1. Disuguaglianze di convessità
Partiamo richiamando la definizione di funzione convessa sulla linea reale.
Definizione 5.1 (Funzioni reali convesse). Una funzione φ : (a, b) → R, con
a, b ∈ [−∞, +∞], è detta convessa se, per ogni λ ∈ (0, 1) e per ogni x, y ∈ (a, b), si
ha che φ(λx + (1 − λ)y) ≤ λφ(x) + (1 − λ)φ(y).
Il seguente risultato è ben noto. Se lo studente non lo conoscesse, è tenuto a
dimostrarlo.
Esercizio 5.1. Sia φ : (a, b) → R una funzione convessa. Allora φ è continua
su (a, b).
Esercizio 5.2. Sia φ : (a, b) → R una funzione convessa. Allora φ è limitata
dal basso, ovvero inf (a,b) φ ∈ R.
Il seguente risultato mostra una delle più celebri (ed utili) disuguaglianze di
convessità in Teoria della Misura.
Teorema 5.1 (Disuguaglianza di Jensen). Sia (X, B, µ) uno spazio di misura,
con µ(X) = 1 (in tal caso si parla di misura di probabilità su X). Sia φ :
(a, b) → [0. + ∞] una funzione convessa su (a, b) e sia f ∈ L1 (µ) tale che a ≤ f ≤ b
per ogni x ∈ X. Allora,
Z Z
(5.1) φ f dµ ≤ (φ ◦ f ) dµ.
X X
Osservazione 5.1. L’ipotesi φ ∈ [0, +∞] ci serve per dare senso all’integrale a
destra della (5.1), senza dover richiedere che φ◦f ∈ L1 (µ) (ricordiamo che l’integrale
di funzioni senza segno è stato definito sotto l’ipotesi di assoluta integrabilità).
Tuttavia, la disuguaglianza di Jensen continua aR valere anche se φ : (a, b) → R,
ogniqualvolta si possa dare un senso all’integrale X φ ◦ f dµ, come risulterà chiaro
dopo aver visto la dimostrazione.
Dimostrazione. Innanzitutto osserviamo che il termineR a sinistra di (5.1) è
ben
R definito, in quanto, per monotonia dell’integrale, X
f dµ ∈ (a, b), dato che
χ
X X
dµ = µ(X) = 1. Analogamente, il termine a destra di (5.1) è ben definito,
65
66 5. INTRODUZIONE AGLI SPAZI Lp
2. Spazi Lp (µ)
Definizione 5.3 (Spazi Lp ). Sia (X, B, µ) uno spazio di misura e sia 1 ≤ p <
∞. Denotiamo con
Z p1
p p
L (µ) := {f : X → C : f − misurabile, kf kp < ∞}, kf kp := |f | dµ .
X
Useremo indistintamente i simboli L , L (X, B, µ), L (X; C), L (X; R), Lp (µ). Inol-
p p p p
Proposizione 5.3. Sia (X, B, µ) uno spazio di misura, g : X → [0, +∞] una
funzione misurabile e supponiamo β := ess supX g < ∞. Allora β = min S, con S
definito in (5.4).
e che, per definizione di inf e per la monotonia della misura, possiamo supporre
β + n1 ∈ S, per ogni n = 1, 2, . . . (a meno di cambiare n1 per una successione del tipo
an
n , con an -limitata). Di conseguenza, la σ-subadditività della misura ci permette
di concludere che µ g −1 ((β, +∞]) = 0 ovvero che β ∈ S.
Esercizio 5.6. Sia (X, B, µ) uno spazio di misura. Dimostrare che Lp (µ) è
uno spazio vettoriale su C. Date f, g ∈ Lp (µ), definire la relazione di equivalenza
f ∼ g ⇔ f ≡ g quasi ovunque. Dimostrare che la funzione k · kp : Lp (µ) → [0, +∞]
è una norma su Lp (µ)/ ∼ (e quindi d(f, g) := kf − gkp è una metrica su Lp (µ)/ ∼).
D’ora in poi, con un evidente abuso di notazione, scriveremo Lp (µ) := Lp (µ)/ ∼.
Teorema 5.6 (Completezza di Lp ). Sia (X, B, µ) uno spazio di misura. Lo
spazio Lp (µ) è uno spazio metrico completo rispetto alla metrica indotta dalla norma
k · kp , per ogni p ∈ [1, +∞].
Dimostrazione. Distinguiamo il caso in cui p 6= ∞ dal caso p = ∞.
Caso p = ∞. Sia {fn }n∈N ⊂ L∞ (µ) una successione di Cauchy. Per definizione di
norma k·k∞ , detto An := {x ∈ X : |fn (x)| > kfn k∞ }, si ha µ(An ) = 0, per ogni n ∈
N. Analogamente, dato che |fn − fm | ∈ L∞ (µ), per ogni n, m ∈ N (disuguaglianza
triangolare), detto Bn,m := {x ∈ X : |fn (x) − fm (x)| > kfn − fm k∞ }, si ha
µ(Bn,m = 0, per ogni n, m ∈ N. Quindi abbiamo
[ [ \ \
E := An ∪ Bn,m µ(E) = 0 Ec = Acn ∩ Bn,m
c
.
n∈N m∈N n∈N m∈N
Per come è stata costruita la successione fnk , è facile osservare che kgn kp < 1,
per ogni n ∈ N (basta applicare un numero finito di volte la disuguaglianza di
Minkowski). Inoltre, applicando il Lemma di Fatou otteniamo
Z Z p Z Z
|g|p dµ = lim gn dµ = lim |gn |p dµ ≤ lim inf |gn |p dµ ≤ 1
X X n→∞ X n→∞ n→∞ X
p
ovvero g ∈ L (µ) e quindi g(x) < ∞, per µ-quasi ogni x ∈ X. Di conseguenza, la
serie
∞
X
(5.7) fn1 (x) + fnk+1 (x) − fnk (x)
k=1
2Il prefisso sesqui, di origine latina, sta per uno e mezzo (si pensi alle parole sesquipedali
della metrica latina classica). In questo caso, vogliamo dire che, rispetto alla seconda variabile,
non c’è linearità ma ?-linearità, ovvero (f, λg)L2 = λ(f, g)L2 , per ogni λ ∈ C.
2. SPAZI Lp (µ) 71
3G. Lorentz, "Some new function spaces", Annals of Mathematics 51 (1950), pp. 37-55.
72 5. INTRODUZIONE AGLI SPAZI Lp
Dato che ogni insieme Ux è un aperto a chiusura compatta, l’unione finita bigcupN
i=1 Uxi =
G è un aperto a chiusura compatta. Se U = X, la tesi segue ovviamente scegliendo
V = G. Supponiamo, quindi, che U 6= X. Per ogni p ∈ U c ⊂ K c , per il Teorema
5.7, esistono due aperti disgiunti Vp ∩ Up = ∅ tali che K ⊂ Vp , p ∈ Up . Di conse-
guenza, p ∈/ Vp (domanda per lo studente: perché?). Per costruzione, dunque, per
ogni p ∈ U c abbiamo \
U c ∩ G ∩ Vp = ∅.
p∈U c
2. SPAZI Lp (µ) 73
4Suggerimento: usare dapprima la densità delle funzioni semplici; poi, tramite regolarità
dall’esterno, approssimare con le caratteristiche degli elementi della base della topologia...
2. SPAZI Lp (µ) 75
compatto K ⊂ X tale che |fn (x)| < , per ogni x ∈ K c . Allora, per ogni x ∈ K c
abbiamo
|f (x)| ≤ kf − fn k + |fn (x)| < 2,
il che prova la tesi e conclude la dimostrazione.
d
−d x
u : R → C una funzione Lebesgue-misurabile e si denoti
Esercizio 5.24. Sia
con uλ (x) := λ u λ , per ogni λ > 0.
(i) Dimostrare che uλ è una funzione misurabile.
d
(ii) Dimostrare che kuλ kp = λ q kukp , per 1 ≤ p ≤ ∞, 1q = 1 − p1 .
Esercizio 5.25. Sia u ∈ C 1 R; C 2 (Rd ; R) una soluzione dell’equazione del
calore nonlineare
(5.8) ∂t u = ∆x u + up ,
con p > 1. Per ogni λ > 0, si denoti con uλ (t, x) := λα λt2 , λx .
d
Dimostrare che, se −d ≤ γ < 0, allora f ∈ L− γ ,∞ (Rd ) (la definizione di spazio
Lp,∞ è stata data nell’Esercizio (5.18)).
γ
Esercizio 5.30. Per ogni x ∈ Rd , sia f (x) = hxiγ := 1 + |x|2 2 . Dimostrare
che, se −d ≤ γ < 0, allora f ∈ Lp (Rd ), per ogni p > − γd .
1
Esercizio 5.31. Per ogni x ∈ Rd \ {0}, sia f (x) = |x|(1+log |x||)2 e si ponga
f (0) = 0. Si può affermare che f ∈ Ld (Rd )?
1
Esercizio 5.32. Per ogni x ∈ Rd \ {0}, sia f (x) = |x|2− +|x|2+ e si ponga
d
f (0) = 0. Dimostrare che, per > 0 sufficientemente piccolo, si ha che f ∈ L 2 (Rd ).
Esercizio 5.33. Sia f ∈ Lp (R), con 1 ≤ p < ∞ e sia
Fy (x) := f (x + y) − f (x − y).
6
Dimostrare che 1
lim kFy kp = 2 p kf kp .
y→+∞