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4 CAPITOLO 1. FUNZIONI REALI DI DUE VARIABILI REALI
Sia A un sottoinsieme di R2 .
A è chiuso ⇐⇒ DA ⊆ A
o, equivalentemente,
A è chiuso ⇐⇒ F A ⊆ A.
Infine
f :A→R
con A sottoinsieme non vuoto di R2 . L’insieme
si chiama grafico di f .
Si indicherà poi, come di consueto, con f (A) l’immagine di f .
Come per le funzioni di una variabile, alcune proprietà di f (A) vengono
attribuite alla funzione: si parla, dunque, di funzione limitata se l’insieme
f (A) è limitato, e analogamente si introducono i concetti di inf A f e supA f
e gli estremi assoluti della funzione, ovvero minA f e maxA f . In particolare,
se maxA f = f (x0 , y0 ) (minA f = f (x0 , y0 )), il punto (x0 , y0 ) è detto punto di
massimo (minimo) assoluto (o globale).
Esempio 2 Sia k ∈ R.
La funzione f : R2 → R definita dalla legge
f (x, y) = k ∀(x, y) ∈ R2
Gf = {(x, y, z) ∈ R3 : z = k}
cioè è l’insieme formato dai punti del piano (parallelo al piano ~x~y ) di equa-
zione z = k.
f (x, y) = x ∀(x, y) ∈ R2 .
Gf = {(x, y, z) ∈ R3 : z = x}
cioè è l’insieme formato dai punti del piano di equazione z = x.
Analogamente, la funzione definita dalla legge
f (x, y) = y ∀(x, y) ∈ R2
f (x, y) = ax + by ∀(x, y) ∈ R2
Gf = {(x, y, z) ∈ R3 : z = ax + by}
cioè è l’insieme formato dai punti del piano di equazione z = ax + by.
lim f (x, y) = l
(x,y)→(x0 ,y0 )
⇓
f (x, y) > k (f (x, y) < −k).
Ad esempio, si ha:
x2 + y 2 + 2
lim = 2.
(x,y)→(0,0) x2 + 2y 2 + 1
g : A → R, ϕ:I→R
con
g(x, y) ∈ I ∀(x, y) ∈ A (1.1)
Se
i) lim(x,y)→(x0 ,y0 ) g(x, y) = t0 ∈ R̄
Osservazione 1 a) L’ipotesi ii) deve essere fatta solo nel caso in cui
t0 ∈ R e insieme alla i) garantisce che t0 ∈ DI.
Esempio 9 Calcoliamo il
sin(x2 + y 2 )
lim .
(x,y)→(0,0) x2 + y 2
1.3. LIMITI DELLE FUNZIONI DI DUE VARIABILI 11
Risulta
lim (x2 + y 2 ) = 0
(x,y)→(0,0)
e
sin t
lim = 0.
t→0 t
sin t
Applichiamo il Teorema 1 con g(x, y) = x2 + y 2 e ϕ(t) = t
(t 6= 0) e
troviamo
sin(x2 + y 2 )
lim = 1.
(x,y)→(0,0) x2 + y 2
f|E : E → R
definita da
f|E (x, y) = f (x, y) ∀(x, y) ∈ E.
Vale il seguente teorema sul limite della restrizione.
Allora, si ha
∃ lim f|E (x, y) = l ∈ R̄. (1.3)
(x,y)→(x0 ,y0 )
12 CAPITOLO 1. FUNZIONI REALI DI DUE VARIABILI REALI
Ovviamente, si ha anche
allora il
lim f (x, y)
(x,y)→(x0 ,y0 )
non esiste.
xy
f (x, y) = ∀(x, y) 6= (0, 0).
x2 + y2
Proviamo che il
lim f (x, y)
(x,y)→(0,0)
non esiste.
1.3. LIMITI DELLE FUNZIONI DI DUE VARIABILI 13
l’insieme
E0 = {(x, y) ∈ R2 : x = 0, y 6= 0}.
Si ha (0, 0) ∈ DE0 e
E1 = {(x, y) ∈ R2 : x 6= 0, y = x}.
Si ha (0, 0) ∈ DE1 e
x2 1 1
f|E1 (x, y) = 2 2
= ∀(x, y) ∈ E1 ⇒ lim f|E1 (x, y) = .
x +x 2 (x,y)→(0,0) 2
xy 2
f (x, y) = ∀(x, y) 6= (0, 0)
x2 + y 2
Proviamo a calcolare il
0
Il limite si presenta nella forma indeterminata 0
.
Consideriamo gli insiemi E0 ed E1 dell’Esempio 10; si ha
x3 1
f|E1 (x, y) = 2 2
= x ∀(x, y) ∈ E1 ⇒ lim f|E1 (x, y) = 0.
x +x 2 (x,y)→(0,0)
Em = {(x, y) ∈ R2 : x 6= 0, y = mx}.
Si ha (0, 0) ∈ DEm e
mx3 m
f|Em (x, y) = 2 2 2
= x ∀(x, y) ∈ Em ⇒ lim f|Em (x, y) = 0.
m x +x 1 + m2 (x,y)→(0,0)
y2
0 ≤ |f (x, y)| = |x| ≤ |x| ∀(x, y) 6= (0, 0)
x2 + y 2
e dato che
lim |x| = 0,
(x,y)→(0,0)
che equivale a
lim f (x, y) = 0.
(x,y)→(0,0)
m 4
f|Em (x, y) = √
3
x3 ∀(x, y) ∈ E0 ⇒ lim f|Em (x, y) = 0.
1+m2 (x,y)→(0,0)
|xy| 1 x2 + y 2 1 2 2
0≤ p ≤ 1 = (x + y 2 ) 3
3
x2 + y 2 2 (x2 + y 2 ) 3 2
e dato che il limite dell’ultimo membro vale 0, per il Teorema dei carabinieri
segue che il limite di f vale 0.
16 CAPITOLO 1. FUNZIONI REALI DI DUE VARIABILI REALI
Esempio 12 Sia
f : R2 → R
la funzione definita da
0 se y 6= x2
f (x, y) = (1.6)
1 se y = x2
Per ogni m ∈ R sia Em l’insieme introdotto nell’Esempio 10. Si ha
Posto poi
E = {(x, y) ∈ R2 : y = x2 }
si ha , evidentemente,
lim f|E (x, y) = 1
(x,y)→(0,0)
Valgono, per le funzioni continue di due variabili, gli stessi risultati sta-
biliti per le funzioni di una variabile. In particolare, segnaliamo i seguenti:
1. Siano f, g : A → R continue in un punto (x0 , y0 ) ∈ A.
Allora, f + g, f g, |f | sono continue in (x0 , y0 ).
Se, inoltre, g(x0 , y0 ) 6= 0, allora g1 , fg sono continue in (x0 , y0 ).
f (x, y0 ) − f (x0 , y0 )
lim
x→x0 x − x0
o, equivalentemente, il
f (x0 + h, y0 ) − f (x0 , y0 )
lim
h→0 h
e si pone fx (x0 , y0 ) uguale al valore di tali limiti.
ψ :]y0 − δ, y0 + δ[→ R
definita da
ψ(y) = f (x0 , y) ∀y ∈]y0 − δ, y0 + δ[.
Diamo la seguente
f (x0 , y) − f (x0 , y0 )
lim
y→y0 y − y0
o, equivalentemente, il
f (x0 , y0 + h) − f (x0 , y0 )
lim
h→0 h
e si pone fy (x0 , y0 ) uguale al valore di tali limiti.
1.5. CALCOLO DIFFERENZIALE 19
f (x, y) = |xy|.
e se y0 6= 0 allora
è
|t| t
= ∀t 6= 0,
t |t|
si ha
∂ ∂ x
∃ (|xy|) = (|y| |x|) = |y|D(|x|) = |y| ,
∂x ∂x |x|
∂ y
∃ (|xy|) = |x|D(|y|) = |x| .
∂y |y|
1.5. CALCOLO DIFFERENZIALE 21
2xy + y
(x, y) = , (x0 , y0 ) = (−1, 1),
x2 + 2y
sin(xy)
f (x, y) = , (x0 , y0 ) = ( π2 , 12 ),
y
∂ 2f def ∂
fxx (x0 , y0 ) = (x 0 , y0 ) = fx (x0 , y0 )
∂x2 ∂x
∂ 2f def ∂
fxy (x0 , y0 ) = (x0 , y0 ) = fx (x0 , y0 )
∂x∂y ∂y
∂ 2f ∂ 2f def ∂
fyy (x0 , y0 ) = 2
(x 0 , y0 ) = 2
(x0 , y0 ) = fy (x0 , y0 )
∂y ∂y ∂y
∂ 2f ∂ 2f def ∂
fyx (x0 , y0 ) = (x0 , y0 ) = (x0 , y0 ) = fx (x0 , y0 )
∂y∂x ∂y∂x ∂y
iii) Diremo che f è dotata di derivata seconda pura rispetto a x (mista ri-
spetto a x e y, pura rispetto a y, mista rispetto a y e x) in A se è dotata
di derivata seconda pura rispetto a x (mista rispetto a x e y, pura rispet-
to a y, mista rispetto a y e x) in ogni punto di A. In tal caso, la funzione
che ad ogni (x, y) ∈ A associa fxx (x, y) (fyy (x, y), fxy (x, y), fyx (x, y))
si chiama funzione derivata parziale seconda pura rispetto a x (pura
rispetto a y, mista rispetto a x e y, mista rispetto a y e x).
1.5.2 Differenziabilità
Ricordiamo che per una funzione di una variabile ϕ : (a, b) → R la derivabilità
in un punto c ∈ (a, b) implica la continuità di ϕ nel punto c. Possiamo
chiederci se ciò valga anche per le funzioni di due variabili oppure se esistono
funzioni di due variabili dotate, in un punto, delle derivate parziali prime, ma
che non sono continue in tale punto. Consideriamo a tale scopo la funzione
definita in R2 da
xy
x2 + y 2 se (x, y) 6= (0, 0)
f (x, y) =
0 se (x, y) = (0, 0).
fx (0, 0) = fy (0, 0) = 0.
Tuttavia, f è discontinua nel punto (0, 0). Consideriamo infatti, per ogni
m ∈ R, l’insieme Em = {(x, y) ∈ R2 : x 6= 0, y = mx}. Si ha (0, 0) ∈ DEm e
mx2 m
f|Em (x, y) = 2 2
= ,
(1 + m )x 1 + m2
quindi
m
lim f|Em (x, y) =
(x,y)→(0,0) 1 + m2
e dato che questo limite dipende da m (quindi, varia al variare della re-
strizione) possiamo concludere che il limite di f per (x, y) → (0, 0) non
esiste.
Cerchiamo allora una proprietà più forte della esistenza delle derivate par-
ziali prime in un punto che implichi la continuità in tale punto. Ricordiamo,
a questo proposito, che data una funzione di una variabile ϕ : (a, b) → R, se
c ∈ (a, b) si ha che ϕ è derivabile in c se e solo se esiste un numero reale l
tale che ϕ(c + h) − ϕ(c) − lh = o(|h|) per h → 0, ovvero, indicato come di
1.5. CALCOLO DIFFERENZIALE 25
√
f (x0 + h, y0 + k) − f (x0 , y0 ) = lh + mk + o( h2 + k 2 ) per (h, k) → (0, 0).
Equivalentemente, f è differenziabile nel punto (x0 , y0 ) se esistono due numeri
reali l, m tali che
f (x0 + h, y0 + k) − f (x0 , y0 ) − [lh + mk]
lim √ = 0. (1.7)
(h,k)→(0,0) h2 + k 2
Dato l’insieme H = {(h, k) ∈ R2 : (x0 + h, y0 + k) ∈ A}, la funzione
∆f : H → R
definita dalla legge
∆f (h, k) = f (x0 + h, y0 + k) − f (x0 , y0 ), ∀(h, k) ∈ H
si chiama incremento della funzione nel passaggio da (x0 , y0 ) a (x0 +h, y0 +k).
Se f è differenziabile nel punto (x0 , y0 ), la funzione lineare
df (x0 , y0 ) : R2 → R
definita dalla legge
df (x0 , y0 )(h, k) = lh + mk, ∀(h, k) ∈ R2
si chiama differenziale di f nel punto (x0 , y0 ).
Il seguente risultato risponde alla questione posta all’inizio di questo
paragrafo.
26 CAPITOLO 1. FUNZIONI REALI DI DUE VARIABILI REALI
fx (x0 , y0 ) = l, fy (x0 , y0 ) = m.
Dimostrazione
Proviamo la i). Osserviamo che f è continua nel punto (x0 , y0 ) se e solo
se
lim ∆f = 0.
(h,k)→(0,0)
risulta
h ∆f − (lh + mk) √ i
lim ∆f = lim √ h2 + k 2 + (lh + mk) = 0
(h,k)→(0,0) (h,k)→(0,0) h2 + k 2
come si voleva.
Proviamo la ii). Dimostriamo che fx (x0 , y0 ) = l e quindi che
f (x0 + h, y0 ) − f (x0 , y0 )
lim = l.
h→0 h
Posto
f (x0 + h, y0 + k) − f (x0 , y0 ) − (lh + mk)
g(h, k) = √ , ∀(h, k) ∈ H \ {(0, 0)}
h2 + k 2
per l’ipotesi di differenziabilità si ha
lim g(h, k) = 0.
(h,k)→(0,0)
1.5. CALCOLO DIFFERENZIALE 27
{(h, 0) : h ∈ R, h 6= 0}
f (x0 + h, y0 ) − f (x0 , y0 ) − lh
lim =0
h→0 |h|
e quindi
f (x0 + h, y0 ) − f (x0 , y0 )
lim =
h→0 h
h |h| f (x + h, y ) − f (x , y ) − lh i
0 0 0 0
lim +l =l
h→0 h |h|
come si voleva. Allo stesso modo si prova che fy (x0 , y0 ) = m.
∆f − df (x0 , y0 )
f differenziabile in (x0 , y0 ) ⇐⇒ lim √ =0
(h,k)→(0,0) h2 + k 2
√
|hk|
Si verifica facilmente che 6 ∃ lim(h,k)→(0,0) √h2 +k2 , quindi f non è diffe-
renziabile nel punto (0, 0).
d) Sia data la funzione definita in R2 da
|hk| |h|
0≤ √ =√ |k| ≤ |k|
h2 + k 2 h2 + k 2
1.5. CALCOLO DIFFERENZIALE 29
|hk|
∃ lim √ = 0.
(h,k)→(0,0) h2 + k 2
Dimostrazione
La tesi equivale a provare che
∆f − df (x0 , y0 )
lim √ =0
(h,k)→(0,0) h2 + k 2
cioè che
√
∆f − df (x0 , y0 )
∀ε > 0 ∃δ > 0 : (h, k) ∈ H, 0 < h + k < δ ⇒ √
2 2 <ε
2
h +k 2
|∆f − df (x0 , y0 )| =
x → f (x, y0 )
|∆f − df (x0 , y0 )| ≤
|fy (x0 + h, y0 + ϑ(h)k) − fy (x0 , y0 )||k|+
|fx (x0 + ηh, y0 ) − fx (x0 , y0 )||k|. (1.13)
Poichè
p √
(x0 + h − x0 )2 + (y0 + ϑ(h)k − y0 )2 ≤ h2 + k 2 < δ1
e
p √
(x0 + hη − x0 )2 + (y0 − y0 )2 = |h|η ≤ h2 + k 2 < δ1
1.5. CALCOLO DIFFERENZIALE 31
|∆f − df (x0 , y0 )|
0≤ √ ≤
h2 + k 2
F 0 (t0 ) = fx (g1 (t0 ), g2 (t0 ))g10 (t0 ) + fy (g1 (t0 ), g2 (t0 ))g20 (t0 ). (1.14)
g1 , g2 :] − δ, δ[→ R
32 CAPITOLO 1. FUNZIONI REALI DI DUE VARIABILI REALI
definite da
Se la funzione composta
Dv f (x0 , y0 ) = F 0 (0)
Dimostrazione.
Dv f (x0 , y0 ) = 0.
Dimostrazione
Basta osservare che, nelle ipotesi fatte, la funzione F (t) = f (x0 + tv1 , y0 +
tv2 ) ha un estremo relativo in t = 0 e per il Teorema di Fermat sulle funzioni
di una variabile segue che F 0 (0) = 0.
∇f (x0 , y0 ) = 0
I punti (x0 , y0 ) interni ad A e tali che ∇f (x0 , y0 ) = 0 si dicono stazionari.
Analogamente a quanto accade nel caso unidimensionale, anche per le
funzioni di due variabili si può provare che
.
36 CAPITOLO 1. FUNZIONI REALI DI DUE VARIABILI REALI
Risulta:
Per studiare la natura dei punti stazionari si può ricorrere alle seguenti
condizioni necessarie del secondo ordine.
ii) H(x0 , y0 ) ≥ 0.
i) fx (x0 , y0 ) = fy (x0 , y0 ) = 0
Poichè
H(1, −4) = −1 < 0
il punto (1, −4) è un punto di sella di f .
Poichè
H(0, 0) = −4 < 0
è facile verificare che se (x0 , y0 ) = (g1 (t0 ), g2 (t0 )), con t0 ∈ [a, b] è un punto
della frontiera di A di massimo (minimo) assoluto di f , allora t0 è un punto
di massimo (minimo assoluto) della funzione F (t).
Nella pratica, dunque, si cercano i punti stazionari interni all’intervallo
[a, b] della funzione F (t), i punti interni all’intervallo [a, b] in cui F non è
derivabile e si confrontano i valori di F in tali punti con F (a), F (b) e con
i valori assunti da f nei punti degli insiemi A1 e A2 descritti prima. Si
potranno in tal modo individuare i valori massimo e minimo di f in A.
f (x, y) = 2x2 − xy − y
nel quadrato A di vertici P1 = (0, 1), P2 = (1, 1), P3 = (1, 0), P4 = (0, 0).
La funzione è continua quindi è dotata di estremi assoluti nell’insieme
chiuso e limitato A. Determiniamo gli insiemi A1 , A2 , A3 .
I punti stazionari si determinano risolvendo il sistema ottenuto eguaglian-
do azero le derivate parziali prime:
4x − y = 0
−x − 1 = 0
Si ottiene il punto (−1, −4) che non appartiene ad A. Dunque, A1 = ∅.
La funzione è derivabile nell’intero R2 . Dunque, A2 = ∅.
Per studiare l’insieme A3 , esaminiamo f in ciascuno dei lati dal quadrato
A.
Prendiamo in esame la restrizione di f al segmento P1 P2 : dobbiamo consi-
derare la funzione g(x) = f (x, 1) = 2x2 −x−1, x ∈ [0, 1]. Si ha g 0 (x) = 4x−1
e risolvendo l’equazione g 0 (x) = 0 si ottiene il punto P = ( 41 , 1) interno a
P1 P2 ; altri punti candidati ad essere di estremo assoluto sono P1 e P2 .
Prendiamo in esame la restrizione di f al segmento P2 P3 : dobbiamo con-
siderare la funzione h(y) = f (1, y) = 2 − 2y, y ∈ [0, 1], che non ha punti
stazionari in ]0, 1[; altri punti candidati ad essere di estremo assoluto sono
P2 e P3 .
Prendiamo in esame la restrizione di f al segmento P3 P4 : dobbiamo con-
siderare la funzione k(x) = f (x, 0) = 2x2 , x ∈ [0, 1], che non ha punti
stazionari in ]0, 1[; altri punti candidati ad essere di estremo assoluto sono
P3 e P4 .
1.5. CALCOLO DIFFERENZIALE 41