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La Storia è in divenire e con essa anche la vita dell’uomo, il quale ha sempre cercato di

andare oltre i limiti dello scibile e scoprire nuove leggi che regolamentano il mondo. Con lo
sviluppo della società ed il progresso l’uomo ha portato avanti nuove teorie che gli hanno
permesso poi, con la loro applicazione, la creazione di vere e proprie nuove tecnologie, come
macchinari di indagine medica, vaccini e nuove armi e quegli strumenti, per noi oramai
quotidiani, come il computer e il cellulare.
Alla base della maggior parte, se non tutte, le nuove tecnologie ci sono dei modelli
matematici, utilizzati dall’industria aeronautica, automobilistica, chimica, elettronica,
manifatturiera e metereologica.
Hanno avuto una grande importanza storica i primi calcolatori, che sono stati utilizzati
durante la seconda guerra mondiale per decifrare i codici tedeschi. Una personalità di rilievo
in quest’ambito fu il matematico Alan Turing. Quest’ultimo, dopo esser stato anche allievo di
Russel ed essersi laureato a pieni voti in matematica, inventò una macchina, denominata la
Logical computing machine, la quale sarebbe stata in grado di risolvere qualunque
operazione che fosse rappresentata da un algoritmo. Questa idea gli aprì le porte al mondo
dei grandi matematici del tempo e lo portò nel 1938 ad essere reclutato dai servizi segreti
britannici per risolvere il problema di Enigma. Enigma era una macchina crittografica che
serviva alle forze dell’Asse per scambiarsi informazioni cifrate. Inizialmente Enigma fu
decifrata da matematici polacchi ma poi i tedeschi resero il sistema più complesso e quindi si
unirono a questa ricerca anche i britannici. Alan Turing riuscì a rendere più efficiente la
macchina Bomba, inventata dal matematico polacco Marian Rejewski, riuscendo a decifrare
il traffico dell’aviazione tedesca. Restavano, però, irrisolti i messaggi relativi alla marina;
così Turing costruì Colossus, un congegno elettromagnetico che decifrò il codice tedesco. Dal
‘43 la guerra, infatti, ebbe una grande svolta in quanto gli alleati conoscevano in anticipo le
mosse dell’Asse.
I calcolatori, e quindi poi i nuovi computer, sono di fondamentale importanza in quanto
riesco a risolvere numericamente, trasformando un calcolo da infinitesimale a finito, quelle
equazioni complesse che regolamentano, però, fenomeni anche basilari. Queste equazioni
sono le equazioni differenziali; soltanto che, se applicate ad un fenomeno dovrebbero essere
svolte per ogni singola particella d’aria, ottenendo così un numero di incognite pressoché
infinite. Con i calcolatori, invece, si può programmare lo strumento affinché risolva
l’equazione anche per una geometria complessa, come può essere la superficie di un aereo.

Le equazioni differenziali non sono altro che delle equazioni che, però, presentano come
incognita una funzione y=f(x), nelle quali si stabilisce una relazione tra x,y e almeno una
delle sue derivate (y’,y”,…).

L’ordine di un’equazione differenziale è dato dall’ordine massimo della derivata che vi figura.
|| |
Ad esempio l’equazione 𝑦 -3xy= 5𝑦 è di secondo grado in quanto compare la derivata
seconda.

La soluzione di un’equazione differenziale è un integrale generale, che ha quindi infinite


soluzioni in base al valore che si dà al parametro c; quando quest’ultimo parametro è
determinato da una condizione posta, si ottiene una soluzione o integrale particolare
Un esempio è un problema di Cauchy, che pone come altra condizione, oltre all’equazione
differenziale, anche 𝑦0=f(𝑥0) .
Analizzeremo le equazioni differenziali di primo ordine che si dividono in :
|
- equazione del tipo 𝑦 =f(x)
- equazioni a variabili separabili
- equazioni lineari

|
Le equazioni del tipo 𝑦 =f(x) si risolvono semplicemente integrando entrambi i membri,
ottenendo che y= ∫f(x)dx
| | 2
Ad esempio risolviamo 𝑦 -12x=0 → ∫𝑦 = ∫12x dx → y=6𝑥 +c

|
Le equazioni a variabili separabili sono scritte nella forma 𝑦 =g(x)·h(y) e per risolverle ci si
| 𝑑𝑦
aiuta con la notazione che scrive la derivata 𝑦 come 𝑑𝑥
. In questo modo si possono poi
1
separare le variabili moltiplicando entrambi i membri per ℎ(𝑦)
·dx , supponendo h(y)≠0 e
poi risolvere l’equazione differenziale come il primo tipo sopra descritto.
Svolgiamo un esempio :
| 2 2
𝑦 = 3𝑥 𝑦
𝑑𝑦 2 2
𝑑𝑥
= 3𝑥 𝑦
𝑑𝑦 𝑑𝑥 2 2 𝑑𝑥
𝑑𝑥
· 2 = 3𝑥 𝑦 · 2
𝑦 𝑦

𝑑𝑦 2
∫ 2 = ∫3𝑥 dx
𝑦

1 3
-𝑦 =𝑥 +c
1
y=- 3 ∨ y=0
𝑥 +𝑐

|
L’equazione differenziale lineare, invece, è scritta nella forma 𝑦 =a(x)·y +b(x) in cui a(x) e
b(x) sono funzioni note e continue. Se il termine b(x)=0 l’equazione è detta omogenea; se,
invece, b(x) ≠0 l’equazione è detta completa.
-equazione lineare omogenea
|
L’equazione si presenta nella forma 𝑦 =a(x)·y , quindi come un’equazione a variabili
separabili. Si può pertanto procedere a risolverla come già sappiamo. Notiamo, però, che il
𝑑𝑦
risultato dell’integrale del primo membro, ovvero, ∫ 𝑦
sarà sempre pari al log|y|. Per
∫𝑎(𝑥)+𝑐
estrarre soltanto la y elevo entrambi i membri con alla base e , ottenendo y=±𝑒
−𝑐 −𝑐
Poiché sia 𝑒 che -𝑒 sono costanti, possiamo indicarle genericamente con k.
Svolgiamo un esempio:
|
𝑦 = (2x-1)y
𝑑𝑦
𝑑𝑥
= (2x-1)y

𝑑𝑦
∫ 𝑑𝑥 = ∫(2x-1)y
2
ln|y| = 𝑥 -x - c
2
𝑥 −𝑥
y = k𝑒
-equazioni lineari complete
Per risolvere questo tipo di equazione basta seguire alcuni passaggi: prima si trasporta al
−𝐴(𝑥)
primo membro il termine a(x)y e poi si moltiplicano entrambi i membri per 𝑒 , dove A(x)
è la primitiva di a(x).
−𝐴(𝑥)
A questo punto ci si rende conto che tutto il primo membro in realtà è la derivata di 𝑒 𝑦,
quindi, integrando membro a membro si potrà risolvere l’equazione differenziale.
∫𝑎(𝑥)𝑑𝑥⎡ −∫𝑎(𝑥)𝑑𝑥 ⎤
⎢ ⎥
Il risultato sarà y = 𝑒 ·⎢∫ 𝑏(𝑥) · 𝑒 + 𝑐⎥.
⎢ ⎥
⎣ ⎦
In fisica spesso i fenomeni sono descritti da un modello matematico che prevede equazioni
differenziali come le leggi del moto armonico o i circuiti.
Andremo ad analizzare il caso di un circuito RL, ovvero un circuito costituito da una
resistenza R e un’induttanza L, collegate in serie, ed un generatore di forza elettromotrice
costante f, con resistenza interna trascurabile. Notiamo che il valore della corrente, che
scorre nel circuito, non sarà costante ma varierà nel tempo a causa dell’induttore, il quale
ostacola il passaggio della corrente in maniera istantanea. Alla chiusura del circuito, infatti,
la corrente non raggiungerà subito il valore massimo I= f/R , ma crescerà esponenzialmente
tendendo al valore di regime, che in un diagramma di corrente rappresenta un asintoto.

Consideriamo il circuito della figura sovrastante ed applichiamo il teorema della maglia,


otterremo :

𝑑𝐼(𝑡)
f-L 𝑑𝑡
- R·I(t) =0

Questa è un’equazione differenziale a variabili separabili e può essere quindi così risolta:
𝑑𝐼(𝑡)
f -R·I(t) = L 𝑑𝑡
Riordino l’equazione

𝑑𝑡 𝑑𝐼(𝑡)
∫ 𝐿
=∫ 𝑓−𝑅·𝐼(𝑡)
Integro ad entrambi i membri

𝑡 1 −𝑅·𝑑𝐼(𝑡)
-𝐿 +c=-𝑅∫ 𝑓−𝑅·𝐼(𝑡)
Svolgo l’integrale
𝑡 1
- 𝐿 + c = - 𝑅 ln(f-R·I(t))
𝑅·𝑡
- 𝐿
+ c = ln(f-R·I(t))
−𝑅·𝑡
+𝑐
𝑒 𝐿
= f - R·I(t)
−𝑅·𝑡
𝐿
+𝑐
𝑓 𝑒
I(t) = 𝑅
- 𝑅
Isolo il termine I(t)

−𝑅·𝑡
+𝑐 𝑐
Notiamo che nell’istante t=0 il termine 𝑒 𝐿
diventerebbe semplicemente 𝑒 , mentre I(0)=0
Riscrivendo l’equazione otteniamo:
𝑐
𝑓 𝑒
0= 𝑅 - 𝑅
𝑐
Allora 𝑒 dovrebbe necessariamente essere pari a f
Andando a riscrivere l’equazione originaria si ottiene :

𝑅
𝑓 𝑓 −𝐿𝑡
I(t) = 𝑅
- 𝑅
·𝑒
𝑅
𝑓 −𝐿𝑡
I(t) = 𝑅
(1-𝑒 )

Dopo che la corrente nel circuito ha raggiunto il valore massimo I, escludendo il generatore,
è presente anche un’extracorrente di apertura, generata dalla forza elettromotrice
autoindotta dall’induttanza. Quest’ultima è calcolabile mediante la formula I=Ioe^-Rt/L
L’extracorrente di apertura ha un andamento opposto a quello della corrente del circuito,
infatti, segue sempre un andamento esponenziale ma decresce con lo scorrere del tempo.

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