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Complementi II

Quozienti topologici
Esercizio 2.1 Sullo spazio topologico R, dotato della topologia euclidea, si
consideri la relazione d’equivalenza

x ∼ y ⇐⇒ x = y oppure |x| = |y| > 1.

Dimostrare che R/ ∼ non è di Hausdorff.


Dim.: Sia p : R 7→ R/ ∼ la proiezione al quoziente. Si osservi che per ogni
 ∈ R+ , si ha

p(] − 1 − ε, −1 + ε[) = [−1, −1 + ε[∪]1, 1 + ε[


p(]1 − ε, 1 + ε[) = ]1 − ε, 1 + ε[

Quindi, p(−1) e p(1) non possono avere intorni saturi disgiunti. 2

Teorema 1 Sia X uno spazio topologico compatto e di Hausdorff. Se ∼ è una


relazione d’equivalenza su X, sia p : X 7→ X/ ∼ la proiezione al quoziente. Se
p è un’applicazione chiusa, allora X/ ∼ è (compatto e) di Hausdorff
Dim.: Poniamo, per semplificare, le notazioni Y = X/ ' . Se y1 , y2 sono due
punti distinti di Y, gli insiemi p−1 (y1 ) e p−1 (y2 ) sono disgiunti. Essendo p
suriettiva, esistono due punti di X tali che y1 = p(x1 ) e y2 = p(x2 ). Essendo
X di Hausdorff, {x1 } e {x2 } sono chiusi in X; di conseguenza, {y1 } e {y2 }
sono chiusi in Y essendo p chiusa. Pertanto p−1 (y1 ) e p−1 (y2 ) sono due chiusi
disgiunti di X.
Per ogni x ∈ p−1 (y1 ) e per ogni a ∈ p−1 (y2 ) siano Ux,a e Vx,a una coppia di
aperti disgiunti contenente rispettivamente x e a.
Poiché p−1 (y2 ) è compatto essendo un chiuso di uno spazio di Hausdorff,
il ricoprimento {Vx,a | a ∈ p−1 (y2 )} di p−1 (y2 ) ammette un sottoricoprimento
finito {Vx,a | a ∈ A} dove A è un sottoinsieme finito di p−1 (y2 ). Gli insiemi
\ [
Ux = Ux,a , Vx = Vx,a
a∈A a∈A

sono due aperti disgiunti contenenti, rispettivamente, x e p−1 (y2 ). Allora {Ux |
x ∈ p−1 (y1 )} è un ricoprimento aperto di p−1 (y1 ), che è compatto, e quindi
ammette un sottoricoprimento finito {Ux | x ∈ B} dove B è un insieme finito
di p−1 (y1 ). Quindi [ \
U= Ux , V = Vx
x∈B x∈B

sono due aperti disgiunti di X contenti rispettivamente p−1 (y1 ) e p−1 (y2 ).
Essendo p chiusa, gli insiemi p(X \ U ) e p(X \ V ) sono chiusi in Y e, quindi,
W1 = Y \ p(X \ U ) e W2 = Y \ p(X \ V ) sono due aperti di Y tali che y1 ∈ W1
e y2 ∈ W2 . Resta da dimostrare che W1 e W2 sono disgiunti.
Per assurdo supponiamo che y ∈ W1 ∩ W2 6= ∅. Allora y 6∈ p(X \ U ) e
y 6∈ p(X \ V ), ossia p−1 (y) ∩ (X − U ) = ∅ e p−1 (y) ∩ (X − V ) = ∅. Quindi p−1 (y)
è contenuto in U ∩ V, cioé U ∩ V 6= ∅. Poiché U e V sono disgiunti questo è
impossibile. 2

1
Il nastro di Möbius

Il nastro di Moebius è definito come lo spazio quoziente rispetto alla relazione


d’equivalenza definita sul quadrato Q = [0, 1] × [0, 1] identificando il punto (0, y)
con il punto (1, 1 − y) per ogni y ∈ [0, 1].

q
−→

Sia C = {(x, y, z) | x2 + y 2 = 1; |z| ≤ 1} il cilindro circolare retto. Definiamo


una relazione d’equivalenza su C ponendo
∀P, Q ∈ C | P ∼ Q ⇐⇒ P = Q or P = −Q
Sia M = C/ ∼ il quoziente e sia p : C 7→ M la proiezione sul quoziente.

(A) M è di Hausdorff.
Dim.: Essendo C compatto e di Hausdorff, è sufficiente dimostrare che p è
chiusa.
Sia τ è la simmetria rispetto al centro, cioé τ (x, y, z) = −(x, y, z). Se A è
un chiuso di C allora p−1 (p(A) = A ∪ τ (A). Essendo τ un omeomorfismo di
R3 , τ (A) è un chiuso e, quindi, p−1 (p(A) è chiuso essendo unione di due chiusi.
Per definizione di topologia quoziente, segue che p(A) è chiuso in M, cioé p è
un’applicazione chiusa 2

(B) M è omeomorfo al nastro di Möbius.

M = p(C) '

Dim.: Sia R = {(t, z) ∈ R2 | 0 ≤ t ≤ 1, |z| ≤ 1}. Sia ϕ : R 7→ C la funzione


continua definita ponendo
ϕ(t, z) = (cos2πt, sin2πt, z)
Si osservi che
 (t, z) = (t, z 0 ) se 0 < t < 1

0 0
ϕ(t, z) = ϕ(t , z) ⇐⇒ t = 0, t0 = 1 e z = z 0 .
t = 1, t0 = 0 e z = z 0

2
Poichè ϕ(R) = C, abbiamo pϕ(R) = C/ ' .
Su R definiamo una nuova relazione d’equivalenza ponendo

(t, z) ≡ (t0 , z 0 ) ⇔ pϕ(t, z) = pϕ(t0 , z 0 ).

Quindi

(t, z) = (t0 , z 0 )


 t ≤ 1/2 ⇒ t0 = t + 1/2, z 0 = −z



0 0
(t, z) ≡ (t , z ) ⇐⇒ 1/2 < t ⇒ t0 = t − 1/2, z 0 = −z .
t = 0, t0 = 1, z = z 0



t = 1, t0 = 0, z = z 0

Sia R̃ = {(x, y) ∈ R | 0 ≤ x ≤ 1/2, |z| ≤ 1}.


Se 0 < t < 1 e t 6= 1/2, allora la classe d’equivalenza di ≡ definita da (t, z)
contiene esattamente due punti e uno dei due punti appartiene a R̃.
Se t = 0 o t = 1/2 o t = 1 allora [(0, z)] = {(0, z), (1/2, −z), (1, z)} contiene
i due punti (0, z) e (1/2, −z) di R̃. Quindi R/ ≡ è lo spazio che si ottiene da R̃
identificando il punto (0, z) con il punto (1/2, −z); cioé è il nastro di Möbius.
Sia q la proiezione di R sul quoziente. Per costruzione q −1 (q(t, z) = (pϕ)−1 (pϕ(t, z).
Per la proprietà universale delle identificazioni l’applicazione h : q(t, z) 7→
(pϕ)(t, z) è una funzione continua.

ϕ p
−→ −→ M = p(C)

&q %h

Si verifica facilmente che h è biunivoca. Poichè M è di Hausdorff e R/ ' è


compatto, h è un omeomorfismo. 2

(C)Se F è la funzione F : C 7→ R3 definita ponendo

F (x, y, z) = ((x2 − y 2 )(2 + xz), 2xy(2 + xz), yz, )

allora F (C) è un omeomorfo al nastro di Möbius.


Dim.: Sia p : C 7→ M la proiezione di C al quoziente. Si osservi che F (x, y, z) =
F (−x, −y, −z) e, quindi, esiste una funzione continua f : M 7→ F (C) tale che
f p = F. Essendo M compatto e F (C) di Hausdorff, la funzione f è chiusa.
Per completare la dimostrazione, è sufficiente dimostrare che f è una biiezione.
Lasciamo al lettore questa verifica. 2

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