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Capitolo 1

Concetti Introduttivi

1.1 Gli insiemi numerici, la retta reale e gli intervalli


Gli insiemi numerici che si utilizzeranno in seguito sono i seguenti:
• Insieme dei numeri naturali: N = {0, 1, 2, 3, . . . };

• Insieme dei numeri interi: Z = {0, −1, 1, −2, 2, −3, 3, . . . };


a
• Insieme dei numeri razionali: Q = { , a ∈ Z, b ∈ Z, b 6= 0 . . . }, possono essere
b
rappresentati in forma decimale;

• Insieme dei numeri reali: indicato con R, è costituito da tutti i numeri decimali, sia
razionali (decimali finiti o periodici) e irrazionali (decimali infiniti non periodici).
Per gli insiemi descritti in precedenza vale la seguente relazione:

N ⊂ Z ⊂ Q ⊂ R.

I numeri reali vengono solitamente rappresentati su una retta orientata che prende il nome di
retta reale (Figura 1.1). In tale rappresentazione vengono scelti:
• un’origine, a cui si associa il numero 0;

• un punto diverso dall’origine, a cui viene assegnato il numero 1, e che permette di


determinare orientazione (ovvero i punti a cui viene associato un numero negativo e
quelli a cui viene associato un numero positivo) e unità di misura.

−3 −2 −1 0 1 2 3

Figura 1.1: Retta dei numeri reali

Un intervallo di numeri, e.g.

[2, 3] = {x ∈ R, tali che 2 ≤ x ≤ 3}

1
2 CAPITOLO 1. CONCETTI INTRODUTTIVI

può essere rappresentato mediante un segmento sulla retta reale (Figura 1.2). L’intervallo
considerato nell’esempio è un intervallo chiuso in quanto contiene gli estremi dell’intervallo
stesso (ovvero, i numeri 2 e 3).

−3 −2 −1 0 1 2 3

Figura 1.2: Intervallo chiuso

Nel caso in cui l’intervallo non contenga i suoi estremi, e.g.

(2, 3) = {x ∈ R, tali che 2 < x < 3}

si ha un intervallo aperto (vedi Figura 1.3).

−3 −2 −1 0 1 2 3

Figura 1.3: Intervallo aperto

Nel caso l’intervallo non contenga uno dei suoi estremi: e.g.

(2, 3] = {x ∈ R, tali che 2 < x ≤ 3},

[2, 3) = {x ∈ R, tali che 2 ≤ x < 3}


si ha rispettivamente un intervallo chiuso a destra (vedi Figura 1.4) oppure un intervallo
chiuso a sinistra.

−3 −2 −1 0 1 2 3

Figura 1.4: Intervallo chiuso a destra

Infine, nel caso si consideri una semiretta del tipo:

[2, +∞) = {x ∈ R, tali che x ≥ 2},

(−∞, 3] = {x ∈ R, tali che x ≤ 3},


si ha rispettivamente un intervallo chiuso illimitato superiormente e un intervallo
chiuso illimitato inferiormente, e per semiretta del tipo:

(2, +∞) = {x ∈ R, tali che x > 2},


1.2. IL VALORE ASSOLUTO 3

(−∞, 3) = {x ∈ R, tali che x < 3},


si ha rispettivamente un intervallo aperto illimitato superiormente e un intervallo
aperto illimitato inferiormente.

−3 −2 −1 0 1 2 3

Figura 1.5: Intervallo aperto illimitato superiormente

1.2 Il valore assoluto


Il valore assoluto o modulo di un numero reale a è definito nel modo seguente

a se a ≥ 0
|a| =
−a se a < 0,

Si ha dunque:
| + 5| = 5; |0| = 0; | − 5| = 5.
Alcune utili proprietà del valore assoluto sono riportate di seguito:

1. |a| ≥ 0;

2. |a| = 0 ⇐⇒ a = 0;

3. |a · b| = |a| · |b|, ∀ a, b ∈ R;
a |a|
4. = , ∀ a, b ∈ R, b 6= 0;

b |b|
5. | − a| = |a|, ∀ a ∈ R;

6. |a| = |b| ⇐⇒ a = ±b, ∀ a, b ∈ R;

Il valore assoluto è molto utile al fine di esprimere le distanze sulla retta reale. Infatti, se
consideriamo un punto P sulla retta reale, la sua distanza dall’origine sarà proprio pari al suo
valore assoluto:
d(P, 0) = |P |,
Dunque si ha:
d(−1, 0) = | − 1| = 1; d(2, 0) = |2| = 2.

Se si considerano due punti P e Q sulla retta reale, la loro distanza è data dalla seguente
formula:
d(P, Q) = |P − Q| = |Q − P |,
4 CAPITOLO 1. CONCETTI INTRODUTTIVI

−3 −2 −1 0 1 2 3

Figura 1.6: Distanza dall’origine del punto P = −1

Dunque, se P = −1 e Q = 2, si ottiene:
d(P, Q) = | − 1 − 2| = |2 − (−1)| = 3.

−3 −2 −1 0 1 2 3

Figura 1.7: Distanza del punto P = −1 dal punto Q = 2

1.2.1 Equazioni con valore assoluto


Il valore assoluto viene spesso utilizzato all’interno di equazioni. Si consideri un semplice
esempio:
|x − 5| = 3x − 1.
Per prima cosa è possibile utilizzare la definizione di valore assoluto in cui a = x − 5

x−5 se x − 5 ≥ 0
|x − 5| =
−(x − 5) se x − 5 < 0,
che possiamo riscrivere come

x−5 se x ≥ 5
|x − 5| =
−x + 5 se x < 5,
A questo punto possiamo trasformare l’equazione iniziale in due equazioni che non contengono
il valore assoluto ed ottenere due diversi sistemi:

x − 5 = 3x − 1
x≥5
e 
−x + 5 = 3x − 1
x < 5,
Risolvendo tali sistemi si ottiene:
−2x = 4 se x ≥ 5
−4x = −6 se x < 5,
Infine,
x = −2 se x ≥ 5
3
x= se x < 5,
2
3
La soluzione x = −2 non è accettabile in quanto non è maggiore di 5. La soluzione x = è
2
accettabile perché minore di 5.
1.2. IL VALORE ASSOLUTO 5

1.2.2 Disequazioni con valore assoluto


Per le disequazioni con valore assoluto si procede in maniera simile alle equazioni. Si consideri
la seguente disequazione: |x − 5| ≥ −2x + 1. Ancora una volta, utilizzando la definizione di
valore assoluto, si scrive 
x−5 se x ≥ 5
|x − 5| =
−x + 5 se x < 5,
e dunque si ottengono due sistemi:

x − 5 ≥ −2x + 1
x≥5
e 
−x + 5 ≥ −2x + 1
x < 5,
Semplificando, è possibile scrivere

x≥2 se x ≥ 5
x ≥ −4 se x < 5.

Risolvendo il primo sistema (Figura 1.8) si ha dunque:

x ≥ 5.

0 1 2 3 4 5 6
x≥2

x≥5

Soluzione
(x ≥ 5)

Figura 1.8: Soluzione primo sistema

Mentre, risolvendo il secondo (Figura 1.9) si ottiene:

−4 ≤ x < 5.

Le soluzioni della disequazione sono date dall’unione delle soluzioni dei due sistemi ovvero:

x ≥ −4.
6 CAPITOLO 1. CONCETTI INTRODUTTIVI

−5 −4 −3 −2 −1 0 1 2 3 4 5
x ≥ −4

x<5

Soluzione
(−4 ≤ x < 5)

Figura 1.9: Soluzione secondo sistema

1.2.3 Un particolare tipo di intervalli: gli intorni


Se si considera un numero reale a, un generico intervallo che contiene al suo interno a è
comunemente denominato intorno di a. Risulta solitamente utile considerare intorni centrati
su un punto a e di raggio ε > 0 (vedi Figura 1.10), ovvero:

(a − ε, a + ε).

a−ε a a+ε

Figura 1.10: Intorno

Si può esprimere l’appartenenza ad un intorno centrato su a e di raggio ε mediante l’utilizzo


del valore assoluto:
x ∈ (a − ε, a + ε) ⇐⇒ |x − a| < ε.

Se si considerano le soluzioni di
|x − a| ≥ ε

si ottiene che esse sono esterne all’intervallo (a − ε, a + ε), ossia:

(−∞, a − ε] ∪ [a + ε, +∞).

1.3 Il piano cartesiano e la retta


In questa sezione, si introdurranno diversi concetti che saranno utili nel prosieguo del corso.
Per prima cosa si descriverà il piano cartesiano. Successivamente, verrà introddotto il concetto
di distanza tra due punti nel piano cartesiano. Infine, verrà descritta nel dettaglio la retta.
1.3. IL PIANO CARTESIANO E LA RETTA 7

1.3.1 Il piano cartesiano


Si consideri l’insieme di tutte le possibili coppie di numeri reali:
R2 = {(x, y) : x ∈ R, y ∈ R}.
Tale insieme può essere rappresentato graficamente mediante il piano cartesiano.
Il piano cartesiano si ottiene fissando un sistema di assi cartesiani ortogonali, ovvero con-
siderando due rette orientate e tra loro perpendicolari. Tali rette, come detto, rappresentano
gli assi e l’intersezione rappresenta l’origine. Una volta scelta l’unità di misura è possibile
rappresentare un punto mediante una coppia ordinata di numeri reali e, viceversa, ad un dato
punto corrisponderà una coppia di reali. Abbiamo in tal modo una corrispondenza biu-
nivoca tra coppie ordinate di numeri reali e punti nel piano cartesiano. Un generico punto
viene solitamente indicato nella maniera seguente:
P = (a, b).
Nella coppia di numeri (coordinate) che identificano il punto P nel piano cartesiano (Figura
1.11), il primo numero (ossia a) viene denominato ascissa ed il secondo (ossia b) ordinata.
L’asse orizzontale viene per tale motivo detto asse delle ascisse (o asse x), mentre l’asse
verticale prende il nome di asse delle ordinate (o asse y).

y ordinate

P = (a, b)
b

ascisse

O a x

Figura 1.11: Piano cartesiano

Gli assi cartesiani dividono il piano R2 in quattro porzioni detti quadranti, che si numerano
a partire da quello in alto a destra in senso antiorario. I segni di un dato punto stabiliscono
la sua appartenenza ad un determinato quadrante (vedi Figura 1.12).
Se per un punto P = (a, b) si ha b = 0 il punto appartiene all’asse x. Se, viceversa, a = 0 il
punto appartiene all’asse y. Infine l’origine O = (0, 0) appartiene ad entrambi gli assi.
8 CAPITOLO 1. CONCETTI INTRODUTTIVI

quadrante II (−, +) quadrante I (+, +)

O x

quadrante III (−, −) quadrante IV (+, −)

Figura 1.12: Quadranti nel piano cartesiano

1.3.2 Distanza tra due punti


La distanza tra due punti A = (xA , yA ) e B = (xB , yB ) nel piano cartesiano è rappresentata
dalla lunghezza del segmento congiungente i due punti, ovvero AB. La formula che permette
di calcolare la distanza è la seguente:
p
d(A, B) = (xB − xA )2 + (yB − yA )2 .

Tale formula è facilmente ottenibile applicando il teorema di Pitagora al triangolo ABC (vedi
Figura 1.13).

y
yB B

yA A
C

O xB xA x

Figura 1.13: Distanza tra due punti


1.4. LA CIRCONFERENZA GONIOMETRICA E LE FUNZIONI TRIGONOMETRICHE9

1.3.3 La retta nel piano cartesiano


Si considerino ora due punti A = (xA , yA ) e B = (xB , yB ) nel piano cartesiano e la retta
passante per essi (vedi Figura 1.14). L’equazione lineare che descrive la retta è la seguente:

y = mx + q,

dove m indica la pendenza (o coefficiente angolare) della retta, e viene definita come
segue:
yB − yA
m= .
xB − xA
Essa rappresenta perciò il rapporto tra variazione delle ordinate e delle ascisse dei due punti
considerati. mentre q è l’intercetta, definita come:

q = yA − mxA .

Per x = 0 abbiamo y = q, dunque q è l’ordinata del punto di intersezione della retta con l’asse
y e viene anche comunemente denominata ordinata all’origine.

yB B

A yB − yA
yA m=
xB − xA
q
O xA xB x

Figura 1.14: Retta passante per due punti

1.4 La circonferenza goniometrica e le funzioni trigonometri-


che
Una circonferenza nel piano cartesiano avente per centro l’origine O e raggio arbitrario r viene
descritta dalla seguente equazione:
x2 + y 2 = r 2 .
Si consideri ora la circonferenza di raggio unitario (r = 1). Si può identificare un generico
punto P = (xP , yP ) sulla circonferenza mediante un angolo α (espresso in radianti) tale che

0 ≤ α ≤ 2π.
10 CAPITOLO 1. CONCETTI INTRODUTTIVI

A questo punto si possono definire coseno e seno dell’angolo α che identifica il punto P
(indicati rispettivamente con cos α e sin α) le funzioni che associano ad α rispettivamente il
valore dell’ascissa e dell’ordinata di P . Dunque si ha:

cosα = xP ,

sinα = yP .
Tenendo conto del fatto che ci si muove sulla circonferenza, è possibile scrivere le seguenti
relazioni:
sin α2 + cos α2 = 1,
−1 ≤ cos α ≤ 1,
−1 ≤ sin α ≤ 1.
Inoltre, è possibile definire la tangente dell’angolo α che identifica il punto P (indicata con
tan α) la funzione che associa ad α il rapporto tra ordinata ed ascissa di P . Ovvero,
yP
tan α = .
xP
yP
Si osserva che il rapporto non esiste quando xP = 0.
xP
Esiste un altro modo di definire la tangente. Si consideri il punto T intersezione tra la retta
passante per i punti O e P e la retta tangente alla circonferenza nel punto A origine degli
archi. La tangente può anche essere definita come il valore dell’ordinata del punto T , ovvero

tan α = yT .

In Figura 1.15, si riportano seno coseno e tangente di un angolo α associato ad un punto P .

tan α T
P
sin α

α
O cos α A

Figura 1.15: Seno, coseno e tangente.

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