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LEZIONI DI ANALISI MATEMATICA I

c.l. in Ingegneria Meccanica (A-L)

QUARTA SETTIMANA

CLASSIFICAZIONE DEI PUNTI RISPETTO AD UN INSIEME

Indichiamo con R̃ = R ∪ {−∞, +∞}. Per ogni x0 ∈ R̃, sia Ix0 un intorno di x0 che
assumeremo essere:

(1) se x0 ∈ R allora Ix0 è un intervallo centrato in x0 del tipo Ix0 = (x0 −r, x0 +
r) con r > 0;
(2) x0 = +∞ allora Ix0 è una semiretta destra del tipo Ix0 = (M, +∞) con
M > 0;
(3) x0 = −∞ allora Ix0 è una semiretta sinistra del tipo Ix0 = (−∞, −M ) con
M > 0.

Sia A ⊂ R, A 6= ∅ e x0 ∈ R̃. Diremo che

• x0 è un punto di ACCUMULAZIONE per A se

∀Ix0 ⇒ Ix0 ∩ A − {x0 } =


6 ∅

La totalità dei punti di accumulazione per A si indica con A0 .


• x0 è un punto ISOLATO di A se

∃Ix0 : Ix0 ∩ A = {x0 }

La totalità dei punti isolati di A si indica con IsA.


• x0 è un punto INTERNO ad A se

∃Ix0 : Ix0 ⊂ A

La totalità dei punti interni ad A si indica con A◦ .


• x0 è un punto di FRONTIERA per A se

∀Ix0 ⇒ Ix0 ∩ A 6= ∅ e Ix0 ∩ AC 6= ∅ (ove AC è il complementare di A).

La totalità dei punti di frontiera per A si indica con ∂A.

È semplice osservare che:

• i punti di accumulazione possono non appartenere all’insieme A;


• l’insieme A si divide in punti isolati e in punti di accumulazione (quindi
IsA ∩ A0 = ∅ e A ⊂ IsA ∩ A0 );
• i punti interni sono anche di accumulazione (quindi A◦ ⊂ A0 );
• i punti di frontiera sono i punti isolati e i punti di accumulazione non interni
(quindi ∂A = IsA ∪ (A0 − A◦ )).

Esempio: A = [0, 1) ∪ {2}. Allora A0 = [0, 1], IsA = {2}, A◦ = (0, 1) e ∂A =


{0, 1, 2}.

1
2

LIMITI DI FUNZIONI

Sia f : A → R, A ⊂ R e x0 ∈ A0 , diremo che il limite per x che tende a x0 di f è


l ∈ R̃, e scriveremo
lim f (x) = l
x→x0
se:
(1) ∀Il , ∃Ix0 : ∀x ∈ Ix0 ∩ A − {x0 } ⇒ f (x) ∈ Il .
In base all’essere x0 o l un punto finito o no, cambiando la tipologia di intorno, la
definizione (1) può assumere un’altra forma. Avremo:

• se x0 ∈ R e l ∈ R, lim f (x) = l significa che :


x→x0

∀ > 0, ∃δ = δ() > 0 : ∀x ∈ A, 0 < |x − x0 | < δ ⇒ l −  < f (x) < l + 


• se x0 ∈ R e l = +∞, lim f (x) = +∞ significa che :
x→x0

∀M > 0, ∃δ = δ(M ) > 0 : ∀x ∈ A, 0 < |x − x0 | < δ ⇒ f (x) > M


• se x0 ∈ R e l = −∞, lim f (x) = −∞ significa che :
x→x0

∀M > 0, ∃δ = δ(M ) > 0 : ∀x ∈ A, 0 < |x − x0 | < δ ⇒ f (x) < −M


• se x0 = +∞ e l ∈ R, lim f (x) = l significa che :
x→+∞

∀ > 0, ∃N = N () > 0 : ∀x ∈ A, x > N ⇒ l −  < f (x) < l + 


• se x0 = +∞ e l = +∞, lim f (x) = +∞ significa che :
x→+∞

∀M > 0, ∃N = N (M ) > 0 : ∀x ∈ A, x > N ⇒ f (x) > M


• se x0 = +∞ e l = −∞, lim f (x) = −∞ significa che :
x→+∞

∀M > 0, ∃N = N (M ) > 0 : ∀x ∈ A, x > N ⇒ f (x) < −M


• se x0 = −∞ e l ∈ R, lim f (x) = l significa che :
x→−∞

∀ > 0, ∃N = N () > 0 : ∀x ∈ A, x < −N ⇒ l −  < f (x) < l + 


• se x0 = −∞ e l = +∞, lim f (x) = +∞ significa che :
x→−∞

∀M > 0, ∃N = N (M ) > 0 : ∀x ∈ A, x < −N ⇒ f (x) > M


• se x0 = −∞ e l = −∞, lim f (x) = −∞ significa che :
x→−∞

∀M > 0, ∃N = N (M ) > 0 : ∀x ∈ A, x < −N ⇒ f (x) < −M

TEOREMA PONTE FRA LIMITI DI FUNZIONI E DI SUCCESSIONI

Theorem 1. Sia f : A → R, A ⊂ R e x0 ∈ A0 . Allora


lim f (x) = l ⇔ ∀(xn )n ⊂ A, xn → x0 , risulta f (xn ) → l.
x→x0

Proof. P.N. (⇒) Sappiamo che lim f (x) = l dobbiamo far vedere che ∀(xn )n ⊂
x→x0
A, xn → x0 , risulta f (xn ) → l. Fisso allora una successione (xn )n ⊂ A, che tende a
x0 . Quindi abbiamo che
3

(1) lim f (x) = l


x→x0
(2) lim xn = x0 .
n→+∞
Mostriamo che lim f (xn ) = l.
n→+∞

Da (1) abbiamo che ∀Il , ∃Ix0 : ∀x ∈ Ix0 ∩ A − {x0 } ⇒ f (x) ∈ Il .

Da (2), in corrispondenza di Ix0 trovato sopra, ∃n̄ ∈ N: ∀n ≥ n̄ ⇒ xn ∈ Ix0 .


Sapendo che la successione (xn )n ⊂ A e assunto che xn 6= x0 si ottiene che xn ∈
Ix0 ∩ A − {x0 }, ∀n ≥ n̄. Pertanto dalla (1) ∀n ≥ n̄, abbiamo che f (xn ) ∈ Il .

Riscrivendo di seguito le parti sottolineate avremo che

∀Il , ∃n̄ ∈ N : ∀n ≥ n̄ ⇒ f (xn ) ∈ Il ossia lim f (xn ) = l.


n→+∞

Viceversa:

P.S. (⇐) Sappiamo che ∀(xn )n ⊂ A, xn → x0 , risulta f (xn ) → l dobbiamo far


vedere che lim f (x) = l. Ragioniamo per assurdo e supponiamo che non sia vero
x→x0
che lim f (x) = l. Significa che (prendendo in esame il caso in cui x0 , l ∈ R)
x→x0

∃ > 0 : ∀δ > 0 ∃x ∈ A, con 0 < |x − x0 | < δ per cui risulta |f (x) − l| ≥ .

La precedente proposizione vale qualunque sia δ > 0, pertanto la riscrivo scegliendo


1
δ = per ogni n ∈ N. Avremo
n
1
∃ > 0 : ∀n ∈ N ∃xn ∈ A, con 0 < |xn − x0 | < per cui risulta |f (xn ) − l| ≥ .
n
1
Si viene a creare una successione (xn )n ⊂ A tale che 0 < |xn − x0 | < ; passando al
n
limite per n → +∞ e usando il teorema dei Carabinieri si ottiene che xn − x0 → 0
ossia
xn → x0 .
Ma dall’essere |f (xn ) − l| ≥ , ∀n ∈ N non può accadere che f (xn ) → l e quindi
ho l’assurdo. 

Da questo teorema ereditiamo gratuitamente tutti i teoremi sui limiti visti per le
successioni, che qui andiamo a riscrivere:

• Teorema di unicità del limite


Theorem 2. Se una funzione ammette limite, tale limite è unico.

TEOREMI SUI LIMITI

• Teorema del confronto

Theorem 3. Siano f, g : A → R, A ⊂ R, x0 ∈ A0 due funzioni tali che:


4

1) lim f (x) = l e lim g(x) = l’,


x→x0 x→x0
2) f (x) ≤ g(x), ∀x ∈ A

allora l ≤ l’.

Osservazione: Si dice che: passando al limite le disuguaglianze si conservano


eventualmente attenuandosi.

Dal precedente teorema si deduce che

Theorem 4. Sia f : A → R, A ⊂ R, x0 ∈ A0 una funzione tale che:


1) lim f (x) = l,
x→x0
2) f (x) ≥ 0 (f (x) ≤ 0), ∀x ∈ A

allora l ≥ 0 (l ≤ 0).

• Teorema di permanenza del segno

Theorem 5. Sia f : A → R, A ⊂ R, x0 ∈ A0 una funzione tale che:


1) lim f (x) = l,
x→x0
2) l 6= 0,

allora ∃Ix0 : ∀x ∈ Ix0 ∩ A − {x0 } ⇒ f (x) · l > 0.

Ossia, se il limite di una funzione è diverso da 0 allora, in un intorno di x0 ,


le immagini della funzione hanno lo stesso segno del limite.

• Teorema sul valore assoluto

Theorem 6. Sia f : A → R, A ⊂ R, x0 ∈ A0 una funzione tale che:


Allora se lim f (x) = l ⇒ lim |f (x)| = |l|.
x→x0 x→x0

Ossia, se una funzione ammette limite, allora anche il valore assoluto della
funzione ha limite e il limite del valore assoluto è uguale al valore assoluto
del limite.

Osservazione: Non vale il viceversa in generale. Il viceversa vale se il limite


della funzione 0. Vale quindi:

Theorem 7. Sia f : A → R, A ⊂ R, x0 ∈ A0 una funzione tale che:


Allora se lim f (x) = 0 ⇔ lim |f (x)| = 0.
x→x0 x→x0

• Teorema dei carabinieri

Theorem 8. Siano f, g, h : A → R, A ⊂ R, x0 ∈ A0 tre funzioni tali che:


1) lim f (x) = l e lim g(x) = l,
x→x0 x→x0
2) f (x) ≤ h(x) ≤ g(x), ∀x ∈ A,

allora lim h(x) = l.


x→x0
5

Dai precedenti teoremi si ottiene

Theorem 9. Siano f, g : A → R, A ⊂ R, x0 ∈ A0 due funzioni tali che:


1) lim f (x) = l,
x→x0
2) g è limitata,

allora lim f (x) · g(x) = 0.


x→x0

TEOREMI SULLE OPERAZIONI CON I LIMITI

Theorem 10.
• Il limite di una somma di due funzioni che hanno limiteè uguale alla somma
dei limiti purché non si pervenga ad una forma indeterminata.
• Il limite di un prodotto di due funzioni che hanno limiteè uguale al prodotto
dei limiti purché non si pervenga ad una forma indeterminata.
• Il limite di un quoziente di due funzioni che hanno limite è uguale al quoziente
dei limiti purché non si pervenga ad una forma indeterminata.
Assumendo le seguenti convenzioni sulle operazioni:
• Somma: (∀a ∈ R)
+∞ + a = +∞, −∞ + a = −∞, +∞ + ∞ = +∞, −∞ − ∞ = −∞
forma indeterminata: +∞ − ∞

• Prodotto: (∀a 6= 0)
∞ · a = ∞, ∞ · ∞ = ∞, rispettando le regole dei segni
forma indeterminata: ∞ · 0

• Quoziente: (∀a 6= 0)
a a 0 ∞ ∞ 0
= ∞, = 0, = 0, = ∞, = ∞, = 0, rispettando le regole
0 ∞ a a 0 ∞
dei segni
0 ∞
forme indeterminate: e
0 ∞

Alcune operazioni immediate sui limiti

Risulta:
se α > 0 lim xα = +∞ lim xα = 0
x→+∞ x→0
se q > 1 lim q x = +∞ lim q x = 0
x→+∞ x→−∞
lim log x = +∞ lim log x = −∞
x→+∞ x→0

INFINITI, INFINITESIMI E LORO CONFRONTO

• Infiniti
Una funzione f : A → R, A ⊂ R, x0 ∈ A0 è un INFINITO, per x → x0 se
lim f (x) = +∞ o lim f (x) = −∞.
x→x0 x→x0
6

• Confronto di infiniti
0
 f, g : A → R, A ⊂ R, x0 ∈ A , infiniti per x → x0 , risulta:
Date due funzioni
 ∞


⇒ f (x) è un infinito di ordine superiore rispetto a g(x)



 0 ⇒ f (x) è un infinito di ordine inferiore rispetto a g(x)

f (x) 
lim =
x→x0 g(x)
k 6= 0 ⇒ f (x) e g(x) sono infiniti dello stesso ordine








⇒ f (x) e g(x) non sono confrontabili

@

Nel caso in cui f (x) e g(x) sono infiniti dello stesso ordine per x → x0 ,
f (x)
ovvero lim = k 6= 0, allora diciamo che la funzione f (x) è asintotica
x→x0 g(x)
a k · g(x), e scriviamo f (x) ∼ k · g(x), per x → x0 .

Osservazione: Fra due potenze f (x) = xα e g(x) = xβ , se α > β allora


f (x) = xα è un infinito di ordine superiore rispetto a g(x) = xβ per x →
+∞, mentre fra due esponenziali f (x) = q x e g(x) = px , se q > p > 1
allora f (x) = q x è un infinito di ordine superiore rispetto a g(x) = px , per
x → +∞.

• Principio di sostituzione degli infiniti


In una somma di infiniti, ai fini del calcolo del limite, si possono trascurare
gli infiniti di ordine inferiore, purchè rimanga almeno un infinito.
Infatti se f (x) e g(x) sono due infiniti per x → x0 , e f (x) è di ordine
g(x)
superiore a g(x), allora, sapendo che lim = 0, abbiamo che
x→x0 f (x)
 
f (x) + g(x) g(x)
lim = lim 1 + =1
x→x0 f (x) x→x0 f (x)
ovvero f (x) + g(x) ∼ f (x), quindi il comportamento di f (x) + g(x) è deter-
minato dal comportamento di f (x).

Sussiste la seguente scala gerarchica fra infiniti (da quello di ordine superiore
a quello di ordine inferiore), per x → +∞.

q x (q > 1) xα (α > 0) log x.

• Primo limite notevole: Da quanto visto per le successioni, utilizzando il


teorema ponte, risulta
 x
1
lim 1+ =e
x→+∞ x

oppure
 x
1
lim
1+ = e.
x→−∞ x
Viene utilizzato come limite notevole nella forma indeterminata: 1+∞ o
1−∞ nel senso che, se lim A(x) = +∞(−∞), allora:
x→x0
7

 A(x)
1
lim 1+ = e.
x→x0 A(x)

• Infinitesimi
Una funzione f : A → R, A ⊂ R, x0 ∈ A0 è un INFINITESIMO, per x → x0
se lim f (x) = 0.
x→x0

• Confronto di infinitesimi
Date due funzioni f, g : A → R, A ⊂ R, x0 ∈ A0 , infinitesimi per x → x0 ,
risulta: 
 0
 ⇒ f (x) è un infinitesimo di ordine superiore rispetto a g(x)




 ∞

⇒ f (x) è un infinitesimo di ordine inferiore rispetto a g(x)
f (x) 
lim =
x→x0 g(x)
k 6= 0 ⇒ f (x) e g(x) sono infinitesimi dello stesso ordine








⇒ f (x) e g(x) non sono confrontabili

@

Nel caso in cui f (x) e g(x) sono infinitesimi dello stesso ordine per x → x0 ,
f (x)
ovvero lim = k 6= 0, allora diciamo che la funzione f (x) è asintotica
x→x0 g(x)
a k · g(x), e scriviamo f (x) ∼ k · g(x), per x → x0 .

Osservazione: Fra due potenze f (x) = xα e g(x) = xβ , se α > β allora


f (x) = xα è un infinitesimo di ordine superiore rispetto a g(x) = xβ per
x → 0.

• Principio di sostituzione degli infinitesimi


In una somma di infinitesimi, ai fini del calcolo del limite, si possono trascu-
rare gli infinitesimi di ordine superiore, purchè rimanga almeno un infinites-
imo.
Infatti se f (x) e g(x) sono due infinitesimi per x → x0 , e f (x) è di ordine
g(x)
inferiore a g(x), allora, sapendo che lim = 0, abbiamo che
x→x0 f (x)
 
f (x) + g(x) g(x)
lim = lim 1 + =1
x→x0 f (x) x→x0 f (x)
ovvero f (x) + g(x) ∼ f (x), quindi il comportamento di f (x) + g(x) è deter-
minato dal comportamento di f (x).

• “o”piccoli
Diremo che f (x) è un “o”piccolo di g(x) per x → x0 e si scrive f (x) =
o(g(x)) se f (x) è un infinitesimo di ordine superiore rispetto a g(x), ossia
f (x)
lim = 0.
x→x0 g(x)

f (x) f (x) − kg(x)


Se lim = k 6= 0 ⇒ lim = 0 ⇒ f (x) − kg(x) = o(g(x)).
x→x0 g(x) x→x0 g(x)
8

Pertanto risulta che


f (x)
(2) lim = k 6= 0 ⇒ f (x) = kg(x) + o(g(x)).
x→x0 g(x)

Applicando la (2) ai limiti notevoli si ottiene

• Limiti notevoli: Sono limiti che stabiliscono un confronto fra infinitesimi


per x → 0 e potenze di x. Si prova facilmente, come esercizio, che:
sin x
lim = 1 ⇒ sin x = x + o(x)
x→0 x
1 − cos x 1 1
lim 2
= ⇒ cos x = 1 − x2 + o(x2 )
x→0 x 2 2
loga (x + 1)
lim = loga e
x→0 x
log(x + 1)
lim = 1 ⇒ log(x + 1) = x + o(x)
x→0 x
ax − 1
lim = log a
x→0 x
ex − 1
lim = 1 ⇒ ex = 1 + x + o(x)
x→0 x
(1 + x)α − 1
lim = α ⇒ (1 + x)α = 1 + αx + o(x):
x→0 x
Aggiungiamo poi alcuni limiti che dai predenti derivano ma che per la loro
utilità li aggiungiamo alla lista dei limiti notevoli.
tan x
lim = 1 ⇒ tan x = x + o(x)
x→0 x
arcsin x
lim = 1 ⇒ arcsin x = x + o(x)
x→0 x
arctan x
lim = 1 ⇒ arctan x = x + o(x)
x→0 x

Ai fini del calcolo di limiti è utile la seguente tabella sulle proprietà degli
“o”piccoli, quando x → 0.
(1) o(xn ) + o(xn ) = o(xn )
o(xn ) + o(xn )
(Si prova mostrando che lim = 0. Infatti:
x→0 xn
o(xn ) + o(xn ) o(xn ) o(xn )
 
lim = lim + = 0 + 0 = 0).
x→0 xn x→0 xn xn
(2) o(a · xn ) = o(xn ), a ∈ R
o(a · xn )
(Si prova mostrando che lim = 0. Infatti:
x→0 xn
o(a · xn ) o(a · xn ) a · xn
 
lim = lim · = 0 · a = 0).
x→0 xn x→0 a · xn xn
9

(3) xm · o(xn ) = o(xn+m )


xm · o(xn )
(Si prova mostrando che lim = 0. Infatti:
x→0 xn+m
xm · o(xn ) o(xn )
lim n+m
= lim = 0).
x→0 x x→0 xn

(4) o(xm ) · o(xn ) = o(xn+m )


o(xm ) · o(xn )
(Si prova mostrando che lim = 0. Infatti:
x→0 xn+m
o(xm ) · o(xn ) o(xm ) o(xn )
lim = lim · = 0 · 0 = 0).
x→0 xn+m x→0 xm xn
(5) o(o(xn )) = o(xn )
o(o(xn ))
(Si prova mostrando che lim = 0. Infatti:
x→0 xn
o(o(xn )) o(o(xn )) o(xn )
lim = lim · = 0 · 0 = 0).
x→0 xn x→0 o(xn ) xn
(6) o(xn + o(xn )) = o(xn )
o(xn + o(xn ))
(Si prova mostrando che lim = 0. Infatti:
x→0 xn
o(xn + o(xn )) o(xn + o(xn )) xn + o(xn )
lim = lim · =
x→0 xn x→0 xn + o(xn ) xn
o(xn + o(xn ))
 n
o(xn )

x
lim · + = 0 · (1 + 0) = 0).
x→0 xn + o(xn ) xn xn
(7) Se f (x) ∼ xn ⇒ o(f (x)) = o(xn )
o(f (x))
(Si prova mostrando che lim = 0. Infatti:
x→0 xn
o(f (x)) o(f (x)) f (x)
lim n
= lim · n = 0 · k = 0).
x→0 x x→0 f (x) x

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