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Le incognite del problema non sono costituite unicamente dalle reazioni che il terreno
trasmette ad esempio a una trave, bensì anche dalle mutue azioni che la struttura e la
fondazione si scambiano alla base dei piedritti.
Non sono in generale accettabili, se non in casi particolari, le usuali schematizzazioni che
risolvono il problema disaccoppiando la risposta della struttura da quella della fondazione
interagente con il terreno, risolvendo ad esempio dapprima la struttura come vincolata ad
appoggi non cedevoli e, successivamente, analizzando lo stato di sforzo della fondazione
soggetta ai carichi rappresentati dalle reazioni dei piedritti, determinate secondo lo schema
precedente.
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Interazione e configurazioni limite
Il problema in esame può essere convenientemente impostato utilizzando il metodo dei vincoli
ausiliari (Pozzati, 1953; Chiarugi e Merli, 1977).
In figura mostrata una trave di fondazione, solidale alla struttura, che riposa su un mezzo
deformabile.
Gli appoggi ausiliari devono, in questa situazione arbitraria, fornire le reazioni ma, poiché tali
vincoli non esistono nella realtà, essi devono essere successivamente rimossi. Ciò equivale ad
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applicare al complesso costituito dalla struttura scarica e dalla trave di fondazione le reazioni
cambiate di segno e, in questa seconda fase, la trave di fondazione si deforma, con
conseguenze statiche anche sulla struttura in elevato.
Sostituendo queste espressioni nella precedente, per ogni nodo si ha una equazione di
equilibrio del tipo
e il sistema generale
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consente di ricavare le incognite rappresentate dagli spostamenti y (nello spirito del “metodo
dell’equilibrio”).
Una volta noti tali spostamenti, le equazioni che legano gli abbassamenti alle azioni sollecitanti
telaio e trave consentono di determinare le aliquote da applicare alla struttura, per tener conto
dei cedimenti subiti dalla base dei piedritti, e i carichi da applicare alla trave di fondazione.
L’applicazione pratica del procedimento sopra esposto non è comunque semplice ed è effetta
da incertezze: ad esempio rimangono di difficile schematizzazione la sequenza dei carichi, i
fenomeni differiti nel tempo etc.
La precisione ottenuta raffinando i calcoli può risultare così solo apparente, mentre può essere
più significativo cercare di individuare le configurazioni limite, entro le quali si colloca la
situazione reale.
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Configurazioni limite del rapporto tra le rigidezze strutture e fondazione per la
risoluzione del secondo schema
a) Se la struttura si può considerare flessibile rispetto alla trave, risulta legittimo isolare la
fondazione e considerarla soggetta a una configurazione nota dei carichi, in quanto la
deformazione della fondazione non è contrastata dalla struttura di rigidezza nulla e i carichi
trasmessi non risultano influenzati dai cedimenti differenziali.
b) Se la struttura viene invece supposta di rigidezza infinita rispetto alla trave, i carichi
trasmessi alla trave di fondazione possono ottenersi imponendo la condizione geometrica che i
cedimenti dei piedritti siano allineati
avendo indicato con y 0 il cedimento del primo piedritto, in corrispondenza del quale è fissata
l’origine delle x, e α 0 è la rotazione rigida della struttura.
Le ulteriori due equazioni da aggiungere sono ovviamente quella di equilibrio alla traslazione e
quella di equilibrio alla rotazione
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Va osservato che i carichi dipendono in questo caso dalla interazione tra la trave e il terreno,
giacché gli abbassamenti y nell’equazione che esprime il mantenimento dell’allineanento tra le
basi dei ritti vanno espressi nella forma
dove i coefficienti i dipendono dalla rigidezza relativa della fondazione e quindi dal modello
utilizzato per simulare la risposta del terreno, come sarà descritto tra poco.
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La trave su suolo elastico
Il modello più noto per l’analisi di una trave su appoggi
elastici infinitamente vicini è dovuto a Winkler (1867).
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Le relazioni di Saint- Venant tra lo stato di deformazione e le caratteristiche
di sollecitazione consentono di esprimere la curvatura 1 ρ in funzione del
momento M
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se il modulo di rigidezza a flessione EJ è costante.
Se invece EJ è variabile
Il legame costitutivo suggerito da Winkler lega il cedimento di un punto alla reazione agente
unicamente su quel punto tramite un coefficiente di proporzionalità K1, definito coefficiente di
reazione
Se si fa riferimento alla reazione r(x) per unità di lunghezza della trave, si ottiene
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Se si introduce il parametro
l’equazione differenziale della linea elastica può essere riscritta nella forma
Nel presente caso la soluzione principale è rappresentata da una funzione y(x) che sostituita
nella equazione differenziale la verifica in ogni punto con il carico q(x) assegnato.
Come provato nel seguito, se si suppone ad esempio q = cost una soluzione particolare è
rappresentata da y =q/K.
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Essa rappresenta anche la soluzione finale nel caso la trave sia uniformemente caricata su tutta
la sua lunghezza e non sia vincolata alle estremità, in corrispondenza delle quali dev’essere y”
= y”’= 0, in modo che ivi siano nulli momento flettente e taglio.
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L’equazione differenziale omogenea associata è una equazione differenziale ordinaria lineare a
coefficienti costanti.
Osservando che la derivata di una funzione esponenziale è ancora una funzione esponenziale,
si può cercare di soddisfare l’equazione in esame tramite una funzione del tipo eβx .
ovvero
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nella quale i coefficienti A. sono da determinare successivamente imponendo le condizioni al
contorno
Volendo esprimere la soluzione in forma reale, si osserva preliminarmente che se due soluzioni
soddisfano l’equazione omogenea, una qualsiasi loro combinazione lineare soddisfa pure la
stessa equazione. Richiamando le formule di Eulero
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Se la trave è rigida relativamente al terreno (in pratica tale ipotesi è verificata quando la
lunghezza della trave è minore di π 4λ ), tale lunghezza è grande e l’effetto dei carichi si
risentirà anche a distanze significative dal loro punto di applicazione.
Viceversa, se la trave è flessibile (ipotesi vera quando la lunghezza della trave supera π λ ), il
valore di 1 λ è piccolo e gli effetti del carico si smorzano rapidamente allontanandosi dal
punto di applicazione.
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Caso ideale della trave di lunghezza infinita
si ricava poi
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Se si introducono per comodità le seguenti notazioni
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Se la trave è considerata illimitata soltanto da una
parte (Figura 6.6) ed è soggetta a un carico e a una
coppia applicati nella sezione iniziale, la soluzione
completa, ottenuta sovrapponendo gli effetti
diventa
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In pratica le travi sono di lunghezza finita, per cui l’analisi va fatta tenendo conto delle
effettive condizioni delle estremità. Un procedimento semplice, suggerito da Hetenyi (1946),
consiste nel calcolare i momenti e i tagli in corrispondenza delle sezioni estreme con la
soluzione relativa alla trave infinita e nell’applicare a tale schema delle coppie e delle forze
fittizie in modo tale che le condizioni al contorno siano soddisfatte. La soluzione finale si
ottiene quindi sovrapponendo gli effetti.
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