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Capitolo 1

Campi centrali

Un campo di forze viene detto centrale quando

• in ogni punto P la forza f~(P ) è diretta lungo la retta congiungente il


punto con un punto fisso O detto centro di forze;

• l’intensità della forza è funzione solo della distanza r tra il centro di


forze e il punto

Pertanto in un campo centrale abbiamo che

f~(~r) = f (r)r̂ (1.1)


ove r̂ indica la direzione del vettore P − O.
La forza in P è repulsiva se ha il verso del vettore P − O, attrattiva in caso
opposto. Pertanto se f (r) è ovunque positiva, il campo è repulsivo, se è
ovunque negativa il campo è attrattivo.
Prima di illustrare le proprietà dei campi centrali, è utile introdurre la
descrizione cinematica dei moti piani in coordinate polari e la grandezza
momento angolare.

1.1 Moto in coordinate polari piane


Questa sezione illustra come si descrive un moto piano quando, anzichè usare
coordinate cartesiane, si adotta un sistema di coordinate polari piane.
Ogni punto P nel piano è rappresentato dalla coppia ordinata di numeri
reali (r, φ) ove 0 ≤ r < ∞ rappresenta la distanza |P − O| e 0 ≤ φ < 2π
è l’angolo che il vettore P − O forma con l’asse delle ascisse, misurato in
senso anti-orario. Le curve a φ costante sono delle rette, quelle a r costante
sono delle circonferenze. Queste sono dette curve coordinate e in ogni punto
P sono tra loro ortogonali. In altri termini dato un qualunque punto P
per esso passano due curve coordinate, la retta P − O e la circonferenza di

1
2 CAPITOLO 1. CAMPI CENTRALI

Figura 1.1: Coordinate polari piane

Figura 1.2: Versori di base


1.1. MOTO IN COORDINATE POLARI PIANE 3

raggio r centrata nell’origine. La tangente a quest’ultima in P è ortogonale


al vettore P − O.
E’ possibile definire in P due versori:
- il versore r̂ del vettore P − O;
- il versore φ̂ ad esso ortogonale e diretto lungo la tangente alla circonferenza
coordinata.
Possiamo esprimerli nei termini dei versori di base della coppia di assi
cartesiani come

r̂ = î cos φ + ĵ sin φ
φ̂ = −î sin φ + ĵ cos φ (1.2)

Questi due versori formano in ogni punto una base ortogonale. La de-
scrizione del moto in coordinate polari piane si basa su questa coppia di
versori, che varia da punto a punto.

1.1.1 Grandezze cinematiche


La legge oraria del moto è espressa dalle

φ = φ(t) r = r(t) (1.3)

mentre il vettore posizione si scrive

P (t) − O = ~r(t) = r(t)r̂(t) (1.4)

Partendo da quest’ultima equazione deriviamo la velocità in coordinate


polari
d~r dr dr̂
~v = = r̂ + r (1.5)
dt dt dt
La derivata del versore si effettua usando la sua espressione in base cartesiana
dr̂ d cos φ d sin φ
= î + ĵ
dt dt dt
= −îφ̇ sin φ + ĵ φ̇ cos φ
= φ̇φ̂

Pertanto possiamo scrivere

~v = ṙr̂ + rφ̇φ̂ (1.6)

Si vede che la velocità si compone di due termini: il primo rappresenta un


moto in direzione radiale, cioè sulla retta coordinata a φ costante, e l’altro
un moto di rotazione, cioè sulla circonferenza coordinata a r costante, come è
evidente dal fatto che esso è dato dal prodotto del raggio di tale circonferenza
per una velocità angolare.
4 CAPITOLO 1. CAMPI CENTRALI

La determinazione dell’accelerazione procede come segue

d~v
~a =
dt
dr̂ dφ̂
= r̈r̂ + ṙ + ṙφ̇φ̂ + rφ̈φ̂ + rφ̇ (1.7)
dt dt
Ora osservo che

dφ̂ d sin φ d cos φ


= −î + ĵ
dt dt dt
= −îφ̇ cos φ − ĵ φ̇ sin φ = −φ̇r̂

Pertanto posso concludere che

~a = (r̈ − rφ̇2 )r̂ + (2ṙφ̇ + rφ̈)φ̂


= ~ar + ~aφ (1.8)

L’accelerazione si compone di due termini.

• ~ar diretto in direzione radiale è somma di due contributi

– r̈r̂ questo rappresenta l’intera accelerazione quando la velocità


angolare φ̇ è nulla e si ha un puro moto rettilineo lungo la retta
coordinata;
– −rφ̇2 che rappresenta un’accelerazione centripeta ed è l’unico pre-
sente quando il moto è sulla circonferenza coordinata, cioè r è
costante.

• ~aφ diretto nella direzione del secondo versore della base mobile può
scriversi come
1 d
~aφ = ( r2 φ̇)φ̂ (1.9)
r dt
Possiamo dare una interpretazione fisica precisa al termine sotto

Figura 1.3: Velocità areale


1.1. MOTO IN COORDINATE POLARI PIANE 5

derivata. Supponiamo che la particella si muova da un punto P ≡


(r, φ) al punto P 0 ≡ (r + dr, φ + dφ) (Fig. 3). L’area del triangolo
P OP 0 è, a meno di infinitesimi di ordine superiore, il prodotto della
base rdφ per l’altezza r diviso due, vale a dire
1
dS = r2 dφ
2
da cui ottengo
dS 1 dφ 1
= r2 = r2 φ̇ (1.10)
dt 2 dt 2
Questa grandezza prende il nome di velocità areale e rappresenta
l’area spazzata nell’unità di tempo dal vettore posizione.
E’ chiaro che l’accelerazione ~aφ può scriversi come

2 d2 S
~aφ = ( 2 )φ̂ (1.11)
r dt
si tratta pertanto di una accelerazione areale.

1.1.2 Legge delle dinamica


Se il moto è piano anche le forze possono essere espresse nella base mobile
dei versori r̂ e φ̂, cioè la forza risultante su una particella può scriversi come

f~ = fr r̂ + fφ φ̂ (1.12)

Ne deriva che il secondo principio della dinamica

f~ = m~ar + m~aφ (1.13)

può esprimersi tramite le

fr = mar fφ = maφ (1.14)

ovvero

fr = m(r̈ − rφ̇2 )
md 2
fφ = (r φ̇) (1.15)
r dt
Nel caso dei campi centrali, la forza f~ ha solo la componente radiale,
vale a dire fφ = 0. Segue da ciò che

~aφ = 0 (1.16)

pertanto mr2 φ̇ è costante, ovvero l’accelerazione areale è nulla. Quest’ultima


affermazione equivale a dire che il vettore posizione spazza aree uguali
in tempi uguali, perchè la velocità areale è costante.
6 CAPITOLO 1. CAMPI CENTRALI

E’ importante tenere presente che il fatto che la forza abbia solo com-
ponente radiale non implica che il moto abbia luogo su una ret-
ta coordinata. L’accelerazione radiale contiene infatti anche il termine
centripeto.
Possiamo esprimere l’energia cinetica della particella nei termini delle
coordinate polari
1 1
K = mv 2 = m(ṙ2 + r2 φ̇2 ) (1.17)
2 2

1.2 Il momento angolare


E’ utile descrivere le proprietà dei moti di una particella in un campo centrale
tramite la grandezza momento angolare.
In generale si definisce momento di un vettore C ~ applicato nel punto A
rispetto al polo O il prodotto vettoriale

~ O = (A − O) × C
M ~ (1.18)

Si noti che

• il momento è un vettore ortogonale al piano formato dai vettori A − O


~
e C;

• il momento dipende dal polo O e non può in generale definirsi se non


si fornisce il polo rispetto al quale è calcolato.

Nella dinamica di una particella si possono definire due momenti:

1. il momento angolare (o momento della quantità di moto)


Indicando con p~ il vettore quantità di moto

~lO = (P − O) × p~ = (P − O) × m~v (1.19)

Se il polo O è scelto come origine del sistema di riferimento, allo-


ra possiamo identificare P − O come il vettore posizione e scrivere
semplicemente
~lO = ~r × p~ = ~r × m~v (1.20)
Si noti come il momento angolare risulti ortogonale sia al vettore po-
sizione sia al vettore velocità. Nel caso di un’orbita piana esso è per-
tanto ortogonale al piano dell’orbita.
Questa grandezza ha le dimensioni di un’energia per un tempo

[l] = [M L2 T −1 ]

e si misura in erg-secondo (CGS) o Joule-secondo (MKS).


1.2. IL MOMENTO ANGOLARE 7

Figura 1.4: Illustrazione del momento angolare

Figura 1.5: Illustrazione del momento torcente


8 CAPITOLO 1. CAMPI CENTRALI

2. il momento di una forza (o momento torcente)

~ O = (P − O) × f~
M (1.21)

anche in questo caso, scegliendo come origine il polo, possiamo scrivere

~ O = ~r × f~
M (1.22)

Essendo il prodotto di una forza per una lunghezza il momento della


forza ha le stesse dimensioni del lavoro. Trattandosi tuttavia di una
grandezza vettoriale che rappresenta caratteristiche del moto differenti
dal lavoro, viene misurato in N ewton × metro (MKS) o dyn × cm
(CGS).
Segue dalla definizione che se la particella è soggetta a più forze , il
momento è la somma dei momenti delle singole forze ovvero il momento
della forza risultante
X (i) X
~O =
M M~ =
O ~r × f~i
i i
X
= ~r × f~i = ~r × F~ (1.23)
i

con F~ = i f~i forza risultante.


P

Tra queste due grandezze esiste la relazione

~
~ O = dlO
M (1.24)
dt
vale a dire, ad ogni istante il momento della forza che agisce su una
particella è uguale alla derivata rispetto al tempo del momento
angolare della particella calcolato rispetto allo stesso polo.
Per dimostrarlo procediamo come segue

d~lO d
= m (~r × ~v )
dt dt
d~r d~v
= m × ~v + m~r ×
dt dt
= m~v × ~v + m~r × ~a
= ~r × F~ = M
~O

Segue da questa relazione che se M ~ O = 0 cioè se il momento della forza


agente sulla particella è nullo, il momento angolare si conserva
durante il moto. Si noti che il fatto che il momento sia nullo non implica
che sia nulla la forza risultante che agisce sulla particella.
1.2. IL MOMENTO ANGOLARE 9

Ci possiamo domandare se e come i momenti, e la relazione che li lega,


sono influenzati dalla scelta del polo. A questo fine supponiamo di scegliere
un polo nel puno O0 diverso da O. In tale caso abbiamo

~lO0 = (P − O0 ) × p~
= (P − O) × p~ + (O − O0 ) × p~
= ~lO + (O − O0 ) × p~ (1.25)
0
~ O0 = (P − O ) × F~
M
= (P − O) × F~ + (O − O0 ) × F~
~ O + (O − O0 ) × F~
=M (1.26)

Per calcolare la derivata temporale del momento angolare osserviamo che

d(P − O0 ) d(P − O) d(O − O0 )


= + = ~v − ~vO0
dt dt dt

ove ~vO0 è la velocità del punto O0 rispetto ad O. Pertanto abbiamo

d~lO0 d
= (P − O0 ) × p~
dt dt
d d~v
= (P − O0 ) × p~ + +m(P − O0 ) ×
dt dt
0
= m~v × ~v − m~vO0 × ~v + (P − O ) × F~
=M~ O0 − ~vO0 × p~ (1.27)

Possiamo concludere che, se il polo O0 è fisso, la relazione che lega la


derivata temporale al momento delle forze rimane vera. Se il polo è
mobile occorre generalizzare la relazione per tenere conto della sua velocità.
Se operiamo in coordinate polari piane l’espressione del momento ango-
lare diventa

~lO = m~r × (ṙr̂ + rφ̇φ̂)


= mr2 φ̇r̂ × φ̂
= mr2 φ̇k̂ (1.28)

ove si è indicato con k̂ il versore normale al piano individuato dai versori di


base.
Nel caso ad esempio di un moto circolare su una circonferenza di raggio R ,
si ha che φ̇ = ω e il momento angolare riferito al centro della circonferenza
risulta dato da
~lO = mR2 φ̇b̂ = mR2 ω
~ (1.29)
10 CAPITOLO 1. CAMPI CENTRALI

1.3 Proprietà dei campi centrali


Ogni campo centrale gode delle seguenti proprietà.
1. Il campo è conservativo
Dalla definizione di lavoro elementare abbiamo

Figura 1.6: Vettore spostamento e spostamento radiale

dW = f (r)r̂ · d~r = f (r)dr (1.30)

che mostra come solo la componente dello spostamento lungo la di-


rezione radiale dr = d~r · r̂ sia rilevante ai fini del lavoro. Pertanto il
lavoro in corrispondenza ad una qualunqe traiettoria tra due punti P1
e P2 potrà scriversi come
Z P2 Z r2
W = dW = f (r)dr = V (r1 ) − V (r2 ) (1.31)
P1 r1

ove ho indicato con V (r) l’energia potenziale. Segue da ciò che l’en-
ergia totale, somma dell’energia cinetica e potenziale, è costante nel
campo centrale.
2. Il moto è un moto piano
Questa importante proprietà deriva dal fatto che il momento ango-
lare in un campo centrale si conserva nel tempo.
Se infatti consideriamo il momento della forza calcolato rispetto al po-
lo O coincidente con il centro di forze del campo, che prendiamo come
origine, abbiamo
~ O = ~r × (f (r)r̂) = f (r)~r × r̂ = 0
M

ne consegue che
~O
dL
=0 (1.32)
dt
1.4. DETERMINAZIONE DELL’ENERGIA POTENZIALE 11

La conservazione del momento angolare implica che in ogni istante


il piano individuato dal vettore posizione ~r ≡ (P − O) e il vettore
velocità abbia la normale diretta sempre nella stessa direzione e nello
stesso verso. Questo è possibile solo se il moto è piano, cioè si svolge
nel piano passante per il centro di forze O ed ortogonale a ~lO . Pertanto
in un campo centrale le orbite sono piane.

3. Conservazione della velocità areale Abbiamo visto come in un


moto piano la velocità areale sia definita dalla

dS 1
= r2 φ̇
dt 2
Se confrontiamo questa espressione a quella del momento angolare in
coordinate polari, abbiamo

~lO = mr2 φ̇k̂ = 2m dS k̂


dt
da ciò segue che la conservazione del momento angolare comporta an-
che che la velocità areale sia costante. Possiamo enunciare questa
proprietà dicendo che in un campo centrale il vettore posizione,
riferito al centro di forze, spazza in tempi uguali aree uguali .

1.4 Determinazione dell’energia potenziale


Se si conosce la forza ci basta determinare la primitiva della funzione f (r)
per avere l’energia potenziale a meno di una costante.
Infatti dato che
Z rB
WAB = f (r)dr = V (rA ) − V (rB ) (1.33)
rA

l’energia potenziale è data a meno di una costante dalla primitiva di f (r)


cambiata di segno.
Vediamo qualche esempio

1. Campo di forze Kepleriano


Si tratta di un campo in cui la forza ha la seguente espressione
1
f~(r) = −k 2 r̂ (1.34)
r
con k costante positiva.
Osservo che
Z r
1 k k
V (r0 ) − V (r) = −k 2
dr = − (1.35)
r0 r r r0
12 CAPITOLO 1. CAMPI CENTRALI

che porta a definire


k
V (r) = − + C (1.36)
r
Di solito per questi tipi di potenziale che sono espressi da funzioni che
vanno a zero all’infinito si prende C = 0, cosı̀ che l’energia potenziale
si annulla a distanza infinita dal centro di forze.
2. Campo di polarizzazione
In questo caso la forza è espressa dalla

f~(r) = − 4 r̂ (1.37)
r
per cui si ha
Z r
1 1 1
V (r0 ) − V (r) = −3α 4
dr = α( 3 − 3 ) (1.38)
r0 r r r0
L’enegia potenziale è dunque
α
V (r) = − +C (1.39)
3r3
anche in questo caso si conviene di prendere C = 0.
3. Campo di una forza elastica tridimensionale
L’espressione della forza è
f~(r) = −krr̂ (1.40)
Il calcolo del lavoro porta a
Z r
1
V (r0 ) − V (r) = −k rdr = k(r02 − r2 ) (1.41)
r0 2
che porta alla energia potenziale
k 2
V (r) = r +C (1.42)
2
di solito di prende C = 0 cosı̀ da avere nulla l’energia potenziale nel
punto di equilibrio, che coincide con il centro di forze.

1.5 Calcolo della forza


Vediamo ora come in un campo centrale si può determinare, partendo dalla
conoscenza dell’energia potenziale V (r) , il campo di forze.
Sappiamo che per qualunque campo conservativo vale la
∂V (r) ∂V (r) ∂V (r)
f~(~r) = −∇V (r) = −î − ĵ − k̂
∂x ∂y ∂z
dobbiamo effettuare queste derivazioni per determinare il campo.
Cominciamo con qualche esempio.
1.5. CALCOLO DELLA FORZA 13

1. Considero il campo con energia potenziale V (r) = A ln r con A costante.


Il calcolo delle derivate porta a
∂ p 1 1 1
ln x2 + y 2 + z 2 = 2x p p
∂x 2 x2 + y 2 + z 2 x2 + y 2 + z 2
x x
= 2 2 2
= 2
x +y +z r
∂ p y
ln x2 + y 2 + z 2 = 2
∂y r
∂ p z
ln x2 + y 2 + z 2 = 2
∂z r
da cui si ricava che
xî + y ĵ + z k̂ ~r 1
f~(r) = −A 2
= −A 2 = −A r̂
r r r
k
2. Considero il campo con energia potenziale V (r) = r con k costante.
Il calcolo delle derivate porta a
∂ 1 1 1
p = −2x p
∂x x + y + z
2 2 2 2 ( x + y 2 + z 2 )3
2
x
=− 3
r
∂ 1 y
p =− 3
∂y x2 + y 2 + z 2 r
∂ 1 z
p =− 3
∂z x2 + y 2 + z 2 r

da cui si ricava che


xî + y ĵ + z k̂ 1
f~(r) = k = 2 r̂
r3 r

I due esempi suggeriscono che l’espressione della forza nel caso di un campo
centrale sia semplicemente data da
dV (r)
f~(r) = − r̂ (1.43)
dr
Mostriamo che questo è vero in generale. A questo fine notiamo che
∂ ∂r dV (r)
V (r) =
∂x ∂x dr
Essendo p
∂r ∂ x2 + y 2 + z 2 x
= =p
∂x ∂x x + y2 + z2
2
14 CAPITOLO 1. CAMPI CENTRALI

otteniamo
∂V (r) x dV (r)
=
∂x r dr
e pertanto
dV (r) xî + y ĵ + z k̂ dV (r)
∇V (r) = = r̂
dr r r

1.5.1 Esempi e applicazioni


• Una particella di massa m si muove in un campo centrale. Il modulo
della velocità varia secondo la legge v = βr , ove β è una costante e r è
la distanza dal centro di forze. Determinare la forza cui la particella è
soggetta.
Soluzione
La velocità della particella a distanza infinita dal centro di forze è
nulla. Per il teorema dell’energia cinetica ciò comporta che
Z ∞
1 1 β2
W = dW = − mv 2 = − m 2
r 2 2 r

Trattandosi di un campo centrale dovrà anche verificarsi che

W = V (r) − V (∞)

Pertanto l’energia potenziale in r sarà data da

1 β
V (r) = − m 2 + C
2 r
ove C è il valore all’infinito.
Possiamo ottenere l’espressione della forza

β 2
f~(r) = −m 3
r

• Un corpo puntiforme si muove sotto l’azione di una forza centrale


f~(r) = −α~r. All’istante iniziale il corpo è nel punto P ≡ (2, 0, 0) m
con velocità ~v ≡ (0, 2, 0) m/s. L’origine del sistema di riferimento è
nel centro di forze. Calcolare il valore assoluto della velocità areale.
Soluzione
In un campo centrale la velocità areale è costante ed è data in modulo
da
dS 1 ~
| |= |lO |
dt 2m
Il modulo del momento angolare è

|~lO | = m|~r × ~v |
1.5. CALCOLO DELLA FORZA 15

nel caso in esame abbiamo

~r = 2î ~v = ĵ

che sono due vettori ortogonali. Segue che |~r × ~v | = 2 e pertanto

dS 1
| | = |~r × ~v | = 1 m2 /s
dt 2
16 CAPITOLO 1. CAMPI CENTRALI
Capitolo 2

Moto in campi centrali

Il fatto che energia totale e momento angolare siano delle costanti del moto
consente di risolvere in modo del tutto generale il problema del moto di una
particella in presenza di un campo di forze centrale.
Per semplicità nel seguito indichiamo con

~l = ~lO l = mr2 φ̇

2.1 Derivazione della legge oraria


Dato che il moto è piano possiamo descriverlo usando coordinate polari
piane. L’energia totale è data da
1
E = K + V (r) = m(ṙ2 + r2 φ̇2 ) + V (r) (2.1)
2
Dato che
|~l|2 = m2 r4 φ̇2 = l2 (2.2)
possiamo scrivere il secondo termine nell’espressione dell’energia cinetica
come
mr2 φ̇2 l2
=
2 2mr2
In questo modo l’energia è data da

1 l2
E = mṙ2 + + V (r) (2.3)
2 2mr2
Abbiamo cosı̀ ricavato un’equazione differenziale che deve essere soddisfatta
dalla funzione r = r(t) . Il problema è formalmente analogo a quello di un
moto unidimensionale in presenza di un’energia potenziale

l2
V 0 (r) = + V (r) (2.4)
2mr2

17
18 CAPITOLO 2. MOTO IN CAMPI CENTRALI

detto potenziale unidimensionale equivalente o potenziale effettivo.


Esso può quindi risolversi usando la procedura che abbiamo adottato per i
moti unidimensionali. Infatti abbiamo
r
2 l2
ṙ = ± (E − V (r) − ) (2.5)
m 2mr2
ovvero r
dr 2
=± (E − V 0 (r)) (2.6)
dt m
Questa equazione può formalmente risolversi per separazione di variabili.
Dalla
dr
dt = ± q (2.7)
2 0 (r))
m (E − V
deriva che Z r
dr
t − t0 = ± q (2.8)
2
r0
m (E − V 0 (r))
la cui integrazione fornisce la funzione t = t(r). Qui r0 è la coordinata
radiale al tempo iniziale t0 .
E’ possibile invertire questa funzione per trovare la r = r(t) cioè la legge
oraria relativa alla coordinata radiale.
La legge oraria relativa alla coordinata angolare si trova, una volta nota
r = r(t), dall’espressione del momento angolare. Si ha infatti
dφ l
= dt (2.9)
dt mr2
che porta a Z t
l dt
φ(t) = + φ0 (2.10)
m 0 r2
In questo modo il problema della legge oraria è risolto.
Vale la pena di osservare come la possibilità di risolvere il problema dinamico
in questo modo è legata alla conoscenza dei valori di energia E, momento
angolare l, e posizione iniziale data da r0 e φ0 . Anche se il problema è
formalmente risolto le integrazioni da effettuare possono risultare complesse.

2.2 Considerazioni generali sul moto


Come nel caso dei problemi unidimensionali si possono analizzare, data la
forma dell’energia potenziale e, quindi, del potenziale effettivo, i possibili
stati di moto.
In generale, per quel che riguarda la coordinata radiale, sono classicamente
accessibili solo i valori per i quali
1 2
mṙ = E − V 0 (r) ≥ 0 (2.11)
2
2.2. CONSIDERAZIONI GENERALI SUL MOTO 19

cioè la parte radiale dell’energia cinetica non può essere negativa, pertanto

E ≥ V 0 (r) (2.12)

Dato che V 0 (r) dipende dal momento angolare questa condizione va esplici-
tata per ogni valore di l2

2.2.1 Esempi
1. Il campo Kepleriano In questo caso

k k l2
V (r) = − V 0 (r) = − + (2.13)
r r 2mr2
con k > 0. Come sappiamo si tratta di un campo di forze attrattivo
con la forza che decresce come l’inverso del quadrato della distanza.
La figura 1 illustra il potenziale unidimensionale equivalente per

Figura 2.1: Potenziale effettivo nel campo Kepleriano

questo campo. Evidentemente si ha che


k
lim V 0 (r) ≈ − (2.14)
r→∞ r
l 2
lim V 0 (r) ≈ (2.15)
r→0 2mr2
cioè per grandi distanze il potenziale unidimensionale è attrattivo e
l2
tendente a zero, mentre a piccole distanze il termine 2mr 2 è dominante
20 CAPITOLO 2. MOTO IN CAMPI CENTRALI

e il potenziale effettivo diventa repulsivo e tendente all’infinito. Si noti


come V 0 presenti un minimo. Possiamo calcolarlo imponendo che la
derivata si annulli, vale a dire

dV 0 k l2
= 2− =0 (2.16)
dr r mr3
che porta al valore

l2
rmin =
mk
k 2m
V 0 (rmin ) = − 2 (2.17)
2l
Come nei casi di forze conservative in una dimensione, possiamo anal-
izzare i possibili moti a fissata energia. Con riferimento alla figura 1
notiamo che a seconda dell’energia della particella possiamo avere uno
o due punti di ritorno classici. In questi punti la componente radiale
della velocità ṙr̂ si inverte. In particolare abbiamo i seguenti casi

• Energia positiva E1
In questo caso c’è un solo punto di ritorno classico r1 che cor-
risponde alla distanza minima della particella dal centro di forze.
l2
Il termine repulsivo 2mr 2 dominante a piccole distanze impedisce

Figura 2.2: Stato non legato o di diffusione

alla particella di avvicinarsi al centro. Tale termine opera come


2.2. CONSIDERAZIONI GENERALI SUL MOTO 21

una barriera repulsiva ed è detta barriera centrifuga (Fig. 2). Si


noti che il valore di r1 cresce al crescere del modulo del momento
angolare. Come evidenziato in figura, l’energia cinetica radiale
della particella cresce quando questa si muove dal punto r1 verso
l’infinito, raggiunge un massimo in corrispondenza del minimo
dell’energia potenziale e poi decresce fimo a raggiungere il valore
E1 all’infinito. Una particella proveniente dall’infinito si avvicina
al centro aumentando la propria energia cinetica radiale fino al
valore rmin , successivamente diminuisce la propria velocità radi-
ale fino al valore r1 , ove questa si azzera, ed il moto si inverte.
L’orbita della particella è una curva aperta e il moto è infinito.
Si dice che la particella si trova in uno stato non legato o stato
di diffusione.

• Energia negativa E3 Come riportato anche in Fig. 3 il moto

Figura 2.3: Stato legato

è confinato tra due punti di ritorno classici r1 e r2 . L’orbita è


limitata, vale a dire contenuta all’interno della corona circolare
tra le circonferenze di raggio r1 e r2 , sulle quali giacciono i punti
di inversione. Nel caso di questo potenziale le orbite sono curve
piane chiuse (ellissi).

• Energia negativa E4
Il punto in cui il potenziale effettivo è uguale all’energia totale è
unico e corrisponde al minimo del potenziale effettivo. In queste
condizioni la particella si muove mantenendosi alla distanza rmin
dal centro di forze. Il moto è pertanto circolare.

• Energia negativa inferiore ad E4 Il moto non è possibile per


alcun valore di r.
22 CAPITOLO 2. MOTO IN CAMPI CENTRALI

2. Campo delle forze di polarizzazione


In questo caso
α
f (r) = −3 4
r
α
V (r) = − 3 (2.18)
r
L’andamento del potenziale effettivo è illustrato in figura 4. Questo

Figura 2.4: Potenziale unidimensionale equivalente per la forza di


polarizzazione

potenziale è interessante perchè presenta un massimo ad energie posi-


tive. Questo deriva dal fatto che
l2
lim V 0 (r) ≈ (2.19)
r→∞ 2mr2
α
lim V 0 (r) ≈ − 3 (2.20)
r→0 r
cioè, a grandi distanze il potenziale è repulsivo e dato essenzialmente
dal termine centrifugo dipendente dal momento angolare, mentre in
prossimità del centro di forze il potenziale è attrattivo, diverge e cor-
risponde all’energia potenziale V (r) di polarizzazione.
Ad energie positive ed inferiori al massimo si hanno due punti di ri-
torno: è pertanto possibile un moto confinato tra l’origine e punti alla
2.3. EQUAZIONE DELL’ORBITA 23

distanza r1 e un moto non legato e infinito tra r2 e l’infinito. Sono


le condizioni iniziali a stabilire quale moto si realizza. Se la distanza
iniziale r0 è inferiore a r1 il moto è legato, se viceversa r0 > r2 il moto
è infinito. La regione tra r1 e r2 è classicamente proibita. Alle energie
superiori al massimo non c’è alcun limite al moto.

3. Forza armonica tridimensionale


Si ha
k 2
f (r) = −kr V (r) = r (2.21)
2
In questo caso il potenziale effettivo diverge in entrambi i limiti, vale

Figura 2.5: Potenziale unidimensionale equivalente per la forza armonica

a dire
k 2
lim V 0 (r) ≈ r
r→∞ 2
l2
lim V 0 (r) ≈ (2.22)
r→0 2mr2

Il moto risulta sempre compreso tra due punti di ritorno classici ed è


pertanto sempre legato.

2.3 Equazione dell’orbita


Le considerazioni svolte fino ad ora sono qualitative. Per una conoscenza
completa del moto occorre determinare l’equazione dell’orbita, vale a dire la
curva percorsa dalla particella. Questa è espressa dalla relazione r = r(φ),
che lega le due coordinate. Tale relazione deve essere soddisfatta da tutti i
punti che rappresentano le successive posizioni della particella.
24 CAPITOLO 2. MOTO IN CAMPI CENTRALI

Nel caso di forze centrali possiamo partire dalle

ldt = mr2 dφ
dr
dt = q
2 l2
m (E − V (r) − 2mr2
)

da cui ottengo per sostituzione

ldr
dφ = q (2.23)
l2
r2 2m(E − V (r) − 2mr2
)

che si integra e dà


Z r
dr
φ − φ0 = q (2.24)
r0 2mE 2mV (r) 1
r2 l2
− l2
− r2

Se siamo in grado di determinare l’integrale, possiamo ottenere la funzione


φ = φ(r) e risolvere il problema.

2.4 Moto con momento angolare nullo


Fino ad ora abbiamo supposto che l assuma un qualunque valore diverso
da zero. Il caso l = 0 è evidentemente un caso particolare dal momento
che la barriera centrifuga si annulla. In questo caso il moto avviene su una
retta coordinata. Infatti poichè l = mr2 φ̇, esso si può annullare solo se φ è
costante. Vediamo due esempi

Figura 2.6: Moto per l = 0 nel caso di forza armonica


2.4. MOTO CON MOMENTO ANGOLARE NULLO 25

1. Potenziale armonico

In questo caso l’unico moto possibile è tra l’origine (punto di equilibrio)


e il punto di ritorno classico: si ha un moto armonico unidimensionale
lungo una retta coordinata.

2. Campo Kepleriano
Poichè φ è costante possiamo scrivere l’equazione del moto per la
coordinata r direttamente, vale a dire

d2 r k
m 2
=− 2 (2.25)
dt r
Dato che ~v = vr̂ abbiamo
dv k
m =− 2 (2.26)
dt r
Siamo interessati all’andamento della velocità in funzione della distan-
za dal centro di forze.
Supponiamo che all’istante iniziale si abbia r(0) = r0 e v(0) = 0. In
queste condizioni, essendo la forza attrattiva, la particella cade verso
il centro di forza. Per la conservazione dell’energia, ricordando che
V (r) = kr , avremo che

1 1 k
mv 2 = k( − ) (2.27)
2 r r0
segue che r
dr 2k 1 1
v= =− ( − ) (2.28)
dt m r r0
ove si è scelto il segno negativo perchè il moto è diretto verso il centro
e quindi valori di r inferiori a quello di partenza.
Posso di nuovo separare le variabili

dr
dt = − q (2.29)
2k 1 1
m (r − r0 )

e integrare √
r0 m r
r Z
r
t=− √ dr (2.30)
2k r0 r0 − r
L’integrazione si effettua con la sostituzione x2 = r, cosı̀ che dr = 2xdx
e si ha Z r √ Z √r
r x2
√ dr = 2 √ √ dx
r0 r0 − r r0 r0 − x2
26 CAPITOLO 2. MOTO IN CAMPI CENTRALI

ora osservo che


x2
Z
1 p 1 x

2
dx = − x r0 − x2 + r0 arctan √
r0 − x 2 2 r0 − x2
pertanto posso effettuare l’integrazione che porta a
√ √
r
x2
Z p r
2 √
√ dx = − r(r0 − r) + r0 arctan √ − πr0
r0 r0 − x2 r0 − r

e quindi la legge oraria risulta data da


√ √
r0 m p r
t= √ [πr0 + r(r0 − r) − r0 arctan √ ] (2.31)
2k r0 − r

Poichè il corpo cade verso il centro di forze possiamo calcolare il tempo


di impatto t∗ ponendo r = 0 in questa espressione. Otteniamo
πm
q

t = r03 (2.32)
4k
A questo istante dovrà corripondere una velocità infinita, dato che
l’energia potenziale tende a −∞ e l’energia totale è costante.
Capitolo 3

Orbite in un campo
Kepleriano

Il campo Kepleriano
k
f~(~r) = − 2 r̂
r
riveste una particolare importanza in quanto la sua forma funzionale è ap-
propriata per descrivere sia il campo gravitazionale generato da una massa
puntiforme sia il campo Coulombiano di una carica elettrica. E’ quindi im-
portante affrontare il problema di quali sono le orbite di una particella in
tale campo.
Per avere un riferimento sperimentale possiamo pensare al caso delle orbite

Figura 3.1: Orbite nel campo kepleriano generato dal Sole

dei pianeti nel campo gravitazionale generato dal Sole o quelle di satelli-

27
28 CAPITOLO 3. ORBITE IN UN CAMPO KEPLERIANO

ti artificiali nel campo gravitazionale generato dalla Terra. Come vedremo


meglio in seguito, nel primo caso si può scrivere con buona approssimazione
che
k = GMS MP
con MS massa del Sole e MP massa del pianeta, nel secondo

k = GMT m

con MT massa della Terra e m massa del satellite. La costante G è la


costante gravitazionale il cui valore è pari a

G = 6.673 × 10−11 N m2 /kg 2 (3.1)

In questa descrizione il centro di forze (Sole nel primo caso, Terra nel sec-
ondo) è considerato puntiforme. La particella (pianeta o satellite) si muove
sotto l’azione del campo di force centrale di tipo Kepleriano. Vogliamo
determinare la natura delle orbite della particella.

3.1 Equazione delle orbite


Partiamo dall’espressione generale
l dr
dφ = 2
q (3.2)
mr 2
(E − V (r) − l2
)
m 2mr2

ove supponiamo l 6= 0 (il caso di momento angolare nullo è gia stato studi-
ato).
Sappiamo che per questo campo V (r) = − kr e pertanto otteniamo

l dr
dφ = 2
q
mr 2 k l2
m (E + r − 2mr2
)
l dr
=
mr2
q
l2
m2 r2
( 2mE
l2
r2 + 2mk
l2
r − 1)
dr
= √ (3.3)
r ar2 + br − 1
con
2mE 2mk
a= 2
b= 2 (3.4)
l l
Poichè E e l sono costanti del moto, a e b non dipendono da r.
Otteniamo cosı̀ l’equazione dell’orbita
Z r
dr
φ − φ0 = √ (3.5)
2
r0 r ar + br + c
3.1. EQUAZIONE DELLE ORBITE 29

L’integrale a secondo membro ha la seguente funzione primitiva


Z
dx 1 bx + 2c
√ = √ arcsin √
2
x ax + bx + c −c x b2 − 4ac
valida se, come nel caso in esame, c < 0. Sostituendo e calcolando l’integrale
definito otteniamo
br − 2 br0 − 2
φ − φ0 = arcsin √ − arcsin √ (3.6)
2
r b + 4a r0 b2 + 4a
Scegliamo r0 come il valore che annulla il corrispondente contributo a sec-
ondo membro, vale a dire br0 = 2. Questo porta a

l2
r0 = (3.7)
mk
che, come si ricorderà, coincide con il valore della coordinata radiale cor-
rispondente al minimo del potenziale effettivo V 0 (r). Questo valore è fissato
una volta dato il momento angolare. Evidentemente φ0 = φ(r0 ).
Otteniamo cosı̀
br − 2
sin(φ − φ0 ) = √
r b2 + 4a
mkr − l2
= √ (3.8)
r m2 k 2 + 2mEl2
π
Posso scegliere gli assi in modo tale che φ0 = 2 , cosı̀ che

sin(φ − φ0 ) = sin(φ − π/2) = − cos φ

e risolvere l’equazione rispetto alla coordinata radiale r

l2 1
r= q (3.9)
mk 1 + 1 + 2El2 cos φ
mk2

Introduco ora il parametro adimensionale


r
2El2
= 1+ (3.10)
mk 2
che mi consente di scrivere la soluzione nella forma
r0
r(φ) = (3.11)
1 +  cos φ
Questa è l’equazione di una conica in coordinate polari piane.  è detta
eccentricità della conica: il suo valore

• fissa il tipo di conica (ellisse, parabola, iperbole)


30 CAPITOLO 3. ORBITE IN UN CAMPO KEPLERIANO

• è dato una volta fissati l’energia E, il momento angolare l e la massa


della particella.

Per verificare che si tratta di una conica, passiamo a coordinate carte-


siane tramite le
r = r cos φ y = r sin φ
Dalla
r = r0 − r cos φ
elevando al quadrato entrambi i membri otteniamo

r2 = r02 + r2 2 cos2 φ − 2r0 r cos φ


p
x2 + y 2 = r02 + x2 2 cos2 φ + y 2 2 cos2 φ − 2r0 x2 + y 2  cos φ
x2 p x
x2 + y 2 = r02 + (x2 + y 2 )2 2 2
− 2r0 x2 + y 2  p
x +y x + y2
2

x2 + y 2 = r02 + 2 x2 − 2r0 x

ovvero
x2 (1 − 2 ) + 2r0 x + y 2 = r02 (3.12)

3.1.1 Classificazione delle orbite


Sappiamo che la natura dell’orbita dipende dall’energia: se E ≥ 0 il moto
non è confinato, in quanto c’è un solo punto di ritorno classico, se E < 0 il
moto è confinato tra i due punti di ritorno classici e la particella si trova in
uno stato legato.
Dato che r
2El2
= 1+
mk 2
dall’analisi dell’equazione delle orbite in coordinate cartesiane emergono tre
casi possibili.

1. Se E > 0 si ha  > 1, ovvero 1 − 2 < 0 abbiamo una conica nella quale


i coefficienti dei termini quadratici hanno segno opposto. La conica è
pertanto un’iperbole.

2. Se E = 0 , si ha  = 1. L’equazione dell’orbita diventa semplicemente


1 2
x= (r − y 2 )
2r0 0
cioè l’orbita è una parabola.

3. Se E < 0 si ha che 0 ≤  < 1. In questo caso i coefficienti dei termini


quadratici hanno ugual segno. L’orbita è un’ellissi.
3.2. STUDIO DEGLI STATI LEGATI 31

Figura 3.2: Tipi di orbite nel campo kepleriano

3.2 Studio degli stati legati


Abbiamo detto che gli stati legati sono rappresentati da orbite ellittiche.
Tuttavia la nostra espressione per le orbite non è quella canonica. Mostriamo
che le nostre equazioni sono derivabili da quelle canoniche tramite una sem-
plice trasformazione di coordinate che porta l’origine a coincidere con una
dei due fuochi dell’ellisse. Premettiamo qualche richiamo sulla geometria
delle curve.

3.2.1 Proprietà dell’ellisse

Figura 3.3: Proprietà di un punto dell’ellisse di fuochi F1 e F2

Ricordiamo che l’ellisse è il luogo geometrico dei punti che godono della
proprietà che la somma delle distanze da due punti fissi, detti fuochi, è
costante. Con riferimento alla figura 1, per un generico punto M della curva
si ha
|M − F1 | + |M − F2 | = 2a
32 CAPITOLO 3. ORBITE IN UN CAMPO KEPLERIANO

la distanza tra i due fuochi F1 e F2 è indicata con 2c, con a > c. La rap-
presentazione canonica della curva si ottiene tramite un sistema cartesiano
ortogonale Oxy con origine nel punto medio del segmento F2 − F1 ed asse
delle ascisse lungo la retta congiungente i due fuochi. Essa è data da

x2 y 2
+ 2 =1
a2 b

ove b = a2 − c2 . La curva in questa rappresentazione è simmetrica rispetto
ad entrambi gli assi ed i fuochi si trovano nei punti di coordinate F1 ≡ (−c, 0)
e F2 ≡ (c, 0). Le grandezze a e b sono rispettivamente il semiasse maggiore e
il semiasse minore dell’ellisse (Fig.2) Una grandezza geometrica importante è

Figura 3.4: Rappresentazione canonica e semiassi dell’ellisse

l’eccentricità dell’ellisse : essa è definita come il rapporto tra la distanza


tra i due fuochi e l’asse maggiore
√ r
c a2 − b2 b2
= = = 1− 2
a a a
poichè c < a,  < 1. Si noti che

b p
= 1 − 2
a
l’eccentricità fornisce il rapporto tra le lunghezze dei due assi dell’ellisse.
Essa caratterizza la forma dell’ellisse. Nel caso b = a si ha una circonferenza
ed  = 0.

3.2.2 Trasformazione di coordinate


Supponiamo ora di effettuare, partendo dalla rappresentazione canonica del-
l’ellisse, una trasformazione di coordinate che consiste nel traslare l’origine
3.2. STUDIO DEGLI STATI LEGATI 33

Figura 3.5: Orbita ellittica nel campo Kepleriano

dal centro dell’ellisse a uno dei due fuochi, per esempio F2 , senza che inter-
venga alcuna rotazione degli assi. Nel nuovo sistema di riferimento O0 x0 y 0
le coordinate di un punto P saranno date, nei termini di quelle nel sistema
Oxy dalle
x0 = x − c y0 = y (3.13)
Sostituendo nell’equazione canonica otteniamo

(x0 + c)2 y 02
+ 2 =1
a2 b
b2 0
(x + c)2 + y 02 = b2
a2
(1 − 2 )x02 + 2(1 − 2 )cx0 + y 02 = b2 − (1 − 2 )c2

Ora osservo che


b2 2 b4
b2 − (1 − 2 )c2 = b2 − (a − b2
) =
a2 a2
e
b2
(1 − 2 )c = 
a
per cui posso riscrivere l’equazione nella forma

b2 0 b4
(1 − 2 )x02 + 2 x + y 02 = 2
a a
Se ora pongo
b4
= r02
a2
34 CAPITOLO 3. ORBITE IN UN CAMPO KEPLERIANO

ottengo l’equazione nella forma

(1 − 2 )x02 + 2r0 x0 + y 02 = r02

che coincide con l’equazione derivata dalla soluzione del problema del campo
Kepleriano per stati legati.
Possiamo da questo trarre un’importante conclusione: se le energie sono
negative, le orbite del campo Kepleriano sono ellissi con il centro
di forze in uno dei due fuochi .

3.2.3 Distanze apsidali ed energia


Torniamo all’equazione dell’ellissi in coordinate polari piane
r0
r=
1 +  cos φ
Si definiscono distanze apsidali i valori di r che corrispondono ai punti
di ritorno classici del diagramma del potenziale equivalente unidimension-
ale. Considerato che il centro di forze coincide con l’origine del sistema di
coordinate, esse rappresentano il punto più vicino e quello più lontano dal
centro che una particella occupa nel suo moto orbitale. Frequentemente si
indicano con perielio rp la distanza più vicina al fuoco e con afelio ra quella
più lontana. Tale terminologia è strettamente appropriata solo per il moto
dei pianeti attorno al Sole. Si ha
r0
rp = (3.14)
1+
r0
ra = (3.15)
1−
Vale evidentemente la relazione

ra + rp = 2a (3.16)

ovvero
r0
a= (3.17)
1 − 2
Quest’ultima equazione consente di esprimere l’asse maggiore in funzione di
energia e momento angolare. Ricordando che
r
2El2
= 1+
mk 2
l 2
r0 =
mk
otteniamo
l2 mk 2 1k
a=− =− (3.18)
mk 2El 2E
3.2. STUDIO DEGLI STATI LEGATI 35

ovvero
1k
E=− (3.19)
2a
Questo risultato stabilisce la relazione tra semiasse maggiore dell’ellissi ed
energia. Esso evidenzia il fatto che l’unico parametro geometrico rile-
vante ai fini dell’energia è a. Questo comporta che orbite con differente
eccentricità , ma identico valore di a hanno la stessa energia. Tali orbite
differiscono per il valore di l2 . Esistono dunque infinite possibili orbite alla
stessa energia. Si dice che l’energia è degenere perchè corrisponde ad infiniti
moti possibili. In particolare fissata E esiste sempre un’orbita circolare a
tale energia. Il fatto che una particella percorra un’orbita precisa tra queste
è dovuto alle condizioni iniziali.

3.2.4 Periodo ed area dell’ellisse


L’area dell’ellisse è data da
p
S = πab = πa2 1 − 2 (3.20)
poichè
2El2 l2
1 − 2 = − =
mk 2 mka
otteniamo r r
al2 a
S = πa = πal (3.21)
mk mk
che mostra come l’area cresca linearmente con il momento angolare.
Possiamo calcolare il periodo dall’espressione
Z T
dS
( )dt = πab (3.22)
0 dt
Sappiamo che
dS 1 l
= r2 φ̇ =
dt 2 2m
poichè l è una costante del moto, otteniamo
Z t
dS lT
dt =
0 dt 2m
Si perviene cosı̀ al seguente risultato
r
2mπab a 1
T = = 2mπal (3.23)
l mk l
r
m
= 2πa3/2 (3.24)
k
Possiamo dire che in un campo Kepleriano il quadrato del peri-
odo delle orbite ellittiche è proporzionale al cubo del semiasse
maggiore.
36 CAPITOLO 3. ORBITE IN UN CAMPO KEPLERIANO

3.3 Esercizi vari


1. Un satellite artificiale si muove attorno alla Terra su un’orbita ellittica.
L’altezza rispetto alla superficie terrestre è pari a 300 km in perigeo e
3000 km in apogeo. Si determini (i) la eccentricità dell’orbita, (ii) la
lunghezza del semiasse maggiore e minore dell’ellissi.
Soluzione
(i) Dall’equazione dell’orbita abbiamo (raggio della Terra RT = 6400 km
r0
ra = = 6400 + 3000 = 9400 km
1−
r0
rp = = 6400 + 300 = 6700 km
1+

Segue che
rp 1−
=
ra 1+
ra − rp 2700
= = = 0.17
ra + rp 16100
(ii) La lunghezza del semiasse maggiore è data da
ra + rp
a= = 8050 km
2
mentre quella del semiasse minore risulta
p
b = a 1 − 2 = 7933 km

2. La cometa di Halley ha un periodo di 76 anni. Nel 1986 il suo passaggio


più vicino al Sole (perielio) avvenne alla distanza rp = 8.8 × 1010 m
tra le orbite di Mercurio e Venere. Calcolare l’afelio, cioè la massima
distanza dal Sole, e l’eccentricità dell’orbita.
Soluzione
La cometa ha una massa trascurabile rispetto al Sole. Il suo moto
può pertanto vedersi come quello di una particella nel campo di forze
centrale generato dal Sole. Possiamo determinare dal periodo il valore
del semiasse maggiore usando la terza legge di Keplero, vale a dire
r
3/2 m
T = 2πa
k
r
m
= 2πa3/2
GMS m
r
1
= 2πa3/2
GMS
3.3. ESERCIZI VARI 37

Dato che
T = 76 anni = 2.4 × 109 s
otteniamo
GMS T 2 1/3
a=( )
4π 2
6.67 × 10−11 × (2.4)2 × 1018 × 1.99 × 1030 1/3
=( )
4 × (3.14)2
76.45 × 1037 1/3
=( ) = 2.7 × 1012 m
39.44
Ora ricordiamo che il semi-asse maggiore è legato alle distanze apsidali
dalla relazione
2a = ra + rp
pertanto
ra = 2a − rp = 2(2.7) × 1012 − 8.8 × 1010 = 5.3 × 1012 m
Il fatto che la distanza di afelio sia molto vicina all’asse maggiore ci
dice che l’orbita ellittica è fortemente eccentrica. Possiamo calcolare
l’eccentricità dalla
ra − rp = 2c = 2a
ovvero
ra − rp 2a − 2rp rp
= = =1−
2a 2a a
Con i dati del nostro caso
8.8 × 1010
=1− ≈ 0.97
2.7 × 1012
che dà un valore dell’eccentricità molto vicino all’unità.
3. Una cometa che si muove su un’orbita con un’eccentricità  = 0.88
ha una velocità in afelio pari a 3.72 km/s. Trovare la sua velocità in
perielio.
Soluzione
Il momento angolare della particella si conserva. Pertanto
ra
mra va = mrp vp vp = va
rp
che mostra come la velocità in perielio sia più elevata di quella in
afelio. Il rapporto tra le lunghezze dei punti apsidali si puà derivare
dall’eccentricità. Si ha infatti
ra = a + c rp = a − c
c
ra 1 + a 1+
= =
rp 1 − ac 1−
38 CAPITOLO 3. ORBITE IN UN CAMPO KEPLERIANO

Con i dati del problema


ra 1.88
= = 15.67
rp 0.12

Segue che
vp = 3.72 × 15.67 = 58.28 km/s

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