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1) Principio di induzione:
Se una proprietà P(ℕ) vale per 𝑛 = 1 e, se supposta vera per 𝑛, risulta vera per 𝑛 + 1, allora
P(ℕ) risulta vera per ogni 𝑛.
Disuguaglianza di Bernouilli
(𝟏 + 𝒂)𝒏 ≥ 𝟏 + 𝒏𝒂 𝒑𝒆𝒓 𝒂 ≥ −𝟏
2) √2 non è razionale
4𝑘 2 = 2𝑞 2 ⇒ 𝑞 2 = 2𝑘 2
Quindi 𝑞 2 è pari ed anche 𝑞. Abbiamo raggiunto un assurdo poiché 𝑝 e 𝑞 sono primi tra
loro. Quindi la innocua radice quadrata di due è un nuovo numero che chiamiamo
irrazionale.
Questo assioma esplicita la continuità dei reali che non hanno “buchi”. Mostriamo che ℚ
non verifica l’assioma di Dedekind:
𝐴 = {𝑥 ∈ ℚ: 𝑥 < 0} ∪ {𝑥 ∈ ℚ: 𝑥 ≥ 0, 𝑥 2 < 2} e 𝐵 = {𝑥 ∈ ℚ: 𝑥 ≥ 0, 𝑥 2 ≥ 2}. E’ facile
vedere che (𝐴, 𝐵) è una sezione di ℚ. Supponiamo che esiste l’elemento separatore e che sta
in 𝐴. Quindi 𝐿 è un numero positivo tale che 𝐿2 < 2. Ora sia 𝑁 un intero tale che
2𝐿 + 1
𝑁>
2 − 𝐿2
Allora
2𝐿 + 1
𝑁(2 − 𝐿2 ) > 2𝐿 + 1 ⇒ 2 − 𝐿2 >
𝑁
Quindi
2𝐿 + 1
2 > 𝐿2 +
𝑁
Leggendola al contrario
2𝐿 + 1
𝐿2 + <2
𝑁
Ma
1 2 1 2𝐿 1 2𝐿 2𝐿 + 1
(𝐿 + ) = 𝐿2 + 2 + < 𝐿2 + + = 𝐿2 + <2
𝑁 𝑁 𝑁 𝑁 𝑁 𝑁
1 1
Questo vuol dire che 𝐿 + 𝑁 ∈ 𝐴. Ma 𝐿 + 𝑁 > 𝐿 e quindi 𝐿 non è l’elemento separatore.
Analogamente si esclude il caso 𝐿 ∈ 𝐵
4) Teorema unicità del limite: Se il limite di una funzione in un punto esiste, esso è unico.
DIM: Supponiamo per assurdo che lim 𝑓(𝑥) = 𝑙1 e lim 𝑓(𝑥) = 𝑙2 . Sia 𝑙1 < 𝑙2 e
𝑥→𝑥0 𝑥→𝑥0
𝑙2 −𝑙1
scegliamo 𝜀 < . Dalla definizione di limite abbiamo che
2
contro l’ipotesi. Poiché l’assurdo è nato dall’aver supposto l’esistenza di più limiti, il limite
è unico.
Quindi si ha che
Pertanto
𝑙𝑖𝑚 𝑓(𝑥) = 𝑙
𝑥→𝑥0
7) Teorema degli zeri ( Bolzano ): Sia 𝑓: [𝑎, 𝑏] → ℝ continua. Se 𝑓(𝑎) ∙ 𝑓(𝑏) < 0,allora esiste
almeno un 𝑥0 ∈ (𝑎, 𝑏) tale che 𝑓(𝑥0 ) = 0
Dim: Supponiamo 𝑓(𝑎) < 0 e 𝑓(𝑏) > 0. Supponiamo per assurdo che
𝑓(𝑥) ≠ 0 ∀𝑥 ∈ [𝑎, 𝑏] e consideriamo l’insieme
8) Teorema dei valori intermedi (Bolzano): Sia 𝑓: [𝑎, 𝑏] → ℝ continua con 𝑓(𝑎) < 𝑓(𝑏).
Allora la funzione assume tutti i valori compresi tra 𝑓(𝑎) 𝑒 𝑓(𝑏) cioè è una funzione
suriettiva su [𝑓(𝑎), 𝑓(𝑏)].
𝑔(𝑥0 ) = 𝑓(𝑥0 ) − 𝑦 = 0
Quindi 𝑦 = 𝑓(𝑥0 ).
Dim: Supponiamo che 𝑥0 sia un punto di massimo relativo interno. Allora esiste un intorno
completo 𝐼𝑥0 di 𝑥0 tale che
Pertanto
𝑓(𝑥0 + ℎ) − 𝑓(𝑥0 )
≤0 𝑝𝑒𝑟 ℎ > 0
ℎ
𝑓(𝑥0 + ℎ) − 𝑓(𝑥0 )
≥0 𝑝𝑒𝑟 ℎ < 0
ℎ
Siccome la funzione è derivabile in 𝑥0 , ricordando il teorema della permanenza del segno si ha
𝑓(𝑥0 + ℎ) − 𝑓(𝑥0 )
𝑓 ′ (𝑥0 ) = lim+ ≤0
ℎ→0 ℎ
𝑓(𝑥0 + ℎ) − 𝑓(𝑥0 )
𝑓 ′ (𝑥0 ) = lim− ≥0
ℎ→0 ℎ
La derivata dovrà essere contemporaneamente minore o uguale a zero e maggiore o uguale a zero.
Ciò è possibile solo se 𝑓 ′ (𝑥0 ) = 0. Con un ragionamento analogo si dimostra il caso in cui 𝑥0 è un
punto di minimo relativo interno.
10) Teorema di Rolle:Se 𝑓(𝑥) è continua in [𝑎, 𝑏], derivabile in (𝑎, 𝑏) con 𝑓(𝑎) = 𝑓(𝑏), allora
esiste almeno un 𝑐 ∈ (𝑎, 𝑏) 𝑡. 𝑐. 𝑓 ′ (𝑐) = 0.
Geometricamente il teorema di Rolle afferma che, per una funzione 𝑓(𝑥) continua in [𝑎, 𝑏],
derivabile in (𝑎, 𝑏), con 𝑓(𝑎) = 𝑓(𝑏), esiste in (𝑎, 𝑏) almeno un punto in cui la retta tangente è
orizzontale
11) Teorema di Cauchy: Se 𝑓 𝑒 𝑔 sono due funzioni continue in [𝑎, 𝑏] e derivabili in (𝑎, 𝑏),
allora esiste almeno un 𝑐 ∈ (𝑎, 𝑏) tale che
[𝑓(𝑏) − 𝑓(𝑎)]𝑔′ (𝑐) = [𝑔(𝑏) − 𝑔(𝑎)]𝑓 ′ (𝑐)
Dim: Costruiamo la seguente funzione
ℎ(𝑥) = [𝑓(𝑏) − 𝑓(𝑎)]𝑔(𝑥) − [𝑔(𝑏) − 𝑔(𝑎)]𝑓(𝑥)
Essa è continua in [𝑎, 𝑏] poiché è somma di funzioni continue, derivabile in (𝑎, 𝑏) poiché è somma
di funzioni derivabili ed inoltre si ha che
ℎ(𝑎) = 𝑓(𝑏)𝑔(𝑎) − 𝑓(𝑎)𝑔(𝑎) − 𝑔(𝑏)𝑓(𝑎) + 𝑔(𝑎)𝑓(𝑎) = 𝑓(𝑏)𝑔(𝑎) − 𝑔(𝑏)𝑓(𝑎)
ℎ(𝑏) = 𝑓(𝑏)𝑔(𝑏) − 𝑓(𝑎)𝑔(𝑏) − 𝑔(𝑏)𝑓(𝑏) + 𝑔(𝑎)𝑓(𝑏) = −𝑓(𝑎)𝑔(𝑏) + 𝑔(𝑎)𝑓(𝑏)
Quindi ℎ(𝑎) = ℎ(𝑏). La funzione ℎ(𝑥) soddisfa le tre ipotesi del teorema di Rolle e quindi esiste
almeno un 𝑐 ∈ (𝑎, 𝑏) 𝑡. 𝑐. ℎ′ (𝑐) = 0. Quindi
ℎ′ (𝑐) = [𝑓(𝑏) − 𝑓(𝑎)]𝑔′ (𝑐) − [𝑔(𝑏) − 𝑔(𝑎)]𝑓 ′ (𝑐) = 0
Pertanto
[𝑓(𝑏) − 𝑓(𝑎)]𝑔′ (𝑐) = [𝑔(𝑏) − 𝑔(𝑎)]𝑓 ′ (𝑐)
12) Teorema di Lagrange: Se 𝑓(𝑥) è continua in [𝑎, 𝑏] e derivabile in (𝑎, 𝑏), allora esiste
almeno un 𝑐 ∈ (𝑎, 𝑏) 𝑡. 𝑐.
𝑓(𝑏) − 𝑓(𝑎)
𝑓 ′ (𝑐) =
𝑏−𝑎
Dim: Consideriamo la funzione 𝑔(𝑥) = 𝑥 che verifica le due ipotesi qualunque sia l’intervallo
[𝑎, 𝑏]. Inoltre 𝑔′ (𝑥) = 1. Applichiamo il teorema di Cauchy ad 𝑓(𝑥) 𝑒 𝑔(𝑥) ottenendo
[𝑓(𝑏) − 𝑓(𝑎)] = [𝑏 − 𝑎]𝑓 ′ (𝑐)
Cioè
𝑓(𝑏) − 𝑓(𝑎)
𝑓 ′ (𝑐) =
𝑏−𝑎
Geometricamente vuol dire che, in queste ipotesi, ci sarà almeno un punto dove la retta tangente al
grafico della funzione è parallela alla retta che congiunge gli estremi della funzione stessa.
13) Teorema della Media Integrale: Sia 𝑓: [𝑎, 𝑏] → ℝ integrabile secondo Riemann, allora
𝑏
∫ 𝑓(𝑥)𝑑𝑥 = 𝑓(𝑐) ∙ (𝑏 − 𝑎)
𝑎
e dunque, integrando, si ottiene subito da (*) e (5) la prima parte del teorema
𝑏
𝑚 ∙ (𝑏 − 𝑎) ≤ ∫ 𝑓(𝑥)𝑑𝑥 ≤ 𝑀 ∙ (𝑏 − 𝑎)
𝑎
Pertanto
𝑏
1
𝑚≤ ∫ 𝑓(𝑥)𝑑𝑥 ≤ 𝑀
𝑏−𝑎
𝑎
1 𝑏
Il numero 𝑏−𝑎 ∫𝑎 𝑓(𝑥)𝑑𝑥 è compreso tra il minimo ed il massimo e per il teorema dei valori
intermedi la funzione assume tutti i valori compresi. Per tale motivo esisterà un 𝑐 ∈ [𝑎, 𝑏]
tale che
𝑏
1
𝑓(𝑐) = ∫ 𝑓(𝑥)𝑑𝑥
𝑏−𝑎
𝑎
Geometricamente capiamo che esisterà un rettangolo di base (𝑏 − 𝑎) ed altezza 𝑓(𝑐) con
area uguale all’integrale di Riemann della funzione.
Definizione: Se 𝑓(𝑥) è integrabile secondo Riemann in [𝑎, 𝑏], si definisce funzione integrale
𝑥
𝐹(𝑥) = ∫ 𝑓(𝑡)𝑑𝑡
𝑎
al variare di 𝑥 in [𝑎, 𝑏].
Lo studio delle relazioni che intercorrono tra 𝐹(𝑥) 𝑒 𝑓(𝑥) è alla base del calcolo integrale
14) Teorema fondamentale del calcolo integrale:Se 𝑓(𝑥) è continua in [𝑎, 𝑏], la sua funzione
integrale è derivabile e si ha che
𝐹 ′ (𝑥) = 𝑓(𝑥)
e si dice che F(x) è una primitiva di f(x)
Dim: Consideriamo il rapporto incrementale della funzione integrale
𝑥+∆𝑥 𝑥
𝐹(𝑥 + ∆𝑥) − 𝐹(𝑥) ∫𝑎 𝑓(𝑡)𝑑𝑡 − ∫𝑎 𝑓(𝑡)𝑑𝑡
=
∆𝑥 ∆𝑥
Dalla proprietà 3) degli integrali abbiamo che
𝑥 𝑥+∆𝑥 𝑥
𝐹(𝑥 + ∆𝑥) − 𝐹(𝑥) ∫𝑎 𝑓(𝑡)𝑑𝑡 + ∫𝑥 𝑓(𝑡)𝑑𝑡 − ∫𝑎 𝑓(𝑡)𝑑𝑡
=
∆𝑥 ∆𝑥
Utilizzando il teorema della media integrale
𝑥+∆𝑥
𝐹(𝑥 + ∆𝑥) − 𝐹(𝑥) ∫𝑥 𝑓(𝑡)𝑑𝑡
= = 𝑓(𝑧)
∆𝑥 ∆𝑥
dove 𝑧 ∈ [𝑥, 𝑥 + ∆𝑥]. Se l’incremento tende a zero, ovviamente z tende a x. Quindi
𝐹(𝑥 + ∆𝑥) − 𝐹(𝑥)
𝑙𝑖𝑚 = 𝐹 ′ (𝑥) = 𝑓(𝑥)
∆𝑥→0 ∆𝑥
∫ 𝑓(𝑡)𝑑𝑡 = 𝐹(𝑥) + 𝑐
𝑎
Se 𝑥 = 𝑎, si ottiene
𝐹(𝑎) + 𝑐 = 0 ⇒ 𝑐 = −𝐹(𝑎)
Quindi
𝑏