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FACOLTÀ DI INGEGNERIA
APPUNTI INTEGRATIVI DI
IDROSTATICA
Laurea 1 livello - Corso di Laurea in Ingegneria Civile – IDRAULICA I - prof. Vittorio Bovolin
IDRA 1 Appunti integrativi di Idrostatica.doc
ax dx a y dy g az dz 0
Accelerazione costante lungo una direzione ortogonale alla direzione delle forze di
campo
Nel caso il fluido sia sottoposto ad un moto uniformemente accelerato lungo una
direzione ortogonale alla direzione z è sempre possibile assumere un asse del sistema di
riferimento (ad esempio x) coincidente con la direzione del moto, ne consegue che
l’accelerazione da considerare sul liquido risulta diretta nella direzione negativa
dell’asse (ad esempio x). Lo schema è definito nella figura 1.
z
g
ax
p1
p2
p3
x
La differenza di pressione tra due linee equipotenziali può essere valutata utilizzando
una delle equazioni seguenti:
dp (ax dx' g dz ' ) espressione del differenziale
La prima equazione deriva dalla applicazione della (1) mentre la seconda deriva da una
modifica del sistema di riferimento in cui un asse è disposto secondo la direzione della
accelerazione risultante. Entrambe le equazioni devono fornire il medesimo risultato.
Le due espressioni sono sviluppate nel seguito evidenziando per ciascuna di esse il
relativo percorso di integrazione.
p1
dz
dx
p2
Figura 2 – Variazione della pressione con l’espressione del differenziale della pressione
dp ar dl
dx 2
dl dx 2 dz 2 dz 1 dz 1 tg 2
dz 2
ricordando:
a r g 1 tg 2
si ottiene:
a 2
dp (1 tg )dz 1 x dz
2
g
dl p1
dz
dx
p2
Figura 3 – Variazione della pressione secondo la linea ortogonale alle superficie isobariche
si ottiene:
2
a
dp (1 tg )dz (1 x
2
)dz
g
che risulta uguale alle espressioni precedenti.
dz'’
p1
dz
dx
p2
a
Figura 4 – Variazione della pressione con la 3 equazione scalare del moto
Va osservato che è l’aggiunta di dz’’ a dz che, nei fatti, ripristina il differenziale totale di
z.
Ovviamente sarebbe possibile derivare una espressione analoga anche per la direzione
x.
hmax ho B tg
e
2 B ho a x
2 B ho tg
g
x
Figura 6 – Serbatoio rettangolare chiuso
hmax H
In questo caso la presenza della copertura impedisce al fluido di spostarsi per cui
la porzione di spazio occupata dal fluido deve essere confinata all’interno del
volume del serbatoio, in altri termini una porzione del serbatoio risulta “in
pressione”.
H H 1 B tg
B ho B H 1 B
2
2H ho
2 2 1 0
B tg
Ne consegue che nella porzione di serbatoio “in pressione” la pressione risulta
maggiore rispetto a quella che si avrebbe nel caso di serbatoio aperto.
Nel caso di un corpo immerso in un liquido è noto che il peso P è applicato nel
baricentro G delle masse, mentre la spinta di Archimede A è applicata nel baricentro B
del volume immerso. La condizione di equilibrio richiede che P = A o, in altri termini,
che:
i s
dove:
volume del corpo;
s peso specifico medio del corpo sP:
i volume della parte immersa;
peso specifico del fluido.
Per semplicità nel seguito si riterrà che il corpo sia omogeneo e quindi che la sua
densità sia costante in modo tale da potere utilizzare semplici metodi grafici per la
individuazione del baricentro.
La figura 5 descrive due schemi che verificano le condizioni di equilibrio, ma che sono
differenti per quanto riguarda la stabilità della soluzione in presenza di una
perturbazione.
P G
D C D C
G
B B
A A
Ne consegue che:
- il volume complessivamente immerso rimane costante;
- l’area della porzione immersa (ODD’) deve risultare uguale a quella della
porzione emersa (OCC’);
- il centro di rotazione O deve giacere sul piano di immersione CD del corpo
stesso.
C’ G C’
D’ O C D C
G O
D’ B
D B
B’ B’
La nuova posizione occupata dal baricentro del corpo si determina osservando che a
seguito della rotazione la posizione del baricentro G, rispetto al corpo stesso, non si
modifica per cui esso segue la rotazione rigida del corpo.
La determinazione del nuovo punto di applicazione della spinta di Archimede richiede
la determinazione della posizione del nuovo baricentro B’ della parte immersa.
Nella figura 6 la posizione del baricentro B’ è stata determinata utilizzando il metodo
grafico per la determinazione del baricentro di un trapezio.
Nel caso rappresentato a sinistra della figura 6 la coppia formata da P ed A determinerà
una azione che si oppone alla perturbazione assegnata e che tenderà a ristabilire la
condizione di equilibrio originaria, mentre nel caso a destra della figura 6 la coppia
risultante agirà nel verso della perturbazione comportando una condizione di equilibrio
instabile.
La stabilità o meno delle condizioni di equilibrio può essere studiata (vedi figura 7) in
funzione della posizione assunta da un particolare punto, detto metacentro M, che è
determinato dall’incontro della linea passante per il G e B e della linea verticale
passante per B’.
M
G
G M
B B’ B
B’
x O
x
G
B B’
M A I sen
dove I è il momento di inerzia rispetto all’asse di rotazione della superficie piana posta
alla quota di immersione. Eguagliando i momenti richiamati si ottiene:
I sen BB '
da cui:
I
BB ' sen
avendo infine:
I
BM
Ove il sistema fosse lasciato oscillare liberamente il tempo di oscillazione può essere
valutato ricordando che l’accelerazione angolare è espressa dalla relazione:
M P m g m
Io P 2 k2
k
g
k2
t 2 2
g m g m
k2