(senza pretese)
2
0
Richiami e notazioni
Tn
j=1 Aj
Sn
j=1 Aj
http://killingbuddha.altervista.org
Y1
v X HHH
HH
vv
v
HH
v
f
HH
vv
v
H$
zvv
o
/ Y2
Y1 Y2
1
(1)
http://killingbuddha.altervista.org
4
Non difficile osservare che, se f : X Y funzione tra spazi topologici,
e tanto pi difficile per f essere continua quanto pi fine la topologia
sullinsieme di arrivo, e tanto meno fine quella sullinsieme di partenza. Non banale allora quando, raffinando la topologia su Y , f resta
continua: studiamo in particolare la topologia pi fine su Y che rende
continua f .
Definizione 0.6 [Topologia Quoziente]: La topologia quoziente su
Y rispetto a f : (X, OX ) Y data da
Of = {U Y | f (U) OX }
E chiara la propriet di massimalit: se A unaltra topologia che rende
f continua, Of la contiene.
Esauriti questi preliminari (volti per lo pi a fissare le notazioni del
seguito, anche se forse perderemo in fretta questa abitudine), partiamo
con il discorso introduttivo principale.
http://killingbuddha.altervista.org
5
3. per ogni q U il differenziale dq : R2 R3 sia iniettivo. Ci
equivale a chiedere che il rango dello jacobiano di (),
xu xv
rk yu yv
zu zv
sia uguale a 2. Ancora, equivalente chiedere che in ogni punto di
U si abbia ku v k =
6 0.
La mappa () si chiama parametrizzazione locale di S. Lintorno V S
di p in S si chiama intorno coordinato.
Si mostra che la definizione ben posta a meno di C diffeomorfismi,
nel senso che se p S superficie regolare, e () : U S, () : V S,
tali che p W = (U) (V ), allora la mappa = 1 : 1 (W )
1 (W ) un diffeormorfismo.
6
p 1 (U1 ), f (1 (U1 )) 2 (U2 ), tali che 1
2 f 1 : U1 U2 sia
differenziabile come usuale mappa di aperti in q = 1
1 (p). In sostanza,
si impone la commutazione a
SO 1
SO 2
(2)
U1
1
2 f 1
U2
La mappa di aperti fe = 1
2 f 1 si dice espressione locale di f .
Due superfici regolari S1 , S2 si dicono diffeomorfe se esiste una biiezione differenziabile in entrambi i versi da S1 a S2 .
Piano tangente a S. Ricordando la condizione 3 di (1.1), data una
superficie regolare S e una sua parametrizzazione () : U S ha senso
definire il piano tangente in p a S come
Tp S := dq (R2 )
ove al solito q = 1 (p). Data liniettivit di dq infatti Tp S un piano
affine in R3 , ed facile mostrare che esso non dipende dalla parametrizzazione scelta. Se p = (q) i due vettori {u (q), v (q)} formano una
base di Tp S. La nozione di piano tangente intimamente connessa a
quella di curva differenziabile con sostegno su S, nel senso che segue.
Una curva : I R S si dice differenziabile in t0 se esiste
una parametrizzazione : U S tale che (t0 ) (U) e (t) =
(u(t), v(t)), dove u(), v() : I R sono differenziabili in t0 (la funzione (t)
= (u(t), v(t)) detta pullback di , ed definita in modo tale
che
= ).
E facile mostrare che Tp S coincide con linsieme dei vettori tangenti
in p alle curve differenziabili tracciate su S e passanti per p: si ha infatti
che
(t
0 ) = u(t
0 )u (q) + v(t
0 )v (q) Tp S
( il vettore di coordinate (u(t
0 ), v(t
0 )) = (t
0 ) nella base naturale indotta dalla parametrizzazione) e viceversa se w Tp S si ha w = u (q) +
v (q), ove q = (u0, v0 ), posto (t) = (u0 + t, v0 + t), si ha (0) = p,
(0)
= w.
http://killingbuddha.altervista.org
(3)
(4)
(5)
8
dove E(u, v) = hu (q) | u (q)i, F (u, v) = hu (q) | v (q)i, G(u, v) =
hv (q) | v (q)i. Le funzioni (differenziabili al variare di p (U))
E(), F (), G() sono i coefficienti metrici della prima forma fondamentale
di S. Si osservi che Ip (w) si pu anche esprimere come
E F
F G
(7)
Notiamo che la matrice della prima forma fondamentale (che , per inciso
la matrice di Grahm del prodotto scalare canonico nella base naturale di
Tp S) definita positiva grazie alla disuguaglianza di CauchySchwarz.
Lunghezze, Angoli, Aree. La prima forma fondamentale di S permette di calcolare, in modo intrinseco (cio senza far ricorso ad argomenti
coinvolgenti limmersione di S in R3) la lunghezza di curve su S, langolo
tra due curve su S e di misurare larea di una regione di S:
Prendiamo come al solito una parametrizzazione : U S, e sia
(t) = ((t))
: [a, b] S (
= (u(t), v(t)) il pullback di )
una curva differenziabile di estremi p1 , p2 su S. La lunghezza di
definita dal funzionale L : C (p) R (C (p) definito informalmente come linsieme delle curve differenziabili a supporto
contenuto in S),
L() =
k(t)k
dt;
poich si ha (t)
= u u + v v abbiamo che
L() =
E u 2 + 2F u v + Gv 2 dt.
(8)
cos =
8
0)
(t
0 ) | (t
p
k(t
0 )k
(t0 )
http://killingbuddha.altervista.org
9
in particolare langolo tra due curve coordinate di una parametrizzazione locale 3 dato da
cos c =
hu | v i
F
=
ku k kv k
EG
Da ci segue immediatamente che una superficie ha curve coordinate tra loro ortogonali se e solo se F 0 (ossia se la matrice di Ip
nella base naturale diagonale).
e poich ku v k2 = ku k2 kv k2 hu | v i2 , si ha anche
ZZ
(R) =
EG F 2 dudv
Q
Le curve coordinate sono definite come le curve in C (p) che hanno per pullback
una delle rette coordinate u =cost., v =cost.
http://killingbuddha.altervista.org
10
Il calcolo di lunghezze, angoli e aree si risolve dunque completamente tornando indietro (pullingback. . . ) allaperto coordinato che parametrizza
S.
Seconda Forma Fondamentale. Sia S una superficie regolare, : U
S una parametrizzazione locale. Per ogni p = (q) (U) il vettore
N(p) :=
u v
ku v k
(10)
normale a Tp S e di norma unitaria. Abbiamo allora una mappa differenziabile N : (U) R3 che associa ad ogni p (U) un versore
N(p).
Se la superficie S ammette in ogni punto un campo di versori normali,
e se tale campo vettoriale differenziabile su tutto il dominio, S si dice
orientabile. La scelta di una orientazione su S la scelta di un tale campo
differenziabile. Esistono superfici non orientabili: quella di dimensione
minima il nastro di Mbius in R3 .
Definizione 1.2 [Mappa di Gauss]: Sia S una superficie dotata dellorientazione N: questapplicazione, vista come N : S S2 , si dice mappa
di Gauss di S.
Il differenziale dNp di N in p S lineare da Tp S a TN(p) S2 =
Tp S (visto come piano parallelo), e quindi possiamo pensare che dNp
End(Tp S). Si mostra direttamente che dNp autoaggiunto: ossia
hdNp (x) | yip = hx | dNp (y)ip ,
x, y Tp S
Definizione 1.3 [Seconda Forma Fondamentale]: La seconda forma fondamentale IIp in Tp S definita da
IIp (w, w) := hdNp (w) | wi ,
w Tp S
(11)
Anche la seconda forma fondamentale di S ha unespressione in coordinate locali: se una parametrizzazione di S abbiamo
IIp (u , u ) = hdNp (u ) | u i = hu N | u i = hN | uu i
IIp (u , v ) = hdNp (u ) | v i = hu N | v i = hN | uv i
IIp (v , u ) = hdNp (v ) | v i = hv N | v i = hN | vv i
10
http://killingbuddha.altervista.org
11
Se allora poniamo e = hN | uu i, f = hN | uv i, g = hN | vv i, otteniamo i coefficienti metrici della seconda forma fondamentale di S (rispetto
alla base naturale su Tp S).
Particolare importanza acquistano gli invarianti di similitudine di
dNp : definiamo allora
Definizione 1.4 [Curvatura Media, Curvatura Gaussiana]: Sia
p S superficie regolare, dNp : Tp S Tp S il differenziale della mappa
di Gauss. Si definiscono la curvatura gaussiana K e la curvatura media
H come
1
K(p) := det dNp
H(p) := tr dNp
2
Le curvature di S si scrivono in funzione dei coefficienti metrici della
prima e seconda forma fondamentale di S:
K=
eg f 2
EG F 2
H=
1 eG 2f F + Eg
2
EG F 2
2
= ij1 1 + ij2 2 + ij N
xi xj
(N )
= 1j 1 + 2j 2
xj
()
Vale la pena di riportare il testo come enunciato dallo stesso Gauss nelle Disquisitiones generales circa superficies curvas: Formula itaque [. . . ] sponte perducit ad egregium theorema: si superficies curva in quamcumque aliam superficiem
explicantur, mensura curvaturae in singulis punctis invariata manet.
http://killingbuddha.altervista.org
11
12
in particolare le ij devono coincidere con le entrate della matrice dellapplicazione di Weingarten, e le ij sono i coefficienti della seconda forma
fondamentale. Le funzioni ijk : U R sono dette coefficienti di Christoffel della carta : grazie alla regola di Schwarz per le derivate di ordine
superiore al primo ne otteniamo la simmetria rispetto agli indici in basso.
Lemma 1.1 : Sia S R3 una superficie liscia e sia : U S una sua
carta. Per ogni i, j = 1, 2 si ha
ij1
ij2
1 g11 g12
=
2 g21 g22
!1 gj1
ui
gj2
ui
+
+
gi1
uj
gi2
uj
gij
u1
gij
u2
ove con gij si sono indicate le entrate della prima forma fondamentale:
E = g11 , F = g12 = g21 , G = g22 . Esplicitando queste relazioni con le
notazioni di Gauss si ha
!
1
11
E F
=
2
11
F G
1
E F
12
=
2
F G
12
1
E F
22
=
2
F G
22
!1
!1
!1
1 E
2 u1
F
E
21 u
u1
2
1
2
1
2
E
u2
G
u1
F
u2
1 G
2 u1
1 G
2 u2
(12)
E11
1
1 E
h1 | 1 i =
2 u1
2 u1
F
1 E
1
2
F 11 + G11 = h11 | 2 i =
h1 | 2 i h1 | 12 i =
u1
u1 2 u2
2
+ F 11
= h11 | 1 i =
http://killingbuddha.altervista.org
13
Teorema 1.2 [GaussCodazziMainardi]: Sia S R3 una superficie liscia, (U, ) una sua carta, allora vale
11 22
2
12
2
X
r=1
"
g1r
2
r
X
22
r
m r
m r
(22
m1 21
m2 )
21 +
u1
u2
m=1
2
12 11 X
r
r
r1 11
r2 ) = 0
+ (12
u1
u2 r=1
2
22 21 X
r
r
r1 21
r2 ) = 0
+ (22
u1
u2 r=1
(G)
(CM1)
(CM2)
ij1
ij2
ij
1
=
1 + ij 1k +
2 + ij2 2k +
N + ij Nk
uk
uk
uk
ijk =
"
"
ik1
ik
1
1
2
2
+ ik1 1j
+ ik2 2j
ik 1j 1 +
+ ik1 1j
+ ik2 2j
ik 2j 2 +
=
uj
uj
"
#
ik
1
2
+ ik 1j + ik 2j +
N
uj
e invocando il teorema di Schwarz gi usato prima, abbiamo che i coefficienti di ijk e ikj devono essere funzionalmente coincidenti. Ma allora
http://killingbuddha.altervista.org
13
14
otteniamo tre uguaglianze
ik
ij
1
1
1
1
+ ij1 1k
+ ij2 2k
ij 1k =
+ ik1 1j
+ ik2 2j
ik 1j
uk
uj
ij1
1
2
2
2
2
+ ij1 1k
+ ij2 2k
ij 2k = ik + ik1 1j
+ ik2 2j
ik 2j
uk
uj
ij1
ik
2
2
+ ij1 1k
+ ij2 2k
ij 2k =ik1 1j + ik2 2j +
uk
uj
riordinando i termini dellultima, si ottengono le relazioni di Codazzi
Mainardi scritte in (CM). Le altre due, con manipolazioni simili, porgono
22 11 12 12 =
22 21 21 22 =
2
1
X
22
1
m 1
m 1
(22
m1 21
m2 )
21 +
u1
u2
m=1
2
2
X
2
22
m 2
m 2
(22
m1 21
m2 )
21 +
u1
u2
m=1
se ora definiamo
Tr =
2
r
X
r
22
m r
(m r 21
m2 )
21 +
u1
u2 m=1 22 m1
T1
22
=
21
T2
!
22
g
g
= 11 12
21
g21 g22
T1
T2
http://killingbuddha.altervista.org
15
1
1
1
E F
(Fuv Evv Guu det
+
K=
2
2
F G
(EG F )
2
2
1
1
1
0
E
F
E
E
0
u
u
v
2
2
2 v
1
1
+ det
E
E
E
Fv 2 Gu
det 2 Ev
1
1
G
F
G
G
F
2 v
2 u
1
G
2 u
F
(13)
G
Superfici Astratte
ap
15
16
Composizione/restrizione di applicazioni Ck Ck .
Definizione 2.1 [Carta Locale]: Sia (X, OX ) uno spazio topologico
di Hausdorff a base numerabile. Una carta locale o nsistema di coordinate locali una coppia (U, U ) ove U un aperto di X e U un
omeomorfismo da U in un aperto di Rn . Due carte (U, U ), (V, V )si
dicono differenzialmente Ck compatibili se la funzione
V 1
u : U (U V ) V (U V )
un diffeomorfismo di classe Ck .
Le funzioni componenti di una carta U (p) = (x1 (p), . . . , xn (p)) si
dicono coordinate locali in U. Talvolta U si dir aperto coordinatizzato
da U .
Osservazione. Ovviamente se due carte sono Ck compatibili sono anche
Ch compatibili per ogni h k.
Definizione 2.2 : La funzione V 1
U si dice mappa di transizione dalle
coordinate di U a quelle di V . Quel che si chiede a due carte compatibili
di essere uguali a meno di un diffeomorfismo di classe Ck .
Definizione 2.3 [Atlante]: Un natlante differenziabile di classe Ck
nello spazio topologico X una famiglia fi ncarte locali {(U , )}
tale che U = {U } sia un ricoprimento di X e che le carte locali siano
tutte a due a due differenzialmente Ck compatibili.
Definizione 2.4 [Variet differenziale di classe Ck ]: Una variet
differenziale di classe Ck uno spazio topologico di Hausdorff (X, OX )
a base numerabile dotato di un natlante differenziabile di classe Ck .
Si dice anche che tale atlante definisce su X una struttura di variet
differenziabile di classe Ck .
La dimensione della variet la dimensione di un qualunque aperto
nel quale una carta mappa aperti della variet X. Tale nozione ben
posta perch se (U, ), (V, ) sono due carte la mappa di transizione un
diffeomorfismo tra aperti dello stesso Rn e dunque conserva la dimensione:
la funzione x 7 dimx X che manda x nella dimensione di X in un intorno
di x costante su ogni componente connessa di X (e dunque su tutto X
se ci limitiamo a studiare variet connesse).
16
http://killingbuddha.altervista.org
17
17
18
Definizione 2.6 [Variet Diffeomorfe Morfismo di Variet]:
Siano X, Y due variet differenziabile di dimensioni n, m. Una applicazione F : X Y si dice differenziabile o morfismo di variet se nel
diagramma commutativo
RO n
RO m
X U
Y V
lapplicazione F 1
differenziabile come mappa di aperti usuali. Se
tale funzione un diffeomorfismo, F , F 1 sono diffeomorfismi di variet.
Alcune costruzioni che generalizzano le definizioni appena date:
Se {M }B una famiglia di variet differenziabile, lunione di`
sgiunta B M ha una naturale struttura di variet differenziabile
indotta dallatlante
G
A=
A
B
http://killingbuddha.altervista.org
19
di X = M/G dato da tutte le carte del tipo ((U), U |1
U ) al
variare di U tra gli aperti buoni ( la proiezione sul quoziente).
Per mostrare ci bisogna mostrare che nel diagramma
M/G
id
M/G
O
|V
|U
Uo
|1
U |V
Rm o
Rm
1
lapplicazione |1
U |V . ove (U, ), (V, ) sono due carte
date, differenziabile. A sua volta ci equivale a mostrare che
1
|1
U |V differenziabile. Se u U, v V sono tali che |U
|V (v) = u, cio |V (v) = |U (u), allora u [v], cio esiste g G
tale che u = g v. Per continuit dellazione di gruppo esiste tutto
un intorno W di v tale che gW U, e |1
U |V (W ) U. Per ogni
altro w W si ha (g w) = (w) = |U (|1
U |V (w)), ed essendo
|U biiettiva, in particolare iniettiva, su W si ha |1
U |V g #,
moltiplicazione per g, liscia per ipotesi.
19
20
1. Un piano affine R3 generato da due vettori linearmente indipendenti a, b, che possiamo senza perdita di generalit supporre
ortogonali e di norma unitaria,e passa per un dato punto p0 . Allora
si parametrizza con ununica carta (R2 , f ), ove
f : (u, v) 7 p0 + ua + vb
linversa si scrive facilmente come g : p 7 ((p p0 ) a, (p p0 ) b).
Inoltre f, g sono continue, dunque omeomorfismi.
Osservazione. Componendo queste stesse mappe con linclusione
canonica, si trova che ogni U una superficie omeomorfa al
piano su cui vive.
2. La sfera S2 = {x R3 | x x = 1}. Ne offriamo diverse parametrizzazioni:
Parametrizzazione geografica: presi due angoli (, ) (longitudine e latitudine), costruiamo la carta
f (, ) =
i
cos cos
cos sin
sin
cos cos
sin
cos sin
http://killingbuddha.altervista.org
21
Sn \ {N, S}, ove N = en+1 , S = en+1 sono i due poli della
sfera, e definire le due funzioni
N : Sn \ {N} Rn
S : Sn \ {S} Rn
(14)
Rn+1
(x, 0)
x
1 xn+1
1 xn+1
cio t =
2
:
1+xx
allora
xx1
2x
,
1+xx 1+xx
funzione visibilmente differenziabile per ogni x Rn . Si noti
che N (N) = n , nel senso che questa mappa induce una
compattificazione (detta di Alexandrov) di Rn . Considerazioni
analoghe portano a scrivere S (x, xn+1 ) = 1+xxn+1 e
1
N (P ) =
1
S (P ) =
2x
1+xx
1xx
1+xx
http://killingbuddha.altervista.org
21
22
Osservazione. Si possono dare carte geografiche e cartesiane per
la sfera Sn := {x Rn+1 | x x = 1}?
Osservazione (La sfera come superficie di Riemann). Identifichiamo
R2 e C con lisomorfismo usuale : (x, y) 7 x + iy. Allora possiamo
interpretare le mappe N , S come applicazioni da S2 \ {N}, S2 \ {S} in
C, ponendo
N (p) =
p2
p1
+i
1 p3
1 p3
S (p) =
p1
p2
+i
1 + p3
1 + p3
1
2
2
Rez,
2
Imz,
|z|
1
1 + |z|2
e se : C C il coniugio, e poniamo = S si ha
1 (z) =
1
2
2
Rez,
2
Imz,
1
|z|
1 + |z|2
z
1
= .
2
|z|
z
( + A)
Z2
http://killingbuddha.altervista.org
23
23
24
Se a questo punto definiamo come vettore tangente in p a S una derivazione di C (p), e con Tp S linsieme di tutti i vettori tangenti siffatti, Tp S acquista naturalmente struttura di spazio vettoriale, in quanto
sottospazio del duale di C (p).
Notiamo che se v Tp S esiste una curva differenziabile con supporto
su S tale che (t0 ) = v. Allora se poniamo
df ((t))
|t=t0
dt
si ottiene effettivamente una Rderivazione di C (p).
v([f ]) :=
Strutture Riemanniane
Definizione 3.1 : Sia S una superficie astratta. Una metrica (o struttura) riemanniana su S una corrispondenza p 7 h | ip che associa ad
ogni punto p S un prodotto scalare su Tp S, che dipende differenziabilmente da p nel senso che segue: se (U, ) una carta locale attorno a p
e 1 |q , 2 |q sono i campi coordinati, allora le funzioni
gij (p) = hi | j i
sono differenziabili in U: g (che come notato prima la matrice di Grahm
del prodotto scalare nella base naturale di Tp S, dunque definita positiva in ogni punto di U) in modo naturale assimilabile a un tensore
simmetrico di rango 2, dato che si pu scrivere v = v1 1 + v2 2 ,
w = w1 1 + w2 2 e
g(v, w)(p) =
2
X
vi wj gij (p)
i,j=1
h(t)
| (t)i
(t) dt
http://killingbuddha.altervista.org
25
(15)
gx,11 (p) =
= gx,22 (p)
(1 + + x22 )2
gx,12 (p) = 0 = gx,21 (p)
4
gy,11 (p) =
= gy,22 (p)
2
(1 + y1 + y22 )2
gy,12 (p) = 0 = gy,21 (p)
x21
1
S ))(u, v)
1
u2 + v 2 2uv
= 2
2uv
u2 v 2
(u + v 2 )2
(16)
2
X
xh xk
gx,ij ,
h,k=1 yi yj
http://killingbuddha.altervista.org
25
26
ossia gy = J t gx J, ove J = Jac(d(N 1
S )). La metrica cos definita
2
su R si dice stereografica. Essa dotata di alcune interessanti
propriet geometriche: osserviamo anzitutto che le antimmagini
di meridiani sulla sfera sono semirette uscenti dallorigine in R2 .
E ragionevole allora che la loro lunghezza, rispetto alla metrica
stereografica sul piano sia . E infatti se
(t) = (at, bt) abbiamo
L(f ((t))
= L() =
I()
dt =
2
dt =
1 + t2
Con un identico ragionamento sui pullback la lunghezza stereografica dei paralleli parametrizzati da (t) = f (r cos t, r sin t)
L() =
4r
2r
dt =
.
2
1+r
1 + r2
S = R R>0 = ( xy ) R2 | y > 0 ;
S un aperto del piano reale e quindi banalmente una superficie
astratta (con lunica carta data dallinclusione canonica). Definiamo
1
= g22 (x, y)
y2
= 0 = g21
g11 (x, y) =
g12
http://killingbuddha.altervista.org
27
Si visto che il piano e la sfera hanno una struttura (pi o meno
nascosta) di superfici di Riemann: possiamo notare infatti che H =
{z C | Imz > 0}, e pensare H come aperto di C, variet di
dimensione complessa 1. Sia ora
= {z C | |z| < 1}
il disco di raggio 1 nel piano di Gauss. Definiamo la metrica
g(u, v) =
4
(1
u2
v 2 )2
per ogni z = u+iv . La metrica riemanniana cos definita prende il nome di metrica iperbolica, e la superficie geometrica (, g) si
dice disco iperbolico. E da notare che la mappa
f: CC
z 7
zi
z+i
2
2
f
X
X
1j f
g
g 2j
+
=0
f = 0 =
x1 j=1 xj
x2 j=1 xj
(18)
Se poniamo
1 = |g|
2
X
j=1
g 2j
f
xj
2 =
http://killingbuddha.altervista.org
|g|
2
X
j=1
g 1j
f
xj
27
28
1
1
= 0, che si traduce nella chiusura
la condizione (18) diventa
x1
x2
della forma differenziale = 1 dx1 + 2 dx2 .
Supponiamo ora di avere una soluzione allequazione f = 0 in un
intorno convesso U di p S, tale che dfp 6= 0. Poich U convesso e
ivi chiusa, anche esatta, ossia esiste una h tale che = dh su U. Se in
2
q X
f
h
= |g|
g 2j
x1
xj
j=1
(19)
2
q X
f
h
= |g|
g 1j
x2
xj
j=1
esplicitiamo
f
, f
x1 x2
(20)
troviamo
!
q
h
f
h
= |g| g 22
+ g 12
x1
x2
x1
!
q
f
11 h
21 h
= |g| g
+g
x2
x2
x1
(21)
(22)
2
q
X
f f
f h
f h
g ij
= |g|
x1 x2 x2 x1
xi xj
i,j=1
f f
il prodotto scalare indotto da g sul duale
Notiamo che 2i,j=1 g ij x
i xj
del piano tangente a S. Pertanto lequazione precedente diventa
q
f h
f h
= |g| hdf | df i .
x1 x2 x2 x1
hdf | dhi = 0
http://killingbuddha.altervista.org
29
Poniamo
y 2
= f (x1 , x2 )
= h(x1 , x2 )
y1
x1
y2
x1
y1
x2
y2
x2
f
x2
h
x2
f
x1
h
x1
= det
1
(y )
0
y1
g =
=
y2
0
(y )
y1
y1 t
y2
y2
y2
! y
1
(y) 0
y1
y2
0
(y)
y1
y1
y2
y2
y2
= J t gJ
y1
y1
!2
!2
y1
y1
y1
y2
y2
y1
y2
y2
!2
(y)
= (y )
!2
(y)
= (y )
y2 y2
+
=0
y1 y2 y1 y2
(23)
ossia in ogni punto di U deve valere una (e una sola) tra le relazioni
seguenti
y1 = y2
y1 = y2
y1
y2
y1
y2
y1
y2
= y12
y1
y2
http://killingbuddha.altervista.org
y2
y1
29
30
che sono equivalenti alle relazioni di (anti)olomorfia per . Da ultimo,
si usa un argomento di connessione per mostrare che in U solo una delle
precedenti relazioni pu sussistere. In conclusione si ha il
Teorema 3.1 : Ogni punto di una superficie geometrica (S, g) ha un
intorno in cui esistono coordinate isoterme. Il legame tra due sistemi
di coordinate isoterme su uno stesso intorno espresso da una funzione
olomorfa o antiolomorfa.
Corollario. Su ogni superficie geometrica orientabile (S, g) esiste una
struttura di superficie di Riemann (cfr. [4] per una prova).
Costruzione di T (V )
Nel seguito, ogni spazio vettoriale di dimensione finita sul (su un)
corpo K. Definiamo come spazio duale di V lo spazio vettoriale delle
applicazioni lineari da V su K: si scrive V := Hom(V, K).
La dimensione (su K) di V
dimK V = dimK Hom(V, K) = dimK V dimK K = dimK V
Fissata una base V = {v1 , . . . , vn } di V , una base di V fatta da
{v1 , . . . , vn }, ove vj : V K definita da vj (vi ) = ij , intendendo ij
come il simbolo di Kronecker.
Lo spazio V (non canonicamente) isomorfo al suo duale, mediante
P
P
la mappa che manda u = ni=1 i vi in u = ni=1 i vi .
Definizione A.1 [Applicazione Bilineare]: Siano U, V spazi vettoriali di dimensione finita su K, in particolare sia dimK U = m, dimK V =
n. Una applicazione bilineare tra U e V una applicazione g : U V K
che sia lineare in ciascuna delle due variabili. Linsieme Bil(U V, K)
delle applicazioni bilineari da U V in K uno spazio vettoriale di
dimensione finita su K e vale
dimK Bil(U V, K) = dimK U dimK V = mn
Una sua base costituita dallinsieme delle applicazioni ij definite da
ij (ur , vs ) =
30
se (i, j) = (r, s)
0 altrimenti
http://killingbuddha.altervista.org
31
31
32
3. U V lunico spazio vettoriale che soddisfi alla propriet universale seguente: comunque dati un terzo spazio vettoriale Z di
dimensione finita e una applicazione bilineare g : U V Z esiste
ununica : U V Z lineare, tale che risulti g = . Deve
insomma commutare il diagramma
U V
g
U V
A v w corrisponde lapplicazione x 7 (v x)w. Questa corrispondenza si estende poi per linearit. Mettendo assieme tutto quanto
si mostra lassociativit, di modo che
(V U) Z
= Hom(V U, Z)
= Hom(V , Hom(U , Z))
=
= V Hom(U , Z) = V (U Z)
32
http://killingbuddha.altervista.org
33
V
:= V V
jvolte
re
Th (V ) := V h
T k (V ) := V k
Thk (V ) := Th (V ) T k (V )
Th (V )
T (V ) :=
hN
T k (V )
T (V ) :=
kN
Thk (V )
(h,k)NN
(V ) := T (V )/hv u u vi
Non difficile mostrare che lalgebra simmetrica isomorfa allalgebra dei polinomi nelle indeterminate X1 , . . . , XdimK V ; un esempio
di questa corrispondenza si nota nel momento in cui a una forma
http://killingbuddha.altervista.org
33
34
bilineare g : V V K corrisponde un polinomio (omogeneo) di
secondo grado nelle variabili X1 , . . . , XdimK V . Non difficile definire un operazione di simmetrizzazione di modo che il prodotto
simmetrico di una k-upla di vettori sia
v1 vk =
1 X
v(1) v(k)
k! S(n)
(V ) := T (V )/hv vi
Tale
spazio sempre di dimensione finita, e precisamente dimK k (V ) =
n
, ove n = dimK V . In particolare la dimensione 0 non appena
k
k > n.
V
Lalgebra simmetrica (V ) pu anche essere definita come spazio vettoriale delle forme rlineari alternanti da V V su K. Se A
un insieme, indichiamo come di consueto con A A = Ak il
prodotto cartesiano di k copie di A. Ora, dati una qualunque applicazione f : Ak B, un elementox = (x1 , . . . , xn ) An (k n) e
una funzione I : {1, . . . , k} {1, . . . , n}, scriviamo f (xI ) per indicare
f (xI(1) , . . . xI(k) ): chiameremo la funzione I() un multiindice di ordine
k. Elenchiamo alcune propriet dei multiindici:
Anzitutto, se k = n ed I biiettiva, essa coincide con una permutazione S(n), insieme che un gruppo rispetto alloperazione di composizione, e sugli elementi del quale resta definito un
epimorfismo di gruppi detto parit:
sgn : S(n) {1}
Y (i) (j)
sgn () :=
ij
i<j
Dati due numeri naturali k n indichiamo con Ikn linsieme delle
funzioni strettamente crescenti I : {1, . . . , k} {1, . . . , n}: se k
34
http://killingbuddha.altervista.org
35
n r, I Ikn , J Inr la funzione composta J I appartiene a
Ikr . se poi I, J sono due generici multiindici (non necessariamente
crescenti), definiamo il loro vee
I J : {1, . . . , h + k} {1, . . . , n}
I J(x) =
I(x)
se1 x h
J(x h) seh + 1 x h + k
tali che im I im K = = im I im J, si ha
sgn ((I I) (I J) K) = sgn (I J)sgn (I K)
Data poi I Ihh+k esiste una unica funzione cI Ikh+k tale che
i cI S(h + k). La corrispondenza c : Ihh+k Ikh+k biunivoca e
involutoria (provare).
Definizione A.3 [spazio delle k-forme]: Sia V uno spazio vettoriale reale di dimensione n: per ogni 2 k n indichiamo con k (V )
linsieme delle applicazioni k-lineari alternanti : V k R. Chiameremo
gli elementi di k (V ) k-forme alternanti o semplicemente k-forme.
Ogni
n
k
IIh
h+k
35
36
Linearit: (a + b) = a( ) + b( );
Associativit: ( ) = ( ).
La (tediosa) prova di questi fatti lasciata al lettore volenteroso.
A questo punto, presa la base duale V = {v1, . . . , vn } di V , denotiamo
sgn ()
k
Y
(vI(j)
x(j) )
j=1
S(k)
Le applicazioni vI = vI(1)
vI(k)
formano, al variare di I Ikn , una
base di k (V ).
Possiamo allora definire linsieme
(V ) =
n
M
i (V )
i=0
esso detto algebra esterna sullo spazio vettoriale V : risulta dalla somma diretta delle i-esime algebre esterne, al variare di i = 1, . . . n. Dotata
del prodotto esterno, questa struttura diventa (appunto) unalgebra associativa su R. Dato lisomorfismo canonico di bidualit, possiamo considerare anche lalgebra esterna su V , fatta dalle k-forme su V . Inoltre
possiamo definire una applicazione k-lineare alternante k : V k k (V )
che manda (x1 , . . . , xk ) in x1 xk . Allora vale la
Proposizione A.1 (Propriet Universale del prodotto esterno). Sia V
uno spazio vettoriale reale di dimensione n, e 1 k n. Per ogni spazio
vettoriale W , ed ogn applicazione k-lineare alternante : V k W esiste
un unico omomorfismo : k (V ) W tale che = k , ovvero tale
che commuti il diagramma
Vk
k (V )
36
http://killingbuddha.altervista.org
37
xk )
(y1 yk ) =
S(n)
sgn ()
k
Y
j=1
xj y(j)
Wk
k (V )
k ()
k (W )
k
k (W )
lapplicazione composta V V W W
k-lineare ed alternante. Quindi, per la propriet universale, esiste un
unico omomorfismo k () che rende commutativo il diagramma.
http://killingbuddha.altervista.org
37
38
Bibliografia minima
[1] Rick Miranda, Algebraic Curves & Riemanns Surfaces, Graduate
Studies in Mathematics series, 5, AMS (1995).
[2] Otto Forster, Lectures on Riemanns Surfaces, Graduate Texts in
Mathematics 82, SpringerVerlag 1981.
[3] William Boothby, An introduction to differential manifolds and
Riemannian Geometry, Pure and Applied Mathematics 120, 1986.
[4] Jurgen Jost, Compact Riemann Surfaces:
Contemporary Mathematics, SpringerVerlag.
An Introduction To
38
http://killingbuddha.altervista.org