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Numeri Complessi
Formula di de Moivre
z = ρeiθ
z1 = ρ1 (cos θ1 + i sin θ1 )
z2 = ρ2 (cos θ2 + i sin θ2 )
z1 z2 = ρ1 ρ2 (cos(θ1 + θ2 ) + i sin(θ1 + θ2 ))
z1 ρ1
= (cos(θ1 − θ2 ) + i sin(θ1 − θ2 ))
z2 ρ2
Siamo sicuri, in virtù del teorema fondamentale dell’algebra, che esso avrà almeno una
radice complessa
Successioni
Definizione di successione
Una successione numerica an : N → R è una legge che associa ad ogni numero naturale
n un numero reale indicato con an
Una successione può essere indicata con la seguente scrittura: {an }
Limiti di successioni
Finiti
Una successione di numeri reali {an } converge ad un numero reale a ∈ R se e
solo se per definizione:
lim an = a
n→∞
Infiniti
Una successione di numeri reali {an } diverge positivamente se comunque si fissi
un numero reale positivo M esiste un indice n0 ∈ N dopo del quale i termini
della successione sono maggiori di M .
lim an = +∞
n→∞
lim an = sup an
n→+∞ n∈N
lim an = inf an
n→+∞ n∈N
Una successione {an } di numeri reali non può avere due limiti distinti.
In altre parole, se la successione ha un un limite queste è unico.
Dimostrazione:
Supponiamo che lim an = l e che lim an = m. Dobbiamo dimostrare che l = m. Per
n→∞ n→∞
Ne segue che:
∀ε > 0, |l − m| < 2ε
Ciò accade solamente quando l = m.
lim an = l > 0
n→∞
Dove l è un numero reale positivo, allora esiste un numero reale n0 ∈ N tale che ogni
n > n0 si ha an > 0. In altre parole la successione è definitivamente positiva.
an ≤ bn ≤ cn , ∀n ∈ N
lim an = l = lim cn
n→∞ n→∞
allora
lim bn = l
n→∞
lim f (x)
f (x) x→x0
lim =
x→x0 g(x) lim g(x)
x→x0
Serie numeriche
Definizione di serie numerica
Sia {an } una successione di numeri reali. Diciamo serie numerica la scrittura
+∞
X
an
n=n0
s 1 = a1 ; s 2 = a1 + a2 ; s 3 = a1 + a2 + a3 . . . s k = a1 + a2 + . . . + ak ; . . .
Tale successione che indichiamo come {sn } prende il nome di successione di somme
+∞
X
parziali della serie an
n=n0
Somma di serie:
+∞
X n
X
an = lim ak = lim sn = S
n→∞ n→∞
n=n0 k=k0
Serie geometrica
Dimostrazione
sn = 1 + q + q 2 + q 3 + . . . + q n
qsn = q + q 2 + q 3 + q 4 . . . + q n+1
sn − qsn = 1 + q − q + q 2 − q 2 + . . . + q n − q n − q n+1
Semplificando si ottiene:
sn − qsn = 1 − q n+1
(1 − q)sn = 1 − q n+1
Se q 6= 1 dividiamo:
1 − q n+1
sn = q 6= 1
1−q
Calcoliamo:
1
1−q |q| < 1
q n+1
1−
lim sn = lim = ∄ q ≤ −1
n→∞ n→∞ 1 − q
+∞ q ≥ 1
Serie di Mengoli
Serie armonica
Dimostrazione
+∞
X 1
Si dimostra che la serie diverge attraverso la stima delle somme parziali
n
n=1
1
con integrali definiti della funzione . Formalmente chiamando sn la somma
n
parziale della serie, si ha:
N N Z n+1 Z N +1
X 1 X 1 1
sn = = dx = dx = ln(N + 1)
n n x 1 x
n=1 n=1
Con ”studio del carattere” di una serie si intende stabile se tale serie converge, diverge o
è irregolare.
Ci sono più modi per stabilire il carattere di una serie: Condizione necessaria di con-
vergenza, Criterio del confronto, Criterio del confronto asintotico, Criterio del rapporto,
Criterio della radice, Criterio di assoluta convergenza, Criterio di Leibniz.
+∞
X
Sia {an } una successione di numeri reali e an la serie numerica ad essa as-
n=1
+∞
X
sociata. Se il limite del termine genereale tende a 0 : lim an , allora an può
n→∞
n=1
convergere.
+∞
X +∞
X
Siano an e bn due serie a termini definitivamente positivi. Se ab ≤ bb vale
n=1 n=1
definitivamente, possiamo dire che:
+∞
X +∞
X
- se an diverge (positivamente) allora bn diverge (positivamente)
n=1 n=1
+∞
X +∞
X
- se bn converge allora an converge.
n=1 n=1
+∞
X +∞
X
Siano an e bn due serie a termini definitivamente positivi. Se ab b̃b allora
n=1 n=1
+∞
X +∞
X +∞
X +∞
X
se bn converge anche an e se bn diverge anche an diverge.
n=1 n=1 n=1 n=1
+∞
X
Sia an una serie numerica a termini positivi tale che an 6= 0. Supponiamo
n=1
che esista il limite
an+1
lim =L
n→∞ an
allora:
+∞
X
- se L > 1, segue che la serie an diverge
n=1
+∞
X
- se L < 1, segue che la serie an converge
n=1
+∞
X
Sia an una serie numerica a termini positivi. Supponiamo che esista il limite
n=1
√
lim ( n an ) = L
n→∞
allora:
+∞
X
- se L > 1, segue che la serie an diverge
n=1
+∞
X
- se L < 1, segue che la serie an converge
n=1
Criterio di Leibniz
+∞
X
Sia (−1)n an una serie a segno variabile, con an ≥ 0 per ogni n ∈ N. Se
n=1
valgono le seguenti ipotesi:
- {an } è una successione infinitesima, ovvero lim an = 0
n→∞
Funzioni
Definizione di funzione
Una funzione f : X → R è una legge che associa ad ogni numero reale x un altro numero
reale.
Definizione di limite
Definizione successionale
Definizione topologica
Definizione di Intorno
Si dice intorno di un punto x0 ∈ R un intervallo aperto che contiene x0 .
Sia f (x) una funzione definita almeno definitivamente per x → c. Si dice che:
Se per ogni intorno del limite l [Ul ] esista un intorno del punto c [Uc ] tale che:
∀x ∈ Uc , x 6= c
si ha f (x) ∈ Ul
Definizione metrica
Proprietà:
Teorema di Weierstrass
Sia f : [a, b] → R una funzione continua, allora f (x) assume un massimo e un minimo
assoluti nell’intervallo [a, b]
Teorema di Darboux
Sia f : [a, b] → R una funzione continua. Sia f (a) < f (b) (o viceversa f (b) < f (c)).
Allora la funzione assume tutti i valori compresi tra f (a) e f (b), ovvero, per ogni y0
tale che f (a) < y0 < f (b) (o rispettivamente f (b) < y0 < f (a)) esiste un punto x0 in
[a, b] tale che f (x) = y0 . Equivalentemente: sia f : [a, b] → R una funzione continua, se
f (b) 6= f (a), allora f (x) è suriettiva su [f (a), f (b)] (o [f (b), f (a)])
Sia f : [a, b] → R continua. Supponiamo che f (a) e f (b) abbiano segno opposto, ovvero
f (a) < 0 < f (b) (oppure f (b) < 0 < f (a))
Allora esiste un punto x0 in (a, b) tale che f (x0 ) = 0
Dimostrazione
Senza perdita di generalità poniamo f (a) < 0 < f (b). Si suppone che f (x) sia
diverso da 0 per ogni x nell’intervallo. Si definisce l’insieme seguente:
E = {x ∈ [a, b] : f (x) > 0}
L’insieme E non è vuoto, perché contiene a, inoltre E è superiormente limitato
da b dunque esiste x0 = sup(E) ≤ b.
L’estremo superiore è caratterizzato da queste due proprietà:
- x0 è maggiorante di E
- se y0 < x0 allora y0 non è un maggiorante di E
Il valore f (x0 ) è diverso da zero, ed è quindi positivo o negativo. In entrambi i
casi si giunge ad un assurdo.
Calcolo differenziale
Definizione di rapporto incrementale
∆x f (x0 + h) − f (x)
:=
∆y h
Dove := indica che l’uguaglianza è una definizione. Il precedente rapporto consiste nella
divisione tra la differenza delle ordinate f (x + h), f (x) ossia le coordinate corrispondenti
alle ascisse x0 + h e x0 mediante f , e la differenza delle relative ascisse x0 + h e x0 , che
è evidentemente h.
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Significato geometrico
Somma di derivate
Prodotto di derivate
Quoziente di derivate
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Teorema di Fermat
f ′ (x0 ) = 0
Dimostrazione
Prima di tutto osserviamo che per ipotesi f (x0 ) è derivabile nel punto x0 , dunque
vale la condizione
f (x0 + h) − f (x0 ) ≤ 0
- se h è negativo
f (x0 + h) − f (x0 )
≥0
h
è
f+′ (x0 ) = 0 = f−′ (x0 )
Ossia
f ′ (x0 ) = 0
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Teorema di Rolle
Sia f : [a, b] → R una funzione continua in [a, b] e derivabile in (a, b). Se la funzione
assume lo stesso valore agli estremi dell’intervallo, ossia
f (a) = f (b)
f ′ (x0 ) = 0
Teorema di Cauchy
Siano f, g : [a, b] → R due funzioni continue in [a, b] e derivabili in (a, b). Allora esiste
almeno un punto x0 ∈ (a, b), tale che
Dimostrazione
Definiamo la funzione
Ora h(x) è continua su [a, b] e derivabile su (a, b), poiché è differenza di funzioni
continue moltiplicate per costanti.
h′ (x0 ) = 0
Calcoliamo la derivata
ossia la tesi.
Teorema di Lagrange
Sia f : [a, b] → R una funzione continua in [a, b] e derivabile in (a, b). Allora esiste almeno
un punto x0 ∈ (a, b), tale che
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Dimostrazione
Criterio di monotonia
Sia f una funzione reale continua in un intervallo chiuso [a, b] e derivabile in (a, b)
La funzione f è strettamente crescente nell’intervallo (a, b) se e solo se:
Teorema di de l’Hôpital
Siano f, g : [a, b] → R due funzioni derivabili in (a, b), con a e b due valori finiti o infiniti.
Se:
- g ′ (x) 6= 0 ∀x ∈ (a, b) ossia che la derivata di g(x) non sia mai nulla sull’intervallo
considerato
f ′ (x)
- il lim ′ esista, finito o infinito
x→a+ g (x)
f (x) h ∞ i f (x) 0
- il lim = oppure lim =
x→a+ g(x) ∞ x→a+ g(x) 0
allora
f (x)
- esiste il lim
x→a+ g(x)
f (x) f ′ (x)
- e vale lim = lim ′
x→a+ g(x) x→a+ g (x)
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dove
Rn,x0
lim =0
x→x0 (x − x0 )n
Il che significa che Rn,x0 = o((x − x0 )n ) il resto è un infinitesimo di ordine superiore a n.
o(x − a)
lim =0
x→a x−a
cioè che il resto trascurato durante l’approssimazione è un infinitesimo di ordine superiore
al primo.
Possiamo dunque scrivere l’approssimazione come:
che è l’equazione di una retta; essa viene chiamata retta tangente al grafico di f nel punto
di ascissa a. Questa è la retta che approssima linearmente f attorno ad a, ed è definita solo
per funzioni derivabili almeno una volta in tale punto; una funzione derivabile in un punto,
infatti, può essere ”vista a ingrandimenti sempre maggiori” fino a essere indistinguibile,
negli immediati paraggi del punto, da una retta: questa è la retta tangente.
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da uno dei due punti che hanno come ascissa gli estremi dell’intervallo [a, b] e assumere,
come valore approssimato della radice, l’ascissa xt del punto in cui la tangente interseca
l’asse delle x internamente all’intervallo [a, b].
L’equazione della tangente nel punto di ascissa a risulta y − f (a) = f ′ (a)(x − a) quindi
ponendo y = 0
f (a)
x0 = a − ′
f (a)
Abbiamo determinato il nuovo intervallo [x0 , b] contenente la radice che stiamo cercando.
Ripetendo il procedimento per x0 otteniamo una nuova approssimazione della radice
(intersezione della seconda tangente con l’asse delle x)
f (x0 )
x1 = x0 −
f ′ (x0 )
Il differenziale
L’integrale è un operatore che, nel caso di una funzione di una sola variabile, associa alla
funzione l’area sottesa dal suo grafico entro un dato intervallo [x0 , b] nel dominio.
Grazie al teorema fondamentale del calcolo integrale si dimostra che l’integrale da a a x
della funzione f corrisponde esattamente ad una primitiva di f (x).
L’integrazione risulta quindi l’operazione inversa a quella di derivazione.
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Che è il limite per n che tende ad ∞ della somma di n suddivisioni della funzione f in
un intervallo [a, b]. La somma con n finito porta ad un’approssimazione dell’area presa in
analisi. Mentre con n infinito non si parla più di approssimazione ma di valore dell’area.
b−a
Con una suddivisione regolare xi − xi−1 =
n
Quindi
n
b−aX
lim f (ξi )
n→∞ n
i=1
Definizione
Si dice che f : [a, b] → R è integrabile in [a, b] se, detta Sn una successione qualsiasi
di Cauchy-Riemann, esiste finito il limite per n che tende a ∞ di Sn .
n b
b−aX
Z
lim Sn = lim f (ξi ) = f (x)dx
n→∞ n→∞ n a
i=1
Additività dell’integrale
Z b Z b Z b
[f (x) + g(x)]dx = f (x)dx + g(x)dx
a a a
Omogeneità dell’integrale
Z b Z b
[cf (x)]dx = c f (x)dx
a a
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Sia f : [a, b] → R una funzione limitata e integrale in [a, b]. Si definisce media integrale
(o valor medio) della funzione f sull’intervallo [a, b] il numero reale
Z b
1
M (f, a, b) = f (x)dx
b−a a
Sia f : [a, b] → R una funzione continua in [a, b]. Allora esiste x0 in [a, b] tale che
Z b Z b
1
f (t)dt = f (x0 ) ⇐⇒ f (t) = f (x0 )(b − a)
b−a a a
Dimostrazione
Abbiamo la tesi.
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Integrali generalizzati
Teorema 1.1
Sia f : [a, ∞) → R una funzione continua. Se esiste il limite
Z c
lim f (t)dt
c→∞ a
Teorema 1.2
Se f : R → R è una funzione continua, si dirà poi che è integrabile in senso improprio in
R se esistono e sono finiti entrambi gli integrali generalizzati
Z ∞ Z c
f (t)dt, f (t)dt
c ∞
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Assoluta integrabilità
Definizione
Se f : [a, ∞) → R è una funzione continua, si dice che f è assolutamente in-
tegrabile in senso improprio in [a, ∞) se la funzione |f | è integrabile in senso
improprio in [a, ∞). Inoltre, si dice che l’integrale improprio di f è assoluta-
mente divergente se l’integrale improprio di |f | è divergente positivamente.
Teorema
Se f : [a, ∞) → R è una funzione continua, assolutamente integrabile in un
intorno di ∞ e vale la seguente relazione
Z ∞ Z ∞
f (t)dt ≤ f (t)dt
a a
Serie di Taylor
Sia f : [a, b] → R una funzione, sia x0 ∈ (a, b) e supponiamo che esistano le derivate
f (1) (x0 ), f (2) (x0 ), . . . , f (n−1) (x0 ). Preso h tale che f sia definita in [x0 − h, x0 + h],
vale la formula
n−1
X f (k) (x0 )
f (x0 + h) = hk + Rn (h)
k!
k=0
o, equivalentemente, prendendo x = x0 + h
n−1
X f (k) (x0 )
f (x) = (x − x0 )k + Rn (x)
k!
k=0
Dove Rn è un’opportuna funzione, detta resto di ordine n, mentre x0 è detto centro dello sviluppo.
Nelle ipotesi della formula di Taylor, e con l’ipotesi aggiuntiva che esista f n (x0 ), vale la
formula
n−1
X f i (x0 ) f n (x0 )
f (x) = (x − x0 )i + (x − x0 )n + o[(x − x0 )n ]
i! n!
i=0
dove il resto di Peano di ordine n è dato da
f n (x0 )
Rn (x) = (x − x0 )n + o[(x − x0 )n ]
n!
Nelle ipotesi della formula di Taylor, e con l’ipotesi aggiuntiva che esista f n (x0 ), (allora)
esiste un punto c ∈ (a, b) tale che
n−1
X f (i) (x0 ) f (n) (c)
f (x) = (x − x0 )i + (x − x0 )n
i! n!
i=0
dove
f (n) (c)
Rn (x) = (x − x0 )n
n!
è detto resto di Lagrange.
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