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Limiti
I limiti di funzioni sono uno degli argomenti fondanti dell’Analisi Matematica, perché, come avremo
modo di vedere, molti degli oggetti che tratteremo in seguito si basano sul concetto di limite.
1.1 Definizioni
In tutto il capitolo, consideremo una funzione f : A ⊆ R → R, con dominio A 6= ∅. Chiederemo
inoltre che x̄ sia un punto di accumulazione di A in R̄: ciò significa che includiamo anche +∞, −∞
nei possibili punti di accumulazione di A.
Definizione 1.1 Sia x̄ ∈ R̄ un punto di accumulazione di A = dom f . Diciamo che esiste il limite
di f per x che tende ad x̄, ed è uguale a ` ∈ R̄ se
Osservazione 1.1
La definizione data sopra è la definizione generale, che vale per qualunque valore ` ∈ R e per
qualunque punto di accumulazione x̄ ∈ R del dominio di f . Vediamo come si può riscrivere la
definizione, usando una diversa rappresentazione degli intorni, nei vari casi.
CASO 1 ` ∈ R, x̄ ∈ R
In questo caso B(`) = Bε (`) = (` − ε, ` + ε) e B(x̄) = Bδ (x̄) = (x̄ − δ, x̄ + δ). La definizione
può essere scritta in vari modi, tutti equivalenti:
1
2
CASO 2 ` ∈ R, x̄ = +∞
In questo caso B(`) = Bε (`) = (` − ε, ` + ε) e B(x̄) = B(+∞) = (a, +∞). La definizione può
essere scritta in vari modi, tutti equivalenti:
∀Bε (`) ∃B(+∞) x ∈ B(+∞) ∩ A =⇒ f (x) ∈ Bε (`) (1.5)
∀ε > 0 ∃a ∈ R x ∈ (a, +∞) ∩ A =⇒ f (x) ∈ (` − ε, ` + ε) (1.6)
∀ε > 0 ∃a ∈ R x > a ∧ x ∈ A =⇒ |f (x) − `| < ε. (1.7)
In questo caso, poiché A ⊆ R e +∞ ∈ / R, possiamo evitare di richiedere che x 6= x̄.
Il caso x̄ = −∞ è lasciato al lettore per esercizio.
CASO 3 ` = +∞, x̄ ∈ R
In questo caso B(`) = B(+∞) = (m, +∞) e B(x̄) = Bδ (x̄) = (x̄ − δ, x̄ + δ). La definizione può
essere scritta in vari modi, tutti equivalenti:
∀B(+∞) ∃Bδ (x̄) x ∈ Bδ (x̄) ∩ A \ {x̄} =⇒ f (x) ∈ B(+∞) (1.8)
∀m ∈ R ∃δ > 0 x ∈ (x̄ − δ, x̄ + δ) ∩ A \ {x̄} =⇒ f (x) ∈ (m, +∞) (1.9)
∀m ∈ R ∃δ > 0 0 < |x − x̄| < δ ∧ x ∈ A =⇒ f (x) > m. (1.10)
Il caso ` = −∞ è lasciato al lettore per esercizio.
CASO 4 ` = +∞, x̄ = +∞
In questo caso B(`) = B(+∞) = (m, +∞) e B(x̄) = B(+∞) = (a, +∞). La definizione può
essere scritta in vari modi, tutti equivalenti:
∀B(+∞) ∃B(+∞) x ∈ B(+∞) ∩ AB(+∞) =⇒ f (x) ∈ B(+∞) (1.11)
∀m ∈ R ∃a ∈ R x ∈ (a, +∞) ∩ A =⇒ f (x) ∈ (m, +∞) (1.12)
∀m ∈ R ∃a ∈ R x > a ∧ x ∈ A =⇒ f (x) > m. (1.13)
I casi ` = −∞ e/o x̄ = −∞ sono lasciati al lettore per esercizio.
Esempi 1.1
1. Sia ®
x2 x 6= 0
f (x) =
3 x = 0.
Vogliamo verificare che lim f (x) = 0. In questo caso dom f = R, per cui possiamo omettere
x→0
l’intersezione dell’intorno di 0 con il dominio. Vogliamo mostrare che
∀Bε (0) = (−ε, ε) ∃Bδ (0) = (−δ, δ) x ∈ (−δ, δ) \ {x} =⇒ f (x) = x2 ∈ (−ε, ε), o ε < x2 < ε.
√ √ (1.14)
√
L’ultima disuguaglianza è vera se e solo se − ε < x < ε, e dunque se consideriamo δ = ε
otteniamo che (1.14) è verificata.
Osserviamo che, se non avessimo escluso x̄ = 0 dall’insieme dei punti in cui si valuta f , la
definizione non sarebbe verificata.
2. Sia f (x) = 3, per ogni x ∈ R.
In questo caso, vogliamo dimostrare che, per ogni x̄ ∈ R, lim f (x) = 3. Infatti
x→x̄
1
3. Sia f (x) = ; dom f = R \ {0}. Vogliamo dimostrare che lim f (x) = +∞, cioè che
x2 x→0
1
∀m ∈ R ∃Bδ (0) = (−δ, δ) x ∈ (−δ, δ) \ {0} =⇒ f (x) = > m.
x2
…
1 1 1
Osserviamo che la disequazione 2 > m è soddisfatta se e solo se x2 < e cioè se − <
… x … m m
1 1
x< , con x 6= 0. Ponendo allora δ = , abbiamo ottenuto che lim f (x) = +∞.
m m x→0
1
4. f (x) = , dom f = R \ {0}. Vogliamo dimostrare che lim f (x) = 0, cioè che
x x→+∞
1
∀ε > 0 ∃B(+∞) = (a, +∞) x ∈ (a, +∞) \ {0} =⇒ −ε < < ε.
x
1 1 1
Possiamo considerare solo le x > 0. Allora −ε < < ε se e solo se x > . Ponendo a = ,
x ε ε
abbiamo ottenuto quanto desiderato.
Non tutte le funzioni hanno limite per x che tende ad un punto di accumulazione del dominio.
Vediamo cosa significa prima di tutto dire che il limite per x → x̄ di f (x) 6= `. Ricordando quanto
visto nel capitolo precedente, abbiamo che:
Diremo che f non ha limite per x → x̄, se (1.15) vale per ogni ` ∈ R̄.
Esempi 1.2
1
1. Sia f (x) = , dom f = R \ {0}.
x
1
In questo caso vediamo che non esiste lim . Osserviamo che f è illimitata superiormente e
x
x→0
inferiormente in un ogni intorno di 0, per cui il limite, se esiste, è necessariamente uguale a
+∞ o a −∞.
1
lim 6= +∞.
x→0 x
Se consideriamo B(+∞) = (1, +∞), in ogni intorno (−δ, δ) di x̄ = 0 si ha che, per ogni
x ∈ (−δ, 0), f (x) < 0 < 1, e dunque f (x) ∈
/ (1, +∞).
1
In modo del tutto analogo possiamo dimostrare che lim 6= +∞.
x→0 x
2. Sia
1
x x ∈ Q ∧ x 6= 0
f (x) =
− x1
x∈R\Q
Poiché −1 ≤ sin x ≤ 1, per ogni x ∈ R, il limite, se esiste, è certamente un valore ` ∈ [−1, 1].
Mostriamo per esempio che lim sin x 6= 1. Per ogni altro valore, la dimostrazione è analoga.
x→+∞
Å ã
1 3
Consideriamo l’intorno di 1 B1/2 (1) = , . In ogni intorno (a, +∞) di x̄ = +∞, esistono
2 2 Å ã
1 3
valori x = kπ > a (k ∈ Z) tali che sin kπ = 0 ∈/ , .
2 2
Nell’esempio (1.2.1) vediamo che, se consideriamo g(x) = f |(0,+∞) (x), si ha che lim g(x) =
x→0
+∞, mentre, se consideriamo h(x) = f |(−∞,0) (x), si ha che lim h(x) = −∞. In casi come
x→0
questi, pur non esistendo il limite, vorremmo poter formalizzare quanto osservato. Per far questo,
dobbiamo introdurre dei nuovi concetti.
1. Si dice intorno destro di x̄, che indichiamo con Bδ+ (x̄) l’intervallo [x̄, x̄ + δ)
2. Si dice intorno sinistro di x̄, che indichiamo con Bδ− (x̄) l’intervallo (x̄ − δ, x̄].
Attenzione! Bδ+ (x̄) e Bδ− (x̄) non sono intorni di x̄ in senso topologico, dato che x̄ non è un
punto interno dell’insieme.
lim f (x) = `
x→x̄+
se
∀B(`) ∃B + (x̄) x ∈ B + (x̄) ∩ A \ {x̄} =⇒ f (x) ∈ B(`). (1.16)
Analogamente, se x̄ è un punto di accumulazione da sinistra di A, si dice che esiste il limite
sinistro di f per x che tende a x̄ ed è uguale a m ∈ R̄, e si scrive
lim f (x) = m
x→x̄−
se
∀B(m) ∃B − (x̄) x ∈ B − (x̄) ∩ A \ {x̄} =⇒ f (x) ∈ B(m). (1.17)
Esempi 1.3
1
1. x̄ è un punto di accumulazione da destra e da sinistra del dominio di f (x) = . In questo
x
caso:
1 1
lim+ = +∞ e lim− = −∞
x→0 x x→0 x
3. La funzione ®
x2 x>0
f (x) =
−x x≤0
è tale che lim+ f (x) = lim+ x2 = 0 e lim− f (x) = lim− (−x) = 0, e dunque ∃ lim f (x) = 0.
x→0 x→0 x→0 x→0 x→0
Finora abbiamo sempre detto ”esiste il” limite, sottintendendo che se il limite esiste, è unico.
Il seguente teorema prova che questa assunzione è vera.
Teorema 1.1 Siano f : A → R e x̄ ∈ R̄ un punto di accumulazione di A = dom f .
Se esiste lim f (x) = ` ∈ R̄, allora ` è l’unico limite di f per x → x̄.
x→x̄
Dimostrazione. Supponiamo per assurdo che lim f (x) = `1 e lim f (x) = `2 , con `1 6= `2 .
x→x̄ x→x̄
Dimostriamo che ciò non è possibile, nel caso in cui `1 , `2 ∈ R. Lasciamo al lettore gli altri casi.
1
Consideriamo ε = |`1 − `2 |. Per la definizione di limite:
3
∃B 1 (x̄) x ∈ B 1 (x̄) ∩ A \ {x̄} =⇒ f (x) ∈ Bε (`1 )
Se consideriamo B(x̄) = B 1 (x̄) ∩ B 2 (x̄), abbiamo che per ogni x ∈ B(x̄) ∩ A \ {x̄} f (x) ∈ Bε (`1 ) ∩
Bε (`2 ) = ∅, assurdo.
Osservazione 1.3 La definizione appena data, pur somigliando alla definizione di limite, ne
differisce in modo significativo. Infatti,
6
1. non è necessario che x̃ sia un punto di accumulazione di A, mentre è essenziale che x̃ sia un
punto di A;
Ne segue
Dimostrazione. (1) Se x̃ è un punto isolato di A, per definizione esiste B 0 (x̃) tale che B(x̃) ∩ A =
{x̃}. Dunque la definizione (1.18). Infatti, in questo caso, ∀B(f (x̃)) ∃B(x̃) = B 0 (x̃) x ∈
B 0 (x̃) ∩ A =⇒ f (x) ∈ B(f (x̃)).
(2). Se x̃ è punto di accumulazione di A, si ha lim = f (x̃) se e solo se ∀B(f (x̃)) ∃B(x̃) x ∈
x→x̃
B(x̃) ∩ A \ {x̃} =⇒ f (x) ∈ B(f (x̃)). Ma in questo caso non è necessario eliminare il punto x̃,
perché f (x̃) ∈ B(f (x̃)), qualunque sia l’intorno di f (x̃) scelto.
Dim. Dimostriamo il teorema nel caso in cui ` ∈ R e ` > 0 e nel caso in cui ` = +∞. Lasciamo al
lettore la dimostrazione degli altri due casi.
• Esiste B(x) tale che per ogni x ∈ B(x) ∩ A \ {x}, f (x) ≥ 0 (rispettivamente f (x) ≤ 0).
Dim. Se fosse l < 0, per il Teorema (1.2) della permanenza del segno, esisterebbe un intorno B 0 (x)
tale che, per ogni x ∈ x ∈ B 0 (x) ∩ A \ {x}, f (x) < 0, contro le ipotesi del Teorema.
Osservazione 1.4 Il Corollario (1.1) non può essere migliorato: esistono funzioni strettamente
positive (o negative) che hanno limite uguale a 0. Per esempio:
1 1
2. f (x) = > 0 per ogni x ∈ (0, +∞) e lim =0
x x→+∞ x
Teorema 1.4 (limite della somma) Date due funzioni f e g definite su A ⊆ R, sia x un punto di
accumulazione di A. Supponiamo inoltre che esistano lim f (x) e lim g(x).
x→x x→x
Riassumiamo nella seguente tabella i risultati che otteniamo a seconda dei valori dei due limiti.
(2) +∞ m∈R =⇒ +∞
(3) −∞ m∈R =⇒ −∞
(4) +∞ +∞ =⇒ +∞
(5) −∞ −∞ =⇒ −∞
(6) +∞ −∞ =⇒ ???
Nell’ultima riga della tabella, il risultato può essere diverso a seconda delle funzioni in gioco.
Si dice che otteniamo una forma indeterminata.
Dim. Dimostriamo i primi due casi; gli altri sono lasciati al lettore.
x ∈B(x) ∩ A \ {x} =⇒
|f (x) + g(x) − (l + m)| = |(f (x) − l) + (g(x) − m)| ≤ |f (x) − l| + |g(x) − m| < 2ε
Poiché ε varia su tutti i reali positivi, anche ρ = 2ε varia in tutti i reali positivi. Abbiamo
quindi ottenuto la (3).
9
(3) ∀B(+∞) = (K, +∞) ∃B(x) x ∈ B(x) ∩ A \ {x} =⇒ f (x) + g(x) > K.
La dimostrazione è identica alla dimostrazione del punto (2) del Teorema (1.4) sul limite della
somma di funzioni.
Esempi 1.4 1. f (x) = cos x e g(x) = sin x sono continue su R. Dunque anche cos x + sin x è
π π
continua su R, e lim (cos x + sin x) = cos + sin = 1
x→π/2 2 2
1
2. f (x) = e g(x) = 3x + 1.
x2
Å ã
1 1
lim = +∞ e lim (3x + 1) = 1 =⇒ lim + 3x + 1 = +∞
x→0 x2 x→0 x→0 x2
3. f (x) = x2 e g(x) = sin x. g è limitata su R e non ha limite per x → +∞, mentre f tende a
+∞. Possiamo quindi ricorrere al Corollario (1.4) per concludere che lim (x2 +sin x) = +∞.
x→+∞
Mostriamo adesso con alcuni esempi che nel caso in cui lim f (x) = +∞ e lim g(x) = −∞, il
x→x x→x
limite della funzione somma può assumere qualunque valore o può anche non esistere.
10
Esempi 1.5 1. Consideriamo f (x) = x + k (k ∈ R) e g(x) = −x. In questo caso lim f (x) =
x→+∞
+∞ e lim (−x) = −∞. Inoltre
x→+∞
4. Consideriamo f (x) = x+sin x e g(x) = −x. In questo caso lim f (x) = +∞ e lim (−x) =
x→+∞ x→+∞
−∞. Inoltre
lim (f (x) + g(x)) = lim (x + sin x − x) = lim sin x
x→+∞ x→+∞ x→+∞
Teorema 1.5 (limite del prodotto) Date due funzioni f e g definite su A ⊆ R, sia x un punto di
accumulazione di A. Supponiamo inoltre che esistano lim f (x) e lim g(x).
x→x x→x
Riassumiamo nella seguente tabella i risultati che otteniamo a seconda dei valori dei due limiti.
(4) +∞ +∞ =⇒ +∞
(5) −∞ −∞ =⇒ +∞
(6) +∞ −∞ =⇒ −∞
(7) +∞ o −∞ 0 =⇒ ????
Nell’ultima riga della tabella, il risultato può essere diverso a seconda delle funzioni in gioco.
Si dice che otteniamo una forma indeterminata.
Dim. Anche in questo caso dimostriamo i punti (1) e (2) e lasciamo gli altri al lettore.
11
∀Bρ (lm) ∃B(x) x ∈ B(x) ∩ A \ {x} =⇒ |f (x) · g(x) − lm| < ρ. (1.22)
Considerato l’intorno B(x) = B 0 (x)∩B 00 (x)∩B 000 (x), in B(x)∩A\{x} valgono (1.19,1.25,1.21).
Abbiamo quindi che, per ogni x ∈ B(x) ∩ A \ {x}:
Se ε varia in (0, +∞), anche ρ = (M + |l|) ε varia in (0, +∞). Otteniamo quindi (1.22).
2. In questo caso valgono ancora la (1.25) e (1.21) del punto precedente. Supponiamo per
semplicità che m > 0. Inoltre lim f (x) = +∞, cioè
x→+∞
∀B(+∞) = (N, +∞) ∃B(x) x ∈ B(x) ∩ A \ {x} =⇒ f (x) · g(x) > N. (1.24)
Nella (1.23) non è restrittivo considerare M > 0. Infatti, se L < 0, abbiamo che f (x) > M >
0 > L, e dunque la condizione è verificata anche per L < 0.
Se consideriamo B(x) = B 0 (x) ∩ B 000 (x), in B(x) ∩ A \ {x} valgono (1.23,1.21). Abbiamo
quindi che, per ogni x ∈ B(x) ∩ A \ {x}:
• esiste B(x), esiste k > 0 tali che, per ogni x ∈ B(x) ∩ A \ {x}, g(x) > k > 0.
La dimostrazione è uguale alla dimostrazione del punto (2) del teorema precedente. Lasciamo al
lettore l’enunciato degli altri casi analoghi (per esempio se g(x) < k < 0, o se lim f (x) = −∞).
x→+∞
lim x2 ex = +∞.
x→+∞
Å ã
x 1 1
3. f (x) = e e g(x) = 1 + . In questo caso lim 1 + =1e
x x→+∞ x
Å ã
1
lim ex 1 + = +∞.
x→+∞ x
4. f (x) = ex e g(x) = cos x + 3. In questo caso cos x + 3 ≥ −1 + 3 = 2 > 0 per ogni x ∈ R. Per
il Corollario (??) abbiamo che
5. Per il Corollario (1.7), ogni monomio ak xk è una funzione continua su R, perché è il prodotto
di funzioni continue su R. I polinomi, in quanto somma di monomi, sono funzioni continue
su R.
Mostriamo adesso con alcuni esempi che nel caso in cui lim f (x) = +∞ (o −∞) e lim g(x) = 0,
x→x x→x
il limite della funzione prodotto può assumere qualunque valore o può anche non esistere.
1
Esempi 1.7 1. f (x) = e g(x) = kx2 , con k ∈ R. Si ha che
x2
1
lim = +∞ e lim kx2 = 0 ∀k ∈ R, mentre
x→0 x2 x→0
1
lim f (x) · g(x) = lim 2 · kx2 = lim k = k.
x→0 x→0 x x→0
13
1
2. f (x) = e g(x) = x2 . Si ha che
x4
1
lim = +∞ e lim x2 = 0, mentre
x→0 x4 x→0
1 1
lim f (x) · g(x) = lim 4 · x2 = lim 2 = +∞.
x→0 x→0 x x→0 x
1
3. f (x) = e g(x) = x. Si ha che
x2
1
lim = +∞ e lim x = 0, mentre
x→0 x2 x→0
1 1
lim f (x) · g(x) = lim 2 · = lim non esiste. In questo caso esistono il limite destro e il
x→0 x→0 x x→0 x
limite sinistro di f .
1
4. f (x) = e g(x) = x(cos x + 3). Si ha che
x
1
lim = 0 e lim x(cos x + 3) = +∞, mentre
x→+∞ x x→+∞
1
lim f (x) · g(x) = lim · x(cos x + 3) = lim (cos x + 3) non esiste.
x→+∞ x→+∞ x x→+∞
1
Data una funzione g(x), ne consideriamo il reciproco . In questi casi, dobbiamo prestare
g(x)
attenzione al dominio della nuova funzione, che risulta essere {x ∈ dom g : g(x) 6= 0}.
Teorema 1.6 (limite del reciproco) Sia x un punto di accumulazione di A = dom g ∩dom f rac1g.
Supponiamo inoltre che esista lim g(x) = m.
x→x
Riassumiamo nella seguente tabella i risultati che si ottengono a seconda del valore del limite.
1 1
lim g(x) =⇒ lim lim
x→x x→x g(x) x→x g(x)
1
(1) m ∈ R \ {0} =⇒
m
(2) m=0 =⇒ +∞
(3) +∞ =⇒ 0 0
(4) −∞ =⇒ 0 0
Osserviamo che nell’ultima casella del punto (1) potremo, dopo aver dimostrato il limite di
1
funzione composta, scrivere che il limite vale . La casella vuota del punto (2) invece non può
m
essere completata in generale, perché esistono casi in cui il limite non esiste (per esempio 1/x per
x → 0, oppure esistono e sono +∞ o −∞).
Dim. Anche in questo caso dimostriamo i punti (1) e (2) e lasciamo gli altri al lettore.
1
Fissato ε = m
2
m 3m
∃B 00 (x) x ∈ B 00 (x) ∩ A \ {x} =⇒ 0< < g(x) < (1.26)
2 2
1 2
e dunque 0 < < .
g(x) m
Considerato l’intorno B(x) = B 0 (x) ∩ B 00 (x), abbiamo che, per ogni x ∈ B(x) ∩ A \ {x}:
1 1
∀Bε (0) ∃B(x) x ∈ B(x) ∩ A \ {x} =⇒ |g(x)| < ε =⇒ > .
g(x) ε
Ne segue che
1
lim = +∞.
x→x g(x)
Dim.
1
(a) Se x è un punto isolato di A, è certamente continua in x.
g
(b) Se x è un punto di accumulazione di A, il Teorema (1.2) della permanenza del segno ci
1
garantisce che esiste un intorno B tale che per ogni x ∈ B(x) ∩ A, g(x) 6= 0 e dunque
g
è definita in quell’insieme: possiamo quindi applicare il teorema precedente per concludere
che:
1
lim g(x) = .
x→x 1 g(x)
Esempi 1.8
15
1 1
1. g(x) = x + 1 6= 0 per ogni x 6= −1, dunque = è definita e continua in ogni x 6= −1
g(x) x+1
1
2. lim g(x) = lim (x2 + x) = +∞, quindi lim = 0.
x→+∞ x→+∞ x→+∞ x2 +x
1 1
3. g(x) = x3 . In questo caso lim x3 = 0. Allora lim 3
= +∞, mentre il limite di 3 non
x→0 x→0 x x
1 1
esiste perché lim+ = +∞ e lim− 3 = −∞.
x→0 x3 x→0 x
Teorema 1.7 (limite del rapporto) Sia x un punto di accumulazione di A = dom g ∩ dom g.
Supponiamo inoltre che esistano lim f (x) e lim g(x).
x→x x→x
Riassumiamo nella seguente tabella i risultati che otteniamo a seconda dei valori dei due limiti.
f (x) f (x)
lim f (x) lim g(x) =⇒ lim lim
x→x x→x x→x g(x) x→x g(x)
`
(1) `∈R m ∈ R \ {0} =⇒
m
(2) ` ∈ R \ {0} 0 =⇒ +∞
(5) `∈R +∞ o −∞ =⇒ 0 0
Osserviamo che nell’ultima casella del punto (1) potremo, dopo aver dimostrato il teorema sul
`
limite di funzione composta, scrivere che il limite vale . La casella vuota del punto (2) invece
m
non può essere completata in generale, perché esistono casi in cui il limite non esiste (per esempio
x/x2 per x → 0, oppure esistono e sono +∞ o −∞).
f (x) 1
Dim. Una volta scritto = f (x) · , si ottengono i casi sopra elencati applicando il Teorema
g(x g(x)
(1.5) sul prodotto e il Teorema (1.6) sul reciproco visti in precedenza.
Corollario 1.9 Siano f e g due funzioni continue in x ∈ A = dom f ∩ dom g. Se g(x) 6= 0, allora
f
la funzione è continua in x.
g
Vediamo con alcuni esempi che, quando entrambe le funzioni tendono all’infinito o entrambe
tendono a 0, si ha una “forma indeterminata”, cioè non è possibile stabilire il valore del limite del
rapporto a partire dal valore dei limiti di f e di g.
Esempi 1.9
16
1. f (x) = kx, con k ∈ R \ {0} e g(x) = x. Per x → +∞, entrambe le funzioni tendono
all’infinito. Inoltre
f (x) kx
lim = lim = k ∈ R.
x→+∞ g(x) x→+∞ x
f (x) x2
lim = lim = +∞.
x→+∞ g(x) x→+∞ x
f (x) x
lim = lim = 0.
x→+∞ g(x) x→+∞ x2
4. f (x) = −x2 e g(x) = x. Per x → +∞, entrambe le funzioni tendono all’infinito. Inoltre
f (x) −x2
lim = lim = −∞.
x→+∞ g(x) x→+∞ x
5. f (x) = x(cos x + 3) e g(x) = x. Per x → +∞, entrambe le funzioni tendono a +∞. Inoltre
f (x) x(cos x + 3)
lim = lim non esiste.
x→+∞ g(x) x→+∞ x
f (x) kx
lim = lim = k ∈ R.
x→0 g(x) x→0 x
f (x) x
lim = lim = +∞.
x→0 g(x) x→0 x3
f (x) x 1
lim = lim = lim non esiste.
x→0 g(x) x→0 x2 x→0 x
Teorema 1.8 (I teorema del confronto) Date due funzioni f e g, sia x un punto di accumulazione
di A = dom f ∩ dom g. Supponiamo che
allora ` ≤ m.
Dim. Per il Teorema (1.4) sulla somma dei limiti, abbiamo che lim [f (x) − g(x)] = ` − m ≤ 0. Per
x→x
il Teorema (1.2), esiste B(x) tale che , per ogni x ∈ B(x) ∩ A \ {x} f (x) ≤ g(x).
Teorema 1.9 (teorema del confronto, caso infinito) Date due funzioni f e g, sia x un punto di
accumulazione di A = dom f ∩ dom g. Supponiamo che ∃B(x) ∀x ∈ B(x) ∩ A \ {x} f (x) ≤ g(x)
Teorema 1.10 (II teorema del confronto, o dei due carabinieri) Date tre funzioni f , g e h, sia x
un punto di accumulazione di A = dom f ∩ dom g ∩ dom h. Supponiamo che
e dunque
lim g(x) = `.
x→x
Corollario 1.10 Date due funzioni f e g, sia x un punto di accumulazione di A = dom f ∩dom g.
Inoltre
• lim f (x) = 0
x→x
• g è localmente limitata in x.
4
0,25
2
-0,5 -0,25 0 0,25 0,5
-4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4 5 -0,25
-1
Dunque,
x ∈ B(x) ∩ A \ {x}quad =⇒ 0 ≤ |f (x) · g(x) ≤ M |f (x)|.
Poiché la funzione costante k(x) = 0 e la funzione M |f (x)| tendono a 0 per x → x, per il Teorema
(1.10) anche lim f (x) · g(x) = 0.
x→x
Esempi 1.10
1. Vediamo un’applicazione del Teorema (1.9). La funzione f (x) = x2 (sin 25x + 3) è il prodotto
della funzione x2 , che tende a +∞ per x → +∞, per la funzione sin 25x + 3, che non ha
limite per x → +∞. Inoltre, poiché sin 25x + 3 ≥ 1, abbiamo che x2 (sin 25x + 3) ≥ x2 per
ogni x ∈ R. Possiamo quindi concludere che lim x2 (sin 25x + 3) = +∞.
x→+∞
1
2. Vediamo un’applicazione del Teorema (1.10). Consideriamo la funzione f (x) = 5x2 sin .
x
1
Per x → 0, essa è il prodotto della funzione 5x2 , che tende a 0, e di sin , che non ha limite.
x
Osserviamo però che:
1
−6x2 ≤ 5x2 sin ≤ 6x2 , ∀x ∈ R \ {0}.
x
1
Poiché lim 6x2 = lim −6x2 = 0, abbiamo che lim 5x2 sin = 0.
x→0 x→0 x x→0
Lo stesso esercizio può essere svolto anche usando il Corollario (1.10). Infatti 5x2 → 0 per
1
x → 0, e sin è limitata in R \ {0}.
x
Vediamo ora un’applicazione particolarmente importante del Teorema (1.10) dei due carabinieri.
sin x
lim =1
x→0 x
sin x
Osserviamo innanzitutto che la funzione f (x) = è una funzione pari, definita e continua su
x
R \ {0}. Inoltre, poiché lim sin x = lim x = 0, il limite è una forma indeterminata.
x→0 x→0
19
sin x sin x
Per ragioni di simmetria, se esiste lim = `, anche lim− = `. Ci limiteremo dunque
xx→0+ x→0 x
a studiare la funzione in un intorno destro di x = 0.
A questo scopo consideriamo la circonferenza di centro l’origine e raggio 1. Per tutte le x ∈
(0, π/2), ricordiamo che, detta x la misura in radianti dell’angolo acuto individuato dalle semiretta
OP e dal semiasse delle x positive, nella figura (1.9):
T
P
0,5
-0,5
-1
• x è la lunghezza dell’arco AP
˜
sin x
0 < sin x ≤ x ≤ tan x = .
cos x
Dividendo per sin x:
sin x x 1
≤
1= ≤ .
sin x sin x cos x
Se consideriamo i reciproci, la catena di diseguaglianze si inverte:
sin x
cos x ≤ ≤ 1.
x
sin x
Poiché lim+ cos x = lim+ 1 = 1, per il Teorema (1.10) dei due carabinieri anche lim+ = 1.
x→0 x→0 x→0 x
sin x
Per la parità di f , anche lim− = 1 e quindi
x→0 x
sin x
lim = 1.
x→0 x
1. x è un punto di accumulazione di A
3. g è continua in `.
e che g è continua in ` se
Dunque, per ogni B(g(x)), abbiamo B(`) per il quale è soddisfatta (1.28). Per la (1.27), per il
B(`) trovato, esiste B(x) tale che, se x ∈ B(x) ∩ A \ {x} allora f (x) = y ∈ B(`) e g ◦ f (x) = g(y) ∈
B(g(`)). Abbiamo cosı̀ dimostrato che
1. x è un punto di accumulazione di A
Dim. La dimostrazione è del tutto analoga alla precedente, ma la tesi si ottiene soltanto se vale
l’ipotesi (5). Infatti, alla (1.18) dobbiamo sostituire l’ipotesi che lim g(y) = m, cioè
y→`
Per il B(`) trovato, applicando (1.27) esiste B(x) tale che, se x ∈ B(x) ∩ A \ {x} allora
f (x) = y ∈ B(`). Se però f (x) = ` e g è definita in `, la (1.29) non ci permette di concludere
che g ◦ f (x) = g(`) appartenga a B(m). Per questa ragione è necessario aggiungere l’ipotesi
che esiste un intorno di x in cui f non assume mai il valore `. In questo modo, per tutte le
x ∈ B(x) ∩ B 0 (x) ∩ A \ {x} avremo che g ◦ f (x) ∈ B(m) e dunque
Osservazione 1.6 L’ipotesi (5) non può essere omessa, come mostrano i seguenti esempi.
Esempi 1.11
®
3 y=1
1. Sia f (x) = 1, per ogni x ∈ R e sia g(y) =
2 y 6= 1.
Ne segue che g ◦ f (x) = g(1) = 3 e lim g ◦ f (x) = 1.
x→5
Invece, lim f (x) = 1 e lim g(y) = 2. Se valesse il Teorema (1.12) dovrebbe essere vero che
x→5 y→1
lim g ◦ f (x) = lim g(y) = 2, mentre lim g ◦ f (x) = 1.
x→5 y→1 x→5
®
1 0 y=0
2. Sia f (x) = x sin , per ogni x 6= 0 e sia g(y) =
x 1 y 6= 0.
Sappiamo che lim f (x) = 0. Se valesse il Teorema (1.12), dovremmo avere che lim g ◦ f (x) =
x→0 x→0
lim g(y) = 1. Invece vediamo che il limite di g ◦ f non esiste. Infatti:
y→0
1
• xn = =⇒ f (xn ) = 0 ∀n ∈ Z \ {0} e g ◦ f (xn ) = 0
nπ
1
• 6
zn = =⇒ f (yn ) 6= 0 ∀n ∈ Z \ {0} e g ◦ f (yn ) = 1.
n
Dunque
• lim g ◦ f (xn ) = 0
n→+∞
• lim g ◦ f (yn ) = 1.
n→+∞
Ne segue che g ◦ f non ha limite, per il Teorema che dimostreremo nel prossimamente.
Vediamo ora qualche esempio di funzione a cui è possibile applicare uno dei due teoremi visti
in precedenza.
Esempi 1.12
2
1. Calcolare lim ex .
x→+∞
f (x) = x2 e lim x2 = +∞
x→+∞
2. Calcolare lim sin(cos x). In questo caso f (x) = cos x e g(y) = sin y. Entrambe le funzioni
x→0
sono continue in R, quindi possiamo applicare il Teorema (1.11):
3. Consideriamo la funzione h(x) = e1/x . Utilizzando quanto visto finora, vogliamo disegnare
1
un grafico qualitativo di h, che è la composizione delle funzioni f (x) = e g(y) = ey .
x
Osserviamo prima di tutto che dom h = R \ {0}. Poiché f e g sono continue nel loro
dominio, anche h = g ◦ f è continua sul dominio, per il Corollario (1.11). Inoltre, poiché g
è strettamente crescente su R e f è strettamente decrescente su (−∞, 0), anche h = g ◦ f è
strettamente decrescente su (−∞, 0). Analogamente, h = g ◦ f è strettamente decrescente su
(0, +∞).
Inoltre:
1
• Poiché lim = 0 e g è continua in y = 0, per il Teorema (1.11), abbiamo che
x→+∞ x
1/x 0
lim e = e = 1.
x→+∞
-5 -4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4 5
-1
-2
-3
1
• Poiché lim− = −∞, possiamo applicare il Teorema (1.12) per ottenere
x→0 x
Esempi 1.13
Quando x → 0, lim x log x è una forma indeterminata che non siamo ancora in grado di
x→0
risolvere. vedremo in seguito come si affronta questo problema.
1
2. h(x) = (x + 1)1/x = e x log(x+1) . In questo caso dom h = (−1, 0) ∪ (0, +∞). In questo caso
abbiamo che
1 1
• lim log(x + 1) è una forma indeterminata, perché lim = 0 e lim log(1 + x) =
x→+∞ x x→+∞ x x→+∞
+∞.
1 1
• lim log(x + 1) è una forma indeterminata, perché lim = +∞ e lim log(x + 1) = 0
x→0 x x→0 x x→0
1 1
• lim log(x + 1) = +∞ e lim e x log(x+1) = +∞.
x→−1 x x→−1
Per il calcolo del limite di f g dobbiamo semplicemente usare formule note; vale la pena
comunque di individuare quali sono le forme indeterminate: le riassumiamo nella seguente tabella.
lim f (x) lim g(x) lim log f (x) lim f (x)g(x) = lim eg(x) log f (x)
x→x x→x x→x x→x x→x
0 0 −∞ ???
1 ±∞ 0 ???
+∞ 0 +∞ ???
1.7 Successioni
Definizione 1.8 Si dice successione una funzione il cui dominio è N, oppure un suo sottoinsieme
{n ∈ N : n ≥ n0 }.
Tradizionalmente, le successioni si indicano descrivendo l’immagine di n: f (n) = an .
24
1
Esempi 1.14 1. an = .
n
2. an = n! = n · (n − 1) · · · · · 3 · 2 · 1.
3. (−1)n .
Molte delle definizioni date per le funzioni si possono replicare per le successioni. Ne ricordiamo
alcune, adattandole al caso particolare.
Definizione 1.9 Sia data una successione an .
1. • an è crescente se per ogni n, m ∈ N, con n < m, si ha che an ≤ am .
• an è decrescente se per ogni n, m ∈ N, con n < m, si ha che an ≥ am .
2. an è limitata se esiste M > 0 tale che, per ogni n ∈ N, |an | < M .
Proposizione 1.4 Sia data una successione an .
1. an è crescente ⇐⇒ ∀n, an ≤ an+1
2. an è decrescente ⇐⇒ ∀n, an ≥ an+1
Dim. La freccia =⇒ è ovvia, perché è un caso particolare della definizione di monotonia (con
m = n + 1).
Per dimostrare l’altra implicazione, basta osservare che m−n = k ∈ N. Nel caso (1), osserviamo
che
an ≤ an+1 ≤ an+2 ≤ . . . an+k = am
e dunque la successione è crescente.
Definizione 1.10 Si dice che una successione soddisfa definitivamente un predicato p(n), se esiste
un n0 ∈ N tale che il predicato è vero per ogni n ≥ n0 .
5 5
Per esempio diremo che an = n è definitivamente < 1. Infatti per n ≥ n0 = 5, an = n < 1.
Supponiamo che limn→+∞ an = `: scriviamo cosa significa, e vediamo che nell’ambito delle
successioni possiamo riscrivere la definizione in modo leggermente diverso.
Tutti i teoremi enunciati per i limiti di funzioni, valgono in particolare per le successioni. Il
Teorema di limitatezza locale ci permette di ottenere un risultato sulla limitatezza della successione
(la dimostrazione è lasciata al lettore per esercizio).
Proposizione 1.5 Sia an una successione.
Se lim an = ` ∈ R, =⇒ an è limitata.
n→+∞
25
1.7.2 Sottosuccessioni
Si parla di sottosuccessione di una successione data quando si considera la restrizione della succes-
sione ad un sottoinsieme illimitato di N. In altri termini:
Definizione 1.11 Siano date una successione f (n) = an e una funzione crescente e illimitata
σ : N −→ N. Poniamo σ(k) = nk . Consideriamo ora la funzione
σ f
N −→ N −→ R
k 7−→ nk 7−→ f (nk ) = ank
Esempi 1.15
1 1
1. Data la successione an = n, se consideriamo nk = k!, otteniamo la sottosuccessione ank = k! .
Ne segue
Esempi 1.16
26
1. an = (−1)n .
Abbiamo che ank = a2k = (−1)2k = 1 e anh = a2h+1 = (−1)2h+1 = −1. Quindi lim a2k =
k→+∞
1 6= lim a2h+1 = −1, e la successione an non ha limite.
h→+∞
1
2. an = (−1)n .
n
1 1
In questo caso lim a2k = lim =0e lim a2k+1 = lim − = 0. Ne segue
k→+∞ k→+∞ 2k k→+∞ k→+∞ 2k + 1
1
che lim (−1)n = 0.
n→+∞ n
3. Per ogni q ∈ R, consideriamo la successione - detta successione geometrica di ragione q -
an = q n . Vogliamo determinare - se esiste - il limite della successione.
Osserviamo che:
• se q > 1 =⇒ lim q n = +∞
n→+∞
• se q = 1 =⇒ lim q n = lim 1 = 1
n→+∞ n→+∞
• se |q| < 1 =⇒ lim q n = 0
n→+∞
• se q ≤ −1 =⇒ @ lim q n
n→+∞
Quando q = −1 abbiamo già visto che il limite non esiste; la successione è limitata.
Quando q < −1, abbiamo che
Proposizione 1.6 (Criterio del rapporto) Sia an una successione tale che
• an > 0 definitivamente.
an+1
• lim = `.
n→+∞ an
Proposizione 1.7 (Criterio della radice) Sia an una successione tale che
• an ≥ 0 definitivamente.
√
• lim n an = `.
n→+∞
Dim.
(i) Se ` < 1, scegliamo ε > 0 tale che ` + ε = q < 1. Utilizzando la definizione di limite, si ha che,
√
esiste n0 tale che, per ogni n ≥ n0 , ` − ε < n an < ` + ε = q < 1. Elevando alla n, otteniamo che
0 ≤ an < q n . Poiché q < 1, lim q n = 0. Per il Teorema dei due carabinieri, anche lim an = 0.
n→+∞ n→+∞
(ii) Se ` > 1, possiamo scegliere ε > 0 in modo che ` − ε = q > 1. Utilizzando la definizione di
√
limite, si ha che, esiste n0 tale che, per ogni n ≥ n0 , 1 < q < ` − ε < n an < ` + ε. Elevando alla
n, otteniamo che an > q n . Poiché q > 1, lim q n = +∞. Per il Teorema del confronto nel caso
n→+∞
di limiti infiniti, anche lim an = +∞.
n→+∞
In modo del tutto analogo, la tesi può essere dimostrata nel caso in cui ` = +∞. La
dimostrazione è lasciata al lettore come esercizio.
28
an+1 √
Osservazione 1.7 Se lim = 1 o se lim n an = 1, vediamo con alcuni esempi che la
n→+∞an n→+∞
successione an può avere diversi comportamenti.
1
1. an = . In questo caso
n
an+1 1 n 1
lim = lim · =1 e lim = 0.
n→+∞ an n→+∞ n+1 1 n→+∞ n
2. an = n. In questo caso
an+1 n+1
lim = lim =1 e lim n = +∞.
n→+∞ an n→+∞ n n→+∞
kn
3. an = , con k ∈ R. In questo caso
n+1
an+1 k(n + 1) n + 1 kn
lim = lim · =1 e lim = k.
n→+∞ an kn→+∞ n + 2 kn n→+∞ n + 1
In questi esempi anche il criterio della radice non dà risultati: per poterlo applicare però
abbiamo bisogno di conoscere alcuni limiti che non abbiamo ancora studiato.
Esempi 1.17
Utilizziamo il criterio del rapporto o della radice per calcolare il limite delle seguenti successioni,
che sono forme indeterminate del rapporto.
bn
1. an = , con α > 0 e b > 1. Applichiamo il criterio del rapporto:
nα
bn+1 ãα
b · bn nα
Å
(n+1)α n
lim bn
= lim · n =b = b > 1.
n→+∞ n→+∞ (n + 1)α b n+1
nα
Ne segue che
bn
lim = +∞
n→+∞ nα
n!
2. an = , con α > 0. Applichiamo il criterio del rapporto:
nα
(n+1)! ãα
nα
Å
(n+1)α (n + 1)! (n + 1)n! n
lim n!
= lim · α
= lim = +∞.
n→+∞
nα
n→+∞ n! (n + 1) n→+∞ n! n+1
Ne segue che
n!
lim = +∞
n→+∞ nα
bn
3. an = , con b > 1. Applichiamo il criterio del rapporto:
n!
bn+1
(n+1)! b · bn n! b bn
lim bn
= lim · = lim = 0 < 1 =⇒ lim =0
n→+∞ n→+∞ (n + 1) n! bn n→+∞ n + 1 n→+∞ n!
n!
29
nn
4. an = , con b > 1. Applichiamo il criterio del rapporto:
n!
(n+1)n+1
(n+1)! (n + 1)(n + 1)n n!
lim nn = lim · n =
n→+∞
n!
n→+∞ (n + 1) n! n
ãn
1 n
Å Å ã
n+1
= lim = lim 1 + = e > 1.
n→+∞ n n→+∞ n
Ne segue che
nn
lim = +∞
n→+∞ n!
Lemma 1.1 Sia x un punto di accumulazione di un insieme A ⊆ R. Allora esiste una successione
xn di punti di A tale che lim xn = x.
n→+∞
Proposizione 1.8 Sia x un punto di accumulazione di A = dom f . Sia xn una successione tale
che, per ogni n ∈ N, xn ∈ A \ {x} e lim xn = x.
n→+∞
Se esiste lim f (x) = ` ∈ R allora esiste lim f (xn ) = `.
x→x n→+∞
Dim. Possiamo utilizzare il Teorema (1.12) nel caso particolare in cui la prima funzione è una
successione.
σ f
N −→ A −→ R
1 1
Esempio 1.2 Sia f (x) = cos x e sia xn = . Abbiamo che lim = 0 e lim cos x = 1. Dunque
n! n→+∞ n! x→0
1
lim f (xn ) = lim cos = 1.
n→+∞ n→+∞ n!
30
In generale non è sufficiente che una sola successione f (xn ) abbia limite perché la funzione
abbia limite. Per esempio lim cos x non esiste, mentre lim cos 2nπ = 1. Per ricavare una
x→+∞ n→+∞
informazione sicura sul limite di f abbiamo bisogno che esista il limite di ogni successione “estratta”
da f , come enunciato nel seguente teorema.
Questo teorema, la cui dimostrazione è lasciata al lettore, è molto utile per stabilire che una
funzione non ha limite. Infatti, come enunciato contronominale abbiamo il seguente corollario:
Esempio 1.3 Mostriamo che f (x) = tan x non ha limite per x → +∞.
π π
Per ogni n ∈ N, definiamo xn = + nπ e yn = nπ. Abbiamo che lim ( + nπ) = lim nπ =
4 n→+∞ 4 n→+∞
+∞, e
π π
lim f + nπ) = lim tan + nπ) = lim 1 = 1
n→+∞ 4 n→+∞ 4 n→+∞
Poiché i due limiti sono diversi fra loro, la funzione tan x non ha limite per x → +∞.
(1.a) Se esiste un intorno sinistro B − (x) tale che f è crescente su H − = B − (x) ∩ A \ {x},
allora esiste lim f (x) = sup{f (x) : x ∈ H − }
x→x−
(1.b) Se esiste un intorno sinistro B − (x) tale che f è decrescente su H − = B − (x) ∩ A \ {x},
allora esiste lim− f (x) = inf{f (x) : x ∈ H − }
x→x
(2.a) Se esiste un intorno sinistro B + (x) tale che f è crescente su H + = B + (x) ∩ A \ {x},
allora esiste lim f (x) = inf{f (x) : x ∈ H + }
x→x+
(2.b) Se esiste un intorno sinistro B + (x) tale che f è decrescente su H + = B + (x) ∩ A \ {x},
allora esiste lim+ f (x) = sup{f (x) : x ∈ H + }
x→x
(3.a) Se esiste un intorno B(x) tale che f è crescente su B(x) ∩ A \ {x}, allora esistono
lim− f (x) = ` ∈ R e lim+ f (x) = m ∈ R, e ` ≤ m.
x→x x→x
Se x ∈ A, allora ` ≤ f (x) ≤ m.
(3.b) Se esiste un intorno B(x) tale che f è decrescente su B(x) ∩ A \ {x}, allora esistono
lim− f (x) = ` ∈ R e lim+ f (x) = m ∈ R, e ` ≥ m.
x→x x→x
Se x ∈ A, allora ` ≥ f (x) ≥ m.
Se x = +∞, si può applicare solo la parte (1) del teorema, mentre se x = −∞, si può applicare
solo la parte (2) del teorema.
Dim.
(1.a) nel caso x ∈ R e s = sup{f (x) : x ∈ H − } ∈ R.
Per definizione:
– ∀x ∈ H − , f (x) ≤ s
– ∀ε > 0 ∃x1 ∈ H − tale che s − ε < x1 ≤ s.
Poiché f è crescente su H − , per ogni x ∈ H − , se x > x1 , allora
Dunque
1 m
f(-1)
-6 -5 -4 -3 -2 -1 0 1 2 3
l
-1
-2
Nel paragrafo precedente, abbiamo visto che in generale non basta che, data una successione
xn → x, esista lim f (xn ) perché esista anche lim f (x). Quando le funzioni sono monotone,
n→+∞ x→x
invece, è sufficiente calcolare il limite di una successione “estratta” dalla funzione.
Dim. Per il Teorema (1.17), sappiamo che esiste lim f (x) = m, e per il Teorema (1.16) sappiamo
x→x+
che, per ogni successione xn come quella che esiste per ipotesi, esiste lim f (xn ) = m. Per
n→+∞
l’unicità del limite, ` = m.
1.10 Il numero e
Vogliamo introdurre in questo paragrafo il numero e, noto anche come numero di Nepero o come
numero di Eulero. Questo numero è un numero irrazionale e trascendente, cioè non si può ottenere
come soluzione di un’equazione algebrica a coefficienti razionali. Il numero e può essere definito in
vari modi, fra cui quello introdotto da Jakob Bernoulli, che si inserisce in modo naturale nell’ambito
del calcolo dei limiti. Cionostante, con questo metodo non è semplice stimare il valore di e.
1 n
Å ã
Proposizione 1.9 Si consideri la successione an = 1 + . Si ha che
n
1 n
Å ã
lim 1 + =e
n→+∞ n
In questa sede mostreremo che:
1. an è limitata superiormente
2. an è crescente
3. lim an 0` ∈ (2, 3).
n→+∞
Inoltre
Ç å
n(n − 1) . . . (n − (k − 1)) 1 k−1
ï Å ã Å ãò
n 1 1 1
= · k = 1 1− ... 1 −
k nk k! n k! n n
1 1 1 1
≤ = 1 · · · · · · ≤ k−1 .
k! 2 k 2
Allora, per ogni n ∈ N \ {0}
1 n
Å ã Ç å Ç å
1 n 1 n 1 1 1
an = 1+ =1+n· + + ··· + ≤ 1 + 1 + 2 + · · · + n−1
n n 2 n2 n nn 2 2
1
1− n 1
= 1+ 2 ≤ 1 + = 3.
1 1
1−
2 2
Si ottiene perciò che an ∈ (2, 3), per ogni n ∈ N \ {0}.
2. Mostriamo ora che la successione an è crescente. Osserviamo che
Ç å
k−1
Å ã Å ã
n 1 1 1
= 1 − . . . 1 −
k nk k! n n
Ç å
k−1
Å ã Å ã
n+1 1 1 1
= 1− ... 1 − .
k (n + 1)k k! n+1 n+1
Pertanto
Ç å Ç å
n 1 n+1 1
< .
k nk k (n + 1)k
Allora
Ç å Ç å
n 1 n 1
an = 1+1+ 2
+ ··· +
2 n n nn
Ç å Ç å Ç å
n+1 1 n+1 1 n+1 1
< 1+1+ + ··· +
2 (n + 1)2 n (n + 1)n n + 1 (n + 1)n+1
= an+1
e dunque la successione an è strettamente crescente.
3. In particolare, an > a1 = (1 + 1)1 = 2. Dunque an ∈ (2, 3], per ogni n ∈ N \ {0}.
4. Poiché la successione è crescente, per il teorema (1.14)
1 n
Å ã
lim 1 + = sup an ≤ 3.
n→+∞ n
Con questo metodo, è più difficile dimostrare che il limite vale e = 2, 71828182845904523.... ∈
R \ Q e che e è un numero trascendente.
A partire dal limite ottenuto e utilizzando opportunamente il teorema dei due carabinieri, è
possibile dimostrare che
1 x
Å ã
lim 1 + =e
x→+∞ x
34
1 −a
ãx
1 t−a 1 t
Å Å ã Å ã Å ã
1
lim 1+ = lim 1+ = lim 1 + 1+ =e·1=e
x→+∞ x+a t→+∞ t t→+∞ t t
1 x
Å ã
2. lim 1+ =e
x→−∞ x
Prima di tutto osserviamo che −∞ è punto di accumulazione del dominio della funzione.
1 x+1
Infatti, essa è definita se 1 + = > 0, e cioè se x ∈ (−∞, −1) ∪ (0, +∞).
x x
Detto questo, poniamo t = −x. Quando x → −∞, t → +∞. Otteniamo
1 x 1 −t t − 1 −t
ãt Å
t−1+1 t
Å ã Å ã Å ã Å ã Å ãt
t 1
1+ = 1− = = = = 1+
x t t t−1 t−1 t−1
1 x
Å ã Å ãt
1
lim
1+ = lim 1 + = e.
x→−∞ x t→+∞ t−1
k x
Å ã
3. ∀k ∈ R, lim
1+ = ek
x→+∞ x
k x 0 x
Å ã Å ã
Se k = 0, 1 + = 1x = 1 per ogni x ∈ (−∞, −1)∪(0, +∞), e dunque lim 1 + =
x x→+∞ x
e0 = 1.
Se k 6= 0, possiamo procedere cosı̀:
å x ·k "Ç å x #k
k x
Ç
1 k 1 k
Å ã
1+ = 1+ x = 1+ x .
x k k
1
4. lim (1 + x) x = e
x→0
1 t
Å ã
1 1
In questo caso, se poniamo t = , (1 + x) x = 1 + .
x t
35
1 t
Å ã
1
+
• Se x → 0 , t → +∞ e lim+ (1 + x) = lim 1 +x =e
x→0 t→+∞ t
1 t
Å ã
1
• Se x → 0, t → −∞ e lim− (1 + x) x = lim 1 + = e.
x→0 t→−∞ t
1
Ne segue che lim (1 + x) x = e.
x→0
loga (1 + x) 1
5. ∀a > 0, a 6= 1, lim =
x→0 x log a
Osserviamo che
loga (1 + x) 1 1
= loga (1 + x) = loga (1 + x) x
x x
Quindi
loga (1 + x) 1
lim = loga e = .
x→0 x log a
ex − 1
6. lim =0
x→0 x
Poniamo ex − 1 = t. Allora ex = t − 1 e x = log(t + 1).Quando x → 0, anche t → 0. Dunque
ex − 1 t
lim = lim = log e = 1.
x→0 x t→0 log(t + 1)
ax − 1
7. ∀a > 0, lim = log a
x→0 x
ax − 1
• Se a = 1, lim = lim 0 = 0 = log 1.
x→0 x x→0
• Se a 6= 1, poniamo ax − 1 = t. Allora ax = t − 1 e x = loga (t + 1).Quando x → 0, anche
t → 0. Dunque
ax − 1 t
lim = lim = log a.
x→0 x t→0 loga (t + 1)
(1 + x)α − 1
• ∀α 6= 0, lim =α
x→0 x
Poniamo t = ex − 1, da cui otteniamo che t = log(x + 1), che tende a 0 se x → 0. Allora
quindi
(1 + x)α − 1 eαt − 1 t
lim = lim α· = · t = α · 1 · 1 = α.
x→0 x t→0 αt e −1
36
f (x)
f g per x → x̄ ⇐⇒ lim = k ∈ R \ {0}
x→x̄ g(x)
f (x)
f ∼ g per x → x̄ ⇐⇒ lim =1
x→x̄ g(x)
Proposizione 1.10
Dim.
1. ovvia.
g(x) 1 1
2. lim = lim f (x)
= ∈ R \ {0} e quindi g f , per x → x̄.
x→x̄ f (x) x→x̄ k
g(x)
f (x) f (x) k
3. lim =k =⇒ lim = =1 =⇒ f ∼ g per x → x̄.
x→x̄ g(x) x→x̄ kg(x) k
Proposizione 1.11 La relazione ∼ è una relazione di equivalenza, cioè soddisfa la seguenti pro-
prietà:
Dim.
f (x)
1. lim = lim 1 = 1.
x→x̄ f (x) x→x̄
f (x) 1 g(x)
2. lim =1 ⇐⇒ lim g(x)
=1 ⇐⇒ lim = 1.
x→x̄ g(x) x→x̄ x→x̄ f (x)
f (x)
37
Esempi 1.18
1 − cos x 1
1. Dato che lim 2
= ,si ha 1 − cos x x2 per x → 0. Inoltre 1 − cos x ∼ 21 x2 , per
x→0 x 2
x → 0.
sin x
2. Dato che lim = 1, si ha che sin x ∼ x, per x → 0.
x→0 x
ex − 1
3. Dato che lim = 1 e dunque ex − 1 ∼ x, per x → 0, per la proprietà transitiva si ha
x→0 x
che sin x ∼ ex − 1, per x → 0.
tan(x − 1)
4. Dato che lim = 1, si ha che tan(x − 1) ∼ (x − 1), per x → 0.
x→1 x−1
5. 3x5 − 2x3 + 2x ∼ 3x5 , per x → +∞.
Definizione 1.13
1. Si dice che f è controllata da g (o f è O grande di g) per x → x̄ se
∃M > 0 ∃B(x̄) x ∈ B(x̄) ∩ A \ {x̄} =⇒ |f (x)| ≤ M |g(x)|.
Per semplicità, per dire che f ∈ O(g) si scrive f = O(g) per x → x̄; si legge f è O grande di g,
x→x̄
per x → x̄.
Proposizione 1.12
1. f g per x → x̄, =⇒ f ∈ O(g).
x→x̄
Per semplicità, per dire che f ∈ o(g) si scrive f = o(g) per x → x̄; si legge f è o piccolo di g, per
x→x̄
x → x̄.
In particolare, l’insieme delle funzioni infinitesime per x → x̄ è l’insieme
n o
o(1) = f : lim f (x) = 0 .
x→x̄ x→x̄
38
Esempi 1.19
x2
1. x2 ∈ o(x). Infatti lim = 0.
x→0 x→0 x
√
√ 3 x
2. x ∈ o(x ) . Infatti lim 3
= 0.
x→+∞ x→+∞ x
sin x 1
3. sin x ∈ o(x) . Infatti lim = lim sin x · = 0.
x→+∞ x→+∞ x x→+∞ x
f (x) g(x)
Osservazione 1.8 Se lim = +∞, allora lim = 0, e g ∈ o(f ).
x→x̄ g(x) x→x̄ f (x) x→x̄
1. f, h ∈ o(g) =⇒ f + h ∈ o(g).
x→x̄ x→x̄
2. f ∈ o(g) =⇒ ∀α ∈ R, αf ∈ o(g).
x→x̄ x→x̄
4. f ∈ o(g) ⇐⇒ f · h ∈ o(gh).
x→x̄ x→x̄
Dim.
f (x) h(x)
1. Per ipotesi, lim = lim = 0. Ne segue che
x→x̄ g(x) x→x̄ g(x)
Å ã
f (x) + h(x) f (x) h(x)
lim = lim + = 0.
x→x̄ g(x) x→x̄ g(x) g(x)
αf (x) f (x)
2. Se α 6= 0, lim = lim α · = 0.
g(x)
x→x̄ x→x̄ g(x)
αf (x) αf (x)
Se α = 0, = 0, per ogni x ∈ A \ {x̄}, e dunque lim = 0.
g(x) x→x̄ g(x)
3.
f (x) f (x) 1 f (x)
f ∈ o(g) ⇐⇒ lim =0 ⇐⇒ lim = lim = 0, ∀α ∈ R \ {0}
x→x̄ x→x̄ g(x) x→x̄ αg(x) x→x̄ α g(x)
f (x)
4. Poiché 0 = lim = lim h(x)g(x), si ha che f · h ∈ o(hg).
x→x̄ g(x) x→x̄ h(x)f (x) x→x̄
f1 (x) f2 (x)
5. lim = lim = 0, allora
x→x̄ g(x) x→x̄ h(x)
Proposizione 1.14
Dim.
f (x) − g(x)
ï ò
f (x) f (x)
lim = 1 ⇐⇒ lim − 1 = 0 ⇐⇒ lim = 0 ⇐⇒ f − g ∈ o(g).
x→x̄ g(x) x→x̄ g(x) x→x̄ g(x) x→x̄
Dunque esiste h ∈ o(g) tale che f (x) − g(x) = h(x) e f (x) = g(x) + h(x) = g(x) + o(g), per
x→x̄
x → x̄.
Esempi 1.20
1
cos x = 1 − x2 + o(x2 ), per x → 0
2
α β
4. f ∈ o(x ) ∧ g ∈ o(x ) , con α ≥ β =⇒ f + g ∈ o(xα ) .
x→+∞ x→+∞ x→+∞
f (x) f1 (x)
2. lim = lim .
x→x̄ g(x) x→x̄ g1 (x)
Dim.
40
ï ò ï ò
o(f ) o(g
1. lim f1 (x) · g1 (x) = lim (f (x) + o(f )) (g(x) + o(g)) = lim f (x) 1 + g(x) 1 + =
x→x̄ x→x̄ x→x̄ f (x) g(x)
lim f (x)g(x).
x→x̄
î o(f )
ó
f1 (x) f (x) + o(f ) f (x) 1 + f (x) f (x)
2. lim = lim = lim î o(g)
ó = lim .
x→x̄ g1 (x) x→x̄ g(x) + o(g) x→x̄ g(x) 1 + x→x̄ g(x)
g(x)
Esempi 1.21
2. Dato che tan x ∼ x, si ha che tan2 x ∼ x2 , per x → 0, e dunque tan2 x = x2 + o(x2 ), per
x → 0. Inoltre ricordiamo che 1 − cos x = 21 x2 + o(x2 ), per x → 0. Allora
1 2 1 2
1 − cos x x + o(x2 ) 2x 1
lim 2 = lim 2 2 = lim = .
x→0 tan x x→0 x + o(x2 ) x→0 x2 2
x4 + e−x
3. Consideriamo la funzione . Osserviamo che
x3 + sin x
e−x
lim =0 =⇒ e−x = o(x4 ), per x → +∞
x→+∞ x4
sin x
lim =0 =⇒ sin x = o(x3 ) per x → +∞.
x→+∞ x3
Allora
x4 + e−x x4 + o(x4 ) x4
lim = lim = lim = +∞.
x→+∞ x + sin x x→+∞ x + o(x ) x→+∞ x3
3 3 3
Il Principio di eliminazione dei termini trascurabili NON può essere applicato alla somma di
funzioni, cioè non possiamo sostituire a f + g la somma di due funzioni f1 e g1 ad esse equivalenti,
come vediamo nel seguito.
Esempi 1.22 Mostriamo che se f ∼ f1 e g ∼ g1 , per x → x̄, in generale lim [f (x) + g(x)] a è
x→x̄
diverso da lim [f1 (x) + g1 (x)].
x→x̄
Se si mantiene l’utilizzo degli o piccolo è più difficile sbagliare. Infatti f1 (x) + g1 (x) =
x + o(x) − x + o(x) = o(x), cioè è uguale ad una funzione - non nota - che divisa per x tende
a 0.
1 √
2. f1 (x) = x + = x + o(x) per x → +∞, mentre g1 (x) = −x + x = −x + o(x), dunque
x
1 √
Å ã
f (x) = x e g(x) = −x. In questo caso lim [f1 (x) + g1 (x)] = lim + x = +∞,
x→+∞ x→+∞ x
mentre lim [f (x) + g(x)] = 0.
x→+∞
41
f (x)
lim = k ∈ R \ {0} f g, per x → x̄ f e g hanno lo stesso ordine di infinitesimo per
x→x̄ g(x)
x → x̄
f (x)
lim =0 f ∈ o(g), per x → x̄ f ha ordine di infinitesimo superiore rispetto
x→x̄ g(x) x→x̄
a g, per x → x̄
f (x)
lim = +∞ g ∈ o(f ), per x → x̄ f ha ordine di infinitesimo inferiore rispetto a
x→x̄ g(x) x→x̄
g, per x → x̄
f (x)
@ lim f e g sono infinitesimi non confrontabili, per
x→x̄ g(x)
x → x̄
Esempi 1.23
sin x
1. lim = 1, quindi sin x e x hanno lo stesso ordine di infinitesimo per x → 0.
x→0 x
1 − cos x 1 − cos x x2 1
2. lim = lim · = · 0 = 0, quindi 1 − cos x ha ordine di infinitesimo
x→0 x x→0 x2 x 2
superiore rispetto a x, per x → 0.
x−1 x−1
3. lim = lim = +∞, quindi x − 1 ha ordine di
x→1 (x − 1)2 + (x − 1)3 x→1 (x − 1)2 + o((x − 1)2 )
2 3
infinitesimo inferiore rispetto a (x − 1) + (x − 1) , per x → 1.
1
x sin x 1 1
4. lim 1 = lim sin x, che non esiste. In questo caso sin x e hanno ordini di
x→+∞
x
x→+∞ x x
infinitesimo non confrontabili per x → +∞.
Definizione 1.17 Siano date due funzioni f, g ∈ o(1). Si dice che f ha ordine di infinitesimo
x→x̄
α ∈ (0, +∞) rispetto all’infinitesimo campione g se f g α per x → x̄, cioè se
f (x)
lim = k ∈ R \ {0}
x→x̄ [g(x)]α
42
In questo caso
f (x) = k[g(x)]α + o(g α ), per x → x̄
La funzione k[g(x)]α viene detta parte principale di f rispetto a g, per x → x̄.
Osservazione 1.9 Non tutte le funzioni hanno ordine di infinitesimo rispetto ad un infinitesimo
1
campione fissato. Per esempio la funzione x sin → 0 per x → 0, ma
x
1
x sin x1
®
x sin x 0 se 0 < α < 1
lim = e lim = +∞, se α > 1.
x→0 xα @ se α = 1 x→0 xα
Esempi 1.24
sin x
1. lim = 1, quindi sin x = x + o(x) per x → 0. Allora sin x ha ordine di infinitesimo 1
x→0 x
rispetto all’infinitesimo campione g(x) = x, x è la parte principale di sin x rispetto a x, per
x → 0.
log(1 + 2x)
2. lim = 2, quindi log(1 + 2x) = 2x + o(x) per x → 0; dunque ha ordine di
x→0 x
infinitesimo 1 rispetto a x e 2x è la sua parte principale rispetto a g(x) = x, per x → 0.
1 − cos x 1 1
3. lim = . In questo caso 1 − cos x = x2 + o(x2 ) per x → 0. 1 − cos x ha ordine di
x→0 x2 2 2
1 2
infinitesimo 2 rispetto a x, per x → 0; x è la sua parte principale rispetto a x, per x → 0.
2
4. Sappiamo che sin x − tan x = x + o(x) − [x + o(x)] = o(x) per x → 0, e dunque ha ordine
di infinitesimo superiore a 1 rispetto a x, per x → 0. Proviamo a determinarne ordine di
infinitesimo e parte principale rispetto a x, per x → 0.
sin x sin x cos x − sin x sin x(cos x − 1)
sin x − tan x = sin x − = =
cos x cos x cos x
Å ã
1 1
= (x + o(x)) − x2 + o(x2 ) =
cos x 2
1
= − x3 + o(x3) , per x → 0.
2
1
Dunque sin x − tan x ha ordine di infinitesimo 3 e parte principale − x3 rispetto a x, per
2
x → 0.
√
5. Consideriamo ora la funzione f (x) = 7 x7 + 1 − x; essa è una forma indeterminata per
x → +∞. Per determinarne il comportamento, ricordiamo che
(1 + t)α − 1 = αt + o(t)
per t → 0.
Ç Å ã7 å 17
√
Å ã
7 7 1 1
f (x) = x7 + 1 − x = 7
x 1+ 7 −x=x 1+ −x=
x x
Å ã7 ÇÅ ã7 åô
1 1 6
ñ Å ã ÇÅ ã6 å
1 1 1 1
= x 1+ +o −x= +o , per x → +∞
7 x x 7 x x
43
1
Ne segue che f (x) è un infinitesimo di ordine 6 rispetto a , per x → +∞, e la sua parte
x
1 1
principale è · 6 .
7 x
Definizione 1.19 Sia x̄ un punto di accumulazione di A, e siano f e g due infiniti per x → x̄.
Si dice che
f (x)
lim = k ∈ R \ {0} f g, per x → x̄ f e g hanno lo stesso ordine di infinito per
x→x̄ g(x)
x → x̄
f (x)
lim =0 f ∈ o(g), per x → x̄ f ha ordine di infinito inferiore rispetto a g,
x→x̄ g(x) x→x̄
per x → x̄
f (x)
lim = +∞ g ∈ o(f ), per x → x̄ f ha ordine di infinito superiore rispetto a g,
x→x̄ g(x) x→x̄
per x → x̄
f (x)
@ lim f e g sono infiniti non confrontabili, per x → x̄
x→x̄ g(x)
Esempi 1.25
√ √
1. Siano f (x) = 3x4 + 4
x + sin x e g(x) = 2x4 − 3 x. Allora
√
3x4 + 4 x + sin x 3x4 + o(x4 ) 3
lim √ = lim =
x→+∞ 2x4 − 3 x x→+∞ 2x4 + 0(x4 ) 2
Dunque f g per x → +∞, e f e g sono infiniti dello stesso ordine.
Å ã
x 1
2. Sia f (x) = e + cos x = e 1 + x cos x → +∞ per x → +∞. Sia inoltre g(x) = e3x − 1 →
x
e
+∞, per x → +∞. Allora
ex + cos x ex + o(ex ) ex
lim = lim = lim = 0.
x→+∞ e3x − 1 x→+∞ e3x + o(e3x ) x→+∞ e3x
Parlando di successioni, abbiamo di fatto confrontato vari infiniti. Riprendendo quanto visto
in precedenza, e assumendo di poterlo estendere anche alle funzioni, possiamo dire che:
• (log x)α ha ordine di infinito inferiore rispetto ad xβ , per ogni α > 0 e per ogni β > 0, .
• Per x → +∞, xβ è un infinito di ordine inferiore rispetto a ax , per ogni β > 0 e per ogni
a > 1.
• Per n → +∞, an è un infinito di ordine inferiore rispetto a n!, per ogni a > 1 .
• n! è un infinito di ordine inferiore rispetto a nn , per n → +∞.
• Per x → +∞, ax è un infinito di ordine inferiore rispetto a xx , per ogni a > 1.
f (x)
lim = k ∈ R \ {0}
x→x̄ [g(x)]α
In questo caso
f (x) = k[g(x)]α + o(g α ), per x → x̄
La funzione k[g(x)]α viene detta parte principale di f rispetto a g, per x → x̄.
Osservazione 1.10 Non tutte le funzioni hanno ordine di infinito rispetto ad un infinito campione
fissato. Per esempio, per x → +∞, ex ha ordine di infinito superiore a xα , per ogni α ∈ R e log x
ha ordine inferiore a xα , per ogni α ∈ R. Dunque non si può calcolare l’ordine di infinito di queste
funzioni rispetto a x, per x → +∞.
Esempi 1.26
1. f (x) = 3x2 − sin x = 3x2 + o(x2 ) per x → +∞. Dunque f è un infinito di ordine 2 rispetto
a x, con parte principale 3x2 , per x → +∞.
√
2. f (x) = 5 x7 + 2x + 1 → +∞ per x → +∞. Osserviamo che
√
… Å ã1
5 5 2x + 1 7 2x + 1 7
f (x) = x7 1 + = x 5 1 + =
x7 x7
ï Å ãò
7 1 2x + 1 2x + 1
= x5 1 + · + o =
5 x7 x7
Å ã
7 1 7 2x + 1 7 2x + 1
= x + x ·
5 5 +x ·o
5 =
5 x7 x7
7
Ä 7ä
= x 5 + o x 5 , per x → +∞.
7
In questo caso abbiamo che f ha ordine di infinito rispetto a x, per x → +∞, con parte
7
5
principale x 5 .
45
1.14 Asintoti
Definizione 1.21 Supponiamo che +∞ sia un punto di accumulazione di A = dom f . Si dice
che f ha asintoto per x → +∞ se esistono m, q ∈ R tali che
Dal punto di vista geometrico, dire che f (x) = mx + q + o(1) per x → +∞ significa che la
lunghezza del segmento verticale di estremi (x, f (x)) e (x, mx + q) tende a 0 per x → +∞, cioè
lim [f (x) − (mx + q)] = 0.
x→+∞
Nell’ambito della definizione, possiamo distinguere due casi:
CASO 1 m = 0.
In questo caso f (x) = q + o(1) per x → +∞ e lim f (x) = q. L’asintoto in questo caso ha
x→+∞
equazione
y=q
e viene detto asintoto orizzontale destro, o per x → +∞, di f .
CASO 2 m 6= 0.
In questo caso f (x) = mx + q + o(1) per x → +∞, e dunque
Å ã
q 1
lim f (x) = lim (mx + q + o(1)) = lim mx 1 + + o(1) = ±∞
x→+∞ x→+∞ x→+∞ mx mx
a seconda del segno di m. In questo caso la retta obliqua
y = mx + q
Esempi 1.27
1 1
1. f (x) = . In questo caso lim = 0, e la retta y = 0 è asintoto orizzontale destro e
x x→±∞ x
sinistro di f .
π π
2. f (x) = arctan x. Poiché lim arctan x = e lim arctan x = − , si ha che
x→+∞ 2 x→−∞ 2
π
arctan x = + o(1) per x → +∞
2
π
arctan x = − + o(1) per x → −∞
2
π π
Dunque la retta y = è l’asintoto orizzontale destro di f , mentre la retta y = − è l’asintoto
2 2
orizzontale sinistro di f .
1 1
3. f (x) = x sin . Anche in questo caso lim x sin = 0, e la retta y = 0 è asintoto orizzontale
x x→±∞ x
destro e sinistro di f .
46
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9
-1
-2
7,5
2,5
-2,5
1 1 1 1 1 1
= x 1+ 7 · x7 +o x7 =x+ 7 · x6 +o x6 = x + o(1) per x → ±∞
Proposizione 1.15 Sia data una funzione f di dominio A e supponiamo che +∞ (rispettivamente
−∞) sia un punto di accumulazione di A.
Se f ha asintoto obliquo per x → +∞ (rispettivamente per x → −∞), allora f ha ordine di
infinito 1 rispetto a x, per x → +∞ (rispettivamente per x → −∞).
x + log x x + o(x)
lim = lim = 1,
x→+∞ x x→+∞ x
e dunque f (x) = x + o(x), per x → +∞. Perché f abbia asintoto obliquo, è necessario che
f (x) − x = o(1), mentre in questo caso f (x) − x = log x, che tende a +∞ per x → +∞.
Proposizione 1.16 Sia data una funzione f di dominio A e supponiamo che +∞ sia un punto
di accumulazione di A.
f (x)
lim =m
x→+∞ x
f ha asintoto obliquo destro y = mx + q ⇐⇒
lim [f (x) − mx] = q.
x→+∞
-5 -4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4 5
-1
-2
-3
48
Dim.
f (x) mx + q + o(1)
=⇒) f (x) = mx + q + o(1), quindi lim = lim = m.
x→+∞ x x→+∞ x
Inoltre lim (f (x) − mx) = lim (mx + q + o(1) − mx) = lim (q + o(1)) = q.
x→+∞ x→+∞ x→+∞
⇐=)
lim (f (x) − mx) = q ⇐⇒ f (x) − mx = q + o(1)
x→+∞
⇐⇒ f (x) = mx + q + o(1) per x → +∞.
49
In alcuni casi si può parlare anche di asintoti verticali, cioè di rette verticali a cui il grafico di
f si avvicina quando x tende ad un valore finito. Più precisamente:
Esempi 1.28
1
1. f (x) = ha asintoti verticali di equazione x = 1 e x = 3.
(x − 1)(x − 3)
1 1
2. f (x) = e x ha asintoto verticale destro di equazione x = 0. Infatti lim e x = 0, mentre
x→0−
1
lim+ e x = +∞. Inoltre y = 1 è l’asintoto orizzontale destro e sinistro di f .
x→0
3 10
2
7,5
-2 -1 0 1 2 3 4 5 6 7
2,5
-1
-3
-2,5
In particolare:
• Se x0 è un punto isolato di A, f è continua in x0 .
• Se x0 è un punto di accumulazione di A, f è continua in x0 se e solo se lim f (x) = f (x0 ).
x→x0
50
Esempi 1.29
1. La funzione segno
1
x>0
f (x) = sgn x = 0 x=0
−1 x<0
1
2. La funzione f (x) = è definita in (−∞, 0) ∪ (0, +∞), e dunque x = 0 è una singolarità di f .
x
Vogliamo descrivere alcuni comportamenti possibili di f per x → x0 , che sono simili nei casi di
un punto di discontinuità o di una singolarità.
è continua in x0 .
lim f (x) = `1
x→x+
0
con `1 6= `2 (1.31)
lim f (x) = `2
x→x−
0
2. Se x0 è una singolarità di f e vale (1.31), si dice che x0 è una singolarità di tipo salto (o di
prima specie) di f .
Il numero |`1 − `2 | è detto il salto di f in x0 .
In tutti i casi di discontinuità o di singolarità non contemplati in precedenza, si dice che il
punto è un punto di discontinuità (o una singolarità) di seconda specie.
Osserviamo che se f ha un salto in x0 , non esiste un modo di modificare la funzione f solo nel
punto x0 , rendendola ivi continua.
Esempi 1.30
sin x sin x
1. f (x) = è definita in R \ {0}. Poiché lim = 1, x = 0 è una singolarità eliminabile
x x→x0 x
di f .
®
x−1 x≤0
2. f (x) = ha una discontinuità di tipo salto in x = 0. Il salto vale 2.
x+1 x>0
3 3
2 2
1 1
-5 -4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4 5 -5 -4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4 5
-1 -1
-2 -2
-3 -3
Questa definizione è significativa nel caso in cui x0 sia un punto di accumulazione solo da sinistra
o da destra, oppure nel caso in cui il limite per x che tende ad x0 dall’altra direzione non esista o
sia diverso da f (x0 ). Per esempio la funzione f (x) = [x] è discontinua, ma è continua da destra in
ogni n ∈ Z.
Dim. Supponiamo per esempio che f sia crescente su A. Come conseguenza del teorema sul limite
delle funzioni monotone, abbiamo dimostrato che esistono il limite destro e il limite sinistro, e:
`1 ≤ `2 .
Definizione 1.28 Si dice che un sottoinsieme non vuoto E ⊆ R è localmente finito se, per
ogni intervallo chiuso e limitato [a, b], l’intersezione [a, b] ∩ E contiene al più un numero finito
di elementi.
Esempi 1.31
Definizione 1.29 Si dice che una funzione fè continua a tratti su A se esiste un sottoinsieme
localmente finito E ⊆ A tale che
• f è continua su A \ E
• I punti di E sono punti di discontinuità o singolarità eliminabili o di tipo salto per f .
Esempi 1.32
-5 -4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4 5
-1
-2
-3
10
7,5
2,5
-2,5
Graficamente, gli zeri di f sono le ascisse dei punti in cui il grafico di f interseca l’asse delle x,
mentre i punti fissi sono le ascisse dei punti in cui il grafico di f interseca la retta y = x.
Non tutte le funzioni hanno zeri o punti fissi.
-5 -4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4 5
-1
-2
-3
-5 -4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4 5
-1
-2
-3
Figura 1.8: I punti in rosso rappresentano a sinistra gli zeri di f , a destra i punti fissi di f
Teorema 1.19 (Teorema degli zeri) Sia f una funzione continua su un intervallo chiuso e
limitato [a, b].
Se f (a)f (b) < 0 (cioè se f (a) e f (b) hanno segni opposti), allora esiste x ∈ [a, b] tale che f (x) = 0
(e dunque f ha almeno uno zero in [a, b]).
Dim. Per dimostrare il teorema usiamo un procedimento iterativo detto di “bisezione”, che ci
permette di restringere sempre di più l’intervallo in cui sono soddisfatte le ipotesi del teorema.
Questo metodo ci fornisce anche un algoritmo utile per determinare lo zero stesso.
Per comodità supponiamo che f (a) < 0 e f (b) > 0. Poniamo inoltre a = a0 e b = b0 .
a+b
Passo 1. Consideriamo il punto medio c0 = dell’intervallo [a, b] e calcoliamo f (c0 ). Se
2
f (c0 ) = 0, abbiamo finito. Se invece f (c0 ) 6= 0, determiniamone il segno.
Se f (c0 ) < 0, poniamo a1 = c0 e b1 = b0 = b.
55
• a0 ≤ a1 ≤ a2 ≤ · · · ≤ an ≤ · · · ≤ bn ≤ · · · ≤ b2 ≤ b1 ≤ b0
• f (an ) < 0
• f (bn ) > 0
b−a
• bn − an = n .
2
In particolare, la successione an è crescente , quindi
∃ lim an = sup{an } = x1 ≤ bm , ∀m ∈ N.
n→+∞
∃ lim bn = inf{bn } = x2 ≥ x1
n→+∞
per la definizione di estremo superiore e inferiore. Per il teorema sulla somma dei limiti
• lim (bn − an ) = x2 − x1
n→+∞
b−a
• lim (bn − an ) = lim =0
n→+∞ n→+∞ 2n
=⇒ x1 = x2 = x.
=⇒ f (x) = 0.
Osservazione 1.12 Come abbiamo detto in precedenza, questo metodo fornisce un algoritmo
per determinare lo zero con una approssimazione tanto buona quanto si vuole. Dal fatto che
lim (bn − an ) = 0, discende - per la definizione di limite - che fissato un errore ε = 10−k > 0,
n→+∞
esiste un n tale che bn − an < 10−k , e dunque lo zero x ∈ [an , bn ] è determinato esattamente fino
alla k-esima cifra decimale.
Il teorema degli zeri ha una serie di corollari che ci permettono di estenderne la validità.
56
Corollario 1.16 Sia f una funzione continua e strettamente monotona su un intervallo chiuso e
limitato [a, b].
Se f (a)f (b) < 0, allora esiste un unico x ∈ [a, b] tale che f (x) = 0.
Dim. Per il Teorema degli zeri, f ha almeno uno zero in [a, b]. Se f è strettamente monotona,
essa è iniettiva, e dunque assume ogni valore un’unica volta; in particolare, assume un’unica volta
anche il valore 0.
Corollario 1.17 Sia f una funzione continua su un intervallo I (eventualmente aperto e/o illi-
mitato), di estremi α e β. Inoltre esistono lim f (x) = `1 e lim f (x) = `2 , con `1 · `2 < 0, allora
x→α x→β
esiste x ∈ I tale che f (x) = 0.
Inoltre, se f è strettamente monotona su I, lo zero trovato è unico.
α, β possono essere uguali a −∞ e a +∞. Anche `1 e `2 possono essere infiniti, purchè siano di
segno opposto.
3
y=f(x)
1 y=g(x)
-3 -2 -1 0 1 2 3 4 5 6
-1
Corollario 1.19 Sia f : [a, b] → [a, b] una funzione continua su [a, b].
Allora esiste x ∈ [a, b] tale che f (x) = x.
Dim.
1. Se f (a) = a oppure f (b) = b, abbiamo terminato la dimostrazione.
2. Se f (a) 6= a e f (b) 6= b, dato che f ([a, b]) ⊆ [a, b], si ha f (a) > a e f (b) < b. Applichiamo allora
il corollario (1.18) alle funzioni f (x) e g(x) = x. Poiché f (a) > g(a) = a e f (b) < g(b) = b,
esiste x ∈ [a, b] tale che f (x) = g(x) = x
Dal Teorema degli zeri discende anche il prossimo importante teorema.
-5 -4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4 5
-1
-2
-3
Dim.
Teorema 1.21
Se f è una funzione continua su un intervallo I, allora f (I) è un intervallo di estremi
α = inf {f (x) : x ∈ I} e β = sup {f (x) : x ∈ I}.
Per il Teorema dei valori intermedi (1.20), consideratol’intervallo J = [x1 , x2 ], per ogni y ∈
[f (x1 ), f (x2 )] esiste x ∈ J ⊆ I tale che f (x) = y.
Abbiamo cosı̀ dimostrato che ogni y ∈ (α, β) appartiene all’immagine di I mediante f .
Osservazione 1.13 Il Teorema non dice se f (I) è aperto o chiuso. In effetti, se non si pongono
condizioni su I, vediamo che la sua immagine mediante f è un intervallo che può contenere o non
contenere i suoi estremi, e che può essere limitato o illimitato.
Esempi 1.33
1. Se I è aperto e limitato si possono presentare per esempio i casi seguenti:
(a) f (x) = x su (0, 1) ha come immagine l’intervallo aperto e limitato (0, 1).
(b) f (x) = sin x su (0, 2π) ha come immagine l’intervallo chiuso e limitato [−1, 1].
(c) f (x) = tan x su (−π/2, π/2) ha come immagine la retta R (intervallo illimitato inferior-
mente e superiormente).
(d) f (x) = log x su (0, 1) ha come immagine l’intervallo aperto e illimitato inferiormente
(−∞, 0).
Osservazione 1.14 Tutte le ipotesi sono necessarie affinché il teorema sia valido: eliminando una
delle ipotesi, la tesi non è sempre verificata, come vediamo negli esempi seguenti.
1. La funzione ®
x 0≤x<1
f (x) =
0 x=1
non è continua in x = 1; la sua immagine è [0, 1).
2. La funzione ®
log x 0<x<1
f (x) =
0 x=0
non è continua in x = 0 e la sua immagine è un intervallo illimitato inferiormente (−∞, 0].
3. La funzione f (x) = arctan x è continua sull’intervallo illimitato [0, +∞), e la sua immagine
è l’intervallo semiaperto [0, π/2).
4. La funzione f (x) = x è continua sull’intervallo illimitato [0, +∞), e la sua immagine è
l’intervallo illimitato [0, +∞).
5. La funzione ®
x 0≤x<1
f (x) =
3x 1≤x≤2
è definita sull’intervallo chiuso [0, 3], continua se x 6= 1. La sua immagine è l’unione di due
intervalli disgiunti, vale a dire f ([0, 3] = [0, 1) ∪ [3, 6].
Dim.
=⇒) È vera per ogni funzione continua su un intervallo.
⇐=) Supponiamo che f sia strettamente monotona e non continua su I. Allora esiste un punto di
discontinuità x ∈ I. Se x è interno a I, avremo che esistono
lim f (x) = `1 = sup{f (x) : x < x} ∈ R e lim f (x) = `2 = inf{f (x) : x > x} ∈ R.
x→x− x→x+
È importante notare che i teoremi (1.24), (1.25), (1.26) sono falsi se I non è un intervallo.
Esercizi 1.1 Sia data una funzione continua su R, tale che lim f (x) = lim f (x) = 0.
x→+∞ x→−∞
Dimostrare le seguenti proposizioni:
1. Se f (x) ≥ 0 per ogni x ∈ R =⇒ f ha massimo assoluto.
2. Se f (x) ≤ 0 per ogni x ∈ R =⇒ f ha minimo assoluto.
3. Se esistono x1 , x2 ∈ R tali che f (x1 ) > 0 e f (x2 ) < 0 =⇒ f ha sia massimo che minimo
assoluti.
3,2
f(x3)
2,4
1,6
f(x1)
0,8
f(x2)
x1 x2 x3
-3,2 -2,4 -1,6 -0,8 0 0,8 1,6 2,4 3,2 4 4,8 5,6
-0,8
2,4
1,6
f(x)
0,8
-4,8 -4 -3,2 -2,4 -1,6 -0,8 0 x 0,8 1,6 2,4 3,2 4 4,8
-0,8
-1,6
-2,4