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16/12/2012
∂2Φ ∂2Φ
4Φ := + = 0. (1)
∂x2 ∂y 2
Qui ∆ è l’operatore di Laplace o Laplaciano; in dimensione arbitraria n
l’equazione di Laplace si scrive sempre come 4Φ = 0, con 4 = (∂ 2 /∂x21 ) +
... + (∂ 2 /∂x2n ). Le soluzioni (continue) dell’equazione di Laplace (in dimensione
arbitraria) sono anche dette funzioni armoniche1 . La linearitd̀ell’equazione di
Laplace e dell’operatore 4 implica che la somma (o la differenza) di funzioni
armoniche sia armonica.
In questa dispensa ci limiteremo a considerare l’equazione di Laplace in
dimensione due.
∂2 ∂2
L := + = ∂x2 + ∂y2 ; (2)
∂x2 ∂y 2
1
L’operatore L può essere scritto come il prodotto di due operatori (commu-
tanti)
L± = ∂x ± i ∂y ; (3)
in effetti, si vede immediatamente che
L = L+ L− = L− L+ , [L+ , L− ] = 0 . (4)
con f e g arbitrarie funzioni (derivabili due volte) dei loro argomenti, è soluzione
dell’equazione di Laplace.
Per convincerci che si tratta della soluzione più generale, passiamo alle
variabili
ξ = x + iy , η = x − iy ; (7)
lo Jacobiano di questa trasformazione è
1 i
J = , det(J) = 2i 6= 0
1 −i
∂x = (∂ξ/∂x) ∂ξ + (∂η/∂x) ∂η = ∂ξ + ∂η ,
∂y = (∂ξ/∂y) ∂ξ + (∂η/∂y) ∂η = i (∂ξ − ∂η ) . (8)
Ne segue che
L+ = 2 ∂η , L− = 2 ∂ξ ; L = 4 ∂ξ ∂η (9)
ed è dunque del tutto evidente che
Questo mostra in particolare che (6) è la più generale funzione nel nucleo di
(2) e dunque la più generale soluzione della (1).
E’ evidente il parallelo con l’equazione delle onde; ora però la “velocità” è im-
maginaria, e questo porta ad alcune differenze rimarchevoli nel comportamento
delle soluzioni, che discuteremo nel seguito.
Notiamo subito che è conveniente, come suggerito dalla discussione prece-
dente, passare alle variabili ξ ed η; è però ancor più conveniente usare una
2
notazione che ci ricordi che stiamo trattando con quantità complesse, ed anzi
complesse coniugate. Scriveremo quindi
z = ξ = x + iy ; z := z ∗ = η = x − iy .
2 Condizioni iniziali
L’equazione di Laplace non descrive una evoluzione temporale, ma una confi-
gurazione (del campo) nello spazio – o meglio nel piano. La condizione iniziale
appropriata (anche se qui sarebbe forse più appropriato parlare di condizione
ausiliaria) descrive la configurazione del campo su una sottovarietà unidimen-
sionale U0 del dominio di definizione U ; ad esempio, sul cerchio unitario C0 o
su una retta.2
Naturalmente, trattandosi di un’equazione del secondo ordine, sarà neces-
sario assegnare su U0 non solo il valore di u, ma anche la sua derivata nella
direzione ortogonale, o comunque trasversa3 , ad U0 .
2 In realtà, non su una retta qualsiasi: lo studente è invitato a riflettere su qual è la
condizione di ammissibilità per una tale retta. Il parallelo con l’equazione delle onde (a cui
ci si riduce con un cambio di variabili b x = x, b
y = iy) è sufficiente a risolvere il problema
proposto.
3 Assegnando la derivata in una direzione trasversa ma non ortogonale, ci si riduce sempre
a considerare la derivata in direzione ortogonale, dato che la componente della derivata nella
direzione tangente ad U0 è determinata dall’assegnazione di u su U0 .
3
Consideriamo per semplicità il caso U0 = C0 , ossia condizioni ausiliarie
assegnate sul cerchio unitario. In questo caso è conveniente passare a coordinate
polari,
z = ρ eiθ , z = ρ e−iθ ;
il cerchio unitario corrisponde ovviamente a ρ = 1, e la direzione ortogonale è
proprio la direzione della coordinata ρ. Notiamo anche che
∂ ∂ ∂
= eiθ + e−iθ ,
∂ρ ∂z ∂z
∂ ∂ ∂
= iz − iz .
∂θ ∂z ∂z
Dunque, su C0 abbiamo delle condizioni del tipo
4
In questo modo abbiamo
1 1
f 0 (ξ) = (ϕ0 + iψ) , g 0 (η) = − (ϕ0 − iψ) ; (15)
2i ξ 2i η
Esempio
Consideriamo il caso
ξ − ξ −1
1 1
f 0 (ξ) = 1 + 2 ξ −1 − ξ −2 ,
− + i =
2iξ 2i 4
−1
1 η − η 1
g 0 (η) = 1 + 2 η −1 − η −2 .
− − i =
2iη 2i 4
5
3 Soluzioni olomorfe
Se si richiede che la soluzione corrisponda alla sola parte olomorfa5 (od anti-
olomorfa), è sufficiente fornire il dato iniziale corrispondente ad [u(z, z)]γ = ϕ,
senza fornire quello relativo alla derivata normale.
Infatti, in questo caso (qui e nel seguito prendiamo per concretezza il caso in
cui si richiede che u sia olomorfa) deve essere g(z) = 0, e dalle (15) otteniamo
in particolare
ψ = − i ϕ0 . (16)
Possiamo ora procedere con le formule generali fornite in precedenza, e quindi
ancora dalla (15) segue che
1 0
f 0 (ξ) = ϕ
iξ
ed integrando otteniamo
Z
1 0
f (ξ) = − i ϕ [−i log(ξ)] dξ .
ξ
Esempio
Consideriamo il dato iniziale su C0
ψ = −i ϕ0 = −i cos θ ;
6
La soluzione cercata è quindi (come era lecito attendersi anche senza calcoli)
1
z − z −1
u(z) = .
2i
Notiamo che anche in questo caso si ha una soluzione singolare in z = 0, e che
diverge per |z| → ∞
Esercizio 3. Implementare la stessa procedura nel caso dell’equazione delle
onde, ossia ricavare le formule di soluzione quandi si richieda che la soluzione
sia nella forma di una onda progressiva a partire dal dato iniziale u(x, 0).
Naturalmente queste implicano che fxx +fyy = 0, che è l’equazione da cui siamo
partiti. Segue dalla (17) e da
∂x = ∂z + ∂z , ∂y = i (∂z − ∂z )
che inoltre
(uxx + i vxx ) + (uyy + i vyy ) = 0 .
Ricordando che u e v sono reali, questa implica immediatamente
olomorfa ed una anti-olomorfa, e una funzione olomorfa è anche armonica; inoltre le sue
parti reale ed immaginaria sono anch’esse funzioni armoniche. L’esercizio proposto tra poco
permetterà allo studente di completare queste considerazioni.
7
In effetti, le funzioni olomorfe (dette anche analitiche7 ) risultano di grande
importanza in diversi campi della Fisica Matematica e dell’Analisi, e sono sen-
z’altro meritevoli di attenzione. Tuttavia, anziché passare subito alla discus-
sione delle loro proprietà (che verrà invece svolta in una dispensa successiva),
qui nel seguito discuteremo alcune proprietà delle funzioni armoniche – propri-
età che ritroveremo poi sotto una veste leggermente diversa quando discuteremo
le funzioni olomorfe.
4 Problemi ai limiti
Abbiamo visto in precedenza come determinare la soluzione dell’equazione di
Laplace che soddisfa condizioni assegnate su una curva γ, ad esempio sul cerchio
unitario C0 ; queste condizioni risultavano “naturali” in termini del parallelo con
l’equazione delle onde.
D’altra parte, negli esempi che abbiamo considerato le soluzioni risultavano
avere delle singolarità, pur in presenza di dati iniziali regolari. In effetti, questo
non è il tipo di comportamento fisicamente interessante.8
Saremo quindi interessati a determinare delle soluzioni regolari dell’equazione
di Laplace. I problemi ai limiti che considereremo sono quindi di tipo diver-
so da quello considerato sopra; indicheremo qui con B0 l’interno del dominio
B ⊆ C, con γ = ∂B il bordo di B, e la curva γ sarà sempre liscia e senza
auto-intersezioni.
• Problema interno di Dirichlet: Sia B il dominio all’interno di γ; deter-
minare una funzione f (z) che sia armonica in B0 , continua in B, e che
coincida con una funzione assegnata ϕ(z) su γ.
• Problema esterno di Dirichlet: Sia B il dominio all’esterno di γ; deter-
minare una funzione f (z) che sia armonica e limitata in B0 (dunque al-
l’esterno di γ), continua in B, e che coincida con una funzione assegnata
ϕ(z) su γ.
• Problema interno di Neumann: Sia B il dominio all’interno di γ; deter-
minare una funzione f (z) che sia armonica in B0 , continua in B, e la cui
derivata normale a γ coincida con una funzione assegnata ψ(z) su γ.
• Problema esterno di Neumann: Sia B il dominio all’esterno di γ; de-
terminare una funzione f (z) che sia armonica e limitata in B0 (dunque
all’esterno di γ), continua in B, e la cui derivata normale a γ coincida con
una funzione assegnata ψ(z) su γ.
7 La differenziabilità in senso complesso implica che la funzione sia differenziabile un numero
infinito di volte.
8 Per capire questa affermazione, consideriamo l’equazione di diffusione isotropa in due
dimensioni spaziali, ut = (uxx + uyy ), e supponiamo che siano assegnate le condizioni sul
contorno C0 del dominio di interesse (che sarà la regione |r| ≤ 1). Ovviamente se cerchiamo le
soluzioni stazionarie di questa equazione, ci riduciamo all’equazione di Laplace. D’altra parte,
sappiamo che una evoluzione governata dalla equazione di diffusione tenderà a regolarizzare
qualsiasi singolarità della funzione.
8
Mentre è evidente che i problemi esterni siano problemi ai limiti, questa de-
nominazione può apparire bizzarra per i problemi interni; si consideri comunque
che una trasformazione conforme (che lascia invariante il Laplaciano) trasforma
un problema interno nel corrispondente problema esterno.
g(x0 , y0 ) = f (x0 , y0 ) = M ;
M −m M −m
gxx + gyy = (fxx + fyy ) + = > 0;
r2 r2
ma in un punto di massimo le derivate seconde non possono essere positive, e
quindi abbiamo una contraddizione.
9
Corollario. Sia B una regione limitata del piano, e γ = ∂B ⊂ B la sua
frontiera. Se f (x, y) è una funzione armonica nell’interno di B e continua in
∂B, allora il minimo di f in B non è inferiore al minimo di f su γ.9
Corollario. Se una funzione f (x, y), armonica in B0 e continua in B, non è
identicamente costante in B, il suo massimo ed il suo minimo in B si trovano
in γ = ∂B.
Esercizio 5. Dimostrare il teorema del massimo attraverso le formule di Gauss-Green-
Ostrogradskii.
10
Allora, se su γ abbiamo |Φ| < ε, segue immediatamente che |F | = |f1 −f2 | <
ε su tutto B. In altre parole, f dipende in modo continuo da ϕ.
Esercizio 6. Dimostrare che se abbiamo una sequenza di funzioni armoniche fk su
B, con [fk (x, y)]γ = ϕk (x, y), e la sequenza ϕk converge uniformemente su γ, allora la
sequenza fk converge uniformemente su tutto B.
11
e la (20) implica che debba essere
uk (r0 ) = ϕ
bk , (24)
dove naturalmente ϕ
bk sono i coefficienti di Fourier per ϕ(θ) nello sviluppo
X
ϕ(θ) = bk eikθ ,
ϕ (25)
k
Raccogliendo, otteniamo
X d2 uk 1 duk 1 2
+ − 2 k uk eikθ = 0 . (28)
dr2 r dr r
k
d2 uk duk
r2 + r = k 2 uk ; (29)
dr2 dr
in altre parole, le uk (r) sono autofunzioni dell’operatore
d2 d
L = r2 + r (30)
dr2 dr
con autovalore k 2 , dove k ∈ Z. Ovviamente queste autofunzioni sono definite
a meno di una costante moltiplicativa, che può essere usata per soddisfare le
condizioni ausiliarie uk (r0 ) = ϕ
bk .
E’ evidente dalla forma della (29) che la soluzione va cercata in serie di
potenze, cioé come X
uk (r) = Ckm rm ;
m
12
e quindi
d2
L = . (31)
dρ2
L’equazione da risolvere (per Uk (ρ) = uk (eρ ) ) è dunque semplicemente
d2 Uk
= k 2 Uk , (32)
dρ2
con soluzione (niente somma su k)
U0 (ρ) = a0 ρ + b0 .
r2 A0 00 (r) + r A0 0 (r) = 0;
2 00 0
r Ak (r) + r Ak (r) = k 2 Ak (r) ,
2 00 0
r Bk (r) + r Bk (r) = k 2 Bk (r) .
13 Questo spiega perché la richiesta di avere soluzioni limitate abbassa il numero di funzioni
che assegnano i dati al contorno da due ad una, sia per il problema interno che per quello
esterno.
13
Le soluzioni di questo sistema sono ottenute come in precedenza, ed abbiamo
A0 (r) = a0 + b0 log(r) ;
Ak (r) = a+
k r
k
+ a−
k r
−k
,
Bk (r) = b+
k r
k
+ b−
k r
−k
.
A0 (r) = a0 , Ak (r) = a+ k + k
k r , Bk (r) = bk r ;
A0 (r) = a0 , Ak (r) = a−
kr
−k
, Bk (r) = b−
kr
−k
.
dove naturalmente
Z 2π
1
ϕ0 = ϕ(θ) dθ ,
2π 0
Z 2π
1
αk = ϕ(θ) cos(kθ) dθ , (35)
π 0
Z 2π
1
βk = ϕ(θ) sin(kθ) dθ .
π 0
uk = ak rk ,
14
Esempio. Consideriamo r0 6= 0 e ϕ(θ) = cos(θ); dunque ϕ0 = 0, αk = δk,1 ,
βk = 0. Applicando la (37) otteniamo
uk = ak r−k ,
∂2 ∂2 ∂2 1 ∂ 1 ∂2
L = 2
+ 2
= 2
+ + 2 ,
∂x ∂y ∂r r ∂r r ∂θ2
si ha (per ogni k ∈ Z e per r0 6= 0)
7 Integrale di Poisson
Nella sezione precedente abbiamo ottenuto delle espressioni complete per la
serie di Fourier di u(r, θ), in cui i coefficienti sono determinati dai coefficienti di
Fourier per il dato al contorno ϕ(θ).
Potremmo essere tentati dall’inserire l’espressione esplicita di questi coeffi-
cienti (in termini di integrali della ϕ) nella nostra formula. Questa tentazione
trova la sua motivazione non solo nel desiderio di avere una formula sintetica,
15
ma anche nel fatto che (come abbiamo già ricordato) l’equazione di Laplace può
anche essere vista come l’equazione che descrive le soluzioni stazionarie dell’e-
quazione di diffusione (o del calore) e che per quest’ultima esiste una formula
che ci permette di esprimere in forma chiusa la soluzione a partire dal dato
iniziale.14
Consideriamo per concretezza il problema di Dirichlet interno. Inseriamo
allora le espressioni (35) dei coefficienti ϕ0 , αk , βk nella formula (37) per u;
otteniamo
X
u(r, θ) = ϕ0 + (r/r0 )k [αk cos(kθ) + βk sin(kθ)]
k
Z 2π Z 2π
1 1 X
= ϕ(η) dη + (r/r0 )k cos(kθ) ϕ(η) cos(kη)dη
2π 0 π 0
k
Z 2π
+ sin(kθ) ϕ(η) sin(kη) dη
0
Z 2π Z 2π
1 1 X k
= ϕ(η) dη + (r/r0 ) ϕ(η) cos[k(η − θ)]dη
2π 0 π 0
k
Z 2π " #
1 X
k
= ϕ(η) 1 + 2 (r/r0 ) cos[k(η − θ)] dη .
2π 0
k
16
Ne segue che
1 − ρ2
1
−1 + 2 Re = .
1−z 1 + ρ2 − 2ρ cos(ξ)
Abbiamo quindi mostrato che
Z 2π
1 1 − (r/r0 )2
u(r, θ) = ϕ(η) 2
dη . (40)
2π 0 1 + (r/r0 ) − 2 (r/r0 ) cos(η − θ)
1 1 − (r/r0 )2
K[r, θ; r0 , η] := , (41)
2π 1 + (r/r0 )2 − 2 (r/r0 ) cos(η − θ)
Vogliamo ora verificare che effettivamente la (40) definisce una funzione ar-
monica all’interno del cerchio di raggio r0 , continua sulla circonferenza di raggio
r0 , e coincidente su questa con ϕ(θ).
Per verificare che si tratta di una funzione armonica in B = {r < r0 }, è suf-
ficente verificare che K[r, θ; r0 , η] è soluzione dell’equazione di Laplace (rispetto
alle variabili (r, θ)), ossia che si ha
∂2K ∂K ∂2K
r2 + r + = 0.
∂r2 ∂r ∂θ2
Questo può essere facilmente verificato con un calcolo esplicito, che lo studente
è invitato a svolgere.
In effetti, per concludere che L[K] = 0 implica anche che u definita dalla
(40), (42) sia una funzione armonica, bisognerebbe anche verificare la legittimità
del portare le derivazioni all’interno dell’integrale; ma questo segue facilmente
da
17
Osservazione. La possibilità di esprimere la soluzione del problema di Dirich-
let nella forma dell’integrale di Poisson (40) non è peculiare del lavorare in
dimensione due; vale a dire, in dimensione n arbitraria si ottiene una formula
dello stesso tipo della (40). Ad esempio, per n = 3 risulta
Z 2π Z 2π
1 0 0 r02 − r2
u(r, θ, ϕ) = f (θ , ϕ ) dσ ,
4πr02 0 0 (r02 + r2 − 2rr0 cos γ)3/2
dove dσ è l’elemento di volume sulla sfera S 2 (su cui si estende l’integrale) e γ
è l’angolo tra i raggi che congiungono l’origine ai punti di coordinate (r, θ, ϕ) e
(r0 , θ0 , ϕ0 ).
18
8.1 Problema di Neumann interno
Iniziamo dal considerare il problema interno, cosicché le formule precedenti
(+) (+)
divengono (omettendo l’indice “+” in ak , bk )
X
ak rk cos(kθ) + bk rk sin(kθ) ,
u(r, θ) = a0 +
k
X
k ak rk−1 cos(kθ) + bk rk−1 sin(kθ) .
ur (r, θ) =
k
imponendo che questa funzione sia uguale a ψ(θ), si veda la (43), e concentran-
doci dapprima sull’equazione per k = 0, otteniamo che la soluzione esiste solo
a condizione di avere
Z 2π
1
ψ0 := ψ(θ) dθ = 0 ,
2π 0
αk βk
ak = k−1
, bk = .
kR kRk−1
sostituendo nell’espressione per u otteniamo in conclusione
∞ k−1
X r r
u(r, θ) = a0 + [αk cos(kθ) + βk sin(kθ)] . (45)
R k
k=1
19
la funzione ψ come derivata di u in direzione normale esterna al dominio su cui
si considera l’equazione, dato che questo è la regione esterna alla circonferenza
di raggio R, si avrà un segno meno, ossia
ψ(θ) = − ur (R, θ) .
Richiediamo nuovamente che questa funzione sia uguale a ψ(θ), si veda la (43),
ed ancora dall’equazione per k = 0 si ha che la soluzione esiste solo sotto la
condizione (44).
Assumendo che questa sia soddisfatta, le equazioni per k 6= 0 forniscono ora
−k ak R−k−1 = αk , −k bk R−k−1 = βk ;
20
Consideriamo per concretezza il problema di Neumann interno, cosicché si
applica la (45), che riscriviamo come
∞ k−1
X r 1
u(r, θ) = a0 + r [αk cos(kθ) + βk sin(kθ)] ,
R k
k=1
da cui naturalmente
∞ k−1
X r 1
v(r, θ) = r [αk cos(kθ) + βk sin(kθ)] . (47)
R k
k=1
Definendo ora
ρ = (r/R) , z = ei(θ−η) ,
questa si riscrive come
∞ Z 2π
R X ρk
v(r, θ) = ψ(η) Re[ζ k ] dη . (48)
π k 0
k=1
21
la (49) si riscrive come
Z 2π
R 1
v(r, θ) = Re log ψ(η) dη, (50)
π 0 1 − ρζ
Dunque
22
10 Proprietà delle funzioni armoniche
Vogliamo ora menzionare alcune delle proprietà fondamentali delle funzioni
armoniche. Queste si dimostrano tutte a partire dall’integrale di Poisson (40).
Proprietà 1 (media). Sia f (x, y) armonica sul cerchio B. Allora il valore
di f nel centro b0 di B è pari alla media aritmetica di f sulla circonferencza
γ = ∂B.
Dimostrazione. In effetti, è sufficiente usare la rappresentazione (40) per f ;
scegliendo r = 0 abbiamo
Z 2πρ Z 2πρ
1 1
f (0, θ) = ϕ(s) ds = f (ρ, s/ρ) ds ,
2πρ 0 2πρ 0
che è proprio la media di f sulla circonferenza di raggio ρ.
Proprietà 2 (massimo). Sia f (x, y) armonica nel dominio B; se esiste un
punto p0 ∈ B0 nell’interno di B, tale che u(p0 ) è uguale al minimo limite
superiore (al massimo limite inferiore) per u su γ = ∂B, allora u è costante.16
Dimostrazione. In effetti, assumiamo che esista un punto p0 con le dette
proprietà; allora, essendo questo un punto nell’interno di B, esiste un cerchio
C0 con centro p0 ed interamente contenuto in B. Dato che i valori della funzione
sulla circonferenza ∂C0 non possono eccedere u(p0 ), per il teorema della media
(v. proprietà 1 qui sopra) deve necessariamente essere u(p) = u(p0 ) per tutti i
punti p ∈ ∂C0 ; ma questo implica che u sia costante (ed uguale a u(p0 )) anche
per tutti i punti nell’interno di C0 . Scegliamo ora un punto p1 ∈ C0 ; questo avrà
un cerchio C1 con centro p1 ed interamente contenuto in B, e possiamo ripetere
indefinitamente la procedura fino a ricoprire interamente l’interno di B.
Proprietà 3 (teorema di Liouville). Una funzione armonica sull’intero
piano e non costante non è limitata né inferiormente né superiormente.
Dimostrazione. Consideriamo il caso di limite inferiore, dunque assumiamo
che esista m tale che u(x, y) ≥ m; possiamo sempre assumere m > 0, eventual-
mente aggiungendo una costante alla funzione u. Scegliamo ora un punto (r, θ)
e confrontiamo u(r, θ) con il valore u0 di u nell’origine. Scegliamo un R > r, e
definiamo ϕ(θ) = u(R, θ).
Usando l’integrale di Poisson, possiamo scrivere
Z 2π
1 R2 − r 2
u(r, θ) = ϕ(θ) 2 2
dη .
2π 0 R + r − 2Rr cos(θ − η)
diviene il minimo.
23
Nel limite R → ∞, questa fornisce u(r, θ) = u0 ; data l’arbitrarietà di (r, θ),
segue che u è costante.
Bisogna ancora mostrare la validità della (54). Scegliamo allora un cerchio
C0 di centro p0 e raggio R; la funzione u(r, θ) può essere rappresentata entro C0
attraverso l’integrale di Poisson usando questo cerchio (scegliamo per comodità
un sistema di coordinate polari con origine in p0 ). Per far ciò, porremo
Scriviamo allora
2π
R2 − r 2
Z
1
u(r, θ) = ϕ(θ) dη ; (56)
2π 0 R2 + r2 − 2Rr cos(θ − η)
d’altra parte, | cos(θ − η)| ≤ 1 e quindi
R−r R2 − r 2 R+r
≤ 2 2
≤ . (57)
R+r R + r − 2Rr cos(θ − η) R−r
Inoltre, se u ≥ 0 segue dalla (55) che nella (56) si ha ϕ(θ) ≥ 0 e dalle (56),
(57) segue che
Z 2π Z 2π
1 R−r 1 R+r
ϕ(η) dη ≤ u(r, θ) ≤ ϕ(η) dη . (58)
2π R + r 0 2π R − r 0
Ma per la proprietà 1 qui sopra (media aritmetica) sappiamo che
Z 2π
1
u(R, η) dη = u(p0 ) ;
2π 0
quindi la (58) si riscrive come
1 R−r 1 R+r
u(p0 ) ≤ u(r, θ) ≤ u(p0 ) . (59)
2π R + r 2π R − r
Questa è proprio la (54) (in cui il valore della funzione nel centro del cerchio
considerato, u(p0 ), veniva indicato con u0 ).
Proprietà 4 (analiticità). Sia f (x, y) armonica nel dominio B. Allora f è
una funzione analitica in x ed y, cioé è rappresentabile in termini di una serie
di potenze.
Dimostrazione. Percorrendo a ritroso i passaggi svolti per ottenere l’integrale
di Poisson (40), notiamo che
R2 − r 2
1 R
dη = 2Re − + dη
R2 + r2 − 2Rr cos(θ − η) 2 R − r exp[i(θ − η)]
iReiη
= −dη + 2Re dη
i(Reiη − reiθ )
dζ
= − dη + 2Re ,
i(ζ − z)
24
dove abbiamo scritto
z = r eiθ , ζ = R eiη .
Dunque, tornando a considerare l’integrale di Poisson ed indicando con ψ(ζ) =
u(R, η) = ϕ(η) il valore della funzione sul cerchio di raggio R, otteniamo
Z 2π Z 2π
1 1 ψ(ζ)
u(r, θ) = − ϕ(η) dη + Re dζ .
2π 0 iπ 0 ζ −z
G. Gaeta, 16/12/2012
25