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Langevin
applicazione alla meccanica quantistica
1. Moto Browniano
2. Equazione di Langevin
3. Metodi numerici
5. Quantizzazione stocastica
1
Moto Browniano
Storia del Moto Browniano
• Nel 1827 un certo Robert Brown, osservando al microscopio particelle di polline, notò che esse presentavano un continuo
movimento e che tale moto avveniva lungo direzioni casuali. Brown ipotizzò che il moto fosse causato dalla vitalità del polline e,
nonostante osservò la stessa cosa in pulviscoli non biologici, non seppe dare altra spiegazione.
• Alla fine del XIX secolo, il chimico francese Leon Gouy ipotizzò per primo che il moto osservato da Brown fosse dovuto
allagitazione termica degli atomi costituenti la materia, ma non sviluppò una teoria verificabile del fenomeno.
• Nel 1905 Albert Einstein, durante il suo annus mirabilis, pubblicò un articolo che trattava il moto Browniano dal punto di vista
matematico fornendo un modello che poteva essere sperimentalmente verificato.
2
Definizione assiomatica
3
Moto Browniano standard in 3-DIM
4
Equazione di Langevin
Introduzione
Il lavoro di Einstein sul moto Browniano fu ulteriormente sviluppato da Marian
Smoluchowski e Paul Langevin, che, generalizzarono il modello inizialmente formulato
per il moto Browniano.
Ai giorni nostri le EDS si apprestano a descrivere una vasta gamma di fenomeni dalla
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fisica alla finanza, dalla chimica alle telecomunicazioni.
EDS lineari: Processo di Ornstein-Uhlembeck
6
EDS lineari: Processo di Ornstein-Uhlembeck
∫ t
E[x (t)] = e −λ(t−τ ) E[dW (τ )] = 0 (4)
0
D ( −λ(t−t ′ ) ′
)
E[x (t) x (t ′ )] = e − e −λ(t+t ) (5)
2λ
Dalla (5) per t = t ′ si ottiene la varianza relativa al processo x (t):
D
σ2 = (1 − e −2λt ) (6)
2λ
7
Metodi numerici
Metodo di Eulero e dei Trapezzi
Il più semplice fra i metodi numerici è il metodo di Eulero, infatti introducendo una
griglia temporale (t0 , t1 , t2 , ..., tN ) l’equazione (1) in forma numerica assume la
seguente forma:
x (tn+1 ) ≈ x (tn ) + b(x (tn )) · h + σ W (tn ) (7)
dove h = tn+1 − tn ed è il passo numerico di integrazione, a tal proposito l’equazione
(1) può essere vista come integrale fra t e t + h:
∫ t+h
x (t + h) = b(x (t ′ )) dt ′ + σ∆W (t) (8)
t
8
Test degli algoritmi
I due algoritmi sono stati messi alla prova con il processo di Ornstein-Uhlenbeck, il
quale, essendo nota la soluzione, fornisce un ottimo strumento per valutare l’efficenza
degli algoritmi numerici.
Ripetendo la simulazione più volte in modo da accumulare statistica e valutando
l’errore relativo sulla varianza per il punto finale della traiettoria, si ottiene:
L’Eulero-trapezi mostra un errore la cui distribuzione è molto più vicina allo zero
rispetto all’Eulero, inoltre ha una dispersione più contenuta.
Questo risultato ha portato a optare per l’utilizzo di tale metodo nelle simulazioni che
verranno trattate in seguito.
9
L’equazione di Langevin
come metodo Monte Carlo
Processi diffusivi - Equazione di Fokker-Planck
10
Langevin come metodo Monte Carlo
Dato che in questo caso σ è una costante, può essere scelto per comodità come
σ = 2/β e, quindi, l’equazione di Langevin assume la forma:
√
dx (t ′ ) = −∇H(x ) dt ′ + 2/β dW (t ′ ) (13)
11
Quantizzazione stocastica
Quantizzazione stocastica I
Dove:
• D[x (t)] rappresenta la somma su tutti i possibili cammini fra xi e xf
• SE (x ) rappresenta l’azione Euclidea a tempo immaginario
∫ τfin [ ]
m 2
SE (x ) = ẋ + V (x ) dτ (15)
τin
2
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Quantizzazione stocastica II
Classicamente, il valore medio di un’osservabile O per un sistema all’equilibrio termico
coincide con la media pesata rispetto al fattore di Gibbs exp(−βH):
∫
Πi dxi O e −βH(x )
⟨O⟩ = ∫ (16)
Πi dxi e −βH(x )
Grazie ai path integrals introdotti da Feynman, si ritrova l’analogo quantistico della
relazione (16):
∫ 1
D[x ] O e − ℏ SE (x )
⟨O⟩ = ∫ 1
(17)
D[x ] e − ℏ SE (x )
Dunque la media dell’osservabile O risulta pesata rispetto al nuovo fattore
exp[−ℏ−1 SE (x )], dalla soluzione per l’equazione di Fokker-Planck si trova il nuovo
drift:
σ
b(x ) = ∇ρ = − ∇SE (x ) (18)
2ℏ
Assumendo per comodità σ = 2ℏ
la quale assume la forma di una derivata funzionale che a livello classico produce le
equazioni del moto di Eulero-Lagrange a tempo immaginario:
δSE (x )
b(x ) = = −mẍ + V ′ (x ) (19)
δx
13
Quantizzazione stocastica III
L’equazione di Langevin assume la seguente forma:
( )
∂x (t, τ ) ∂ 2 x (t, τ ) √
= m − V ′ (x ) + 2ℏ dW (t, τ ) (20)
∂τ ∂t 2
Dove si distinguono due tipologie di tempi:
Dalla costruzione cosiffatta si può notare una conseguenza interessante: infatti se,
come osservabile O, si considera la quantità x (t) x (s) si può sviluppare
l’autocorrelazione statistica in termini di path integrals, studiando l’andamento per
|t-s| grande il segnale è dominato dal primo livello eccitato:
∑
⟨x (t) x (s)⟩ ≈ | ⟨E0 |q|E1 ⟩ |2 e −(E1 −E0 ) |t−s|/ℏ (21)
E
In questo modo dalla pendenza della curva di correlazione in scala logaritmica si può
ottenere una stima del gap di energia fra lo stato fondamentale ed il primo livello
eccitato.
14
Simulazione numerica per
l’oscillatore armonico
quantistico
Il "problema" della derivata seconda
15
La misura di correlazione
16
Stima del gap
Nel caso in esame, per l’oscillatore armonico il termine di potenziale che entra
nell’algoritmo è dato da:
m 2 2 ∂V (x )
V (x ) = ω x ⇒ V ′ (x ) = = m ω2 x (29)
2 ∂x
Una volta termalizzata la configurazione viene fatta ulteriormente evolvere in modo da
accumulare statistica e misurare la correlazione: il gap E1 − E0 si ricava direttamente
dalla pendenza in scala logaritmica.
I livelli energetici possono essere
espressi in funzione del numero
quantico n:
( )
1
En = n+ ℏω (30)
2
Assumendo ℏ = ω = 1 si ha
proprio che il gap fra il primo
livello eccitato e lo stato
fondamentale vale E1 − E0 = 1
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Simulazione numerica per
l’oscillatore quartico
Analogia con la teoria delle perturbazioni
18
I coefficienti perturbativi
19
Stima del gap dalla simulazione
Introducendo la derivata del potenziale (31) all’interno del drift ed ottimizzando i
parametri è stato possibile ottenere la stima del gap dai dati simulati dal Monte Carlo.
Come si può notare la stima del gap risulta confrontabile con il valore calcolato
mediante la serie perturbativa. In questo caso si sono palesate più difficoltà rispetto
all’oscillatore armonico: è stato riscontrato un forte rallentamento dell’algoritmo,
tanto da non riuscire a superare inizialmente i 1000 steps. La causa del rallentamento
si è rilevata essere semplicemente l’elevamento a potenza x 3 che compare nel drift: 20
sostituendolo nel codice con x · x · x la velocità di calcolo è rientrata nella norma.
Il metodo di Padè
Per valori di g non abbastanza piccoli (in questo caso g = 0.1) la serie perturbativa
tende a divergere asintoticamente. Il problema può essere risolto applicando il metodo
di Padè, ovvero riscrivendo la serie perturbativa come rapporto fra polinomi:
a0 + a1 g + a2 g 2 + ...
C + C1 g + C2 g 2 + ... = (33)
1 + b1 g + b2 g 2 + ...
I coefficienti dei due polinomi si possono determinare risolvendo un sistema di
equazioni a0 = c0 , a1 = c1 + c0 b1 , ... oppure usando direttamente il comando "pade"
incluso nel calcolo simbolico in MATLAB. Con tale metodo è garantita la convergenza.
40 1.36
g = 0.1 g = 0.1
20 1.34
0 1.32
-20 1.3
-40 1.28
-60 1.26
-80 1.24
-100 1.22
-120 1.2
-140 1.18
-160 1.16
3 4 5 6 7 8 9 10 3 4 5 6 7 8 9 10
21
Stima del gap per g = 0.1
1.5
intercetta della retta interpolante.
1.4 Il valore ottenuto non è tecnicamente
1.3 confrontabile con 1.21 ma gli si avvicina in
1.2
modo accettabile.
0 0.005 0.01 0.015 0.02 0.025 0.03 0.035
22