella forma:

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Tab. 6.1 – Coefficienti di spinta passiva del terreno Kp secondo Rankine.

Tab. 6.2 – Coefficienti di spinta attiva del terreno Ka secondo Rankine.

La Fig. 6.9 mostra tipiche distribuzioni di pressione laterale per diverse condizioni del terrapieno.

Fig. 6.9 – Diagrammi della pressione attiva del terreno secondo la teoria di Rankine in un terreno incoerente.

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6.6 – Pressioni attiva e passiva del terreno tramite la Teoria della Plasticità

La teoria della pressione passiva del terreno tende regolarmente a sovrastimare la pressione
passiva stessa, rispetto a quanto può essere osservato in situ e mediante prove sui modelli per Φ
molto al di sopra di 35°.

Fig. 6.10 – Campi di sforzo nella Teoria della Plasticità per il calcolo della pressione laterale (Rosenfarb & Chan)

Ciò può essere, oppure non essere, a favore della sicurezza in dipendenza dalla necessità di una
stima accurata del valore della pressione passiva.

A causa del problema della sovrastima, Caquot & Kerisel hanno realizzato delle tabelle per la
pressione del terreno sulla base di superfici di rottura non piane; successivamente Janbu e, più di
recente, Shields & Tolunay hanno proposto un approccio al problema della pressione del terreno
simile al metodo degli spicchi usato nell'analisi di stabilità dei pendii mentre Sokolovski ha
presentato una soluzione alle differenze finite con un notevole apparato matematico. Tutti questi
metodi forniscono valori minori per il coefficiente di spinta passiva del terreno. Nessuno di tali
metodi migliora però in maniera significativa i coefficienti di pressione attiva del terreno forniti da
Coulomb e da Rankine.

Rosenfarb & Chen, viceversa, utilizzando la teoria della plasticità, hanno sviluppato una soluzione
in forma chiusa che consente di risolvere il problema delle pressioni attiva e passiva del terreno.
La soluzione in forma chiusa richiede un programma di calcolo con un sottoprogramma iterativo
non difficile da implementare. Rosenfarb & Chen hanno considerato diverse superfici di rottura e la
combinazione del cosiddetto meccanismo a spirale logaritmica ha fornito risultati più favorevoli
rispetto alla soluzione di Sokolovski, che è stata accettata come corretta da molti.

In Fig. 6.10 é illustrato il meccanismo passivo a spirale logaritmica: da tale figura e da appropriate
considerazioni sulle componenti di velocità si ottengono le formule seguenti:

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6.6.1 – Terreni Incoerenti

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6.6.2 – Terreni Coesivi

Nella soluzione delle relazioni mostrate è necessario determinare i valori massimi di Kp o Ka.

La massimizzazione di queste equazioni dipende dalle due variabili ζ e ψ. Il valore delle due
variabili indipendenti viene inizializzato con i valori approssimati:

ζ ~ 0.5 (α+β)

ψ ~ 0.2 (α+β)

Con questi valori iniziali si impiega iterativamente il sottoprogramma per correggere i valori di ζ e
ψ, fino al raggiungimento della convergenza. Nella maggior parte dei casi i valori con i quali viene
calcolato Kp si determinano dopo non più di 20 iterazioni.

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Tab. 6.3 – Valori di Kp determinati mediante l’analisi limite per α = 90° (muro con parete verticale) nel caso di terreno
granulare.

La Tab 6.3 fornisce valori selezionati di Kp per terreni non coesivi.

I valori per β = δ = 0° non sono stati riportati poiché sono identici alle soluzioni di Coulomb e
Rankine. La soluzione relativa al muro con parete liscia viene usata nei casi di attrito tra muro e
terreno δ < Φ; quando invece δ = Φ occorre allora adottare la soluzione relativa al muro con
parete scabra. Le formule possono essere facilmente programmate usando i medesimi
sottoprogrammi utilizzati per determinare i minimi e i massimi di una funzione di due variabili, allo
scopo di determinare i coefficienti di pressione passiva per terreni coesivi. Questa soluzione non
fornisce valori molto diversi da quelli ottenuti con la teoria della pressione passiva di Coulomb, fino
a che l'angolo Φ non diventi > 35° e con δ dell'ordine di Φ/2 o più e β ≠ 0 (questo poiché
l'inclinazione della superficie del terrapieno può essere sia positiva che negativa).

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6.7 – Pressione del terreno su pareti (effetti dovuti a trazione e zone di rottura)

Per ottenere la spinta agente su un muro e il suo punto di applicazione si possono adottare, in fase
di progetto, le equazioni di Rankine o di Coulomb per la pressione del terreno. Si può inoltre
studiare il problema relativo al terreno soggetto a sforzi di trazione.

6.7.1 – Spinte del terreno su muri di sostegno

Dalla formula di Mohr, considerando temporaneamente un terreno con c = 0, e con riferimento alla
Fig. 6.9a, la spinta sul muro si calcola con la seguente relazione:

dalla quale appare evidente come il diagramma della pressione del terreno abbia andamento
analogo a quello della pressione idrostatica (cioè aumentando linearmente all'aumentare della
profondità). Se è presente un sovraccarico q agente sul terrapieno, come illustrato in Fig. 6.9c la
spinta sul muro può essere valutata con:

II punto d’applicazione della spinta viene determinato imponendo l'equilibrio alla rotazione rispetto
ad un punto opportuno; in presenza di un sovraccarico, scrivendo l'equazione di equilibrio dei
momenti rispetto alla sommità del muro, si trova:

da cui, sostituendo il valore di Pa ottenuto dalla seconda relazione, la distanza del punto
d’applicazione della spinta dalla sommità del muro vale:

e dalla base del muro

quando il sovraccarico q è nullo si ottiene y- = H/3; per c > 0 si determina la posizione y- seguendo
le indicazioni di Fig. 6.11c. Non è corretto sostituire il sovraccarico considerando un muro
equivalente di altezza incrementata e definire la posizione di y- in corrispondenza del baricentro
del triangolo, poiché l'effetto del sovraccarico sul muro è rettangolare.

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6.7.2 – Effetti di sforzi di trazione nel terreno del terrapieno (scavi a trincea aperta)

Quando il terrapieno è costituito da terreno coesivo, ci si può attendere che si manifestino delle
zone in trazione, in base alla formula di Mohr. In caso di coesione non nulla, la prima relazione
diventa:

Fig. 6.11 – Fratture di trazione e profondità critica per scavi non rinforzati (privi di sbadacchi). Le fratture di trazione sono
facilmente visibili nelle vicinanze degli scavi.

Si vuole ora determinare la profondità ht in corrispondenza della quale si ha σ3 = 0. Risolvendo la


relazione di Mohr si ottiene:

ht = 2c/γ√ka

la formula rappresenta la profondità teorica di una frattura per trazione nel terreno alle spalle del
muro. tale frattura si può formare all'interfaccia fra terreno e muro o a una certa distanza dietro il
muro stesso, come illustrato in Fig. 6.11.

Un ulteriore obiettivo consiste nella determinazione dell'altezza teorica di uno scavo verticale che
si mantenga stabile. La si può determinare uguagliando a zero Pa ottenuta dalla prima relazione,
ottenendo:

Hc = 4c/γ√Ka

Non appare molto chiaro quale valore usare per Ka nella relazione quando β > 0, poiché l'uso della
relazione di Mohr, per come è stata ricavata, è limitato al caso di terrapieni con superficie
orizzontale. In mancanza di migliori informazioni si usano i valori di Ka dati in Tab. 6.2 (valori di
Rankine).

Non si deve fare affidamento sulla zona in trazione (Fig. 6.11c) per ridurre la pressione laterale
bensì, invece, assumere che essa si possa formare e riempire d'acqua. L'altezza d'acqua (e non la
quantità) può incrementare la spinta ribaltante sul muro in maniera considerevole, sia in seguito
alla presenza della spinta idrostatica γwht che al maggior braccio dovuto alla combinazione della
spinta idrostatica e della pressione laterale del terreno, già esistente.

In presenza di una zona di trazione è consigliabile usare entrambe le scelte possibili, indicate in
Fig. 6.11c assieme al diagramma di pressione idrostatica illustrato, se la frattura di trazione può
riempirsi d'acqua. Il modo più corretto consiste nel considerare il blocco in trazione come un
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sovraccarico, ottenendo così una spinta sulla parete e un momento ribaltante entrambi a favore
della sicurezza.

Non si può, viceversa, fare affidamento sulla relazione ultima per calcolare l'altezza critica di uno
scavo per molteplici ragioni in quanto:

a - una volta che si è formata una frattura per trazione la relazione di Mohr non è più valida per
l'intera altezza dello scavo;

b – i terreni coesivi tendono a perdere coesione quando sono esposti a uno scavo in seguito
all'assorbimento di umidità e/o alla formazione di fratture da ritiro;

c – sono presenti carichi dovuti alle macchine e alle attrezzature presenti nelle adiacenze dello
scavo.

A causa di tali fattori occorre includere nella relazione ultima un coefficiente di sicurezza di
progetto, per determinare l'altezza di progetto H'c con la:

Hc’ = 4c/FS γ√Ka

dove il coefficiente di sicurezza FS varia entro 2.67÷3.00 e Ka = 1 per c = su.

Si possono osservare fratture di trazione su una superficie del terreno adiacente a scavi in terreni
coesivi disposte parallelamente allo scavo stesso. A volte possono essere osservate anche nelle
pavimentazioni nelle adiacenze dello scavo. La normativa richiede che per scavi di profondità > 1.5
m in realizzati in materiale instabile o soffice devono essere previste palancole, sbadacchi, puntelli
oppure che siano realizzati con pareti inclinate.

6.7.3 – Area di rottura

La soluzione delle equazioni di Rankine, come illustrato dal cerchio di Mohr di Fig. 6.1a, fornisce
l'inclinazione ζ della superficie di rottura nel terrapieno come ζ = 45°±Φ/2 dove il segno +vale nel
caso di pressione attiva) per superficie del terreno orizzontale (β=0).

Nel caso generale di superficie del terreno inclinata oppure in presenza di attrito tra terreno e
parete, l'angolo ζ non è più quello dato da questa espressione. Con tali situazioni è consigliabile
l’utilizzo di un programma di calcolo che faccia uso del metodo del cuneo di tentativo per
ottenere l'angolo ζ (allo stesso modo che per posizionare la potenziale zona di scorrimento) poiché
esso viene dato come parte dei risultati disponibili per le verifiche manuali. Esistono anche
soluzioni in forma chiusa, sebbene si rivelino complicate oltre che soggette ad errori sia nella loro
derivazione che nell'introduzione manuale dei dati, cosicché le medesime sono essere utilizzate
con particolare attenzione.

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6.8 – Validità ed affidabilità dei valori delle pressioni laterali del terreno

Per verificare la validità dei metodi di Coulomb e Rankine per la determinazione delle pressioni
attiva e passiva del terreno sono state realizzate diverse prove sperimentali su muri. Prove su
modelli e in situ tendono a confermare la ragionevole bontà del concetto di pressione attiva del
terreno se il terrapieno è stato realizzato con attenzione, cosicché gli effetti del costipamento non
causino sforzi eccessivi, e se il muro è in grado di ruotare e/o di traslare in misura sufficiente da
mobilitare la massima resistenza a taglio nel terreno.

Spesso la sommità del muro trasla/ruota adeguatamente mentre ciò non avviene in prossimità
della sua base, per cui la pressione in questa zona risulta essere più elevata di quella prevista
teoricamente; in particolare se è stato effettuato un adeguato costipamento del terrapieno. In ogni
caso, la spinta totale sulla parete ottenuta integrando numericamente il diagramma della pressione
è solitamente prossima al valore attivo teorico e la risultante è comunemente applicata in
corrispondenza o al di sopra del punto posto a un terzo dell'altezza del muro (spesso più prossimo
a 0.4H o a 0.45H).

La superficie della zona di rottura attiva è abbastanza vicina a quella prevista dalla teoria ed è
anche approssimativamente piana. Peraltro la zona passiva spesso non è in buon accordo con le
previsioni teoriche, e la superficie di rottura risulta essere più simile ad una spirale.

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6.9 – Proprietà dei terreni per il calcolo delle pressione laterale del terreno

Risulta evidente dall'uso del cerchio di Mohr come punto di partenza per il calcolo dei coefficienti
della pressione del terreno, che per il calcolo della spinta sul muro si utilizzano gli sforzi efficaci
insieme ad ogni pressione idrostatica presente. Le consuete condizioni del terreno alle spalle del
muro sono come indicate in Fig. 6.12 e cioè: si è realizzato uno scavo verticale o inclinato per il
muro, poi si sono gettati la fondazione e il muro stesso, e infine si è effettuato il riempimento della
zona precedentemente scavata, spesso operando anche un costipamento. Occorre, pertanto e in
qualche modo, idealizzare il modello per calcolare la spinta cui il muro deve resistere.

6.9.1 – Parametri del terreno

I parametri del terreno usati per il calcolo della pressione laterale sono:

a - per la sabbia valori drenati; si assumono valori dell'angolo Φ (o φ) in condizioni di deformazione


piana, come quelli ottenuti da prove di taglio diretto o da prove di taglio semplice o da valori
triassiali corretti per il caso di deformazione piana. Questa è la situazione ideale; molto
comunemente un valore di Φ viene stimato attraverso l'esame a vista della sabbia adottando un
valore, a favore della sicurezza, compreso entro 30°÷34°.

b - per i terreni coesivi si usano comunemente i valori di su (altrove notata come cu) che risultano
generalmente adeguati per terreni normalmente oppure leggermente sovraconsolidati.

c - Per terreni sovraconsolidati si può usare:

- 1 - Un parametro di resistenza drenato con Φ’ ottenuto da una prova a taglio drenata oppure
stimato con una delle correlazioni date dal grafico di Fig. 6.12;

- 2 - Resistenza a taglio non drenata alla soglia di viscosità (ossia di scorrimento viscoso);

- 3 - Un angolo Φ drenato compreso fra i valori di picco e di resistenza residua.

Fig. 6.12 – Relazione tra Φ’ e Indice di plasticità Ip per argille normalmente consolidate.

23
Nei terreni coesivi è generalmente provato che un muro di sostegno progettato usando un insieme
qualsiasi (o quasi) di parametri di resistenza presenti un adeguato coefficiente di sicurezza se
sono soddisfatte le seguenti condizioni:

- le pareti dello scavo non siano franate durante la costruzione del muro;

- la zona scavata venga riempita e costipata usando un terreno drenante;

- il coefficiente di sicurezza sia attendibilmente adeguato (sebbene la zona di scavo/terrapieno sia


piuttosto limitata) poiché, se il terreno da sostenere fosse stato instabile, si sarebbe verificato un
franamento.

6.9.2 –Presenza di acqua nel terrapieno

La presenza di acqua nel terrapieno è particolarmente indesiderabile poiché aumenta il peso


specifico e la pressione laterale. Se si può formare (o si stabilizza) una falda acquifera l'effetto che
ne segue è considerevolmente peggiore perché l'angolo d'attrito dell'acqua è nullo per cui si ha Ka
= Kp = 1, come in precedenza usato. Un ulteriore effetto collaterale indesiderabile che si verifica
nelle regioni fredde consiste nel fatto che l'acqua presente nel terrapieno può gelare e produrre
una spinta laterale (e uno spostamento) considerevole che può non essere più recuperabile
quando il ghiaccio si scioglie.

Si può evitare il problema legato alla presenza d’acqua realizzando dei fori di drenaggio lungo il
muro di sostegno (Fig. 6.13) oppure realizzando il riporto con materiale granulare. I fori di
drenaggio richiedono una particolare manutenzione affinché non si ostruiscano, consentendo così
accumulo d'acqua nel terrapieno. Le dimensioni del tubo collettore orizzontale possono essere
minimizzate se esso periodicamente scarica in fori di drenaggio (o di scarico) disposti lungo la
parete del muro.

Fig. 6.13 – Differenti condizioni di terrapieno.


24
6.9.3 - Angolo s’attrito δ fra muro e terreno

Si è notato che l'attrito tra muro e terreno non dipende solo dalle proprietà del terreno ma anche
dall'entità e dalla direzione del movimento del muro; le rilevazioni sono che il massimo attrito tra
muro e terreno può non manifestarsi simultaneamente con la massima resistenza al taglio lungo la
superficie di rottura, e che tale attrito non è costante lungo il muro, probabilmente perché il
movimento relativo tra muro e terreno non è costante.

Per ottenere valori realistici dell'attrito di parete è necessario affidarsi alla sensibilità geotecnica,
poiché tali valori dipendono dalla pressione. Valori di δ da 0.6Φ fino a 0.8Φ sono ragionevoli per
muri di sostegno in calcestruzzo realizzati con casseforme che conferiscano alla parete una certa
levigatezza.

La Tab. 6.4 fornisce diversi valori di Φ per altri materiali a contatto con il terreno.

Per acciaio, calcestruzzo e legno i valori indicati sono relativi ad una pressione normale σn pari a
~100 kPa.

Per la sabbia tali valori devono essere ridotti di circa 2° per ogni incremento di 100 kPa.

Il metodo di Rankine, comunemente usato per la determinazione della pressione del terreno, non
considera l'attrito tra muro e terreno e tende a fornire una soluzione leggermente più a favore della
sicurezza (maggiore pressione sulla parete) rispetto ai valori ottenuti col metodo di Coulomb.

In ogni caso, in presenza di muri alti o flessibili e/o con deformazioni di considerevole entità, il
metodo di Coulomb risulta sicuramente più realistico ed attendibile e richiede una stima di δ.

25
Tab. 6.4 – Angoli d’attrito δ tra diversi materiali da costruzione e terreno (o roccia).

6.9.4 – Adesione tra muro e terreno

L'adesione tra muro e terreno si sviluppa in seguito alla presenza di qualsiasi effetto coesivo nel
terreno. Nelle zone superiori ci si aspetta che si possano formare delle fratture per trazione (o che
si formino durante i periodi secchi, quando il terreno è soggetto a ritiro naturale). Il valore
dell'adesione ca al di sotto delle fratture per trazione viene solitamente assunto pari a 0.5÷0.75 su
con un valore massimo entro 50÷60 kPa. Trova un certo seguito la tendenza a trascurare le zone
in trazione lungo il muro. Si possono presentare tipologie di studio sia di sforzi totali (con coesione)
che di sforzi drenati (efficaci) usando solo Φ' in funzione dei parametri del particolare problema in
esame.

26
6.10 – Teorie relative alla pressione del terreno con problemi di muri di sostegno

Sono stati ampiamente usati sia il metodo di Coulomb che quello di Rankine. Viene spesso
adottata la soluzione di Rankine poiché le equazioni sono semplici e, in qualche modo, più a
favore della sicurezza di quelle di Coulomb. Essendo che l'equazione di Rankine per terreni non
coesivi ha la medesima forma di quella relativa a problemi idrostatici:

Pa = 0.5 H2 (γKa)

dove il termine γKa è equivalente al peso specifico di un fluido, vengono a volte assunti valori
arbitrari da manuale quali 5÷8 kN/m. Quando si adottano tali valori, il metodo viene denominato
metodo del fluido equivalente.

Usando sia la soluzione di Coulomb che quella di Rankine nessuna parte del muro deve interferire
nella formazione della superficie approssimata di rottura (linea BC, Fig. 6.2b); di norma per muri di
sostegno a mensola (muri con un elemento orizzontale di base) bisogna costruire due soluzioni:

a - Nella parete posteriore del muro usando H = AB (Fig. 6.14b) per la verifica al taglio e momento
della mensola;

b - In corrispondenza dell'estremità interna del piede del muro (punto C) usando H = A'C per la
verifica allo scorrimento globale del muro e alla stabilità al ribaltamento.

Fig. 6.14 – Interpretazione dei risultati ottenuti col metodo di Rankine. (a) Muro e fondazione non interferiscono col
cuneo di rottura; (b) la fondazione interferisce con la formazione del cuneo di rottura a meno che non venga disposta
come indicato; (c) l’inclinazione della superficie del terrapieno e la fondazione interferiscono con la formazione del cuneo
di rottura, a meno che non siano disposti come indicato. Nella verifica dei casi (b) e (c) occorre comprendere il peso W.

Una considerazione di maggior rilievo nel progetto di muri di sostegno consiste nel conoscere se la
zona di rottura ideale si forma come illustrato in Fig. 6.13: in Fig. 6.13a la zona del riporto è grande

27
abbastanza perché si possa sviluppare la zona attiva secondo la teoria di Rankine in un terreno
con proprietà note; in Fig. 6.13b la zona del riporto è limitata e la zona attiva secondo la teoria di
Rankine (se si sviluppa) si forma nel terreno originario: il riporto granulare contribuisce solo a un
libero drenaggio in modo che non venga generata una pressione idrostatica. Naturalmente, se lo
scavo nel terreno esistente è rimasto aperto per un certo periodo di tempo, il terreno preesistente
contribuisce in misura limitata alla pressione laterale agente sul muro e il contributo principale alla
pressione é dovuto all'effetto dell'operazione di costipamento del riporto in una zona limitata; in
ogni caso tale pressione laterale può rivelarsi importante o, addirittura, superiore a qualsiasi
pressione attiva calcolata.

La pressione effettiva sul muro dipende, in tal caso, dalla rigidezza del muro stesso (in termini di
spostamenti) e dall'entità del costipamento. Di norma la pressione sul muro indotta dal
costipamento produce una spinta risultante applicata verso la metà dell'altezza del muro mentre la
spinta attiva ha un punto d’applicazione vicino a un terzo dell'altezza del muro. In questo caso si
può usare un valore di K intermedio tra Ka e K0 o di pochissimo superiore e un valore stimato
secondo logica per il punto d’applicazione della risultante.

La Fig. 6.13c rappresenta una situazione frequente nella pratica, dove è necessario sensibilità
geotecnica per stabilire la pressione esercitata sul muro sebbene si possa dare una stima
approssimata. La Fig. 6.13d illustra un metodo relativo al caso in cui vi sia una limitata disponibilità
di materiale granulare per il terrapieno, così una parte di esso viene disposto in modo che il piano
di scorrimento della zona attiva si formi entro il materiale granulare; successivamente si dispone il
materiale di qualità più scadente nella zona dove non dia problemi. La zona di materiale granulare
e di limitata estensione alle spalle del muro serve per il drenaggio. In questo caso si può usare
quale angolo Φ l’angolo del terreno granulare ma, come peso specifico, occorre assumere un
valore medio calcolato sull'intero terrapieno.

6.10.1 – Superfici del terrapieno inclinate o irregolari

Quando il terrapieno è piano, l'angolo β che ne definisce la pendenza rispetto all'orizzontale può
essere positivo, se è inclinato verso l'alto, nullo se è orizzontale, oppure negativo se è inclinato
verso il basso, come illustrato in Fig. 6.14. Si può, inoltre, avere una linea di fondo scavo inclinata:
e intuitivamente, a questo punto, ci si potrebbe aspettare che un'inclinazione positiva aumenti la
pressione sul muro, mentre una negativa la diminuisca. Ciò viene evidenziato dal metodo di
Coulomb e dalla teoria dell'elasticità per valori di β sia positivi che negativi e dal metodo di
Rankine per valori positivi di β. I valori negativi di β hanno particolare interesse per muri che
facciano affidamento sulla pressione passiva nel terreno al di sotto della linea di fondo scavo.
Talora, per muri che sostengono depositi di carbone e simili il materiale contenuto può dare luogo
a un'inclinazione negativa del riporto mano a mano che il materiale stesso viene prelevato.

Nei casi in cui la superficie del terreno è irregolare, si può stimare dove è posto il punto terminale
della zona attiva di Rankine e in quella regione trattare la superficie irregolare o come un piano
inclinato che ne sia la migliore approssimazione, oppure come un sovraccarico uniforme, usando
le equazioni del caso. Si può, tuttavia, anche adottare il metodo del cuneo di tentativo, illustrato nel
§ successivo, in particolare se si desidera una migliore stima della posizione della linea di rottura.

28
6.11 – Soluzioni grafiche e numeriche per la pressione laterale del terreno

Esistono diverse soluzioni grafiche per stimare le spinte laterali qualora il terrapieno presenti una
forma irregolare o insistano carichi concentrati, cioè in situazioni non contemplate dalle teorie di
Coulomb o di Rankine. Tra le diverse soluzioni si segnalano quella di Culmann, il metodo del
cuneo di tentativo e quello della spirale logaritmica. Si può anche adottare una soluzione analitica
basata sulla teoria dell'elasticità, sostituendo un terrapieno di forma irregolare con un piano
inclinato di un angolo β che meglio approssimi la situazione reale oppure considerando un
sovraccarico uniforme equivalente.

I metodi di Culmann e del cuneo di tentativo sono tra loro molto simili eccetto che per l'orientazione
generale del poligono delle forze. Entrambi i metodi si basano sul calcolo delle forze note su un
cuneo di tentativo comprendendo tutti i carichi esterni agenti sul terrapieno, il peso del cuneo
stesso, la forza di taglio agente sulla superficie di rottura di tentativo e, note le inclinazioni della
spinta Pa (o Pp) sulla parete e della risultante R sulla superficie di rottura, consentono di tracciare
un poligono delle forze e ottenere graficamente Pa (o Pp). Il metodo della spirale logaritmica è
simile, ma fa uso di un tratto di spirale per definire la superficie di rottura mentre i metodi di
Culmann e del cuneo di tentativo considerano tale superficie come piana.

6.11.1 - Il metodo del cuneo di tentativo

Secondo quanto osservato precedentemente i metodi del cuneo di tentativo e di Culmann sono
identici eccetto che per l'orientazione del poligono delle forze. Il metodo illustrato presenta inoltre
un vantaggio rispetto a quello di Culmann, in quanto può considerare anche il caso in cui tra i
parametri del terreno si abbia anche la coesione. La Fig. 6.15 definisce la procedura generale che
può essere descritta nel modo seguente:

a – si disegnano il muro di sostegno e la superficie del terreno in una scala appropriata calcolando
la profondità delle fratture per trazione con la relazione:

ht = 2c/γ√Ka

Questo valore di ht viene riportato sul disegno in un numero sufficiente di punti in modo da poter
tracciare il profilo delle fratture per trazione.

b – si tracciano i cunei di tentativo, quali AB'E1D1, AB'E2D2, …, calcolando i pesi w1, w2, …, wn di
ciascun cuneo;

c – si calcolano Cw e Cs (Cw è costante) tracciando Cw come indicato in Fig. 6.15b parallelamente


all'inclinazione del muro e in un'appropriata scala delle forze. Poiché si può formare una frattura di
trazione lungo il muro bisogna usare la lunghezza AB per calcolare Cw. Si tracciare di seguito i
vettori peso w1, w2, …, wn lungo la linea OY;

d - all'estremità di Cw si traccia Cs con la medesima inclinazione dei cunei che individuano il


meccanismo di collasso di tentativo;

e - dai punti w1, w2, ..., wn definiti al punto c si traccia un vettore Pa con la corretta inclinazione
[l'inclinazione di Pa (o Pp) è costante];

f - all'estremità di Cs si traccia il vettore R con l'inclinazione appropriata. Tale inclinazione è pari a


un angolo Φ rispetto alla perpendicolare alle superfici di rottura assunte AD1, AD2, AD3, ... etc;

g - l'intersezione di R e Pa genera un luogo di punti attraverso i quali si traccia una curva


regolare;
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h – si disegna una tangente alla curva ottenuta al punto g, parallelamente al vettore peso,
tracciando il vettore Pa attraverso il punto di tangenza. Come nella soluzione di Culmann si
possono trovare diversi valori massimi. Il più grande valore di Pa possibile rappresenta il valore di
progetto.

Fig. 6.15 – Soluzione per la spinta attiva col metodo del cuneo di tentativo.(a) Forze agenti sul cuneo di tentativo ABED;
(b) Poligono delle forze relativo alle forze agenti su ABED; (c) Metodo rapido per la determinazione dell’inclinazione di R.
Nel caso di spinta passiva è indicata l’inclinazione di Pp; l’inclinazione di R cambia; Cs e Cw hanno verso opposto.

L’inclinazione del vettore R può essere stabilita (Fig. 6.15c) nel modo seguente:

- con raggio r si disegna un arco di cerchio GJ dalla linea verticale AF in Fig. 6.15°;

- si traccia una linea orizzontale AO indicando l’angolo Φ come illustrato. Con medesimo raggio r
si disegna l’arco di cerchio OJ;

- AG è allora l’inclinazione del vettore R rispetto al piano di rottura AF;

- si tracciano ora gli archi GH, HI, IJ in Fig. 6.15c con la medesima lunghezza dell’arco GJ;

- le inclinazioni delle linee AH, AI AJ di Fig. 6.15c sono le corrispondenti inclinazioni del vettore R
rispetto alle superfici di rottura AD1, AD2 …

Nei materiali incoerenti i valori di Cw e Cs sono nulli; il cuneo di tentativo, di conseguenza, è il


medesimo del metodo di Culmann ad esclusione dell’orientazione del poligono delle forze.

30
6.12 – Analisi delle pressioni laterali con la Teoria dell’elasticità

II metodo del cuneo di tentativo sembra essere eccessivamente a favore di sicurezza nella stima
della spinta agente contro un muro di sostegno, quando si sia in presenza di sovraccarichi (o
carichi) sul terrapieno. Per questa ragione, non sembra che tale metodo venga particolarmente
usato. Un metodo più teorico fa uso della teoria dell'elasticità per la determinazione della pressione
laterale esercitata sul muro di sostegno a partire dal sovraccarico presente sulla superficie
(puntiforme, distribuito secondo una linea, nastriforme). L'equazione comunemente usata è tra
quelle sviluppate da Boussinesq per la determinazione delle equazioni relative al calcolo delle
pressioni verticali. L'equazione di Boussinesq viene espressa dalla relazione:

dove il significato dei vari termini può essere individuato in Fig. 6.16. La relazione viene scritta
anche nella forma:

usando relazioni trigonometriche per θ, r e R come indicato in Fig. 6.16.

L'equazione espressa sotto tale forma risulta particolarmente adatta per l'implementazione su
computer poiché il punto P è solitamente fissato (con coordinate x, y note) richiedendo di variare z
per ottenere il diagramma delle pressioni.

Fig. 6.16 – Definizione dei termini che compaiono nell’equazione di Boussinesq per il calcolo della pressione laterale.

Il modello di questa equazione consente di risolvere qualsiasi situazione di carico sul terrapieno di
Fig. 6.17, definite come:

a - Carico concentrato puntiforme: si utilizza l'equazione nella forma data;

31
b - Carico distribuito su una linea: si risolve il problema come se si trattasse di una serie di
carichi concentrati lungo una linea di spessore unitario e agenti su un'area unitaria;

c - Carico nastriforme: si affronta il problema come se si trattasse di una serie di linee di carico
parallele agenti su una striscia di larghezza finita;

d - Carico applicato a una superficie; si tratta con una serie di carichi distribuiti lungo una linea,
agenti su una striscia di lunghezza finita.

Per carichi nastriformi si può tener conto sia di una distribuzione uniforme che di una distribuzione
linearmente variabile in direzione trasversale, come avviene sulla scarpata di un rilevato stradale
etc. Le diverse tipologie sono configurate in Fig. 6.17.

La teoria dell'elasticità limita la variabilità del modulo di Poisson entro l'intervallo compreso fra - 1 e
+ 0.5; é inoltre opportuno osservare come vi sia un segno associato a μ cosicché il segno positivo
sta a indicare che a una deformazione assiale di allungamento si associa una contrazione
trasversale (come nel caso di una prova di trazione su acciaio che fornisce μ ~ 0.3) e che a una
deformazione assiale di accorciamento si associa un'espansione trasversale (come nel caso di
una prova di compressione su un provino cilindrico di calcestruzzo che fornisce μ ~ 0.15). Non si
conoscono materiali di tipo ingegneristico che possano presentare un modulo di Poisson negativo,
a cui corrisponderebbe un’espansione trasversale in seguito ad allungamento assiale o
contrazione trasversale in seguito ad accorciamento assiale. E’ significativo notare, inoltre, come
per i terreni sia stato verificato che μ può essere > 0.5 con valori di 0.6 e 0.7 piuttosto comuni, in
quanto il terreno è un materiale solo pseudoelastico.

Per conseguenza a tali osservazioni, risulta chiaro che l'adozione di approssimazioni nell'uso
dell’equazione di Boussinesq deve essere effettuata con particolare cautela.

32
Fig. 6.17 – Tipologie di sovraccarichi. NSQW e NSQL rappresentano il numero di elementi unitari in direzione normale e
parallela al muro utilizzati, in genere, nei programmi di calcolo.

La Tab. 6.5 illustra il caso di un piccolo muro di sostegno con un carico concentrato a distanza
variabile e per modulo di Poisson variabile entro un certo intervallo. Per detto muro è compresa
anche la soluzione con il cuneo di tentativo per svariate posizioni del carico e la pressione laterale
calcolata nel caso di assenza di sovraccarico. Dalla tabella possono essere dedotte alcune
conclusioni:

- Il metodo del cuneo di tentativo fornisce spinte sul muro più elevate;

- Un valore del modulo di Poisson μ pari a 1 genera un sostanziale incremento della pressione
sul muro rispetto a valori di μ pari a 0.3 ÷ 0.5. E’ consigliabile assumere μ = 1.00 come valore
possibile per terreni che si trovino in uno stato molto sciolto, in particolare per condizioni prossime
al caso di deformazione piana dove è possibile che la deformazione laterale possa eguagliare la
deformazione verticale εv fornendo μ = εh/εv = 1.00;

- Carichi concentrati disposti ben al di fuori della zona attiva di Rankine contribuiscono a Pa nel
metodo del cuneo di tentativo, dando così la sensazione che il metodo del cuneo di tentativo non
sia corretto: in particolare quando i carichi si trovino al di fuori della zona attiva;

- Poiché l’equazione di Boussinesq fornisce piccole pressioni laterali in prossimità del muro, ciò
può significare che il sovraccarico si trasferisce verso il basso mediante una forza di attrito
verticale tra muro e terreno piuttosto che mediante la pressione laterale;

- Le pressioni esercitate sul muro determinate attraverso l’equazione di Boussinesq risultano


piuttosto piccole quando la distanza tra il muro e il carico è più grande della zona attiva di Rankine.
33
Tab. 6.5 – Confronto tra la spinta sul muro valutata coi metodi del cuneo di tentativo e di Boussinesq, con riferimento ad
un tratto di muro di lunghezza 0.30 m.

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6.13 - Ulteriori casi di pressione laterale

6.13.1 – Formazione di ghiaccio

Si possono sviluppare pressioni laterali quando l'acqua presente nei pori gela; e tutto ciò potrebbe
essere un problema non particolarmente rilevante nel caso di terreni non saturi, a meno che non si
formino lenti di ghiaccio.

Il problema può essere rimosso realizzando il terrapieno di riempimento con materiale granulare e
realizzando un sistema di drenaggio come illustrato in Fig. 6.13 con fori di drenaggio (o di scarico)
uniti a un collettore longitudinale.

6.13.2 – Pressioni laterali dovute a fenomeni sismici sui muri di sostegno

Osservazioni in situ e prove su modelli indicano che la pressione/spinta su un muro di sostegno


può essere sostanzialmente amplificata da movimenti sismici o indotti da vibrazioni di macchine.
L'accelerazione a di un sisma produce una forza di inerzia data dalla relazione:

F=ma

dove m = W/g rappresenta la massa del muro e del terreno interessato; a è l'accelerazione,
espressa sotto forma di frazione dell'accelerazione di gravita g (0.1, 0.2, 0.3 etc.). Dalla relazione
canonica si ottiene:

come mostrato in Fig. 6.18.

Studi su modelli, effettuati da Sheriff et al., unite ad osservazioni su strutture reali indicano che la
spinta sul muro prodotta dal sisma agisce ad un'altezza y- dell'ordine di 0.4÷0.6H.

Poiché si deve stimare la frazione di spinta dovuta al sisma (a = kh o kv x g) appare evidente


come la soluzione sia affidabile quanto quella ottenuta mediante le equazioni di Rankine con una
forza addizionale pari a 0.2÷0.4W, dove W rappresenta il peso del cuneo di Rankine e di ogni altra
porzione del terreno che possa spingere contro il muro durante il sisma. Ogni pressione passiva
può essere ridotta di circa il 10% per ogni frazione pari a 0.1g usata.

Applicando la spinta dovuta al sisma a un'altezza pari a 0.5H, oltre alla spinta di Rankine applicata
a H/3 o, in alternativa, usando le equazioni di Mononobe-Okabe per le pressioni attiva e passiva
del terreno (Fig. 6.18) si può osservare come una zona passiva possa essere d'aiuto nel limitare il
movimento del muro. Le spinte attiva e passiva si calcolano con le espressioni:

Assumendo θ = tg-1 [kh/(1-kv)] e osservando che si usano i termini con indice a per Ka (spinta
attiva) e quelli con indice p per Kp (spinta passiva), i coefficienti di pressione secondo Mononobe-
Okabe valgono:

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con alcuni termini già usati in precedenza e gli altri illustrati in Fig. 6.18.

Alcuni problemi connessi con l'uso di questa equazione sono:

- Identificazione di kh e kv: spesso kv è nulla (nessuna accelerazione verticale o molto modesta);

- Quale valore adottare per l'attrito δ tra muro e terreno; sperimentalmente si osserva che δ
tende a zero sotto condizioni dinamiche.

- L'assunzione implicita nell’equazione per i coefficienti di pressione è che la superficie di rottura


sia piana, definita dall'angolo ζ. Ciò spesso non è vero nel caso di pressione passiva statica, come
probabilmente non è vero nemmeno in condizioni dinamiche.

Studi parametrici effettuati da Davies et al. indicano che può esistere un'accelerazione critica
definita come kh = (1-kv) tg Φ.

Concludendo, l’attribuzione di un valore alla pressione laterale dinamica del terreno su muri di
sostegno risulta, nel migliore dei casi, un'operazione d’approssimazione, benché permanga
comunque diffuso tra gli operatori l'uso dell’equazione citata per ricavare tale stima.

Fig. 6.18 – Convenzione generale dei segni per le equazioni utilizzate in condizioni sismiche; segni indicati sono positivi.

6.13.3 – Pressione dovuta al rigonfiamento

Se alle spalle di un muro di sostegno viene posta dell'argilla espansiva e questa acquisisce acqua,
si possono generare pressioni di grande entità. Il problema può in qualche modo essere limitato
disponendo l'argilla in condizioni attentamente controllate, in assenza di materiale di pezzatura
grossa e con un contenuto d'acqua considerevolmente al di sopra di quello ottimale.

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Il problema può essere ridotto in misura considerevole usando un riporto di materiale granulare;
tale intervento, comunque, non risulta sempre possibile.

Non è probabile, viceversa, che la pressione laterale si manifesti operando in presenza di argille
sovraconsolidate, in quanto gli elevati sforzi K0 iniziali si dissipano non appena si apre lo scavo. In
argille sovraconsolidate è più probabile che il problema sia costituito dall'espansione verticale
piuttosto che da quella laterale.

6.13.4 – Spinta dovuta a variazioni termiche

I muri che servono da sostegno a elementi che possano essere soggetti a espansione termica
possono sviluppare sforzi indesiderati.

Questo problema può essere risolto minimizzando l'effetto di vincolo mediante rulli, cerniere o
giunti di dilatazione termica.

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