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MARTENSITICA
La trasformazione di austenite in martensite avviene per riorientamento del reticolo
cristallino mediante piccolissimi movimenti degli atomi (spostamenti inferiori ad un'unità
reticolare), in totale assenza di diffusione. La trasformazione martensitica è diffusa in molti
sistemi metallici, di cui alcuni sono quelli che seguono:
Fe-C-X
Fe-Ni-X
Ni-Al (leghe a memoria di forma)
Ni-Ti (leghe a memoria di forma)
Cu-Zn-Al (leghe a memoria di forma)
Ti-Ni
Ti-Ni-Fe
Nella maggior parte dei sistemi, e sicuramente nelle leghe a memoria di forma, la
trasformazione martensitica è reversibile, cioè scaldando si passa direttamente alla fase
generatrice, e quindi in questi casi la trasformazione martensitica è di equilibrio. Tutto il
contrario accade nell’acciaio (sistema Fe-C), dove la martensite non è una fase di
equilibrio e al riscaldamento della martensite non si genera direttamente austenite.
Una caratteristica che accomuna la maggior parte delle trasformazioni martensitiche è che
la percentuale di martensite che si forma al raffreddamento non dipende dal tempo, ma
solo dalla temperatura. Infatti, se s’interrompe il raffreddamento la trasformazione si
blocca. La percentuale in volume f V della martensite formata in funzione della temperatura
è data dall’equazione di Koistinen e Marburger ( è una costante, che vale circa -0,011 per
il sistema Fe-C):
Come illustrato poco oltre, la trasformazione martensitica avviene con deformazioni della
fase madre, l'austenite. L’applicazione di stress ha quindi un effetto positivo sulla
trasformazione. Deformazioni plastiche riescono ad innescare la trasformazione anche al
di sopra di Ms, ed esiste la temperatura M d, maggiore di Ms, al di sotto della quale si può
ottenere, con opportune combinazioni di stress applicato e deformazione plastica, la
nucleazione di martensite.
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MORFOLOGIA DELLA MARTENSITE
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Lath Martensite
Questo tipo si trova in acciai al carbonio oppure debolmente legati fino a C=0,5%. La
morfologia è fatta da pacchetti di piccole placchette stratificate e molto lunghe. Nei
pacchetti le placchette sono separate fra loro soprattutto da bordi di grano a basso angolo.
Non è mai stata trovata la presenza di geminati. La densità di dislocazioni è di 10 9-1010
mm-2, comparabile con quella di metalli fortemente deformati.
Plate martensite
E' tipica di acciai ad alto tenore di C, tendenzialmente maggiore di 1%. E' costituita da
placchette fatte di una coppia di geminati molto fini, dello spessore di 10-100 nm. Le
placche crescono in modo indipendente le une dalle altre. Una caratteristica tipica delle
martensiti ad alto tenore di C è il fenomeno della detonazione, cioè una placca di
martensite nuclea una serie di altre placche quando la sua crescita provoca una
concentrazione di stress a causa dell'incontro con un bordo di grano o con altre placche
martensitiche.
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Martensiti a tenori di C intermedi
A tenori di carbonio intermedi, fra 0,5 e 1,4%, vi può essere coesistenza di lath e plate
martensite. Quest'ultima però cresce dando origine a placche perpendicolari fra loro. Nella
plate martensite, la cui percentuale aumenta con la percentuale di C, le placche nucleano
e crescono isolatamente. E' inoltre da notare che all'aumentare della percentuale di C, la
geminazione diventa progressivamente più difficile, perchè gli enormi stress elastici interni
dovuti alla trasformazione martensitica finiscono per opporsi al piccolo movimento degli
atomi necessario alla trasformazione. Rimane quindi una percentuale di austenite non
trasformata, detta austenite residua (retained austenite).
ll prevalere dell'una o dell'altra struttura dipende dalla competizione dei due meccanismi,
cioè il movimento delle dislocazioni o la geminazione. Tale competizione è governata dal
confronto dei valori di stress reticolare ai quali avviene la geminazione tgem o ai quali si
raggiunge la CRSSg nei sistemi a facile scorrimento dell'austenite. Si sa che la tensione
critica per la geminazione tgem in generale (ma non sempre) è più alta di quella necessaria
per far scorrere dislocazioni.
concentrazione di C
concentrazione degli elementi leganti
temperatura di trasformazione Martensite Start Ms.
Si esamina allora cosa capita alla tensione critica risolta nei sistemi di scorrimento
dell'autenite:
Da quanto sopra, tenendo conto del fatto che l'austenite è rafforzata per soluzione solida
di C ed elementi leganti, si deduce che l'aumento delle concentrazioni e la diminuzione
della temperatura alzano la CRSSg e quindi rendono più difficoltoso il movimento di
pacchetti di dislocazioni. Si arriva al punto che la CRSSg salga troppo, superi il valore di
tgem e allora scatta prima la geminazione. L'effetto della percentuale di C si riflette quindi
anche su Ms e si giustifica il fatto che le martensiti ad alto tenore di C siano fatte di
geminati. Si può immaginare facilmente anche perché a tenori di C intermedi i due
meccanismi di generazione della martensite siano coesistenti.
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MECCANISMI DI RAFFORZAMENTO NELLA MARTENSITE
Un ulteriore e più importante contributo al rafforzamento è dato dalla presenza degli atomi
di C. Nel passaggio dall'austenite alla ferrite, la solubilità del C crolla, come si vede dal
diagramma delle fasi Fe-C. Come è ben noto, la tempra congela gli atomi di C in soluzione
solida nei cristalli CCC della ferrite, anzi meglio nei nuovi cristalli TCC della martensite. Tali
atomi di C deformano elasticamente in modo molto pronunciato il cristallo ospitante,
perché occupano tutti i siti potenzialmente disponibili, assimilabili a delle lacune
(ottaedriche e tetraedriche), per l'introduzione degl'interstiziali. I siti geometricamente
esistenti per ospitare gl'interstiziali nei cristalli CCC o TCC nel ferro sono numerosi, mentre
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quelli termodinamicamente occupabili sono pochissimi. D'altro canto, la lenta diffusione del
C a basse temperature, necessaria per la formazione di seconde fasi, forza tale elemento
a restare congelato negl'interstizi reticolari, anche quelli energeticamente sfavorevoli, che
sono la maggior parte. Vista tale situazione, il movimento delle dislocazioni dovrebbe
avvenire in un reticolo cristallino caratterizzato da campi elastici locali (di natura atomica,
estesi per 2-3 distanze reticolari attorno all'atomo interstiziale) di grandissima intensità. Tali
campi elastici renderebbero molto difficile l'attraversamento dei cristalli, se non sotto
grandi stress esterni macroscopici applicati.
introduzione di campi elastici reticolari molto intensi nel cristallo ospitante (CCC e
poi TCC) a livello atomico, con conseguente innalzamento della tensione di attrito di
Peierls e Nabarro per far muovere le dislocazioni nei loro sistemi di scorrimento (qui
neppure bene definiti, visto che la struttura cristallografica Tetragonale a Corpo
Centrato non possiede sistemi a facile scorrimento)
addensamento degli atomi di C sulle dislocazioni e loro ancoraggio
formazione di cluster di atomi di C che funzionano come le fasi GP.
Ciò spiega la grande resistenza meccanica della martensite rispetto a miscele di ferrite e
cementite, che sono le fasi di equilibrio stabile. Nella sottostante figura si può confrontare
l'indurimento, in funzione della percentuale di C, ottenibile con la martensite nei confronti
di quello ottenibile con aggregati dispersi di cementite in Fe (perlite lamellare e globulare).
Si può immaginare che la durezza Vickers e il limite elastico crescano fortemente
all'aumentare della percentuale di C nella matensite. I dati sperimentali indicano che in
effetti è così. Ad alte percentuali di C l'aumento della resistenza si fa meno pronunciato,
perché dopo tempra rimangono frazioni di austenite non trasformata, chiamata austenite
residua, via via crescenti. L'austenite è fatta di cristalli CFC, quindi è una fase tenera, che
contrasta l'indurimento della martensite. Per quanto riguarda la durezza Rockwell, i dati
tendono ad andare in saturazione poco sopra ai 65 HRC perché questo tipo di prova,
misurando l'affondamento del penetratore e non le dimensioni dell'impronta, diventa poco
sensibile nella misura di penetrazioni molto piccole.
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