Limiti di funzioni
In questo capitolo, si introdurrà il concetto di limite di una funzione. Esso, come si vedrà in
seguito, serve a studiare il comportamento di una funzione quando la variabile indipendente
si avvicina ad un valore fissato oppure diventa molto grande.
Prima di analizzare nel dettaglio i limiti, è necessario richiamare un altro concetto, ossia quello
di punto di accumulazione.
Definizione 3.0.1 Un punto x0 ∈ R è punto di accumulazione per I sottoinsieme di R se,
comunque scelto un δ > 0, è possibile trovare un punto in I diverso da x0 e che dista da x0
meno di δ.
In altre parole, x0 è punto di accumulazione per I se un qualunque intorno di x0 piccolo a
piacere contiene almeno un punto appartenente ad I diverso da x0 . Ciò significa che i punti
di I si addensano vicino ad x0 (Figura 3.1). Si noti che il punto x0 potrebbe anche non
appartenere ad I pur essendo punto di accumulazione. Un punto che non è di accumulazione
viene denominato punto isolato.
x0 − δ x0 x0 + δ
33
34 CAPITOLO 3. LIMITI DI FUNZIONI
3−δ 3+δ
−4 −3 −2 −1 0 1 2 3 4
Definizione 3.1.1 Si dice che la funzione f (x) ha per limite il numero reale l per x che tende
ad x0 , e si scrive
lim f (x) = l,
x→x0
In altre parole, l è limite di f (x) per x che tende a x0 se, fissato un ε qualsiasi (piccolo a
piacere), si trova sempre un intorno di x0 (da cui si esclude al più x0 ) per cui
f (x) ∈ (l − ε, l + ε),
ovvero f (x) è molto vicina a l. Nella definizione 3.1.1, x0 è un punto di accumulazione. Ciò
significa che è possibile considerare il limite di f (x) anche nel caso in cui x0 non appartenga
al dominio I della funzione.
Si studierà ora il caso in cui il valore della funzione f (x) cresce (o decresce) indefinitamente
al tendere di x ad x0 .
Definizione 3.1.2 Si dice che il limite di f (x) per x che tende ad x0 tende a +∞, e si indica
con
lim f (x) = +∞,
x→x0
se, comunque si scelga un numero reale positivo M , è possibile determinare un numero reale
positivo δ per cui risulti
f (x) > M
per ogni x ∈ I tale che |x − x0 | < δ, tranne al più x0 .
Allo stesso modo, quando f (x) tende a −∞, possiamo dare la seguente definizione:
Definizione 3.1.3 Si dice che il limite di f (x) per x che tende ad x0 tende a −∞, e si indica
con
lim f (x) = −∞,
x→x0
3.1. LIMITE PER X TENDENTE AD UN VALORE FINITO X0 35
se, comunque si scelga un numero reale positivo M , è possibile determinare un numero reale
positivo δ per cui risulti
f (x) < −M
per ogni x ∈ I tale che |x − x0 | < δ, tranne al più x0 .
Se una funzione non è continua nel punto x0 , si dice discontinua in quel punto.
Tutte le funzioni elementari viste fino ad ora (potenze, esponenziale, logaritmo, funzioni trigo-
nometriche) sono continue in ogni punto del loro dominio, ovvero sono continue nel dominio.
Vale inoltre il seguente risultato:
Proposizione 3.1.5 Se le funzioni f (x) e g(x) sono continue nel punto x0 , allora:
Proposizione 3.1.6 Se f (x) è continua nel punto x0 e g(x) è continua nel punto f (x0 ) allora
la funzione composta g(f (x)) è continua nel punto x0 .
Grazie a questo nuovo risultato si ha che tutte le funzioni ottenute dalla composizione di fun-
zioni elementari sono funzioni continue nel dominio.
h(x) = ex (x + x2 )
f (x) = ex ,
e
g(x) = x + x2 .
Entrambe le funzioni hanno dominio R. Risulta facile verificare che x0 = 1 è punto di accu-
mulazione per R. Da quanto detto in precedenza, f (x) e g(x) sono continue nel dominio e
dunque h(x) = f (x) · g(x) è continua nel dominio. Dunque il limite esiste e si può calcolare
nella maniera seguente:
Definizione 3.1.7 Si dice che l è il limite destro di f (x) per x che tende ad x0 , e viene
indicato con il simbolo
lim f (x) = l,
x→x+
0
se, comunque si scelga un numero reale positivo ε, è possibile determinare un numero reale
positivo δ per cui risulti
|f (x) − l| < ε
per ogni x ∈ I tale che x0 < x < x0 + δ.
Si dice che l è il limite sinistro di f (x) per x che tende ad x0 , e viene indicato con il simbolo
lim f (x) = l,
x→x−
0
se, comunque si scelga un numero reale positivo ε, è possibile determinare un numero reale
positivo δ per cui risulti
|f (x) − l| < ε
per ogni x ∈ I tale che x0 − δ < x < x0 .
A questo punto è possibile dare il seguente risultato relativo all’esistenza del limite:
Proposizione 3.1.8 Si assuma che esistano limite destro e sinistro di f(x) per x che tende
ad x0 , ovvero
lim f (x) = l1 , lim f (x) = l2 .
x→x+
0 x→x−
0
lim f (x) = l1 = l2 ;
x→x0
3.2. LIMITE PER X TENDENTE ALL’INFINITO 37
Due casi comuni in cui la funzione f (x) avente dominio I ⊆ R non è continua (ovvero è
discontinua) in un punto x0 ∈ I sono i seguenti:
• lim f (x) = l1 , lim f (x) = l2 e l1 6= l2 , ovvero il limite non esiste. In questo caso si
x→x+
0 x→x−
0
ha un salto pari a l1 − l2 .
Infine, se la funzione non è definita in x0 non ha senso chiedersi se essa è continua o discontinua
in quel punto.
Allo stesso modo del limite finito, anche nel caso in cui f (x) tende a ±∞ si possono definire
limite destro e sinistro.
x2 + 1 se x ≤ 1
4 − x se x > 1
• lim x2 + 1 = 2;
x→1−
• lim 4 − x = 3.
x→1+
Tali valori sono ottenuti tenendo conto delle proprietà menzionate sopra. Dal risultato sul-
l’esistenza (Proposizione 3.1.8), si ha che il limite non esiste e la f (x) è discontinua con un
salto pari ad l1 − l2 = 3 − 2 = 1.
[a, +∞),
con a ∈ R. In tal caso ha senso capire cosa accade quando “x tende a +∞”, ovvero quando
si considerano valori sempre più grandi della x. Si può dunque indicare il limite a +∞ nella
maniera seguente:
lim f (x).
x→+∞
Definizione 3.2.1 Si dice che una funzione f (x) tende ad un numero reale l quando x tende
a +∞, ovvero
lim f (x) = l,
x→+∞
se, comunque scelto un numero positivo ε, esiste un numero reale N tale che
Ciò significa che al crescere dei valori di x la f (x) si avvicina al valore l. In maniera analoga
al caso precedente, si può considerare una funzione con dominio contenente l’intervallo
(−∞, a],
con a ∈ R. In tal caso ha senso capire cosa accade quando x tendente a −∞. A tale scopo si
introduce la seguente definizione:
Definizione 3.2.2 Si dice che una funzione f (x) tende ad un numero reale l quando x tende
a −∞, ovvero
lim f (x) = l,
x→−∞
se, comunque scelto un numero positivo ε esiste un valore reale N tale che
Nel caso in cui il limite sia +∞ quando x tende a +∞ o −∞, si dice che la funzione diverge
positivamente. Di seguito, si riporta una definizione formale:
lim f (x) = +∞
x→+∞
I casi in cui x tende a −∞ e/o la f (x) diverge a −∞ (diverge negativamente) sono analoghi
al precedente (basta cambiare i segni in maniera opportuna come visto in precedenza).
1 1
• reciproco: se m 6= 0, si ha lim = ;
x→c g(x) m
f (x) 1 l
• rapporto: se m 6= 0, si ha lim = lim f (x) · lim = ;
x→c g(x) x→c x→c g(x) m
In alcuni casi, bisogna avere una particolare accortezza nello svolgere le operazioni rispetto ad
l ed m (in particolare quando uno dei limiti o entrambi valgono 0 o ±∞). Valgono le seguenti
regole di calcolo:
• somma:
• prodotto:
• reciproco:
1
1. = 0, ovvero se g(x) tende a ±∞, si ha che il reciproco tende a 0;
±∞
1
2. = ±∞, ovvero se g(x) tende a 0, si ha che il reciproco tende a ±∞, con il segno
0
che dipende da limite destro e sinistro di g(x);
• rapporto:
l
1. se l 6= 0, si ha = ±∞, (vale anche per ±∞ 0 ), con il segno stabilito nella maniera
0
usuale (e, anche in questo caso, dipendente da limite destro e sinistro di g(x));
l
2. se l 6= ±∞, si ha = 0;
±∞
±∞
3. se m 6= ±∞, si ha = ±∞, con il segno stabilito nella maniera usuale;
m
0 ±∞
4. e sono forme indeterminate.
0 ±∞
40 CAPITOLO 3. LIMITI DI FUNZIONI
La f (x) è data dalla somma di tre funzioni elementari dunque, sapendo che il limite della som-
ma è equivalente alla somma dei limiti e tenendo conto delle proprietà delle singole funzioni,
si ottiene
√ √
lim (x + 2x2 + x) = lim x + lim 2x2 + lim x = +∞ + ∞ + ∞ = +∞.
x→+∞ x→+∞ x→+∞ x→+∞
La f (x) è data dal prodotto di due funzioni. Dunque, sapendo che il limite del prodotto è
equivalente al prodotto dei limiti e tenendo conto delle proprietà delle singole funzioni, si
ottiene
1 1
lim x −x + √ = lim x · lim −x + √ .
x→+∞ x x→+∞ x→+∞ x
Quindi tenendo in considerazione il fatto che il limite della somma è equivalente alla somma
dei limiti e ricordando le proprietà delle singole funzioni elementari in analisi, si ottiene
1 1
lim x · lim −x + √ = lim x · lim −x + lim √ = +∞ · +∞.
x→+∞ x→+∞ x x→+∞ x→+∞ x→+∞ x
Dunque
1
lim x −x + √ = +∞.
x→+∞ x
La f (x) è data dal rapporto di due funzioni. Dunque, sapendo che il limite del rapporto è
equivalente al rapporto dei limiti e tenendo conto delle proprietà delle singole funzioni, si
ottiene
lim (1 + x2 ) = 2;
x→1
lim (x − 1) = 0.
x→1
2
ovvero g(x) tende a 0 da sinistra. Per il limite destro della funzione f (x) si ha 0+ , ovvero
1 + x2
lim = +∞.
x→1+ x−1
2
Per il limite sinistro della funzione f (x) si ha 0−
, ovvero
1 + x2
lim = −∞.
x→1− x−1
Quindi il limite non esiste.
Le difficoltà maggiori nel calcolo dei limiti si hanno quando si devono risolvere forme
indeterminate. In quel caso, non esiste una regola generale che permette di effettuare il
calcolo e il procedimento dipende dal singolo caso.
Esempio 3.7 Calcolare il limite
p
lim x − x2 + 1.
x→+∞
Quindi,
lim ey = e0 = 1.
y→0
42 CAPITOLO 3. LIMITI DI FUNZIONI
3.4 Asintoti
Il termine asintoto è comunemente utilizzato in matematica per indicare una retta a cui la
funzione data si avvicina indefinitamente. Si introdurranno in questa sezione tre diverse tipo-
logie di asintoti che saranno utili nello studio del grafico di una funzione.
Definizione 3.4.1 Data la funzione y = f (x), se una delle seguenti condizioni è verificata
Anche in questo caso si può considerare il limite da destra o da sinistra e, in maniera corrispon-
dente, l’asintoto sarà solo da destra o da sinistra. In Figura 3.3, si riporta la rappresentazione
grafica di un asintoto verticale.
y asintoto verticale
y = f (x)
O p x
x=p
Per prima cosa si calcola il dominio della funzione. Si verifica facilmente che la funzione ha
dominio R \ {0}. Dunque si calcola limite destro e sinistro per il punto 0. Si consideri prima
il limite destro:
1
lim +2 .
x→0+ x
44 CAPITOLO 3. LIMITI DI FUNZIONI
Ricordando che il limite della somma è equivalente alla somma dei limiti, si ha:
1 1
lim + 2 = lim + lim 2 = +∞ + 2 = +∞.
x→0+ x x→0+ x x→0+
Definizione 3.4.2 Data la funzione y = f (x), se una delle seguenti condizioni è verificata
y asintoto orizzontale
y=p
p
y = f (x)
O x
Per prima cosa si calcola il dominio della funzione. Si verifica facilmente che la funzione è
composizione di
f (x) = ln(x)
3.4. ASINTOTI 45
e
g(x) = x + 1.
f (x) ha dominio (0, +∞) ed è continua nel dominio. g(x) = x + 1 ha dominio R ed è continua
nel dominio. Affinché la composizione sia correttamente definita, si deve avere x + 1 > 0,
dunque x > −1. Il dominio di f (g(x)) è dunque(−1, +∞). Dunque si calcola solo il limite per
x che tende a +∞:
lim ln(x + 1).
x→+∞
lim (x + 1) = +∞.
x→+∞
• lim f (x) = ±∞
x→+∞
f (x)
• lim = m,
x→+∞ x
• lim f (x) − mx = q,
x→+∞
allora
y = mx + q
è asintoto obliquo per f (x).
Si può giustificare la definizione data di asintoto obliquo nella seguente maniera. Se la retta
y = mx + q
è un asintoto per f (x), la distanza tra un punto sul grafico della funzione P = (x, f (x)) ed il
punto sulla retta y = mx + q con la stessa ascissa
Q = (x, mx + q)
46 CAPITOLO 3. LIMITI DI FUNZIONI
y = −x y = f (x) y=x
asintoti obliqui
O x
Essendo
q
lim = 0,
x→+∞ x
si ottiene:
f (x)
lim − m = 0,
x→+∞ x
ovvero
f (x)
lim = m.
x→+∞ x
Infine, considerando
lim [f (x) − (mx + q)] = 0,
x→+∞
si ha
lim [f (x) − mx] = q.
x→+∞
x2 + 1
f (x) = .
x−1
3.5. LE SUCCESSIONI 47
Per prima cosa si calcola il dominio della funzione. Si verifica facilmente che la funzione ha
dominio R \ {1} ed è continua nel dominio. Dunque si calcola prima il limite per x che tende
a +∞:
x2 + 1
lim = +∞.
x→+∞ x − 1
x2 + 1
m = lim = 1.
x→+∞ x(x − 1)
x2 + 1
lim = −∞.
x→−∞ x − 1
x2 + 1
m = lim = 1.
x→−∞ x(x − 1)
3.5 Le successioni
Una successione si ottiene a partire da una funzione avente come dominio l’insieme dei numeri
naturali N (escluso al più lo 0). Tale funzione dunque associa ad ogni numero naturale n un
numero reale an . n rappresenta la variabile indipendente e si dice indice della successione,
an rappresenta la variabile dipendente ed è il termine della successione. Una successione
è dunque costituita da un insieme di numeri ordinato ed infinito:
a0 , a1 , a2 , . . . , an , . . .
an < an+1 , ∀ n ∈ N;
48 CAPITOLO 3. LIMITI DI FUNZIONI
se fissato un numero reale ε > 0 arbitrariamente piccolo, è possibile trovare un p ∈ N tale che
|an − l| < ε ∀ n > p.
Si consideri ora il caso in cui il limite è infinito. Nel caso in cui il limite esiste finito, vale la
seguente definizione:
Definizione 3.5.2 La successione an tende a +∞ (o diverge positivamente), e si indica
con
lim an = +∞,
n→+∞
se fissato un numero reale M > 0 arbitrariamente grande, è possibile trovare un p ∈ N tale
che
an > M ∀ n > p.
In maniera analoga vale per an che tende a −∞ (o diverge negativamente).
Può anche accadere che la successione non sia né convergente, né divergente. In tal caso si dice
che il limite non esiste e la successione è indeterminata. Un classico esempio è il seguente:
an = (−1)n , con n ∈ N.
Per le successioni monotone è possibile dimostrare il seguente risultato:
3.5. LE SUCCESSIONI 49
Si può dunque concludere che le successioni monotone non sono mai indeterminate.
Le regole viste in precedenza per le funzioni e i relativi limiti si applicano anche alle successioni.
Come si procede?
Come per i limiti di funzione, si può riscrivere opportunamente il termine della successione e
ottenere
√
1
lim n − n = lim n · 1 − √ = +∞.
n→∞ n→∞ n