Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
PETCH
0 Gb eq. 1
Gb
0 eq. 2
(1 ) L
dove il fattore (1-) è per la dislocazione a spigolo, per quella a vite il fattore è 1. Nel caso
più generale, le dislocazioni comuni hanno un carattere misto, quindi il fattore di L a
denominatore sarà una costante vicino all’unità, e rappresenta statisticamente il carattere
delle dislocazioni nel caso in esame. Dall’equazione 2 si vede anche che se L, cioè se
la sorgente di dislocazioni si allontana moltissimo, allora il secondo membro tende a zero
e 0, cioè la tensione applicata per nucleare una dislocazione lontana non risente dal
bordo di grano, ma solo dagli altri meccanismi di rafforzamento già operanti. In tal caso si
ricade nella situazione del monocristallo, che non ha bordi di grano che lo separino da altri
cristalli.
1
“back stress”, cioè una tensione di repulsione di ritorno dalla prima dislocazione. Per
continuare la deformazione, nuove dislocazioni devono essere generate e muoversi. E'
allora necessario che lo stress salga, finchè la sorgente emetterà una nuova
dislocazione, che scorre fino ad impilarsi alla precedente, che esercita contro di essa
un’azione repulsiva, che si somma a quella del bordo di grano. Man mano che lo stress
sale, si genereranno nuove dislocazioni, che andranno a rimpolpare l’impilamento al bordo
di grano.
GNb
0 C1 eq. 3
d
La situazione è quella schematizzata nella Figura 1. L'impilamento delle dislocazioni vicino
al bordo di grano, stante le forze che si scambiano mutuamente a causa del “long range”
stress di natura elastica, del quale partecipa pure il bordo di grano (che può anche essere
schematizzato come un condensato di dislocazioni assai vicine), crea una notevole
concentrazione di stress locale. Sempre assumendo come valida la teoria elastica delle
dislocazioni, il che è ragionevole perchè non ci si avvicina mai troppo al “core”, si capisce
che la concentrazione di stress è vista divergere con il diminuire della distanza dal bordo
di grano. Ovviamente, per consistenza fisica, lo stress non diverge se ci si avvicina molto
al bordo. Da lontano, però, l'andamento dello stress appare come divergente.
Si può pensare che il bordo di grano abbia una resistenza intrinseca al passaggio delle
dislocazioni pari a *. In realtà la fisica reale del problema è molto più complessa, come
hanno dimostrato gli studi al TEM e le simulazioni numeriche di questi ultimi 30 anni.
Cionondimeno, il modellino semplificato qui esposto coglie abbastanza bene il fenomeno.
E’ interessante notare che le N dislocazioni, che si sono impilate al bordo di grano, sono
2
come avere arrestato in quel punto una superdislocazione con modulo del vettore di
Burgers Nb. Inizialmente la dislocazione e il successivo impilamento si bloccano al bordo
di grano. Lo stress cresce per vincerne la resistenza, e così facendo continuano a
generarsi dislocazioni che continuano ad impilarsi, facendo crescere la tensione locale
della superdislocazione con vettore di Burger di modulo Nb. Lo stress locale (l’estremità
dell’impilamento sul bordo di grano) vale N volte quello di generazione (-0) di una
nuova dislocazione quando N sono già presenti. Perciò sulla sorgente le N dislocazioni
pesano N volte sullo stress di generazione, mentre sull'estremità dell'impilamento (cioè sul
bordo di grano) le N dislocazioni pesano N volte sulla superdislocazione di modulo del
vettore di Burgers Nb, quindi sul bordo di grano c'è un effetto di N2.
Per accorciare lo sviluppo si può ora ricorrere all’analogia della Meccanica della Frattura
per una cricca in modo II (cioè che si propaga in modo di taglio, mentre quella più comune
è quella che si propaga in modo I, di apertura sotto trazione). La divergenza dello stress
all'avvicinarsi al bordo di grano fa sì che si schematizzi il sistema di scorrimento reticolare
con sopra N dislocazioni, che scorrono e s’impilano al bordo grano, come una cricca
sollecitata da sforzi di taglio remoti (idealmente all’infinito) paralleli al piano della cricca
stessa. L’impilamento al bordo grano è analogo all’apice della cricca, perchè lì si può
immaginare che si verifichi una singolarità di stress, come nel campo elastico delle
dislocazioni.
a
xy f xy ( ) eq. 4
2r
Si può trasportare l’eq. 4 nel caso presente (descritto dall’eq. 3) facendo le seguenti
assunzioni:
si sceglie di stare sul piano della cricca (in realtà stiamo parlando ora del sistema di
scorrimento), quindi =0 e perciò fxy(0)=costante
come grandezza remota al posto di s’introduce -0, che è fisicamente coerente
con lo scorrimento delle dislocazioni
si trasforma la lunghezza di cricca a nella lunghezza L del sistema di scorrimento,
anzi nella grandezza del grano d:
3
xy C2
0 d
eq. 5
2r
dove C2 è una costante che ingloba le costanti numeriche dell’equazione 4. Occorre
adesso trattare la singolarità elastica all’apice della cricca. Per dare più significato fisico
all’eq. 5 si deve considerare che:
come sopra, dai cerchi di Mohr =1/2 in trazione monoassiale; quindi s’immagina
che la tensione di taglio remota -t0 sia generata da uno stress di trazione
monoassiale remoto pari a -s0
per eliminare la divergenza della tensione locale xy, ci si avvicina al massimo
all’apice della cricca, cioè si è ad un vettore di Burger dal bordo di grano
C3 è una costante che ingloba tutte le costanti geometriche
ora come equivalente locale della xy si può prendere la locale, cioè loc
in particolare, come valore di loc si sceglie il valore critico * che fa oltrepassare il
bordo di grano alle dislocazioni
loc C3
0 d
* eq. 6
b
Adesso si restringe il grano fino a farlo diventare nanometrico, per vedere se ad un certo
punto il rafforzamento non segue più la legge di Hall-Pecth, cioè lo stress necessario a far
attraversare il bordo di grano alla dislocazione diventa insensibile alle dimensioni del
grano. Se nell’eq. 3 si fa tendere a zero d, per non far divergere anche N deve tendere
a zero:
GNb
0 C1 eq. 3
d
Da punto di vista fisico si dovrebbe avere che:
d scende sotto i 100 nm
cresce molto, quindi -0; cioè lo stress di nucleazione di una nuova
4
dislocazione da una sorgente supera di parecchio la resistenza allo scorrimento
della dislocazione sul reticolo (la tensione di Peierls e Nabarro, comprensiva della
resistenza intrinseca del reticolo, più i contributi dovuti agli altri meccanismi di
rafforzamento come soluzione solida, precipitazione di particelle e incrudimento)
N tende a 1 perchè, man mano che il grano si stringe, cresce molto la necessaria
a far nucleare nuove dislocazioni, al punto che una dislocazione appena nucleata
supera l’ostacolo del bordo di grano prima della generazione della successiva.
loc N 0 * N eq. 8
Ora, con N1, la nucleazione e il passaggio simultaneo di una dislocazione dal bordo di
grano avviene in corrispondenza del diametro del grano d=d*, e quindi dalla legge di Hall-
Petch si avrebbe:
eq.9
Alla fine si ottiene una stima del diametro critico del grano d* al di sotto del quale non vi è
più la dipendenza prevista dalla legge di Hall-Petch:
2
k*
d * b eq. 10
*
Come si vede dall’equazione 10, il diametro critico d* del grano al di sotto del quale non
vale la legge di Hall-Petch, se si accetta che k* sia una costante sperimentale e si rinuncia
ad attribuirgli un significato fisico molto preciso, dipende essenzialmente dalla resistenza
intrinseca del bordo di grano *. Essa è funzione della natura del bordo di grano, che ne
detta la resistenza. Senza addentrarsi nei dettagli della fisica del bordo, emerge che più
elevata è la sua resistenza, più piccolo è il valore del diametro medio del grano al di sotto
del quale cessa la dipendenza prevista dalla legge di Hall-Petch.
Tale conclusione sembra suffragare una visione intuitiva del fenomeno esaminato. Infatti,
rovesciando i termini, più la resistenza * è piccola, più sarà facile che una dislocazione
appena nucleata in un cristallo grosso ne attraversi il bordo sotto l’azione di stress
contenuti. Spingendo di nuovo al limite il ragionamento, facendo tendere a zero * si
ottiene un diametro che diverge, cioè si tende di nuovo al monocristallo, per il quale la
legge di Hall-Petch non ha alcuna rilevanza. In definitiva l’equazione 10 mostra che è
inutile affinare il grano quando si entra nel campo delle dimensioni nanometriche, cioè
approssimativamente da 100 nm in giù, dipendendo dal tipo di lega metallica.