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FUNZIONI CONTINUE

DEFINIZIONE
Data una funzione 𝑓: X → ℝ ed un punto 𝑥0 ∈ X, diremo che 𝒇 è continua in 𝒙𝟎 se vale una
delle due seguenti condizioni:
1. 𝑥0 è un punto isolato;
2. 𝑥0 è un punto di accumulazione per X e lim 𝑓 𝑥 = 𝑓 𝑥0
𝑥→𝑥0
DEFINIZIONE Diremo che 𝒇 è continua in X se è continua in ogni 𝑥0 appartenente ad X.

TEOREMA (Continuità delle funzioni monotone)


Data una funzione 𝑓: X → ℝ, se 𝑓 è monotona e il suo codominio 𝑓(X) è un intervallo , allora 𝑓
è continua in X.

Dal teorema precedente segue che le funzioni elementari sono continue nel loro insieme di
definizione.
TEOREMA (Operazioni sulle funzioni continue)
Siano f ,g : X → ℝ, 𝑥0 ∈ X. Se f e g sono continue in 𝑥0 allora le funzioni
f
f + g, f . g, con g(x)≠0 ∀𝑥 ∈ X sono continue in 𝑥0 .
g

TEOREMA (Continuità delle funzioni composte)


Siano f : X → 𝑌 e g : Y→ ℝ, 𝑥0 ∈ X.
Se f è continua in 𝑥0 e g è continua in 𝑦0 = 𝑓(𝑥0 ), allora la funzione
composta g ◦ f è continua in 𝑥0 .

In conclusione segue che tutte le funzioni che si ottengono come somma,


prodotto, quoziente e composizione di funzioni elementari sono continue.
Risultano quindi continue nell’insieme di definizione:
𝟏+𝒙 𝒙
log , arctan , 1 − sin 2𝑥.
1−𝑥 𝑥 −1
TEOREMA DI WEIERSTRASS
Sia f : X → ℝ.
Se X è chiuso e limitato ed inoltre f continua, allora f è dotata di
massimo e minimo assoluto.
OSSERVAZIONE
Le ipotesi del teorema precedente sono tutte necessarie. Se infatti
consideriamo f(x) = 𝑥 2 , x ∈ 0,1 f non ha minimo. f risulta continua in
un insieme limitato ma non chiuso.
La funzione f(x)=𝑥 2 , x ∈ 0, +∞ non ha massimo e risulta continua in
un intervallo chiuso non limitato.
𝟏
𝑥 ∈ −1,1 − {0}
La funzione f(x)=൝𝑥 2 non è continua in −1,1 e non
0 𝑥=0
ha massimo.
TEOREMA DI ESISTENZA DEGLI ZERI
Sia f: 𝑎, 𝑏 → ℝ, f continua.
Se f(𝑎) . f(𝑏) < 0 allora ∃ c ∈ 𝑎, 𝑏 t.c. f(c)=0
Questo teorema consente di individuare (o approssimare) gli zeri di una
funzione definita in un intervallo chiuso e limitato, ivi continua e tale che i
valori che essa assume agli estremi dell’intervallo siano di segno opposto.
Dimostrazione
𝑎+𝑏
Sia c = il punto medio dell’intervallo 𝑎, 𝑏 .
2
Supponiamo che f(𝑎)>0 e f(𝑏) < 0, se risulta f(c)=0, c è lo zero che cerchiamo
della nostra funzione.

Supponiamo invece che sia f(c)≠0 e sia per esempio f(c)<0.


a1 +b1
In questo caso avremo: 𝑎, 𝑐 = a1 , b1 il cui punto medio sarà c1 =
2
Se f(c𝟏 )=0 abbiamo trovato lo zero della funzione.
Supponiamo invece che sia f( c𝟏 )≠0 e sia per esempio f(c𝟏 )>0. In questo caso
a𝟐 +b𝟐
avremo: c𝟏 , 𝑐 = a𝟐 , b𝟐 il cui punto medio sarà c𝟐 = .
2
Se f(c𝟐 )=0 abbiamo trovato lo zero della funzione.
Se invece f(c𝟐 )≠0 si va avanti come in precedenza.
Iterando questo processo si costruiscono quindi due successioni: (𝑎𝑛 )n ∈ℕ e
(𝑏𝑛 )n ∈ℕ che definiscono intervalli (sempre più piccoli) in cui sono verificate
le ipotesi del teorema.
L’ampiezza dell’intervallo in cui cade lo zero della f, al crescere di n, si riduce
sempre di più e quindi siamo sempre più “vicini “ allo zero della funzione.
Questo metodo è detto metodo di bisezione.
Risulta (𝑎𝑛 )n ∈ℕ crescente e (𝑏𝑛 )n ∈ℕ decrescente. Si ha per la monotonia
delle successioni, che: esse ammettono limite, dunque
∃ lim 𝒂𝒏 = 𝑠𝑢𝑝𝒂𝒏 ed ∃ lim 𝒃𝒏 = 𝑖𝑛𝑓𝒃𝒏
𝑛→+∞ 𝑛→+∞
Inoltre l’ampiezza degli intervalli definiti da queste successioni è:
𝒃−𝒂 𝑏1 − 𝑎1 𝒃−𝒂 𝒃−𝒂
𝑏1 − 𝑎1 = ; 𝑏2 − 𝑎2 = = ; … … . . 𝑏𝑛 − 𝑎𝑛 =
2 2 22 2𝑛
𝒃−𝒂
Poiché 𝑏𝑛 = 𝑎𝑛 + 𝑛 , passando al limite:
2
𝒃−𝒂
lim 𝒃𝒏 = lim 𝒂𝒏 + lim 𝑛 = lim 𝒂𝒏 ⇒ lim 𝒃𝒏 = lim 𝒂𝒏 = 𝒙𝟎
𝑛→+∞ 𝑛→+∞ 𝑛→+∞ 2 𝑛→+∞
Per il teorema sul calcolo dei limiti e per la continuità avremo:
lim 𝒇(𝒃𝒏 )= lim 𝒇(𝒂𝒏 ) = 𝒇(𝒙𝟎 )
Per costruzione si ha che ∀𝒏 𝒇(𝒂𝒏 ) > 0 ⇒ lim 𝒇(𝒂𝒏 ) ≥0
∀𝒏 𝒇(𝒃𝒏 ) < 0 ⇒ lim 𝒇(𝒃𝒏 ) ≤ 0
Per cui 𝒇(𝒙𝟎 ) ≥0 e 𝒇(𝒙𝟎 ) ≤ 0 quindi necessariamente 𝒇(𝒙𝟎 ) = 0.
Osservazione
La dimostrazione del teorema degli zeri ha carattere costruttivo, l’algoritmo presentato è detto

metodo di bisezione ed è utile per trovare un’approssimazione dello zero della funzione.

Infatti, fissato 𝜀 l’ errore massimo che si accetta di commettere, è possibile costruire due successioni

(𝑎𝑛 )n ∈ℕ e (𝑏𝑛 )n ∈ℕ di numeri reali che approssimano rispettivamente per difetto e per eccesso la

𝑎𝑛 + 𝑏𝑛
soluzione x𝟎 dell’equazione f(x)=0. L’approssimazione cercata sia 𝑐𝑛 = .
2

Poichè si richiede un errore minore di 𝜀 occorre determinare n (cioè il numero di iterazioni del

metodo di bisezione) in modo tale che


𝑎𝑛 + 𝑏𝑛 𝑏𝑛 −𝑎𝑛 𝒃−𝒂 𝒃−𝒂
𝑥0 − 𝑐𝑛 < 𝑐𝑛 − 𝑎𝑛 = − 𝑎𝑛 = = ≤ 𝜀 da cui 2𝑛+1 ≥
2 2 2𝑛+1 𝜀
La soluzione, rispetto a n, di quest’ultima disequazione fornisce il numero minimo di passi necessari
per ottenere un’approssimazione di x𝟎 con una precisione dell’ordine di 𝜀.
TEOREMA DI BOLZANO
Sia f: X→ ℝ, se f continua e X è un intervallo allora f(X) è un intervallo.
Dimostrazione
Dobbiamo dimostrare che ∀y𝟏 , y𝟐 ∈ f(X) con y𝟏 < y𝟐 : y𝟏 , y𝟐 ⊆ f(X)
cioè z ∈ y𝟏 , y𝟐 ⇒ z ∈ f(X)

Siano y𝟏 , y𝟐 ∈ f(X), y𝟏 < y𝟐 e z ∈ y𝟏 , y𝟐 allora


∃ x𝟏 , x𝟐 ∈ X t.c. f( x𝟏 )= y𝟏 e f( x𝟐 )= y𝟐
Consideriamo la seguente funzione:
g(x) = z - f(x) con x ∈ I(x𝟏 , x𝟐 ), intervallo di estremi x𝟏 e x𝟐 .
g è continua essendo f continua per ipotesi. Inoltre
g( x𝟏 ) = z - f( x𝟏 ) = z - y𝟏 > 0 e g( x𝟐 ) = z - f( x𝟐 ) = z - y𝟐 < 0
Per il teorema degli zeri, poiché g assume valori di segno opposto agli estremi
dell’intervallo I(x𝟏 , x𝟐 ) ed è continua, si ha che
∃𝒄 ∈ I(x𝟏 , x𝟐 ) t.c. g(𝒄)=0 ⇒ z - f(𝒄) = 0 ⇒ z = f(𝒄) ⇒ z ∈ f(X)
TEOREMA DEL PUNTO FISSO
Sia f: 𝑎, 𝑏 → ℝ, f continua in 𝑎, 𝑏 .
Se f( 𝑎, 𝑏 ) ⊆ 𝑎, 𝑏 allora ∃ x ∈ 𝑎, 𝑏 t.c. f(x)=x. x dicesi punto fisso.

Il teorema del punto fisso per una funzione reale di variabile reale
afferma che se il grafico di una funzione continua si trova nel quadrato
𝑎, 𝑏 x 𝑎, 𝑏 , allora interseca la bisettrice del primo e del terzo
quadrante almeno una volta.
PUNTI DI DISCONTINUITA’
Sia 𝑓: X → ℝ , 𝑥0 ∈ X, 𝑥0 punto di accumulazione per X.
• Se ∃ lim+ 𝑓 𝑥 = l𝟏 ∈ ℝ ed ∃ lim− 𝑓 𝑥 = l𝟐 ∈ ℝ l𝟏 ≠ l𝟐
𝑥→𝑥0 𝑥→𝑥0
allora 𝑥0 si dice punto di discontinuità di prima specie e l𝟐 − l𝟏 si dice
salto della funzione.
ESEMPIO
𝒙
Sia f(x)= ൝𝑥 𝑥≠0
0 𝑥=0
Si ha: lim+ 𝑓 𝑥 = 1 mentre lim− 𝑓 𝑥 = -1
𝑥→𝑥0 𝑥→𝑥0
Quindi x=0 è un punto di discontinuità il salto della funzione vale 2.
• Se ∃ lim+ 𝑓 𝑥 ed ∃ lim− 𝑓 𝑥 , il limite di almeno uno dei due non
𝑥→𝑥0 𝑥→𝑥0
è finito allora 𝑥0 si dice punto di discontinuità di seconda specie.

ESEMPIO
1
Sia f(x) = ൝𝑒
𝑥 𝑥≠0
0 𝑥=0

Si ha: lim+ 𝑓 𝑥 = + ∞ mentre lim− 𝑓 𝑥 = 0


𝑥→𝑥0 𝑥→𝑥0

Quindi x=0 è un punto di discontinuità di seconda specie per f.


• Se ∃ lim 𝑓 𝑥 = 𝑙 ≠ 𝑓 𝑥0 𝑙 ∈ ℝ allora 𝑥0 si dice punto di
𝑥→𝑥0
discontinuità di terza specie o eliminabile.

ESEMPIO
𝑠𝑖𝑛𝑥
Sia f(x) = ൝ 𝑥 𝑥≠0
𝟎 𝑥=0

Si ha: lim 𝑓 𝑥 = 𝟎
𝑥→𝑥0
Quindi x=0 è un punto di discontinuità eliminabile per f.
ASINTOTI
• La retta x= 𝒙𝟎 si dice asintoto verticale se lim 𝑓 𝑥 = ∞
𝑥→𝑥0
Se lim+ 𝑓 𝑥 = + ∞(− ∞) si dice asintoto verticale destro
𝑥→𝑥0

Se lim− 𝑓 𝑥 = + ∞ (- ∞) si dice asintoto verticale sinistro


𝑥→𝑥0

• La retta y = 𝒍 si dice asintoto orizzontale se lim 𝑓 𝑥 = 𝑙 ∈ ℝ


𝑥→∞
Se lim 𝑓 𝑥 ∈ ℝ si dice asintoto orizzontale destro
𝑥→+ ∞
Se lim f x ∈ ℝ si dice asintoto orizzontale sinistro
x→−∞

• La retta y = 𝒎𝒙 + 𝒒 si dice asintoto obliquo se


𝑓(𝑥)
m = lim ∈ℝ q = lim 𝑓 𝑥 − 𝑚𝑥 ∈ ℝ
𝑥→∞ 𝑥 𝑥→∞
Se uno dei due limiti non esiste o è infinito non esisterà l’asintoto obliquo.

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