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𝑓: 𝐷 → ℝ CRESCENTE (≥) , STRETT. CRESCENTE (>) , DECRESCENTE (≤) , STRETT. CRESCENTE (<) .
𝑓(𝑥1 ) − 𝑓(𝑥2 )
∀ 𝑥1 , 𝑥2 ∈ 𝐷 ∶ 𝑥1 < 𝑥2 ∶ 𝑓(𝑥2 ) ≥ 𝑓(𝑥1 ) ⇔ ∀ 𝑥1 , 𝑥2 ∈ 𝐷 ∶ 𝑥1 ≠ 𝑥2 ∶ ≥0
𝑥1 − 𝑥2
Inoltre, se f è DERIVABILE, grazie al teorema della permanenza del segno, sappiamo che:
𝑓(𝑥) − 𝑓(𝑥0 )
𝑓 ′ (𝑥0 ) = 𝑙𝑖𝑚 ≥0
𝑥→𝑥0 𝑥 − 𝑥0
La derivata logaritmica, essendo il rapporto tra f' ed f, rappresenta il tasso di variazione relativo di 𝑓
rispetto a x.
𝑑 1 𝑑 𝑓 ′ (𝑥)
ln(𝑓(𝑥)) = 𝑓(𝑥) = ∀ 𝑥 ∶ 𝑓(𝑥) ≠ 0
𝑑𝑥 𝑓(𝑥) 𝑑𝑥 𝑓(𝑥)
𝑑 1 𝑑 𝑓 ′ (𝑥)
ln(−𝑓(𝑥)) = − 𝑓(𝑥) = ∀ 𝑥 ∶ 𝑓(𝑥) ≠ 0
𝑑𝑥 −𝑓(𝑥) 𝑑𝑥 𝑓(𝑥)
′ ′
In definitiva, abbiamo scoperto che (ln|𝑓(𝑥)|)′ = (ln(f(x))) = (ln(−𝑓(𝑥))) .
[Es. 23.2] Data la funzione 𝑥 𝛼 ≔ 𝑒 𝛼 ln(𝑥) ∀ 𝑥 > 0 (la funzione è definita per ogni 𝛼 e per le 𝑥 > 0)
𝑑 𝛼 𝑑 𝛼 ln (𝑥) 𝑑 𝛼
𝑥 = 𝑒 = 𝑒 𝛼 ln (𝑥) 𝛼 ln(𝑥) = 𝑥 𝛼 = 𝛼 𝑥 𝛼−1
𝑑𝑥 𝑑𝑥 𝑑𝑥 𝑥
Tutto ciò è possibile perche 𝛼 è un numero costante, ma se così non fosse usiamo una strategia
diversa.
[Es. 23.3] Data la funzione 𝑥 𝑥 NON possiamo risolvere ugualmente a [Es. 23.2], infatti:
𝑑 𝑥 𝑑 𝑥 ln (𝑥) 𝑑
𝑥 = 𝑒 = 𝑒 𝑥 ln (𝑥) 𝑥 ln(𝑥)
𝑑𝑥 𝑑𝑥 𝑑𝑥
A questo punto 𝑥 ln(𝑥) non è più una costante per una funzione, ma è il prodotto di due funzioni:
𝑑 𝑥 𝑑 𝑥 ln (𝑥) 𝑑 𝑑 𝑑
𝑥 = 𝑒 = 𝑒 𝑥 ln (𝑥) 𝑥 ln(𝑥) = 𝑥 𝑥 ( 𝑥 ln(𝑥) + 𝑥 ln(𝑥)) = 𝑥 𝑥 (ln(𝑥) + 1)
𝑑𝑥 𝑑𝑥 𝑑𝑥 𝑑𝑥 𝑑𝑥
Derivata di 𝒇(𝒙)𝒈(𝒙)
𝑔(𝑥)
Per definizione sappiamo che 𝑓(𝑥) 𝑔(𝑥) ≔ 𝑒 ln(𝑓(𝑥)) = 𝑒 𝑔(𝑥) ln(𝑓(𝑥)) , dunque ricordando lo
svolgimento di [Es. 23.3], otteniamo che:
𝑑 𝑑 𝑑 𝑑
𝑓(𝑥) 𝑔(𝑥) = 𝑒 𝑔(𝑥) ln(𝑓(𝑥)) ( 𝑔(𝑥) ln(𝑓(𝑥)) + 𝑔(𝑥) ln(𝑓(𝑥)) 𝑓(𝑥))
𝑑𝑥 𝑑𝑥 𝑑𝑥 𝑑𝑥
𝑑 𝑔(𝑥) ′
𝑓(𝑥) 𝑔(𝑥) = 𝑓(𝑥) 𝑔(𝑥) (𝑔′ (𝑥) ln(𝑓(𝑥)) + 𝑓 (𝑥))
𝑑𝑥 𝑓(𝑥)
𝑓(𝑥)−𝑓(𝑥0 )
Consideriamo il rapporto incrementale Φ(𝑥) = , 𝑥 ≠ 𝑥0 .
𝑥−𝑥0
Essendo 𝑓 derivabile in 𝑥0 , si conclude che 𝑓+′ (𝑥0 ) = 𝑓−′ (𝑥0 ) = 0 . Analogamente si procede quando 𝑥0
è punto di minimo locale.
1) 𝒙𝟎 sia interno; 𝒙𝟎 ∈ ] 𝒂, 𝒃 [ ;
2) 𝒙𝟎 sia un punto di estremo relativo per 𝒇 ;
3) 𝒇 sia derivabile in 𝒙𝟎 .
Alcuni controesempi del teorema di Fermat sono presenti negli appunti della Lezione 23.
Fermat introduce i cosidetti punti stazionari o punti critici, ovvero i punti in cui la derivata prima si
annulla, ed è proprio grazie allo studio della natura di questi punti che si scoprono i punti di estremo
locale o globale.
1) Quando 𝒇′ (𝒙𝟎 ) = 𝟎 ;
Per i punti di massimo e minimo assoluto bisogna trovare rispettivamente il più grande e il più piccolo
degli estremi relativi.
i) 𝑓 è continua in [𝑎, 𝑏] ;
ii) 𝑓 è derivabile in (𝑎, 𝑏) ;
iii) 𝑓(𝑎) = 𝑓(𝑏) .
Dimostrazione: Dal teorema di Weierstrass sappiamo che 𝑓 ha massimo e minimo (globali); siano
dunque 𝑥0 , 𝑥1 ∈ [ 𝑎, 𝑏 ] tali che
Se M > m, dalla (iii) deduciamo che almeno uno tra i due punti 𝑥0 , 𝑥1 è interno. In quel punto la
derivata esiste per la (ii) e deve essere nulla per il teorema di Fermat.
Alcuni esempi e controesempi del teorema di Rolle sono presenti negli appunti della Lezione 23.
II significato geometrico della (2.3) è evidente: nelle condizioni del teorema esiste (almeno) un punto
(𝑐, 𝑓 (𝑐)) sul grafico in cui la tangente è parallela alla retta passante per i punti (𝑎, 𝑓(𝑎)) e (𝑏, 𝑓(𝑏)).
Non dimostreremo questo teorema, ma lo riteniamo fondamentale per le sue conseguenze e i suoi
corollari.
La lezione 23 si conclude con le derivate successive alla prima e alcuni esempi di applicazione nella
fisica, ma data la semplicità dell’argomento non è necessario riscrivere gli appunti in questo file.