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Davide Pelliciari
21 Gennaio 2019
Indice
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Sommario
E' possibile dimostrare che la soluzione della (1.1) è esprimibile nel seguente modo:
Z
f (~x) = ~ x, ξ)d
h(ξ)G(~ ~ n ξ~ (1.3)
1
Dove ∇2 è l'operatore laplaciano, φ è il potenziale gravitazionale, G la costante
di gravitazione universale e ρ una distribuzione continua di masse che produce il
potenziale φ.
Considerando la funzione di Green associata all'operatore laplaciano, cioè la fun-
zione G tale che:
~
∇2 G = δ(~x − ξ) (1.5)
Allora il potenziale gravitazionale, soluzione dell'equazione di Poisson, risulta:
Z
φ(~x) = ~ 3 ξ~
4πGρ(ξ)G(~x, ξ)d
2
Figura 1
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dove con G0 (r, θ, φ) indichiamo la funzione di Green, soluzione di vuoto della (1.9),
in coordinate sferiche.
In coordinate sferiche la (1.9) può essere scritta attraverso la (1.8) come:
1 ∂ 2 ∂G0 1 1 ∂ ∂G0 1 ∂ 2 G0
r + sin(θ) + =0 (1.10)
r2 ∂r ∂r r2 sin θ ∂θ ∂θ r2 sin2 (θ) ∂ 2 φ
Questa equazione può essere scritta con più facilità e ordine denendo i tre lapla-
ciani:
1 ∂ 2∂
∇2r := 2 r
r ∂r ∂r
2 1 ∂ ∂
∇θ := sin(θ)
sin θ ∂θ ∂θ
2
∂
∇2φ := 2
∂ φ
e ipotizzando che almeno una soluzione sia fattorizzabile:
G0 = U (r)V (θ)W (φ) (1.11)
In questo modo la (1.10) si riscrive nel seguente modo:
U (r)W (φ) 2 U (r)V (θ) 2
V (θ)W (φ)∇2r U (r) + ∇ θ V (θ) + ∇ W (φ) = 0 (1.12)
r2 r2 sin2 (θ) φ
Dividendo per U (r)V (θ)W (φ) e moltiplicando per r2 sin2 (θ) si ottiene:
!
∇2r U (r) ∇2θ V (θ) ∇2φ W (φ)
r2 sin2 (θ) + 2 =− (1.13)
U (r) r V (θ) W (φ)
In questo modo il LHS di (1.13) dipende solo dalle coordinate r e θ mentre il RHS
dipende solo da φ. L'unico modo per soddisfare la (1.13) è che entrambi i membri
siano uguali a una costante, in particolare:
d ∇2φ W (φ) ∇2φ W (φ)
− = 0 =⇒ =α (1.14)
dφ W (φ) W (φ)
Questo è possibile solo se le coordinate r, θ e φ sono indipendenti le une dalle
altre.
Dal momento che stiamo cercando una soluzione particolare dell'equazione (1.9),
è possibile fare ragionamenti di tipo sico che permettono di porre restrizioni sulla
scelta della costante α.
Infatti ∇2 φ = 0 è l'equazione per il potenziale nel vuoto, in assenza di massa.
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Facendo un giro completo attorno a un corpo massiccio, il lavoro svolto dal campo
gravitazionale, essendo conservativo, deve essere nullo.
Perciò la soluzione deve essere periodica in φ:
G0 (0) = G0 (2π)
Questa restrizione sica impone la scelta sulla costante α: infatti essa deve essere
uguale a un intero m al quadrato.
Ci si può arrivare analiticamente considerando la prima delle (1.14):
d2 W (φ)
= −AW (φ)
d2 φ
Questa è un'equazione dierenziale ordinaria del secondo ordine a coecienti
costanti, e ammette la seguente soluzione generale:
√ √
W (φ) = α1 ei Aφ
+ β1 e−i Aφ
Ovvero:
√ √
α1 e2πi A − 1 + β1 e−2πi A − 1 = 0
Che porta alla scelta A = m2 , dal momento che i coseni e i seni derivanti dagli
esponenziali nelle parentesi hanno periodo P = 2π .
Il numero intero m viene detto numero quantico azimutale dell'operatore di
Laplace, e con questa scelta possiamo scrivere:
W (φ) = αeimφ + βe−imφ
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Z 2π
Per il caso m = m l'integrale si riduce a:
0
dφ = 2π .
0
Per il caso m 6= m0 , si ha:
Z 2π Z 2π
imφ −im0 φ 0
e e dφ = eiφ(m−m ) dφ
0 0
h eiφ(m−m0 ) i2π
=
i(m − m0 ) 0
e2πi(m−m0 ) 1
= −
i(m − m0 ) i(m − m0 )
=0
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Esplicitando ∇2θ si ottiene la forma trigonometrica dell'equazione di Legen-
dre:
1 ∂ ∂V (θ) ν
sin(θ) + µ− V (θ) = 0 (1.19)
sin(θ) ∂θ ∂θ sin2 (θ)
Questa è un'equazione dierenziale lineare del secondo ordine, e come tale am-
mette due soluzioni linearmente indipendenti denominate in letteratura Pµν (θ) e
Qνµ (θ).
Sostituendo x = cos(θ), allora dxdθ
= − sin(θ) si ottiene la forma algebrica
dell'equazione di Legendre:
dh dV (x) i ν
(1 − x2 ) + µ− V (x) = 0 (1.20)
dx dx 1 − x2
Per conoscere la forma e le caratterestiche delle funzioni Pµν (θ) e Qνµ (θ) è necessario
enunciare tre teoremi molto importanti. Infatti se vogliamo conoscere le proprie-
tà delle equazioni dierenziali è necessario conoscere il comportamento delle loro
singolarità.
Teorema 1 (di Fuchs). Se le soluzioni di una equazione dierenziale lineare hanno
singolarità, allora esse possono trovarsi solamente nelle singolarità dei coecienti.
Inoltre le soluzioni vicino alle singolarità si comportano in modo diverso a se-
conda che esse siano regolari o essenziali.
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Da cui si individuano subito i coecienti:
ν 1
a0
= µ−
1 − x2 1 − x2
2x
a1
=−
1 − x2
Per il teorema di Fuchs, se la soluzione ha delle singolarità allora le deve avere nei
punti di singolarità dei coecienti a0 e a1 , quindi in questo caso nei punti x0 = ±1,
che sono singolarità regolari.
In questi punti le soluzioni Pµν (θ) e Qνµ (θ) possono comportarsi come una singolarità
algebrica o al più come una singolarità logaritmica.
Analizzando le soluzioni è possibile dimostrare che le soluzioni Qνµ (θ) si comportano
male (logaritmica). Anche le soluzioni Pµν (θ) si comportano male tranne una, che
prevede la scelta seguente per le costanti ν e µ:
(
ν = m2
(1.22)
µ = l(l + 1), −l ≤ m ≤ l
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Dimostrazione. Si considerino due soluzioni y1 e y2 linearmente indipendenti, con
autovalori corrispondenti λ1 e λ2 .
Dal momento che y1 è soluzione di (1.24), allora:
dh dy1 i
p(x) + q(x)y1 (x) = λ1 ω(x)y1 (x)
dx dx
Moltiplicando per y2 :
dh dy1 i
p(x) y2 (x) + q(x)y1 (x)y2 (x) = λ1 ω(x)y1 (x)y2 (x)
dx dx
Si consideri l'intervallo reale a, b , e si integri l'equazione ottenuta su tale inter-
vallo:
Z b Z b Z b
dh dy1 i
p(x) y2 (x)dx + q(x)y1 (x)y2 (x)dx = λ1 ω(x)y1 (x)y2 (x)dx
a dx dx a a
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L'equazione di Legendre (1.20) si riconduce alla forma di Sturm-Liouville:
dh dV (x) i
(1 − x2 ) + q(x)V (x) = −µV (x) (1.26)
dx dx
Si ha poi che p(1) = p(−1) = 0 quindi per il teorema di Sturm-Liouville le soluzioni
Plm (x) formano una base ortogonale.
Z 1
Plm (x)Plm
0 (x)dx = δl,l0 · cost
−1
Z 1 (1.27)
0
Plm (x)Plm (x)dx = δm,m0 · cost
−1
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2) Il complesso coniugato Ylm (θ, φ) = (−1)m Yl−m (θ, φ).
∗
11
Inoltre l'equazione di Laplace può essere scritto, come già visto:
1 2 U (r)
∇2 G0 = ∇2r G0 + 2
∇Ω G0 = Ylm (θ, φ)∇2r U (r) − 2 l(l + 1)Ylm (θ, φ) = 0
r r
Il che ci porta all'equazione radiale:
r2 ∇2r U (r)
= l(l + 1) (1.31)
U (r)
Esplicitando il laplaciano radiale:
d 2d
r U (r) = l(l + 1)U (r) (1.32)
dr dr
d2 d
r2 2 U (r) + 2r U (r) − l(l + 1)U (r) = 0 (1.33)
dr dr
L'equazione (1.33) è una equazione equidimensionale di Eulero, cioè è scritta
nella forma più generale:
n
X
ai xi y (i) (x) = f (x)(= 0)
i=0
h1i
Moralmente, infatti, una derivata seconda ha dimensione e una derivata
h1i r2
prima , quindi moralmente tutti i termini dell'equazione (1.33) hanno stessa
r U (r)
dimensione .
r2
Studiando questo tipo di equazioni, Eulero dimostrò che esse ammettono come
soluzione la funzione: U (r) = rλ con λ ∈ C. Andando a sostituire in (1.33) questo
tipo di soluzione si ottiene la seguente equazione
r2 λ(λ − 1)rλ−2 + 2rλrλ−1 − l(l + 1)rλ = 0
h i
rλ λ(λ − 1) + 2λ − l(l + 1) = 0 (1.34)
Che è soddisfatta se e solo se è soddisfatta l'equazione algebrica in λ:
λ(λ − 1) + 2λ − l(l + 1) = 0 (1.35)
La (1.35) ammette due soluzioni:
(
λ1 = l
(1.36)
λ2 = −(l + 1)
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In questo modo la parte radiale della soluzione U (r) sarà la combinazione lineare
delle due soluzioni nella forma rλ :
U (r) = Arλ + Br−(l+1) (1.37)
Ricordiamo che lo spettro di valori che può assumere il numero quantico l è l =
0, 1, 2, . . . , quindi ci saranno innite soluzioni radiali ognuna a seconda del valore
di l. Possiamo dunque scrivere:
+∞ X
l Blm m
(1.38)
X
l
G0 = Alm r + l+1 Yl (θ, φ)
l=0 m=−l
r
Allora la delta di Dirac in coordinate sferiche, dove ~q = (q1 , q2 , q3 ) = (r, θ, φ), può
essere scritta come:
~0
δ(r − r0 ) δ(θ − θ0 ) δ(φ − φ0 )
δ(~q − q ) =
h1 h2 h3
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In coordinate sferiche i fattori di scala risultano, dalla (1.41): h1 = 1, h2 = r e
h3 = r2 sin θ. Si noti che |J| = h1 h2 h3 = r2 sin θ è lo jacobiano per il cambio di
coordinate tra cartesiane e sferiche.
Quindi:
δ(r − r0 )δ(θ − θ0 )δ(φ − φ0 )
δ(~q − q~0 ) = (1.42)
r2 sin θ
Quindi l'equazione di Poisson risulta:
δ(r − r0 )δ(θ − θ0 )δ(φ − φ0 )
∇2 G(r, θ, φ) = (1.43)
r2 sin θ
Dal momento che le armoniche sferiche sono una base di funzioni ortonormali sia
in θ che in φ, e dato che per ~q 6= q~0 la delta si annulla l'equazione si riconduce
all'equazione di Laplace per cui la soluzione di vuoto viene espressa in serie di
Fourier-Legendre, allora ipotizziamo che la funzione di Green sia espandibile in
serie di Fourier-Legendre:
l
+∞ X
(1.44)
X
G(r, θ, φ) = Ĝlm (r)Ylm (θ, φ)
l=0 m=−l
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Per la proprietà della delta di Dirac otteniamo la forma del generico termine del
LHS dell'equazione di Poisson (1.45)
Ĝlm δ(r − r0 ) m∗ 0 0
∇2r Ĝlm (r) − l(l + 1) = Yl (θ , φ ) (1.46)
r2 r2
Quindi la singolarità risulta essere solo sulla componente radiale.
Esplicitando il laplaciano radiale:
1 d 2d Ĝ (r)
lm δ(r − r0 ) m∗ 0 0
r Ĝlm (r) − l(l + 1) = Yl (θ , φ )
r2 dr dr r2 r2
d2 2 d l(l + 1) ˆ δ(r − r0 ) m∗ 0 0
Ĝlm (r) − Ĝlm (r) − Glm (r) = Yl (θ , φ ) (1.47)
d2 r r dr r2 r2
Considerando l'equazione omogenea di (1.47):
d2 2 d l(l + 1) ˆ
Ĝlm (r) − Ĝlm (r) − Glm (r) = 0 (1.48)
d2 r r dr r2
vogliamo che la derivata prima di Ĝlm sia equivalente alla funzione θ di Heaviside,
in modo tale che la derivata seconda di Ĝlm sia la delta di Dirac. Tuttavia la fun-
zione θ di Heaviside ha un gradino (discontinuità) pari a 1, mentre qui il gradino
dovrà essere pari a r12 Ylm (θ0 , φ0 ).
∗
Dal momento che non vogliamo avere soluzioni che esplodono per r → +∞ e per
r → −∞ i coecienti B e C devono essere nulli: B = C = 0.
La condizione di continuità in r = r0 si scrive come:
Dlm
Alm r0l = (1.50)
r0l+1
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Dato che la derivata prima deve essere lo scalino (funzione θ di Heaviside) richie-
diamo anche la derivata prima continua in r = r0 :
1 m∗ (l + 1)Dlm
lAlm r0l−1 + Y l = − (1.51)
r02 r0l+1
dove abbiamo aggiunto il gradino r102 Ylm .
∗
Sia ora r> := max(r0 , r) e r< := min(r0 , r), allora possiamo scrivere le due soluzioni
a sinistra e a destra di r = r0 in un'unica forma:
∗
Ylm r< l 1
ˆ
Glm (r) = − (1.54)
(2l + 1) r> r>
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