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Teorema sull’esattezza. Dire che il campo F è esatto vuol dire che ∀γ curva chiusa ∫γ F(z)dz = 0 e se
γ,σ ∈ C1 ([α, β], A) con γ(a) = σ(a) e con γ(b) = σ(b) ⟹∫γ F(z)dz = ∫σ F(z)dz.
Dimostrazione.
F è esatto ⇔ F = ∇φ con φ ∈ C1 (A,R) potenziale di F. Se γ è chiusa ∫γ F(z)dz = ∫γ ∇ φ(z)dz
Corollario: lavoro come differenza di potenziale. Se F: A → Rn con A ⊆ Rn aperto e connesso per
archi è esatto e φ è un potenziale di F:
𝛾
se [a,b] → A ∀P,Q| γ(a)=P e γ(b)=Q ⟹ ∫γ F(z)dz = φ(Q)- φ(P) = Uf – Ui.
Teorema di Poincaré
Sia E ⊆ Rn un insieme semplicemente connesso (cioè un insieme in cui ogni curva chiusa è
deformabile ad un punto) (stellato: un dominio è stelalto se è stellato in almeno un suo punto,
ovvero i segmenti che uniscono quel punto sono tutti contenuti nel dominio): se F ∈ C1 (A, Rn) è un
campo chiuso ⟹ è esatto in E, quindi ammette potenziale.
Dimostrazione
Definiamo φ: E → R il potenziale del campo chiuso F e la curva Lx con x ∈ E.
1
φ(x) = ∫Lx F(z)dz ≝ ∫0 ⟨ F(Lx(t)), L′ x(t) ⟩dt.
Parametrizzando la curva Lx in t: Lx(t)= a + t(x-a) e quindi L’x(t) = x-a con t ∈ [0,1].
1 1
Si ottiene∫0 ⟨ F(a + t(x − a)), x − a ⟩dt = ∫0 [ ∑nj=1 Fj (a + t(x − a))(xj − aj ) ]dt.
Essendo φ(x) il potenziale di F, deve valere ∂x𝓁 φ(x) ≝ F𝓁(x).
1 1
∂x𝓁 φ(x) = ∂x𝓁∫0 [∑nj=1 Fj (a + t(x − a))(xj − aj )]dt = ∫0 ∂x𝓁 [ ∑nj=1 Fj (a + t(x − a))(xj − aj ) ]dt.
Essendo la derivata di un prodotto, ottengo
1 1
∫0 ∑nj=1 ∂x𝓁 [Fj (a + t(x − a))](xj − aj )dt + ∫0 ∑nj=1 Fj (a + t(x − a)) ∂x𝓁 [xj − aj ]dt.
Essendo le derivate parziali tutte nulle eccetto quelle per j=l, rimane
1 1
∫0 ∑nj=1 ∂x𝓁 Fj (a + t(x − a))t(xj − aj ) + F𝓁 (a + t(x − a))dt =∫0 ∑nj=1 ∂xj F𝓁 (a + t(x − a))t(xj − aj ) +
F𝓁 (a + t(x − a))dt
Dall’ipotesi di campo chiuso ∂x𝓁 Fj ≝ ∂xj F𝓁. Quindi si ha
1 1
∫0 ⟨ ∇F𝓁 (a + t(x − a)), x − a ⟩t + F𝓁 (a + t(x − a))dt =∫0 ⟨ ∇F𝓁 (Lx(t)), L′ (x) ⟩t + F𝓁 (Lx(t))dt =
1
∫0 dt F𝓁 (Lx(t))t + F𝓁 (Lx(t))dt.
Riconoscendo nell’integranda lo sviluppo della derivata di un prodotto, posso scrivere
1
∫0 dt [ F𝓁 (Lx(t))t ] dt.
1
Per il teorema fondamentale del calcolo integrale si ricava [F𝓁 (Lx(t))t] = F𝓁 (x) = ∂x𝓁 φ(x) cioè
0
∇φ(x) = F(x).
Dunque, si è dimostrato che φ(x) è realmente un potenziale del campo chiuso per ipotesi F(x). Ciò
vuol dire che se F è chiuso ⟹ è esatto.
Definizione di integrale multiplo (doppio/triplo)
Sia E ⊆ R2. E è una regione semplice se E = {(x,y): 𝛼(x) ≤ y ≤ 𝛽(x) con 𝛼, 𝛽 : [a, b] → R continue tali
che ∀x ∈ [a, b] 𝛼(x)≤ 𝛽(x)} (Lo stesso vale per x e y scambiate)
E è una regione regolare se E ≝ E1 ⋃… En con En regioni semplici che si intersecano nei bordi.
Sia E ⊆ R2 una regione regolare ed f continua E → R. L’integrale di f su E è ∬𝐸 𝑓(𝑥, 𝑦)𝑑𝑥𝑑𝑦
Fissato n ∈ N.
Sia Rn = {(i/2n, j/2n) con i ,j ∈ Z } → R reticolo
Sia Sn(f)=Σf(i/2n, j/2n)(1/2n)2 con (i/2n, j/2n) ∈ Rn ⋂ E.
Il lim Sn(f) = 𝐼 ∈ R lo chiamo ∬𝐸 𝑓(𝑥, 𝑦)𝑑𝑥𝑑𝑦
𝑛→ ∞
4
per z = zo : f(𝑧𝑜 ) = 𝑎𝑜 + 0 + ⋯ + 0 = 𝑎𝑜
𝑓 ′ (𝑧𝑜 ) = 1𝑎1 + 0 + ⋯ + 0 = 𝑎1
e le sue derivate 𝑓 ′′ (𝑧𝑜 ) = 2(2 − 1)𝑎2 + 0 + ⋯ + 0 = 2𝑎2
⋮
(𝑘)
{𝑓 (𝑧𝑜 ) = 𝑎𝑘 k(k − 1) … (k − k + 1) + 0 + ⋯ + 0 = 𝑎𝑘 k!
Funzioni olomorfe: la funzione ez e la sua olomorfia
Sia f(z) = ez = ex+iy = ex eiy = ex (cosy + isiny) = excosy + iexsiny = u(x+iy) + v(x+iy)
Verifico le equazioni di Cauchy-Riemann:
6
𝜕𝑥 𝑈(𝑧) = 𝜕𝑦 𝑉(𝑧):
∂x(excosy)= excosy
∂y(exsiny) = excosy
⟹ ez rispetta le equazioni di Cauchy-Riemann quindi è olomorfa in C
𝜕𝑌 𝑈(𝑧) = − 𝜕𝑋 𝑉(𝑧):
∂y(excosy) = -exsiny
-∂x(exsiny)= -exsiny
Funzioni olomorfe: definizione di funzione meromorfa su un aperto di C e di residuo in un punto
ℎ(𝑧)
Sia A ⊆ C aperto, definiamo la funzione m(z)=𝑝(𝑧) con h(z) olomorfa in A e p(z) un polinomio. Tale
funzione si dice meromorfa in A. Se f,g sono meromorfe allora f+g e f g sono meromorfe in A.
Lemma. Se m(z) è meromorfa allora lo sviluppo in serie di Laurent in un intorno di zo è
𝑎 𝑎−(𝑛−1 ) 𝑎
m(z)=(𝑧−𝑧−𝑛)𝑛 + (𝑧−𝑧 𝑛−1
−1
+…+𝑧−𝑧 + 𝜑(𝑧) olomorfa.
𝑜 𝑜) 𝑜
[I termini prima di 𝜑(𝑧) si dicono parte singolare ].
Se an ≠ 0 si dice che m(z) ha un polo di ordine n in zo. a-1 si definisce residuo di m in zo e si indica
con Res(m,zo).
Corollario. m(z) ha un polo di ordine n in zo se h(zo)≠0 e p(z) ha uno zero di ordine n in zo, ovvero
p(z)=(z-zo)n q(z) dove q(z) è un polinomio tale che q(zo) ≠ 0
Funzioni olomorfe: Teorema dei Residui
Sia A ⊆ C aperto, m(z) meromorfa in C e 𝛾 una curva chiusa in A orientata in senso antiorario
1
deformabile in zo in A. Allora vale 2𝜋𝑖 ∫γ 𝑚(𝑧)𝑑𝑧 = ∑ 𝑅𝑒𝑠(𝑚, 𝑧𝑜 ) dove zo sono tutti i poli all’interno
di 𝛾.
𝑑𝑛−1 1
Res(m, zo) = lim [𝑚(𝑧)(𝑧 − 𝑧𝑜 )𝑛 ] (𝑛−1)!. Per n=1 si ha Res(m, zo) = lim 𝑚(𝑧)(𝑧 − 𝑧𝑜 )
𝑧→𝑧𝑜 𝑑𝑧 𝑛−1 𝑧→𝑧𝑜
1 1,
𝑑𝑧 𝑘=1
Lemma. 2𝜋𝑖 ∫Γ (𝑧−𝑎)𝑘 = { per k ∊ Z e Γ(t) = a + r𝑒 𝑖𝑡 0 ≤ t ≤ 2π
0, 𝑘 ≤ 0 𝑉 𝑘 ≥ 2
Dimostrazione teorema
Se m(z) è olomorfa per |z-zo| < R ⟹ Res(m, zo) = 0. Bisogna considerare zo tale che p(zo)=0 perché
a-n = a-1 = 0.
Se il grado di p = m esistono al più zm per cui p(zm)=0.
Siano ω1 e ω2 circonferenze di centro z1 e z2 contenute in 𝛾 tali da non intersecarsi, orientate in
senso orario.
Facciamo il taglio 𝓁1 tra ω1 e 𝛾 e il taglio 𝓁2 tra ω2 e 𝛾 tali che la curva 𝛾’ - 𝓁1 + ω1 + 𝓁1 + 𝛾’’- 𝓁2 + ω2 + 𝓁2,
dove 𝛾 = 𝛾’+𝛾’’, è deformabile a un punto in A\{z1, z2}.
Per il teorema integrale di Cauchy:
1 1
0 = 2𝜋𝑖 ∫γ 𝑚(𝑧)𝑑𝑧 = 2𝜋𝑖 [ ∫γ′ 𝑚(𝑧)𝑑𝑧 + ∫γ′′ 𝑚(𝑧)𝑑𝑧 + ∫𝜔 𝑚(𝑧)𝑑𝑧 + ∫𝜔 𝑚(𝑧)𝑑𝑧 =
1 2
1 1 1
= 2𝜋𝑖 ∫γ 𝑚(𝑧)𝑑𝑧 − [ 2𝜋𝑖 ∫−𝜔 𝑚(𝑧)𝑑𝑧 + 2𝜋𝑖 ∫−𝜔 𝑚(𝑧)𝑑𝑧 ] = 0 → il lavoro complessivo su 𝛾 è uguale a
1 2
quello ω1 + ω2 .
Considero z1:
𝑎 𝑎−(𝑛−1 ) 𝑎
m(z) = (𝑧−𝑧−𝑛)𝑛 + (𝑧−𝑧 𝑛−1
−1
+…+𝑧−𝑧 + 𝜑(𝑧).
1 1) 1
1 𝑎−𝑛 𝑑𝑧 𝑎−1 𝑑𝑧 1
= 2𝜋𝑖 ∫−𝜔 𝑚(𝑧)𝑑𝑧 = ∫ +⋯+ ∫ + 2𝜋𝑖 ∫−𝜔 𝜑(𝑧)𝑑𝑧. L’ultimo termine è nullo
1 2𝜋𝑖 −𝜔1 (𝑧−𝑧1 )𝑛 2𝜋𝑖 −𝜔1 𝑧−𝑧1 1
perché φ(z) è olomorfa e per il teorema integrale di Cauchy ∫γ 𝑚(𝑧)𝑑𝑧 = 0 se 𝛾 chiusa e f olomorfa.
Per il lemma precedente si ha a-n 0 + a-(n-1) 0 + …+ a11+0 = a1 = Res(m(z), z1). Dunque
1
∫ 𝑚(𝑧)𝑑𝑧 = 𝑅𝑒𝑠(𝑚, 𝑧1 ) + 𝑅𝑒𝑠(𝑚, 𝑧2 )
2𝜋𝑖 γ
7
2πint 2πin(x−t)
T − T
∫0 ψ(t)e T [∫0 φ(x − t)e− T dx ] dt. Ponendo y = x-t e dy = dx
2πint 2πiny 2πint
T − T−t T
∫0 ψ(t)e T [∫−t φ(y)e− T dy ] dt = ∫0 ψ(t)e− T ̂ (n)dt = φ
φ ̂ (n)
̂ (n)ψ
NOTA: gli estremi non erano 0 e T ma è uguale per periodicità.
Corollario
- φ*ψ = ψ*φ perché il prodotto è commutativo e per il teorema di analisi spettrale due funzioni che
si ricostruiscono con la stessa serie di Fourier sono la stessa funzione.
- (φ*ψ)*h = φ*(ψ*h) : prodotto associativo
- (φ+ψ)*h = φ*h + ψ*h
- (φ*ψ)’(x) = φ’(x)*ψ(x)
Serie di Fourier: relazione tra coefficienti e derivate per funzioni periodiche
̂ (𝑛) = 2𝜋𝑖𝑛 𝑓̂(n)
Se esiste f ’ ∊ L2[0,T[ allora 𝑓′ 𝑇
̂ (0) = ∫𝑇 𝑓 ′ (𝑡)1 = 0 per la definizione di coefficiente di Fourier
Si ha anche 𝑓′ 0
Dimostrazione
𝑇 −2𝜋𝑖𝑛𝑥 𝐼.𝑃. −2𝜋𝑖𝑛𝑥
𝑇 𝑇 −2𝜋𝑖𝑛𝑥 −2𝜋𝑖𝑛𝑥
𝑓̂′ (𝑛) = ∫0 𝑓 ′ (𝑥)𝑒 𝑇 𝑑𝑥 ⇒ [𝑓(𝑥)𝑒 𝑇 ] − ∫0 𝑓(𝑥) 𝑇 𝑒 𝑇 𝑑𝑥 =
0
−2𝜋𝑖𝑛𝑥
2𝜋𝑖𝑛 𝑇 2𝜋𝑖𝑛
= 𝑓(𝑇)𝑒 −2𝜋𝑖𝑛
− 𝑓(0)1 + 𝑇 ∫0 𝑓(𝑥)𝑒 𝑇 𝑑𝑥 = 𝑓(𝑡)1 − 𝑓(0) + 𝑇 𝑓̂(n).
Siccome f(T)= f(0) per periodicità, si ottiene 𝑓′ ̂ (𝑛) = 2𝜋𝑖𝑛 𝑓̂(n) .
𝑇
𝑇 𝑇
In particolare, 𝑓̂′ (0) = ∫0 𝑓 ′ (𝑥)𝑒 0 𝑑𝑥 = [𝑓(𝑥)] = 𝑓(𝑇) − 𝑓(0) = 0.
0
Serie di Fourier: distribuzioni periodiche e le loro derivate
𝑓 (𝑘)
Sia T>0, R→ 𝐶 ∊ 𝐶𝑝𝑒𝑟𝑖𝑜𝑑𝑖𝑐ℎ𝑒 [0,T[ se f è T-periodica e derivabile con continuità k volte in R.
(𝑘)
Una distribuzione periodica di ordine k ≥ 0 è una mappa U : 𝐶𝑝𝑒𝑟. [0,T[ → C tale che
1. U(f+g) = U(f) + U(g)
2. U(af) = a U(f) , a ∊ 𝐶
3. |U(f)| ≤ C {max |f(x)| + max |f ’(x)| +…+ max |f(k)(x)|} per x ∊ [0,T[.
NOTA. Questi massimi esistono per il teorema di Weierstrass che è possibile applicare per
periodicità nell’intervallo [0,T[.
Se U è una distribuzione periodica di ordine k ≥ 0, allora U’ è la distribuzione periodica di ordine
k+1 definita come U ’(f) = - U(f).
T
Motivazione. Consideriamo il caso modello Uφ’ (f) = ∫0 f(x)φ′(x)dx
IP T T
⇒ [f(x)φ(x)] − ∫0 f ′ (x)φ(x)dx = 0 − Uφ (f ′ ) = −Uφ (f ′ ) .
0
Serie di Fourier: coefficienti di distribuzioni periodiche
̂ (𝑛) = 𝑈(𝑒−𝑛 ).
Sia U la distribuzione di ordine k ≥ 0, allora l’n-esimo coefficiente di Fourier di U è 𝑈
2πinx
1
̂ (n)e
La serie di Fourier associata è U = T ∑n U T
T −2πinx
̂ φ (n) = φ
Motivazione. è definito così perché si vuole U ̂ (n), infatti Uφ (e−n )=∫0 φ(x)e T ̂ (n).
dx =φ
̂ (n) = 0 ⟹ U = 0 ∀n ∊ Z
Teorema. Se U
̂ (n) = 2πin U
Teorema. U′ ̂ (n).
T
Dimostrazione
−2πinx
̂ (n) = U ′ (e−n ) = −U(e′ −n ) = −U (− 2πin e T ) = 2πin U(e−n ) = 2πin U
U′ ̂ (n).
T T T
Serie di Fourier: delta di Dirac e i suoi coefficienti
Fissato a ∊ [0,T[ , la distribuzione δa è definita come δa(f) = f(a) ∀f ∊ Cper[0,T[ cioè l’insieme delle
funzioni T-periodiche continue in R.
9
La delta di Dirac è una distribuzione periodica in quanto rispetta le proprietà delle distribuzioni:
1. δa(f+g) = (f+g)(a) = f(a)+g(a)= δa(f)+ δa(g)
2. δa(k f) = k f(a) = k δa(f)
3. | δa(f) |=|f(a)| ≤ max|f(x)|
La δ di Dirac non è una funzione ma una cosiddetta funzione generalizzata che per definizione vale
sempre 0 tranne in un punto a in cui corrisponde un segmento di area 1.
1
Considerando una funzione φε(x) periodica che vale 2ε per x ∊ [-ε, ε] tale che l’area valga 1, si può
vedere δ0 come il limite di φε : vale sempre 0 tranne in x = 0 dove vale ∞ con peso 1.
T
In questo senso si può dire che δa (f) = ∫0 f(x)δa(x)dx.
2πina
L’n-esimo coefficiente di Fourier di δa è δ̂a(n) = δa(e−n ) = e−n (a) = e− T ∀n ∊ Z applicando la
̂ (n) = U(e−n ).
definizione di coefficiente di una distribuzione, cioè U
+) −
In un punto di salto, si ha f ’(a) = [𝑓(𝑎 − 𝑓(𝑎 )]𝛿𝑎 .
Serie di Fourier: convoluzione di distribuzioni periodiche
La convoluzione di due distribuzioni periodiche Uφ e Uψ è Uφ * Uψ ≝ Uφ*ψ
T
dove (φ*ψ)(x) = ∫0 φ(x − t)ψ(t)dt.
T T T T T
Uφ*ψ = ∫0 f(x)(φ ∗ ψ)(x)dx = ∫0 f(x)[∫0 φ(x − t)ψ(t)dt] dx = ∫0 ψ(t)[∫0 φ(x − t)f(x)dx] dt.
Ponendo x – t = z da cui dx = dx, si ottiene
T T−t T T
∫0 ψ(t)[∫−t φ(z)f(t + z)dz] dt = ∫0 ψ(t)[∫0 φ(z)τ−t f(z)dz] dt
dove τ−t f(z) è una traslazione di -t verso destra (+t verso sinistra) che per definizione vale quindi
τa f(x) = f(x − a).
T
Proseguendo i calcoli, ∫0 ψ(t)Uφ (τ−t f)dt = Uψ ( Uφ (τ−t f)) cioè Uψ (t → Uφ (τ−t f)). Si può dire allora
che U * V è la distribuzione periodica la cui azione su f è (U * V)(f) = V(t → U(τ−t f).